Alle ore 12.00 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha incontrato i dipendenti della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano, con i rispettivi familiari, per gli auguri di Natale.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre ha rivolto ai presenti all’incontro:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle,
ci ritroviamo per questo momento bello di famiglia, per scambiarci gli auguri di Natale. È un momento per me molto gradito, perché è l’occasione di incontrarci tutti insieme, anche con i vostri familiari, le mogli e i mariti, i figli, i genitori, che spesso sono nonni…
Prima di tutto, voglio ringraziare con voi il Signore per tutti i suoi doni. Perché è vero che in questi giorni si pensa ai regali di Natale, ma in realtà chi fa il vero regalo è Lui, il nostro Padre, che ci dona Gesù. E i nostri regali, questa bella tradizione di scambiarsi dei doni, dovrebbe esprimere proprio questo: un riflesso dell’unico dono che è il suo Figlio fatto uomo e nato della Vergine Maria.
E oggi noi vogliamo ringraziare Dio prima di tutto per il dono del lavoro. Il lavoro è importantissimo sia per la persona stessa che lavora, sia per la sua famiglia. E mentre ringraziamo, preghiamo per le persone e le famiglie, in Italia e in tutto il mondo, che non hanno il lavoro, oppure, tante volte, fanno lavori non degni, pagati male, dannosi per la salute… Dobbiamo sempre ringraziare Dio per il lavoro. E dobbiamo impegnarci, ciascuno con la propria responsabilità, a fare in modo che il lavoro sia degno, sia rispettoso della persona e della famiglia, sia giusto. E qui in Vaticano abbiamo un motivo in più per farlo, abbiamo il Vangelo, e dobbiamo seguire le direttive della Dottrina sociale della Chiesa. Qui in Vaticano io non voglio lavori che non siano in questa linea: niente lavoro in nero, niente sotterfugi.
Dunque, ringraziamo tutti il Signore. Ma, da parte mia, oggi voglio ringraziare voi per il vostro lavoro. Ringrazio ognuno di voi, ognuno, per l’impegno che mette ogni giorno nel fare il suo lavoro e cercare di farlo bene, anche quando magari non sta tanto bene, o ci sono preoccupazioni in famiglia… Una cosa bella del Vaticano è che, essendo una realtà molto piccola, si riesce a percepirla nel suo insieme, con le diverse mansioni che formano il tutto, e ciascuna è importante. I vari settori di lavoro sono vicini e collegati, ci si conosce un po’ tutti; e si sente la soddisfazione di vedere un certo ordine, che le cose funzionano, con tutti i limiti, naturalmente, si può sempre migliorare e si deve, ma fa bene sentire che ogni settore fa la sua parte e l’insieme funziona bene a vantaggio di tutti. Qui, questo è più facile, perché siamo una realtà piccola, ma ciò non toglie nulla all’impegno e al merito personale; e pertanto sento il desiderio di ringraziarvi.
Questo anno che abbiamo vissuto è stato un anno speciale: è stato l’Anno Santo della Misericordia. Abbiamo fatto anche noi, insieme, il nostro Giubileo, ricordate? La prima parte qui, in quest’Aula, e poi siamo andati insieme in corteo alla Porta Santa. Il Signore quest’anno ha fatto straripare su di noi la sua misericordia. E tutta questa grazia è finita con la fine del Giubileo? No! Questa grazia è dentro di noi, perché noi la facciamo fruttificare nella vita di ogni giorno, sia in famiglia sia al lavoro, dappertutto. Il Natale ce lo ricorda: «È apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna […] a vivere in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà» (Tt 2,11-12), dice l’apostolo san Paolo. La “grazia di Dio” è “apparsa” in Gesù, Lui è l’Amore, l’Amore di Dio incarnato, per opera dello Spirito Santo. E questo stesso Spirito tutti noi l’abbiamo ricevuto, nel Battesimo e nella Cresima; ma dobbiamo invocarlo ogni giorno, risvegliare l’azione dello Spirito in noi, per “vivere in questo mondo” – anche in questo piccolo mondo del Vaticano – “con sobrietà, giustizia e pietà”.
Cari fratelli e sorelle, mentre vi ringrazio, vi chiedo di portare un mio saluto speciale ai bambini e agli anziani delle vostre famiglie. Sono tanto importanti, gli uni e gli altri. E un saluto accompagnato dalla preghiera ai malati.
A tutti faccio questo augurio: che i vostri cuori siano pieni di misericordia, pieni della grazia del Giubileo che Gesù viene a riaccendere in noi.
Il Signore vi benedica e la Madonna vi protegga.
E, davanti al presepe, ricordatevi di pregare per me. Grazie.
[02061-IT.02] [Testo originale: Italiano]
[B0928-XX.02]