Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Alle ore 10,40 di questa mattina, nella Sala del Concistoro del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, in corso in Vaticano dal 25 al 29 novembre sul tema Scienza e Sostenibilità. Impatto delle conoscenze scientifiche e della tecnologia sulla società umana e sul suo ambiente.
Riportiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti:
Discorso del Santo Padre
Illustri Signore e Signori,
vi incontro con piacere, in occasione della vostra sessione plenaria, e ringrazio il Presidente, Professor Werner Arber, per le sue cortesi parole. Vi ringrazio per il contributo che offrite, e che col passare del tempo rivela sempre meglio il suo valore sia per il progresso della scienza, sia per la causa della cooperazione tra gli esseri umani e, in particolare, per la cura del pianeta in cui Dio ci ha posto a vivere.
Mai come nella nostra epoca è apparsa evidente la missione della scienza al servizio di un nuovo equilibrio ecologico globale. E al tempo stesso si sta manifestando una rinnovata alleanza tra la comunità scientifica e la comunità cristiana, che vedono convergere i loro diversi approcci alla realtà verso questa finalità condivisa di proteggere la casa comune, minacciata dal collasso ecologico e dal conseguente aumento della povertà e dell’esclusione sociale. Mi rallegro del fatto che voi sentiate profondamente la solidarietà che vi lega all’umanità di oggi e di domani nel segno di tale sollecitudine per la madre terra. Un impegno tanto più degno di stima in quanto è pienamente orientato alla promozione dello sviluppo umano integrale, della pace, della giustizia, della dignità e della libertà dell’essere umano. Prova ne sono, oltre alle opere compiute nel passato, i molteplici temi che vi proponete di affrontare in questa sessione plenaria, che vanno dalle grandi novità della cosmologia, alle fonti di energia rinnovabili, alla sicurezza alimentare, fino ad un appassionante seminario sul potere e i limiti dell’intelligenza artificiale.
Nell’Enciclica Laudato si’ ho affermato che «siamo chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza» (n. 53). Nella modernità, siamo cresciuti pensando di essere i proprietari e i padroni della natura, autorizzati a saccheggiarla senza alcuna considerazione delle sue potenzialità segrete e leggi evolutive, come se si trattasse di un materiale inerte a nostra disposizione, producendo tra l’altro una gravissima perdita di biodiversità. In realtà, non siamo i custodi di un museo e dei suoi capolavori che dobbiamo spolverare ogni mattina, ma i collaboratori della conservazione e dello sviluppo dell’essere e della biodiversità del pianeta, e della vita umana in esso presente. La conversione ecologica capace di sorreggere lo sviluppo sostenibile comprende in maniera inseparabile sia l’assunzione piena della nostra responsabilità umana nei confronti del creato e delle sue risorse, sia la ricerca della giustizia sociale e il superamento di un sistema iniquo che produce miseria, disuguaglianza ed esclusione.
In breve, direi che spetta anzitutto agli scienziati, che operano liberi da interessi politici, economici o ideologici, costruire un modello culturale per affrontare la crisi dei cambiamenti climatici e delle sue conseguenze sociali, affinché le enormi potenzialità produttive non siano riservate solo a pochi. Allo stesso modo in cui la comunità scientifica, attraverso un dialogo interdisciplinare al suo interno, ha saputo studiare e dimostrare la crisi del nostro pianeta, così oggi è chiamata a costituire una leadership che indichi soluzioni in generale e in particolare sui temi che vengono affrontati nella vostra plenaria: l’acqua, le energie rinnovabili e la sicurezza alimentare. Si rende indispensabile creare con la vostra collaborazione un sistema normativo che includa limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere derivate dal paradigma tecno-economico producano danni irreversibili non solo all’ambiente, ma anche alla convivenza, alla democrazia, alla giustizia e alla libertà.
In questo quadro generale, degna di nota è la debole reazione della politica internazionale – anche se vi sono lodevoli eccezioni – riguardo alla concreta volontà di ricercare il bene comune e i beni universali, e la facilità con cui vengono disattesi i fondati consigli della scienza sulla situazione del pianeta. La sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza che cercano anzitutto il profitto è dimostrata dalla “distrazione” o dal ritardo nell’applicazione degli accordi mondiali sull’ambiente, nonché dalle continue guerre di predominio mascherate da nobili rivendicazioni, che causano danni sempre più gravi all’ambiente e alla ricchezza morale e culturale dei popoli.
Ma malgrado tutto questo non perdiamo la speranza, e cerchiamo di approfittare del tempo che il Signore ci dà. Ci sono anche tanti segni incoraggianti di un’umanità che vuole reagire, scegliere il bene comune, rigenerarsi con responsabilità e solidarietà. Insieme ai valori morali, il progetto dello sviluppo sostenibile e integrale è in grado di dare a tutti gli scienziati, in particolare a quelli credenti, un forte slancio di ricerca.
Vi auguro buon lavoro. Invoco sulle attività dell’Accademia, su ciascuno di voi e sulle vostre famiglie l’abbondanza delle benedizioni celesti. E vi chiedo per favore di non dimenticarvi di pregare per me. Grazie.
[01905-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Distinguished Ladies and Gentlemen,
I am pleased to welcome you on the occasion of your plenary session and I thank the President, Professor Werner Arber, for his kind words. I wish to thank you for the contribution you are making which, with the passing of time, increasingly reveals its usefulness for scientific progress, for the cause of cooperation between human persons and especially for the care of the planet on which God has allowed us to live.
Never before has there been such a clear need for science to be at the service of a new global ecological equilibrium. At the same time we are seeing a renewed partnership between the scientific and Christian communities, who are witnessing the convergence of their distinct approaches to reality in the shared goal of protecting our common home, threatened as it is by ecological collapse and consequent increase of poverty and social exclusion. I am pleased that you perceive so deeply the solidarity which joins you to the humanity of both today and tomorrow, in a sign of great care for mother earth. Your commitment is all the more admirable in its orientation towards the full promotion of integral human development, peace, justice, dignity and human freedom. Proof of this, in addition to the accomplishments of the past, is evident in the many topics you seek to examine in this plenary session; these range from great discoveries in cosmology, to sources of renewable energy, to food security, and even a passionate seminar on power and the limits of artificial intelligence.
In the Encyclical Laudato Si’ I stated that “we are called to be instruments of God our Father, so that our planet might be what he desired when he created it and correspond with his plan for peace, beauty and fullness” (53). In our modern world, we have grown up thinking ourselves owners and masters of nature, authorized to plunder it without any consideration of its hidden potential and laws of development, as if subjecting inanimate matter to our whims, with the consequence of grave loss to biodiversity, among other ills. We are not custodians of a museum or of its major artefacts to be dusted each day, but rather co-operators in protecting and developing the life and biodiversity of the planet and of human life present there. An ecological conversion capable of supporting and promoting sustainable development includes, by its very nature, both the full assuming of our human responsibilities regarding creation and its resources, as well as the search for social justice and the overcoming of an immoral system that produces misery, inequality and exclusion.
Very briefly, I would say that it falls to scientists, who work free of political, economic or ideological interests, to develop a cultural model which can face the crisis of climatic change and its social consequences, so that the vast potential of productivity will not be reserved only for the few. Just as the scientific community, through interdisciplinary dialogue, has been able to research and demonstrate our planet’s crisis, so too today that same community is called to offer a leadership that provides general and specific solutions for issues which your plenary meeting will confront: water, renewable forms of energy and food security. It has now become essential to create, with your cooperation, a normative system that includes inviolable limits and ensures the protection of ecosystems, before the new forms of power deriving from the techno-economic model causes irreversible harm not only to the environment, but also to our societies, to democracy, to justice and freedom.
Within this general picture, it is worth noting that international politics has reacted weakly – albeit with some praiseworthy exceptions – regarding the concrete will to seek the common good and universal goods, and the ease with which well-founded scientific opinion about the state of our planet is disregarded. The submission of politics to a technology and an economy which seek profit above all else, is shown by the “distraction” or delay in implementing global agreements on the environment, and the continued wars of domination camouflaged by righteous claims, that inflict ever greater harm on the environment and the moral and cultural richness of peoples.
Despite this, we do not lose hope and we endeavour to make use of the time the Lord grants us. There are also many encouraging signs of a humanity that wants to respond, to choose the common good, and regenerate itself with responsibility and solidarity. Combined with moral values, the plan for sustainable and integral development is well positioned to offer all scientists, in particular those who profess belief, a powerful impetus for research.
I extend my best wishes for your work and I invoke upon the activities of the Academy, upon each of you and your families, abundant divine blessings. I ask you please to not forget to pray for me. Thank you.
[01905-EN.01] [Original text: Italian]
[B0861-XX.02]