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Messaggio del Santo Padre Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2018, 19.05.2018


Messaggio del Santo Padre

Testo in lingua francese

Testo in lingua inglese

Testo in lingua tedesca

Testo in lingua spagnola

Testo in lingua portoghese

Testo in lingua araba

Testo in lingua polacca

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Francesco per la 92.ma Giornata Missionaria Mondiale che si celebra domenica 21 ottobre 2018:

Messaggio del Santo Padre

Insieme ai giovani, portiamo il Vangelo a tutti

Cari giovani, insieme a voi desidero riflettere sulla missione che Gesù ci ha affidato. Rivolgendomi a voi intendo includere tutti i cristiani, che vivono nella Chiesa l’avventura della loro esistenza come figli di Dio. Ciò che mi spinge a parlare a tutti, dialogando con voi, è la certezza che la fede cristiana resta sempre giovane quando si apre alla missione che Cristo ci consegna. «La missione rinvigorisce la fede» (Lett. enc. Redemptoris missio, 2), scriveva san Giovanni Paolo II, un Papa che tanto amava i giovani e a loro si è molto dedicato.

L’occasione del Sinodo che celebreremo a Roma nel prossimo mese di ottobre, mese missionario, ci offre l’opportunità di comprendere meglio, alla luce della fede, ciò che il Signore Gesù vuole dire a voi giovani e, attraverso di voi, alle comunità cristiane.

La vita è una missione
Ogni uomo e donna è una missione, e questa è la ragione per cui si trova a vivere sulla terra. Essere attratti ed essere inviati sono i due movimenti che il nostro cuore, soprattutto quando è giovane in età, sente come forze interiori dell’amore che promettono futuro e spingono in avanti la nostra esistenza. Nessuno come i giovani sente quanto la vita irrompa e attragga. Vivere con gioia la propria responsabilità per il mondo è una grande sfida. Conosco bene le luci e le ombre dell’essere giovani, e se penso alla mia giovinezza e alla mia famiglia, ricordo l’intensità della speranza per un futuro migliore. Il fatto di trovarci in questo mondo non per nostra decisione, ci fa intuire che c’è un’iniziativa che ci precede e ci fa esistere. Ognuno di noi è chiamato a riflettere su questa realtà: «Io sono una missione in questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 273).

Vi annunciamo Gesù Cristo
La Chiesa, annunciando ciò che ha gratuitamente ricevuto (cfr Mt 10,8; At 3,6), può condividere con voi giovani la via e la verità che conducono al senso del vivere su questa terra. Gesù Cristo, morto e risorto per noi, si offre alla nostra libertà e la provoca a cercare, scoprire e annunciare questo senso vero e pieno. Cari giovani, non abbiate paura di Cristo e della sua Chiesa! In essi si trova il tesoro che riempie di gioia la vita. Ve lo dico per esperienza: grazie alla fede ho trovato il fondamento dei miei sogni e la forza di realizzarli. Ho visto molte sofferenze, molte povertà sfigurare i volti di tanti fratelli e sorelle. Eppure, per chi sta con Gesù, il male è provocazione ad amare sempre di più. Molti uomini e donne, molti giovani hanno generosamente donato sé stessi, a volte fino al martirio, per amore del Vangelo a servizio dei fratelli. Dalla croce di Gesù impariamo la logica divina dell’offerta di noi stessi (cfr 1 Cor 1,17-25) come annuncio del Vangelo per la vita del mondo (cfr Gv 3,16). Essere infiammati dall’amore di Cristo consuma chi arde e fa crescere, illumina e riscalda chi si ama (cfr 2 Cor 5,14). Alla scuola dei santi, che ci aprono agli orizzonti vasti di Dio, vi invito a domandarvi in ogni circostanza: «Che cosa farebbe Cristo al mio posto?».

Trasmettere la fede fino agli estremi confini della terra
Anche voi, giovani, per il Battesimo siete membra vive della Chiesa, e insieme abbiamo la missione di portare il Vangelo a tutti. Voi state sbocciando alla vita. Crescere nella grazia della fede a noi trasmessa dai Sacramenti della Chiesa ci coinvolge in un flusso di generazioni di testimoni, dove la saggezza di chi ha esperienza diventa testimonianza e incoraggiamento per chi si apre al futuro. E la novità dei giovani diventa, a sua volta, sostegno e speranza per chi è vicino alla meta del suo cammino. Nella convivenza delle diverse età della vita, la missione della Chiesa costruisce ponti inter-generazionali, nei quali la fede in Dio e l’amore per il prossimo costituiscono fattori di unione profonda.

Questa trasmissione della fede, cuore della missione della Chiesa, avviene dunque per il “contagio” dell’amore, dove la gioia e l’entusiasmo esprimono il ritrovato senso e la pienezza della vita. La propagazione della fede per attrazione esige cuori aperti, dilatati dall’amore. All’amore non è possibile porre limiti: forte come la morte è l’amore (cfr Ct 8,6). E tale espansione genera l’incontro, la testimonianza, l’annuncio; genera la condivisione nella carità con tutti coloro che, lontani dalla fede, si dimostrano ad essa indifferenti, a volte avversi e contrari. Ambienti umani, culturali e religiosi ancora estranei al Vangelo di Gesù e alla presenza sacramentale della Chiesa rappresentano le estreme periferie, gli “estremi confini della terra”, verso cui, fin dalla Pasqua di Gesù, i suoi discepoli missionari sono inviati, nella certezza di avere il loro Signore sempre con sé (cfr Mt 28,20; At 1,8). In questo consiste ciò che chiamiamo missio ad gentes. La periferia più desolata dell’umanità bisognosa di Cristo è l’indifferenza verso la fede o addirittura l’odio contro la pienezza divina della vita. Ogni povertà materiale e spirituale, ogni discriminazione di fratelli e sorelle è sempre conseguenza del rifiuto di Dio e del suo amore.

Gli estremi confini della terra, cari giovani, sono per voi oggi molto relativi e sempre facilmente “navigabili”. Il mondo digitale, le reti sociali che ci pervadono e attraversano, stemperano confini, cancellano margini e distanze, riducono le differenze. Sembra tutto a portata di mano, tutto così vicino ed immediato. Eppure senza il dono coinvolgente delle nostre vite, potremo avere miriadi di contatti ma non saremo mai immersi in una vera comunione di vita. La missione fino agli estremi confini della terra esige il dono di sé stessi nella vocazione donataci da Colui che ci ha posti su questa terra (cfr Lc 9,23-25). Oserei dire che, per un giovane che vuole seguire Cristo, l’essenziale è la ricerca e l’adesione alla propria vocazione.

Testimoniare l’amore
Ringrazio tutte le realtà ecclesiali che vi permettono di incontrare personalmente Cristo vivo nella sua Chiesa: le parrocchie, le associazioni, i movimenti, le comunità religiose, le svariate espressioni di servizio missionario. Tanti giovani trovano, nel volontariato missionario, una forma per servire i “più piccoli” (cfr Mt 25,40), promuovendo la dignità umana e testimoniando la gioia di amare e di essere cristiani. Queste esperienze ecclesiali fanno sì che la formazione di ognuno non sia soltanto preparazione per il proprio successo professionale, ma sviluppi e curi un dono del Signore per meglio servire gli altri. Queste forme lodevoli di servizio missionario temporaneo sono un inizio fecondo e, nel discernimento vocazionale, possono aiutarvi a decidere per il dono totale di voi stessi come missionari.

Da cuori giovani sono nate le Pontificie Opere Missionarie, per sostenere l’annuncio del Vangelo a tutte le genti, contribuendo alla crescita umana e culturale di tante popolazioni assetate di Verità. Le preghiere e gli aiuti materiali, che generosamente sono donati e distribuiti attraverso le POM, aiutano la Santa Sede a far sì che quanti ricevono per il proprio bisogno possano, a loro volta, essere capaci di dare testimonianza nel proprio ambiente. Nessuno è così povero da non poter dare ciò che ha, ma prima ancora ciò che è. Mi piace ripetere l’esortazione che ho rivolto ai giovani cileni: «Non pensare mai che non hai niente da dare o che non hai bisogno di nessuno. Molta gente ha bisogno di te, pensaci. Ognuno di voi pensi nel suo cuore: molta gente ha bisogno di me» (Incontro con i giovani, Santuario di Maipu, 17 gennaio 2018).

Cari giovani, il prossimo Ottobre missionario, in cui si svolgerà il Sinodo a voi dedicato, sarà un’ulteriore occasione per renderci discepoli missionari sempre più appassionati per Gesù e la sua missione, fino agli estremi confini della terra. A Maria Regina degli Apostoli, ai santi Francesco Saverio e Teresa di Gesù Bambino, al beato Paolo Manna, chiedo di intercedere per tutti noi e di accompagnarci sempre.

FRANCISCUS

[00782-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Testo in lingua francese

Avec les jeunes, portons l’Evangile à tous

Chers jeunes, avec vous je désire réfléchir sur la mission que Jésus nous a confiée. En m’adressant à vous, j’entends inclure tous les chrétiens, qui vivent dans l’Eglise l’aventure de leur existence comme enfants de Dieu. Ce qui me pousse à parler à tous, en dialoguant avec vous, c’est la certitude que la foi chrétienne reste toujours jeune quand on s’ouvre à la mission que le Christ nous confie. «La mission renforce la foi» (Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 2), a écrit saint Jean-PaulII, un Pape qui a beaucoup aimé les jeunes et leur a manifesté un grand dévouement.

L’occasion du Synode que nous célébrerons à Rome au mois d’octobre prochain, mois missionnaire, nous offre l’opportunité de mieux comprendre, à la lumière de la foi, ce que le Seigneur Jésus veut vous dire à vous les jeunes et, à travers vous, aux communautés chrétiennes.

La vie est une mission
Chaque homme et chaque femme est une mission, et c’est la raison pour laquelle on vit sur la terre. Etre attirés et être envoyés sont les deux mouvements que notre cœur, surtout quand on est jeune, sent comme des forces intérieures de l’amour qui promettent un avenir et poussent notre existence en avant. Personne autant que les jeunes ne sent combien la vie fait irruption et attire. Vivre avec joie sa propre responsabilité pour le monde est un grand défi. Je connais bien les lumières et les ombres propres au fait d’être jeunes, et si je pense à ma jeunesse et à ma famille, je me rappelle l’intensité de l’espérance pour un avenir meilleur. Le fait de ne pas nous trouver en ce monde par notre décision, nous laisse entrevoir qu’il y a une initiative qui nous précède et nous donne d’exister. Chacun de nous est appelé à réfléchir sur cette réalité: «Je suis une mission sur cette terre, et pour cela je suis dans ce monde» (Exh. ap. Evangelii gaudium, n. 273).

Nous vous annonçons Jésus Christ
L’Eglise, en annonçant ce qu’elle a gratuitement reçu (cf.Mt 10, 8; Ac 3, 6), peut partager avec vous les jeunes le chemin et la vérité qui conduisent à donner sens au fait de vivre sur cette terre. Jésus Christ, mort et ressuscité pour nous, s’offre à notre liberté et la provoque à chercher, à découvrir et à annoncer ce sens véritable et plénier. Chers jeunes, n’ayez pas peur du Christ et de son Eglise! En eux se trouve le trésor qui remplit la vie de joie. Je vous le dis par expérience: grâce à la foi, j’ai trouvé le fondement de mes rêves et la force de les réaliser. J’ai vu beaucoup de souffrance, beaucoup de pauvreté défigurer les visages de tant de frères et sœurs. Pourtant, pour celui qui vit avec Jésus, le mal est une provocation à aimer toujours plus. Beaucoup d’hommes et de femmes, beaucoup de jeunes se sont généreusement donnés eux-mêmes, parfois jusqu’au martyre, par amour de l’Evangile, au service de leurs frères. De la croix de Jésus, découvrons la logique divine de l’offrande de nous-mêmes (cf. 1 Co 1, 17-25) comme annonce de l’Evangile pour la vie du monde (cf. Jn 3, 16). Etre enflammés de l’amour du Christ consume celui qui brûle et fait grandir, illumine et réchauffe celui qu’on aime (cf. 2 Co 5, 14). A l’école des saints, qui nous ouvrent aux vastes horizons de Dieu, je vous invite à vous demander en toute circonstance: «Que ferait le Christ à ma place?».

Transmettre la foi jusqu’aux extrêmes confins de la terre
Vous aussi, les jeunes, par le Baptême vous êtes des membres vivants de l’Eglise, et ensemble nous avons la mission de porter l’Evangile à tous. Vous êtes en train de vous ouvrir à la vie. Grandir dans la grâce de la foi qui nous a été transmise par les Sacrements de l’Eglise nous associe à un grand nombre de générations de témoins, où la sagesse de celui qui a l’expérience devient un témoignage et un encouragement pour celui qui s’ouvre à l’avenir. Et la nouveauté des jeunes devient, à son tour, soutien et espérance pour celui qui est proche du but de son chemin. Dans la cohabitation des divers âges de la vie, la mission de l’Eglise construit des ponts entre les générations, grâce auxquels la foi en Dieu et l’amour pour le prochain constituent des facteurs d’unité profonde.

Cette transmission de la foi, cœur de la mission de l’Eglise, arrive donc par la “contagion” de l’amour, où la joie et l’enthousiasme expriment le sens retrouvé et plénier de la vie. La propagation de la foi par attraction exige des cœurs ouverts, dilatés par l’amour. À l’amour il n’est pas possible de mettre des limites: l’amour est fort comme la mort (cf. Ct 8, 6). Et une telle expansion suscite la rencontre, le témoignage, l’annonce; elle suscite le partage dans la charité avec tous ceux qui, loin de la foi, se montrent indifférents à elle, parfois hostiles et opposés. Des milieux humains, culturels et religieux encore étrangers à l’Evangile de Jésus et à la présence sacramentelle de l’Eglise représentent les périphéries extrêmes, les “extrêmes confins de la terre”, vers lesquels, depuis la Pâque de Jésus, ses disciples missionnaires sont envoyés, dans la certitude d’avoir toujours leur Seigneur avec eux (cf. Mt 28, 20; Ac 1, 8). En cela consiste ce que nous appelons la missio ad gentes. La périphérie la plus désolée de l’humanité qui a besoin du Christ est l’indifférence envers la foi ou encore la haine contre la plénitude divine de la vie. Chaque pauvreté matérielle et spirituelle, chaque discrimination de frères et de sœurs est toujours une conséquence du refus de Dieu et de son amour.

Les extrêmes confins de la terre, chers jeunes, sont pour vous aujourd’hui très relatifs et toujours facilement “navigables”. Le monde digital, les réseaux sociaux qui nous envahissent et nous traversent, diluent les confins, effacent les marges et les distances, réduisent les différences. Tout semble à portée de main, tout semble si proche et immédiat. Pourtant sans l’engagement du don de nos vies, nous pourrons avoir des myriades de contacts mais nous ne serons jamais plongés dans une véritable communion de vie. La mission jusqu’aux extrêmes confins de la terre exige le don de soi-même dans la vocation qui nous a été confiée par Celui qui nous a placés sur cette terre (cf. Lc 9, 23-25). J’oserais dire que, pour un jeune qui veut suivre le Christ, l’essentiel est la recherche et l’adhésion à sa propre vocation.

Témoigner de l’amour
Je rends grâce pour toutes les réalités ecclésiales qui vous permettent de rencontrer personnellement le Christ vivant dans son Eglise: les paroisses, les associations, les mouvements, les communautés religieuses, les différentes expressions de service missionnaire. Beaucoup de jeunes trouvent dans le volontariat missionnaire, une forme pour servir les “plus petits” (cf. Mt 25, 40), promouvant la dignité humaine et témoignant de la joie d’aimer et d’être chrétiens. Ces expériences ecclésiales font en sorte que la formation de chacun ne soit pas seulement une préparation pour son propre succès professionnel, mais développe et prenne soin d’un don du Seigneur pour mieux servir les autres. Ces formes louables de service missionnaire temporaire sont un début fécond et, dans le discernement vocationnel, peuvent vous aider à vous décider pour un don total de vous-mêmes comme missionnaires.

De cœurs jeunes sont nées les Œuvres Pontificales Missionnaires, pour soutenir l’annonce de l’Evangile à tous les peuples, contribuant à la croissance humaine et culturelle de tant de populations assoiffées de Vérité. Les prières et les aides matérielles, qui sont généreusement données et distribuées à travers les OPM, aident le Saint-Siège à faire en sorte que ceux qui les reçoivent pour leurs propres besoins puissent à leur tour, être capables de porter témoignage dans leur milieu. Personne n’est si pauvre au point de ne pas pouvoir donner ce qu’il a, mais avant tout ce qu’il est. J’aime répéter l’exhortation que j’ai adressée aux jeunes chiliens: «Ne pense jamais que tu n’as rien à apporter, ou que tu ne manques à personne. Beaucoup de gens ont besoin de toi; sache-le. Que chacun de vous le sache dans son cœur: beaucoup de gens ont besoin de moi» (Rencontre avec les jeunes, Sanctuaire de Maipu, 17 janvier 2018).

Chers jeunes, le prochain mois d’octobre missionnaire, au cours duquel se déroulera le Synode qui vous est dédié, sera une autre occasion pour nous donner d’être des disciples-missionnaires toujours plus passionnés pour Jésus et sa mission, jusqu’aux extrêmes confins de la terre. A Marie Reine des Apôtres, aux saints François Xavier et Thérèse de l’Enfant-Jésus, au bienheureux Paolo Manna, je demande d’intercéder pour nous tous et de nous accompagner toujours.

FRANCISCUS

[00782-FR.01] [Texte original: Français]

Testo in lingua inglese

Together with young people, let us bring the Gospel to all

Dear young people, I would like to reflect with you on the mission that we have received from Christ. In speaking to you, I also address all Christians who live out in the Church the adventure of their life as children of God. What leads me to speak to everyone through this conversation with you is the certainty that the Christian faith remains ever young when it is open to the mission that Christ entrusts to us. “Mission revitalizes faith” (Redemptoris Missio, 2), in the words of Saint John Paul II, a Pope who showed such great love and concern for young people.

The Synod to be held in Rome this coming October, the month of the missions, offers us an opportunity to understand more fully, in the light of faith, what the Lord Jesus wants to say to you young people, and, through you, to all Christian communities.

Life is a mission
Every man and woman is a mission; that is the reason for our life on this earth. To be attracted and to be sent are two movements that our hearts, especially when we are young, feel as interior forces of love; they hold out promise for our future and they give direction to our lives. More than anyone else, young people feel the power of life breaking in upon us and attracting us. To live out joyfully our responsibility for the world is a great challenge. I am well aware of lights and shadows of youth; when I think back to my youth and my family, I remember the strength of my hope for a better future. The fact that we are not in this world by our own choice makes us sense that there is an initiative that precedes us and makes us exist. Each one of us is called to reflect on this fact: “I am a mission on this Earth; that is the reason why I am here in this world” (Evangelii Gaudium, 273).

We proclaim Jesus Christ
The Church, by proclaiming what she freely received (cf. Mt 10:8; Acts 3:6), can share with you young people the way and truth which give meaning to our life on this earth. Jesus Christ, who died and rose for us, appeals to our freedom and challenges us to seek, discover and proclaim this message of truth and fulfilment. Dear young people, do not be afraid of Christ and his Church! For there we find the treasure that fills life with joy. I can tell you this from my own experience: thanks to faith, I found the sure foundation of my dreams and the strength to realize them. I have seen great suffering and poverty mar the faces of so many of our brothers and sisters. And yet, for those who stand by Jesus, evil is an incentive to ever greater love. Many men and women, and many young people, have generously sacrificed themselves, even at times to martyrdom, out of love for the Gospel and service to their brothers and sisters. From the cross of Jesus we learn the divine logic of self-sacrifice (cf. 1 Cor 1:17-25) as a proclamation of the Gospel for the life of the world (cf. Jn 3:16). To be set afire by the love of Christ is to be consumed by that fire, to grow in understanding by its light and to be warmed by its love (cf. 2 Cor 5:14). At the school of the saints, who open us to the vast horizons of God, I invite you never to stop wondering: “What would Christ do if he were in my place?”

Transmitting the faith to the ends of the earth
You too, young friends, by your baptism have become living members of the Church; together we have received the mission to bring the Gospel to everyone. You are at the threshold of life. To grow in the grace of the faith bestowed on us by the Church’s sacraments plunges us into that great stream of witnesses who, generation after generation, enable the wisdom and experience of older persons to become testimony and encouragement for those looking to the future. And the freshness and enthusiasm of the young makes them a source of support and hope for those nearing the end of their journey. In this blend of different stages in life, the mission of the Church bridges the generations; our faith in God and our love of neighbor are a source of profound unity.

This transmission of the faith, the heart of the Church’s mission, comes about by the infectiousness of love, where joy and enthusiasm become the expression of a newfound meaning and fulfilment in life. The spread of the faith “by attraction” calls for hearts that are open and expanded by love. It is not possible to place limits on love, for love is strong as death (cf. Song 8:6). And that expansion generates encounter, witness, proclamation; it generates sharing in charity with all those far from the faith, indifferent to it and perhaps even hostile and opposed to it. Human, cultural and religious settings still foreign to the Gospel of Jesus and to the sacramental presence of the Church represent the extreme peripheries, the “ends of the earth”, to which, ever since the first Easter, Jesus’ missionary disciples have been sent, with the certainty that their Lord is always with them (cf. Mt 28:20; Acts 1:8). This is what we call the missio ad gentes. The most desolate periphery of all is where mankind, in need of Christ, remains indifferent to the faith or shows hatred for the fullness of life in God. All material and spiritual poverty, every form of discrimination against our brothers and sisters, is always a consequence of the rejection of God and his love.

The ends of the earth, dear young people, nowadays are quite relative and always easily “navigable”. The digital world – the social networks that are so pervasive and readily available – dissolves borders, eliminates distances and reduces differences. Everything appears within reach, so close and immediate. And yet lacking the sincere gift of our lives, we could well have countless contacts but never share in a true communion of life. To share in the mission to the ends of the earth demands the gift of oneself in the vocation that God, who has placed us on this earth, chooses to give us (cf. Lk 9:23-25). I dare say that, for a young man or woman who wants to follow Christ, what is most essential is to seek, to discover and to persevere in his or her vocation.

Bearing witness to love
I am grateful to all those ecclesial groups that make it possible for you to have a personal encounter with Christ living in his Church: parishes, associations, movements, religious communities, and the varied expressions of missionary service. How many young people find in missionary volunteer work a way of serving the “least” of our brothers and sisters (cf. Mt 25:40), promoting human dignity and witnessing to the joy of love and of being Christians! These ecclesial experiences educate and train young people not only for professional success, but also for developing and fostering their God-given gifts in order better to serve others. These praiseworthy forms of temporary missionary service are a fruitful beginning and, through vocational discernment, they can help you to decide to make a complete gift of yourselves as missionaries.

The Pontifical Mission Societies were born of young hearts as a means of supporting the preaching of the Gospel to every nation and thus contributing to the human and cultural growth of all those who thirst for knowledge of the truth. The prayers and the material aid generously given and distributed through the Pontifical Mission Societies enable the Holy See to ensure that those who are helped in their personal needs can in turn bear witness to the Gospel in the circumstances of their daily lives. No one is so poor as to be unable to give what they have, but first and foremost what they are. Let me repeat the words of encouragement that I addressed to the young people of Chile: “Never think that you have nothing to offer, or that nobody needs you. Many people need you. Think about it! Each of you, think in your heart: many people need me” (Meeting with Young People, Maipu Shrine, 17 January 2018).

Dear young people, this coming October, the month of the missions, we will hold the Synod devoted to you. It will prove to be one more occasion to help us become missionary disciples, ever more passionately devoted to Jesus and his mission, to the ends of the earth. I ask Mary, Queen of the Apostles, Saint Francis Xavier, Saint Thérèse of the Child Jesus and Blessed Paolo Manna to intercede for all of us and to accompany us always.

FRANCISCUS

[00782-EN.01] [Original text: English]

Testo in lingua tedesca

Lasst uns gemeinsam mit den jungen Menschen das Evangelium zu allen bringen

Liebe Jugendliche, gemeinsam mit euch möchte ich über die Sendung nachdenken, die Jesus uns anvertraut hat. Wenn ich mich an euch wende, möchte ich zugleich alle Christen ansprechen, die in der Kirche das Abenteuer ihres Daseins als Kinder Gottes leben. Was mich drängt, im Dialog mit euch zu allen zu sprechen, ist die Gewissheit, dass der christliche Glaube immer jung bleibt, wenn er sich der Sendung öffnet, die Christus uns überträgt. Durch die Mission wird der Glaube bestärkt (vgl. Redemptoris Missio, 2), schrieb der heilige Johannes Paul II., ein Papst, der den jungen Menschen mit großer Liebe zugetan war.

Die Synode, die wir im kommenden Oktober, dem Monat der Mission, in Rom veranstalten werden, bietet uns die Gelegenheit, im Lichte des Glaubens besser zu verstehen, was der Herr euch jungen Menschen und durch euch den christlichen Gemeinschaften sagen will.

Das Leben ist eine Mission
Jeder Mann und jede Frau ist eine Mission, und das ist der Grund weshalb der Mensch auf Erden ist. Angezogen und gesandt zu sein sind die beiden Bewegungen, die unser Herz besonders in jungen Jahren als innere Kräfte der Liebe empfindet, die Zukunft verheißen und unser Leben antreiben. Niemand spürt das Hereinbrechen und die Anziehung des Lebens so sehr wie die jungen Menschen. Die eigene Verantwortung für die Welt mit Freude zu leben ist eine große Herausforderung. Ich kenne die Licht- und Schattenseiten der Jugend gut, und wenn ich an meine Jugend und Familie denke, erinnere ich mich an die Intensität der Hoffnung auf eine bessere Zukunft. Die Tatsache, dass wir nicht aus eigenem Entschluss hier auf Erden sind, lässt uns erahnen, dass es eine uns zuvorkommende Initiative gibt, die uns leben lässt. Jeder von uns ist aufgerufen, darüber nachzudenken: »Ich bin eine Mission auf dieser Erde, und ihretwegen bin ich auf dieser Welt« (Apostolisches Schreiben Evangelii gaudium, 273).

Wir verkünden euch Jesus Christus
Indem die Kirche verkündet, was sie umsonst erhalten hat (vgl. Mt 10,8; Apg 3,6), kann sie mit euch jungen Menschen den Weg und die Wahrheit teilen, die zum Sinn des Lebens auf dieser Erde führen. Jesus Christus, der für uns gestorben und auferstanden ist, bietet sich unserer Freiheit an und fordert sie heraus, diesen wahren und vollen Sinn zu suchen, zu entdecken und zu verkünden. Liebe Jugendliche, habt keine Angst vor Christus und seiner Kirche! In ihnen befindet sich der Schatz, der das Leben mit Freude erfüllt. Ich sage euch aus Erfahrung: Dank des Glaubens habe ich die Grundlage für meine Träume gefunden und die Kraft, sie zu verwirklichen. Ich habe viel Leid, viel Armut gesehen, die die Gesichter so vieler Brüder und Schwestern schwer zeichnet. Doch für diejenigen, die in Gemeinschaft mit Jesus stehen, ist alles Übel eine Herausforderung, immer mehr zu lieben. Viele Männer und Frauen, viele junge Menschen haben aus Liebe zum Evangelium in großherziger Selbsthingabe ihren Brüdern und Schwestern gedient, manchmal sogar bis hin zum Martyrium. Vom Kreuz Jesu lernen wir die göttliche Logik der Selbsthingabe (vgl. 1 Kor 1,17-25) als Verkündigung des Evangeliums für das Leben der Welt (vgl. Joh 3,16). Von der Liebe Christi entzündet zu sein, verzehrt den, der brennt, und lässt denjenigen wachsen, den man liebt; es erleuchtet und wärmt ihn (vgl. 2 Kor 5,14). In der Schule der Heiligen, die uns für die weiten Horizonte Gottes öffnen, lade ich euch ein, euch in allen Situationen zu fragen: »Was würde Christus an meiner Stelle tun?«.

Den Glauben weitergeben bis an die Grenzen der Erde
Auch ihr Jugendlichen seid durch die Taufe lebendige Glieder der Kirche, und gemeinsam haben wir den Auftrag, allen das Evangelium zu bringen. Ihr seid im Begriff, ins Leben aufzubrechen. Der Glaube, der uns durch die Sakramente der Kirche übermittelt wurde, wächst in der Gnade und vereint uns mit dem Strom vieler Generationen von Zeugen. Dabei wird die Weisheit derer, die Erfahrung haben, zum Zeugnis und zur Ermutigung für diejenigen, die sich der Zukunft öffnen. Und ihrerseits wird die Frische der Jugendlichen zum Halt und zur Hoffnung für diejenigen, die dem Ziel ihres Weges schon nahe sind. Im Zusammenleben der verschiedenen Lebensalter baut die Sendung der Kirche Brücken zwischen den Generationen, auf denen der Glaube an Gott und die Liebe zum Nächsten zu einer tiefen Einheit beitragen.

Diese Weitergabe des Glaubens, die der Kern der Sendung der Kirche ist, geschieht also durch ein „Ansteckt-werden“ seitens der Liebe, wo immer Freude und Begeisterung den neuentdeckten Sinn und die Fülle des Lebens zum Ausdruck bringen. Die Verbreitung des Glaubens durch Attraktivität erfordert offene, von der Liebe geweitete Herzen. Der Liebe können keine Grenzen gesetzt werden: Stark wie der Tod ist die Liebe (vgl. Hld 8,6). Und solche Weitung führt zur Begegnung, zum Zeugnis, zur Verkündigung; sie schafft Gemeinschaft in der Liebe zu allen, die fern vom Glauben, diesem gleichgültig, manchmal ablehnend und feindlich gegenüberstehen. Menschliche, kulturelle und religiöse Milieus, denen das Evangelium Jesu und die sakramentale Gegenwart der Kirche noch fremd sind, stellen die äußersten Peripherien dar, die „Grenzen der Erde“, zu denen die missionarischen Jünger Jesu seit seiner Auferstehung gesandt sind, in der Gewissheit, dass sie ihren Herrn immer bei sich haben (vgl. Mt 28,20; Apg 1,8). Das ist mit Missio ad gentes gemeint. Die trostloseste Peripherie einer Menschheit, die Christus braucht, ist die Gleichgültigkeit gegenüber dem Glauben oder gar der Hass gegen die göttliche Fülle des Lebens. Jede materielle und spirituelle Armut, jede Diskriminierung von Brüdern und Schwestern ist immer eine Folge der Ablehnung Gottes und seiner Liebe.

Die Grenzen der Erde, liebe Jugendliche, sind für euch heute sehr relativ und immer leicht „begehbar“. Die digitale Welt, die sozialen Netzwerke, die alles durchdringen und durchziehen, lassen Grenzen verschwimmen, lösen Ränder und Distanzen auf und reduzieren die Unterschiede. Alles scheint in Reichweite zu sein, so nah und unmittelbar. Aber ohne den umfassenden Einsatz unseres Lebens haben wir vielleicht unzählige Kontakte, aber wir werden nie in eine wahre Lebensgemeinschaft eintauchen. Die Sendung zu den Grenzen der Erde verlangt die Selbsthingabe in der Berufung, die uns derjenige gegeben hat, der uns in diese Welt gestellt hat (vgl. Lk 9,23-25). Ich wage zu sagen: Das Entscheidende für einen jungen Menschen, der Christus nachfolgen will, ist die Suche nach der eigenen Berufung und das Festhalten an ihr.

Die Liebe bezeugen
Ich danke allen kirchlichen Einrichtungen, die Euch eine persönliche Begegnung mit Christus ermöglichen, der in seiner Kirche lebt: den Pfarreien, Vereinigungen, Bewegungen, Ordensgemeinschaften und den vielfältigen missionarischen Diensten. Viele Jugendliche finden im missionarischen Ehrenamt einen Weg, den „Geringsten“ zu dienen (vgl. Mt 25,40), wo sie die Menschenwürde fördern und die Freude an der Liebe und am Christsein bezeugen. Diese kirchlichen Erfahrungen sorgen dafür, dass die Ausbildung eines jeden nicht nur eine Vorbereitung auf den eigenen beruflichen Erfolg ist, sondern dass hier eine Gabe des Herrn entwickelt und kultiviert wird, um anderen besser zu dienen. Diese lobenswerten Formen einer zeitlich beschränkten missionarischen Tätigkeit sind ein fruchtbarer Anfang und können euch in der Berufungsunterscheidung helfen, euch für die Ganzhingabe eurer selbst als Missionare zu entscheiden.

Aus jungen Herzen wurden die Päpstlichen Missionswerke geboren, um die Verkündigung des Evangeliums an alle Völker zu fördern und zum menschlichen und kulturellen Wachstum so vieler nach der Wahrheit dürstender Völker beizutragen. Die Gebete und die materiellen Hilfen, die durch die Päpstlichen Missionswerke großzügig geschenkt und verteilt werden, helfen dem Heiligen Stuhl dafür zu sorgen, dass diejenigen, die für ihre eigenen Bedürfnisse etwas empfangen, ihrerseits in ihrer Umgebung Zeugnis ablegen können. Niemand ist so arm, dass er nicht etwas geben kann von dem, was er hat, vor allem aber von dem, was er ist. Ich möchte meine Ermahnung an die jungen Chilenen wiederholen: »Denke nie, du hättest nichts zu bieten oder du bräuchtest niemand. Viele Menschen brauchen dich, denk daran. Jeder von euch denke in seinem Herzen darüber nach: Viele Menschen brauchen mich« (Begegnung mit den Jugendlichen, Nationalheiligtum Maipú, 17. Januar 2018).

Liebe Jugendliche, der kommende Missionsmonat Oktober, in dem die euch gewidmete Synode stattfindet, wird eine weitere Gelegenheit sein, zu immer leidenschaftlicheren missionarischen Jüngern Jesu und seiner Sendung zu den Grenzen der Erde zu werden. Ich bitte Maria, die Königin der Apostel, den heiligen Franz Xaver und die heilige Theresia vom Kinde Jesus sowie den seligen Paul Manna um ihre Fürsprache und ihr Weggeleit für uns alle.

FRANCISCUS

[00782-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]

Testo in lingua spagnola

Junto a los jóvenes, llevemos el Evangelio a todos

Queridos jóvenes, deseo reflexionar con vosotros sobre la misión que Jesús nos ha confiado. Dirigiéndome a vosotros lo hago también a todos los cristianos que viven en la Iglesia la aventura de su existencia como hijos de Dios. Lo que me impulsa a hablar a todos, dialogando con vosotros, es la certeza de que la fe cristiana permanece siempre joven cuando se abre a la misión que Cristo nos confía. «La misión refuerza la fe», escribía san Juan Pablo II (Carta enc. Redemptoris missio, 2), un Papa que tanto amaba a los jóvenes y que se dedicó mucho a ellos.

El Sínodo que celebraremos en Roma el próximo mes de octubre, mes misionero, nos ofrece la oportunidad de comprender mejor, a la luz de la fe, lo que el Señor Jesús os quiere decir a los jóvenes y, a través de vosotros, a las comunidades cristianas.

La vida es una misión
Cada hombre y mujer es una misión, y esta es la razón por la que se encuentra viviendo en la tierra. Ser atraídos y ser enviados son los dos movimientos que nuestro corazón, sobre todo cuando es joven en edad, siente como fuerzas interiores del amor que prometen un futuro e impulsan hacia adelante nuestra existencia. Nadie mejor que los jóvenes percibe cómo la vida sorprende y atrae. Vivir con alegría la propia responsabilidad ante el mundo es un gran desafío. Conozco bien las luces y sombras del ser joven, y, si pienso en mi juventud y en mi familia, recuerdo lo intensa que era la esperanza en un futuro mejor. El hecho de que estemos en este mundo sin una previa decisión nuestra, nos hace intuir que hay una iniciativa que nos precede y nos llama a la existencia. Cada uno de nosotros está llamado a reflexionar sobre esta realidad: «Yo soy una misión en esta tierra, y para eso estoy en este mundo» (Exhort. ap. Evangelii gaudium, 273).

Os anunciamos a Jesucristo
La Iglesia, anunciando lo que ha recibido gratuitamente (cf. Mt 10,8; Hch 3,6), comparte con vosotros, jóvenes, el camino y la verdad que conducen al sentido de la existencia en esta tierra. Jesucristo, muerto y resucitado por nosotros, se ofrece a nuestra libertad y la mueve a buscar, descubrir y anunciar este sentido pleno y verdadero. Queridos jóvenes, no tengáis miedo de Cristo y de su Iglesia. En ellos se encuentra el tesoro que llena de alegría la vida. Os lo digo por experiencia: gracias a la fe he encontrado el fundamento de mis anhelos y la fuerza para realizarlos. He visto mucho sufrimiento, mucha pobreza, desfigurar el rostro de tantos hermanos y hermanas. Sin embargo, para quien está con Jesús, el mal es un estímulo para amar cada vez más. Por amor al Evangelio, muchos hombres y mujeres, y muchos jóvenes, se han entregado generosamente a sí mismos, a veces hasta el martirio, al servicio de los hermanos. De la cruz de Jesús aprendemos la lógica divina del ofrecimiento de nosotros mismos (cf. 1 Co 1,17-25), como anuncio del Evangelio para la vida del mundo (cf. Jn 3,16). Estar inflamados por el amor de Cristo consume a quien arde y hace crecer, ilumina y vivifica a quien se ama (cf. 2 Co 5,14). Siguiendo el ejemplo de los santos, que nos descubren los amplios horizontes de Dios, os invito a preguntaros en todo momento: «¿Qué haría Cristo en mi lugar?».

Transmitir la fe hasta los confines de la tierra
También vosotros, jóvenes, por el Bautismo sois miembros vivos de la Iglesia, y juntos tenemos la misión de llevar a todos el Evangelio. Vosotros estáis abriéndoos a la vida. Crecer en la gracia de la fe, que se nos transmite en los sacramentos de la Iglesia, nos sumerge en una corriente de multitud de generaciones de testigos, donde la sabiduría del que tiene experiencia se convierte en testimonio y aliento para quien se abre al futuro. Y la novedad de los jóvenes se convierte, a su vez, en apoyo y esperanza para quien está cerca de la meta de su camino. En la convivencia entre los hombres de distintas edades, la misión de la Iglesia construye puentes inter-generacionales, en los cuales la fe en Dios y el amor al prójimo constituyen factores de unión profunda.

Esta transmisión de la fe, corazón de la misión de la Iglesia, se realiza por el “contagio” del amor, en el que la alegría y el entusiasmo expresan el descubrimiento del sentido y la plenitud de la vida. La propagación de la fe por atracción exige corazones abiertos, dilatados por el amor. No se puede poner límites al amor: fuerte como la muerte es el amor (cf. Ct 8,6). Y esa expansión crea el encuentro, el testimonio, el anuncio; produce la participación en la caridad con todos los que están alejados de la fe y se muestran ante ella indiferentes, a veces opuestos y contrarios. Ambientes humanos, culturales y religiosos todavía ajenos al Evangelio de Jesús y a la presencia sacramental de la Iglesia representan las extremas periferias, “los confines de la tierra”, hacia donde sus discípulos misioneros son enviados, desde la Pascua de Jesús, con la certeza de tener siempre con ellos a su Señor (cf. Mt 28,20; Hch 1,8). En esto consiste lo que llamamos missio ad gentes. La periferia más desolada de la humanidad necesitada de Cristo es la indiferencia hacia la fe o incluso el odio contra la plenitud divina de la vida. Cualquier pobreza material y espiritual, cualquier discriminación de hermanos y hermanas es siempre consecuencia del rechazo a Dios y a su amor.

Los confines de la tierra, queridos jóvenes, son para vosotros hoy muy relativos y siempre fácilmente “navegables”. El mundo digital, las redes sociales que nos invaden y traspasan, difuminan fronteras, borran límites y distancias, reducen las diferencias. Parece todo al alcance de la mano, todo tan cercano e inmediato. Sin embargo, sin el don comprometido de nuestras vidas, podremos tener miles de contactos pero no estaremos nunca inmersos en una verdadera comunión de vida. La misión hasta los confines de la tierra exige el don de sí en la vocación que nos ha dado quien nos ha puesto en esta tierra (cf. Lc 9,23-25). Me atrevería a decir que, para un joven que quiere seguir a Cristo, lo esencial es la búsqueda y la adhesión a la propia vocación.

Testimoniar el amor
Agradezco a todas las realidades eclesiales que os permiten encontrar personalmente a Cristo vivo en su Iglesia: las parroquias, asociaciones, movimientos, las comunidades religiosas, las distintas expresiones de servicio misionero. Muchos jóvenes encuentran en el voluntariado misionero una forma para servir a los “más pequeños” (cf. Mt 25,40), promoviendo la dignidad humana y testimoniando la alegría de amar y de ser cristianos. Estas experiencias eclesiales hacen que la formación de cada uno no sea solo una preparación para el propio éxito profesional, sino el desarrollo y el cuidado de un don del Señor para servir mejor a los demás. Estas formas loables de servicio misionero temporal son un comienzo fecundo y, en el discernimiento vocacional, pueden ayudaros a decidir el don total de vosotros mismos como misioneros.

Las Obras Misionales Pontificias nacieron de corazones jóvenes, con la finalidad de animar el anuncio del Evangelio a todas las gentes, contribuyendo al crecimiento cultural y humano de tanta gente sedienta de Verdad. La oración y la ayuda material, que generosamente son dadas y distribuidas por las OMP, sirven a la Santa Sede para procurar que quienes las reciben para su propia necesidad puedan, a su vez, ser capaces de dar testimonio en su entorno. Nadie es tan pobre que no pueda dar lo que tiene, y antes incluso lo que es. Me gusta repetir la exhortación que dirigí a los jóvenes chilenos: «Nunca pienses que no tienes nada que aportar o que no le haces falta a nadie: Le haces falta a mucha gente y esto piénsalo. Cada uno de vosotros piénselo en su corazón: Yo le hago falta a mucha gente» (Encuentro con los jóvenes, Santuario de Maipú, 17 de enero de 2018).

Queridos jóvenes: el próximo octubre misionero, en el que se desarrollará el Sínodo que está dedicado a vosotros, será una nueva oportunidad para hacernos discípulos misioneros, cada vez más apasionados por Jesús y su misión, hasta los confines de la tierra. A María, Reina de los Apóstoles, a los santos Francisco Javier y Teresa del Niño Jesús, al beato Pablo Manna, les pido que intercedan por todos nosotros y nos acompañen siempre.

FRANCISCUS

[00782-ES.01] [Texto original: Español]

Testo in lingua portoghese

Juntamente com os jovens, levemos o Evangelho a todos

Queridos jovens, juntamente convosco desejo refletir sobre a missão que Jesus nos confiou. Apesar de me dirigir a vós, pretendo incluir todos os cristãos, que vivem na Igreja a aventura da sua existência como filhos de Deus. O que me impele a falar a todos, dialogando convosco, é a certeza de que a fé cristã permanece sempre jovem, quando se abre à missão que Cristo nos confia. «A missão revigora a fé» (Carta enc. Redemptoris missio, 2): escrevia São João Paulo II, um Papa que tanto amava os jovens e, a eles, muito se dedicou.

O Sínodo que celebraremos em Roma no próximo mês de outubro, mês missionário, dá-nos oportunidade de entender melhor, à luz da fé, aquilo que o Senhor Jesus vos quer dizer a vós, jovens, e, através de vós, às comunidades cristãs.

A vida é uma missão
Todo o homem e mulher é uma missão, e esta é a razão pela qual se encontra a viver na terra. Ser atraídos e ser enviados são os dois movimentos que o nosso coração, sobretudo quando é jovem em idade, sente como forças interiores do amor que prometem futuro e impelem a nossa existência para a frente. Ninguém, como os jovens, sente quanto irrompe a vida e atrai. Viver com alegria a própria responsabilidade pelo mundo é um grande desafio. Conheço bem as luzes e as sombras de ser jovem e, se penso na minha juventude e na minha família, recordo a intensidade da esperança por um futuro melhor. O facto de nos encontrarmos neste mundo sem ser por nossa decisão faz-nos intuir que há uma iniciativa que nos antecede e faz existir. Cada um de nós é chamado a refletir sobre esta realidade: «Eu sou uma missão nesta terra, e para isso estou neste mundo» (Papa Francisco, Exort. ap. Evangelii gaudium, 273).

Anunciamo-vos Jesus Cristo
A Igreja, ao anunciar aquilo que gratuitamente recebeu (cf. Mt 10, 8; At 3, 6), pode partilhar convosco, queridos jovens, o caminho e a verdade que conduzem ao sentido do viver nesta terra. Jesus Cristo, morto e ressuscitado por nós, oferece-Se à nossa liberdade e desafia-a a procurar, descobrir e anunciar este sentido verdadeiro e pleno. Queridos jovens, não tenhais medo de Cristo e da sua Igreja! Neles, está o tesouro que enche a vida de alegria. Digo-vos isto por experiência: graças à fé, encontrei o fundamento dos meus sonhos e a força para os realizar. Vi muitos sofrimentos, muita pobreza desfigurar o rosto de tantos irmãos e irmãs. E todavia, para quem está com Jesus, o mal é um desafio a amar cada vez mais. Muitos homens e mulheres, muitos jovens entregaram-se generosamente, às vezes até ao martírio, por amor do Evangelho ao serviço dos irmãos. A partir da cruz de Jesus, aprendemos a lógica divina da oferta de nós mesmos (cf. 1 Cor 1, 17-25) como anúncio do Evangelho para a vida do mundo (cf. Jo 3, 16). Ser inflamados pelo amor de Cristo consome quem arde e faz crescer, ilumina e aquece a quem se ama (cf. 2 Cor 5, 14). Na escola dos santos, que nos abrem para os vastos horizontes de Deus, convido-vos a perguntar a vós mesmos em cada circunstância: «Que faria Cristo no meu lugar?»

Transmitir a fé até aos últimos confins da terra
Pelo Batismo, também vós, jovens, sois membros vivos da Igreja e, juntos, temos a missão de levar o Evangelho a todos. Estais a desabrochar para a vida. Crescer na graça da fé, que nos foi transmitida pelos sacramentos da Igreja, integra-nos num fluxo de gerações de testemunhas, onde a sabedoria daqueles que têm experiência se torna testemunho e encorajamento para quem se abre ao futuro. E, por sua vez, a novidade dos jovens torna-se apoio e esperança para aqueles que estão próximo da meta do seu caminho. Na convivência das várias idades da vida, a missão da Igreja constrói pontes intergeracionais, nas quais a fé em Deus e o amor ao próximo constituem fatores de profunda união.

Por isso, esta transmissão da fé, coração da missão da Igreja, verifica-se através do «contágio» do amor, onde a alegria e o entusiasmo expressam o sentido reencontrado e a plenitude da vida. A propagação da fé por atração requer corações abertos, dilatados pelo amor. Ao amor, não se pode colocar limites: forte como a morte é o amor (cf. Ct 8, 6). E tal expansão gera o encontro, o testemunho, o anúncio; gera a partilha na caridade com todos aqueles que, longe da fé, se mostram indiferentes e, às vezes, impugnadores e contrários à mesma. Ambientes humanos, culturais e religiosos ainda alheios ao Evangelho de Jesus e à presença sacramental da Igreja constituem as periferias extremas, os «últimos confins da terra», aos quais, desde a Páscoa de Jesus, são enviados os seus discípulos missionários, na certeza de terem sempre com eles o seu Senhor (cf. Mt 28, 20; At 1, 8). Nisto consiste o que designamos por missio ad gentes. A periferia mais desolada da humanidade carente de Cristo é a indiferença à fé ou mesmo o ódio contra a plenitude divina da vida. Toda a pobreza material e espiritual, toda a discriminação de irmãos e irmãs é sempre consequência da recusa de Deus e do seu amor.

Hoje para vós, queridos jovens, os últimos confins da terra são muito relativos e sempre facilmente «navegáveis». O mundo digital, as redes sociais, que nos envolvem e entrecruzam, diluem fronteiras, cancelam margens e distâncias, reduzem as diferenças. Tudo parece estar ao alcance da mão: tudo tão próximo e imediato... E todavia, sem o dom que inclua as nossas vidas, poderemos ter miríades de contactos, mas nunca estaremos imersos numa verdadeira comunhão de vida. A missão até aos últimos confins da terra requer o dom de nós próprios na vocação que nos foi dada por Aquele que nos colocou nesta terra (cf. Lc 9, 23-25). Atrevo-me a dizer que, para um jovem que quer seguir Cristo, o essencial é a busca e a adesão à sua vocação.

Testemunhar o amor
Agradeço a todas as realidades eclesiais que vos permitem encontrar, pessoalmente, Cristo vivo na sua Igreja: as paróquias, as associações, os movimentos, as comunidades religiosas, as mais variadas expressões de serviço missionário. Muitos jovens encontram, no voluntariado missionário, uma forma para servir os «mais pequenos» (cf. Mt 25, 40), promovendo a dignidade humana e testemunhando a alegria de amar e ser cristão. Estas experiências eclesiais fazem com que a formação de cada um não seja apenas preparação para o seu bom-êxito profissional, mas desenvolva e cuide um dom do Senhor para melhor servir aos outros. Estas louváveis formas de serviço missionário temporâneo são um começo fecundo e, no discernimento vocacional, podem ajudar-vos a decidir pelo dom total de vós mesmos como missionários.

De corações jovens, nasceram as Pontifícias Obras Missionárias, para apoiar o anúncio do Evangelho a todos os povos, contribuindo para o crescimento humano e cultural de muitas populações sedentas de Verdade. As orações e as ajudas materiais, que generosamente são dadas e distribuídas através das POMs, ajudam a Santa Sé a garantir que, quantos recebem ajuda para as suas necessidades, possam, por sua vez, ser capazes de dar testemunho no próprio ambiente. Ninguém é tão pobre que não possa dar o que tem e, ainda antes, o que é. Apraz-me repetir a exortação que dirigi aos jovens chilenos: «Nunca penses que não tens nada para dar, ou que não precisas de ninguém. Muita gente precisa de ti. Pensa nisso! Cada um de vós pense nisto no seu coração: muita gente precisa de mim» (Encontro com os jovens, Santiago – Santuário de Maipú, 17/I/2018).

Queridos jovens, o próximo mês missionário de outubro, em que terá lugar o Sínodo a vós dedicado, será mais uma oportunidade para vos tornardes discípulos missionários cada vez mais apaixonados por Jesus e pela sua missão até aos últimos confins da terra. A Maria, Rainha dos Apóstolos, ao Santos Francisco Xavier e Teresa do Menino Jesus, ao Beato Paulo Manna, peço que intercedam por todos nós e sempre nos acompanhem.

FRANCISCUS

[00782-PO.01] [Texto original: Português]

Testo in lingua araba

 

برفقة الشباب، فلنحمل الإنجيل للجميع

أيّها الشباب الأعزّاء، أودّ أن أفكّر معكم حول الرسالة التي عَهدَ بها يسوع إلينا. وأريد، إذ أتوجّه إليكم، وأن أشمل جميع المسيحيّين الذين يعيشون في الكنيسة مغامرةَ حياتهم كأبناء لله. إن ما يدفعني للتكلّم مع الجميع، متحاورًا معكم، هو اليقين أن الإيمان المسيحي يبقى شابًّا على الدوام عندما ينفتح المرء على الرسالة التي يَعهَد بها المسيح إلينا. "الرسالة، في الواقع، [...] تقّوي الإيمان" (الرسالة العامة رسالة الفادي، عدد 2)، هكذا كتب القدّيس يوحنّا بولس الثاني، الأب الأقدس الذي أحبَّ الشبيبة كثيرًا وكرّس الكثير من وقته لهم.

إن مناسبة السينودس الذي سنعقده في روما في شهر أكتوبر/تشرين الأوّل المقبل، الشهر الإرسالي، تقدّم لنا الفرصة لنفهم، بشكل أفضل وعلى ضوء الإيمان، ما يريد الربّ يسوع قوله للشبيبة، ومن خلالكم، إلى الجماعات المسيحيّة.

الحياة هي رسالة

إن كلّ امرأة وكلّ رجل هو رسالة، ولهذا السبب يعيش على الأرض. أن نكون منجذبين ومُرسَلين هما حركتان يشعر بهما قلبنا ولا سيّما في مرحلة شبابنا، كقوّتين داخليّتين للمحبّة تعِدان بمستقبل زاهر وتدفع بحياتنا إلى الأمام. ما من أحدٍ يشعر مثل الشباب كم أن الحياة تخترق القلوب بقوّتها وتجذبها. وأن نعيش بفرح مسؤوليّتنا الشخصيّة تجاه العالم هو تحدّ كبير. أعرف جيّدًا نورَ الشباب وظلامه، وإن فكّرت في شبابي وفي أسرتي، أذكر عمق الرجاء في مستقبل أفضل. وحقيقة أننا لم نقرّر وجودنا في هذا العالم، يجعلنا نشعر أنه هناك مبادرة تسبقنا وتجعلنا ندخل الوجود. كلّ منّا هو مدعوّ للتفكير في هذا الواقع: "أنا رسالة في هذه الأرض، ولذا أنا موجود في هذا العالم" (الإرشاد الرسولي فرح الإنجيل، 273).

إننا نبشرّكم بيسوع المسيح

الكنيسة، إذ تبشّر بما نالته مجّانًا (را. متى 10، 8؛ رسل 3، 6)، يمكنها أن تتشارك معكم أيها الشباب بالطريق والحقّ اللذان يقودان إلى معنى الحياة على هذه الأرض. يسوع المسيح، الذي مات وقام من الموت، يقدّم نفسه لحرّيتنا ويدفعها لتبحث عن هذا المعنى الحقيقي والكامل، ولتكتشفه وتبشّر به. أيها الشباب الأعزاء، لا تخافوا من المسيح ومن كنيسته! فيهما يكمن الكنز الذي يملأ الحياة بالفرح. أقوله لكم عن خبرة: بفضل الإيمان وجدت أساس أحلامي والقوّة لتحقيقها. لقد رأيت الكثير من المعاناة والكثير من العوز يشوّهان أوجه العديد من الإخوة والأخوات. ومع ذلك، فالشرّ، بالنسبة لمَنْ يتبع المسيح، هو حافز لمحبّة أكبر. الكثير من النساء والرجال، والكثير من الشباب قد وهبوا ذاتهم بسخاء، وأحيانًا حتى الشهادة، محبّةً بالإنجيل في خدمة الإخوة. من صليب يسوع، نتعلّم المنطق الإلهيّ في هبة الذات (را. 1 قور 1، 17- 25) كبشارة بالإنجيل من أجل حياة العالم (را. يو 3، 16). إن الانضرام بمحبّة المسيح يستهلك الذي يتّقد ويجعل الذي يحبّ ينمو ويستنير ويشعر بالدفء (را. 2 قور 5، 14). إني أدعوكم، على مثال القدّيسين، أن تسألوا أنفسكم في كلّ حين: "ماذا يفعل المسيح لو كان مكاني؟".

نقل الإيمان إلى أقاصي الأرض

أنتم أيضًا أيها الشباب أعضاءٌ حيّة للكنيسة، بفعل العماد المقدّس، ولدينا معًا مهمّة حملِ الإنجيل إلى الجميع. براعمكم تتفتّح على الحياة. والنموّ في نعمة الإيمان الذي نُقِلَ إلينا عبر أسرار الكنيسة يُشرِكُنا في تيّارٍ من أجيالِ شهودٍ، حيث تتحوّل حكمةُ مَن له الخبرة إلى شهادةٍ وتشجيعٍ لمَن ينفتح على المستقبل. ويصبح جديد الشباب بدوره سندًا ورجاءً لمَن يقترب من هدف مسيرته. ورسالة الكنيسة تبني، عبر التعايش بين مختلف الأعمار، جسورًا بين الأجيال يشكلّ فيها الإيمان ومحبّة القريب عامِلا لوحدةٍ عميقة.

يتحقّق نقل الإيمان هذا، الذي هو محور رسالة الكنيسة، عبر "عدوى" المحبّة، حيث يعبّر الفرح والحماس عن المعنى الجديد للحياة وملؤها. ويتطلّب نشر الإيمان من خلال الجذب، قلوبًا منفتحة، أسهبتها المحبّة. ليس من الممكن وضع حدود للمحبّة: إن الحُبَّ قَوِيٌّ كالمَوت (را. نش 8، 6). وانتشار كهذا يولّد اللقاء، والشهادة، والبشارة؛ يولّد المشاركة بالمحبّة مع جميع البعيدين عن الإيمان الذين يُظهرون عدم مبالاتهم نحوه وأحيانا عدوانهم ومعارضتهم. وتمثّل البيئات البشريّة والثقافيّة والدينيّة التي ما زالت غريبة عن إنجيل يسوع وعن الحضور السرّي للكنيسة، أقصى الضواحي، "أقصى حدود الأرض" التي، منذ فصح يسوع، قد أرسل إليها تلاميذه المرسلين، مع اليقين بأن الربّ معهم (را. متى 28، 20؛ رسل 7، 8). هذا ما يقضي به ما نسميه الرسالة في الأمم (missio ad gentes). إن الضاحية الأكثر معاناة لإنسانية المسيح المحتاجة هي اللامبالاة حيال الإيمان أو حتى الكره تجاه ملء الحياة الإلهي. وكلّ فقر مادّي وروحي، وكلّ تمييز بين الإخوة والأخوات، هو دومًا نتيجة رفض الله ومحبّته.

إن أقاصي الأرض بالنسبة إليكم، أيها الشبيبة الأعزاء، هي نسبيّة جدًّا، ويمكنكم "التجوال فيها" بكلّ سهولة. العالم الرقميّ، والشبكات الاجتماعيّة التي تجتاحنا وتعبرنا، تلغي الحدود، وتسقط الهوامش والمسافات، وتحدّ من الاختلافات. كلّ شيء يبدو بمتناول اليد، كلّ شيء قريب للغاية وفوريّ. ويمكننا، حتى دون أيّ بذل للذات، أن نقيم اعدادًا لا تُحصى من التواصل لكن لن ننغمس في شركة حياة حقيقيّة. أمّا الرسالة حتى أقاصي الأرض، فتتطلّب هبة الذات في الدعوة التي نلناها مِن الذي أوجدنا على هذه الأرض (را. لو 9، 23- 25). أتجرأ على القول إن ما هو أساسيّ لشابّ يريد أن يتبع المسيح، هو البحث عن الدعوة الخاصّة واتّباعها.

الشهادة للمحبة

أشكر كلّ الوقائع الكنسيّة التي تسمح لكم بأن تلتقوا بالمسيح الحيّ شخصيًّا في كنيسته: الرعايا، الجمعيّات، الحركات، الرهبانيّات، ومختلف أشكال الخدمات التبشيريّة. يجد الكثير من الشبيبة، عبر التطوّع الإرسالي، نوعًا من خدمة "الصغار" (را. متى 25، 40)، فيعزّزوا الكرامة البشريّة ويشهدوا لفرح المحبّة ولفرح كونهم مسيحيّين. هذه الخبرات الكنسيّة تجعل من تنشئة كلّ فرد، لا تحضيرًا لنجاحه العمليّ وحسب، إنما تطوّرًا وعنايةً لموهبة أعطاها الربّ لهم من أجل خدمة الآخرين بشكل أفضل. هذه الأشكال من الخدمة الارساليّة المؤقّتة الجديرة بالثناء هي بداية مثمرة ويمكنها، في تمييز دعوتكم، أن تساعدكم على اتّخاذ قرار هبة ذواتكم بالكامل كمرسلين.

فقد ولدت الأعمال الإرساليّة الحبريّة من قلوب شابّة، كي تساند بشارة الإنجيل في جميع الأمم، وتساعد في النموّ البشريّ والثقافيّ لدى الكثير من الشعوب العطشى إلى الحقّ. أما الصلوات والمساعدات المادّية، التي تُعطى وتوزّع مجّانًا عبر الأعمال الإرسالية الحبرية، فتساعد الكرسي الرسولي على جعل الذين ينالون حاجاتهم، قادرين على الشهادة في بيئتهم الخاصّة. ما من أحد فقير لدرجة عدم القدرة على إعطاء ما عنده، ولكن أوّلًا على إعطاء ما هو عليه. ويحلو لي أن أكرّر الإرشاد الذي وجّهته إلى شبيبة التشيلي: "لا تفكّر أبدًا أنه ليس عندك ما تعطيه أو أنك لست بحاجة لأحد. فالكثير من الناس بحاجة إليك، فكّر بهذا الأمر. ليفكر كلّ منكم في قلبه: الكثير من الناس بحاجة إليّ" (اللقاء مع الشبيبة، معبد مايبو، 17 ينار/كانون الثاني 2018).

أيّها الشباب الأعزاء، سوف يكون شهر أكتوبر/تشرين الأول الإرسالي المقبل، والذي سيُعقد فيه السينودس المكرّس لكم، مناسبةً إضافيّة كي تجعل منّا تلاميذ مرسلين أكثر تتيّمًا بيسوع وبرسالته إلى أقاصي الأرض. ألتمس شفاعة مريم سلطانة الرسل، والقدّيسين فرانشيسكو سافيريو وتريزا الطفل يسوع والطوباوي باولو مانا، من أجلنا جميعا، وليرافقونا على الدوام.

[00782-AR.01] [Testo originale: Arabo]

Testo in lingua polacca

Wraz z młodymi nieśmy wszystkim Ewangelię

Drodzy młodzi, pragnę zastanowić się wraz z wami nad misją, którą powierzył nam Jezus. Zwracając się do was, zamierzam zwrócić się do wszystkich chrześcijan, którzy przeżywają w Kościele przygodę swego życia jako dzieci Boże. Tym, co pobudza mnie, by nawiązując dialog z wami mówić do wszystkich, jest pewność, że wiara chrześcijańska pozostaje zawsze młoda, jeśli otwiera się na misję, którą przekazuje nam Chrystus. „Misje odnawiają Kościół” (Enc. Redemptoris missio, 2), napisał św. Jan Paweł II, papież, który tak bardzo kochał młodych i bardzo się im poświęcił.

Okoliczność Synodu, który będziemy obchodzić w Rzymie w październiku, miesiącu misyjnym, daje nam możliwość lepszego zrozumienia w świetle wiary tego, co Pan Jezus chce powiedzieć, wam, młodym ludziom, a przez was wspólnotom chrześcijańskim.

Życie jest misją
Każdy mężczyzna i każda kobieta jest misją i to jest powodem, dla którego żyje na ziemi. Być pociągniętym i być posyłanym to dwa poruszenia, które nasze serce – szczególnie, gdy jest młode wiekiem – odczuwa jako wewnętrzne siły miłości, obiecujące przyszłość i popychające nasze istnienie naprzód. Nikt tak, jak młodzi, nie odczuwa, jak bardzo życie wdziera się i pociąga. Wielkim wyzwaniem jest przeżywanie z radością swej odpowiedzialności za świat. Dobrze znam blaski i cienie bycia młodym, a jeśli myślę o mojej młodości i mojej rodzinie, to przypominam sobie siłę nadziei na lepszą przyszłość. Fakt, że jesteśmy na tym świecie nie wskutek naszej decyzji, pozwala nam domyślać się, że istnieje inicjatywa, która nas uprzedza i sprawia, że ​​istniejemy. Każdy z nas jest powołany do refleksji nad tą rzeczywistością: „Ja jestem misją na tym świecie, i dlatego jestem w tym świecie” (Adhort. ap. Evangelii gaudium, 273).

Głosimy wam Jezusa Chrystusa
Kościół głosząc to, co darmo otrzymał (por. Mt 10, 8; Dz 3, 6), może dzielić się z wami, młodymi, drogą i prawdą, które prowadzą do sensu życia na tej ziemi. Jezus Chrystus, który dla nas umarł i zmartwychwstał, oddaje się naszej wolności i pobudza ją do poszukiwania, odkrywania i głoszenia tego prawdziwego i pełnego sensu. Drodzy młodzi, nie lękajcie się Chrystusa i Jego Kościoła! W nich jest skarb, który napełnia życie radością. Mówię to wam z doświadczenia: dzięki wierze znalazłem fundament moich marzeń i siłę, by je zrealizować. Widziałem wiele cierpień, wiele ubóstwa oszpecającego twarze wielu braci i sióstr. A jednak dla tych, którzy są z Jezusem, zło jest wyzwaniem, aby kochać coraz bardziej. Wielu mężczyzn i wiele kobiet, wielu ludzi młodych w imię Ewangelii wielkodusznie poświęcało się, czasami aż do męczeństwa, służbie swoim braciom. Z krzyża Jezusa uczymy się Bożej logiki ofiarowania siebie (por. 1 Kor 1,17-25) jako przesłanie Ewangelii dla życia świata (por. J 3, 16). Bycie rozpalonymi miłością Chrystusa pochłania tych, którzy płoną i powoduje rozwój, oświeca i rozpala tych, których kochamy (por. 2 Kor 5, 14). Za przykładem świętych, którzy otwierają nas na szerokie perspektywy Boga, zachęcam was do stawiania sobie w każdych okolicznościach pytania: „Co Chrystus zrobiłby na moim miejscu?”

Przekazywać wiarę aż po krańce ziemi
Również wy, ludzie młodzi, przez chrzest jesteście żywymi członkami Kościoła i wspólnie mamy misję niesienia Ewangelii wszystkim. Wchodzicie w życie. Wzrastanie w łasce wiary przekazywanej nam przez sakramenty Kościoła włącza nas w nurt pokoleń świadków, gdzie mądrość tych, którzy mają doświadczenie, staje się świadectwem i zachętą dla tych, którzy otwierają się na przyszłość. A nowość młodych staje się z kolei wsparciem i nadzieją dla osób będących blisko celu swej podróży. Dzięki współistnieniu różnych grup wiekowych, Kościół w swojej misji buduje mosty międzypokoleniowe, poprzez które wiara w Boga i miłość bliźniego stają się czynnikami głębokiej jedności.

To przekazywanie wiary, będące istotą misji Kościoła, odbywa się zatem przez „zarażanie” miłością, przez co radość i entuzjazm wyrażają nowo odnaleziony sens i pełnię życia. Upowszechnianie wiary przez przyciąganie wymaga serc otwartych, poszerzonych miłością. Miłości nie można stawiać granic: jak śmierć potężna jest miłość (por. Pnp 8, 6). A taka otwartość rodzi spotkanie, świadectwo, głoszenie; rodzi wzajemne dzielenie się w miłości z tymi wszystkimi, którzy są dalecy od wiary, okazują się na nią obojętni, niekiedy niechętni i przeciwni jej. Środowiska ludzkie, kulturowe i religijne wciąż jeszcze nieznające Ewangelii Jezusa i sakramentalnej obecności Kościoła, stanowią najbardziej odległe „krańce ziemi”, do których, od czasu Paschy Jezusa posłani są Jego uczniowie i misjonarze, z pewnością, że zawsze jest z nimi ich Pan (por. Mt 22, 20; Dz 1, 8). Na tym polega to, co nazywamy missio ad gentes. Najbardziej przygnębiającymi peryferiami człowieczeństwa potrzebującego Chrystusa jest obojętność wobec wiary, czy wręcz nienawiść wobec boskiej pełni życia. Każde ubóstwo materialne i duchowe, wszelka dyskryminacja braci i sióstr jest zawsze konsekwencją odrzucenia Boga i Jego miłości.

Najodleglejsze krańce ziemi są dla was dzisiaj, drodzy młodzi bardzo aktualne i zawsze łatwe do „nawigacji”. Świat cyfrowy, sieci społecznościowe, które nas przenikają i osaczają, zacierają granice, niwelują skrajności i odległości, zmniejszają różnice. Wszystko wydaje się w zasięgu ręki, wszystko tak bliskie i bezpośrednie. A jednak bez daru, jakim jest zaangażowanie naszego życia, możemy mieć mnóstwo kontaktów, ale nigdy nie będziemy zanurzeni w prawdziwej komunii życia. Misja aż po najdalsze krańce ziemi wymaga daru z siebie samego, w powołaniu danym nam przez Tego, który nas umieścił na tej ziemi (por. Łk 9, 23-25). Śmiałbym powiedzieć, że dla człowieka młodego, który chce podążać za Chrystusem, niezbędne jest poszukiwanie i akceptacja własnego powołania.

Świadczyć o miłości
Dziękuję wszystkim strukturom kościelnym, które pozwalają wam osobiście spotkać Chrystusa żyjącego w swoim Kościele: parafiom, stowarzyszeniom, ruchom, wspólnotom zakonnym, różnym przejawom posługi misyjnej. Wielu młodych znalazło w wolontariacie misyjnym formę służenia „maluczkim” (por. Mt 25, 40), promując ludzką godność i świadcząc o radości kochania i bycia chrześcijanami. Te doświadczenia kościelne sprawiają, że formacja każdego jest nie tylko przygotowaniem do własnego sukcesu zawodowego, ale rozwija i otacza troską Boży dar, żeby lepiej służyć innym. Te zasługujące na pochwałę formy czasowej posługi misyjnej są owocnym początkiem i, przy rozeznawaniu powołania, mogą wam pomóc w podjęciu decyzji o całkowitym darze samych siebie jako misjonarze.

Z młodych serc zrodziły się Papieskie Dzieła Misyjne, by wspierać głoszenie Ewangelii wszystkim narodom, przyczyniając się do rozwoju ludzkiego i kulturowego wielu ludzi spragnionych Prawdy. Modlitwy i pomoc materialna, które są hojnie ofiarowywane i przekazywane za pośrednictwem Papieskich Dzieł Misyjnych, pomagają Stolicy Apostolskiej w zapewnieniu, aby ci, którzy otrzymują dla zaspokojenia własnych potrzeb, mogli z kolei świadczyć w swoim środowisku. Nikt nie jest tak biedny, by nie mógł dać tego, co ma, ale wcześniej jeszcze tego, kim jest. Chciałbym powtórzyć zachętę, jaką skierowałem do młodych Chilijczyków: „Nigdy nie myśl, że nie masz nic do dania lub że nikogo nie potrzebujesz. Wielu ludzi ciebie potrzebuje, pomyśl o tym. Niech każdy z was pomyśli w swym sercu: wielu ludzi mnie potrzebuje” (Spotkanie z młodymi, Sanktuarium Maipu, 17 stycznia 2018).

Drodzy młodzi, tegoroczny październik – miesiąc misyjny, podczas którego odbędzie się poświęcony wam Synod – będzie kolejną okazją, aby stać się uczniami-misjonarzami, coraz bardziej rozmiłowanymi w Jezusie i Jego misji, aż po najdalsze krańce ziemi. Maryję Królową Apostołów, świętych Franciszka Ksawerego i Teresę od Dzieciątka Jezus, błogosławionego Pawła Mannę, proszę o wstawiennictwo dla nas wszystkich oraz by nam zawsze towarzyszyli.

FRANCISCUS

[00782-PL.01] [Testo originale: Polacco]

[B0371-XX.02]