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“Cor Orans” - Istruzione applicativa della Costituzione Apostolica “Vultum Dei quaerere” sulla vita contemplativa femminile della Congregazione per gli Istuti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, 15.05.2018


Testo in lingua italiana

Testo in lingua inglese

Testo in lingua spagnola

 

Testo in lingua italiana

INTRODUZIONE

Cuore orante nella Chiesa e per la Chiesa la vita contemplativa femminile, custode di gratuità e di ricca fecondità apostolica, è stata sempre testimone visibile di misteriosa e multiforme santità ed arricchisce la Chiesa di Cristo con frutti di grazia e di misericordia[1].

Con lo sguardo rivolto a tale peculiare forma della sequela di Cristo, Papa Pio XII, il 21 novembre 1950, pubblicava la Costituzione Apostolica Sponsa Christi Ecclesia[2] avente come oggetto la vita monastica femminile. In detto documento, il Romano Pontefice riconosceva i monasteri di monache come veri monasteri autonomi[3] e caldeggiava la nascita delle Federazioni[4] come strutture di comunione per far superare l’isolamento dei monasteri al fine di favorire la conservazione del comune carisma e la collaborazione in varie forme di reciproco aiuto, dando delle indicazioni per l’accommodata renovatio[5] di quello che era definito l’Istituto delle monache, soprattutto sul tema della clausura[6]. Di fatto Papa Pio XII anticipava per i monasteri di monache quanto il Concilio Vaticano II avrebbe chiesto alcuni anni più tardi a tutti gli Istituti religiosi[7].

Come ricordava lo stesso Papa Pio XII all’inizio della Costituzione Apostolica che, quasi come introduzione storica, delinea nei tratti essenziali le varie fasi della vita consacrata femminile nella Chiesa[8], nel corso dei secoli, l’intendimento e il progetto dei fondatori, sanciti dalla competente autorità della Chiesa, ha arricchito la Chiesa, Sposa di Cristo, di una moltitudine di carismi, modellando varie forme di vita contemplativa in diverse tradizioni monastiche e differenti famiglie carismatiche[9].

La peculiarità del documento, che trattava della disciplina/normativa comune all’Istituto delle monache, del monastero autonomo e della Federazione tra monasteri autonomi, ha dato lunga vita alla Costituzione Apostolica Sponsa Christi Ecclesia, che è rimasta in vigore anche dopo la celebrazione del Concilio Vaticano II e la promulgazione del Codice di Diritto Canonico, sino al presente.

Infatti Papa Francesco, promulgando il 29 giugno 2016 la Costituzione Apostolica Vultum Dei quaerere per aiutare le contemplative a raggiungere il fine proprio della loro specifica vocazione, ha invitato a riflettere e a discernere su dei precisi contenuti[10] legati alla vita consacrata in generale ed alla tradizione monastica in particolare, ma non ha inteso abrogare la Sponsa Christi Ecclesia che è stata derogata solo in alcuni punti[11]. Di conseguenza i due documenti pontifici sono da ritenersi come normativa in vigore per i monasteri di monache e devono essere letti in un’ottica unitaria.

Papa Francesco, sulla scia di quanto insegnato da Papa Pio XII e ribadito dal Concilio Ecumenico Vaticano II, ha inteso presentare nella Vultum Dei quaerere l’intenso e fecondo cammino percorso dalla Chiesa negli ultimi decenni, alla luce degli insegnamenti dello stesso Concilio e considerate le mutate condizioni socio-culturali[12], ribadendo che “la vita contemplativa femminile ha sempre rappresentato nella Chiesa e per la Chiesa il cuore orante, custode di gratuità e di ricca fecondità apostolica ed è stata testimone visibile di misteriosa e multiforme santità”[13].

Di conseguenza, dal momento che gli Istituti interamente dediti alla contemplazione occupano sempre un posto eminente nel corpo mistico di Cristo “per quanto urgente sia la necessità dell’apostolato attivo, i membri di tali Istituti non possono essere chiamati a prestare l’aiuto della loro opera nei diversi ministeri pastorali”[14].

Per mandato del Santo Padre[15], la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ha redatto la presente Istruzione applicativa della Costituzione Apostolica Vultum Dei quaerere, offerta “alla Chiesa, con particolare riferimento ai monasteri di rito latino”[16], Istruzione che intende rendere chiare le disposizioni della legge, sviluppando e determinando i procedimenti nell’eseguirla[17].

NORME GENERALI

1. Con il nome di monache, a norma del diritto, si intendono, oltre alle religiose di voti solenni anche quelle che nei monasteri professano voti semplici, sia perpetui che temporanei. La Chiesa, fra le donne consacrate a Dio mediante la professione dei consigli evangelici, designa le sole monache all’impegno della preghiera pubblica, che in suo nome innalza a Dio, come comunità orante nell’Ufficio divino da celebrarsi in coro.

2. Al legittimo nome di monache non si oppone 1) la professione semplice emessa legittimamente nei monasteri; 2) l’esercizio di opere di apostolato congiunto alla vita contemplativa sia per istituzione approvata e confermata dalla Santa Sede per alcuni Ordini, sia per legittima prescrizione o concessione della Santa Sede in favore di alcuni monasteri.

3. Tutti i monasteri nei quali vengono emessi soltanto voti semplici possono chiedere alla Santa Sede la restaurazione dei voti solenni.

4. La forma particolare di vita religiosa che le monache devono fedelmente vivere, secondo il carisma del proprio Istituto, e alla quale vengono destinate dalla Chiesa è la vita contemplativa canonica. Con il nome di vita contemplativa canonica non si intende quella interna e teologica alla quale sono invitati tutti i fedeli in forza del battesimo, ma la professione esterna della disciplina religiosa che, sia attraverso esercizi di pietà, orazione e mortificazione, sia per le occupazioni cui le monache devono attendere, è talmente ordinata alla contemplazione interiore che tutta la vita e tutta l’azione possono facilmente e devono efficacemente essere imbevute dal desiderio di essa.

5. Per Santa Sede nella presente Istruzione si intende la Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica.

6. Con il nome di monastero sui juris si intende la casa religiosa della comunità monastica femminile che, avendo i requisiti per una reale autonomia di vita, è stata legittimamente eretta dalla Santa Sede e gode di autonomia giuridica, a norma del diritto.

7. Con il nome di Federazione di monasteri si intende una struttura di comunione tra più monasteri autonomi del medesimo Istituto, eretta dalla Santa Sede che ne approva gli Statuti, perché nella condivisione del medesimo carisma i monasteri federati superino l’isolamento e promuovano l’osservanza regolare e la vita contemplativa.

8. Con il nome di Associazione dei monasteri si intende una struttura di comunione tra più monasteri autonomi del medesimo Istituto eretta dalla Santa Sede perché, nella condivisione del medesimo carisma, i monasteri associati collaborino tra di loro secondo gli Statuti approvati dalla Santa Sede.

9. Con il nome di Conferenza dei monasteri si intende una struttura di comunione tra monasteri autonomi, appartenenti ad Istituti diversi e presenti in una medesima regione, eretta dalla Santa Sede che ne approva gli Statuti, al fine di promuovere la vita contemplativa e di favorire la collaborazione tra i monasteri in contesti geografici o linguistici particolari.

10. Con il nome di Confederazione si intende una struttura di collegamento tra Federazioni di monasteri, eretta dalla Santa Sede che ne approva gli Statuti, per lo studio di temi relativi alla vita contemplativa in relazione al medesimo carisma, per dare indirizzo unitario ed un certo coordinamento all’attività delle singole Federazioni[18].

11. Con il nome di Commissione Internazionale si intende un organo centralizzato di servizio e di studio a beneficio delle monache di un medesimo Istituto, eretto o riconosciuto dalla Santa Sede che ne approva gli Statuti, per lo studio di temi relativi alla vita contemplativa in relazione al medesimo carisma[19].

12. Con il nome di Congregazione monastica si intende una struttura di governo, eretta dalla Santa Sede, tra più monasteri autonomi del medesimo Istituto, sotto l’autorità di una Presidente, che è Superiora maggiore a norma del diritto[20], e di un capitolo generale, che nella Congregazione monastica è la suprema autorità, a norma delle Costituzioni approvate dalla Santa Sede.

13. Quanto disposto dalla presente Istruzione per la Federazione dei monasteri è ugualmente valido anche per l’Associazione dei monasteri e per la Conferenza dei monasteri, tenendo conto della loro peculiare natura e dei propri Statuti, approvati dalla Santa Sede.

14. Quanto disposto dalla presente Istruzione per la Federazione dei monasteri si applica congrua congruis referendo alla Congregazione monastica femminile, a meno che non sia disposto altro dal diritto universale e proprio o non risulti altrimenti dal contesto o dalla natura delle cose.

CAPITOLO PRIMO
IL MONASTERO AUTONOMO

15. Il monastero sui juris è una casa religiosa che gode di autonomia giuridica: la sua superiora è una Superiora maggiore[21], la sua comunità è stabilmente costituita per il numero e la qualità dei membri, per il diritto stesso è sede di noviziato e di formazione, gode di personalità giuridica pubblica e i suoi beni sono beni ecclesiastici.

16. La Chiesa riconosce ad ogni monastero sui juris una giusta autonomia giuridica, di vita e di governo, mediante la quale la comunità delle monache può godere di una propria disciplina ed essere in grado di conservare la sua indole e tutelare la propria identità[22].

17. L’autonomia del monastero favorisce la stabilità di vita e l’unità interna della comunità, garantendo le condizioni per la vita delle monache, secondo lo spirito e l’indole dell’Istituto di appartenenza[23].

18. L’autonomia giuridica di un monastero di monache, per potersi ottenere, deve presupporre una reale autonomia di vita, cioè la capacità di gestire la vita del monastero in tutte le sue dimensioni (vocazionale, formativa, governativa, relazionale, liturgica, economica…). In tal caso un monastero autonomo è vivo e vitale[24].

19. Un monastero di monache, come ogni casa religiosa, viene eretto tenuta presente l’utilità della Chiesa e dell’Istituto[25].

I. La fondazione

20. La fondazione di un monastero di monache, tenuto presente quanto stabilito al n. 39 della presente Istruzione, può avvenire o ad opera di un singolo monastero o attraverso l’azione della Federazione, secondo quanto stabilito dall’Assemblea Federale.

21. La fondazione da parte di un singolo monastero deve essere espressione della maturità della comunità di un monastero autonomo vivo e vitale, che viene a generare una nuova comunità capace di essere, a sua volta, testimone del primato di Dio, secondo lo spirito e l’indole dell’Istituto di appartenenza.

22. La fondazione sorta ad opera della Federazione deve essere espressione della comunione tra i monasteri ed esprimere la volontà di diffondere la vita contemplativa soprattutto nelle chiese particolari dove questa non è presente.

23. Nel discernimento sulla fondazione di un nuovo monastero da parte di un singolo monastero intervengono, in aiuto alla superiora del monastero fondatore, la Presidente federale e l’Assistente religioso. Il discernimento sulla fondazione di un nuovo monastero da parte della Federazione è fatto nell’ambito dell’Assemblea Federale.

24. L’opportunità della fondazione di un monastero di monache deve essere prudentemente considerata, particolarmente se la fondazione avviene ad opera di un solo monastero, perché non si indebolisca troppo la comunità fondatrice, valutando attentamente la scelta del luogo, perché tale scelta comporta una diversa e particolare forma di preparazione della fondazione e dei membri della futura comunità.

25. Nella scelta del Paese in cui si intende fare la fondazione si deve considerare se la vita monastica è già presente, si deve acquisire ogni informazione necessaria ed utile, soprattutto sulla presenza e vitalità della Chiesa Cattolica, sulle vocazioni alla vita consacrata, sul senso religioso nella popolazione e sulla possibilità di future vocazioni per la nuova fondazione.

26. Nella scelta del luogo della fondazione si devono assicurare le condizioni necessarie per garantire alle monache la possibilità di un degno sostentamento, di condurre regolarmente la vita contemplativa nel monastero[26] e di favorire le relazioni tra i monasteri.

27. Nella scelta del luogo della fondazione particolare attenzione si deve prestare alle esigenze della vita sacramentale e spirituale del nuovo monastero, perché la carenza di clero in alcune chiese particolari non permette sempre di individuare un presbitero che abbia competenza e sensibilità spirituale per accompagnare la comunità di un monastero di monache.

28. Nella scelta del luogo della fondazione l’aspetto della separazione dal mondo deve essere particolarmente previsto e curato, attesa la testimonianza pubblica che le monache sono tenute a rendere a Cristo e alla Chiesa nella vita contemplativa, secondo l’indole e le finalità dell’Istituto di appartenenza[27], nella disciplina della clausura, prevista dal diritto[28].

29. Il monastero di monache viene fondato con una decisione capitolare della comunità di un monastero autonomo o con una decisione dell’Assemblea Federale e l’invio di almeno cinque monache, almeno tre delle quali di voti solenni, previo consenso scritto del vescovo diocesano[29] e l’autorizzazione della Santa Sede.

30. La fondazione non gode di alcuna autonomia ma, sino al momento dell’erezione canonica a monastero sui juris, è in tutto dipendente dal monastero fondatore o dalla Federazione.

31. La superiora locale della fondazione è una monaca di voti solenni, idonea ad esercitare il servizio dell’autorità, nominata dalla Superiora maggiore del monastero fondatore o dalla Presidente federale, a norma del diritto proprio.

32. Le monache della fondazione, che liberamente devono aderire in scritto a tale progetto, mantengono i diritti capitolari nel proprio monastero che restano sospesi nel loro esercizio sino al momento dell’erezione del nuovo monastero.

33. La Superiora maggiore del monastero fondatore o la Presidente federale può chiedere alla Santa Sede che la fondazione venga eretta sede di noviziato in presenza di una comunità di almeno cinque professe di voti solenni, assicurata la presenza di una monaca di voti solenni, legittimamente nominata dalla Superiora maggiore del monastero fondatore o dalla Presidente federale, che svolga il compito di maestra delle novizie.

34. Se la fondazione è avvenuta ad opera di un solo monastero, sino al momento dell’erezione a monastero autonomo, le candidate sono ammesse al noviziato, le novizie alla professione temporanea e le professe temporanee alla professione solenne dalla Superiora maggiore del monastero fondatore, a norma del diritto universale e proprio.

35. Se la fondazione è avvenuta ad opera della Federazione, sino al momento dell’erezione a monastero autonomo, le candidate sono ammesse al noviziato, le novizie alla professione temporanea e le professe temporanee alla professione solenne dalla Presidente federale, con il consenso del Consiglio Federale, previa consultazione della superiora locale e della comunità della fondazione, a norma del diritto universale e degli Statuti della Federazione.

36. La comunità della fondazione non ha capitolo conventuale, ma un capitolo locale e sino al momento dell’erezione a monastero autonomo, la professione sarà emessa per il monastero fondatore - o per altro monastero di riferimento stabilito dalla Presidente federale al momento della fondazione da parte della Federazione - benché in vista della futura erezione di un nuovo monastero autonomo.

37. La fondazione, se eretta in sede di noviziato, diviene sede di formazione anche per le professe temporanee, pertanto si deve assicurare la presenza di una monaca di voti solenni, legittimamente nominata dalla Superiora maggiore del monastero fondatore o dalla Presidente federale, che svolga il compito di formatrice.

38. Si stabilisce che il tempo congruo tra la fondazione e l’erezione di un monastero di monache sia di quindici anni al massimo. Trascorso tale periodo di tempo la Santa Sede, sentita la superiora del monastero fondatore, la Presidente federale, l’Assistente religioso e l’Ordinario competente, deve valutare se esiste una fondata speranza di proseguire la fondazione per giungere all’erezione canonica del monastero o decretarne la fine, a norma del diritto.

II. L’erezione canonica

39. Un monastero di monache viene eretto in monastero sui juris su richiesta della comunità del monastero fondatore o per decisione del Consiglio Federale con il benestare della Santa Sede[30] in presenza dei requisiti che seguono:

a) una comunità che abbia dato buona testimonianza di vita fraterna in comune con “la necessaria vitalità nel vivere e trasmettere il carisma”[31], composta da almeno otto monache di voti solenni, “purché la maggior parte non sia di età avanzata”[32];

b) oltre al numero si richiedono particolari capacità in alcune monache della comunità, che devono essere in grado di assumere: come superiora, il servizio dell’autorità; come formatrice, la formazione iniziale delle candidate; come economa, l’amministrazione dei beni del monastero;

c) locali adatti allo stile di vita della comunità, per garantire alle monache la possibilità di condurre regolarmente la vita contemplativa secondo l’indole e lo spirito proprio dell’Istituto di appartenenza;

d) condizioni economiche tali da garantire alla comunità di provvedere da se stessa alle necessità della vita quotidiana.

Questi criteri devono essere considerati nella loro globalità ed in una visione di insieme[33].

40. Spetta alla Santa Sede il giudizio ultimo di valutazione sulla presenza di detti requisiti, dopo aver attentamente considerato la richiesta trasmessa dalla Superiora maggiore del monastero fondatore o dalla Presidente federale ed aver acquisito, da parte sua, altre informazioni.

41. Non si deve procedere all’erezione di un monastero di monache se prudentemente non si ritiene di provvedere in modo adeguato alle necessità della comunità[34] e non si abbia certezza della stabilità del monastero.

42. Avendo presente il particolare apostolato delle comunità contemplative con la testimonianza della loro vita consacrata, che le monache sono chiamate a rendere a Cristo e alla Chiesa, ed il posto eminente che occupano nel Corpo mistico di Cristo, le monache non possono essere chiamate a prestare l’aiuto della loro opera nei diversi ministeri pastorali né devono accettarli.

43. L’autonomia di vita, costante presupposto per mantenere l’autonomia giuridica, deve essere costantemente verificata dalla Presidente federale[35] la quale, quando in un monastero a suo giudizio viene a mancare l’autonomia di vita, è tenuta ad informare la Santa Sede in vista della nomina della Commissione ad hoc[36].

44. Il monastero autonomo è retto da una Superiora maggiore, designata a norma del diritto proprio.

45. Quando in un monastero autonomo le professe di voti solenni giungono al numero di cinque, la comunità di detto monastero perde il diritto all’elezione della propria superiora. In tal caso la Presidente federale è tenuta ad informare la Santa Sede in vista della nomina della Commissione ad hoc[37] e chi ha il diritto di presiedere il capitolo elettivo, previa autorizzazione della Santa Sede, procederà alla nomina di una superiora amministratrice, dopo aver sentito singolarmente i membri della comunità.

46. Il monastero autonomo ha la capacità di acquistare, di possedere, di amministrare e alienare beni temporali, a norma del diritto universale e proprio[38].

47. I beni del monastero autonomo sono amministrati da una monaca di voti solenni, con l’incarico di economa, costituita a norma del diritto proprio e distinta dalla Superiora maggiore del monastero[39].

48. La comunità del monastero ritiene i beni in suo possesso come doni ricevuti da Dio, per mezzo dei benefattori e del lavoro della comunità, come mezzi necessari ed utili per conseguire i fini propri dell’Istituto di appartenenza, sempre rispettando le esigenze della professione del Consiglio evangelico di povertà mediante voto pubblico.

49. Sono atti di amministrazione straordinaria quelli che superano le esigenze abituali per il mantenimento e il lavoro della comunità e per la normale manutenzione degli edifici del monastero.

50. Nell’ambito dell’amministrazione ordinaria fanno spese e compiono atti di amministrazione validamente la Superiora maggiore e l’economa del monastero, nei confini del loro incarico.

51. Per le spese e gli atti di amministrazione straordinaria è necessaria l’autorizzazione del Consiglio del monastero e del capitolo conventuale a seconda del valore della somma, da determinarsi nel diritto proprio.

52. In deroga al can. 638, §4 CJC, per la validità dell’alienazione e di qualunque altro negozio da cui la situazione patrimoniale del monastero potrebbe subire un danno, si richiede la licenza scritta della Superiora maggiore con il consenso del Consiglio o del capitolo conventuale, a seconda del valore della vendita e del negozio, ed il parere della Presidente federale[40].

53. Se si tratta di negozio o di vendita il cui valore supera la somma fissata dalla Santa Sede per le singole regioni oppure di donazioni votive fatte alla Chiesa o di cose preziose per valore storico e artistico, si richiede inoltre la licenza della Santa Sede.

III. L’affiliazione

54. L’affiliazione è una particolare forma di aiuto che la Santa Sede viene a stabilire in particolari situazioni in favore della comunità di un monastero sui juris che presenta un’autonomia solo asserita, ma in realtà assai precaria o, di fatto, inesistente.

55. L’affiliazione si configura come un sostegno di carattere giuridico che deve valutare se l’incapacità di gestire la vita del monastero autonomo in tutte le sue dimensioni sia solo temporanea o irreversibile, aiutando la comunità del monastero affiliato a superare le difficoltà o a disporre quanto è necessario per addivenire alla soppressione di detto monastero.

56. Alla Santa Sede in questi casi spetta valutare l’opportunità di costituire una commissione ad hoc formata dall’Ordinario, dalla Presidente della Federazione, dall’Assistente Federale e dalla Superiora maggiore del monastero[41].

57. Con l’affiliazione, la Santa Sede sospende lo status di monastero autonomo, rendendolo donec aliter provideatur casa dipendente da un altro monastero autonomo del medesimo Istituto o dalla Federazione, secondo quanto stabilito nella presente Istruzione ed eventuali altre disposizioni in materia date dalla stessa Santa Sede.

58. La Superiora maggiore del monastero autonomo affiliante o la Presidente federale è costituita Superiora maggiore del monastero affiliato.

59. La superiora locale del monastero affiliato è una monaca di voti solenni, nominata ad nutum dalla Superiora maggiore del monastero autonomo oppure dalla Presidente federale[42], con il consenso del rispettivo Consiglio, sentite le monache della comunità del monastero affiliato. Detta superiora locale è costituita rappresentante legale del monastero affiliato.

60. Il monastero affiliato può accogliere candidate ma il noviziato e la formazione iniziale devono essere compiuti nel monastero affiliante o in altro monastero stabilito dalla Federazione.

61. Le candidate del monastero affiliato sono ammesse al noviziato, le novizie alla professione temporanea e le professe temporanee alla professione solenne dalla Superiora maggiore del monastero affiliante, sentita la comunità del monastero affiliato ed ottenuto il voto favorevole del capitolo conventuale del monastero affiliante oppure dalla Presidente federale con il consenso del suo Consiglio.

62. La professione sarà emessa per il monastero affiliato.

63. Durante il tempo dell’affiliazione, l’economia dei due monasteri è amministrata distintamente.

64. Nel monastero affiliato è sospesa la celebrazione dei capitoli conventuali ma resta salva la possibilità di convocare capitoli locali.

IV. La traslazione

65. Per traslazione si intende il trasferimento di una comunità monastica dalla propria sede ad un’altra per giusta causa, senza modificare lo status giuridico del monastero, la composizione della comunità e le titolari dei vari uffici.

66. Per realizzare la traslazione è necessario:

- ottenere una decisione del capitolo conventuale del monastero presa a maggioranza dei due terzi dei voti;

- avvisare in tempo conveniente il vescovo nella cui diocesi è sito il monastero da lasciare;

- ottenere il previo consenso scritto del vescovo della diocesi in cui la comunità delle monache si trasferisce;

- sottoporre la richiesta di traslazione alla Santa Sede, impegnandosi nel trasferimento dei beni di proprietà della comunità del monastero all’osservanza delle norme canoniche e civili in materia.

V. La soppressione

67. L’affiliazione può essere occasione di ripresa e di rinascita quando l’autonomia di vita è parzialmente compromessa. Se la situazione di incapacità si presenta irreversibile, la soluzione, dolorosa quanto necessaria, è la soppressione del monastero.

68. Un monastero di monache che non riesce ad esprimere, secondo l’indole contemplativa e le finalità dell’Istituto, la particolare testimonianza pubblica a Cristo e alla Chiesa Sua Sposa, deve essere soppresso, tenuta presente l’utilità della Chiesa e dell’Istituto cui il monastero appartiene.

69. Alla Santa Sede in questi casi spetta valutare l’opportunità di costituire una commissione ad hoc formata dall’Ordinario, dalla Presidente della Federazione, dall’Assistente Federale e dalla Superiora maggiore del monastero[43].

70. Fra i criteri che possono concorrere a determinare un giudizio riguardo alla soppressione di un monastero, dopo aver vagliato tutte le circostanze, sono da considerarsi i seguenti punti nel loro insieme: il numero delle monache, l’età avanzata della maggior parte dei membri, la reale capacità di governo e formativa, la mancanza di candidate da parecchi anni, la mancanza della necessaria vitalità nel vivere e trasmettere il carisma nella fedeltà dinamica[44].

71. Un monastero di monache viene soppresso unicamente dalla Santa Sede acquisito il parere del vescovo diocesano[45] e, se pare opportuno, sentito il parere della Presidente federale, dell’Assistente religioso e dell’Ordinario religioso, se il monastero è associato a norma del can. 614 CJC.

72. I beni del monastero soppresso, rispettate le volontà dei fondatori e donatori, seguono le monache superstiti e vanno, in proporzione, ai monasteri che le accolgono, salvo altra disposizione della Santa Sede[46] che può disporre, nei singoli casi, la porzione dei beni da attribuire alla carità, alla chiesa particolare entro i cui confini è posto il monastero, alla Federazione e al “Fondo per le monache”.

73. In caso di soppressione di monastero totalmente estinto, quando non ci sono monache superstiti, salvo altra disposizione della Santa Sede[47], la destinazione dei beni del monastero soppresso, nel rispetto delle norme canoniche e civili, vanno alla persona giuridica superiore rispettiva, cioè alla Federazione dei monasteri o ad altra struttura di comunione tra i monasteri ad essa equiparata oppure alla Congregazione monastica femminile.

VI. Vigilanza ecclesiale sul monastero

74. In ciascuna struttura di comunione o di governo in cui possono configurarsi i monasteri femminili è loro garantita la necessaria e giusta vigilanza, esercitata principalmente - ma non esclusivamente - mediante la visita regolare di un'autorità esterna ai monasteri stessi.

75. A norma del diritto universale e proprio, il servizio della vigilanza spetta:

1. alla Presidente della Congregazione monastica femminile in riferimento alle comunità dei monasteri congregati;

2. al superiore maggiore dell'Istituto maschile consociante, che è denominato Ordinario religioso, in riferimento alla comunità del monastero femminile associato giuridicamente, a norma del diritto[48];

3. al vescovo diocesano in riferimento alle comunità dei monasteri affidati alla sua peculiare vigilanza a norma del diritto[49] presenti nella propria chiesa particolare.

76. Ciascun monastero femminile è affidato alla vigilanza di una sola autorità, non essendo più presente nel Codice di Diritto Canonico il regime della "doppia dipendenza", simultanea e cumulativa, cioè del vescovo e del superiore regolare, presente in vari canoni del Codice di Diritto Canonico del 1917.

77. Per quanto riguarda i monasteri di monache uniti in Congregazione monastica, l'ambito e le modalità concrete per svolgere il servizio della vigilanza vanno desunti dalle Costituzioni della Congregazione monastica femminile, approvate dalla Santa Sede.

78. Per quanto riguarda i monasteri di monache associati giuridicamente, l'ambito e le modalità per svolgere il servizio della vigilanza da parte dell’Ordinario religioso sono stabiliti nelle proprie Costituzioni, approvate dalla Santa Sede, nelle quali devono essere definiti i diritti e doveri del superiore consociante e del monastero femminile associato, secondo la propria spiritualità e le proprie tradizioni.

79. Si deve favorire, in quanto è possibile, l’associazione giuridica dei monasteri di monache all’ordine maschile corrispondente[50] al fine di tutelare l’identità della famiglia carismatica.

80. I monasteri congregati e i monasteri associati giuridicamente restano tuttavia vincolati al vescovo diocesano secondo quanto stabilito dal diritto universale e riportato al n. 83 della presente Istruzione.

81. Per quanto riguarda i monasteri femminili affidati alla peculiare vigilanza del vescovo diocesano, questa si esprime nei confronti della comunità del monastero principalmente nei casi stabiliti dal diritto universale, in quanto il vescovo diocesano:

a) presiede il capitolo conventuale che elegge la Superiora maggiore[51];

b) compie la visita regolare del monastero, anche per quanto riguarda la disciplina interna[52], tenuto conto di quanto disposto dalla presente Istruzione;

c) esamina, in quanto ordinario del luogo, il rendiconto annuale dell'amministrazione economica del monastero[53];

d) in deroga al can. 638, §4 CJC, dà, in quanto ordinario del luogo, il consenso scritto per particolari atti di amministrazione, se stabilito del diritto proprio[54];

e) conferma l'indulto di uscita definitiva dal monastero, concesso ad una professa di voti temporanei dalla Superiora maggiore con il consenso del suo Consiglio[55];

f) emana il decreto di dimissione di una monaca, anche di voti temporanei[56].

82. Questi casi, espressi per delineare ambito e modalità della peculiare vigilanza del vescovo diocesano, costituiscono la base dell'ambito e della vigilanza da parte dell’Ordinario religioso dell'Istituto consociante sul monastero femminile associato giuridicamente e devono essere presenti nelle Costituzioni del monastero associato.

VII. Relazioni tra monastero e Vescovo diocesano

83. Tutti i monasteri femminili, fatta salva l'autonomia interna[57] e l’eventuale esenzione esterna[58] sono soggetti al vescovo diocesano, che esercita la sollecitudine pastorale nei seguenti casi:

a) la comunità del monastero femminile è soggetta alla potestà del vescovo[59], al quale deve devoto rispetto e riverenza in ciò che riguarda l'esercizio pubblico del culto divino, la cura delle anime[60] e le forme di apostolato corrispondenti alla propria indole[61];

b) il vescovo diocesano[62], in occasione della visita pastorale o di altre visite paterne ed anche in caso di necessità, può prendere egli stesso soluzioni opportune[63] quando constata che esistono abusi e dopo che i richiami fatti alla Superiora maggiore non hanno sortito alcun effetto;

c) il vescovo diocesano interviene nell'erezione del monastero dando il consenso scritto prima che venga richiesto il benestare della Sede Apostolica[64];

d) il vescovo diocesano interviene, in quanto ordinario de luogo, nella nomina del cappellano[65] e, sempre in quanto ordinario de luogo, nell'approvazione dei confessori ordinari[66]. Il tutto deve avvenire “considerando la specificità del carisma proprio e le esigenze della vita fraterna in comunità”[67];

e) il vescovo diocesano interviene nella soppressione del monastero, esprimendo il proprio parere[68];

f) al vescovo diocesano, in quanto ordinario del luogo, e ai suoi superiori fa riferimento la monaca esclaustrata rimanendo sotto la loro dipendenza e cura[69];

g) il vescovo diocesano ha la facoltà per giusta causa di entrare nella clausura e di permettere, con il consenso della Superiora maggiore, ad altre persone di entrarvi[70].

84. Per i monasteri congregati e per i monasteri associati i punti di sollecitudine pastorale sopra delineati costituiscono le sole forme possibili di intervento del vescovo diocesano, dal momento che devono essere salvaguardati i diritti/doveri della Presidente della Congregazione per i monasteri congregati e i diritti/doveri dell’Ordinario religioso dell'Istituto associante nei confronti del monastero associato.

85. Per i monasteri affidati alla peculiare vigilanza del vescovo diocesano, i punti di sollecitudine pastorale appena delineati sono da aggiungersi a quelli che il Codice di Diritto Canonico presenta come espressioni della peculiare vigilanza, richiamati al n. 81 della presente Istruzione.

CAPITOLO SECONDO
LA FEDERAZIONE DI MONASTERI

I. Natura e fine

86. La Federazione è una struttura di comunione tra monasteri del medesimo Istituto eretta dalla Santa Sede perché monasteri che condividono il medesimo carisma non rimangano isolati ma lo custodiscano nella fedeltà e, prestandosi fraterno aiuto vicendevole, vivano il valore irrinunciabile della comunione[71].

87. La Federazione è costituita da più monasteri autonomi che hanno affinità di spirito e di tradizioni e, anche se non sono configurate necessariamente secondo un criterio geografico, per quanto possibile, non devono essere geograficamente troppo distanti[72].

88. La Santa Sede ha la competenza esclusiva di erigere, sospendere, unire e sopprimere le Federazioni[73] dei monasteri di monache.

89. Parimenti la Santa Sede ha la competenza esclusiva di ascrivere un monastero autonomo ad una Federazione o permettere il passaggio di un monastero da una Federazione ad un’altra del medesimo Istituto.

90. La Federazione dei monasteri di monache, per la fonte da cui deriva e per l’autorità da cui direttamente dipende ed è retta, è di diritto pontificio, a norma del diritto canonico.

91. Gli Statuti della Federazione devono essere conformi non solo a quanto stabilito dalla presente Istruzione, ma anche alla natura, alle leggi, allo spirito e alle tradizioni dell’Istituto di appartenenza.

92. La Federazione, a norma di questa Istruzione e dei propri Statuti, nella peculiarità del proprio carisma, promuove la vita contemplativa nei monasteri, garantisce l’aiuto nella formazione iniziale e permanente, come pure lo scambio di monache e di beni materiali[74].

93. A norma di quanto disposto nella Costituzione apostolica Vultum Dei quaerere, tutti i monasteri inizialmente devono entrare in una Federazione. Un monastero, per ragioni speciali, oggettive e motivate, con il voto del capitolo conventuale può chiedere alla Santa Sede di essere dispensato da tale obbligo. La concessione di tale dispensa e riservata alla Santa Sede[75]. Un monastero, per cause oggettive e motivate, con il voto del capitolo conventuale può chiedere alla Santa Sede di non appartenere più ad una Federazione. Alla Santa Sede compete fare un adeguato discernimento prima di concedere l’uscita da una Federazione.

94. Ottenuta l’erezione canonica, la Federazione chiede il riconoscimento giuridico anche in ambito civile e pone la sede legale in uno dei monasteri appartenenti ad essa.

95. Diverse Federazioni di un medesimo Istituto, con l’approvazione della Santa Sede, possono costituire tra loro una ConFederazione[76] per dare indirizzo unitario ed un certo coordinamento all’attività delle singole Federazioni.

96. La Santa Sede può istituire o approvare per ogni Istituto una Commissione Internazionale con lo scopo di favorire lo studio di temi relativi alla vita contemplativa in relazione al proprio carisma[77].

97. La Federazione, legittimamente eretta, è una persona giuridica pubblica nella Chiesa e pertanto è capace di acquistare, possedere, amministrare e alienare beni temporali, mobili e immobili, che sono beni ecclesiastici, a norma del diritto universale e proprio.

98. Per tenere viva e rafforzare l’unione di monasteri, attuando una delle finalità della Federazione, viene favorita tra i monasteri una certa comunicazione di beni, coordinata dalla Presidente federale.

99. La comunicazione dei beni in una Federazione si attua mediante contributi, doni, prestiti che i monasteri offrono per altri monasteri che si trovano i difficoltà economiche e per le esigenze comuni della Federazione.

100. La Federazione ritiene i beni in suo possesso come mezzi necessari ed utili per conseguire i fini propri.

101. Ogni Federazione costituisce un fondo economico (cassa federale) per poter realizzare le finalità federative. Tale fondo serve a coprire le spese ordinarie della Federazione stessa e quelle relative alla formazione delle monache al livello federale, a sovvenire alle necessità di sussistenza e di salute delle monache, a mantenere gli edifici e a sostenere le nuove fondazioni.

102. Il fondo economico è alimentato dalle libere elargizioni dei monasteri, dalle offerte dei benefattori e da parte degli introiti provenienti dalle alienazioni dei beni dei monasteri soppressi, secondo quanto stabilito dalla presente Istruzione[78].

103. L’economia della Federazione è gestita dal Consiglio federale, presieduto dalla Presidente federale, che si avvale della collaborazione dell’Economa federale.

104. Nell’ambito dell’amministrazione ordinaria fanno spese e compiono atti di amministrazione validamente la Presidente federale e l’economa della Federazione nei confini del loro incarico.

105. Per le spese e gli atti di amministrazione straordinaria è necessaria l’autorizzazione del Consiglio federale e dell’Assemblea federale, a seconda del valore della somma, stabilita nel diritto proprio. Ogni Federazione nella Assemblea elettiva, fissa la somma a partire della quale è necessario avere l’autorizzazione del Consiglio federale e dell’Assemblea federale.

106. Se si tratta di negozio o di vendita il cui valore supera la somma fissata dalla Santa Sede per le singole regioni oppure di donazioni votive fatte alla Chiesa o di cose preziose per valore storico e artistico, si richiede inoltre la licenza della Santa Sede.

107. Per la validità della vendita e di qualunque altro negozio da cui la situazione patrimoniale della Federazione potrebbe subire un danno, si richiede la licenza scritta della Presidente federale con il consenso del Consiglio o dell’Assemblea federale, a seconda del valore del negozio, stabilito nel diritto proprio.

108. In deroga al can. 638, §4 CJC, per la validità dell’alienazione dei beni dei monasteri soppressi la Presidente della Federazione e il Consiglio federale, al di là del valore del bene da alienare, necessitano sempre ed unicamente della licenza scritta delle Santa Sede[79].

109. Salvo altra disposizione della Santa Sede[80], la Presidente della Federazione dispone dei proventi dell’alienazione dei beni dei monasteri totalmente estinti appartenenti alla Federazione, secondo quanto stabilito da questa Istruzione.

II. La Presidente federale

110. La Presidente della Federazione, eletta dall’Assemblea federale a norma degli Statuti della Federazione per un periodo di sei anni, non è una Superiora maggiore e, nell’esercizio del proprio servizio, agisce in forza di quanto le attribuisce la presente Istruzione[81] in conformità ad diritto universale e proprio.

111. In deroga al can. 628, §2, 1° CJC, la Presidente della Federazione, nel tempo stabilito, accompagna il Visitatore regolare nella visita canonica ai monasteri federati come convisitatrice[82].

112. La Presidente della Federazione, quando si tratta della visita canonica alla comunità del proprio monastero, delegherà una Consigliera federale come convisitatrice del Visitatore regolare.

113. La Presidente della Federazione, ogni volta che la necessità lo richiede, può visitare le comunità dei monasteri federati accompagnata da una co-visitatrice, scelta a turno fra le Consigliere, e dall’Economa della Federazione.

114. Tutte le altre visite - materne o sororali - sono concordate con la Superiora del monastero.

115. La Presidente della Federazione, al termine della visita canonica, indica per iscritto alla Superiora maggiore del monastero le soluzioni più adatte ai casi e alle situazioni emerse durante la visita e del tutto informa la Santa Sede.

116. La Presidente della Federazione, durante la visita canonica, verifica come le materie, contenute nei punti elencati al n. 12 e sviluppati nei nn. 13-35 della Costituzione Apostolica Vultum Dei quaerere, sono vissute[83] e se le norme applicative inerenti, decise nelle Assemblee federali, sono osservate.

117. La Presidente della Federazione vigila particolarmente sulla formazione iniziale e permanente nei monasteri, come questa sia conforme al carisma del proprio Istituto, di modo che ogni comunità sia come un faro che illumina il cammino degli uomini e delle donne del nostro tempo[84]. Alla fine della visita informerà la Santa Sede sulle reali possibilità che il monastero ha di assicurare o meno la formazione iniziale.

118. La formazione delle formatrici e delle loro collaboratrici è affidata in parte ai monasteri e in parte alla Federazione, pertanto la Presidente della Federazione è chiamata a potenziare la formazione a livello federale[85] e ad esigere la partecipazione di quante esercitano il servizio della formazione; se ciò non dovesse avvenire deferisce la cosa alla Santa Sede.

119. La Presidente della Federazione mette in atto la formazione prevista dall’Assemblea federale per coloro che sono chiamate ad esercitare il servizio dell’autorità[86] e ne esige la partecipazione; se ciò non dovesse avvenire deferisce la cosa alla Santa Sede.

120. La Presidente della Federazione, sentito il parere del Consiglio Federale, sceglie i luoghi più adeguati dove tenere i corsi specifici di formazione delle formatrici e delle loro collaboratrici, come pure per coloro che sono chiamate ad esercitare il servizio dell’autorità, stabilendo la durata di tali corsi in maniera tale che non siano a detrimento delle esigenze della vita contemplativa[87] e comunitaria.

121. Quando un monastero autonomo non possiede più una reale autonomia di vita[88] spetta alla Presidente della Federazione riferire la cosa alla Santa Sede.

122. Quando la Superiora maggiore di un monastero nega ad una monaca il consenso per il passaggio ad altro monastero del medesimo Istituto, la Presidente della Federazione, fatto il dovuto discernimento con il suo Consiglio sulla cosa, ne dà comunicazione alla Santa Sede, che decide il da farsi.

III. Il Consiglio federale

123. Il Consiglio federale è composto da quattro consigliere elette dall’Assemblea federale fra tutte le monache professe solenni dei monasteri della Federazione e rimane in carica per sei anni.

124. Il Consiglio federale ha competenza solo su quanto gli è attribuito dalla presente Istruzione[89] ed eventualmente stabilito negli Statuti, tuttavia la Presidente della Federazione può consultarlo ogni volta che lo ritiene opportuno.

125. Il Consiglio federale è consultato dalla Presidente della Federazione al termine di ogni visita canonica prima di inviare per iscritto alla Superiora maggiore del monastero le soluzioni più adatte ai casi e alle situazioni emerse durante la visita stessa.

126. Il Consiglio federale esprime il suo parere nella scelta dei tempi e dei luoghi più adeguati dove tenere i corsi specifici di formazione delle formatrici e delle loro collaboratrici, come pure di coloro che sono chiamate ad esercitare il servizio dell’autorità.

127. Il Consiglio federale collabora con la Presidente della Federazione nella stesura della Relazione sullo stato della Federazione e dei singoli monasteri da inviare alla Santa Sede alla fine del sessennio.

128. Il Consiglio federale è consultato dalla Presidente della Federazione prima di inviare alla Santa Sede la richiesta di affiliazione o di soppressione di un monastero.

129. Il Consiglio federale dà il proprio consenso nella scelta della Formatrice federale che esplica e coordina la formazione iniziale comune[90]. Ugualmente, per cause gravi, esprime il proprio consenso per la rimozione della Formatrice federale.

130. In deroga al can. 686, §2 CJC, il Consiglio federale dà il proprio consenso per la richiesta dell’indulto di esclaustrazione di una monaca di voti solenni, dopo l’anno concesso dalla Superiora maggiore del monastero, fino al compimento dei tre anni[91].

131. Il Consiglio federale dà il proprio consenso per la richiesta di proroga dell’indulto di esclaustrazione di una monaca di voti solenni da richiedere alla Santa Sede[92]. La Presidente federale, prima di presentare la questione al Consiglio Federale, deve acquisire il parere scritto della Superiora maggiore della monaca professa di voti solenni che chiede la proroga dell’indulto, espresso collegialmente insieme al Consiglio del monastero, previo consenso dell’Ordinario del luogo dove la monaca dovrà dimorare, ed acquisito il parere del Vescovo diocesano o dell’Ordinario religioso competente.

132. Il Consiglio federale assume le funzioni del Consiglio del monastero autonomo quando quest’ultimo, mediante l’affiliazione, è affidato alla Presidente della Federazione nel processo di accompagnamento per la rivitalizzazione o per la soppressione del monastero[93].

IV. L’Assemblea federale

133. La comunione che esiste tra i monasteri si rende visibile nell’Assemblea federale, segno di unità nella carità, che ha principalmente il compito di tutelare tra i monasteri federati il patrimonio carismatico dell’Istituto e promuovere un adeguato rinnovamento che ad esso si armonizzi, salvo il fatto che nessuna Federazione di monasteri di monache o Confederazione di Federazioni rappresenta l’intero Istituto.

134. Partecipano di diritto all’Assemblea federale, la Presidente federale, le Consigliere federali, l’Economa federale, la Superiora maggiore e una Delegata di ciascun monastero autonomo federato, eletta dal capitolo conventuale; la Segretaria federale svolge unicamente la funzione di attuario.

135. L’Assemblea federale ordinaria è convocata ogni sei anni ed in essa si rinnovano le cariche federali.

136. L’Assemblea federale intermedia è convocata ogni tre anni per verificare i cammini realizzati e per adottare eventuali rimedi o cambiamenti in seno ad essi.

137. Se la necessità lo impone o la convenienza lo suggerisce, la Presidente federale, con il consenso del Consiglio federale, può convocare l’Assemblea federale straordinaria.

138. L’Assemblea federale, sia ordinaria che intermedia, è convocata dalla Presidente almeno sei mesi prima della scadenza del sessennio o del compimento del triennio.

139. L’Assemblea federale straordinaria è convocata dalla Presidente due mesi prima della sua celebrazione.

140. Venendo a cessare l’ufficio di Presidente federale, per morte o negli altri modi previsti dal diritto[94], la prima Consigliera convoca, entro un mese dalla vacanza dell’ufficio, l’Assemblea federale straordinaria, da celebrarsi entro due mesi dalla convocazione. In questo caso si procede nuovamente all’elezione delle Consigliere federali e dell’Economa federale.

141. L’Assemblea federale:

a) riceve la relazione della Presidente federale sullo stato della Federazione e dei singoli monasteri;

b) elegge la Presidente federale e il Consiglio federale;

c) elegge l’Economa federale;

d) tratta gli affari di maggiore importanza;

e) prende decisioni ed emana norme che tutte le monache sono tenute ad osservare, dopo l’approvazione definitiva della Santa Sede;

f) elabora per un sessennio i percorsi formativi comuni che ogni comunità si obbliga a realizzare;

g) promuove la realizzazione di nuove fondazioni e le modalità per attuarle, sia come singoli monasteri sia come Federazione;

h) individua un monastero come sede di formazione iniziale comune per i monasteri della Federazione[95];

i) stabilisce un progetto formativo per coloro che sono chiamate ad esercitare il servizio dell’autorità[96] e per le formatrici[97].

V. Uffici federali

142. L’amministrazione della Federazione è affidata all’Economa federale, eletta dall’Assemblea federale per sei anni.

143. L’Economa federale ha la responsabilità di eseguire quanto stabilito dal Consiglio Federale e collabora con la Presidente della Federazione, nel contesto della Visita regolare, nel verificare l’andamento economico dei singoli monasteri rilevandone le positività e le criticità, dati che devono apparire nella Relazione finale della visita.

144. La Segretaria federale è scelta dalla Presidente della Federazione e dura in carica sei anni, tale ufficio può essere svolto da una delle Consigliere federali.

145. La Segretaria federale, per quanto è possibile, risiede nel monastero prescelto quale sede legale della Federazione ed in esso custodisce i documenti e tiene aggiornato l’archivio della Federazione.

146. Su indicazione della Presidente della Federazione, la Segretaria federale stila l’ordine del giorno e convoca il Consiglio federale, durante il quale svolge funzione di attuario.

147. La Segretaria federale, su indicazione della Presidente della Federazione, prepara l’Assemblea federale.

148. La Formatrice federale[98] è nominata ad nutum dalla Presidente della Federazione con il consenso del Consiglio federale. La Formatrice federale può essere rimossa dal suo ufficio, per cause gravi, dalla Presidente della Federazione con il consenso del medesimo Consiglio.

VI. L’Assistente religioso

149. L’Assistente della Federazione, rappresenta la Santa Sede presso la Federazione, ma non presso i singoli monasteri che la compongono, e svolge il suo compito seguendo fedelmente le disposizioni relative al proprio ufficio ed eseguendo l’incarico ricevuto nei limiti della propria competenza.

150. L’Assistente della Federazione, poiché partecipa in una certa misura alla giurisdizione della Santa Sede, è un presbitero, nominato dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica per una o per più Federazioni.

151. L’Assistente della Federazione non è un superiore maggiore e svolge il suo compito in spirito di collaborazione e di servizio nei confronti della Federazione favorendo la conservazione del genuino spirito dell’Istituto ed aiutando con il proprio Consiglio la Presidente nella conduzione della Federazione particolarmente nella formazione a livello federale e nella soluzione dei problemi economici di maggiore importanza.

152. La nomina dell’Assistente della Federazione è riservata alla Santa Sede ma la Federazione ha la facoltà di presentazione.

153. La nomina dell’Assistente è ad nutum Sanctae Sedis.

154. La Presidente della Federazione, nel tempo stabilito, è tenuta a presentare alla Santa Sede i nominativi di tre possibili candidati all’ufficio di Assistente della Federazione, allegando i risultati delle previe consultazioni delle comunità dei singoli monasteri della Federazione, il curriculum vitae di ciascun candidato, il parere proprio e quello del Consiglio della Federazione, il nulla-osta degli Ordinari dei candidati. La Santa Sede si riserva, nel modo ritenuto più opportuno e conveniente, di integrare le informazioni relative ai candidati all’ufficio di Assistente.

155. L’Assistente della Federazione deve trasmettere ogni anno una breve relazione sul proprio operato, sull’andamento della Federazione, segnalando eventuali situazioni particolari. A conclusione del suo mandato l’Assistente invia alla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica una relazione maggiormente dettagliata sullo stato della Federazione.

CAPITOLO TERZO
LA SEPARAZIONE DAL MONDO

I. Nozione e rilevanza per la vita contemplativa

156. Partendo dal dettato codiciale[99], si ribadisce che la separazione dal mondo caratterizza la natura e le finalità degli Istituti di vita consacrata religiosi e corrisponde al dettato paolino di non conformarsi alla mentalità di questo secolo[100], fuggendo ogni forma di mondanità.

Per la vita religiosa, la clausura costituisce un obbligo comune a tutti gli Istituti[101] ed esprime l’aspetto materiale della separazione dal mondo - della quale, tuttavia, non ne esaurisce la portata - concorrendo a creare in ogni casa religiosa un’atmosfera ed un ambiente favorevoli al raccoglimento, necessari alla vita propria di ogni Istituto religioso ma particolarmente per quelli dediti alla contemplazione.

157. Nella vita contemplativa delle monache una particolare attenzione merita l’aspetto della separazione dal mondo per l'altissima stima che la comunità cristiana nutre verso questo genere di vita, segno dell'unione esclusiva della Chiesa-Sposa con il suo Signore, sommamente amato.

158. La vita delle monache contemplative, impegnate in modo precipuo nella preghiera, in modo da tenere il cuore rivolto costantemente verso il Signore, nell'ascesi e nel fervido progresso della vita spirituale, non è altro che un tendere alla Gerusalemme celeste, un'anticipazione della Chiesa escatologica, fissa nel possesso e nella contemplazione del volto di Dio.

159. La comunità del monastero di monache, posta come città sul monte e lucerna sul lucerniere[102], pur nella semplicità della sua vita, raffigura visibilmente la meta verso cui cammina l'intera comunità ecclesiale che, ardente nell'azione e dedita alla contemplazione, avanza sulle strade del tempo con lo sguardo fisso alla futura ricapitolazione di tutto in Cristo.

160. L’aspetto materiale della separazione dal mondo ha una manifestazione particolare nella clausura, che è il luogo dell’intimità della Chiesa sposa perché, alla luce della particolare vocazione e missione ecclesiale, la clausura delle contemplative risponde all'esigenza, avvertita come prioritaria, di stare con il Signore.

161. Con il nome di clausura si intende lo spazio monastico separato dall’esterno e riservato alle monache, nella quale solo in caso di necessità può essere ammessa la presenza di estranei. Deve essere uno spazio di silenzio e di raccoglimento dove possa svilupparsi la ricerca permanente del volto di Dio, secondo il carisma dell’Istituto.

162. La clausura evoca quella cella del cuore in cui ciascuno è chiamato a vivere l'unione con il Signore. Accolta come dono e scelta come libera risposta di amore, essa è il luogo della comunione spirituale con Dio ed il prossimo, dove la limitazione degli spazi e dei contatti opera a vantaggio dell'interiorizzazione dei valori evangelici[103].

163. La clausura non è solo un mezzo ascetico di immenso valore, ma è un modo di vivere la Pasqua di Cristo, come gioioso annuncio e anticipazione profetica della possibilità offerta ad ogni persona e all'umanità intera di vivere unicamente per Dio, in Cristo Gesù[104].

164. Nei monasteri di monache, la clausura deve intendersi in senso positivo come uno spazio per l’uso e l’intimità delle monache che vivono la vita contemplativa, uno spazio di vita domestica, familiare, all’interno del quale la comunità vive la vita fraterna nella sua dimensione più intima.

165. Nei monasteri di monache, la clausura, in senso privativo è da considerarsi come uno spazio da tutelare, per evitare l’accesso di estranei.

166. La modalità della separazione dall'esterno dello spazio esclusivamente riservato alle monache deve essere materiale ed efficace, non solo simbolica o spirituale. Compete al Capitolo conventuale del monastero determinare la modalità di separazione dall’esterno.

167. Ogni monastero è tenuto a mantenere con ogni sollecitudine la sua fisionomia principalmente o prevalentemente contemplativa, impegnandosi in modo particolare a creare e a vivere un ambito di silenzio esteriore ed interiore nella preghiera[105], nell'ascesi e nel fervido progresso spirituale, nell'accurata celebrazione della liturgia, nella vita fraterna in comune, nell'osservanza regolare e nella disciplina della separazione dal mondo.

II. I mezzi di comunicazione

168. La normativa circa i mezzi di comunicazione sociale, in tutta la varietà in cui oggi si presenta, mira alla salvaguardia del raccoglimento e del silenzio: si può, infatti, svuotare il silenzio contemplativo quando si riempie la clausura di rumori, di notizie e di parole. Il raccoglimento e il silenzio è di grande importanza per la vita contemplativa in quanto “spazio necessario di ascolto e di ruminatio della Parola e presupposto per uno sguardo di fede che colga la presenza di Dio nella storia personale e in quella delle sorelle […] e nelle vicende del mondo[106].

169. Tali mezzi pertanto devono essere usati con sobrietà e discrezione, non solo riguardo ai contenuti ma anche alla quantità delle informazioni e al tipo di comunicazione, “affinché siano al servizio della formazione alla vita contemplativa e delle comunicazioni necessarie, e non occasione di dissipazione o di evasione della vita fraterna in fraternità, né danno per la vostra vocazione, né ostacolo per la vostra vita interamente dedita alla contemplazione[107].

170. L'uso dei mezzi di comunicazione, per motivo di informazione, di formazione o di lavoro, può essere consentito nel monastero, con prudente discernimento, ad utilità comune, secondo le disposizioni del Capitolo conventuale contenute nel progetto comunitario di vita.

171. Le monache curano la doverosa informazione sulla Chiesa e sul mondo, non con la molteplicità delle notizie, ma sapendo coglierne l'essenziale alla luce di Dio, per portarle nella preghiera in sintonia con il cuore di Cristo.

III. La clausura

172. Ogni singolo monastero di monache o Congregazione monastica femminile, a norma del can 667, §3 CJC e della presente Istruzione, segue la clausura papale o la definisce nelle Costituzioni o in altro codice del diritto proprio, nel rispetto della propria indole[108].

173. Il Vescovo diocesano o l’Ordinario religioso vigilano sull’osservanza della clausura nei monasteri affidati alla loro rispettiva cura, aiutando la Superiora, alla quale ne spetta la custodia immediata.

174. In deroga a quanto disposto dal can. 667, §4 CJC, il Vescovo diocesano, come pure l’Ordinario religioso, non interviene nella concessione della dispensa dalla clausura[109].

175. In deroga a quanto disposto dal can. 667, §4 CJC, la dispensa dalla clausura spetta unicamente alla Superiora maggiore la quale, nel caso in cui tale dispensa supera i quindici giorni, può concederla solo dopo aver ottenuto il consenso del suo Consiglio[110].

176. Abrogata la limitazione presente nell’Istruzione Verbi Sponsa[111], per giusta causa la Superiora maggiore, a norma del can. 665, § 1 CJC, con il consenso del suo Consiglio, può autorizzare l'assenza dal monastero della monaca professa di voti solenni non per più di un anno, sentito il Vescovo diocesano o l’Ordinario religioso competente.

177. In deroga al can. 686, §2 CJC, la Superiora maggiore, con il consenso del suo Consiglio, può concedere l’indulto di esclaustrazione ad una monaca professa di voti solenni, non per più di un anno, previo consenso dell’Ordinario del luogo dove la monaca dovrà dimorare, dopo aver acquisito il parere del Vescovo diocesano o dell’Ordinario religioso competente[112].

178. In deroga al can. 686, §2 CJC, una proroga dell’indulto di esclaustrazione può essere concessa dalla Presidente federale, con il consenso del suo Consiglio, alla monaca professa di voti solenni di un monastero della Federazione per un tempo non superiore a due anni[113].

179. Per tale concessione la Presidente federale, prima di presentare la questione al Consiglio Federale, deve acquisire il parere scritto della Superiora maggiore della monaca professa di voti solenni che chiede la proroga dell’indulto, espresso collegialmente insieme al Consiglio del monastero, previo consenso dell’Ordinario del luogo dove la monaca dovrà dimorare, ed acquisito il parere del Vescovo diocesano o dell’Ordinario religioso competente.

180. Ogni ulteriore proroga dell’indulto di esclaustrazione è riservata unicamente alla Santa Sede[114].

181. Durante la visita canonica i Visitatori sono tenuti a verificare l'osservanza di tutti gli elementi propri della vita contemplativa come descritti nella Costituzione Vultum Dei quaerere[115] con particolare riferimento all’aspetto della separazione dal mondo.

182. La Chiesa, per l'altissima stima che nutre verso la loro vocazione, incoraggia le monache a vivere fedelmente e con senso di responsabilità lo spirito e la disciplina della clausura per promuovere nella comunità un proficuo e completo orientamento verso la contemplazione di Dio Uno e Trino.

IV. La clausura papale

183. La clausura papale, instaurata nel 1298 da Bonifacio VIII, è quella “conforme alle norme date dalla Sede Apostolica[116] ed esclude compiti esterni di apostolato.

184. Se Pio XII l’aveva distinta in clausura papale maggiore e minore[117] il Codice di Diritto Canonico riconosce un solo tipo di clausura papale, che è osservata nei monasteri di monache interamente dedite alla vita contemplativa[118].

185. La clausura papale, per le monache, ha il significato di un riconoscimento di specificità della vita interamente contemplativa che, sviluppando singolarmente la spiritualità delle nozze con Cristo, diviene segno e realizzazione dell'unione esclusiva della Chiesa Sposa con il suo Signore.

186. Una reale separazione dal mondo, maggiormente segnata dal silenzio e dalla solitudine[119], esprimono e tutelano l'integrità e l'identità della vita interamente contemplativa, perché sia fedele al suo carisma specifico e alle sane tradizioni dell'Istituto.

187. La vita interamente contemplativa, per essere ritenuta di clausura papale, deve essere fondamentalmente ordinata al conseguimento dell'unione con Dio nella contemplazione.

188. Un Istituto viene ritenuto di vita interamente contemplativa se:

a) i suoi membri orientano tutta l'attività, interiore ed esteriore, all'intensa e continua ricerca dell'unione con Dio nel monastero e alla contemplazione del suo volto;

b) esclude compiti esterni e diretti di apostolato e, ordinariamente, la partecipazione fisica ad eventi e a ministeri della comunità ecclesiale. Detta partecipazione, previo consenso del Capitolo conventuale, deve essere consentita soltanto per particolari occasioni dal vescovo diocesano o dall’Ordinario religioso del monastero;

c) attua la separazione dal mondo, secondo modalità concrete stabilite dal Capitolo conventuale, in modo radicale, concreto ed efficace e non semplicemente simbolico, a norma del diritto universale e proprio, in linea con il carisma dell’Istituto.

V. Normativa circa la clausura papale

189. Data la varietà degli Istituti dediti a vita interamente contemplativa e delle loro tradizioni, oltre a quanto stabilito nella presente Istruzione, alcune modalità della separazione dal mondo vengono lasciate alle Costituzioni o ad altri codici del diritto proprio dell’Istituto che, in linea con il proprio carisma, possono anche stabilire norme più severe circa la clausura, che devono essere approvate dalla Sede Apostolica.

190. La legge della clausura papale si estende all'abitazione e a tutti gli spazi, interni ed esterni del monastero riservati esclusivamente alle monache nel quale solo in caso di necessità può essere ammessa la presenza di estranei. Deve essere uno spazio di silenzio e di raccoglimento, facilitato dall’assenza di opere esterne, dove possa svilupparsi con maggiore facilità la ricerca permanente del volto di Dio, secondo il carisma dell’Istituto.

191. La partecipazione di fedeli alle celebrazioni liturgiche nella chiesa o oratorio del monastero oppure alla lectio divina non consente l'uscita delle monache dalla clausura papale né l'ingresso dei fedeli nel coro delle monache, salvo casi particolari a giudizio del Capitolo conventuale.

192. In forza della legge della clausura papale le monache, le novizie e le postulanti devono vivere all'interno della clausura del monastero, e non è loro lecito uscirne, tranne nei casi contemplati dal diritto né è lecito ad alcuno entrare nell'ambito della clausura del monastero, eccettuati i casi previsti.

193. Nei monasteri di vita interamente contemplativa, la normativa sulla separazione dal mondo delle suore esterne, se contemplate dalle Costituzioni o da altri codici del diritto proprio dell’Istituto, è definita dal diritto particolare.

194. La concessione della licenza di entrare e di uscire dalla clausura papale richiede sempre una giusta causa, dettata cioè da vera necessità delle singole monache o del monastero: è questa un'esigenza di tutela delle condizioni richieste per la vita interamente contemplativa e, da parte delle monache, di coerenza con la scelta vocazionale.

195. Dove è consuetudine, l'uso di annotare in un libro gli ingressi e le uscite può essere conservato, a discrezione del Capitolo conventuale, anche come contributo alla conoscenza della vita e della storia del monastero.

196. Spetta alla Superiora maggiore del monastero la custodia immediata della clausura, garantire le condizioni concrete della separazione dal mondo e promuovere, all'interno del monastero, l'amore per il silenzio, il raccoglimento e la preghiera.

197. Spetta alla Superiora maggiore esprimere il giudizio sull'opportunità degli ingressi e delle uscite dalla clausura papale, valutandone con prudente discrezione la necessità, alla luce della vocazione interamente contemplativa, secondo quanto stabilito dalle Costituzioni o da altro testo del diritto proprio e disposto dalla presente Istruzione.

198. Spetta alla Superiora maggiore del monastero con clausura papale nominare una monaca professa di voti solenni per il servizio della portineria e, se il diritto proprio non contempla la presenza di suore esterne, di permettere ad una sorella di compiere i servizi propri delle suore esterne per un periodo limitato di tempo.

199. All'intera comunità compete l'obbligo morale della tutela, della promozione e dell'osservanza della clausura papale, in modo che motivazioni secondarie o soggettive non prevalgano sul fine che tale tipo di separazione si propone.

200. L'uscita dalla clausura papale, salvo indulti particolari della Santa Sede o in caso di pericolo, viene permessa dalla Superiora maggiore nei casi ordinari, riguardanti la salute delle monache, l'assistenza delle monache inferme, la partecipazione a corsi o riunioni di formazione iniziale e permanente organizzati dalla Federazione o da altro monastero, l'esercizio dei diritti civili e quelle necessità del monastero a cui non si può provvedere in altro modo.

201. Per inviare le novizie o le professe di voti temporanei, quando fosse necessario, a compiere parte della formazione in un altro monastero dell'Istituto, così come per effettuare trasferimenti temporanei o definitivi ad altri monasteri dello stesso Istituto, la Superiora maggiore esprime il suo consenso, con l'intervento del Consiglio o del Capitolo conventuale a norma delle Costituzioni o di altro codice del diritto proprio.

202. L'ingresso nella clausura papale è permesso, salvo indulti particolari della Santa Sede, ai Cardinali, i quali possono portare con sé qualcuno che li accompagni, ai Nunzi e ai Delegati Apostolici nei luoghi soggetti alla loro giurisdizione, ai Visitatori durante la Visita canonica, al Vescovo diocesano[120], all’Ordinario religioso competente, e a altre persone a giudizio della Superiora maggiore e per giusta causa.

203. Inoltre, l'ingresso nella clausura papale è permesso, previa licenza della Superiora:

– al presbitero per amministrare i Sacramenti alle inferme, per assistere quelle che sono a lungo o gravemente ammalate, per celebrare talvolta per loro la Santa Messa, per le processioni liturgiche e i funerali;

– a coloro i cui lavori o competenze sono necessari per curare la salute delle monache, per la formazione e per provvedere ai bisogni del monastero;

– alle proprie aspiranti e alle monache di passaggio, anche di altri Istituti di vita contemplativa.

VI. La clausura definita nelle Costituzioni

204. I monasteri che associano alla vita contemplativa qualche attività a beneficio del popolo di Dio o praticano forme più ampie di ospitalità in linea con la tradizione del proprio Istituto, definiscono la loro clausura nelle Costituzioni o in altro codice del diritto proprio.

A. Clausura costituzionale

205. La clausura costituzionale, che ha sostituito nel Codice di Diritto Canonico la clausura papale minore di Pio XII, è un tipo di clausura rivolto a monache che professano la vita contemplativa associando “qualche legittima opera di apostolato o di carità cristiana[121].

206. Con il nome di clausura costituzionale si intende lo spazio monastico separato dall’esterno che, come minimo, deve comprendere quella parte del monastero, degli orti e dei giardini riservati esclusivamente alle monache, nella quale solo in caso di necessità può essere ammessa la presenza di estranei. Deve essere uno spazio di silenzio e di raccoglimento, dove possa svilupparsi la ricerca permanente del volto di Dio, secondo il carisma dell’Istituto, in considerazione delle opere di apostolato o di carità esercitate dalle monache.

207. Questo tipo di clausura, “adatto all’indole propria e definita dalle Costituzioni“[122] viene approvato dalla Sede Apostolica che approva le Costituzioni o altro codice del diritto proprio dell'Istituto.

B. Clausura monastica

208. Alle espressioni clausura papale e clausura costituzionale, conosciute dal Codice di Diritto Canonico, San Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica postsinodale Vita Consacrata[123] ne aveva aggiunta una terza, la clausura monastica.

209. Prima di Vita Consacrata tale espressione era stata usata per definire la clausura dei monaci[124], più rigorosa di quella comune a tutti i religiosi[125], ma meno rigida di quella papale e paragonabile, sotto certi aspetti, alla clausura costituzionale delle monache.

210. Per i monasteri di monache contemplative, la clausura monastica, pur conservando il carattere di una più rigorosa disciplina rispetto a quella comune, permette di associare alla funzione primaria del culto divino forme più ampie di accoglienza e di ospitalità[126].

211. La clausura monastica, in quanto descritta nelle Costituzioni o in altro codice del diritto proprio, è una peculiare espressione della clausura costituzionale.

VII. Normativa circa la clausura costituzionale

212. Compete alla Superiora maggiore del monastero, con il consenso del suo Consiglio, determinare per scritto chiaramente l’ambito della clausura costituzionale, delimitarlo e modificarlo per giusta causa.

213. In forza della legge della clausura costituzionale le monache, le novizie e le postulanti devono vivere all'interno della clausura del monastero, e non è loro lecito uscirne, tranne nei casi contemplati dal diritto, né è lecito ad alcuno entrare nell'ambito della clausura del monastero al di fuori dei casi previsti e senza il permesso della superiora.

214. La partecipazione di fedeli alle celebrazioni liturgiche nella chiesa o nell’oratorio del monastero oppure alla lectio divina in altro luogo adatto del monastero consente l'uscita delle monache dalla clausura costituzionale rimanendo nell’ambito dello stesso monastero mentre resta sempre proibito l'ingresso dei fedeli nella parte della casa soggetta a detto tipo di clausura.

215. Ogni monaca ne è corresponsabile e deve contribuire, con grande stima del silenzio e della solitudine, a far sì che la regolamentazione esteriore della clausura costituzionale conservi quel fondamentale valore interiore, attraverso il quale la clausura è fonte di vita spirituale e testimonianza della presenza di Dio.

216. Possono entrare nell’ambito della clausura costituzionale, con il consenso della Superiora maggiore del monastero:

a) le persone necessarie al servizio della comunità da un punto di vista spirituale, formativo e materiale;

b) le monache di altre comunità, che siano di passaggio o ospiti nel monastero;

c) le giovani in ricerca vocazionale.

217. La Superiora maggiore del monastero può permettere le uscite dalla clausura costituzionale per giusta causa, tenendo conto delle indicazioni date dalla presente Istruzione.

218. La Superiora maggiore del monastero con clausura costituzionale nomina monache per il servizio della portineria e della foresteria ed autorizza alcune monache a lavorare nelle opere o nei laboratori del monastero posti fuori dell’ambito della clausura, regolandone la permanenza fuori di essa.

CAPITOLO QUARTO
LA FORMAZIONE

219. La monaca diviene con pieno diritto membro della comunità del monastero sui juris e partecipe dei suoi beni spirituali e temporali con la professione dei voti solenni, libera e definitiva risposta all’appello dello Spirito Santo.

220. Le candidate si dispongono alla professione solenne passando per le varie tappe della vita monastica, durante le quali ricevono una formazione adeguata e, sebbene in grado diverso, fanno parte della comunità del monastero.

I. Principi generali

221. La formazione nella vita monastica contemplativa si fonda nell’incontro personale con il Signore. Ha inizio con la chiamata di Dio e la decisione di ciascuna di seguire, secondo il proprio carisma, le orme di Cristo, come sua discepola, sotto l’azione dello Spirito Santo.

222. Pur restando importante l’acquisizione di conoscenze, la formazione nella vita consacrata, e particolarmente nella vita monastica contemplativa, consiste soprattutto nell’identificazione con Cristo. Si tratta, infatti, di “una progressiva assimilazione dei sentimenti di Cristo verso il Padre”[127], fino a poter dire con san Paolo: “per me, vivere è Cristo”[128].

223. Sia le candidate che le monache devono avere presente che nel processo formativo non si tratta tanto di acquisire nozioni, quanto “di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza”[129]. Tutto ciò fa si che il processo formativo duri tutta la vita e ogni monaca si senta sempre in formazione.

224. La formazione in quanto processo continuo di crescita e di conversione che coinvolge tutta la persona, deve favorire lo sviluppo della dimensione umana, cristiana e monastica delle candidate e delle monache, vivendo radicalmente il Vangelo, in modo tale che la propria vita diventi una profezia.

225. La formazione alla vita monastica contemplativa deve essere integrale, cioè tener conto della persona nella sua totalità perché sviluppi armonicamente le proprie doti psichiche, morali, affettive e intellettuali e si inserisca attivamente nella vita comunitaria. Nessuna di queste dimensioni della persona deve restare esclusa dall’ambito della formazione sia iniziale che permanente o continua.

226. La formazione monastica contemplativa deve essere organica, graduale e coerente nelle sue diverse tappe, in quanto è chiamata a promuovere lo sviluppo della persona in modo armonico e progressivo, nel pieno rispetto della singolarità di ciascuna.

227. Sotto l’azione dello Spirito Santo, sia le candidate che le monache sono le protagoniste principali della propria formazione e le responsabili nell’assumere e interiorizzare tutti i valori della vita monastica.

228. Per tale motivo, il processo formativo deve essere attento all’unicità di ogni sorella e al mistero che reca in sé e ai suoi doni particolari, per favorire la sua crescita mediante la conoscenza di sé e la ricerca della volontà di Dio.

229. Nella formazione iniziale, riveste particolare importanza la figura della formatrice. Infatti, anche se “Dio Padre è il formatore per eccellenza”, però “in questa opera artigianale si serve di mediazioni umane” tra le quali si trovano le formatrici, “la cui missione principale è quella di mostrare la bellezza della sequela del Signore ed il valore del carisma in cui essa si compie[130].

230. È responsabilità del singolo monastero e della Federazione avere particolare attenzione alla scelta delle formatrici e curare la loro formazione[131].

II. La formazione permanente

231. Per formazione permanente o continua si intende un itinerario di tutta la vita[132], sia personale sia comunitario, “che deve portare alla configurazione al Signore Gesù e all’assimilazione dei suoi sentimenti nella sua totale oblazione al Padre[133]. È quindi un processo di continua conversione del cuore, “esigenza intrinseca della consacrazione religiosa”[134], ed esigenza di fedeltà creativa alla propria vocazione. La formazione permanente o continua è l’humus della formazione iniziale[135].

232. In quanto tale, la formazione permanente o continua deve essere considerata come prioritaria sia nel progetto di vita comunitario, sia nel progetto di vita di ciascuna monaca.

233. Lo scopo della formazione permanente è quello di nutrire e custodire la fedeltà, sia della singola monaca che della comunità, e portare a compimento quanto iniziato nella formazione iniziale, perché la persona consacrata possa esprimere in pienezza il proprio dono nella Chiesa, secondo un carisma specifico.

234. Ciò che caratterizza questa tappa rispetto alle altre è la mancanza di mete ulteriori a breve termine, e questo può causare un impatto a livello psicologico: non c’è più nulla a cui prepararsi, ma solo un quotidiano da vivere nel dono pieno di sé al Signore e alla Chiesa.

235. La formazione permanente avviene nel contesto della vita quotidiana: nella preghiera e nel lavoro, nel mondo delle relazioni, particolarmente nella vita fraterna in comunità, e nel rapporto con l’esterno, secondo la vocazione contemplativa.

236. La formazione permanente coltiva la capacità spirituale, dottrinale e professionale, l’aggiornamento e la maturazione della contemplativa, in modo che possa svolgere in maniera sempre più adeguata il suo servizio al monastero, alla Chiesa e al mondo, secondo la propria forma di vita e le indicazioni della Costituzione Apostolica Vultum Dei quaerere.

237. Ogni monaca è incoraggiata ad assumere la responsabilità della propria crescita umana, cristiana e carismatica, attraverso il progetto di vita personale, il dialogo con le sorelle della comunità monastica, e in particolare con la sua Superiora maggiore, cosi come attraverso la direzione spirituale e gli appositi studi contemplati negli Orientamenti per la vita monastica contemplativa.

238. Ogni comunità insieme al progetto comunitario è chiamata ad elaborare un programma di formazione permanente sistematico ed integrale, che, abbracci tutta l’esistenza della persona[136]. Detto programma sarà strutturato tenendo conto delle diverse stagioni della vita[137] e dei diversi servizi esercitati dalle monache, particolarmente dalle superiore e dalle formatrici[138].

239. La Superiora maggiore promuove la formazione permanente della comunità mediante il Capitolo conventuale, i giorni di ritiro, gli esercizi spirituali annuali, la condivisione della Parola di Dio, periodiche revisioni di vita, ricreazioni in comune, giornate di studio, dialogo personale con le sorelle, incontri fraterni.

240. È responsabilità della Superiora maggiore e di ogni membro della comunità assicurare che la vita fraterna sia formativa e aiuti ogni sorella nel suo cammino verso la totale configurazione con Cristo, fine ultimo di tutto il processo formativo[139] e a manifestare in ogni momento della sua vita “la piena e gioiosa appartenenza a Cristo”[140].

241. Fermo restando che la sede ordinaria della formazione permanente è il proprio monastero e che la vita fraterna deve favorire il cammino formativo delle sorelle[141], per assicurare una più adeguata formazione permanente o continua è caldamente consigliata la collaborazione tra diverse comunità monastiche, usando i mezzi di comunicazione opportuni[142].

III. Strumenti di formazione permanente

242. Sicuramente il primo strumento di formazione permanente per tutti i consacrati, ancor più per le contemplative, è la cura della vita di preghiera: liturgie curate e dignitose, secondo la possibilità della comunità; fedeltà ai momenti di preghiera personale, per garantire quello spazio dove poter intessere una relazione intima con il Signore; cura del rapporto con la Parola, attraverso la lectio personale e la collatio comunitaria, quando possibile[143].

243. Cura e attenzione al sacramento della riconciliazione e alla direzione spirituale, nell’attenzione alla scelta di confessori preparati a sostenere ed accompagnare il cammino di una comunità di vita contemplativa con riservatezza, sapienza e prudenza [144].

244. La formazione intellettuale va garantita attraverso un progetto stabilito dalla comunità che tenga conto possibilmente del livello culturale di tutte, perché tutte possano raccogliere qualcosa di utile al proprio cammino.

245. Utili e importanti sono anche i corsi di formazione comuni a più monasteri della stessa famiglia carismatica[145], dunque corsi federali o inter-federali, senza però dimenticare che “la formazione, specie quella permanente…, ha il suo humus nella comunità e nella vita quotidiana”[146].

246. Un clima di relazioni fraterne autentiche, improntate a vera carità e bontà, è fondamentale per consentire ad ogni membro della comunità un proprio spazio di vita e di espressione.

247. È compito di ciascuna trovare un giusto equilibrio nel dono di sé attraverso il lavoro, perché quest’ultimo sia vissuto come un servizio sereno e gioioso a Dio e alla comunità. È compito però anche della comunità l’attenzione a che nessuna sia gravata da lavori particolarmente pesanti, che assorbano le energie della mente e del corpo, a danno della vita spirituale. Il lavoro in quanto tale può essere un modo di mettere a frutto i propri talenti e dunque un aiuto per l’espressione della bellezza della persona; diventa pericoloso quando sia assolutizzato e catturi l’attenzione a detrimento dello spirito[147].

248. Non vanno trascurati i mezzi ascetici che sono di tradizione di ciascuna spiritualità, come modo di arginare gli istinti della propria natura e convogliarli verso il servizio al regno secondo il proprio carisma[148].

249. Anche la debita informazione di ciò che accade nel mondo è mezzo importante per ravvivare la consapevolezza e la responsabilità della propria missione apostolica pertanto la si curi attraverso i mezzi di comunicazione, nell’attenzione ad usarli con prudenza e discrezione, perché questo non sia a danno della vita contemplativa[149].

IV. La formazione iniziale

250. La formazione iniziale è il tempo privilegiato in cui le sorelle candidate alla vita monastica contemplativa, con uno speciale accompagnamento della formatrice e della comunità, vengono iniziate alla sequela di Cristo, secondo un determinato carisma, assumendo e integrando progressivamente i loro particolari doni personali con i valori autentici e caratteristici della propria vocazione.

251. La formazione iniziale è strutturata in tre tappe consecutive: il postulantato, il noviziato ed il tempo della professione temporanea o juniorato, precedute dall’aspirantato, nelle quali le candidate crescono e maturano fino ad assumere definitivamente la vita monastica in un determinato Istituto.

252. Nella formazione iniziale è di grande importanza che tra le varie tappe ci sia armonia e gradualità di contenuti. È ugualmente importante che tra la formazione iniziale e la formazione permanente o continua ci sia continuità e coerenza, affinché si crei nel soggetto “la disponibilità a lasciarsi formare in ogni giorno della sua vita”[150].

253. Tenendo presente che la persona si costruisce molto lentamente e che la formazione dovrà essere attenta a radicare nel cuore “i sentimenti di Cristo verso il Padre[151] e i valori umani, cristiani e carismatici propri, “alla formazione iniziale si deve riservare uno spazio di tempo sufficientemente ampio[152], “non inferiore a nove anni, e né superiore a dodici[153].

254. Durante questo tempo si metta in atto “un discernimento sereno e libero dalle tentazioni del numero e dell’efficienza[154]. Inoltre in ogni monastero si deve prestare speciale attenzione al discernimento spirituale e vocazionale, assicurando alle candidate un accompagnamento personalizzato e promuovendo itinerari formativi adeguati[155], prestando particolare attenzione a che la formazione sia veramente integrale – umana, cristiana e carismatica - e tocchi tutte le dimensioni della persona.

255. La costituzione di comunità monastiche internazionali e multiculturali manifesta l’universalità di un carisma, pertanto l’accoglienza di vocazioni provenienti da altri Paesi deve essere oggetto di adeguato discernimento.

256. Uno dei criteri di accoglienza è dato dalla prospettiva di diffondere un domani la vita monastica in chiese particolari dove questa forma della sequela di Cristo non è presente.

257. Si deve tuttavia assolutamente evitare il reclutamento di candidate da altri Paesi al solo scopo di salvaguardare la sopravvivenza del monastero[156].

258. Ogni monastero sui juris, dal momento della sua erezione è sede di noviziato e di formazione, iniziale e permanente o continua[157].

259. Nel caso in cui, nell’ambito della visita canonica, risulti che il singolo monastero sui juris non possa garantire una formazione di qualità, la formazione iniziale deve essere curata in altro monastero della Federazione o nella sede di formazione iniziale comune a vari monasteri[158].

260. Il monastero fondato, ma non ancora canonicamente eretto, ed il monastero affiliato sono solo sede di formazione permanente o continua.

261. Il monastero fondato, ma non ancora canonicamente eretto, può essere sede di noviziato e sede di formazione iniziale, se si danno le condizioni stabilite nella presente Istruzione a riguardo della formazione.

A. Aspirantato

262. L’aspirantato, considerato una prima conoscenza del monastero da parte della candidata e della candidata da parte della comunità del monastero, comporta una serie di contatti e tempi di esperienza in comunità, anche prolungati. Questa conoscenza sarà utile anche per colmare in questa fase eventuali lacune nel cammino di formazione umana e religiosa.

263. Compete alla Superiora maggiore con il suo Consiglio, tenendo conto di ogni singola candidata, stabilire i tempi e le modalità che l’aspirante trascorrerà in comunità e fuori del monastero.

264. Il Signore Gesù ha insegnato che chi intraprende un’azione importante deve prima ben ponderare se ha “il necessario per portare a termine l’impresa”[159]. Per questo chi pensa di iniziare il cammino della vita contemplativa trascorra un certo tempo nella riflessione circa le sue reali capacità e fare una prima verifica personale della autenticità della propria chiamata alla vita monastica contemplativa.

265. Avere “il necessario” significa possedere le doti naturali e psicologiche, una normale apertura agli altri, equilibrio psichico, spirito di fede e volontà ferma, che rendono possibile trascorrere la vita in comunità, nella continenza, nell’obbedienza, nella povertà e nella clausura.

266. Senza queste doti iniziali non si può pensare, né da parte dell’aspirante né da parte della comunità che accoglie, che vi sia la vocazione alla vita monastica e contemplativa. Pertanto, durante tutta la formazione iniziale, ma particolarmente durante l’aspirantato, si deve prestare una particolare attenzione alla dimensione umana.

267. Durante questo tempo, l’aspirante è affidata dalla Superiora maggiore a una sorella professa solenne perché possa essere accompagnata ed orientata nella scelta vocazionale.

268. L’aspirantato, della durata minima di dodici mesi, può essere prolungato secondo le necessità a discrezione della Superiora maggiore, sentito il suo Consiglio, ma non oltre due anni.

B. Postulantato

269. Il postulantato è una tappa necessaria per l’adeguata preparazione al noviziato[160], durante la quale la candidata conferma la propria determinazione a convertirsi attraverso un progressivo passaggio della vita secolare alla vita monastica contemplativa.

270. Durante questo tempo, la postulante deve essere gradualmente introdotta al processo di assimilazione degli gli elementi fondamentali della vita monastica contemplativa.

271. Il postulantato comporta un’esperienza più diretta e concreta della vita in comunità secondo un carisma specifico.

272. Prima di ammettere un’aspirante al postulantato si deve esaminare il suo stato di salute, se ha maturità confacente alla sua età, se ha l’indole adatta, se è socievole, solida nella dottrina e nella pratica cristiana, se aspira alla vita monastica con sincera intenzione, cercando in ogni momento il volto di Dio.

273. La postulante deve essere affidata alla maestra delle novizie o ad una monaca professa solenne che la aiuti a guardare dentro di sé, che sappia discernere se c’è una vera chiamata alla vita monastica contemplativa e alla quale la postulante possa aprirsi con tutta fiducia.

274. La postulante, aiutata dalla formatrice, si dedica specialmente alla sua formazione umana e spirituale e approfondisce il suo impegno battesimale.

275. Il postulantato ha una durata minima di dodici mesi che può essere prolungata secondo le necessità dalla Superiora maggiore, sentito il suo Consiglio, ma non deve superare i due anni.

276. Durante questo periodo le postulanti vivono in monastero e seguono la vita di comunità secondo le prescrizioni della maestra e, oltre ad essere aiutate a conoscere le proprie capacità in ordine alla vita monastica, nel monastero possono approfondire temi di studio o apprendere un mestiere, secondo le esigenze della comunità, come stabilito dalla Superiora maggiore con il suo Consiglio.

C. Noviziato

277. Il noviziato è il tempo in cui la novizia inizia la vita in un determinato Istituto, continua il discernimento vocazionale e l’approfondimento della propria decisione di seguire Gesù Cristo nella Chiesa e nel mondo di oggi, secondo un determinato carisma.

278. Il noviziato è il tempo della prova, ed ha come obiettivo quello di portare la candidata a prendere coscienza più piena della vocazione secondo uno specifico carisma, verificandone la reale e concreta capacità di viverlo con gioia e generosità, particolarmente in quanto si riferisce alla vita fraterna in comunità.

279. Il noviziato nei monasteri di monache ha la durata di due anni dei quali il secondo è quello canonico, seguendo quanto disposto dal can. 648 CJC per quando riguarda le assenze.

280. Durante il noviziato la novizia deve innanzitutto rendere profonda la sua amicizia con Cristo perché senza di essa non sarà mai in grado di assumere e mantenere le promesse di donazione a Lui e desiderare di crescere nella conoscenza del carisma che è chiamata a vivere, ponendosi la domanda se vuole condividere la propria esistenza in una vita fraterna in comune con le sorelle che costituiscono la comunità del monastero.

281. La novizia ottiene questo nella pratica della lectio divina prolungata, sotto la guida di una sorella esperta che sappia aprire il suo animo all’intelligenza delle Scritture, guidata dagli scritti dei Padri della Chiesa e dagli scritti e esempi di vita dei propri fondatori. Il contatto intimo con Cristo deve condurre necessariamente a una vita sacramentale forte, e alla preghiera personale, alla quale la novizia deve essere guidata e per la quale deve essere concesso un tempo adeguato.

282. La preghiera personale trova il suo sbocco nella preghiera comunitaria liturgica, alla quale la novizia deve dedicare tutte le sue energie migliori. In questo clima di amore al Cristo e di preghiera, la novizia si apre alle sorelle, li ama cordialmente e con esse vive in fraternità.

283. La novizia è guidata dalla maestra a coltivare una autentica devozione alla Vergine Madre di Dio, modello e patrona di ogni vita consacrata[161], e a assumerla come esempio di donna consacrata.

284. L’edificio spirituale non può essere costruito senza fondamenta umane, perciò le novizie devono perfezionare i doni di natura e l’educazione civile, e sviluppare la propria personalità, sentendosi veramente responsabili della propria crescita umana, cristiana e carismatica.

D. Juniorato

285. In questa tappa l’inserimento nella vita della comunità è pieno, dunque l’obiettivo è quello di sperimentare la capacità della professa temporanea di trovare un proprio equilibrio tra le varie dimensioni della vita monastica contemplativa (preghiera, lavoro, relazioni fraterne, studio…), riuscendo a realizzare una propria personale sintesi del carisma ed incarnandolo nelle diverse situazioni di vita quotidiana.

286. Fermo restando quanto stabilito nel diritto universale circa la valida e la lecita professione dei voti temporanei, lo juniorato comprende il tempo di formazione iniziale che va dalla prima professione dei voti temporanei alla professione solenne, nel quale la professa continua la formazione spirituale, dottrinale e pratica, secondo il carisma ed il diritto proprio dell’Istituto.

287. La professione temporanea è emessa per tre anni e rinnovata annualmente sino al compimento di cinque anni, fino a completare un minimo di nove anni di formazione iniziale.

288. Se pare opportuno, il tempo della professione temporanea può essere prolungato dalla Superiora maggiore, secondo il diritto proprio, a norma del can. 657, §2 CJC, ma facendo attenzione che non si superino i dodici anni di formazione iniziale.

289. In ogni comunità monastica il percorso di formazione iniziale e permanente o continua, come pure la formazione delle superiore dei monasteri[162], delle formatrici[163] e delle econome, sarà modulato in conformità al carisma e al diritto proprio dell’Istituto avendo presente gli Orientamenti pubblicati dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica a seguito e completamento della presente Istruzione.

DISPOSIZIONI FINALI

· La presente Istruzione non riguarda solo cose future[164] ma si applica nel presente a tutti i monasteri di monache di rito latino sin dal momento della sua pubblicazione.

· Quanto disposto nella Costituzione Apostolica Vultum Dei quaerere per tutti i monasteri circa l’obbligo di entrare in una Federazione di monasteri si applica anche ad altra struttura di comunione come l’Associazione di monasteri o la Conferenza di monasteri.

· Tale obbligo vale anche per i monasteri associati ad un Istituto maschile o riuniti in Congregazione monastica autonoma.

· I singoli monasteri devono ottemperare a questo entro un anno dalla pubblicazione della presente Istruzione, a meno che non siano stati legittimamente dispensati.

Compiuto il tempo, questo Dicastero provvederà ad assegnare i monasteri a Federazioni o ad altre strutture di comunione già esistenti.

· Le decisioni che, dopo opportuna consultazione e previa trattazione nel Congresso del Dicastero, saranno prese da questa Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica nei confronti di un monastero di monache relative all’indizione di una visita apostolica, al commissariamento, alla sospensione dell’autonomia e alla soppressione di un monastero, saranno mensilmente presentate al Romano Pontefice per l’approvazione in forma specifica.

CONCLUSIONE

Con la presente Istruzione questo Dicastero intende confermare l’alto apprezzamento della Chiesa per la vita monastica contemplativa e la sua sollecitudine per salvaguardare l’autenticità di tale peculiare forma della sequela Christi.

Il giorno 25 marzo 2018 il Santo Padre ha approvato il presente documento della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica e ne ha autorizzato la pubblicazione.

In pari data il Santo Padre della presente Istruzione ha approvato in forma specifica:

· i nn. 52, 81 d) e 108, in deroga al can. 638, §4 CJC;

· il n. 83 g) in deroga al can 667, §4 CJC;

· il n. 111 in deroga al can. 628, §2, 1° CJC;

· il n. 130 in deroga al can. 686, §2 CJC;

· i nn. 174 e 175 in deroga al can. 667, §4 CJC;

· il n. 176, che abroga la restrizione presente in Verbi Sponsa n. 17, §2;

· i nn. 177 e 178 in deroga al can. 686, §2 CJC;

· le Disposizioni finali.

Dal Vaticano, 1° aprile 2018

Solennità della Risurrezione del Signore

João Braz, Card. de Aviz
Prefetto

+ José Rodríguez Carballo, O.F.M.
Arcivescovo Segretario

________________________

[1] Cfr. Franciscus PP., Constitutio apostolica Vultum Dei quaerere (= VDq). De vita contemplativa monialium, in AAS CVIII (2016), p. 838, n. 5. Perfectae caritatis (= Pc) 7; can. 674 CJC.

[2] Cfr. PIUS PP. XII, Constitutio apostolica Sponsa Christi Ecclesia (= SCE). De sacro monialium instituto promovendo, in AAS XXXXIII (1951), pp. 5-23.

[3] Cfr. Statuta generalia monialium (= SGM), art. VI, in AAS XXXXIII (1951), p. 17.

[4] Cfr. SCE, p. 12; SGM, art. VII, in AAS XXXXIII (1951), pp. 18-19.

[5] Cfr. SCE, pp. 10-11.

[6] Cfr. SCE, pp. 12-13; SGM, art. IV, in AAS XXXXIII (1951), p. 16-17.

[7] Cfr. Pc 2.

[8] Cfr. SCE, pp. 6-11.

[9] Cfr. SCE, pp. 8-9.

[10] Cfr. VDq, 13-35.

[11] VDq, art. 1, §2.

[12] Cfr. VDq, 8.

[13] VDq, 5.

[14] Can. 674 CJC.

[15] VDq, art. 14, §1.

[16] VDq, 8.

[17] Cf. can. 34, §1 CJC.

[18] VDq, art. 9, §4.

[19] VDq, art. 9, §4.

[20] Cfr. can. 620 CJC.

[21] Cfr. cann. 613, §2 e 620 CJC.

[22] Cfr. can. 586,§1 CJC.

[23] Cfr. VDq, 28.

[24] Cfr. Ibidem.

[25] Cfr. can. 610 CJC.

[26] Cfr. can. 610 CJC.

[27] Cfr. can. 607, §3 CJC.

[28] Cfr. can. 667, §§2-3 CJC; cfr. VDq, 31.

[29] Cfr. can. 609, §1 CJC.

[30] Cfr. can. 609, §2 CJC.

[31] VDq, art. 8, §1.

[32] Ibidem.

[33] VDq, art. 8, §1.

[34] Cfr. can. 610, §2 CJC.

[35] Cfr. VDq, art. 8, §1

[36] Cfr. VDq, art. 8, §2.

[37] Cfr. VDq, art. 8, §2.

[38] Cfr. can. 634, §1 CJC.

[39] Crf. can. 636 CJC.

[40] Deroga approvata in forma specifica dal Santo Padre.

[41] VDq, art. 8, §2.

[42] Cfr. VDq, art. 8, §3.

[43] VDq, art. 8, §2.

[44] Cfr. VDq, art. 8, §1; Giovanni Paolo II, Vita consecrata. Esortazione apostolica postsinodale sulla vita consacrata (= Vc) Roma, 25 marzo 1996, 36-37.

[45] Cfr. can. 616, §1 e §4 CJC.

[46] Cfr. can. 616, §2 CJC.

[47] Cfr. can. 616, §2 CJC.

[48] Cfr. can. 614 CJC.

[49] Cfr. can. 615 CJC.

[50] Cfr. VDq, art. 9, §4.

[51] Cfr. can. 625, §2 CJC.

[52] Cfr. can. 628, §2 n. 1 CJC.

[53] Cfr. can. 637 CJC.

[54] Deroga approvata dal Santo Padre in forma specifica.

[55] Cfr. can. 688, §2 CJC.

[56] Cfr. can.699, §2 CJC.

[57] Cfr. can. 586 CJC.

[58] Cfr. can. 591 CJC.

[59] Cfr. can. 678, §1 CJC.

[60] Cfr. can. 392; can. 680 CJC.

[61] Cfr. can. 394; can, 673; can. 674; can. 612 CJC.

[62] Cfr. can. 683, §2 CJC.

[63] Cfr. can. 1320 CJC.

[64] Cfr. can. 609 CJC.

[65] Cfr. can. 567 CJC.

[66] Cfr. can. 630, §3 CJC.

[67] VDq art. 6, §2 CJC.

[68] Cfr. can. 616, §1 CJC.

[69] Cfr. can. 687 CJC.

[70] Deroga parziale al can. 667, §4 CJC approvata dal Santo Padre in forma specifica.

[71] Cfr. VDq, 28-30.

[72] Cfr. VDq art. 9, §2.

[73] Cfr. can. 582 CJC.

[74] Cfr. VDq 30; art. 9, §3.

[75] Cfr. VDq art. 9, § 1.

[76] Cfr. can. 582 CJC; VDq, art. 9, §4.

[77] Cfr. VDq, art. 9, § 4.

[78] Cfr. VDq 30; art. 9, § 3.

[79] Deroga approvata dal Santo Padre in forma specifica.

[80] Cfr. can. 616, §2 CJC

[81] Cfr. VDq, art. 9, §3.

[82] Deroga approvata dal Santo Padre in forma specifica.

[83] Cfr. VDq, art. 2, §2.

[84] Cfr. VDq, 36.

[85] Cfr. VDq, art. 3, § 3.

[86] Cfr. VDq, art. 7, § 1.

[87] Cfr. VDq, art. 3, § 4.

[88] Cfr. VDq, art. 8, § 1.

[89] Cfr. VDq, 9, §3.

[90] Cfr. VDq, art. 3, § 7.

[91] Deroga approvata dal Santo Padre in forma specifica.

[92] Deroga approvata dal Santo Padre in forma specifica.

[93] Cfr. VDq, art. 8, § 7.

[94] Cfr. can. 184, §1 CJC.

[95] Cfr. VDq, art. 3 § 7.

[96] Cfr. VDq, art. 7 § 1.

[97] Cfr. VDq, art. 3 § 3.

[98] Cfr. VDq, art. 3 § 7.

[99] Cfr. can. 607, §3 CJC.

[100] Cfr. Rm 12, 2.

[101] Cfr. can. 667, §1 CJC.

[102] Cfr. Mt 5, 14-15.

[103] Cfr. Gv 13, 34; Mt 5, 3.8.

[104] Cfr. Rm 6, 11.

[105] Cfr VDq 33; art. 12.

[106] VDq, 33.

[107] VDq, 34.

[108] Cfr. VDq, 31.

[109] Deroga approvata dal Santo Padre in forma specifica.

[110] Deroga approvata dal Santo Padre in forma specifica.

[111] “Si tenga presente che la norma del Can. 665, §1, sulla permanenza fuori dell’Istituto, non riguarda le monache di clausura” Verbi Sponsa, n. 17, §2.

[112] Deroga approvata dal Santo Padre in forma specifica.

[113] Deroga approvata dal Santo Padre in forma specifica.

[114] Cfr. can. 686, §1 CJC.

[115] Cfr. VDq, 12-37.

[116] Can. 667, §3 CJC.

[117] Cfr. SPE art. IV, n. 1-2; Inter praeclara VI – X.

[118] Cfr. VDq, 31.

[119] Cfr. VDq, 33.

[120] Cfr. can. 667 §4 CJC.

[121] Cfr. Pc 9.

[122] Cfr. can. 667, §3 CJC.

[123] Vc 59.

[124] Cfr. can. 667, §2 CJC.

[125] Cfr. can. 667, §1 CJC.

[126] Cfr. VDq, 31.

[127] Vc 65.

[128] Fil 1, 21.

[129] Ef 3, 19.

[130] Vc 66.

[131] Cfr. VDq, art. 3, §3.

[132] Cfr. can. 661 CJC.

[133] VDq, 13.

[134] Vc 69.

[135] Cfr. VDq, 3, §1.

[136] Cfr. Vc 69.

[137] Cfr. Vc 70.

[138] Cfr. VDq art. 3, §1; 7, §1.

[139] Cf. Vc 65.

[140] VDq, 13.

[141] Cfr. VDq, 14.

[142] cfr. VDq, 34.

[143] Cfr. VDq, 24-27.

[144] VDq, 23.

[145] VDq, 30.

[146] VDq, 14.

[147] Cfr. VDq, 32.

[148] Cfr. VDq, 35.

[149] Cfr. VDq, 34.

[150] Vc 69; Ripartire da Cristo, 15.

[151] Vc 65.

[152] Vc 65.

[153] VDq, 15.

[154] Ripartire da Cristo, 18.

[155] Cfr. VDq, 15.

[156] Cfr. VDq, art. 3, §6.

[157] Cfr. VDq, art. 3, §5.

[158] Cfr. VDq, 3, §7.

[159] Lc 14, 28.

[160] Cfr. can. 597 §2 CJC.

[161] Cfr. can 663, §4 CJC.

[162] Cfr. VDq art. 7, §1.

[163] Cfr. VDq art. 3, §3 e §4.

[164] Cfr. can. 9 CJC.

[00749-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Testo in lingua inglese

INTRODUCTION

            Praying heart, guardian of gratuity, wealth of apostolic fruitfulness and of a mysterious and multiform holiness is the feminine contemplative life in the Church[1]. The contemplative life of nuns, rooted in the silence of the cloister, from its beginnings through a mysterious apostolic fruitfulness enriches the Church of Christ with fruits of grace and mercy[2].

            With our gaze turned to this unique form of the sequela Cristi, Pope Pius XII, on November 21, 1950, published the Apostolic Constitution Sponsa Christi Ecclesia[3] with feminine monastic life as the object.  In this document, the Roman Pontiff recognized the monasteries of nuns as true autonomous monasteries[4] and advocated the birth of the Federations[5] as structures of communion to overcome the isolation of monasteries in order to favor the conservation of the common charism and collaboration in various forms of reciprocal help, giving indications for the accommodata renovatio[6] of what was defined as the Institute of nuns, above all on the issue of cloister[7].  In fact, Pope Pius XII anticipated for the monasteries of nuns what the Second Vatican Council would ask a few years later of all the religious institutes[8].

            As Pope Pius XII himself recalled at the beginning of the Apostolic Constitution which, almost as a historical introduction, delineates the essential features of the various phases of female consecrated life in the Church[9] over the centuries, the intention and design of the founders, sanctioned by the competent authority of the Church, has enriched the Church, the Bride of Christ, with a multitude of charisms, modeling various forms of contemplative life in diverse monastic traditions and different charismatic families[10].

            The originality of the document, which dealt with the discipline/norms common to the Institute of nuns, of the autonomous monastery, and the Federation among autonomous monasteries, gave long life to the Apostolic Constitution Sponsa Christi Ecclesia, which remained in force even after the celebration of Vatican Council II and the promulgation of the Code of Canon Law, up to the present.

            In fact, Pope Francis, by promulgating the Apostolic Constitution Vultum Dei quaerere, on June 29, 2016, to help the contemplatives reach the aim of their specific vocation, invited reflection and discernment on the precise content[11] tied to consecrated life in general and to the monastic tradition in particular, but he did not intend to abrogate Sponsa Christi Ecclesia that was derogated only in some points[12].  As a consequence, the two pontifical documents are to be held as normative in force for monasteries of nuns and must be read in a unitary vision.

Pope Francis, in the wake of the teaching of Pope Pius XII and reaffirmed by Ecumenical Vatican Council II, intended to present in Vultum Dei quaerere  the intense and fruitful path taken by the Church in the last decades, in the light of the teachings of the same Council and considering the changed socio-cultural conditions[13].

            As a consequence, from the moment that Institutes entirely dedicated to contemplation always occupy an eminent place in the mystical body of Christ “no matter how urgent the need of the active apostolate, the members of these Institutes cannot be called to lend the help of their work in diverse pastoral ministries” [14].

            By the mandate of the Holy Father[15], the Congregation for Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life has redacted the present Instruction application of the Apostolic Constitution Vultum Dei quaerere, offered “to the Church, with particular reference to monasteries of the Latin Rite” [16], an Instruction that intends to clarify the dispositions of the law, developing and determining the procedures for implementing it[17].

GENERAL NORMS

1.    According to the law, the term nuns, in addition to the religious of solemn vows, refers to those who profess simple vows in monasteries, both perpetual as temporary.  The Church, among the women consecrated to God through the profession of the evangelical counsels, designates only to nuns the commitment of public prayer, raising to God in its name the Divine Office as a praying community to be celebrated in chorus.

2.    The legitimate name nuns is not opposed to: 1) the simple profession emitted legitimately in monasteries; 2) the exercise of apostolic works joined to contemplative life whether by approved institution and confirmed by the Holy See for some Orders, or for legitimate prescription or concession by the Holy See in favor of some monasteries.

 3.    All monasteries in which only simple vows are professed can ask the Holy See for the restoration of the solemn vows.

 4.    The particular form of religious life that nuns must live faithfully according to the charism of their Institute, and to which they are destined by the Church, is canonical contemplative life. The term canonical contemplative life does not mean the internal and theological one to which all the faithful are invited in the power of baptism, but rather the external profession of religious discipline that, whether through the exercises of piety, prayer, and mortification, or through the occupations which the nuns must attend to, is so ordered to interior contemplation that their whole life and all actions can easily and must  efficaciously be imbued by the desire for it.

 5.    Holy See in the present Instruction refers to the Congregation for Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life.

 6.    Monastery sui juris refers to the religious house of a female monastic community that, having the requisites for real autonomy of life, was legitimately erected by the Holy See and enjoys juridical autonomy under the law.

7.    Federation of monasteries means a structure of communion among some autonomous monasteries of the same Institute, erected by the Holy See that approves the Statutes, so that in sharing the same charism, the federated monasteries overcome isolation and promote regular observance and contemplative life.

 8.    Association of monasteries is meant a structure of communion between several autonomous monasteries of the same Institute erected by the Holy See so that, in sharing the same charism, the associated monasteries collaborate among themselves according to the Statutes approved by the Holy See.

9.    Conference of monasteries means a structure of communion among autonomous monasteries, belonging to diverse Institutes and present in the same region, erected by the Holy See that approves the Statutes, with the aim of promoting contemplative life and of favoring collaboration among the monasteries in particular geographical or linguistic contexts.

10. Confederation means a structure of connection among Federations of monasteries, erected by the Holy See that approves the Statutes, for the study of themes relative to contemplative life in relation to the same charism, to give unitary direction and a certain coordination to the activity of the individual Federations[18].

11. International Commission means a centralized organ of service and of study for the benefit of nuns of the same Institute, erected or recognized by the Holy See that approves its Statutes, for the study of themes relative to contemplative life in relation to the same charism[19].

12. Monastic Congregation means a structure of government, erected by the Holy See, among several autonomous monasteries of the same Institute, under the authority of a President, who is the Major Superior according to law[20], and of a general chapter, that in the monastic Congregation is the supreme authority, in accordance with the Constitutions approved by the Holy See.

13. The provisions of this Instruction for the Federation of Monasteries are equally valid for the Association of Monasteries and for the Conference of Monasteries, taking into account their unique nature and their own Statutes approved by the Holy See.

14. The provisions of this Instruction for the Federation of Monasteries apply congrua congruis referendo to the women monastic Congregations, unless otherwise provided by the universal and proper law, or does not otherwise arise from the context or nature of things.

CHAPTER ONE
THE AUTONOMOUS MONASTERY

15.     The monastery sui juris is a religious house which enjoys legal autonomy: its Superior is a Major Superior[21], its community is permanently established for the number and quality of the members; by law it is the place of the novitiate and of formation, is considered a public juridical person, and its assets are ecclesiastical goods.

16.     The Church recognizes for every monastery sui juris a proper juridical autonomy of life and of government, through which the community of nuns can enjoy its own discipline and be able to preserve its character and protect its identity[22].

17.     The autonomy of the monastery favors stability of life and the internal unity of each community, ensuring the best conditions for the life of the nuns, according to the spirit and the nature of the Institute to which they belong[23].

18.     In order to obtain juridical autonomy for a monastery of nuns, it must presuppose a real autonomy of life, that is, the ability to manage the life of the monastery in all its dimensions (vocational, formative, governmental, relational, liturgical, economic ...). In this case, an autonomous monastery is alive and vital[24].

19.     A monastery of nuns, as every religious house, is erected while keeping in mind its usefulness for the Church and for the Institute[25].

I.               Foundation

20.     The foundation of a monastery of nuns, keeping in mind what is established in no. 39 of the present Instruction, can take place either by a single monastery or through the action of the Federation, as established by the Federal Assembly.

21. The foundation on the part of a single monastery must be an expression of the maturity of the community of a living and vital autonomous monastery, which generates a new community capable of being, in turn, a witness of the primacy of God, according to the spirit and the nature of the Institute to which the community belongs.

22. The foundation established by the Federation must be an expression of the communion among the monasteries and express the will to spread the contemplative life, especially in particular churches where this is not present.

23. In discerning the foundation of a new monastery on the part of a single monastery, the Federal President and the religious Assistant intervene to help the Superior of the founding monastery. The discernment on the foundation of a new monastery by the Federation is made within the framework of the Federal Assembly.

24.     The opportunity for the foundation of a monastery of nuns must be prudently considered, especially if the foundation is carried out by a single monastery, so that the founding community is not weakened, carefully considering the choice of the place, because this choice involves a different and particular form of preparation for the foundation and the members of the future community.

25.     In choosing the country in which the foundation is to take place, consideration must be given if monastic life is already present, all necessary and useful information must be acquired, above all on the presence and vitality of the Catholic Church, on vocations to consecrated life, on the religious attitude of the population, and on the possibility of future vocations for the new foundation.

26.     In choosing the place for the foundation, the necessary conditions must be ensured to guarantee the nuns the possibility of an adequate sustenance, of regularly conducting contemplative life in the monastery[26], and of favoring relations among the monasteries.

27.     In choosing the place of the foundation, particular attention must be paid to the needs of the sacramental and spiritual life of the new monastery, because the lack of clergy in some particular churches does not always allow the appointment of a priest who has the competence and spiritual sensitivity to accompany the community of a monastery of nuns.

28.     In choosing the place of the foundation, the aspect of separation from the world must be especially foreseen and cared for given the public witness that the nuns are obliged to render to Christ and the Church in contemplative life, according to the nature and aims of the Institute of belonging[27], in the discipline of cloister, provided by law[28].

29.     The monastery of nuns is founded with a capitular decision of the community of an autonomous monastery or with a decision of the Federal Assembly, and the sending of at least five nuns, at least three of them of solemn vows, with the prior written consent of the diocesan Bishop[29] and the authorization of the Holy See.

30.     The foundation does not, however, enjoy any autonomy; until the time of the canonical erection as monastery sui juris, it is entirely dependent on the founding monastery or on the Federation.

31.     The local Superior of the foundation is a nun of solemn vows, suitable for the exercise of the service of authority, appointed by the Major Superior of the founding monastery or by the Federal President, in accordance with their proper law.

32.     The nuns of the foundation, who must freely adhere in writing to this project, retain capitular rights in their own monastery which remain suspended in their exercise until the erection of the new monastery.

33.     The Major Superior of the founding monastery or the Federal President may ask the Holy See that the foundation be established as the place of the novitiate in the presence of a community of at least five professed nuns with solemn vows, assuring the presence of a nun of solemn vows legitimately appointed by the Major Superior of the founding monastery or the Federal President, who performs the task of novice mistress.

34.     If the foundation was made by a single monastery, until the time of the erection as an autonomous monastery, candidates are admitted to the novitiate, novices to temporary profession, and temporary professed to solemn profession by the Major Superior of the founding monastery, in accordance with the universal and proper law.

35.     If the foundation was made by the Federation, until the time of its erection as an autonomous monastery, candidates are admitted to the novitiate, novices to temporary profession, and temporary professed to solemn profession by the Federal President, with the consent of the Federal Council, after consulting the local Superior and the foundation community, in accordance with the universal law and the Statutes of the Federation.

36.     The community of the foundation does not have a conventual chapter, but a local chapter and, until the time of erection as an  autonomous monastery, profession will be  emitted for the founding monastery  - or for another monastery of reference established by the Federal President at the time of the foundation on the part of the Federation – although in view of the future erection of a new autonomous monastery.

37.     The foundation, if erected in the place of the novitiate, becomes the place of formation for the temporary professed as well; therefore, it must ensure the presence of a nun of solemn vows, legitimately appointed by the Major Superior of the founding monastery or by the Federal President, who carries out the task of formation.

38.     It is established that the appropriate time between the foundation and erection of a monastery of nuns will be fifteen years at most. After this period of time the Holy See, having heard the Superior of the founding monastery, the Federal President, the religious Assistant, and the competent Ordinary, must assess whether there is a well-founded hope of continuing the foundation to reach the canonical erection of the monastery or decree its end, according to the law.

II. Canonical Erection

39.     A monastery of nuns is erected as a monastery sui juris at the request of the community of the founding monastery or by the decision of the Federal Council with the approval of the Holy See[30] in the presence of the following requirements:

a) A community that has given good testimony of fraternal life in common with "the necessary vitality in living and transmitting the charism”[31],  composed of at least eight nuns of solemn vows, “as long as most are not of advanced age”[32].

b) Besides the number, special skills are required of some nuns of the community who must be able to assume: as Superior, the service of authority; as formator, the initial formation of candidates; as financial administrator, the administration of the goods of the monastery.

c) Rooms adapted to the lifestyle of the community, to ensure that the nuns can regularly lead the contemplative life according to the nature and spirit of their Institute.

d) Economic conditions that guarantee the community itself can provide for the needs of daily life.

These criteria must be considered in their entirety and from an overall perspective[33].

40.     It is the responsibility of the Holy See to evaluate the presence of these requisites, after carefully considering the request transmitted by the Major Superior of the founding monastery or by the Federal President, and having acquired, on its part, other information.

41.     The erection of a monastery of nuns cannot proceed if prudence does not indicate it can adequately provide for the needs of the community[34] and there is no certainty in regard to the stability of the monastery.

42.     Bearing in mind the particular apostolate of the contemplative communities with the witness of their consecrated life, which the nuns are called to render to Christ and to the Church, and the eminent place that they occupy in the mystical Body of Christ, the nuns cannot be called on to lend the help of their work in the various pastoral ministries nor should they accept them.

43.     Autonomy of life, a constant prerequisite for maintaining juridical autonomy, must be constantly verified by the Federal President [35] who, when in her judgment a monastery lacks autonomy of life, must inform the Holy See in view of the nomination of an ad hoc commission[36].

44.     The autonomous monastery is governed by a Major Superior, designated according to the norm of the proper law.

45.     When the number of professed members of solemn vows reaches five, the community of said monastery loses the right to the election of its Superior. In this case, the Federal President is obliged to inform the Holy See in view of appointing the ad hoc commission[37] and whoever has the right to preside over the elective chapter, subject to authorization from the Holy See, will proceed to the appointment of an Administrator Superior, after having heard the members of the community individually.

46.     The autonomous monastery has the capacity to acquire, possess,  administer, and dispose of temporal goods, in accordance with the universal and proper law[38].

47.     The assets of the autonomous monastery are administered by a nun of solemn vows, with the office of Financial Administrator, constituted according to the proper law and distinct from the Major Superior of the monastery[39].

48.     The community of the monastery considers the goods in its possession as gifts received from God through benefactors and the work of the community, as a necessary and useful means to achieve the proper ends of the Institute to which they belong, always respecting the requirements of the profession of the evangelical counsel of poverty by public vow.

49. Extraordinary administrative acts are those that exceed the usual needs for the maintenance and work of the community and for the normal maintenance of the buildings of the monastery.

50. Within the ordinary administration, the Major Superior and the Financial Administrator of the monastery carry out valid administrative acts within the confines of their roles.

51. For expenses and acts of extraordinary administration, the authorization of the Council of the monastery and of the conventual Chapter is necessary according to the value of the sum, to be determined by the proper law.

52. In derogation from can. 638, §4 CJC, for the validity of the alienation and of any other transaction by which the patrimonial situation of the monastery could be damaged, the written permission of the Major Superior is required with the consent of the Council or of the conventual Chapter, depending on the value of the sale and the transaction, and the opinion of the Federal President[40].

53. If it deals with a transaction or sale whose value exceeds the sum set by the Holy See for the individual regions or of votive donations made to the Church or of precious items of historical and artistic value, the permission of the Holy See is also required.

III. Affiliation

54.     Affiliation is a particular form of help that the Holy See establishes in particular situations in favor of the community of a monastery sui juris which has only an asserted autonomy, but in reality, very precarious or, in fact, non-existent.

55.     Affiliation is configured as a juridical support that must assess whether the inability to manage the life of the autonomous monastery in all its dimensions is only temporary or is irreversible, helping the community of the affiliated monastery to overcome difficulties or to put in place what is necessary to bring about the suppression of this monastery.

56. In these cases, it is up to the Holy See to evaluate the opportunity of setting up an ad hoc commission formed by the Ordinary, the Federation President, the Federal Assistant, and the Major Superior of the monastery[41].

57.     Through affiliation, the Holy See suspends the status of autonomous monastery, rendering it donec aliter provideatur a house dependent on another autonomous monastery of the same Institute or of the Federation, according to what is established in the present Instruction and any other provisions on the matter given by the Holy See itself.

58.     The Major Superior of the autonomous affiliating monastery or the Federal President is constituted Major Superior of the affiliated monastery.

59.     The local Superior of the affiliated monastery is a nun of solemn vows, named ad nutum by the Major Superior of the autonomous monastery or by the Federal President[42], with the consent of the respective Council, having heard the nuns of the community of the affiliated monastery.  Said local Superior is constituted legal representative of the affiliated monastery.

60.     The affiliated monastery can accept candidates, but the novitiate and initial formation must be performed in the affiliating monastery or in another monastery established by the Federation.

61.     The candidates of the affiliated monastery are admitted to the novitiate, the novices to temporary profession, and the temporary professed to solemn profession by the Major Superior of the affiliating monastery, having heard the community of the affiliated monastery and obtained the favorable vote of the conventual Chapter of the affiliating monastery or of the Federal President with the consent of her Council.

62.     Profession will be emitted for the affiliated monastery.

63.     During the time of affiliation, the finances of the two monasteries are administered distinctly.

64.     The celebration of the conventual Chapter is suspended in the affiliated monastery, but the possibility of calling local Chapters remains unaffected.

IV. Transfer

65. By transfer we mean the translocation of a monastic community from its own location to another for a just cause, without modifying the juridical status of the monastery, the composition of the community, and the holders of the various offices.

66. To perform the transference, it is necessary to:

-        Obtain a decision of the monastery conventual Chapter by a two-thirds majority of the votes;

-        Advise in a convenient time the Bishop in whose diocese the monastery that will be left is located;

-        Obtain the prior written consent of the Bishop of the diocese where the community of nuns is transferring;

-        Submit the request for transfer to the Holy See, engaging in the conveyance of assets owned by the monastery community, in accord with the canonical and civil norms on the matter.

V.  Suppression

67.     Affiliation can be an opportunity for recovery and rebirth when autonomy of life is partially compromised. If the situation of incapacity is irreversible, the solution, as painful as it is necessary, is the suppression of the monastery.

68.     A monastery of nuns that cannot express, according to the contemplative nature and finality of the Institute, the particular public witness to Christ and to the Church His Bride, must be suppressed, keeping in mind the usefulness to the Church and to the Institute to which the monastery belongs.

69. In these cases, it is up to the Holy See to evaluate the opportunity of setting up an ad hoc commission formed by the Ordinary, by the Federation President, the Federal Assistant, and by the Major Superior of the monastery[43].

70.     Among the criteria that can contribute to determine a judgment concerning the suppression of a monastery, after having examined all the circumstances, the following points should be considered as a whole: the number of nuns, the advanced age of the majority of the members, the real capacity for government and formation, lack of candidates for a number of years, lack of the necessary vitality in living and transmitting the charism in dynamic fidelity[44].

71.     A monastery of nuns is only suppressed by the Holy See after having acquired the opinion of the diocesan Bishop[45] and, if it seems opportune, having heard the opinion of the Federal President, of the religious Assistant, and of the religious Ordinary, if the monastery is associated according to the norm of can. 614 CJC.

 72.    The assets of the suppressed monastery, respecting the will of the founders and donors, follow the surviving nuns and go, in proportion, to the monasteries that receive them, unless otherwise provided by the Holy See[46] which may dispose, in individual cases, of a portion of the assets to be given to charity, to the particular church within whose boundaries the monastery is located, to the Federation, and to the “Fund for the nuns”.

73.     In the event of the suppression of a totally extinct monastery, when there are no surviving nuns, unless otherwise provided by the Holy See[47], the destination of the suppressed monastery's assets, in compliance with canon and civil law, go to the respective higher juridical person, that is, to the Federation of monasteries or to another structure of communion among the monasteries equal to it or to the female monastic Congregation.

VI. Ecclesial Vigilance of the Monastery

74. Each structure of communion or government in which female monasteries can be configured, are guaranteed the necessary and due supervision, exercised principally – but not exclusively – through the regular visit of an authority external to the monasteries themselves.

75. Under the universal and proper law, the service of supervision corresponds to:

          1. The President of the female monastic Congregation in reference to the communities of the congregated monasteries;

          2. The Major Superior of the male associated institute, who is called the religious Ordinary, in reference to the community of the juridically associated female monastery, according to the law[48];

          3. The diocesan Bishop in reference to the communities of monasteries entrusted to his special vigilance according to the norm of law[49] present in his own particular church.

76. Each female monastery is entrusted to the vigilance of a single authority, since the regime of simultaneous and cumulative “double dependence”, that is, of the Bishop and of the regular Superior, present in various canons of the Code of Canon Law of 1917, is no longer present in the Code of Canon Law.

77. As regards the monasteries of nuns united in the monastic Congregation, the scope and concrete methods for carrying out the service of vigilance are to be drawn from the Constitutions of the female monastic Congregation, approved by the Holy See.

78. As regards the monasteries of juridically associated nuns, the scope and modalities for carrying out the service of vigilance by the religious Ordinary are established in their own Constitutions, approved by the Holy See, in which must be defined the rights and duties of the associate Superior and of the associated female monastery, according to their own spirituality and traditions.

79. As far as possible, the legal association of monasteries of nuns to the corresponding male order should be encouraged[50] in order to protect the identity of the charismatic family.

80. Congregated monasteries and juridically associated monasteries, however, remain bound to the diocesan Bishop as established by the universal law and reported in no. 83 of the present Instruction.

81. As regards the female monasteries entrusted to the particular vigilance of the diocesan Bishop, this is expressed in respect to the monastery community mainly in the cases established by the universal law; as the diocesan Bishop, he:

a) presides over the conventual Chapter that elects the Major Superior [51].

b) carries out the regular visit of the monastery, also with regard to internal discipline[52], taking into account the provisions of this Instruction;

c) examines, as the Local Ordinary, the annual report of the financial administration of the monastery[53];

d) in derogation from can. 638, §4 CJC, gives as Local Ordinary, his written consent for particular administrative acts, if established by its proper law [54].

e) confirms the indult of definitive departure from the monastery, granted to a temporary professed member by the Major Superior with the consent of her Council[55];

f) issues the decree of dismissal of a nun, even of temporary vows[56].

82. These cases, expressed to delineate the scope and modality of the particular vigilance of the diocesan Bishop, form the basis of the scope and the vigilance of the religious Ordinary of the Associating Institute over the juridically associated female monastery and must be present in the Constitutions of the associated monastery.

VII.  Relations between the Monastery and the Diocesan Bishop

83. All female monasteries, without prejudice to internal autonomy[57]  and possible external exemption[58] are subject to the diocesan Bishop, who exercises pastoral care in the following cases:

a) the community of the female monastery is subject to the power of the Bishop[59], to whom it must devote respect and reverence in what concerns the public exercise of divine worship, the care of souls,[60] and the forms of apostolate corresponding to their character[61];

b) the diocesan Bishop[62], on the occasion of the pastoral visit or other paternal visits and even in case of necessity, can provide appropriate solutions himself[63] when he finds that there are abuses and after appeals made to the Major Superior have had no effect;

c) the diocesan Bishop intervenes in the erection of the monastery by giving written consent before the approval of the Apostolic See is requested[64];

d) the diocesan Bishop intervenes, as local Ordinary, in the appointment of the chaplain[65] and, always as local Ordinary, in the approval of ordinary confessors[66]. Everything must take place “considering the specificity of the proper charism and the needs of fraternal life in community”[67];

e) the diocesan Bishop intervenes in the suppression of the monastery by expressing his opinion[68];

f) the exclaustrated nun refers to the diocesan Bishop, as the local Ordinary, and to her Superiors, remaining under their dependence and care[69];

g) the diocesan Bishop has the faculty, for a just cause, of entering the cloister and allowing other people to enter, with the consent of the Major Superior,[70].

84. For congregated monasteries and associated monasteries, the points of pastoral care delineated above constitute the only possible forms of intervention by the diocesan Bishop, since the rights/duties of the President of the Congregation for the congregated monasteries and the rights/duties of the religious Ordinary of the Associating Institute towards the associated monastery must be safeguarded.

85. For monasteries entrusted to the particular vigilance of the diocesan Bishop, the points of pastoral care just outlined are to be added to those that the Code of Canon Law presents as expressions of particular vigilance, referred to in no. 81 of the present Instruction.

SECOND CHAPTER
THE FEDERATION OF MONASTERIES

I. Nature and End

86. The Federation is a structure of communion among monasteries of the same Institute erected by the Holy See so that monasteries which share the same charism do not remain isolated but keep it faithfully and, giving each other mutual fraternal help, live the indispensable value of communion[71].

87. The Federation is made up of several autonomous monasteries that have affinity of spirit and traditions and even if they are not necessarily configured according to a geographical criterion, as far as possible, they must not be geographically too distant[72].

88. The Holy See has the exclusive competence to erect, suspend, unite, and suppress the Federations[73] of monasteries of nuns.

89. Likewise, the Holy See has the exclusive competence of ascribing an autonomous monastery to a Federation or allowing the passage of a monastery from one Federation to another of the same Institute.

90. The Federation of monasteries of nuns, by the source from which it derives and by the authority on which it directly depends and is governed, is of pontifical right, in accordance with canon law.

91. The Statutes of the Federation must conform not only to what is established by this Instruction, but also to the nature, laws, spirit, and traditions of the Institute to which they belong.

92. The Federation, in accordance with this Instruction and its Statutes, in the distinctiveness of its own charism, promotes contemplative life in the monasteries, guarantees assistance in initial and ongoing formation, as well as the exchange of nuns and material goods[74].

93. Pursuant to the provisions of the Apostolic Constitution Vultum Dei quaerere, all monasteries must initially enter a Federation[75]. A monastery, for special reasons that are objective and motivated, with the vote of the conventual Chapter can ask the Holy See to be exempted from this obligation. The granting of such dispensation is reserved to the Holy See. A monastery, for objective and motivated reasons, with the vote of the conventual Chapter can ask the Holy See to no longer belong to a Federation. The Holy See must make an appropriate discernment before granting the exit from a Federation.

94. Once canonical erection has been obtained, the Federation seeks legal recognition also in the civil sphere and places its legal see in one of the monasteries belonging to it.

95. Several Federations of the same Institute, with the approval of the Holy See, can constitute a Confederation among them[76] to give a unitary direction and a certain coordination to the activity of the single Federations.

96. The Holy See can establish or approve an International Commission for each Institute with the aim of encouraging the study of themes related to the contemplative life in relation to its own charism[77].

97. The legitimately established Federation is a public juridic person in the Church and is therefore able to acquire, possess, administer, and alienate temporal, movable and immovable goods, which are ecclesiastical assets, in accordance with the universal and proper law.

98. To keep alive and strengthen the union of monasteries, implementing one of the aims of the Federation, a certain communication of goods is encouraged among the monasteries, coordinated by the Federal President.

99. The communication of goods in a Federation is implemented through contributions, gifts, loans that monasteries offer other monasteries that have financial difficulties, and for the common needs of the Federation.

100. The Federation considers the assets in its possession as necessary and useful means to achieve its goals.

101. Each Federation establishes an economic fund to be able to carry out the Federation’s aims. This fund serves to cover the ordinary expenses of the Federation itself and those relating to the formation of nuns at the federal level, to support the necessities of the subsistence and health of the nuns, to maintain the buildings, and to support new foundations.

102. The economic fund is nourished by the free donations of the monasteries, by the donations of benefactors, and by revenues deriving from the alienation of the assets of suppressed monasteries, as established by the present Instruction[78].

103. The Federation’s finances are managed by the Federal Council, presided over by the Federal President, who makes use of the collaboration of the Federal Financial Administrator.

104. As part of ordinary administration, the Federal President and the Financial Administrator of the Federation make purchases and carry out valid administrative tasks within the limits of their role.

105. For expenses and acts of extraordinary administration, the authorization of the Federal Council and of the Federal Assembly is required, according to the value of the sum established in the proper law. Each Federation in the Elective Assembly sets the sum for which it is necessary to have the authorization of the Federal Council and the Federal Assembly.

106. If it is a negotiation or sale whose value exceeds the sum set by the Holy See for the individual regions or deals with votive donations made to the Church of precious items due to their historical and artistic value, the permission of the Holy See is also required.

107. The validity of the sale and any other negotiation, through which the financial situation of the Federation could suffer damage, requires the written permission of the Federal President with the consent of the Council or the Federal Assembly, depending on the value of the negotiation, established by the proper law.

108. In derogation from can. 638, §4 CJC, for the validity of the alienation of the assets of the suppressed monasteries, the President of the Federation and the Federal Council, beyond the value of the asset to be alienated, always and exclusively requires written permission from the Holy See[79].

109. Unless otherwise provided by the Holy See[80], the Federation President disposes of the proceeds from the alienation of the assets of the totally extinct monasteries belonging to the Federation, as established by this Instruction.

II.            The Federal President

110. The President of the Federation, elected by the Federal Assembly in accordance with the Statutes of the Federation for a period of six years, is not a Major Superior and, in the exercise of her service, acts on the strength of what the present Instruction attributes to her[81] in accordance with the universal and proper law.

111. In exemption of can. 628, §2, 1° CJC, the Federation President, within the established time, accompanies the Regular Visitator in the canonical visit to the federated monasteries as a Co-Visitator [82].

112. The President of the Federation, when it comes to the canonical visit to the community of her own monastery, will delegate a Federal Councilor as a Co-Visitator of the regular Visitator.

113. The President of the Federation, whenever the need requires it, can visit the communities of the federated monasteries accompanied by a Co-Visitator, chosen in turn from among the Councilors, and by the Financial Administrators of the Federation.

114. All other visits – maternal or sisterly – are agreed on with the Superior of the monastery.

115. The President of the Federation, at the end of the canonical visit, indicates in writing to the Major Superior of the monastery, the most suitable solutions for the cases and situations that emerged during the visit and informs the Holy See of everything.

116. During the canonical visit, the President of the Federation verifies how the items contained in the points listed in no. 12 and developed in nos. 13-35 of the Apostolic Constitution Vultum Dei quaerere, are lived[83] and if the inherent application rules, decided in the Federal Assemblies, are observed.

117. The Federation President, in particular, watches over initial and ongoing formation in the monasteries to see if it is in conformity with the charism proper to the Institute, so that every community may be a beacon that illumines the journey of the men and women of our time [84]. At the end of the visit, she will inform the Holy See about the real possibilities that the monastery has or does not have of guaranteeing initial formation.

118. The formation of the formators and their collaborators is entrusted in part to the monasteries and in part to the Federation, therefore, the President of the Federation is called to strengthen formation at the federal level[85] and to require the participation of those who exercise the service of formation; if this does not happen, she will refer the matter to the Holy See.

119. The President of the Federation provides the formation foreseen by the Federal Assembly for those who are called to exercise the service of authority[86] and requires their participation; if this does not happen, she will refer the matter to the Holy See.

120. The President of the Federation, having heard the opinion of the Federal Council, chooses the most appropriate places to hold the specific formative courses for the formators and their collaborators, as well as those who are called to exercise the service of authority, establishing the duration of these courses in such a way that they are not detrimental to the needs of the contemplative life[87] and of the community.

121. When an autonomous monastery no longer possesses a real autonomy of life,[88] it is the responsibility of the Federation President to report the matter to the Holy See.

122. When the Major Superior of a monastery denies a nun consent for the passage to another monastery of the same Institute, the Federation President, having made due discernment with her Council on the matter, communicates this to the Holy See, who decides what to do.

III.         The Federal Council

123. The Federal Council is composed of four councilors elected by the Federal Assembly from among all the solemnly professed nuns of the monasteries of the Federation and remains in office for six years.

124. The Federal Council has jurisdiction over what is attributed to it by this Instruction[89] and what may be established in the Statutes; nevertheless, the Federation President can consult it whenever she sees fit.

125. The Federal Council is consulted by the Federation President at the end of each canonical visit, before sending in writing to the Major Superior of the monastery, the best solutions to the cases and situations that emerged during the visit.

126. The Federal Council expresses its opinion in choosing the most appropriate times and places to hold specific formation courses for the formators and their collaborators, as well as for those who are called to exercise the service of authority.

127. The Federal Council collaborates with the Federation President in drafting the Report on the state of the Federation and of the individual monasteries, to be sent to the Holy See at the end of the six-year term.

128. The Federal Council is consulted by the Federation President before sending the request for affiliation or suppression of a monastery to the Holy See.

129.  The Federal Council gives its consent to the choice of the Federal Formator who carries out and coordinates initial formation in common[90]. Likewise, for serious reasons, it expresses its consent for the removal of the Federal Formator.

130. In exemption of can. 686, §2 CJC, the Federal Council gives its consent for the request of the indult of exclaustration for a nun of solemn vows, after the year granted by the Major Superior of the monastery, up to the completion of three years[91].

131. The Federal Council gives its consent for the request for the extension of the indult of exclaustration for a nun of solemn vows, to be requested from the Holy See[92]. Before presenting the matter to the Federal Council, the Federal President must obtain the written opinion of the Major Superior of the nun professed with solemn vows asking for the extension of the indult, expressed collegially together with the Council of the monastery, with the consent of the local Ordinary where the nun will have to live, and having acquired the opinion of the diocesan Bishop or of the competent religious Ordinary.

132. The Federal Council assumes the functions of the Council of the autonomous monastery when the latter, through affiliation, is entrusted to the Federation President in the process of accompaniment for the revitalization or for the suppression of the monastery[93].

IV.         The Federal Assembly

133. The communion that exists among monasteries becomes visible in the Federal Assembly, a sign of unity in charity, whose primary task is to protect the charismatic patrimony of the Institute among the federated monasteries and to promote an adequate renewal in harmony with it, providing that no Federation of monasteries of nuns or Confederation of Federations represents the entire Institute.

134. The Federal President, the Federal Councilors, the Federal Financial Administrator, the Major Superior, and a Delegate from each autonomous federated monastery, elected by the conventual Chapter, are members of the Federal Assembly; the Federal Secretary functions solely as an actuary.

135. The Ordinary Federal Assembly is convened every six years and the federal offices are renewed in it.

136. The Intermediate Federal Assembly is convened every three years to verify the progress made and to adopt any remedies or changes within them.

137. If necessity requires or expediency suggests it, the Federal President, with the consent of the Federal Council, can convoke the Extraordinary Federal Assembly.

138. The Federal Assembly, both ordinary and interim, is convened by the President at least six months before the expiration of the six-year period or the completion of the three-year period.

139. The Extraordinary Federal Assembly is convened by the President two months before its celebration.

140. With the cessation of the office of the Federal President, by death or in other ways provided by law[94], the first Councilor convenes, within one month of the office's vacancy, the Extraordinary Federal Assembly, to be celebrated within two months of the convocation. In this case, the Federal Councilors and the Federal Financial Administrator are elected again.

141. The Federal Assembly:

a.    receives the report of the Federal President on the state of the Federation and of the individual monasteries;

b.    elects the Federal President and the Federal Council;

c.     elects the Federal Financial Administrator;

d.    deals with issues of major importance;

e.     makes decisions and issues norms that all nuns are required to observe, after the definitive approval of the Holy See;

f.      develops for a six-year period, the common formation courses that each community is obliged to carry out;

g.    promotes the creation of new foundations and the methods for implementing them, both as single monasteries and as a federation;

h.    identifies a monastery as the place of initial common formation for the monasteries of the Federation[95];

i.      establishes a formation plan for those who are called to exercise the service of authority[96] and for the Formators[97].

V.  Federal Offices

142. The administration of the Federation is entrusted to the Federal Financial Administrator, elected by the Federal Assembly for six years.

143. The Federal Financial Administrator has the responsibility to carry out what is established by the Federal Council and collaborates with the Federation President, in the context of the regular Visit, in verifying the financial performance of the individual monasteries, noting their positive and critical aspects, data that must appear in the final Report of the visit.

144. The Federal Secretary is chosen by the Federation President and remains in office for six years; this office can be carried out by one of the Federal Councilors.

145. The Federal Secretary, as far as possible, resides in the monastery selected as the legal see of the Federation and retains the documents there and keeps the Federation archives updated.

146. Following the indications of the Federation President, the Federal Secretary draws up the agenda and convenes the Federal Council, during which she acts as an actuary.

147. The Federal Secretary, following the indications of the Federation President, prepares the Federal Assembly.

148. The Federal Formator[98] is appointed ad nutum by the Federation President with the consent of the Federal Council. The Federal Formator may be removed from her office for serious reasons, by the Federation President with the consent of the same Council.

VI.         The Religious Assistant

149. The Federation Assistant represents the Holy See for the Federation, but not for the individual monasteries that comprise it, and carries out his task faithfully following the provisions relating to this office and carrying out the task received within the limits of his competence.

150. The Federation Assistant, since he participates to a certain extent in the jurisdiction of the Holy See, is a presbyter appointed by the Congregation for Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life for one or more Federations.

151. The Federation Assistant is not a Major Superior and carries out his task in a spirit of collaboration and service towards the Federation by encouraging the preservation of the genuine spirit of the Institute and helping the President and her Council in the conduct of the Federation, especially in formation at the federal level and in solving the most important financial problems.

152. The appointment of the Federation Assistant is reserved to the Holy See, but the Federation has the faculty of presentation.

153. The appointment of the Assistant is ad nutum Sanctae Sedis.

154. The Federation President, within the established time, is obliged to present to the Holy See the names of three possible candidates for the office of Federation Assistant, attaching the results of the previous consultations of the communities of the single monasteries of the Federation, the curriculum vitae of each candidate, her own opinion and that of the Federation Council, the nulla osta of the Ordinaries of the candidates. The Holy See reserves to itself, in the manner deemed most appropriate and convenient, to integrate information concerning candidates to the office of Assistant.

155. Each year, the Federation Assistant must send a brief report of his work, on the progress of the Federation, reporting any particular situations. At the conclusion of his mandate, the Assistant sends a more detailed report on the state of the Federation to the Congregation for Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life.

CHAPTER THREE
SEPARATION FROM THE WORLD

I.  Concept and Relevance for Contemplative Life

156. Starting from the wordings of the Code[99], it is affirmed that the separation from the world characterizes the nature and purpose of the religious Institutes of consecrated life and corresponds to the Pauline dictate of not conforming to the mentality of this century[100], fleeing from every form of worldliness.

For the religious life, the cloister is a common obligation for all Institutes[101] and expresses the material aspect of separation from the world – which, however, does not exhaust its scope – contributing to create in every religious house an atmosphere and an environment favorable to recollection, necessary for the life of each religious Institute, but particularly for those dedicated to contemplation.

157. In the contemplative life of nuns, the aspect of separation from the world deserves particular attention for the high esteem that the Christian community nurtures towards this kind of life, sign of the exclusive union of the Church-Bride with her Lord, supremely loved.

158. The life of contemplative nuns, engaged in prayer in a very special way, in order to keep the heart constantly turned towards the Lord, in asceticism, and in the fervid progress of spiritual life, is nothing other than a striving to the heavenly Jerusalem, an anticipation of the Eschatological Church, fixed on the possession and contemplation of the face of God.

159. The community of the monastery of nuns, placed as a city on the mountain top and a light on the lampstand[102], even in the simplicity of its life, visibly depicts the goal towards which the whole ecclesial community walks, ardent in action and dedicated to contemplation, it advances along the paths of time with eyes fixed on the future recapitulation of everything in Christ.

160. The material aspect of separation from the world has a particular manifestation in the cloister, which is the place of the Church’s intimacy because, in the light of the particular vocation and ecclesial mission, the cloister of the contemplatives responds to the need, perceived as a priority, to remain with the Lord.

161. With the name cloister, we mean the monastic space separated from the outside and reserved for the nuns, in which the presence of strangers can only be admitted in case of necessity. It must be a space of silence and recollection where the permanent search for the face of God can develop, according to the charism of the Institute.

162. The cloister evokes that cell of the heart where each one is called to live in union with the Lord. Accepted as a gift and a choice as a free response to love, it is the place of spiritual communion with God and neighbor, where the limitation of space and contacts works to the advantage of the internalization of evangelical values[103].

163. The cloister is not only an ascetic means of immense value, but a way of living the Passover of Christ, as a joyful proclamation and prophetic anticipation of the possibility offered to each person and to the whole of humanity to live solely for God, in Christ Jesus[104].

164. In the monasteries of nuns, the cloister must be understood in a positive sense as a space for the use and intimacy of the nuns who live the contemplative life, a space of domestic and family life, within which the community lives fraternal life in its most intimate dimension.

165. In monasteries of nuns, the cloister, in a privative sense, is to be considered as a space to be protected, to prevent access by strangers.

166. The modality of separation from the outside of the space exclusively reserved for the nuns must be material and effective, not just symbolic or spiritual. It is the responsibility of the Conventual Chapter of the monastery to determine the modality of separation from the outside.

167. Each monastery is obliged to maintain its primarily or predominantly contemplative physiognomy with all solicitude, engaging in a special way to create and live an area of external and interior silence in prayer[105], in asceticism, and fervent spiritual progress, in the careful celebration of the liturgy, in fraternal life in common, in regular observance, and in the discipline of separation from the world.

II. The Means of Communication

168. The legislation concerning the means of social communication, in all the variety in which it is presented today, aims at safeguarding recollection and silence: in fact, it is possible to empty contemplative silence when the cloister is filled with noises, news, and words. Recollection and silence are of great importance for the contemplative life as "the necessary space for listening and pondering His Word and the prerequisite for that gaze of faith that enables us to welcome God’s presence in our own life and in that of the sisters [...] and in the events of today’s world "[106].

169. These means must therefore be used with sobriety and discretion, not only with regard to the contents but also to the quantity of information and the type of communication, “that they may be at the service of formation for the contemplative life and necessary communication, and do not become occasions for wasting time or escaping from the demands of  fraternal life in community, nor should they prove harmful for your vocation, or become an obstacle to your life wholly dedicated to contemplation”[107].

170. The use of the means of communication for reasons of information, formation or work, can be allowed in the monastery, with prudent discernment, for common utility, according to the provisions of the Conventual Chapter contained in the community plan of life.

171. The nuns procure necessary information on the Church and the world, not with a multiplicity of news, but knowing how to grasp the essential in the light of God, to bring it to prayer in harmony with the heart of Christ.

III. The Cloister

172. Every single monastery of nuns or female monastic Congregation, according to can. 667, §3 CJC and of the present Instruction, conforms to papal cloister or defines it in the Constitutions or in another code of the proper law, respecting its own character[108].

173. The diocesan Bishop or the religious Ordinary oversees the observance of the cloister in the monasteries entrusted to their respective care, helping the Superior, who is responsible for its immediate custody.

174. In derogation from the provision of can. 667, §4 CJC, the diocesan Bishop, as well as the religious Ordinary, does not intervene in granting dispensation from the cloister[109].

175. In derogation of the provisions of can. 667, §4 CJC, the dispensation from the cloister rests solely with the Major Superior who, in the event that such dispensation exceeds fifteen days, can grant it only after having obtained the consent of her Council[110].

176. The limitation in the Instruction Verbi Sponsa[111] has been repealed; for just cause the Major Superior, according to the norm of can. 665, § 1 CJC, with the consent of her Council, may authorize the absence from the monastery of a nun with solemn vows for not more than a year, after hearing the diocesan Bishop or the competent religious Ordinary.

177. In derogation of can. 686, §2 CJC, the Major Superior, with the consent of her Council, can grant the indult of exclaustration to a nun professed with solemn vows, for not more than a year, after the consent of the Ordinary of the place where the nun will have to live, and after having heard the opinion of the diocesan Bishop or of the competent religious Ordinary[112].

178. In derogation of can. 686, §2 CJC, an extension of the indult of exclaustration can be granted by the Federal President with the consent of her Council, for a nun professed with solemn vows of a monastery of the Federation for a period of no more than two years[113].

179. For this concession, the Federal President before presenting the matter to the Federal Council, must obtain the written opinion of the Major Superior of the nun professing solemn vows who is asking for the extension of the indult, expressed collegially together with the Council of the monastery, with the prior consent of the Ordinary of the place where the nun will have to live, and having acquired the opinion of the diocesan Bishop or of the competent religious Ordinary.

180. Any further extension of the indult of exclaustration is reserved solely to the Holy See [114].

181. During the canonical visit, the Visitators are required to verify the observance of all the elements proper to the contemplative life as described in the Constitution Vultum Dei quaerere[115] with particular reference to the aspect of separation from the world.

182. The Church, because of the highest esteem it nourishes towards their vocation, encourages the nuns to live faithfully and with a sense of responsibility the spirit and the discipline of the cloister to promote in the community a fruitful and complete orientation towards the contemplation of God One and Triune.

IV. Papal Cloister

183. The papal cloister, established in 1298 by Boniface VIII, is that "in conformity with the norms given by the Apostolic See”[116] and excludes external works of apostolate.

184. If Pius XII had distinguished it in major and minor papal cloister, [117] the Code of Canon Law recognizes only one type of papal cloister, which is observed in the monasteries of nuns entirely dedicated to the contemplative life[118].                      

185. Papal cloister for nuns means the recognition of the specificity of an entirely contemplative life which, by individually developing the spirituality of the marriage with Christ, becomes a sign and realization of the exclusive union of the Church Bride with her Lord.

186. A real separation from the world, primarily marked by silence and solitude[119], expresses and protects the integrity and identity of wholly contemplative life, so that it may be faithful to its specific charism and to the sound traditions of the Institute.

187. A wholly contemplative life, to be considered of papal cloister, must be fundamentally ordered to the attainment of union with God in contemplation.

188. An Institute is considered to be of wholly contemplative life if:

a) Its members direct all activities, both interior and exterior, to the intense and continuous search for union with God in the monastery and to the contemplation of His face;

b) It excludes external and direct tasks of apostolate and ordinarily, physical participation in events and ministries of the ecclesial community. This participation, subject to the consent of the Conventual Chapter, must be permitted only on special occasions by the diocesan Bishop or by the religious Ordinary of the monastery;

c) It implements separation from the world, according to concrete modalities established by the Conventual Chapter, in a radical, concrete, and effective way and not simply symbolic, in accordance with the universal and proper law, in line with the Institute's charism.

V. Norms Regarding Papal Cloister

189. Given the variety of Institutes dedicated to a wholly contemplative life and of their traditions, in addition to what is established in this Instruction, some modalities of separation from the world are left to the Constitutions or other codes of the Institute's proper law which, in line with its own charism, can also establish stricter rules concerning the cloister, which must be approved by the Apostolic See.

190. The law of papal cloister extends to the dwelling and to all the interior and exterior spaces of the monastery reserved exclusively for the nuns in which the presence of strangers can be admitted only in case of necessity. It must be a space of silence and recollection, facilitated by the absence of external works, where the permanent search for the face of God can develop more easily, according to the Institute's charism.

191. The participation of the faithful in liturgical celebrations in the church or oratory of the monastery or in the lectio divina does not allow the exit of the nuns from papal cloister nor the entry of the faithful into the nuns’ choir, except in special cases at the judgment of the conventual Chapter.

192. By virtue of papal cloister law, the nuns, novices, and postulants must live within the cloister of the monastery, and it is not lawful for them to leave, except in the cases contemplated by law nor is it permissible for anyone to enter the cloister of the monastery, except for the foreseen cases.  

193. In monasteries of wholly contemplative life, the legislation on separation from the world of external sisters, if contemplated by the Constitutions or other codes of the Institute's own law, is defined by particular law.

194. The granting of permission to enter and leave the papal enclosure always requires a just cause, dictated by the true necessity of the individual nuns or of the monastery: this is required to protect the necessary conditions for a wholly contemplative life and, on the part of the nuns, of consistency with the vocational choice.

195. Where it is customary, the use of writing entries and exits in a book can be preserved, at the discretion of the Conventual Chapter, also as a contribution to the knowledge of the life and history of the monastery.

196. It is up to the Major Superior of the monastery to safeguard immediately the cloister, to guarantee the concrete conditions of separation from the world, and to promote, within the monastery, the love for silence, recollection, and prayer.

197. It is up to the Major Superior to express her judgment on the opportuneness of the entrances and exits from the papal cloister, evaluating with prudent discretion the necessity, in the light of the wholly contemplative vocation, as established by the Constitutions or other text of the proper law and prescribed by the present Instruction.

198. It is up to the Major Superior of the monastery with papal cloister to appoint a nun professed with solemn vows for the service of the porter's lodge and, if the law does not contemplate the presence of external nuns, to allow a sister to perform the services of the external sisters for a limited period of time.

199. The entire community is responsible for the moral obligation of protection, promotion, and observance of papal cloister, so that secondary or subjective motivations do not prevail over the purpose of this type of separation.

200. Leaving the papal cloister, unless with particular indults of the Holy See or in case of danger, is permitted by the Major Superior in ordinary cases, regarding the health of the nuns, the assistance of the infirm nuns, participation in courses of initial and ongoing formation meetings organized by the Federation or by another monastery, the exercise of civil rights, and those necessities of the monastery which cannot be provided for any other way.

201. To send novices or professed nuns with temporary vows when necessary to perform part of their formation in another monastery of the Institute, as well as to make temporary or definitive transfers to other monasteries of the same Institute, the Major Superior expresses her consent, with the intervention of the Council or of the Conventual Chapter according to the Constitutions or of another code of the proper law.

202. Entry into papal cloister is permitted, except for special indults of the Holy See, to Cardinals who may bring with them someone accompanying them, to Nuncios and Apostolic Delegates in places subject to their jurisdiction, to Visitators during the canonical visitation, to the diocesan Bishop[120], to the competent religious Ordinary, and to other persons at the judgment of the Major Superior and for a just cause.

203. Furthermore, entry into the papal cloister is allowed, subject to the permission of the Superior:

– to the priest to administer the sacraments to the sick, to assist those who are chronically or seriously ill, to celebrate Mass for them sometimes, for liturgical processions, and funerals;

– to those whose jobs or skills are necessary to attend to the nuns' health, for formation, and to provide for the needs of the monastery;

– to their aspirants and passing nuns, also from other institutes of contemplative life.

VI. The Cloister Defined in the Constitutions

204. The monasteries which associate with the contemplative life some activity for the benefit of the people of God or practice wider forms of hospitality in line with the tradition of their own Institute, define their cloister in the Constitutions or in another code of the proper law.

A.    Constitutional Cloister

205. The constitutional cloister, which has replaced in the Code of Canon Law the minor papal cloister of Pius XII, is a type of cloister regarding nuns who profess the contemplative life by associating "some legitimate work of apostolate or Christian charity"[121].

206. The name of constitutional cloister means the monastic space separated from the outside which, as a minimum, must include that part of the monastery of farm land or gardens reserved exclusively to the nuns, where only in case of necessity can the presence of externs be admitted. It must be a space of silence and recollection, where the permanent search for the face of God can develop, according to the charism of the Institute, in consideration of the works of apostolate or charity exercised by the nuns.

207. This type of cloister, "appropriate to the proper character and defined by the Constitutions"[122] is approved by the Apostolic See that approves the Constitutions or another code of the Institute's own law.

B.    Monastic Cloister

208. To the expressions papal cloister and constitutional cloister, known from the Code of Canon Law, St. John Paul II in the post-synodal apostolic exhortation Vita Consacrata[123] added a third one, monastic cloister.

209. Before Vita Consacrata this expression had been used to define the cloister of the monks[124], more rigorous than that common to all religious[125], but less rigid than the papal one and comparable, in some respects, to the constitutional cloister of nuns.

210. For monasteries of contemplative nuns, the monastic cloister, while retaining the character of a more rigorous discipline than the common one, makes it possible to associate the primary function of divine worship with wider forms of reception and hospitality[126].

211. The monastic cloister, as described in the Constitutions or in another code of the proper law, is a special expression of the constitutional cloister.

VII. Regulations Regarding Constitutional Cloister

212. It is the responsibility of the Major Superior of the monastery, with the consent of her Council, to clearly determine the extent of the constitutional cloister, to limit it, and to modify it for just cause.

213. By virtue of the law of constitutional cloister, the nuns, novices, and postulants must live within the cloister of the monastery, and it is not permissible for them to leave, except in the cases contemplated by law, nor is it permissible for anyone to enter the cloister of the monastery outside of the foreseen cases and without the permission of the Superior.

214. The participation of the faithful in liturgical celebrations in the church or in the monastery or lectio divina in another suitable place of the monastery, allows the exit of the nuns from constitutional cloister remaining within the same monastery, while the entrance of the faithful is always forbidden in the part of the house subject to this type of cloister.

215. Every nun is co-responsible and must contribute, with great esteem for silence and solitude, to ensure that the external regulation of constitutional cloister preserves that fundamental inner value, through which the cloister is a source of spiritual life and witness to the presence of God.

216. They can enter the constitutional cloister of the monastery, with the consent of the Major Superior:

a)    The people needed to serve the community from a spiritual, formative, and material point of view;

b)   The nuns from other communities who are passing through or are guests in the monastery;

c)    Young women in vocational discernment.

217. The Major Superior of the monastery may permit exits from the constitutional cloister for a just cause, taking into account the indications given by the present Instruction.

218. The Major Superior of the monastery with constitutional cloister appoints nuns for the service of doorkeeper and of the guesthouse and authorizes some nuns to work in the monastery's works or workshops outside the sphere of the cloister, regulating their stay outside it.

CHAPTER FOUR
FORMATION

219. A nun becomes with full rights a member of the community of the monastery sui juris and participates in its spiritual and temporal goods with the profession of solemn vows, the free and definitive response to the call of the Holy Spirit.

220. The candidates prepare themselves for solemn profession passing through the various stages of the monastic life, during which they receive an adequate formation and, although in a different degree, they are part of the community of the monastery.

I. General Principles

221. Formation in contemplative monastic life is based on a personal encounter with the Lord. It begins with the call of God and the decision of each one to follow, according to her own charism, the footsteps of Christ, as His disciple, under the action of the Holy Spirit.

222. While the acquisition of knowledge remains important, formation in the consecrated life, and particularly in contemplative monastic life, consists above all in identifying with Christ. In fact, it is a question of "a progressive assimilation of Christ's sentiments towards the Father”[127], to the point of being able to say with St. Paul: "for me, to live is Christ"[128].

223. Both the candidates and the nuns must bear in mind that in the formation process, it is not so much a matter of acquiring concepts, as "of knowing the love of Christ that goes beyond all knowledge”[129]. All this makes the formation process last a lifetime and every nun always feels she is in formation.

224. Formation as a continuous process of growth and conversion that involves the whole person must favor the development of the human, Christian, and monastic dimension of the candidates and nuns, radically living the Gospel, so that one's life becomes a prophecy.

225. Formation for the contemplative monastic life must be integral, that is, taking the person as a whole into account so that she develops her own psychic, moral, affective, and intellectual gifts harmoniously and becomes actively involved in community life. None of these dimensions of the person must remain excluded from the scope of either initial or ongoing formation.

226. Contemplative monastic formation must be organic, gradual, and coherent in its various stages, as it is called to promote the development of the person in a harmonious and progressive way, in full respect of the uniqueness of each one.

227. Under the action of the Holy Spirit, both candidates and nuns are the main protagonists of their formation and responsible for accepting and internalizing all the values of the monastic life.

228. For this reason, the formation process must be attentive to the uniqueness of each sister and to the mystery that she bears in herself and to her particular gifts, to foster her growth through self-knowledge and the search for the will of God.

229. In initial formation, the figure of the formator is particularly important. In fact, even if "God the Father is the formator par excellence", however "in this artisan work He uses human mediations" among which are the formators, "whose main mission is to show the beauty of following the Lord and the value of the charism in which it is accomplished”[130].

230. It is the responsibility of the individual monastery and of the Federation to pay particular attention to the selection of the formators and to take care of their formation [131].

II. Ongoing Formation

231. For ongoing formation, we mean an itinerary of the whole of life [132], both personal and community, "which must lead to configuration to the Lord Jesus and the assimilation of His feelings in His total oblation to the Father”[133]. It is therefore a process of continuous conversion of the heart, "an intrinsic requirement of religious consecration”[134], and the need for creative fidelity to one's own vocation. Ongoing formation is the humus of initial formation [135].

232. As such, ongoing formation must be considered as a priority both in the plan of community life and in the plan of life of each nun.

233. The purpose of ongoing formation is to nourish and preserve fidelity, both of the individual nun and of the community, and to bring to completion what was begun in initial formation, so that the consecrated person can express fully her own gift in the Church, according to a specific charism.

234. What characterizes this stage compared to the others is the lack of ulterior short-term goals, and this can have a psychological impact: there is nothing left to prepare for, but only a daily life to be lived in the full gift of oneself to the Lord and to the Church.

235. Ongoing formation takes place in the context of daily life: in prayer and work, in the world of relationships, particularly in fraternal life in community, and in rapport with the outside, according to the contemplative vocation.

236. Ongoing formation cultivates the spiritual, doctrinal, and professional capacity, the updating and maturation of the contemplative, so that she can carry out her service to the monastery, to the Church, and to the world in an ever more appropriate manner, according to this form of life and the indications of the Apostolic Constitution Vultum Dei quaerere.

237. Every nun is encouraged to take responsibility for her own human, Christian, and charismatic growth, through the personal plan of life, dialog with the sisters of the monastic community, and in particular, with her Major Superior, as well as through spiritual direction and appropriate studies contemplated in the Guidelines for Contemplative Monastic Life.

238. Each community, together with the community plan, is called to develop a systematic and integral permanent formation program which embraces the whole existence of the person [136]. This program will be structured taking into account the different seasons of life [137] and of the various services exercised by nuns, especially by Superiors and formators [138].

239. The Major Superior promotes the ongoing formation of the community through the Conventual Chapter, the days of retreat, the annual spiritual exercises, the sharing of the Word of God, periodic revisions of life, recreations in common, study days, personal dialog with the sisters, fraternal encounters.

240. It is the responsibility of the Major Superior and of each member of the community to ensure that fraternal life is formative and helps each sister on her journey towards total configuration with Christ, the ultimate goal of the whole formation process,[139] and to manifest at every moment of her life "full and joyous belonging to Christ[140].

241. Notwithstanding that the ordinary place of ongoing formation is her own monastery and that fraternal life must favor the sisters' formation journey [141], in order to ensure a more adequate ongoing formation, collaboration between different monastic communities is warmly recommended, using the appropriate means of communication [142].

III. Instruments of Ongoing Formation

242. Surely the first instrument of ongoing formation for all consecrated persons, even more so for contemplatives, is care of the life of prayer: liturgies well prepared and dignified, according to the possibility of the community; fidelity to moments of personal prayer to guarantee that space where one can establish an intimate relationship with the Lord; care of the relationship with the Word, through personal lectio and community collatio, when possible[143].

243. Care and attention to the sacrament of reconciliation and spiritual direction, attention to the choice of confessors prepared to support and accompany the journey of a community of contemplative life with discretion, wisdom, and prudence [144].

244. Intellectual formation must be guaranteed through a plan established by the community that possibly takes into account the cultural level of all, so that everyone can gather something useful for their own journey.

245. Also useful and important are the formation courses common to several monasteries of the same charismatic family[145], thus, federal or inter-federal courses, without forgetting that "formation, especially ongoing formation ..., has its own humus in the community and in everyday life.[146].

246. A climate of genuine fraternal relationships, marked by true charity and goodness, is fundamental for allowing each member of the community to have her own space for life and expression.

247. It is the task of each of them to find the right balance in the gift of self through work, so that the latter may be lived as a serene and joyful service to God and to the community. However, the community is also responsible for seeing that no one is over-burdened by particularly heavy works, which absorb the energies of the mind and body to the detriment of spiritual life. Work as such can be a way to put to good use one’s talents and therefore a help for the expression of the beauty of the person; it becomes dangerous when it is absolutized and captures attention to the detriment of the spirit[147].

248. Ascetic means must not be neglected that are of the tradition of each spirituality, as a way of curbing the instincts of one's own nature and channeling them towards service to the kingdom according to their own charism.[148].

249. Even the proper information about what is happening in the world is an important means of reviving the awareness and responsibility of one's apostolic mission through the means of communication, using them with prudence and discretion, so that it is not detrimental to the contemplative life[149].

IV. Initial Formation

250.  Initial formation is the privileged time in which the sisters who are candidates for the contemplative monastic life, with a special accompaniment of the formator and the community, are initiated in the sequela of Christ, according to a particular charism, progressively assuming and integrating their particular personal gifts with the authentic and characteristic values ​​of their vocation.

251. Initial formation is structured in three consecutive stages: the postulancy, the novitiate, and the time of temporary or junior profession, preceded by aspirancy, in which the candidates grow and mature up to the definitive assumption of the monastic life in a given Institute.

252. In initial formation, it is of great importance that between the various stages there is harmony and gradualness of content. It is equally important that between initial formation and ongoing or continuous formation there is continuity and coherence, so that there is created in the subject “the readiness to let themselves be formed every day of their lives”[150].

253. keeping in mind that the person is built very slowly, and that formation must be attentive to root in the heart “the attitudes of Christ toward the Father”[151] and the proper human, Christian, and charismatic values, “ample time must be reserved for initial formation”[152], “no less than nine years and not more than twelve”[153].

254. Activated during this time is “a serene discernment, free from the temptations of numbers and of efficiency”[154]. Moreover, in each monastery special attention must be paid to spiritual and vocational discernment, ensuring candidates a personalized accompaniment and promoting appropriate formation itineraries.[155], paying particular attention so that formation is truly integral - human, Christian, and charismatic - and touches all the dimensions of the person.

255. The establishment of international and multicultural monastic communities manifests the universality of a charism, therefore the reception of vocations coming from other Countries must be the object of adequate discernment.

256. One of the reception criteria is given by the prospect of spreading monastic life tomorrow in particular churches where this form of following Christ is not present.

257. The recruitment of candidates from other countries solely for the sake of ensuring the survival of a monastery it to be absolutely avoided[156].

258. Every monastery sui juris, from the moment of its erection is the place of the novitiate and of initial, permanent or ongoing formation,[157].

259. In the event that, as part of the canonical visit, it results that the single monastery sui juris cannot guarantee a quality formation, initial formation must be taken care of in another monastery of the Federation or in the initial formation place common to various monasteries[158].

260. A monastery that is founded but not yet canonically erected and the affiliated monastery are only the place of permanent or ongoing formation.

261. The founded, but not yet canonically erected monastery, may be the place of the novitiate and place of initial formation, if the conditions set out in this Instruction concerning formation are present.

A.   Aspirancy

262. The aspirancy, considered as a first knowledge of the monastery by the candidate and the candidate by the monastery community, involves a series of contacts and times of community experience, even prolonged. This knowledge will also be useful to fill any gaps on the path of human and religious formation at this stage.

263. It is the responsibility of the Major Superior with her Council, taking into account each individual candidate, to establish the times and ways that the aspirant will spend in the community and outside the monastery.

264. The Lord Jesus taught that whoever undertakes an important action must first carefully consider whether there “is enough for its completion”[159]. For this reason, those who think of beginning the journey of contemplative life must spend a certain time in reflection regarding their real ability and to first make a personal verification of the authenticity of their call to the contemplative monastic life.

265. Having "enough" means possessing natural and psychological gifts, normal openness to others, psychic balance, a spirit of faith, and a firm will that make it possible to spend life in community, in continence, in obedience, in poverty, and in the cloister.

266. Without these initial qualities, one cannot conclude, either on the part of the aspirant or on the part of the welcoming community, that there is a vocation to the monastic and contemplative life. Therefore, throughout initial formation, but particularly during the aspirancy, particular attention must be paid to the human dimension.

267. During this time, the aspirant is entrusted by the Major Superior to a solemnly professed sister so that she may be accompanied and guided in her vocational choice.

268. The aspirancy, of a minimum duration of twelve months, may be extended according to need at the discretion of the Major Superior, after consulting her Council, but for no longer than two years.

B. Postulancy

269. The postulancy is a necessary stage for proper preparation for the novitiate[160], during which the candidate confirms her determination to be converted through a progressive passage from secular life to contemplative monastic life.

270. During this time, the postulant must be gradually introduced to the process of assimilation of the fundamental elements of contemplative monastic life.

271. The postulancy offers a more direct and concrete experience of community life according to a specific charism.

272. Before admitting an aspirant to the postulancy, one must examine her state of health, if her maturity is appropriate for her age, if she has a suitable disposition, if she is sociable, solid in Christian doctrine and practice, if she aspires to the monastic life with a sincere intention, seeking the face of God at all times.

273. The postulant must be entrusted to the novice formator or to a solemnly professed nun who helps her to look within herself, who can discern if there is a real call to contemplative monastic life, and to whom the postulant can open herself with full trust.

274. The postulant, helped by the formator, is especially dedicated to her human and spiritual formation and deepens her baptismal commitment.

275.  The postulancy has a minimum duration of twelve months which can be prolonged according to need by the Major Superior, having heard her Council, but it must not exceed two years.

276. During this period, the postulants live in the monastery and follow the life of the community according to the instructions of the formator and, besides being helped to know their capacity for monastic life, they can deepen themes of study or learn a trade, according to the needs of the community, as established by the Major Superior with her Council.

C. Novitiate

277. The novitiate is the time when the novice begins life in a given institute; her vocational discernment continues and the deepening of her own decision to follow Jesus Christ in the Church and in today's world, according to a determined charism.

278. The novitiate is the time of trial, and its objective is to lead the candidate to become more fully aware of the vocation according to a specific charism, verifying the real and concrete ability to live it with joy and generosity, particularly in reference to fraternal life in community.

279. The novitiate in monasteries of nuns has a duration of two years, the second being the canonical one, following the provisions of can. 648 CJC concerning absences.

280. During the novitiate, the novice must first of all deepen her friendship with Christ because without this she will never be able to assume and keep the promises of donation to Him and desire to grow in the knowledge of the charism that she is called to live, questioning herself if she wants to share her existence in a fraternal life in common with the sisters who make up the community of the monastery.

281. The novice obtains this through the practice of prolonged lectio divina, under the guidance of an expert sister who knows how to open her mind to the intelligence of the Scriptures, guided by the writings of the Fathers of the Church, and the writings and examples of life of their founders. Intimate contact with Christ must necessarily lead to a strong sacramental life and to personal prayer, to which the novice must be guided and for which adequate time must be granted.

282. Personal prayer finds its outlet in community liturgical prayer, to which the novice must devote all her best energies. In this atmosphere of love for Christ and prayer, the novice opens herself to the sisters, loves them cordially, and lives with them in fraternity.

283. The novice is guided by the formator to cultivate an authentic devotion to the Virgin Mother of God, model and patron of every consecrated life[161], and to take her as the example of a consecrated woman.

284. The spiritual edifice cannot be built without human foundations, so the novices must perfect the gifts of nature and education, and develop their own personality, feeling truly responsible for their own human, Christian, and charismatic growth.

D. Juniorate

285. In this stage, insertion into the life of the community is full, so the goal is to experience the capacity of the temporary professed to find a proper balance between the various dimensions of contemplative monastic life (prayer, work, fraternal relationships, study ...) , succeeding in creating their own personal synthesis of the charism and incarnating it in the various situations of daily life.

286. Without prejudice to what is established by the universal law concerning the valid and licit profession of temporary vows, the juniorate includes the period of initial formation from the first profession of temporary vows to solemn profession, in which the professed continues her spiritual, doctrinal, and practical formation, according to the charism and the law proper to the Institute.

287. Temporary profession is emitted for three years and renewed annually up to the completion of five years, until a minimum of nine years of initial formation is completed.

288. If it seems opportune, the time of temporary profession can be prolonged by the Major Superior, according to the proper law and the norm of can. 657, §2 CJC, but making sure that twelve years of initial formation are not exceeded.

289. In each monastic community, the path of initial and ongoing or continuous formation, as well as the formation of the Superior of the monasteries [162], of the formators,[163] and of the financial administrators, will be modulated according to the charism and law of the Institute, keeping in mind the Guidelines published by the Congregation for Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life, as a continuation and completion of the present Instruction.

 

FINAL DISPOSITIONS

·       The present Instruction does not only concern future things[164] but it applies in the present to all monasteries of Latin rite nuns from the moment of its publication.

·       The provisions of the Apostolic Constitution Vultum Dei quaerere for all the monasteries concerning the obligation to enter a Federation of monasteries also applies to other structures of communion such as the Association of monasteries or the Conference of monasteries.

·       This obligation also applies to monasteries associated with a male institute or united in an autonomous monastic congregation.

·       Individual monasteries must comply with this within one year of the publication of this Instruction, unless they have been legitimately dispensed.

·       Once the time has passed, this Dicastery will assign monasteries to Federations or to other existing structures of communion.

·       The decisions that, after appropriate consultation and prior discussion in the Congress of the Dicastery, will be taken by this Congregation for Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life towards a monastery of nuns relating to the call for an apostolic visit, to the commissioning, to the suspension of autonomy and to the suppression of a monastery will be presented on a monthly basis to the Roman Pontiff for approval in a specific form.

 

CONCLUSION

With this Instruction, this Dicastery intends to confirm the high appreciation of the Church for the contemplative monastic life and its solicitude to safeguard the authenticity of this unique form of the sequela Christi.

On March 16, 2018, the Holy Father approved the present document of the Congregation for Institutes of Consecrated Life and Societies of Apostolic Life and authorized its publication.

On the same date, the Holy Father approved the present Instruction in specific form:

·       nos. 52, 81d and 108, in derogation from can. 638, §4 CJC;

·       no. 83 g) in derogation from can 667, §4 CJC;

·       no. 111 in derogation from can. 628, §2, 1° CJC;

·       no. 130 in derogation from can. 686, §2 CJC;

·       nos. 174 e 175 in derogation from can. 667, §4 CJC;

·       no. 176, which abrogates the restriction of Verbi Sponsa n. 17, §2;

·       nos. 177 e 178 in derogation from can. 686, §2 CJC;

·       Final Dispositions.

 

From the Vatican, 1 April 2018

 

João Braz, Card. de Aviz
Prefect

 

+ José Rodriguez Carballo, ofm
Archibishop Sevretaray

 

____________________

 

[1] Cf. VDq, 5.

[2] Cf. Perfectae caritatis (= PC) 7; can. 674 CJC; Francis PP., Apostolic Constitution Vultum Dei quaerere (= VDq). De vita contemplativa monialium, in AAS CVIII (2016), p. 838, n. 5.

[3] Cf. PIUS PP. XII, Apostolic Constitution Sponsa Christi Ecclesia (= SCE). De sacro monialium instituto promovendo, in AAS XXXXIII (1951), pp. 5-23.

[4] Cf. Statuta generalia monialium (= SGM), art. VI, in AAS XXXXIII (1951), p. 17.

[5] Cf. SCE, p. 12; SGM, art. VII, in AAS XXXXIII (1951), pp. 18-19.

[6] Cf. SCE, pp. 10-11.

[7] Cf. SCE, p. 12; SGM, art. VII, in AAS XXXXIII (1951), pp. 18-19.

[8] Cf. Pc 2.

[9] Cf. SCE, pp. 6-11.

[10] Cf. SCE, pp. 8-9.

[11] Cf. VDq, 13-35.

[12] Cf. VDq, 13-35.

[13] Cf. VDq, 8.

[14] Can. 674 CJC.

[15] VDq, art. 14, §1.

[16] VDq, art. 14, §1.

[17] VDq, art. 14, §1.

[18] VDq, art. 9, §4.

[19] VDq, art. 9, §4.

[20] Cf. can. 620 CJC.

[21] Cf. can. 613, §2 and 620 CJC.

[22] Cf. can. 586, §1 CJC.

[23] Cf. VDq, 28.

[24] Cf. Ibidem.

[25] Cf. can. 610 CJC.

[26] Cf. can. 610 CJC.

[27] Cf. can. 607, §3 CJC.

[28] Cf. can. 667, §§2-3 CJC; cf. VDq, 31.

[29] Cf. can. 609, §1 CJC.

[30] Cf. can. 609, §2 CJC.

[31] VDq, art. 8, §1.

[32] Ibidem.

[33] VDq, art. 8, §1.

[34] Cf. can. 610, §2 CJC.

[35] Cf. VDq, art. 8, §1.

[36] Cf. VDq, art. 8, §2.

[37] Cf. VDq, art. 8, §2.

[38] Cf. can. 634, §1 CJC.

[39] Cf. can. 636 CJC.

[40] Exemption approved in specific form by the Holy Father.

[41] VDq, art. 8, §2.

[42] Cf. VDq, art. 8, §3.

[43] VDq, art. 8, §2.

[44] Cf. VDq, art. 8, §1; John Paul II, Consecrated Life. Post-Synodal Apostolic Exhortation on the Consecrated Life (= VC) Roma, 25 March 1996, 36-37.

[45] Cf. can. 616, §1 and §4 CJC.

[46] Cf. can. 616, §2 CJC.

[47] Cf. can. 616, §2 CJC.

[48] Cf. can. 614 CJC.

[49] Cf. can. 615 CJC.

[50] Cf. VDq, art. 9, §4.

[51] Cf. can. 625, §2 CJC.

[52] Cf. can. 628, §2 n. 1 CJC.

[53] Cf. can. 637 CJC.

[54] Exemption approved by the Holy Father in a specific form.

[55] Cf. can. 688, §2 CJC.

[56] Cf. can.699, §2 CJC.

[57] Cf. can. 586 CJC.

[58] Cf. can. 591 CJC.

[59] Cf. can. 678, §1 CJC.

[60] Cf. can. 392; can. 680 CJC.

[61] Cf. can. 394; can. 673; can. 674; can. 612 CJC.

[62] Cf. can. 683, §2 CJC.

[63] Cf. can. 1320 CJC.

[64] Cf. can. 609 CJC.

[65] Cf. can. 567 CJC.

[66] Cf. can. 630, §3 CJC.

[67] VDq art. 6, §2 CJC.

[68] Cf. can. 616, §1 CJC.

[69] Cf. can. 687 CJC.

[70] Partial derogation from can. 667, §4 CJC approved by the Holy Father in a specific form.

[71] Cf. VDq, 28-30.

[72] Cf. VDq art. 9, §2.

[73] Cf. can. 582 CJC.

[74] Cf. VDq 30; art. 9, §3.

[75] Cf. VDq art. 9, § 1.

[76] Cf. can. 582 CJC; VDq, art. 9, §4.

[77] Cf. VDq, art. 9, § 4.

[78] Cf. VDq 30; art. 9, § 3.

[79] Exemption approved by the Holy Father in specific form.

[80] Cf. can. 616, §2 CJC

[81] Cf. VDq, art. 9, §3.

[82] Exemption approved by the Holy Father in a specific form.

[83] Cf. VDq, art. 2, §2.

[84] Cf. VDq, 36.

[85] Cf. VDq, art. 3, § 3.

[86] Cf. VDq, art. 7, § 1.

[87] Cf. VDq, art. 3, § 4.

[88] Cf. VDq, art. 8, § 1.

[89] Cf. VDq, 9, §3.

[90] Cf. VDq, art. 3, § 7.

[91] Exemption approved by the Holy Father in a specific form.

[92] Exemption approved by the Holy Father in a specific form.

[93] Cf. VDq, art. 8, § 7.

[94] Cf. can. 184, §1 CJC.

[95] Cf. VDq, art. 3 § 7.

[96] Cf. VDq, art. 7 § 1.

[97] Cf. VDq, art. 3 § 3.

[98] Cf. VDq, art. 3 § 7.

[99] Cf. can. 607, §3 CJC.

[100] Cf. Rm 12: 2.

[101] Cf. can. 667, §1 CJC.

[102] Cf. Mt 5: 14-15.

[103] Cf. Jn 13: 34; Mt 5: 3.8.

[104] Cf. Rm 6: 11.

[105] Cf VDq 33; art. 12.

[106] VDq, 33.

[107] VDq, 34.

[108] Cf. VDq, 31.

[109] Exemption approved by the Holy Father in a specific form.

[110] Exemption approved by the Holy Father in a specific form.

[111] “It should be noted that the norm of can. 665, §1, on permanence outside the Institute, does not regard enclosed nuns "Verbi Sponsa, n. 17, §2.

[112] Exemption approved by the Holy Father in a specific form.

[113] Exemption approved by the Holy Father in a specific form.

[114] Cf. can. 686, §1 CJC.

[115] Cf. VDq, 12-37.

[116] Can. 667, §3 CJC.

[117] Cf. SPE art. IV, n. 1-2; Inter praeclara VI – X.

[118] Cf. VDq, 31.

[119] Cf. VDq, 33.

[120] Cf. can. 667, §4 CJC.

[121] Cf. Pc 9.

[122] Cf. can. 667, §3 CJC.

[123] VC 59.

[124] Cf. can. 667, §2 CJC.

[125] Cf. can. 667, §1 CJC.

[126] Cf. VDq, 31.

[127] VC 65.

[128] Fil 1 : 21.

[129] Ef 3 : 19.

[130] VC 66.

[131] Cf. VDq, art. 3, §3.

[132] Cf. can. 661 CJC.

[133] VDq, 13.

[134] VC 69.

[135] Cf. VDq, 3, §1.

[136] Cf. VC 69.

[137] Cf. VC. 70.

[138] Cf. VDq art. 3, §1; 7, §1.

[139] Cf. VC 65.

[140] VDq, 13.

[141] Cf. VDq, 14.

[142] cf. VDq, 34.

[143] Cf. VDq, 24-27.

[144] VDq, 23.

[145] VDq, 14.

[146] VDq, 14.

[147] Cf. VDq, 32.

[148] Cf. VDq, 35.

[149] Cf. VDq, 34.

[150] VC 69; Starting afresh from Christ, 15.

[151] VC 65.

[152] VC 65.

[153] VDq, 15.

[154] Starting afresh from Christ, 18.

[155] Cf. VDq, 15.

[156] Cf. VDq, art. 3, §6.

[157] Cf. VDq, art. 3, §5.

[158] Cf. VDq, 3, §7.

[159] Lk 14, 28.

[160] Cf. can. 597, §2 CJC.

[161] Cf. can 663, §4 CJC.

[162] Cf. VDq art. 7, §1.

[163] Cf. VDq art. 3, §3 e §4.

[164] Cf. can. 9 CJC.

Testo in lingua spagnola

INTRODUCCIÓN

Corazón orante, guardián de gratuidad, riqueza de fecundidad apostólica y de una misteriosa y multiforme santidad, es la vida contemplativa femenina en la Iglesia. Ésta continúa enriqueciendo a la Iglesia de Cristo con frutos de gracia y misericordia[1].

Con la mirada orientada hacia esta forma especial de seguimiento de Cristo, el Papa Pío XII, el 21 de noviembre de 1950, publicaba la Constitución Apostólica Sponsa Christi Ecclesia[2] dirigida a la vida monástica femenina. En dicho documento, el Romano Pontífice reconocía los monasterios de monjas como auténticos monasterios autónomos[3] y apoyaba el nacimiento de las Federaciones[4] como estructuras de comunión que ayudasen a superar el aislamiento de los monasterios. Todo ello con el fin de favorecer la conservación del carisma común y la colaboración en la ayuda recíproca manifestada de diversas formas, dando indicaciones para la accommodata renovatio[5] de aquello que se llamaba Instituto de las monjas, sobre todo acerca del tema de la clausura[6]. De hecho, el Papa Pío XII anticipaba para los monasterios de vida contemplativa lo que el Concilio Vaticano II pediría algunos años más tarde a todos los Institutos religiosos[7].

Como recordaba el Papa Pío XII al inicio de la Constitución Apostólica -que casi como introducción histórica, señala en sus partes esenciales las varias fases de la vida consagrada femenina en la Iglesia[8]-, la intención y el proyecto de los fundadores, autorizados por la competente autoridad de la Iglesia, a través de los siglos, ha embellecido a la Iglesia, Esposa de Cristo, con una multitud de carismas, modelando varias formas de vida contemplativa en diversas tradiciones monásticas y diferentes familias carismáticas[9].

La especificidad del documento, que trataba sobre la disciplina/normativa común del Instituto de las monjas, del monasterio autónomo y de la Federación entre monasterios autónomos, ha dado larga vida a la Constitución Apostólica Sponsa Christi Ecclesia, que ha estado en vigor incluso después de la celebración del Concilio Vaticano II y la promulgación del Código de Derecho Canónico, hasta el presente.

En efecto, el Papa Francisco, al promulgar el 29 de junio de 2016 la Constitución Apostólica Vultum Dei quaerere, para ayudar a las contemplativas a alcanzar el fin propio de su vocación específica, ha invitado a reflexionar y a discernir sobre los contenidos precisos[10] relacionados con la vida consagrada en general y con la tradición monástica en particular, pero no ha querido abrogar la Sponsa Christi Ecclesia que sólo ha sido derogada en algunos puntos[11]. Por ello, los dos documentos pontificios se han de considerar como normativa en vigor para los monasterios contemplativos y deben ser leídos con una visión unitaria.

El Papa Francisco, en la línea de cuanto ha enseñado el Papa Pío XII y recordado el Concilio Ecuménico Vaticano II, quiso presentar en la Vultum Dei quaerere el intenso y fecundo camino que la Iglesia misma ha recorrido en las últimas décadas, a la luz de las enseñanzas del Concilio y considerando las cambiantes condiciones socio-culturales[12].

Por lo tanto, desde el momento que los Institutos totalmente entregados a la contemplación tienen siempre un sitio eminente en el cuerpo místico de Cristo “aun cuando sea urgente la necesidad de un apostolado de acción, los miembros de estos Institutos no pueden ser llamados para que presten colaboración en los distintos ministerios pastorales”[13].

Por mandato del Santo Padre[14], la Congregación para los Institutos de vida consagrada y las Sociedades de vida apostólica ha redactado la presente Instrucción aplicativa de la Constitución Apostólica Vultum Dei quaerere, entregada “a la Iglesia, con particular atención a los monasterios de rito latino”[15], Instrucción que quiere aclarar las disposiciones de la ley, desarrollando y determinando los procedimientos para ejecutarla[16].

NORMAS GENERALES

1. Con el nombre de monjas, según lo establece el derecho, se consideran, además de las religiosas de votos solemnes, también a las que en los monasterios profesan votos simples, tanto perpetuos como temporales. La Iglesia, entre las mujeres consagradas a Dios mediante la profesión de los consejos evangélicos, consigna sólo a las monjas el compromiso de la oración pública, que en su nombre eleva a Dios, como comunidad orante en el Oficio divino que se ha de celebrar en coro.

2. Al legítimo nombre de monjas no se opone 1) la profesión simple emitida legítimamente en los monasterios; 2) la realización de obras de apostolado inherentes a la vida contemplativa por institución aprobada y confirmada por la Santa Sede para algunas Órdenes, como por legítima prescripción o concesión de la Santa Sede a favor de algunos monasterios.

3. Todos los monasterios en los cuales se emiten sólo votos simples pueden solicitar a la Santa Sede la restauración de los votos solemnes.

4. La forma particular de vida religiosa que las monjas tienen que vivir fielmente, según el carisma del propio Instituto y a la cual son destinadas por la Iglesia, es la vida contemplativa canónica. Con el nombre de vida contemplativa canónica no se hace referencia a la vida interior y teológica a la que se invita a todos los fieles en virtud del bautismo, sino a la profesión externa de la disciplina religiosa que, tanto a través de ejercicios de piedad, oración y mortificación, así como por las ocupaciones que las monjas han de atender, está tan orientada a la contemplación interior que toda la vida y toda la acción puedan fácilmente y eficazmente verse impregnadas por el deseo de la misma.

5. Por Santa Sede en la presente Instrucción se entiende la Congregación para los Institutos de vida consagrada y las Sociedades de vida apostólica.

6. Con el nombre de monasterio sui iuris se entiende a la casa religiosa de la comunidad monástica femenina que, reuniendo los requisitos para una real autonomía de vida, ha sido legítimamente erigida por la Santa Sede y goza de autonomía jurídica, según lo establecido por el derecho.

7. Con el nombre de Federación de monasterios se designa a una estructura de comunión de varios monasterios autónomos del mismo Instituto, erigida por la Santa Sede que aprueba sus Estatutos, para que al compartir el mismo carisma los monasterios federados superen el aislamiento y promuevan la observancia regular y la vida contemplativa.

8. Con el nombre de Asociación de monasterios se designa a una estructura de comunión de varios monasterios autónomos del mismo Instituto erigida por la Santa Sede para que, compartiendo el mismo carisma, los monasterios asociados colaboren entre ellos según los Estatutos aprobados por la Santa Sede.

9. Con el nombre de Conferencia de monasterios se entiende una estructura de comunión entre monasterios autónomos, pertenecientes a Institutos distintos y presentes en una misma región, erigida por la Santa Sede que aprueba sus Estatutos, con el fin de promover la vida contemplativa y favorecer la colaboración entre los monasterios en contextos geográficos o lingüísticos particulares.

10. Con el nombre de Confederación se entiende una estructura de conexión entre Federaciones de monasterios, erigida por la Santa Sede, que aprueba sus Estatutos, para el estudio de temas relacionados con la vida contemplativa según el mismo carisma, para dar una orientación unitaria y una cierta coordinación a la actividad de cada Federación[17].

11. Con el nombre de Comisión Internacional se entiende un órgano centralizado de servicio y de estudio en beneficio de las monjas de un mismo Instituto, erigido o reconocido por la Santa Sede que aprueba sus Estatutos, para el estudio de temas relacionados con la vida contemplativa según el mismo carisma[18].

12. Con el nombre de Congregación monástica se entiende una estructura de gobierno, erigida por la Santa Sede, de varios monasterios autónomos del mismo Instituto, bajo la autoridad de una Presidenta, que es Superiora mayor en virtud del derecho[19], y de un capítulo general, que en la Congregación monástica es la suprema autoridad, según lo establecido por las Constituciones aprobadas por la Santa Sede.

13. Lo establecido por la presente Instrucción para la Federación de monasterios es igualmente válido también para la Asociación de monasterios y para la Conferencia de monasterios, teniendo en cuenta su especial naturaleza y los Estatutos propios, aprobados por la Santa Sede.

14. Cuanto establece la presente Instrucción para la Federación de monasterios se aplica congrua congruis referendo a la Congregación monástica femenina, salvo que el derecho universal y propio no dispongan de otra manera o no resulte otra cosa del contexto o de la naturaleza de las cosas.

CAPÍTULO PRIMERO

EL MONASTERIO AUTÓNOMO

15. El monasterio sui iuris es una casa religiosa que goza de autonomía jurídica: su superiora es una Superiora mayor[20], su comunidad está establemente constituida por el número y la calidad de los miembros, según lo establecido por el derecho es sede del noviciado y de formación, goza de personalidad jurídica pública y sus bienes son bienes eclesiásticos.

16. La Iglesia reconoce a cada monasterio sui iuris una justa autonomía jurídica, de vida y de gobierno, mediante la cual la comunidad monástica puede gozar de una disciplina propia y ser capaz de conservar su índole y tutelar su identidad[21].

17. La autonomía del monasterio favorece la estabilidad de vida y la unidad interna de la comunidad, garantizando las condiciones necesarias para la vida de las monjas, según el espíritu y el carácter propio del Instituto al que pertenece[22].

18. La autonomía jurídica de un monasterio de monjas, para poder obtenerla, debe comportar una real autonomía de vida, es decir la capacidad de gestionar la vida del monasterio en todas sus dimensiones (vocacional, formativa, de gobierno, relacional, litúrgica, económica…). En ese caso un monasterio autónomo es vivo y vital[23].

19. Un monasterio de clausura, como toda casa religiosa, se erige teniendo en cuenta la utilidad de la Iglesia y del Instituto[24].

I. La fundación

20 La fundación de un monasterio de monjas, teniendo presente lo establecido en el n. 39 de la presente Instrucción, puede realizarse por parte de un monasterio en particular o a través de la Federación, según lo establezca la Asamblea Federal.

21. La fundación por parte de un monasterio en particular debe ser expresión de la madurez de la comunidad de un monasterio autónomo vivo y vital, que da vida a una nueva comunidad capaz de ser, a su vez, testigo de la primacía de Dios, según el espíritu y la índole del Instituto al que pertenece.

22. La fundación por iniciativa de la Federación debe ser expresión de la comunión entre los monasterios y expresar la voluntad de difundir la vida contemplativa, sobre todo en las Iglesias particulares donde la misma no está presente.

23. En el discernimiento sobre la fundación de un nuevo monasterio por parte de otro monasterio intervienen, con el fin de ayudar a la superiora del monasterio fundador, la Presidenta federal y el Asistente religioso. El discernimiento sobre la fundación de un nuevo monasterio por parte de la Federación se realiza en el ámbito de la Asamblea Federal.

24. La posibilidad de fundar un monasterio de clausura debe ser prudentemente considerada, sobre todo si la fundación se realiza por iniciativa de un solo monasterio, para que no se debilite demasiado la comunidad fundadora, examinando atentamente la elección del lugar, porque tal elección implica una forma de preparación, distinta y particular, de la fundación y de los miembros de la futura comunidad.

25. Al elegir el país en el cual se quiere hacer la fundación se debe considerar si la vida monástica ya está presente, se debe recoger todo tipo de información necesaria y útil, sobre todo respecto a la presencia y vitalidad de la Iglesia Católica, sobre las vocaciones a la vida consagrada, el sentido religioso en la población y la posibilidad de futuras vocaciones para la nueva fundación.

26. Al elegir el lugar de la fundación se deben asegurar las condiciones necesarias para garantizar a las monjas la posibilidad de un digno mantenimiento, poder llevar regularmente la vida contemplativa en el monasterio[25] y favorecer las relaciones entre los monasterios.

27. Al elegir el lugar de la fundación se debe prestar especial atención a las exigencias de la vida sacramental y espiritual del nuevo monasterio, porque la escasez de clero en algunas Iglesias particulares no siempre permite elegir un presbítero que cuente con competencia y sensibilidad espiritual para acompañar a la comunidad de un monasterio de monjas.

28. Al elegir el lugar de la fundación se debe considerar y cuidar de manera especial la cuestión de la separación del mundo, teniendo en cuenta el testimonio público que las monjas han de dar a Cristo y a la Iglesia en la vida contemplativa, según la naturaleza y la finalidad del Instituto al que pertenecen[26], en la disciplina de la clausura, prevista por el derecho[27].

29. El monasterio de monjas se funda a partir de una decisión capitular de la comunidad de un monasterio autónomo o de una decisión de la Asamblea Federal y el envío de al menos cinco monjas, tres de las cuales, por lo menos, de votos solemnes, previo consentimiento escrito del obispo diocesano[28] y la autorización de la Santa Sede.

30. La fundación no goza de autonomía alguna, sino que, hasta el momento de la erección canónica como monasterio sui iuris, depende en todo del monasterio fundador o de la Federación.

31. La superiora local de la fundación es una monja de votos solemnes, idónea para ejercer el servicio de la autoridad, nombrada por la Superiora mayor del monasterio fundador o por la Presidenta federal, conforme a la norma del derecho propio.

32. Las monjas de la fundación, que libremente deben adherir por escrito a tal proyecto, mantienen los derechos capitulares en el propio monasterio pero quedan suspendidos en su ejercicio hasta el momento de la erección del nuevo monasterio.

33. La Superiora mayor del monasterio fundador o la Presidenta federal puede solicitar a la Santa Sede que la fundación sea erigida como sede de noviciado en presencia de una comunidad de al menos cinco profesas de votos solemnes, asegurando la presencia de una monja de votos solemnes, legítimamente nombrada por la Superiora mayor del monasterio fundador o por la Presidenta federal, que desempeñe la tarea de maestra de novicias.

34. Si la fundación tiene lugar por iniciativa de un solo monasterio, hasta el momento de la erección como monasterio autónomo, las candidatas son admitidas al noviciado, las novicias a la profesión temporal y las profesas temporales a la profesión solemne por la Superiora mayor del monasterio fundador, según la norma del derecho universal y propio.

35. Si la fundación tiene lugar por iniciativa de la Federación, hasta el momento de la erección como monasterio autónomo, las candidatas son admitidas al noviciado, las novicias a la profesión temporal y las profesas temporales a la profesión solemne por la Presidenta federal, con el consentimiento del Consejo Federal, previa consulta a la superiora local y a la comunidad de la fundación, según la norma del derecho universal y de los Estatutos de la Federación.

36. La comunidad de la fundación no tiene capítulo conventual, sino un capítulo local; y hasta el momento de la erección como monasterio autónomo, la profesión será emitida por el monasterio fundador -o por otro monasterio de referencia establecido por la Presidenta federal en el momento de la fundación por parte de la Federación- pero con vistas a la futura erección de un nuevo monasterio autónomo.

37. La fundación, si se erige el noviciado en su sede, se convierte en sede de formación también para las profesas temporales, por lo tanto se debe asegurar la presencia de una monja de votos solemnes, legítimamente nombrada por la Superiora mayor del monasterio fundador o por la Presidenta federal, que desempeñe la misión de formadora.

38. Se establece que el tiempo razonable entre la fundación y la erección de un monasterio de clausura sea de quince años como máximo. Trascurrido ese período de tiempo la Santa Sede, tras oír a la superiora del monasterio fundador, la Presidenta federal, el Asistente religioso y el Ordinario competente, debe evaluar si existe una esperanza fundada de continuar la fundación para llegar a la erección canónica del monasterio o decretar la cancelación del mismo, según la norma del derecho.

II. La erección canónica

39. Un monasterio de monjas se erige como monasterio sui iuris por petición de la comunidad del monasterio fundador o por decisión del Consejo Federal con la licencia de la Santa Sede[29] juntamente con los requisitos que siguen:

a) una comunidad que haya dado buen testimonio de vida fraterna en común con “la necesaria vitalidad a la hora de vivir y transmitir el carisma”[30], formada por al menos ocho monjas de votos solemnes, “siempre que la mayoría no sea de avanzada edad”[31];

b) además del número se requieren capacidades especiales en algunas monjas de la comunidad, que deben ser capaces de asumir: como superiora, el servicio de la autoridad; como formadora, la formación inicial de las candidatas; como ecónoma, la administración de los bienes del monasterio;

c) locales adecuados según el estilo de vida de la comunidad, para garantizar a las monjas la posibilidad de llevar regularmente la vida contemplativa según el carácter y el espíritu propio del Instituto al que pertenecen;

d) condiciones económicas que garanticen a la comunidad la capacidad de proveer por sí misma a las necesidades de la vida cotidiana.

Estos criterios han de considerarse en su globalidad y en una visión de conjunto[32].

40. Corresponde a la Santa Sede el juicio último de valoración sobre la presencia de dichos requisitos, después de haber considerado atentamente la petición transmitida por la Superiora mayor del monasterio fundador o por la Presidenta federal, y haber recogido, por su parte, otras informaciones.

41. No se debe proceder a la erección de un monasterio de monjas si se prevé prudentemente que no se podrá atender de manera adecuada a las necesidades de la comunidad[33] y no se tiene certeza de la estabilidad del monasterio.

42. Teniendo presente el apostolado particular de las comunidades contemplativas con el testimonio de su vida consagrada, que las monjas están llamadas a dar a Cristo y a la Iglesia, y el lugar eminente que ocupan en el Cuerpo místico de Cristo, las monjas no pueden ser llamadas a prestar ayuda en los diversos ministerios pastorales ni deben aceptarlos.

43. La autonomía de vida, condición constante para mantener la autonomía jurídica, debe ser constantemente verificada por la Presidenta federal[34], la cual, cuando en un monasterio a su juicio falta la autonomía de vida, debe informar a la Santa Sede con vistas al nombramiento de la Comisión ad hoc[35].

44. El monasterio autónomo está guiado por una Superiora mayor, designada según la norma del derecho propio.

45. Cuando en un monasterio autónomo las profesas de votos solemnes llegar a ser cinco, la comunidad de dicho monasterio pierde el derecho de elegir a su propia superiora. En ese caso la Presidenta federal tiene que informar a la Santa Sede con vistas al nombramiento de la Comisión ad hoc[36]; y quien tiene el derecho de presidir el capítulo electivo, previa autorización de la Santa Sede, procederá a nombrar una superiora administradora, después de oír a cada uno de los miembros de la comunidad.

46. El monasterio autónomo tiene la capacidad de adquirir, poseer, administrar y enajenar bienes temporales, según la norma del derecho universal y propio[37].

47. Los bienes del monasterio autónomo son administrados por una monja de votos solemnes, con el encargo de ecónoma, constituida según la norma del derecho propio y distinta de la Superiora mayor del monasterio[38].

48. La comunidad del monasterio considera los bienes que posee como dones recibidos de Dios, por medio de los bienhechores y del trabajo de la comunidad, como medios necesarios y útiles para alcanzar los fines propios del Instituto al que pertenece, respetando siempre las exigencias de la profesión del Consejo evangélico de pobreza mediante voto público.

49. Son actos de administración extraordinaria aquellos que superan las exigencias habituales para el mantenimiento y el trabajo de la comunidad y para el mantenimiento ordinario de los edificios del monasterio.

50. En el ámbito de la administración ordinaria, hacen compras y realizan actos de administración válidamente la Superiora mayor y la ecónoma del monasterio, en los límites de su cargo.

51. Para los gastos y los actos de administración extraordinaria es necesaria la autorización del Consejo del monasterio y del capítulo conventual según el valor de la suma, que se ha de determinar en el derecho propio.

52. Derogado el can. 638, §4 CIC, para la validez de una enajenación y de cualquier otro negocio a partir del cual la situación patrimonial del monasterio podría sufrir un daño, se pide, según el valor de la venta y del negocio, la autorización escrita de la Superiora mayor con el consentimiento del Consejo o del capítulo conventual y el parecer de la Presidenta federal[39].

53. Si se trata de un negocio o venta cuyo valor supera la suma fijada por la Santa Sede para cada región, o bien de donaciones ofrecidas por voto a la Iglesia o de cosas preciosas por su valor histórico y artístico, se requiere, además, la licencia de la Santa Sede.

III. La afiliación

54. La afiliación es una forma especial de ayuda que la Santa Sede establece en situaciones particulares a favor de la comunidad de un monasterio sui iuris que presenta una autonomía sólo aparente, pero en realidad muy precaria o, de hecho, inexistente.

55. La afiliación se configura como una ayuda de carácter jurídico que debe evaluar si la incapacidad para gestionar la vida del monasterio autónomo en todas sus dimensiones es sólo temporal o irreversible, ayudando a la comunidad del monasterio afiliado a superar las dificultades o a disponer lo que sea necesario para suprimir dicho monasterio.

56. A la Santa Sede, en estos casos, le corresponde estudiar la posibilidad de constituir una comisión ad hoc formada por el Ordinario, la Presidenta de la Federación, el Asistente Federal y la Superiora mayor del monasterio[40].

57. Con la afiliación, la Santa Sede suspende el status de monasterio autónomo, haciéndolo donec aliter provideatur casa dependiente de otro monasterio autónomo del mismo Instituto o de la Federación, según lo establecido en la presente Instrucción y en otras posibles disposiciones a este respecto dadas por la misma Santa Sede.

58. La Superiora mayor del monasterio autónomo afiliante o la Presidenta federal se convierte en la Superiora mayor del monasterio afiliado.

59. La superiora local del monasterio afiliado es una monja de votos solemnes, nombrada ad nutum por la Superiora mayor del monasterio autónomo o bien por la Presidenta federal[41], con el consentimiento del respectivo Consejo, después de oír el parecer de las monjas de la comunidad del monasterio afiliado. Dicha superiora local se convierte en representante legal del monasterio afiliado.

60. El monasterio afiliado puede acoger candidatas pero el noviciado y la formación inicial se deben realizar en el monasterio afiliante o en otro monasterio establecido por la Federación.

61. Las candidatas del monasterio afiliado son admitidas al noviciado, las novicias a la profesión temporal y las profesas temporales a la profesión solemne por la Superiora mayor del monasterio afiliante, tras oír a la comunidad del monasterio afiliado y obtener el voto favorable del capítulo conventual del monasterio afiliante, o bien por la Presidenta federal con el consentimiento de su Consejo.

62. La profesión se emitirá para el monasterio afiliado.

63. Durante el tiempo de la afiliación, la economía de los dos monasterios se administra por separado.

64. En el monasterio afiliado se suspende la celebración de los capítulos conventuales pero permanece la posibilidad de convocar capítulos locales.

IV. El traslado

65. Por traslado se entiende el desplazamiento de una comunidad monástica de su propia sede a otra por una causa justa, sin modificar el status jurídico del monasterio, la composición de la comunidad y las responsables de los diversos cargos.

66. Para realizar el traslado es necesario:

- obtener la decisión del capítulo conventual del monasterio tomada por mayoría de los dos tercios de los votos;

- avisar con tiempo suficiente al obispo en cuya diócesis está establecido el monasterio que se deja;

- obtener el previo consentimiento escrito del obispo de la diócesis donde se traslada la comunidad de monjas;

- presentar la petición de traslado a la Santa Sede, comprometiéndose a trasladar los bienes de propiedad de la comunidad del monasterio observando las normas canónicas y civiles correspondientes.

V. La supresión

67. La afiliación puede ser ocasión de recuperación y de resurgimiento cuando la autonomía de vida está parcialmente debilitada. Si la situación de incapacidad se presenta irreversible, la solución, dolorosa pero necesaria, es la supresión del monasterio.

68. Un monasterio de monjas que no logra expresar, según la índole contemplativa y las finalidades del Instituto, el especial testimonio público a Cristo y a la Iglesia Su Esposa, se debe suprimir, teniendo presente la utilidad de la Iglesia y del Instituto al cual pertenece el monasterio.

69. A la Santa Sede en estos casos corresponde considerar la posibilidad de constituir una comisión ad hoc formada por el Ordinario, la Presidenta de la Federación, el Asistente Federal y la Superiora mayor del monasterio[42].

70. Entre los criterios que pueden contribuir a determinar un juicio respecto a la supresión de un monasterio, después de haber analizado todas las circunstancias, deben considerarse, en su conjunto, los siguientes: el número de monjas, la edad avanzada de la mayor parte de los miembros, la capacidad real de gobierno y de formación, la falta de candidatas desde hace varios años, la ausencia de la vitalidad necesaria al vivir y transmitir el carisma en una fidelidad dinámica[43].

71. Un monasterio de monjas es suprimido únicamente por la Santa Sede con el PARECER del obispo diocesano[44] y, si se considera oportuno, oído el parecer de la Presidenta federal, del Asistente religioso y del Ordinario religioso, si el monasterio está asociado según la norma del can. 614 CIC.

72. Los bienes del monasterio suprimido, respetando la voluntad de los fundadores y de los donantes, se trasladan con las monjas que aún quedan y se distribuyen, de forma proporcional, en los monasterios que las acogen, salvo otra indicación de la Santa Sede[45] que puede disponer, en cada caso, la parte de los bienes destinados a la caridad, a la Iglesia particular donde está el monasterio, a la Federación y al “Fondo para las monjas”.

73. En caso de supresión de un monasterio totalmente extinguido, cuando ya no quedan monjas, salvo otra disposición de la Santa Sede[46], la asignación de los bienes del monasterio suprimido, respetando las normas canónicas y civiles, va a la persona jurídica superior respectiva, es decir a la Federación de monasterios o a otra estructura de comunión entre los monasterios similar a la misma o bien a la Congregación monástica femenina.

VI. Vigilancia eclesial sobre el monasterio

74. En cada estructura de comunión o de gobierno en las que pueden configurarse los monasterios femeninos se les garantiza la necesaria y justa vigilancia, ejercida principalmente – pero no exclusivamente - mediante la visita regular de una autoridad externa a los monasterios mismos.

75. De acuerdo con la norma del derecho universal y propio, el servicio de la vigilancia corresponde:

1. a la Presidenta de la Congregación monástica femenina en relación a las comunidades de los monasterios congregados;

2. al superior mayor del Instituto masculino al que se han asociado, que es denominado Ordinario religioso, en relación a la comunidad del monasterio femenino asociado jurídicamente, según la norma del derecho[47];

3. al obispo diocesano con respecto a las comunidades de los monasterios presentes en su Iglesia particular y confiados a su peculiar vigilancia de acuerdo con la norma del derecho[48].

76. Cada monasterio femenino está confiado a la vigilancia de una sola autoridad, ya que no está presente en el Código de Derecho Canónico el régimen de la "doble dependencia", simultánea y cumulativa, es decir del obispo y del superior regular, presente en varios cánones del Código de Derecho Canónico de 1917.

77. Con respecto a los monasterios de monjas unidos en Congregación monástica, el ámbito y las modalidades concretas para desempeñar el servicio de vigilancia se han de deducir de las Constituciones de la Congregación monástica femenina, aprobadas por la Santa Sede.

78. En cuanto a los monasterios de monjas asociadas jurídicamente, el ámbito y las modalidades para desempeñar el servicio de vigilancia por parte del Ordinario religioso están establecidos en las propias Constituciones, aprobadas por la Santa Sede, donde se deben definir los derechos y deberes del superior del Instituto al que se han asociado y del monasterio femenino asociado, según la propia espiritualidad y las propias tradiciones.

79. Se debe favorecer, siempre que sea posible, la asociación jurídica de los monasterios de monjas con la Orden masculina correspondiente[49] con el fin de tutelar la identidad de la familia carismática.

80. Los monasterios congregados y los monasterios asociados jurídicamente siguen, sin embargo, vinculados al obispo diocesano según lo establecido por el derecho universal y citado en el n. 83 de la presente Instrucción.

81. En lo que respecta a los monasterios femeninos confiados a la peculiar vigilancia del obispo diocesano, la misma se expresa en relación a la comunidad del monasterio principalmente en los casos establecidos por el derecho universal, dado que el obispo diocesano:

a) preside el capítulo conventual que elige a la Superiora mayor[50];

b) realiza la visita regular al monasterio, también en lo que respecta a la disciplina interna[51], teniendo en cuenta las disposiciones de la presente Instrucción;

c) revisa, en calidad de Ordinario del lugar, la rendición de cuentas anual de la administración económica del monasterio[52];

d) derogado el can. 638, §4 CIC, da, en calidad de Ordinario del lugar, el consentimiento escrito para particulares actos de administración, si lo establece el derecho propio[53];

e) confirma el indulto de salida definitiva del monasterio, concedido a una profesa de votos temporales por la Superiora mayor con el consentimiento de su Consejo[54];

f) emana el decreto de dimisión de una monja, incluso si es de votos temporales[55].

82. Estos casos, expresados para indicar el ámbito y la modalidad de la peculiar vigilancia del obispo diocesano, constituyen la base del ámbito y de la vigilancia sobre el monasterio femenino asociado jurídicamente por parte del Ordinario religioso del Instituto al que se han asociado, y deben estar presentes en las Constituciones del monasterio asociado.

VII. Relaciones entre monasterio y Obispo diocesano

83. Todos los monasterios femeninos, sin perjuicio de la autonomía interna[56] y la eventual dispensa externa[57], están sujetos al obispo diocesano, que ejerce la solicitud pastoral en los siguientes casos:

a) la comunidad del monasterio femenino está sujeta a la potestad del obispo[58], al cual debe verdadero respeto en lo que se refiere al ejercicio público del culto divino, la cura de las almas[59] y las formas de apostolado correspondientes a la propia condición[60];

b) el obispo diocesano[61], con ocasión de la visita pastoral o de otras visitas paternas, y también en caso de necesidad, puede disponer él mismo soluciones oportunas[62] al constatar que existen abusos y después de que las advertencias presentadas a la Superiora mayor no hayan tenido efecto alguno;

c) el obispo diocesano interviene en la erección del monasterio dando el consentimiento escrito antes de que se solicite la aprobación de la Sede Apostólica[63];

d) el obispo diocesano interviene, en calidad de Ordinario del lugar, en el nombramiento del capellán[64] y, también en calidad de Ordinario del lugar, en la aprobación de los confesores ordinarios[65]. Todo ello tiene que darse “considerando la especificidad del carisma propio y las exigencias de la vida fraterna en comunidad”[66];

e) el obispo diocesano interviene en la supresión del monasterio expresando su propio parecer[67];

f) al obispo diocesano, en calidad de Ordinario del lugar, y a sus superiores hace referencia la monja exclaustrada, permaneciendo bajo su dependencia y cuidado[68];

g) el obispo diocesano tiene la facultad, por causa justificada, de entrar en la clausura y permitir, con el consentimiento de la Superiora mayor, a otras personas entrar en la misma[69].

84. Para los monasterios congregados y para los monasterios asociados los puntos de solicitud pastoral antes indicados constituyen las únicas formas posibles de intervención del obispo diocesano, desde el momento que deben ser salvaguardados los derechos/deberes de la Presidenta de la Congregación para los monasterios congregados y los derechos/deberes del Ordinario religioso del Instituto que los asocia respecto al monasterio asociado.

85. Para los monasterios confiados a la peculiar vigilancia del obispo diocesano, los puntos de solicitud pastoral antes indicados han de añadirse a los que el Código de Derecho Canónico presenta como expresiones de la peculiar vigilancia, citados en el n. 81 de la presente Instrucción.

CAPÍTULO SEGUNDO

LA FEDERACIÓN DE MONASTERIOS

I. Naturaleza y fin

86. La Federación es una estructura de comunión entre monasterios del mismo Instituto erigida por la Santa Sede para que los monasterios que comparten el mismo carisma no permanezcan aislados sino que lo custodien con fidelidad y, prestándose mutua ayuda fraterna, vivan el valor irrenunciable de la comunión[70].

87. La Federación está constituida por varios monasterios autónomos que tienen afinidad de espíritu y de tradiciones y, si bien no están configurados necesariamente según un criterio geográfico, siempre que sea posible, no deben estar geográficamente demasiado distantes[71].

88. La Santa Sede tiene la competencia exclusiva de erigir, suspender, unir y suprimir las Federaciones[72] de los monasterios de monjas.

89. Asimismo la Santa Sede tiene la competencia exclusiva de asignar un monasterio autónomo a una Federación o permitir el paso de un monasterio de una Federación a otra del mismo Instituto.

90. La Federación de monasterios de monjas, por la fuente de la que deriva y por la autoridad de la cual directamente depende y la rige, es de derecho pontificio, de acuerdo con la norma del derecho canónico.

91. Los Estatutos de la Federación tienen que estar en consonancia no sólo con lo establecido por la presente Instrucción, sino también con el carácter, las leyes, el espíritu y las tradiciones del Instituto al que pertenecen.

92. La Federación, conforme con esta Instrucción y los propios Estatutos, en la especificidad del propio carisma, promueve la vida contemplativa en los monasterios, garantiza su ayuda en la formación inicial y permanente, como también el intercambio de monjas y de bienes materiales[73].

93. De acuerdo con lo dispuesto en la Constitución apostólica Vultum Dei quaerere, todos los monasterios, en principio, deben formar parte de una Federación[74]. Un monasterio, por razones especiales, objetivas y justificadas, con el voto del capítulo conventual puede solicitar a la Santa Sede ser dispensado de tal obligación. La concesión de esa dispensa está reservada a la Santa Sede. Un monasterio, por causas objetivas y justificadas, con el voto del capítulo conventual puede pedir a la Santa Sede no pertenecer a una Federación. A la Santa Sede le compete realizar un adecuado discernimiento antes de conceder la salida de una Federación.

94. Obtenida la erección canónica, la Federación solicita el reconocimiento jurídico también en ámbito civil y establece la sede legal en uno de los monasterios que pertenecen a la misma.

95. Diversas Federaciones de un mismo Instituto, con la aprobación de la Santa Sede, pueden constituir entre ellas una Confederación[75] para dar dirección unitaria y una cierta coordinación a la actividad de cada una de las Federaciones.

96. La Santa Sede puede instituir o aprobar para cada Instituto una Comisión Internacional con el fin de favorecer el estudio de temas relacionados con la vida contemplativa según el propio carisma[76].

97. La Federación, legítimamente erigida, es una persona jurídica pública en la Iglesia, y, por lo tanto, puede adquirir, poseer, administrar y enajenar bienes temporales, muebles e inmuebles, que son bienes eclesiásticos, de acuerdo con la norma del derecho universal y propio.

98. Para mantener viva y reforzar la unión de los monasterios, aplicando una de las finalidades de la Federación, se facilita entre los monasterios una cierta comunicación de bienes, coordinada por la Presidenta federal.

99. La comunicación de bienes en una Federación se aplica mediante aportaciones, donaciones y préstamos que los monasterios ofrecen para otros monasterios que se encuentran en dificultad económica y para las exigencias comunes de la Federación.

100. La Federación considera los bienes de los que dispone como medios necesarios y útiles para conseguir los propios fines.

101. Cada Federación constituye un fondo económico (caja federal) para poder realizar las finalidades federativas. Ese fondo sirve para cubrir los gastos ordinarios de la Federación misma y los relativos a la formación de las monjas a nivel federal, para auxiliar las necesidades de subsistencia y de salud de las monjas, para mantener los edificios y para sostener las nuevas fundaciones.

102. El fondo económico se financia con las libres aportaciones de los monasterios, las donaciones de los bienhechores y los ingresos provenientes de las ventas de los bienes de los monasterios suprimidos, según lo establecido por la presente Instrucción[77].

103. La economía de la Federación está gestionada por el Consejo federal, presidido por la Presidenta federal, que cuenta con la colaboración de la Ecónoma federal.

104. En el ámbito de la administración ordinaria, hacen adquisiciones y realizan actos de administración válidamente la Presidenta federal y la ecónoma de la Federación en los límites de su cargo.

105. Para los gastos y los actos de administración extraordinaria es necesaria la autorización del Consejo federal y de la Asamblea federal, según el valor del importe, establecido en el derecho propio. Cada Federación, en la Asamblea electiva, fija la suma a partir de la cual es necesario tener la autorización del Consejo federal y de la Asamblea federal.

106. Si se trata de un negocio o de una venta cuyo valor supera la suma fijada por la Santa Sede para las regiones o bien de donaciones con motivo de un voto hecho a la Iglesia, o de cosas preciosas por su valor histórico y artístico, se requiere además la licencia de la Santa Sede.

107. Para la validez de la venta y de cualquier otro negocio por el cual la situación patrimonial de la Federación podría sufrir un daño, se requiere la licencia escrita de la Presidenta federal con el consentimiento del Consejo o de la Asamblea federal, según el valor de la operación, establecida en el derecho propio.

108. Derogado el can. 638, §4 CIC, para la validez de la venta de los bienes de los monasterios suprimidos, la Presidenta de la Federación y el Consejo federal, independientemente del valor del bien que se ha de vender, necesitan siempre y únicamente la licencia escrita de la Santa Sede[78].

109. Salvo otra disposición de la Santa Sede[79], la Presidenta de la Federación dispone de los ingresos por la venta de los bienes de los monasterios totalmente extinguidos pertenecientes a la Federación, según lo establecido por esta Instrucción.

II. La Presidenta federal

110. La Presidenta de la Federación, elegida por la Asamblea federal según lo contemplan los Estatutos de la Federación por un período de seis años, no es una Superiora mayor y, en el ejercicio del propio servicio, actúa según lo que le atribuye la presente Instrucción[80] en conformidad con el derecho universal y propio.

111. Derogado el can. 628, §2, 1° CIC, la Presidenta de la Federación, en el tiempo establecido, acompaña al Visitador regular en la visita canónica a los monasterios federados como co-visitadora[81].

112 La Presidenta de la Federación, cuando se trate de la visita canónica a la comunidad del propio monasterio, delegará a una Consejera federal como co-visitadora del Visitador regular.

113. La Presidenta de la Federación, cada vez que la necesidad lo requiera, puede visitar las comunidades de los monasterios federados acompañada por una co-visitadora, elegida por turno entre las Consejeras, y por la Ecónoma de la Federación.

114. Todas las demás visitas - maternas o fraternas - se acordarán con la Superiora del monasterio.

115. La Presidenta de la Federación, al término de la visita canónica, indica por escrito a la Superiora mayor del monasterio las soluciones más adecuadas para los casos y las situaciones que hayan surgido durante la visita e informa de todo a la Santa Sede.

116. La Presidenta de la Federación, durante la visita canónica, verifica cómo se viven los temas contenidos en los puntos enumerados en el n. 12 y desarrollados en los nn. 13-35 de la Constitución Apostólica Vultum Dei quaerere[82], y si se observan las relativas normas de aplicación, acordadas en las Asambleas federales.

117. La Presidenta de la Federación vigila particularmente sobre la formación inicial y permanente en los monasterios, sobre la coherencia con el carisma del Instituto, de forma que cada comunidad sea como un faro que ilumina el camino de los hombres y de las mujeres de nuestro tiempo[83]. Al final de la visita informará a la Santa Sede sobre las reales posibilidades que tiene el monasterio de asegurar o no la formación inicial.

118. La formación de las formadoras y de sus colaboradoras se confía en parte a los monasterios y en parte a la Federación, por lo tanto la Presidenta de la Federación está llamada a potenciar la formación a nivel federal[84] y a exigir la participación de quienes ejercen el servicio de la formación; si esto no fuese así remite la cuestión a la Santa Sede.

119. La Presidenta de la Federación pone en práctica la formación prevista por la Asamblea federal para quienes son llamadas a ejercer el servicio de la autoridad[85] y exige participar en ello; si esto no fuese así remite la cuestión a la Santa Sede.

120. La Presidenta de la Federación, tras consultar al Consejo Federal, elige los sitios más adecuados para realizar los cursos específicos de formación de las formadoras y sus colaboradoras, así como para quienes son llamadas a ejercer el servicio de la autoridad, estableciendo la duración de dichos cursos para que no perjudiquen las exigencias de la vida contemplativa[86] y comunitaria.

121. Cuando un monasterio autónomo ya no posee una real autonomía de vida[87] corresponde a la Presidenta de la Federación referir la situación a la Santa Sede.

122. Cuando la Superiora mayor de un monasterio niega a una monja la autorización para pasar a otro monasterio del mismo Instituto, la Presidenta de la Federación, tras realizar el debido discernimiento con su Consejo sobre la cuestión, informará de ello a la Santa Sede, que decide lo que hay que hacer.

III. El Consejo federal

123. El Consejo federal está formado por cuatro consejeras elegidas por la Asamblea federal entre todas las monjas profesas solemnes de los monasterios de la Federación y permanece en el cargo por seis años.

124. El Consejo federal sólo tiene competencia sobre aquello que le atribuye la presente Instrucción[88] y esté eventualmente establecido en los Estatutos, pero la Presidenta de la Federación puede consultarle cada vez que lo considere oportuno.

125. El Consejo federal es consultado por la Presidenta de la Federación después de cada visita canónica antes de enviar por escrito a la Superiora mayor del monasterio las soluciones más adecuadas a los casos y a las situaciones que hayan surgido durante la visita misma.

126. El Consejo federal expresa su parecer sobre la elección de los tiempos y los lugares más adecuados donde realizar los cursos específicos de formación de las formadoras y de sus colaboradores, así como de quienes son llamadas a ejercer el servicio de la autoridad.

127. El Consejo federal colabora con la Presidenta de la Federación en la redacción del Informe que se ha de enviar a la Santa Sede al final del sexenio sobre el estado de la Federación y de los monasterios.

128. El Consejo federal es consultado por la Presidenta de la Federación antes de enviar a la Santa Sede la petición de afiliación o de supresión de un monasterio.

129. El Consejo federal da su consentimiento en la elección de la Formadora federal que desempeña y coordina la formación inicial común[89]. Igualmente, por causas graves, expresa su conformidad para la remoción de la Formadora federal.

130. Derogando el can. 686, §2 CIC, el Consejo federal da su consentimiento para la petición del indulto de exclaustración de una monja de votos solemnes, después del año concedido por la Superiora mayor del monasterio, hasta el cumplimiento de los tres años[90].

131. El Consejo federal da su consentimiento para la petición de prórroga de indulto de exclaustración de una monja de votos solemnes que se ha de solicitar a la Santa Sede[91]. La Presidenta federal, antes de presentar el asunto al Consejo Federal, debe poseer la valoración escrita de la Superiora mayor de la monja profesa de votos solemnes que pide la prórroga del indulto, expresado colegialmente con el Consejo del monasterio, previo consentimiento del Ordinario del lugar donde habitará la monja, y contando con el parecer del Obispo diocesano o del Ordinario religioso competente.

132. El Consejo federal asume las funciones del Consejo del monasterio autónomo cuando este último, mediante la afiliación, es confiado a la Presidenta de la Federación en el proceso de acompañamiento para la revitalización o para la supresión del monasterio[92].

IV. La Asamblea federal

133. La comunión que existe entre los monasterios se hace visible en la Asamblea federal, signo de unidad en la caridad, que tiene principalmente la tarea de tutelar entre los monasterios federados el patrimonio carismático del Instituto y promover una adecuada renovación que esté en armonía con el mismo, excepto que ninguna Federación de monasterios de monjas o Confederación de Federaciones represente a todo el Instituto.

134. Participan de derecho en la Asamblea federal, la Presidenta federal, las Consejeras federales, la Ecónoma federal, la Superiora mayor y una Delegada de cada monasterio autónomo federado, elegida por el capítulo conventual; la Secretaria federal desempeña únicamente la función de secretaria de actas.

135. La Asamblea federal ordinaria es convocada cada seis años y en la misma se renuevan los cargos federales.

136. La Asamblea federal intermedia es convocada cada tres años para verificar las tareas realizadas y para adoptar eventuales soluciones o cambios en las mismas.

137. Si la necesidad lo exige o la conveniencia lo sugiere, la Presidenta federal, con el consentimiento del Consejo federal, puede convocar la Asamblea federal extraordinaria.

138. La Asamblea federal, tanto ordinaria como intermedia, es convocada por la Presidenta al menos seis meses antes del término del sexenio o de la finalización del trienio.

139. La Asamblea federal extraordinaria es convocada por la Presidenta dos meses antes de su celebración.

140. Cuando la Presidenta federal cesa en su cargo, por muerte o por los otros modos previstos por el derecho[93], la primera Consejera convoca, en el plazo de un mes desde la vacante del cargo, la Asamblea federal extraordinaria, que se ha de celebrar en un plazo de dos meses desde la convocatoria. En este caso se procede nuevamente a la elección de las Consejeras federales y de la Ecónoma federal.

141. La Asamblea federal:

a. recibe del Informe de la Presidenta federal sobre el estado de la Federación y de cada uno de los monasterios;

b. elige a la Presidenta federal y al Consejo federal;

c. elige a la Ecónoma federal;

d. trata los asuntos de mayor importancia;

e. toma decisiones y establece normas que todas las monjas deben observar, después de la aprobación definitiva de la Santa Sede;

f. elabora para un sexenio los itinerarios formativos comunes que cada comunidad se compromete a realizar;

g. promueve la realización de nuevas fundaciones y las modalidades para ponerlas en marcha, tanto por iniciativa de un monasterio como de la Federación;

h. establece un monasterio como sede de formación inicial común para los monasterios de la Federación[94];

i. define un proyecto formativo para quienes son llamadas a ejercer el servicio de la autoridad[95] y para las formadoras[96].

V. Oficios federales

142. La administración de la Federación se encomienda a la Ecónoma federal, elegida por la Asamblea federal por seis años.

143. La Ecónoma federal tiene la responsabilidad de llevar a cabo cuanto haya establecido el Consejo Federal y colabora con la Presidenta de la Federación, en el contexto de la Visita regular, en la supervisión del funcionamiento económico de cada monasterio señalando del mismo los aspectos positivos y las deficiencias, datos que deben estar presentes en del Informe final de la visita.

144. La Secretaria federal es elegida por la Presidenta de la Federación y dura seis años en el cargo, ese servicio puede ser desempeñado por una de las Consejeras federales.

145. La Secretaria federal, siempre que sea posible, reside en el monasterio elegido como sede legal de la Federación y allí custodia los documentos y mantiene actualizado el archivo de la Federación.

146. Por indicación de la Presidenta de la Federación, la Secretaria federal establece el orden del día y convoca el Consejo federal, durante el cual desempeña la función de secretaria de actas.

147. La Secretaria federal, por indicación de la Presidenta de la Federación, prepara la Asamblea federal.

148. La Formadora federal[97] es nombrada ad nutum por la Presidenta de la Federación con el consentimiento del Consejo federal. La Formadora federal puede ser apartada de su cargo, por causas graves, por la Presidenta de la Federación con la aprobación de dicho Consejo.

VI. El Asistente religioso

149. El Asistente de la Federación representa a la Santa Sede ante la Federación, pero no ante los monasterios que la componen, y desempeña su función siguiendo fielmente las disposiciones relativas a su cargo y cumpliendo el mandato recibido en el marco de la propia competencia.

150. El Asistente de la Federación, debido a que participa en cierta medida en la jurisdicción de la Santa Sede, es un presbítero, nombrado por la Congregación para los Institutos de vida consagrada y las Sociedades de vida apostólica para una o más Federaciones.

151. El Asistente de la Federación no es un superior mayor y desempeña su misión con espíritu de colaboración y de servicio respecto a la Federación, favoreciendo la conservación del genuino espíritu del Instituto y ayudando con su Consejo a la Presidenta en la conducción de la Federación, particularmente en la formación a nivel federal y en la solución de los problemas económicos de mayor importancia.

152. El nombramiento del Asistente de la Federación está reservado a la Santa Sede, pero la Federación tiene la facultad de presentación.

153. El nombramiento del Asistente es ad nutum Sanctae Sedis.

154. La Presidenta de la Federación, en el tiempo establecido, debe presentar a la Santa Sede los nombres de tres posibles candidatos para la función de Asistente de la Federación, adjuntando los resultados de las consultaciones previas de las comunidades de los diversos monasterios de la Federación, el curriculum vitae de cada uno de los candidatos, la opinión propia y la del Consejo de la Federación, el nulla-osta de los Ordinarios de los candidatos. La Santa Sede se reserva, de la forma considerada más adecuada y conveniente, el hecho de completar las informaciones relativas a los candidatos para la función de Asistente.

155. El Asistente de la Federación debe transmitir cada año un breve Informe sobre su gestión, sobre el funcionamiento de la Federación, señalando posibles situaciones particulares. Al término de su mandato el Asistente envía a la Congregación para los Institutos de vida consagrada y las sociedades de vida apostólica un Informe con mayores detalles sobre el estado de la Federación.

CAPÍTULO TERCERO

LA SEPARACIÓN DEL MUNDO

I. Noción y relevancia para la vida contemplativa

156. Partiendo del enunciado del Código[98], se recuerda que la separación del mundo caracteriza la naturaleza y las finalidades de los Institutos de vida consagrada religiosos y corresponde al principio paulino de no conformarse a la mentalidad de este mundo[99], huyendo de toda forma de mundanidad.

Para la vida religiosa, la clausura constituye una obligación común a todos los Institutos[100] y expresa el aspecto material de la separación del mundo – de la cual, sin embargo, no agota su alcance - contribuyendo a crear en cada casa religiosa un clima y un ambiente que favorezcan el recogimiento, necesarios para la vida propia de todo Instituto religioso, pero especialmente para aquellos entregados a la contemplación.

157. En la vida contemplativa de las monjas merece una particular atención el aspecto de la separación del mundo por la elevada estima que la comunidad cristiana alberga hacia este estilo de vida, signo de la unión exclusiva de la Iglesia-Esposa con su Señor, sumamente amado.

158. La vida de las monjas contemplativas, dedicadas de manera especial a la oración, con el fin de tener constantemente el corazón orientado hacia el Señor, en la ascesis y en el ferviente progreso de la vida espiritual, no es más que una tensión constante hacia la Jerusalén celestial, una anticipación de la Iglesia escatológica, fija en la posesión y en la contemplación del rostro de Dios.

159. La comunidad del monasterio de monjas, situada como ciudad en la cima del monte y lámpara sobre el candelero[101], incluso en la sencillez de su vida, representa visiblemente la meta hacia la cual camina toda la comunidad eclesial que, fervorosa en la acción y entregada a la contemplación, avanza por las sendas del tiempo con la mirada fija en la futura recapitulación de todo en Cristo.

160. El aspecto material de la separación del mundo encuentra una manifestación particular en la clausura, que es el lugar de la intimidad de la Iglesia esposa, porque, a la luz de la especial vocación y misión eclesial, la clausura de las contemplativas responde a la exigencia, considerada prioritaria, de estar con el Señor.

161. Con el nombre de clausura se entiende el espacio monástico separado de lo exterior y reservado a las monjas, en la cual sólo en caso de necesidad puede ser admitida la presencia de extraños. Debe ser un espacio de silencio y de recogimiento donde se pueda desarrollar la búsqueda permanente del rostro de Dios, según el carisma del Instituto.

162. La clausura evoca aquella celda del corazón donde cada uno es llamado a vivir la unión con el Señor. Acogida como don y elegida como respuesta libre de amor, es el lugar de la comunión espiritual con Dios y el prójimo, donde la limitación de los espacios y de los contactos es un beneficio para la interiorización de los valores evangélicos[102].

163. La clausura no es sólo un medio ascético de inmenso valor, sino que es un modo de vivir la Pascua de Cristo, como anuncio gozoso y anticipación profética de la posibilidad ofrecida a cada persona y a toda la humanidad de vivir únicamente para Dios, en Jesucristo[103].

164. En los monasterios de monjas, la clausura debe entenderse en sentido positivo como un espacio para el uso y la intimidad de las monjas que viven la vida contemplativa, un espacio de vida doméstica, familiar, dentro del cual la comunidad vive la vida fraterna en su dimensión más íntima.

165. En los monasterios de monjas, la clausura, en sentido privativo, se ha de considerar como un espacio que hay que proteger, para evitar el acceso de extraños.

166. La modalidad de separación de la parte exterior al espacio exclusivamente reservado a las monjas debe ser material y eficaz, no sólo simbólica o espiritual. Compete al Capítulo conventual del monasterio determinar la modalidad de separación del exterior.

167. Cada monasterio debe mantener con gran solicitud su fisonomía principal o fundamentalmente contemplativa, comprometiéndose de forma particular en crear y vivir un ámbito de silencio exterior e interior en la oración[104], en la ascesis y en el ferviente progreso espiritual, en la cuidada celebración de la liturgia, en la vida fraterna en común, en la observancia de la regla y en la disciplina de la separación del mundo.

II. Los medios de comunicación

168. La normativa sobre los medios de comunicación social, en la gran variedad que se nos presenta actualmente, tiene por objeto la salvaguardia del recogimiento y del silencio: se puede, en efecto, vaciar el silencio contemplativo cuando se llena la clausura de ruidos, de noticias y de palabras. El recogimiento y el silencio es de gran importancia para la vida contemplativa por ser “espacio necesario de escucha y de ruminatio de la Palabra y requisito para una mirada de fe que capte la presencia de Dios en la historia personal, en la de los hermanos […] y en los avatares del mundo”[105].

169. Estos medios, por lo tanto, se deben usar con sobriedad y criterio, no sólo respecto a los contenidos sino también a la cantidad de informaciones y al tipo de comunicación, “para que estén al servicio de la formación para la vida contemplativa y de las necesarias comunicaciones, y no sean ocasión para la distracción y la evasión de la vida fraterna en comunidad, ni sean nocivos para vuestra vocación o se conviertan en obstáculo para vuestra vida enteramente dedicada a la contemplación”[106].

170. El uso de los medios de comunicación, por razones de información, de formación o de trabajo, se puede permitir en el monasterio, con prudente discernimiento, para utilidad común, según las disposiciones del Capítulo conventual contenidas en el proyecto comunitario de vida.

171. Las monjas procuran tener la debida información sobre la Iglesia y el mundo, no con multitud de noticias, sino sabiendo escoger las que son esenciales a la luz de Dios, para llevarlas a la oración, en sintonía con el corazón de Cristo.

III. La clausura

172. Cada uno de los monasterios de monjas o Congregación monástica femenina, conforme al can. 667, §3 CIC y a la presente Instrucción, sigue la clausura papal o la define en las Constituciones o en otro código del derecho propio, respetando la propia índole[107].

173. El Obispo diocesano o el Ordinario religioso vigilan acerca de la observancia de la clausura en los monasterios confiados a su atención, ayudando a la Superiora, a quien corresponde la custodia inmediata.

174. Derogada la disposición del can. 667, §4 CIC, el Obispo diocesano, así como el Ordinario religioso, no interviene en la concesión de la dispensa de la clausura[108].

175. Derogada la disposición del can. 667, §4 CIC, la dispensa de la clausura corresponde únicamente a la Superiora mayor, la cual, en el caso que tal dispensa supere los quince días, puede concederla sólo después de haber obtenido el consentimiento de su Consejo[109].

176. Abrogada la limitación presente en la Instrucción Verbi Sponsa[110], por una razón justificada la Superiora mayor, de acuerdo con la norma del can. 665, § 1 CIC, con el consentimiento de su Consejo, puede autorizar la ausencia del monasterio de la monja profesa de votos solemnes por no más de un año, tras consultar al Obispo diocesano o al Ordinario religioso competente.

177. Derogado el can. 686, §2 CIC, la Superiora mayor, con el consentimiento de su Consejo, puede conceder el indulto de exclaustración a una monja profesa de votos solemnes, por no más de un año, previo consentimiento del Ordinario del lugar donde permanecerá la monja, y tras contar con el parecer del Obispo diocesano o del Ordinario religioso competente[111].

178. Derogado el can. 686, §2 CIC, una prórroga del indulto de exclaustración puede ser concedida por la Presidenta federal, con el consentimiento de su Consejo, a la monja profesa de votos solemnes de un monasterio de la Federación por un tiempo no superior a dos años[112].

179. Para tal concesión la Presidenta federal, antes de presentar la cuestión al Consejo Federal, debe obtener el parecer por escrito de la Superiora mayor de la monja profesa de votos solemnes que solicita la prórroga del indulto, expresado colegialmente junto con el Consejo del monasterio, previo consentimiento del Ordinario del lugar donde se establecerá la monja, y el parecer del Obispo diocesano o del Ordinario religioso competente.

180. Toda ulterior prórroga del indulto de exclaustración queda reservada únicamente a la Santa Sede[113].

181. Durante la visita canónica, los Visitadores deben verificar la observancia de todos los elementos propios de la vida contemplativa según lo descrito en la Constitución Vultum Dei quaerere[114] con especial referencia al aspecto de la separación del mundo.

182. La Iglesia, por el inmenso aprecio que tiene por su vocación, alienta a las monjas a vivir fielmente y con sentido de responsabilidad el espíritu y la disciplina de la clausura para promover en la comunidad una provechosa y completa orientación hacia la contemplación de Dios Uno y Trino.

IV. La clausura papal

183. La clausura papal, instaurada en el año 1298 por Bonifacio VIII, se define “según las normas dadas por la Sede Apostólica”[115] y excluye tareas externas de apostolado.

184. Si Pío XII la había distinguido en clausura papal mayor y menor[116] el Código de Derecho Canónico reconoce un solo tipo de clausura papal, que se observa en los monasterios de monjas totalmente entregadas a la vida contemplativa[117].

185. La clausura papal, para las monjas, significa un reconocimiento de la especificidad de la vida totalmente contemplativa que, al desarrollar de forma especial la espiritualidad del amor esponsal con Cristo, se convierte en signo y realización de la unión exclusiva de la Iglesia Esposa con su Señor.

186. Una real separación del mundo, caracterizada principalmente por el silencio y la soledad[118], expresan y protegen la integridad y la identidad de la vida totalmente contemplativa, para que sea fiel a su carisma específico y a las sanas tradiciones del Instituto.

187. La vida integralmente contemplativa, para ser considerada de clausura papal debe estar totalmente ordenada a conseguir la unión con Dios en la contemplación.

188. Un Instituto es considerado de vida integralmente contemplativa si:

a) sus miembros orientan toda su actividad, interior y exterior, a la intensa y constante búsqueda de la unión con Dios en el monasterio y a la contemplación de su rostro;

b) excluye compromisos externos y directos de apostolado y, ordinariamente, la participación física en acontecimientos y ministerios de la comunidad eclesial. Dicha participación, previo consentimiento del Capítulo conventual, debe ser permitida sólo en ocasiones particulares por el obispo diocesano o por el Ordinario religioso del monasterio;

c) pone en práctica la separación del mundo, según modalidades concretas establecidas por el Capítulo conventual, de modo radical, concreto y eficaz y no simplemente simbólico, según las normas del derecho universal y propio, en consonancia con el carisma del Instituto.

V. Normativa sobre la clausura papal

189. Dada la variedad de Institutos entregados a una vida integralmente contemplativa y de sus tradiciones, además de lo establecido en la presente Instrucción, algunas modalidades de separación del mundo se dejan a las Constituciones o a otros códigos del derecho propio del Instituto que, en consonancia con su carisma, pueden establecer incluso normas más severas sobre la clausura, que tienen que ser aprobadas por la Sede Apostólica.

190. La ley de la clausura papal se extiende al edificio y a todos los espacios, internos y externos, del monasterio reservados exclusivamente a las monjas, donde sólo en caso de necesidad puede ser admitida la presencia de extraños. Debe ser un espacio de silencio y de recogimiento, sin obras externas, donde pueda desarrollarse con mayor facilidad la búsqueda permanente del rostro de Dios, según el carisma del Instituto.

191. La participación de los fieles en las celebraciones litúrgicas en la iglesia o en el oratorio del monasterio, o bien en la lectio divina, no consiente la salida de las monjas de la clausura papal ni la entrada de los fieles en el coro de las monjas, salvo en casos particulares según el parecer del Capítulo conventual.

192. En virtud de la ley de la clausura papal, las monjas, las novicias y las postulantes han de vivir dentro de la clausura del monasterio, y no les es lícito salir de ella, salvo en los casos previstos por el derecho; ni está permitido a nadie entrar en el ámbito de la clausura del monasterio, excepto en los casos previstos.

193. En los monasterios de vida completamente contemplativa, las normas sobre la separación del mundo de las Hermanas externas, si están contempladas por las Constituciones o por otros códigos del derecho propio del Instituto, han de ser definidas por el derecho particular.

194. La concesión de permisos para entrar y salir de la clausura papal requiere siempre una causa justa, es decir, determinada por una verdadera necesidad de alguna de las monjas o del monasterio: se trata de una exigencia de tutela de las condiciones requeridas para la vida integralmente contemplativa y, por parte de las monjas, de coherencia con su opción vocacional.

195. Donde sea habitual anotar en un libro las entradas y las salidas puede conservarse, según determine el Capítulo conventual, incluso como una contribución para el conocimiento de la vida y de la historia del monasterio.

196. Corresponde a la Superiora mayor del monasterio la custodia directa de la clausura, garantizar las condiciones concretas de la separación del mundo y promover, dentro del monasterio, el amor al silencio, al recogimiento y a la oración.

197. Corresponde a la Superiora mayor expresar su juicio sobre la conveniencia de las entradas y salidas de la clausura papal, valorando con prudente discreción la necesidad, a la luz de la vocación integralmente contemplativa, según lo establecido por las Constituciones o por otro texto del derecho propio y dispuesto por la presente Instrucción.

198. Corresponde a la Superiora mayor del monasterio con clausura papal nombrar a una monja profesa de votos solemnes para el servicio de la portería y, si el derecho propio no contempla la presencia de Hermanas externas, permitir a una Hermana que realice los servicios propios de las Hermanas externas por un período limitado de tiempo.

199. Toda la comunidad tiene la obligación moral de tutelar, promover y observar la clausura papal, de manera que no prevalezcan motivaciones secundarias o subjetivas sobre el fin que se propone este tipo de separación.

200. La salida de la clausura papal, salvo indultos particulares de la Santa Sede o en caso de peligro, es autorizada por la Superiora mayor en los casos ordinario, referidos a la salud de las monjas, la asistencia a las monjas enfermas, la participación en cursos o reuniones de formación inicial y permanente organizados por la Federación o por otro monasterio, el ejercicio de los derechos civiles y aquellas necesidades del monasterio que no pueden ser atendidas de otro modo.

201. Para enviar novicias o profesas de votos temporales, cuando fuese necesario, a realizar parte de la formación en otro monasterio del Instituto, así como para hacer traslados temporales o definitivos a otros monasterios del mismo Instituto, la Superiora mayor expresa su consentimiento, con la intervención del Consejo o del Capítulo conventual según la norma de las Constituciones o de otro código del derecho propio.

202. La entrada en la clausura papal está permitida, salvo indultos particulares de la Santa Sede, a los Cardenales, los cuales pueden llevar consigo algún acompañante, a los Nuncios y a los Delegados Apostólicos en los lugares sujetos a su jurisdicción, a los Visitadores durante la Visita canónica, al Obispo diocesano[119], al Ordinario religioso competente y a otras personas autorizadas por la Superiora mayor por causa justa.

203. Además, se permite la entrada en la clausura papal previo permiso de la Superiora:

- al presbítero para administrar los Sacramentos a las enfermas, para asistir a las que padecen largas o graves enfermedades, para celebrar alguna vez para ellas la Santa Misa, para las procesiones litúrgicas y los funerales;

- a quienes por su trabajo o competencias son necesarios para atender la salud de las monjas, para la formación y para proveer a las necesidades del monasterio;

- a las aspirantes y a las monjas de paso, también de otros Institutos de vida contemplativa.

VI. La clausura definida en las Constituciones

204. Los monasterios que asocian a la vida contemplativa alguna actividad en favor del pueblo de Dios o practican formas más amplias de hospitalidad de acuerdo con la tradición del propio Instituto, definen su clausura en las Constituciones o en otro código del derecho propio.

A. Clausura constitucional

205. La clausura constitucional, que ha sustituido en el Código de Derecho Canónico a la clausura papal menor de Pío XII, es un tipo de clausura dirigido a monjas que profesan la vida contemplativa asociando “legítimamente a su cargo alguna obra de apostolado o de caridad cristiana”[120].

206. Con el nombre de clausura constitucional se considera el espacio monástico separado del exterior que, como mínimo, debe comprender la parte del monasterio, de la huerta y del jardín, reservados exclusivamente a las monjas, en la cual sólo en caso de necesidad puede ser admitida la presencia de extraños. Debe ser un espacio de silencio y de recogimiento, donde pueda realizarse la búsqueda permanente del rostro de Dios, según el carisma del Instituto, considerando las obras de apostolado o de caridad realizadas por las monjas.

207. Este tipo de clausura, “adaptada a su carácter propio y determinada en las Constituciones“[121], es autorizada por la Sede Apostólica, que aprueba las Constituciones u otro código del derecho propio del Instituto.

B. Clausura monástica

208 A las expresiones clausura papal y clausura constitucional, presentes en el Código de Derecho Canónico, San Juan Pablo II en la exhortación apostólica postsinodal Vita Consecrata[122] había añadido una tercera: la clausura monástica.

209. Antes de Vita Consecrata esa expresión se usaba para definir la clausura de los monjes[123], más rigurosa que la clausura común a todos los religiosos[124], pero menos rígida que la clausura papal y comparable, bajo ciertos aspectos, con la clausura constitucional de las monjas.

210. Para los monasterios de monjas contemplativas, la clausura monástica, aun conservando el carácter de una disciplina más estricta respecto a la clausura común, permite asociar a la función primaria del culto divino formas más amplias de acogida y de hospitalidad[125].

211. La clausura monástica, por el hecho de estar presente en las Constituciones o en otro código del derecho propio, es una expresión peculiar de la clausura constitucional.

VII. Normativa sobre la clausura constitucional

212. Compete a la Superiora mayor del monasterio, con el consentimiento de su Consejo, determinar claramente por escrito el ámbito de la clausura constitucional, delimitarlo y modificarlo por una causa justa.

213. En virtud de la ley de la clausura constitucional, las monjas, las novicias y las postulantes han de vivir dentro de la clausura del monasterio, y no les es lícito salir de ella, salvo en los casos contemplados por el derecho, ni está permitido a nadie entrar en el ámbito de la clausura del monasterio fuera de los casos previstos y sin el permiso de la superiora.

214. La participación de los fieles en las celebraciones litúrgicas en la iglesia o en el oratorio del monasterio, o bien en la lectio divina en otro lugar adecuado del monasterio, permite la salida de las monjas de la clausura constitucional permaneciendo en el ámbito del mismo monasterio, mientras que permanece prohibida la entrada de los fieles en la parte de la casa sujeta a dicho tipo de clausura.

215. Cada una de las monjas es corresponsable de ello y debe contribuir, con gran estima por el silencio y la soledad, para que el régimen exterior de la clausura constitucional conserve ese valor interior fundamental, a través del cual la clausura es fuente de vida espiritual y testimonio de la presencia de Dios.

216. Pueden entrar en el ámbito de la clausura constitucional, con el consentimiento de la Superiora mayor del monasterio:

a) las personas necesarias para el servicio de la comunidad desde un punto de vista espiritual, formativo y material;

b) las monjas de otras comunidades, que estén de paso o sean huéspedes en el monasterio;

c) las jóvenes en búsqueda vocacional.

217. La Superiora mayor del monasterio puede permitir las salidas de la clausura constitucional por causa justa, teniendo en cuenta las indicaciones dadas por la presente Instrucción.

218. La Superiora mayor del monasterio con clausura constitucional nombra monjas para el servicio de la portería y de la hospedería, y autoriza a algunas monjas para trabajar en las obras o en los talleres del monasterio ubicados fuera del ámbito de la clausura, determinando el tiempo de su permanencia fuera de la misma.

CAPÍTULO CUARTO

LA FORMACIÓN

219. La monja pasa a ser, con pleno derecho, miembro de la comunidad del monasterio sui iuris y partícipe de sus bienes espirituales y temporales con la profesión de los votos solemnes, respuesta libre y definitiva a la llamada del Espíritu Santo.

220. Las candidatas se preparan para la profesión solemne pasando por las distintas etapas de la vida monástica; durante las mismas reciben una formación adecuada, y, aunque de distintos modos, forman parte de la comunidad del monasterio.

I. Principios generales

221. La formación para la vida monástica contemplativa se basa en el encuentro personal con el Señor. Inicia con la llamada de Dios y la decisión de cada una de seguir, según el propio carisma, las huellas de Cristo, como discípula suya, bajo la acción del Espíritu Santo.

222. Incluso siendo importante adquirir conocimientos, la formación en la vida consagrada, y especialmente en la vida monástica contemplativa, consiste sobre todo en la identificación con Cristo. Se trata, en efecto, de “un itinerario de progresiva asimilación de los sentimientos de Cristo hacia el Padre”[126], hasta llegar a decir con san Pablo: “Para mí la vida es Cristo”[127].

223. Tanto las candidatas como las monjas tienen que tener presente que en el proceso formativo no se trata tanto de adquirir nociones, sino de “conocer el amor de Cristo, que excede a todo conocimiento”[128]. Todo esto hace que el proceso formativo dure toda la vida y cada monja se considere siempre en formación.

224. La formación, en cuanto proceso continuo de crecimiento y de conversión que abarca a toda la persona, debe favorecer el desarrollo de la dimensión humana, cristiana y monástica de las candidatas y de las monjas, viviendo radicalmente el Evangelio, de modo tal que la propia vida llegue a ser una profecía.

225. La formación en la vida monástica contemplativa debe ser integral, es decir, debe tener en cuenta a la persona en su totalidad para que desarrolle armónicamente las propias cualidades psíquicas, morales, afectivas e intelectuales, y se integre activamente en la vida comunitaria. Ninguna de estas dimensiones de la persona debe ser excluida del ámbito de la formación tanto inicial como permanente o continua.

226. La formación monástica contemplativa debe ser orgánica, gradual y coherente en sus diversas etapas, dado que está llamada a promover el desarrollo de la persona de forma armónica y progresiva, respetando plenamente la singularidad de cada una.

227. Bajo la acción del Espíritu Santo, tanto las candidatas como las monjas son las protagonistas principales de la propia formación y las responsables de asumir e interiorizar todos los valores de la vida monástica.

228. Por tal motivo, el proceso formativo debe prestar atención al carácter único de cada hermana y al misterio que lleva en sí, como también a sus dones particulares, para favorecer su crecimiento mediante el conocimiento de sí y la búsqueda de la voluntad de Dios.

229. En la formación inicial tiene particular importancia la figura de la formadora. En efecto, si bien “Dios Padre es el formador por excelencia”, sin embargo “en esta obra Él se sirve de las mediaciones humanas”, entre las cuales se encuentran las formadoras, que en su misión principal “mostrarán la belleza del seguimiento del Señor y el valor del carisma en que éste se concretiza”[129].

230. Es responsabilidad de cada monasterio y de la Federación poner especial atención en la elección de las formadoras y promover su formación[130].

II. La formación permanente

231. Por formación permanente o continua se entiende un itinerario que dura toda la vida[131], tanto personal como comunitario, y “que debe llevar a la configuración con el Señor Jesús y a la asimilación de sus sentimientos en su total oblación al Padre”[132]. Es, por lo tanto, un proceso de continua conversión del corazón, “exigencia intrínseca de la consagración religiosa”[133], y exigencia de fidelidad creativa a la propia vocación. La formación permanente o continua es el humus de la formación inicial[134].

232. La formación permanente o continua, en cuanto tal, debe ser considerada prioritaria tanto en el proyecto de vida comunitario como en el proyecto de vida de cada una de las monjas.

233. La finalidad de la formación permanente es nutrir y custodiar la fidelidad, tanto de cada una de las monjas como de la comunidad, y llevar a término lo que ya se ha comenzado en la formación inicial, para que la persona consagrada pueda expresar plenamente su propio don en la Iglesia, según un carisma específico.

234. Lo que caracteriza esta etapa respecto a las demás es la ausencia de metas ulteriores a breve término, y esto puede causar un impacto a nivel psicológico: ya no hay nada más para lo cual prepararse, sino solamente una cotidianidad que se ha de vivir en la entrega plena de sí al Señor y a la Iglesia.

235. La formación permanente tiene lugar en el contexto de la vida cotidiana: en la oración y en el trabajo, en el mundo de las relaciones, especialmente en la vida fraterna en comunidad, y en la relación con el mundo exterior, según la vocación contemplativa.

236. La formación permanente cultiva la capacidad espiritual, doctrinal y profesional, la actualización y la maduración de la contemplativa, de tal modo que pueda realizar de forma cada vez más adecuada su servicio al monasterio, a la Iglesia y al mundo, según la propia forma de vida y las indicaciones de la Constitución Apostólica Vultum Dei quaerere.

237. Cada monja se verá animada a asumir la responsabilidad del propio crecimiento humano, cristiano y carismático a través del proyecto de vida personal, del diálogo con las hermanas de la comunidad monástica, y en particular con la Superiora mayor, así como a través de la dirección espiritual y los estudios específicos contemplados en las Orientaciones para la vida monástica contemplativa.

238. Cada comunidad, junto con el proyecto comunitario, está llamada a elaborar un programa de formación permanente sistemático y preciso, que abarque toda la existencia de la persona[135]. Dicho programa se estructurará teniendo en cuenta las diversas fases de la vida[136] y los distintos servicios realizados por las monjas, particularmente de las superioras y de las formadoras[137].

239. La Superiora mayor promueve la formación permanente de la comunidad mediante el Capítulo conventual, los días de retiro, ejercicios espirituales anuales, encuentros para compartir la Palabra de Dios, revisiones de vida periódicas, recreaciones en común, jornadas de estudio, diálogo personal con las hermanas y encuentros fraternos.

240. Es responsabilidad de la Superiora mayor y de cada miembro de la comunidad asegurar que la vida fraterna sea formativa y ayude a cada hermana en su camino hacia la total configuración con Cristo, fin último de todo el proceso formativo[138], y a manifestar en cada momento de su vida “la total y gozosa pertenencia a Cristo”[139].

241. Quedando establecido que la sede ordinaria de la formación permanente es el propio monasterio y que la vida fraterna debe favorecer el camino formativo de las hermanas[140], para asegurar una formación permanente o continua más adecuada se aconseja vivamente la colaboración entre las distintas comunidades monásticas, usando los medios de comunicación apropiados[141].

III. Instrumentos de formación permanente

242. Con toda seguridad, el primer instrumento de formación permanente para todos los consagrados, aún más para las contemplativas, es el cuidado de la vida de oración: liturgias cuidadas y dignas, según las posibilidades de la comunidad; fidelidad a los momentos de oración personal, para garantizar ese espacio donde sea posible entablar una relación íntima con el Señor; atención a la relación con la Palabra, a través de la lectio personal y la collatio comunitaria, cuando sea posible[142].

243. Cuidado y atención del sacramento de la reconciliación y de la dirección espiritual, estando atentas en la elección de confesores preparados para sostener y acompañar el camino de una comunidad de vida contemplativa con discreción, sabiduría y prudencia[143].

244. La formación intelectual se ha de garantizar a través de un proyecto establecido por la comunidad que considere, en lo posible, el nivel cultural de todas, para que todas puedan recoger algo útil para el propio camino.

245. Útiles e importantes son también los cursos de formación comunes entre varios monasterios de la misma familia carismática[144], es decir cursos federales o inter-federales, sin olvidar que “la formación, y en especial la permanente…, tiene su humus en la comunidad y en la vida cotidiana”[145].

246. Un clima de relaciones fraternas auténticas, centradas en verdadera caridad y bondad, es fundamental para permitir a cada miembro de la comunidad un espacio propio de vida y de expresión.

247. Es tarea de cada una encontrar un justo equilibrio en la entrega de sí a través del trabajo, para que el mismo se viva como un servicio sereno y gozoso a Dios y a la comunidad. Y es tarea también de la comunidad estar atenta para que ninguna tenga que cargar con trabajos particularmente pesados que absorban las energías de la mente y del cuerpo, en detrimento de la vida espiritual. El trabajo en cuanto tal puede ser un modo de poner a disposición los propios talentos y, así, colaborar en la expresión de la belleza de la persona; llega a ser peligroso cuando se absolutiza y atrapa la atención en detrimento del espíritu[146].

248. No se han de descuidar los medios ascéticos que pertenecen a la tradición de cada espiritualidad, como un modo de controlar los instintos de la propia naturaleza y orientarlos hacia el servicio del reino según el propio carisma[147].

249. También la debida información acerca de todo lo que sucede en el mundo es un medio importante para revitalizar la conciencia y la responsabilidad de la propia misión apostólica, que se ha de cuidar a través de los medios de comunicación, con especial atención de usarlos con prudencia y discreción para que no llegue a ser perjudicial para la vida contemplativa[148].

IV. La formación inicial

250. La formación inicial es el tiempo privilegiado en el cual las hermanas candidatas a la vida monástica contemplativa, con un acompañamiento especial de la formadora y de la comunidad, son introducidas en el seguimiento de Cristo, según un determinado carisma, asumiendo e integrando progresivamente sus dones personales con los valores auténticos y característicos de la propia vocación.

251. La formación inicial está estructurada en tres etapas consecutivas: el postulantado, el noviciado y el tiempo de la profesión temporal o juniorado, precedidas por el aspirantado, donde las candidatas crecen y maduran hasta llegar a asumir definitivamente la vida monástica en un determinado Instituto.

252. En la formación inicial es de gran importancia que entre las distintas etapas exista armonía y gradualidad de los contenidos. Es igualmente importante que entre la formación inicial y la formación permanente o continua haya continuidad y coherencia, a fin de que se cree en el sujeto “la disponibilidad para dejarse formar cada uno de los días de su vida”[149].

253. Teniendo presente que la persona se construye muy lentamente y que la formación tendrá que estar atenta en arraigar en el corazón “los sentimientos de Cristo hacia el Padre”[150] y los valores humanos, cristianos y carismáticos propios, “a la formación inicial se debe reservar un amplio espacio de tiempo”[151], “no inferior a nueve años, ni superior a los doce”[152].

254. Durante este tiempo se ha de poner en práctica “un discernimiento sereno, libre de las tentaciones del número o de la eficacia”[153]. Además, en cada monasterio se debe prestar especial atención al discernimiento espiritual y vocacional, asegurando a las candidatas un acompañamiento personalizado promoviendo itinerarios formativos aptos para ellas[154], prestando particular atención para que la formación sea verdaderamente integral – humana, cristiana y carismática – y toque todas las dimensiones de la persona.

255. La constitución de comunidades monásticas internacionales y multiculturales manifiesta la universalidad de un carisma, pero la acogida de vocaciones provenientes de otros Países debe ser objeto de un adecuado discernimiento.

256. Uno de los criterios de acogida lo da la posibilidad de difundir en el futuro la vida monástica en Iglesias particulares donde no está presente esta forma de seguimiento de Cristo.

257. Se debe evitar terminantemente el reclutamiento de candidatas de otros Países con el único fin de salvaguardar la supervivencia del monasterio[155].

258. Cada monasterio sui iuris, desde el momento de su erección es la sede del noviciado y de formación, inicial y permanente o continua[156].

259. En el caso de que, con ocasión de la visita canónica, resulte que un monasterio sui iuris no pueda garantizar una formación de calidad, la formación inicial se debe realizar en otro monasterio de la Federación o en la sede de formación inicial común de varios monasterios[157].

260. El monasterio fundado, pero aún no erigido canónicamente, y el monasterio afiliado son sólo sede de formación permanente o continua.

261. El monasterio fundado, pero aún no erigido canónicamente, puede ser sede de noviciado y sede de formación inicial, si se dan las condiciones establecidas en la presente Instrucción respecto a la formación.

A. Aspirantado

262. El aspirantado, considerado un primer conocimiento del monasterio por parte de la candidata y de la candidata por parte de la comunidad del monasterio, comporta una serie de contactos y tiempos de experiencia en comunidad, incluso prolongados. Este conocimiento será útil también para superar en esta fase posibles lagunas en el camino de formación humana y religiosa.

263. Compete a la Superiora mayor con su Consejo, teniendo en cuenta cada una de las candidatas, establecer los tiempos y las modalidades que la aspirante transcurrirá en comunidad y fuera del monasterio.

264. El Señor Jesús ha enseñado que quien emprende una acción importante debe primero ponderar bien si tiene “lo necesario para acabarla”[158]. Por ello, quien piensa iniciar el camino de la vida contemplativa ha de transcurrir un cierto tiempo reflexionando sobre sus capacidades reales y hacer un primer examen personal de la autenticidad de la llamada a la vida monástica contemplativa.

265. Tener “lo necesario” significa poseer las cualidades naturales y psicológicas, una normal apertura a los demás, equilibrio psíquico, espíritu de fe y voluntad firme, que hacen posible la vida en comunidad en la clausura, en continencia, obediencia y pobreza.

266. Sin estas cualidades iniciales no se puede pensar, ni por parte de la aspirante ni por parte de la comunidad que acoge, que exista la vocación a la vida monástica y contemplativa. Por lo tanto, durante toda la formación inicial, pero de manera especial durante el aspirantado, se debe prestar una atención particular a la dimensión humana.

267. Durante este tiempo, la aspirante es confiada por la Superiora mayor a una Hermana profesa solemne para que pueda ser acompañada y orientada en la opción vocacional.

268. El aspirantado, con una duración mínima de doce meses, se puede prolongar según las necesidades y el criterio de la Superiora mayor, con el parecer de su Consejo, pero no más de dos años.

B. Postulantado

269. El postulantado es una etapa necesaria para una adecuada preparación para el noviciado[159], durante la cual la candidata confirma su determinación de convertirse a través de un progresivo paso de la vida secular a la vida monástica contemplativa.

270. Durante este tiempo, la postulante deber ser introducida gradualmente en el proceso de asimilación de los elementos fundamentales de la vida monástica contemplativa.

271. El postulantado comporta una experiencia más directa y concreta de la vida en comunidad según un carisma específico.

272. Antes de admitir a una aspirante en el postulantado se debe examinar su estado de salud, si tiene una madurez adecuada a su edad, si tiene carácter apropiado, si es sociable, sólida en la doctrina y en la práctica cristiana, si aspira a la vida monástica con sincera intención, buscando en todo momento el rostro de Dios.

273. La postulante debe ser confiada a la maestra de novicias o a una monja profesa solemne, con quien la postulante pueda abrirse con toda confianza, que le ayude a mirar dentro de sí y que sepa discernir si hay una verdadera llamada a la vida monástica contemplativa.

274. La postulante, con la ayuda de la formadora, se dedica especialmente a su formación humana y espiritual, así como a profundizar su compromiso bautismal.

275. El postulantado tiene una duración mínima de doce meses y puede ser prolongado según las necesidades por la Superiora mayor, tras oír el parecer de su Consejo, pero no debe superar los dos años.

276. Durante este período las postulantes viven en el monasterio y siguen la vida de comunidad según las indicaciones de la maestra y, además de recibir ayuda para conocer sus capacidades en relación a la vida monástica, en el monasterio pueden profundizar temas de estudio o aprender un oficio, según las exigencias de la comunidad y conforme a lo dispuesto por la Superiora mayor con su Consejo.

C. Noviciado

277. El noviciado es el tiempo en el cual la novicia inicia la vida en un determinado Instituto, continúa el discernimiento vocacional y la profundización de su decisión de seguir a Jesucristo en la Iglesia y en el mundo de hoy, según un determinado carisma.

278. El noviciado es el tiempo de prueba, y tiene como objetivo conducir a la candidata a tomar conciencia más plena de la vocación según un carisma específico, verificando la real y concreta capacidad de vivirlo con alegría y generosidad, particularmente en lo referido a la vida fraterna en comunidad.

279. El noviciado en los monasterios de monjas tiene una duración de dos años, de los cuales el segundo es el año canónico; con respecto a las ausencias se sigue lo establecido por el can. 648 CIC.

280. Durante el noviciado la novicia debe, ante todo, profundizar su amistad con Cristo, porque sin esta amistad nunca será capaz de asumir y mantener las promesas de entrega a Él y desear crecer en el conocimiento del carisma que está llamada a vivir, planteándose si quiere compartir su existencia en una vida fraterna en común con las hermanas que forman la comunidad del monasterio.

281. La novicia obtiene esto con la práctica de la lectio divina prolongada, guiada por una hermana experta que sepa abrir su espíritu a la inteligencia de las Escrituras, guiada por los escritos de los Padres de la Iglesia y por los escritos y ejemplos de vida de los propios fundadores. El contacto íntimo con Cristo debe necesariamente conducir a una vida sacramental sólida y a la oración personal, en la cual la novicia debe ser guiada y para la cual se le debe conceder un tiempo adecuado.

282. La oración personal encuentra su expresión en la oración litúrgica comunitaria, a la cual la novicia debe dedicar todas sus mejores energías. En este clima de amor a Cristo y de oración, la novicia se abre a las hermanas, las ama cordialmente y vive en fraternidad con ellas.

283. La novicia es guiada por la maestra para cultivar una auténtica devoción a la Virgen Madre de Dios, modelo y amparo de toda vida consagrada[160], y adoptarla como ejemplo de mujer consagrada.

284. El edificio espiritual no se puede construir sin cimientos humanos, por ello las novicias deben perfeccionar las cualidades naturales y la educación civil, y desarrollar su personalidad, sintiéndose verdaderamente responsables de su crecimiento humano, cristiano y carismático.

D. Juniorado

285. En esta etapa la inserción en la vida de la comunidad es plena, por lo tanto el objetivo es comprobar la capacidad de la profesa temporal de encontrar un equilibrio entre las diversas dimensiones de la vida monástica contemplativa (oración, trabajo, relaciones fraternas, estudio…), logrando realizar una síntesis personal del carisma, encarnándolo en las diversas situaciones de la vida cotidiana.

286. Sin perjuicio de lo establecido en el derecho universal sobre la profesión válida y lícita de los votos temporales, el juniorado comprende el tiempo de formación inicial que va desde la primera profesión de los votos temporales a la profesión solemne, en la cual la profesa continúa la formación espiritual, doctrinal y práctica, según el carisma y el derecho propio del Instituto.

287. La profesión temporal se emite por tres años y se renueva anualmente hasta la conclusión de los cinco años, completando un mínimo de nueve años de formación inicial.

288. Si se considera oportuno, el tiempo de la profesión temporal lo puede prolongar la Superiora mayor, según el derecho propio, conforme con el can. 657, §2 CIC, pero procurando que no se superen los doce años de formación inicial.

289. En cada comunidad monástica el itinerario de formación inicial y permanente o continua, así como la formación de las superioras de los monasterios[161], de las formadoras[162] y de las ecónomas, se programará según el carisma y el derecho propio del Instituto teniendo presente las Orientaciones publicados por la Congregación para los Institutos de vida consagrada y las Sociedades de vida apostólica con motivo y como complemento de la presente Instrucción.

DISPOSICIONES FINALES

· La presente Instrucción no se refiere sólo a cosas futuras[163] sino que se aplica en el presente a todos los monasterios de monjas de rito latino desde el momento de su publicación.

· Las disposiciones de la Constitución Apostólica Vultum Dei quaerere para todos los monasterios sobre la obligación de entrar en una Federación de monasterios se aplica también a otra estructura de comunión como la Asociación de monasterios o la Conferencia de monasterios.

· Tal obligación es válida también para los monasterios asociados a un Instituto masculino o reunidos en Congregación monástica autónoma.

· Los distintos monasterios tienen que cumplir lo dispuesto en el plazo de un año desde la publicación de la presente Instrucción, a no ser que hayan sido legítimamente dispensados.

· Cumplido el tiempo, este Dicasterio se encargará de asignar los monasterios a Federaciones o a otras estructuras de comunión ya existentes.

· Las decisiones que, después de una adecuada consulta y de tratarse previamente en el Congreso del Dicasterio, tomará esta Congregación para los Institutos de vida consagradas y las Sociedades de vida apostólica respecto a un monasterio de monjas relacionado a la convocatoria de una visita apostólica, al nombramiento de un comisario apostólico, a la suspensión de la autonomía y a la supresión de un monasterio, serán presentadas mensualmente al Romano Pontífice para la aprobación de forma específica.

CONCLUSIÓN

Con la presente Instrucción este Dicasterio quiere confirmar el inmenso aprecio de la Iglesia por la vida monástica contemplativa y su solicitud por salvaguardar la autenticidad de esa peculiar forma de sequela Christi.

El día 25 de marzo de 2018 el Santo Padre ha aprobado el presente documento de la Congregación para los Institutos de vida consagrada y las Sociedades de vida apostólica y ha autorizado su publicación.

Ese mismo día el Santo Padre, respecto a la presente Instrucción, ha aprobado de forma específica:

· los nn. 52, 81 d) y 108, derogando el can. 638, §4 CIC;

· el n. 83 g) derogando el can 667, §4 CIC;

· el n. 111 derogando el can. 628, §2, 1° CIC;

· el n. 130 derogando el can. 686, §2 CIC;

· los nn. 174 y 175 derogando el can. 667, §4 CIC;

· el n. 176, que abroga la restricción presente en Verbi Sponsa n. 17, §2;

· los nn. 177 y 178 derogando el can. 686, §2 CIC;

· las Disposiciones finales.

Vaticano, 1 de abril de 2018

Solemnidad de la Resurrección del Señor

João Braz, Card. de Aviz
Prefecto

+ José Rodríguez Carballo, O.F.M.
Arzobispo Secretario

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[1] Cfr.; Franciscus PP., Constitutio apostolica Vultum Dei quaerere (= VDq). De vita contemplativa monialium, en AAS CVIII (2016), p. 838, n. 5; Perfectae caritatis (= Pc) 7; can. 674 CIC VDq, 5.

[2] Cfr. PIUS PP. XII, Constitutio apostolica Sponsa Christi Ecclesia (= SCE). De sacro monialium instituto promovendo, en AAS XXXXIII (1951), pp. 5-23.

[3] Cfr. Statuta generalia monialium (= SGM), art. VI, en AAS XXXXIII (1951), p. 17.

[4] Cfr. SCE, p. 12; SGM, art. VII, en AAS XXXXIII (1951), pp. 18-19.

[5] Cfr. SCE, pp. 10-11.

[6] Cfr. SCE, pp. 12-13; SGM, art. IV, en AAS XXXXIII (1951), p. 16-17.

[7] Cfr. Pc 2.

[8] Cfr. SCE, pp. 6-11.

[9] Cfr. SCE, pp. 8-9.

[10] Cfr. VDq, 13-35.

[11] VDq, art. 1, §2.

[12] Cfr. VDq, 8.

[13] Can. 674 CIC.

[14] VDq, art. 14, §1.

[15] VDq, 8.

[16] Cf. can. 34, §1 CIC.

[17] VDq, art. 9, §4.

[18] VDq, art. 9, §4.

[19] Cfr. can. 620 CIC.

[20] Cfr. cann. 613, §2 y 620 CIC.

[21] Cfr. can. 586,§1 CIC.

[22] Cfr. VDq, 28.

[23] Cfr. Ibídem.

[24] Cfr. can. 610 CIC.

[25] Cfr. can. 610 CIC.

[26] Cfr. can. 607, §3 CIC.

[27] Cfr. can. 667, §§2-3 CIC; cfr. VDq, 31.

[28] Cfr. can. 609, §1 CIC.

[29] Cfr. can. 609, §2 CIC.

[30] VDq, art. 8, §1.

[31] Ibídem.

[32] VDq, art. 8, §1.

[33] Cfr. can. 610, §2 CIC.

[34] Cfr. VDq, art. 8, §1

[35] Cfr. VDq, art. 8, §2.

[36] Cfr. VDq, art. 8, §2.

[37] Cfr. can. 634, §1 CIC.

[38] Cfr. can. 636 CIC.

[39] Derogación aprobada de forma específica por el Santo Padre.

[40] VDq, art. 8, §2.

[41] Cfr. VDq, art. 8, §3.

[42] VDq, art. 8, §2.

[43] Cfr. VDq, art. 8, §1; Juan Pablo II, Vita consecrata. Exhortación apostólica postsinodal sobre la vida consagrada (= Vc) Roma, 25 marzo 1996, 36-37.

[44] Cfr. can. 616, §1 e §4 CIC.

[45] Cfr. can. 616, §2 CIC.

[46] Cfr. can. 616, §2 CIC.

[47] Cfr. can. 614 CIC.

[48] Cfr. can. 615 CIC.

[49] Cfr. VDq, art. 9, §4.

[50] Cfr. can. 625, §2 CIC.

[51] Cfr. can. 628, §2 n. 1 CIC.

[52] Cfr. can. 637 CIC.

[53] Derogación aprobada de forma específica por el Santo Padre.

[54] Cfr. can. 688, §2 CIC.

[55] Cfr. can. 699, §2 CIC.

[56] Cfr. can. 586 CIC.

[57] Cfr. can. 591 CIC.

[58] Cfr. can. 678, §1 CIC.

[59] Cfr. can. 392; can. 680 CIC.

[60] Cfr. can. 394; can, 673; can. 674; can. 612 CIC.

[61] Cfr. can. 683, §2 CIC.

[62] Cfr. can. 1320 CIC.

[63] Cfr. can. 609 CIC.

[64] Cfr. can. 567 CIC.

[65] Cfr. can. 630, §3 CIC.

[66] VDq art. 6, §2 CIC.

[67] Cfr. can. 616, §1 CIC.

[68] Cfr. can. 687 CIC.

[69] Derogación parcial del can. 667, §4 CIC aprobada de forma específica por el Santo Padre.

[70] Cfr. VDq, 28-30.

[71] Cfr. VDq art. 9, §2.

[72] Cfr. can. 582 CIC.

[73] Cfr. VDq 30; art. 9, §3.

[74] Cfr. VDq art. 9, § 1.

[75] Cfr. can. 582 CIC; VDq, art. 9, §4.

[76] Cfr. VDq, art. 9, § 4.

[77] Cfr. VDq 30; art. 9, § 3.

[78] Derogación aprobada de forma específica por el Santo Padre.

[79] Cfr. can. 616, §2 CIC

[80] Cfr. VDq, art. 9, §3.

[81] Derogación aprobada de forma específica por el Santo Padre.

[82] Cfr. VDq, art. 2, §2.

[83] Cfr. VDq, 36.

[84] Cfr. VDq, art. 3, § 3.

[85] Cfr. VDq, art. 7, § 1.

[86] Cfr. VDq, art. 3, § 4.

[87] Cfr. VDq, art. 8, § 1.

[88] Cfr. VDq, 9, §3.

[89] Cfr. VDq, art. 3, § 7.

[90] Derogación aprobada de forma específica por el Santo Padre.

[91] Derogación aprobada de forma específica por el Santo Padre.

[92] Cfr. VDq, art. 8, § 7.

[93] Cfr. can. 184, §1 CIC.

[94] Cfr. VDq, art. 3 § 7.

[95] Cfr. VDq, art. 7 § 1.

[96] Cfr. VDq, art. 3 § 3.

[97] Cfr. VDq, art. 3 § 7.

[98] Cfr. can. 607, §3 CIC.

[99] Cfr. Rm 12, 2.

[100] Cfr. can. 667, §1 CIC.

[101] Cfr. Mt 5, 14-15.

[102] Cfr. Jn 13, 34; Mt 5, 3.8.

[103] Cfr. Rm 6, 11.

[104] Cfr VDq 33; art. 12.

[105] VDq, 33.

[106] VDq, 34.

[107] Cfr. VDq, 31.

[108] Derogación aprobada de forma específica por el Santo Padre.

[109] Derogación aprobada de forma específica por el Santo Padre.

[110] “Téngase presente que la norma del Can. 665, §1, sobre la permanencia fuera del Instituto, no se refiere a las monjas de clausura” Verbi Sponsa, n. 17, §2.

[111] Derogación aprobada de forma específica por el Santo Padre.

[112] Derogación aprobada de forma específica por el Santo Padre.

[113] Cfr. can. 686, §1 CIC.

[114] Cfr. VDq, 12-37.

[115] Can. 667, §3 CIC.

[116] Cfr. SPE art. IV, n. 1-2; Inter praeclara VI – X.

[117] Cfr. VDq, 31.

[118] Cfr. VDq, 33.

[119] Cfr. can. 667 §4 CIC.

[120] Cfr. Pc 9.

[121] Cfr. can. 667, §3 CIC.

[122] Vc 59.

[123] Cfr. can. 667, §2 CIC.

[124] Cfr. can. 667, §1 CIC.

[125] Cfr. VDq, 31.

[126] Vc 65.

[127] Fil 1, 21.

[128] Ef 3, 19.

[129] Vc 66.

[130] Cfr. VDq, art. 3, §3.

[131] Cfr. can. 661 CIC.

[132] VDq, 13.

[133] Vc 69.

[134] Cfr. VDq, 3, §1.

[135] Cfr. Vc 69.

[136] Cfr. Vc 70.

[137] Cfr. VDq art. 3, §1; 7, §1.

[138] Cf. Vc 65.

[139] VDq, 13.

[140] Cfr. VDq, 14.

[141] cfr. VDq, 34.

[142] Cfr. VDq, 24-27.

[143] VDq, 23.

[144] VDq, 30.

[145] VDq, 14.

[146] Cfr. VDq, 32.

[147] Cfr. VDq, 35.

[148] Cfr. VDq, 34.

[149] Vc 69; Caminar desde Cristo, 15.

[150] Vc 65.

[151] Vc 65.

[152] VDq, 15.

[153] Caminar desde Cristo, 18.

[154] Cfr. VDq, 15.

[155] Cfr. VDq, art. 3, §6.

[156] Cfr. VDq, art. 3, §5.

[157] Cfr. VDq, 3, §7.

[158] Cfr. Lc 14, 28.

[159] Cfr. can. 597 §2 CIC.

[160] Cfr. can 663, §4 CIC.

[161] Cfr. VDq art. 7, §1.

[162] Cfr. VDq art. 3, §3 e §4.

[163] Cfr. can. 9 CIC.

[00749-ES.01] [Texto original: Español]

[B0350-XX.01]