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Pubblichiamo di seguito l’Istruzione della Congregazione per la Dottrina della Fede “Ad resurgendum cum Christo” circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione:
Testo in lingua italiana
Istruzione “Ad resurgendum cum Christo”
circa la sepoltura dei defunti
e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione
1. Per risuscitare con Cristo, bisogna morire con Cristo, bisogna «andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore» (2 Cor 5,8). Con l’Istruzione Piam et constantem del 5 luglio 1963, l’allora Sant’Uffizio ha stabilito che «sia fedelmente mantenuta la consuetudine di seppellire i cadaveri dei fedeli», aggiungendo però che la cremazione non è «di per sé contraria alla religione cristiana» e che non siano più negati i sacramenti e le esequie a coloro che abbiano chiesto di farsi cremare, a condizione che tale scelta non sia voluta «come negazione dei dogmi cristiani, o con animo settario, o per odio contro la religione cattolica e la Chiesa».1 Questo cambiamento della disciplina ecclesiastica è stato poi recepito nel Codice di Diritto Canonico (1983) e nel Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (1990).
Nel frattempo la prassi della cremazione si è notevolmente diffusa in non poche Nazioni, ma nel contempo si sono diffuse anche nuove idee in contrasto con la fede della Chiesa. Dopo avere opportunamente sentito la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e numerose Conferenze Episcopali e Sinodi dei Vescovi delle Chiese Orientali, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ritenuto opportuno la pubblicazione di una nuova Istruzione, allo scopo di ribadire le ragioni dottrinali e pastorali per la preferenza della sepoltura dei corpi e di emanare norme per quanto riguarda la conservazione delle ceneri nel caso della cremazione.
2. La risurrezione di Gesù è la verità culminante della fede cristiana, predicata come parte essenziale del Mistero pasquale fin dalle origini del cristianesimo: «Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1 Cor 15,3–5).
Mediante la sua morte e risurrezione, Cristo ci ha liberato dal peccato e ci ha dato accesso a una nuova vita: «Come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,4). Inoltre, il Cristo risorto è principio e sorgente della nostra risurrezione futura: «Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti...; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1 Cor 15,20–22).
Se è vero che Cristo ci risusciterà nell’ultimo giorno, è anche vero che, per un certo aspetto, siamo già risuscitati con Cristo. Con il Battesimo, infatti, siamo immersi nella morte e risurrezione di Cristo e sacramentalmente assimilati a lui: «Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel Battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti» (Col 2,12). Uniti a Cristo mediante il Battesimo, partecipiamo già realmente alla vita di Cristo risorto (cf. Ef 2,6).
Grazie a Cristo, la morte cristiana ha un significato positivo. La liturgia della Chiesa prega: «Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo».2 Con la morte, l’anima viene separata dal corpo, ma nella risurrezione Dio tornerà a dare la vita incorruttibile al nostro corpo trasformato, riunendolo alla nostra anima. Anche ai nostri giorni la Chiesa è chiamata ad annunciare la fede nella risurrezione: «La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani: credendo in essa siamo tali».3
3. Seguendo l’antichissima tradizione cristiana, la Chiesa raccomanda insistentemente che i corpi dei defunti vengano seppelliti nel cimitero o in altro luogo sacro.4
Nel ricordo della morte, sepoltura e risurrezione del Signore, mistero alla luce del quale si manifesta il senso cristiano della morte,5 l’inumazione è innanzitutto la forma più idonea per esprimere la fede e la speranza nella risurrezione corporale.6
La Chiesa, che come Madre ha accompagnato il cristiano durante il suo pellegrinaggio terreno, offre al Padre, in Cristo, il figlio della sua grazia e ne consegna alla terra le spoglie mortali nella speranza che risusciterà nella gloria.7
Seppellendo i corpi dei fedeli defunti, la Chiesa conferma la fede nella risurrezione della carne,8 e intende mettere in rilievo l’alta dignità del corpo umano come parte integrante della persona della quale il corpo condivide la storia.9 Non può permettere, quindi, atteggiamenti e riti che coinvolgono concezioni errate della morte, ritenuta sia come l’annullamento definitivo della persona, sia come il momento della sua fusione con la Madre natura o con l’universo, sia come una tappa nel processo della re–incarnazione, sia come la liberazione definitiva della “prigione” del corpo.
Inoltre, la sepoltura nei cimiteri o in altri luoghi sacri risponde adeguatamente alla pietà e al rispetto dovuti ai corpi dei fedeli defunti, che mediante il Battesimo sono diventati tempio dello Spirito Santo e dei quali, «come di strumenti e di vasi, si è santamente servito lo Spirito per compiere tante opere buone».10
Il giusto Tobia viene lodato per i meriti acquisiti davanti a Dio per aver seppellito i morti,11 e la Chiesa considera la sepoltura dei morti come un’opera di misericordia corporale.12
Infine, la sepoltura dei corpi dei fedeli defunti nei cimiteri o in altri luoghi sacri favorisce il ricordo e la preghiera per i defunti da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana, nonché la venerazione dei martiri e dei santi.
Mediante la sepoltura dei corpi nei cimiteri, nelle chiese o nelle aree ad esse adibite, la tradizione cristiana ha custodito la comunione tra i vivi e i defunti e si è opposta alla tendenza a occultare o privatizzare l’evento della morte e il significato che esso ha per i cristiani.
4. Laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale portino a scegliere la cremazione, scelta che non deve essere contraria alla volontà esplicita o ragionevolmente presunta del fedele defunto, la Chiesa non scorge ragioni dottrinali per impedire tale prassi, poiché la cremazione del cadavere non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il corpo e quindi non contiene l’oggettiva negazione della dottrina cristiana sull’immortalità dell’anima e la risurrezione dei corpi.13
La Chiesa continua a preferire la sepoltura dei corpi poiché con essa si mostra una maggiore stima verso i defunti; tuttavia la cremazione non è vietata, «a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla dottrina cristiana».14
In assenza di motivazioni contrarie alla dottrina cristiana, la Chiesa, dopo la celebrazione delle esequie, accompagna la scelta della cremazione con apposite indicazioni liturgiche e pastorali, avendo particolare cura di evitare ogni forma di scandalo o di indifferentismo religioso.
5. Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione del cadavere, le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in un luogo sacro, cioè nel cimitero o, se è il caso, in una chiesa o in un’area appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica.
Sin dall’inizio i cristiani hanno desiderato che i loro defunti fossero oggetto delle preghiere e del ricordo della comunità cristiana. Le loro tombe divenivano luoghi di preghiera, della memoria e della riflessione. I fedeli defunti fanno parte della Chiesa, che crede alla comunione «di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa».15
La conservazione delle ceneri in un luogo sacro può contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana. In tal modo, inoltre, si evita la possibilità di dimenticanze e mancanze di rispetto, che possono avvenire soprattutto una volta passata la prima generazione, nonché pratiche sconvenienti o superstiziose.
6. Per i motivi sopra elencati, la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita. Soltanto in caso di circostanze gravi ed eccezionali, dipendenti da condizioni culturali di carattere locale, l’Ordinario, in accordo con la Conferenza Episcopale o il Sinodo dei Vescovi delle Chiese Orientali, può concedere il permesso per la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica. Le ceneri, tuttavia, non possono essere divise tra i vari nuclei familiari e vanno sempre assicurati il rispetto e le adeguate condizioni di conservazione.
7. Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista, non sia permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti, tenendo presente che per tali modi di procedere non possono essere addotte le ragioni igieniche, sociali o economiche che possono motivare la scelta della cremazione.
8. Nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, si devono negare le esequie, a norma del diritto.16
Il Sommo Pontefice Francesco, nell’Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto in data 18 marzo 2016, ha approvato la presente Istruzione, decisa nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione in data 2 marzo 2016, e ne ha ordinato la pubblicazione.
Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 15 agosto 2016, Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria.
Gerhard Card. Müller
Prefetto
Luis F. Ladaria, S.I.
Arcivescovo titolare di Thibica
Segretario
___________________
1 AAS 56 (1964), 822-823.
2 Messale Romano, Prefazio dei defunti, I.
3 Tertulliano, De resurrectione carnis, 1,1: CCL 2, 921.
4 Cf. CIC, can. 1176, § 3; can. 1205; CCEO, can. 876, § 3; can. 868.
5 Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1681.
6 Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2300.
7 Cf. 1 Cor 15,42-44; Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1683.
8 Cf. Sant’Agostino, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 628.
9 Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, n. 14.
10 Cf. Sant’Agostino, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 627.
1[1] Cf. Tb 2, 9; 12, 12.
[1]2 Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2300.
[1]3 Cf. Suprema Sacra Congregazione del Sant’Uffizio, Istruzione Piam et constantem, 5 luglio 1963: AAS 56 (1964), 822.
14 CIC, can. 1176, § 3; cf. CCEO, can. 876, § 3.
[1]5 Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 962.
[1]6 CIC, can. 1184; CCEO, can. 876, § 3.
[01683-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Testo in lingua francese
Instruction Ad resurgendum cum Christo
sur la sépulture des défunts
et la conservation des cendres en cas d’incinération
1. Pour ressusciter avec le Christ, il faut mourir avec le Christ, il faut «quitter ce corps pour aller demeurer auprès du Seigneur» (2 Co 5, 8). Dans son Instruction Piam et constantem du 5 juillet 1963, le Saint-Office avait demandé de «maintenir fidèlement la coutume d’ensevelir les corps des fidèles», précisant toutefois que l’incinération n’est pas «contraire en soi à la religion chrétienne» et qu’on ne devait plus refuser les sacrements et les obsèques à ceux qui demandaient l’incinération, à condition qu’un tel choix ne soit pas motivé par «une négation des dogmes chrétiens, dans un esprit sectaire, ou par haine contre la religion catholique ou l’Église»1. Ce changement de la discipline ecclésiastique a été ensuite inséré dans le Code de droit canonique (1983) et le Code des Canons des Églises orientales (1990).
Depuis lors, la pratique de l’incinération s’est sensiblement répandue dans de nombreuses nations, mais, dans le même temps, se sont aussi diffusées de nouvelles idées en contradiction avec la foi de l’Église. Après avoir dûment consulté la Congrégation pour le culte divin et la discipline des sacrements, le Conseil pontifical pour les textes législatifs et de nombreuses Conférences épiscopales et Synodes des évêques des Églises orientales, la Congrégation pour la doctrine de la foi a jugé opportun de publier une nouvelle Instruction pour réaffirmer les raisons doctrinales et pastorales de la préférence pour l’inhumation des corps; elle voudrait aussi établir des normes portant sur la conservation des cendres en cas d’incinération.
2. La résurrection de Jésus est la vérité suprême de la foi chrétienne, prêchée comme une partie essentielle du mystère pascal depuis les origines du christianisme: «Je vous ai donc transmis en premier lieu ce que j’avais moi-même reçu, à savoir que le Christ est mort pour nos péchés selon les Écritures, qu’il a été mis au tombeau, qu’il est ressuscité le troisième jour selon les Écritures, et qu’il est apparu à Céphas, puis aux Douze» (1 Co 15, 3-4).
Par sa mort et sa résurrection, le Christ nous a libérés du péché et nous a ouvert l’accès à une nouvelle vie: «Le Christ est ressuscité des morts par la gloire du Père, afin que nous vivions nous aussi d’une vie nouvelle» (Rm 6, 4). En outre, le Christ ressuscité est le principe et la source de notre résurrection future: «Le Christ est ressuscité d’entre les morts, prémices de ceux qui se sont endormis. […] De même, en effet, que tous meurent en Adam, ainsi tous revivront dans le Christ» (1 Co 15, 20-22).
S’il est vrai que le Christ nous ressuscitera «au dernier jour», il est vrai aussi que, d’une certaine façon, nous sommes déjà ressuscités avec Lui. En effet, par le baptême, nous sommes plongés dans la mort et la résurrection du Christ, et assimilés à lui sacramentellement: «Ensevelis avec lui lors du baptême, vous êtes aussi ressuscités avec lui, parce que vous avez cru en la force de Dieu qui l’a ressuscité des morts» (Col 2, 12). Unis au Christ par le baptême, nous participons déjà réellement à la vie du Christ ressuscité (cf. Ep 2, 6).
Grâce au Christ, la mort chrétienne a un sens positif. Dans la liturgie, l’Église prie ainsi: «Pour tous ceux qui croient en toi, Seigneur, la vie n’est pas détruite, elle est transformée; et lorsque prend fin leur séjour sur la terre, ils ont déjà une demeure éternelle dans les cieux»2. Par la mort, l’âme est séparée du corps, mais, dans la résurrection, Dieu rendra la vie incorruptible à notre corps transformé, en le réunissant à notre âme. Même de nos jours, l’Église est appelée à proclamer la foi en la résurrection: «La foi des chrétiens, c’est la résurrection des morts: y croire, c’est ressusciter»3.
3. Suivant la tradition chrétienne immémoriale, l’Église recommande avec insistance que les corps des défunts soient ensevelis dans un cimetière ou en un lieu sacré4. En souvenir de la mort, de la sépulture et de la résurrection du Seigneur, mystère à la lumière duquel se manifeste le sens chrétien de la mort5, l’inhumation est d’abord et avant tout la forme la plus idoine pour exprimer la foi et l’espérance dans la résurrection du corporelle6. Comme mère, l’Église accompagne le chrétien lors de son pèlerinage terrestre; dans le Christ, elle offre au Père le fils de sa grâce et remet sa dépouille mortelle à la terre, dans l’espérance qu’il ressuscitera dans la gloire7.
En ensevelissant les corps des fidèles, l’Église confirme la foi en la résurrection de la chair8 et veut mettre l’accent sur la grande dignité du corps humain, en tant que partie intégrante de la personne, dont le corps partage l’histoire9. Elle ne peut donc tolérer des attitudes et des rites impliquant des conceptions erronées de la mort, considérée soit comme l’anéantissement définitif de la personne, soit comme un moment de sa fusion avec la Mère-nature ou avec l’univers, soit comme une étape dans le processus de réincarnation, ou encore comme la libération définitive de la “prison” du corps.
En outre, la sépulture dans les cimetières ou dans d’autres lieux sacrés répond de manière adéquate à la piété ainsi qu’au respect dus aux corps des fidèles défunts qui, par le baptême, sont devenus temple de l’Esprit Saint et qui ont été «comme les instruments et les vases dont l’Esprit s’est saintement servi pour opérer tant de bonnes œuvres»10. Tobie, le juste, est loué pour les mérites acquis devant Dieu en ensevelissant les morts11, un acte que l’Église considère comme une œuvre de miséricorde corporelle12.
Enfin, la sépulture des corps des fidèles défunts dans les cimetières ou autres lieux sacrés favorise le souvenir ainsi que la prière de la famille et de toute la communauté chrétienne pour les défunts, sans oublier la vénération des martyrs et des saints. Grâce à la sépulture des corps dans les cimetières, dans les églises ou les espaces réservés à cet usage, la tradition chrétienne a préservé la communion entre les vivants et les morts, et s’est opposée à la tendance à dissimuler ou à privatiser l’événement de la mort ainsi que la signification qu’il revêt pour les chrétiens.
4. Là où des raisons de type hygiénique, économique ou social poussent à choisir l’incinération – choix qui ne doit pas être contraire à la volonté expresse ou raisonnablement présumée du fidèle défunt –, l’Église ne voit pas de raisons doctrinales pour prohiber cette pratique. En effet, l’incinération du cadavre ne touche pas à l’âme et n’empêche pas la toute-puissance divine de ressusciter le corps; elle ne contient donc pas, en soi, la négation objective de la doctrine chrétienne sur l’immortalité de l’âme et la résurrection des corps13.
L’Église continue d’accorder la préférence à l’inhumation des corps, car celle-ci témoigne d’une plus grande estime pour les défunts; toutefois, l’incinération n’est pas interdite, «à moins qu’elle n’ait été choisie pour des raisons contraires à la doctrine chrétienne»14. Lorsqu’il n’existe pas de motivations contraires à la doctrine chrétienne, l’Église accompagne, après la célébration des obsèques, le choix de l’incinération avec d’opportunes directives liturgiques et pastorales, en veillant surtout à éviter toute forme de scandale ou d’indifférentisme religieux.
5. Si, pour des raisons légitimes, l’on opte pour l’incinération du cadavre, les cendres du défunt doivent être conservées normalement dans un lieu sacré, à savoir le cimetière ou, le cas échéant, une église ou un espace spécialement dédié à cet effet par l’autorité ecclésiastique compétente. Dès l’origine, les chrétiens ont désiré que leurs défunts fissent l’objet de l’intercession et du souvenir de la communauté chrétienne. Leurs tombes sont devenues des lieux de prière, de mémoire et de réflexion. Les fidèles défunts font partie de l’Église qui croit en la communion «de ceux qui sont pèlerins sur la terre, des défunts qui achèvent leur purification, des bienheureux du ciel, tous ensemble formant une seule Église»15.
La conservation des cendres dans un lieu sacré peut contribuer à réduire le risque de soustraire les défunts à la prière et au souvenir de leur famille et de la communauté chrétienne. De la sorte, on évite également d’éventuels oublis et manques de respect qui peuvent advenir surtout après la disparition de la première génération, ainsi que des pratiques inconvenantes ou superstitieuses.
6. Pour les motifs énumérés ci-dessus, la conservation des cendres dans l’habitation domestique n’est pas autorisée. C’est seulement en cas de circonstances graves et exceptionnelles liées à des conditions culturelles à caractère local que l’Ordinaire, en accord avec la Conférence épiscopale ou le Synode des évêques des Églises orientales, peut concéder l’autorisation de conserver des cendres dans l’habitation domestique. Toutefois, les cendres ne peuvent être distribuées entre les différents cercles familiaux, et l’on veillera toujours à leur assurer des conditions respectueuses et adéquates de conservation.
7. Pour éviter tout malentendu de type panthéiste, naturaliste ou nihiliste, la dispersion des cendres dans l’air, sur terre, dans l’eau ou de toute autre manière, n’est pas permise; il en est de même de la conservation des cendres issues de l’incinération dans des souvenirs, des bijoux ou d’autres objets. En effet, les raisons hygiéniques, sociales ou économiques qui peuvent motiver le choix de l’incinération ne s’appliquent pas à ces procédés.
8. Dans le cas où le défunt aurait, de manière notoire, requis l’incinération et la dispersion de ses cendres dans la nature pour des raisons contraires à la foi chrétienne, on doit lui refuser les obsèques, conformément aux dispositions du droit16.
Au cours de l’audience accordée le 18 mars 2016 au Cardinal Préfet de la Congrégation pour la doctrine de la foi, le Souverain Pontife François a approuvé la présente Instruction, décidée lors de la Session ordinaire de ce Dicastère en date du 2 mars 2016, et il en a ordonné la publication.
Donné à Rome, au siège de la Congrégation pour la doctrine de la foi, le 15 août 2016, Solennité de l’Assomption de la Bienheureuse Vierge Marie.
Gerhard Card. Müller
Préfet
Luis F. Ladaria, S.I.
Archevêque titulaire de Thibica
Secrétaire
___________________
1Sacre Congrégation Suprême du Saint-Office, Instruction Piam et constantem (5 juillet 1963): AAS 56 (1964), 822-823; La Documentation catholique 61 (1964), col. 1712.
2 Missel romain, Préface des défunts, 1.
3 Tertullien, De resurrectione carnis, 1, 1: CCL 2, 921.
4 Cf.CIC, can. 1176, § 3; can. 1205; CCEO, can. 876, § 3; can. 868.
5 Cf.Catéchisme de l’Église catholique, n. 1681.
6 Cf.Catéchisme de l’Église catholique, n. 2300.
7 Cf.1Co 15, 42-44; Catéchisme de l’Église catholique, n. 1683.
8 Cf.Saint Augustin, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 628.
9 Cf.Conc. œcum. Vat. II, Const. past. Gaudium et spes, 14.
[1]0 Cf.Saint Augustin, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 627.
[1]1 Cf.Tb 2, 9; 12, 12.
[1]2 Cf.Catéchisme de l’Église catholique, n. 2300.
[1]3 Cf.Sacrée Congrégation Suprême du Saint-Office, Instruction Piam et constantem (5 juillet 1963): AAS 56 (1964), 822; La Documentation catholique, 61 (1964), col. 1712.
[1]4 CIC, can. 1176, § 3; cf.CCEO, can. 876, § 3.
[1]5 Catéchisme de l’Église catholique, n. 962.
[1]6 CIC, can. 1184; CCEO, can. 876, § 3.
[01683-FR.01] [Texte original: Français]
Testo in lingua inglese
Instruction Ad resurgendum cum Christo
regarding the burial of the deceased
and the conservation of the ashes in the case of cremation
1. To rise with Christ, we must die with Christ: we must “be away from the body and at home with the Lord” (2 Cor 5:8). With the Instruction Piam et Constantem of 5 July 1963, the then Holy Office established that “all necessary measures must be taken to preserve the practice of reverently burying the faithful departed”, adding however that cremation is not “opposed per se to the Christian religion” and that no longer should the sacraments and funeral rites be denied to those who have asked that they be cremated, under the condition that this choice has not been made through “a denial of Christian dogmas, the animosity of a secret society, or hatred of the Catholic religion and the Church”.1 Later this change in ecclesiastical discipline was incorporated into the Code of Canon Law (1983) and the Code of Canons of Oriental Churches (1990).
During the intervening years, the practice of cremation has notably increased in many countries, but simultaneously new ideas contrary to the Church’s faith have also become widespread. Having consulted the Congregation for Divine Worship and the Discipline of the Sacraments, the Pontifical Council for Legislative Texts and numerous Episcopal Conferences and Synods of Bishops of the Oriental Churches, the Congregation for the Doctrine of the Faith has deemed opportune the publication of a new Instruction, with the intention of underlining the doctrinal and pastoral reasons for the preference of the burial of the remains of the faithful and to set out norms pertaining to the conservation of ashes in the case of cremation.
2. The resurrection of Jesus is the culminating truth of the Christian faith, preached as an essential part of the Paschal Mystery from the very beginnings of Christianity: “For I handed on to you as of first importance what I also received: that Christ died for our sins in accordance with the scriptures; that he was buried; that he was raised on the third day in accordance with the scriptures; that he appeared to Cephas, then to the Twelve” (1 Cor 15:3-5). Through his death and resurrection, Christ freed us from sin and gave us access to a new life, “so that as Christ was raised from the dead by the glory of the Father, we too might walk in newness of life” (Rm 6:4). Furthermore, the risen Christ is the principle and source of our future resurrection: “Christ has been raised from the dead, the first fruits of those who have fallen asleep […] For as in Adam all die, so also in Christ shall all be made alive” (1 Cor 15:20-22).
It is true that Christ will raise us up on the last day; but it is also true that, in a certain way, we have already risen with Christ. In Baptism, actually, we are immersed in the death and resurrection of Christ and sacramentally assimilated to him: “You were buried with him in baptism, in which you were also raised with him through faith in the power of God, who raised him from the dead” (Col 2:12). United with Christ by Baptism, we already truly participate in the life of the risen Christ (cf. Eph 2:6).
Because of Christ, Christian death has a positive meaning. The Christian vision of death receives privileged expression in the liturgy of the Church: “Indeed for your faithful, Lord, life is changed not ended, and, when this earthly dwelling turns to dust, an eternal dwelling is made ready for them in heaven”.2 By death the soul is separated from the body, but in the resurrection God will give incorruptible life to our body, transformed by reunion with our soul. In our own day also, the Church is called to proclaim her faith in the resurrection: “The confidence of Christians is the resurrection of the dead; believing this we live”.3
3. Following the most ancient Christian tradition, the Church insistently recommends that the bodies of the deceased be buried in cemeteries or other sacred places.4 In memory of the death, burial and resurrection of the Lord, the mystery that illumines the Christian meaning of death,5 burial is above all the most fitting way to express faith and hope in the resurrection of the body.6
The Church who, as Mother, has accompanied the Christian during his earthly pilgrimage, offers to the Father, in Christ, the child of her grace, and she commits to the earth, in hope, the seed of the body that will rise in glory.7
By burying the bodies of the faithful, the Church confirms her faith in the resurrection of the body,8 and intends to show the great dignity of the human body as an integral part of the human person whose body forms part of their identity.9 She cannot, therefore, condone attitudes or permit rites that involve erroneous ideas about death, such as considering death as the definitive annihilation of the person, or the moment of fusion with Mother Nature or the universe, or as a stage in the cycle of regeneration, or as the definitive liberation from the “prison” of the body. Furthermore, burial in a cemetery or another sacred place adequately corresponds to the piety and respect owed to the bodies of the faithful departed who through Baptism have become temples of the Holy Spirit and in which “as instruments and vessels the Spirit has carried out so many good works”.10
Tobias, the just, was praised for the merits he acquired in the sight of God for having buried the dead,11 and the Church considers the burial of dead one of the corporal works of mercy.12
Finally, the burial of the faithful departed in cemeteries or other sacred places encourages family members and the whole Christian community to pray for and remember the dead, while at the same time fostering the veneration of martyrs and saints.
Through the practice of burying the dead in cemeteries, in churches or their environs, Christian tradition has upheld the relationship between the living and the dead and has opposed any tendency to minimize, or relegate to the purely private sphere, the event of death and the meaning it has for Christians.
4. In circumstances when cremation is chosen because of sanitary, economic or social considerations, this choice must never violate the explicitly-stated or the reasonably inferable wishes of the deceased faithful. The Church raises no doctrinal objections to this practice, since cremation of the deceased’s body does not affect his or her soul, nor does it prevent God, in his omnipotence, from raising up the deceased body to new life. Thus cremation, in and of itself, objectively negates neither the Christian doctrine of the soul’s immortality nor that of the resurrection of the body.13
The Church continues to prefer the practice of burying the bodies of the deceased, because this shows a greater esteem towards the deceased. Nevertheless, cremation is not prohibited, “unless it was chosen for reasons contrary to Christian doctrine”.14 In the absence of motives contrary to Christian doctrine, the Church, after the celebration of the funeral rite, accompanies the choice of cremation, providing the relevant liturgical and pastoral directives, and taking particular care to avoid every form of scandal or the appearance of religious indifferentism.
5. When, for legitimate motives, cremation of the body has been chosen, the ashes of the faithful must be laid to rest in a sacred place, that is, in a cemetery or, in certain cases, in a church or an area, which has been set aside for this purpose, and so dedicated by the competent ecclesial authority. From the earliest times, Christians have desired that the faithful departed become the objects of the Christian community’s prayers and remembrance. Their tombs have become places of prayer, remembrance and reflection. The faithful departed remain part of the Church who believes “in the communion of all the faithful of Christ, those who are pilgrims on earth, the dead who are being purified, and the blessed in heaven, all together forming one Church”.15
The reservation of the ashes of the departed in a sacred place ensures that they are not excluded from the prayers and remembrance of their family or the Christian community. It prevents the faithful departed from being forgotten, or their remains from being shown a lack of respect, which eventuality is possible, most especially once the immediately subsequent generation has too passed away. Also it prevents any unfitting or superstitious practices.
6. For the reasons given above, the conservation of the ashes of the departed in a domestic residence is not permitted. Only in grave and exceptional cases dependent on cultural conditions of a localized nature, may the Ordinary, in agreement with the Episcopal Conference or the Synod of Bishops of the Oriental Churches, concede permission for the conservation of the ashes of the departed in a domestic residence. Nonetheless, the ashes may not be divided among various family members and due respect must be maintained regarding the circumstances of such a conservation.
7. In order that every appearance of pantheism, naturalism or nihilism be avoided, it is not permitted to scatter the ashes of the faithful departed in the air, on land, at sea or in some other way, nor may they be preserved in mementos, pieces of jewelry or other objects. These courses of action cannot be legitimized by an appeal to the sanitary, social, or economic motives that may have occasioned the choice of cremation.
8. When the deceased notoriously has requested cremation and the scattering of their ashes for reasons contrary to the Christian faith, a Christian funeral must be denied to that person according to the norms of the law.16
The Sovereign Pontiff Francis, in the Audience granted to the undersigned Cardinal Prefect on 18 March 2016, approved the present Instruction, adopted in the Ordinary Session of this Congregation on 2 March 2016, and ordered its publication.
Rome, from the Offices of the Congregation for the Doctrine of the Faith, 15 August 2016, the Solemnity of the Assumption of the Blessed Virgin Mary.
Gerhard Card. Müller
Prefect
Luis F. Ladaria, S.I.
Titular Archbishop of Thibica
Secretary
___________________
[1] AAS 56 (1964), 822-823.
2 Roman Missal, Preface I for the Dead.
3 Tertullian, De Resurrectione carnis, 1,1: CCL 2, 921.
4 Cf. CIC, can. 1176, § 3, can. 1205; CCEO, can. 876, § 3; can. 868.
5 Cf. Catechism of the Catholic Church, 1681.
6 Cf. Catechism of the Catholic Church, 2300.
7 Cf. 1 Cor 15:42-44; Catechism of the Catholic Church, 1683.
8 Cf. St. Augustine, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5; CSEL 41, 628:
9 Second Vatican Ecumenical Council, Pastoral Constitution Gaudium et Spes, 14.
[1]0 St. Augustine, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 627.
1[1] Cf. Tb 2:9; 12:12.
[1]2 Cf. Catechism of the Catholic Church, 2300.
[1]3 Cf. Holy Office, Instruction Piam et costantem, 5 July 1963: AAS 56 (1964) 822.
[1]4 CIC, can. 1176 § 3; cf. CCEC, can. 876 § 3.
[1]5 Catechism of the Catholic Church, 962.
[1]6 CIC, can. 1184; CCEO, can.876, § 3.
[01683-EN.01] [Original text: English]
Testo in lingua tedesca
Instruktion Ad resurgendum cum Christo
über die Beerdigung der Verstorbenen und die Aufbewahrung der Asche
im Fall der Feuerbestattung
1. Um mit Christus aufzuerstehen, muss man mit Christus sterben; dazu ist es notwendig, „aus dem Leib auszuwandern und daheim beim Herrn zu sein“ (2 Kor 5,8). Mit der Instruktion Piam et constantem vom 5. Juli 1963 bestimmte das ehemalige Heilige Offizium, dafür Sorge zu tragen, dass „die Gewohnheit, den Leichnam der verstorbenen Gläubigen zu beerdigen, heilig gehalten werde“. Es fügte aber hinzu, dass die Feuerbestattung der christlichen Religion nicht „an sich“ widerspricht und jenen, die sich dafür entschieden haben, die Sakramente und das Begräbnis nicht mehr verweigert werden dürfen. Voraussetzung dafür ist, dass sie die Einäscherung nicht „aus Ablehnung der christlichen Dogmen, aus sektiererischer Gesinnung oder aus Hass gegen die katholische Religion und Kirche“ gewählt haben.1 Diese Änderung der kirchlichen Ordnung wurde später in den Kodex des kanonischen Rechtes (1983) und in den Kodex der Kanones der katholischen Ostkirchen (1990) aufgenommen.
Mittlerweile hat sich die Feuerbestattung in nicht wenigen Ländern stark ausgebreitet. Aber zugleich haben sich auch neue Ideen verbreitet, die dem Glauben der Kirche widersprechen. Nach Anhören der Kongregation für den Gottesdienst und die Sakramentenordnung, des Päpstlichen Rates für die Gesetzestexte und zahlreicher Bischofskonferenzen und Bischofssynoden der katholischen Ostkirchen hat die Kongregation für die Glaubenslehre es für angebracht gehalten, eine neue Instruktion zu veröffentlichen, um die lehrmäßigen und pastoralen Gründe für die Bevorzugung der Beerdigung der Verstorbenen darzulegen und Normen für die Aufbewahrung der Asche im Fall der Feuerbestattung zu erlassen.
2. Die Auferstehung Jesu, in der die christliche Glaubenswahrheit ihren Höhepunkt findet, wurde von den Anfängen des Christentums an als wesentlicher Teil des Pascha-Mysteriums verkündet: „Vor allem habe ich euch überliefert, was auch ich empfangen habe: Christus ist für unsere Sünden gestorben, gemäß der Schrift, und ist begraben worden. Er ist am dritten Tag auferweckt worden, gemäß der Schrift, und erschien dem Kephas, dann den Zwölf“ (1 Kor 15,3-5).
Durch seinen Tod und seine Auferstehung hat uns Christus von der Sünde befreit und den Zugang zu einem neuen Leben eröffnet: “Wie Christus durch die Herrlichkeit des Vaters von den Toten auferweckt wurde, so sollen auch wir als neue Menschen leben” (Röm 6,4). Darüber hinaus ist der auferstandene Christus Ursache und Urgrund unserer künftigen Auferstehung: „Christus ist von den Toten auferweckt worden als der Erste der Entschlafenen… Denn wie in Adam alle sterben, so werden in Christus alle lebendig gemacht werden“ (1 Kor 15,20-22).
Christus wird uns am Letzten Tag auferwecken; andererseits sind wir aber schon in gewisser Weise mit Christus auferstanden. Denn durch die Taufe sind wir in den Tod und die Auferstehung Christi eingetaucht und sakramental ihm gleichgestaltet worden: „Mit Christus wurdet ihr in der Taufe begraben, mit ihm auch auferweckt, durch den Glauben an die Kraft Gottes, der ihn von den Toten auferweckt hat“ (Kol 2,12). Durch die Taufe sind wir mit Christus vereint und haben deshalb schon jetzt wirklich Anteil am Leben Christi (vgl. Eph 2,6).
Durch Christus hat der christliche Tod einen positiven Sinn. Die Liturgie der Kirche betet: „Deinen Gläubigen, o Herr, wird das Leben gewandelt, nicht genommen. Und wenn die Herberge der irdischen Pilgerschaft zerfällt, ist uns im Himmel eine ewige Wohnung bereitet“.2 Durch den Tod wird die Seele vom Leib getrennt; in der Auferstehung aber wird Gott unserem verwandelten Leib das unvergängliche Leben geben, indem er ihn wieder mit unserer Seele vereint. Auch in unseren Tagen ist die Kirche gerufen, den Glauben an die Auferstehung zu verkünden: „Die Auferstehung der Toten ist die Zuversicht der Christen; im Glauben an sie existieren wir“.3
3. Gemäß ältester christlicher Tradition empfiehlt die Kirche nachdrücklich, den Leichnam der Verstorbenen auf dem Friedhof oder an einem anderen heiligen Ort zu beerdigen.4
Im Gedenken an den Tod, das Begräbnis und die Auferstehung des Herrn – ein Geheimnis des Lichtes, in dem der christliche Sinn des Sterbens offenbar wird5 – ist die Beerdigung die angemessenste Form, um den Glauben und die Hoffnung auf die leibliche Auferstehung zum Ausdruck zu bringen.6
Die Kirche, die den Christen während seiner Pilgerschaft auf Erden als Mutter begleitet hat, bietet in Christus dem Vater das Kind seiner Gnade an und senkt voll Hoffnung auf die Auferstehung in Herrlichkeit dessen sterbliche Überreste in die Erde.7
Indem die Kirche den Leichnam der Verstorbenen beerdigt, bekräftigt sie den Glauben an die Auferstehung des Fleisches.8 Zugleich möchte sie so die hohe Würde des menschlichen Leibes als wesentlicher Teil der Person, dessen Geschichte der Leib teilt, ins Licht stellen.9 Sie kann deshalb nicht Haltungen oder Riten erlauben, die falsche Auffassungen über den Tod beinhalten, etwa wenn er als endgültige Vernichtung der Person, als Moment ihrer Verschmelzung mit der Mutter Natur oder dem Universum, als Etappe im Prozess der Reinkarnation oder als endgültige Befreiung aus dem „Gefängnis“ des Leibes verstanden wird.
Zudem entspricht die Beerdigung auf dem Friedhof oder an einem anderen heiligen Ort in angemessener Weise der Ehrfurcht und Achtung, die den Leibern der Verstorbenen gebührt, welche durch die Taufe Tempel des Heiligen Geistes geworden sind und derer sich „der Geist wie eines Werkzeuges oder einer Vase bedient hat, um viele gute Werke zu vollbringen“.10
Der gerechte Tobit wird wegen seiner Verdienste gelobt, die er sich vor Gott aufgrund der Beerdigung der Toten erworben hat.11 Die Kirche sieht in der Bestattung der Verstorbenen ein Werk der leiblichen Barmherzigkeit.12
Schließlich fördert die Beerdigung der heimgerufenen Gläubigen auf dem Friedhof oder an einem anderen heiligen Ort das Andenken und das Gebet für die Verstorbenen durch die Angehörigen und die ganze christliche Gemeinschaft, wie auch die Verehrung der Märtyrer und der Heiligen.
Durch die Beerdigung des Leichnams auf Friedhöfen, in Kirchen oder in der Nähe der Kirchen hat die christliche Tradition die Gemeinschaft zwischen den Lebenden und den Toten bewahrt und sich der Tendenz entgegengestellt, das Sterben und dessen Bedeutung für die Christen zu verschleiern oder zu privatisieren.
4. Wo Gründe hygienischer, ökonomischer oder sozialer Natur dazu führen, sich für die Feuerbestattung zu entscheiden – eine Wahl, die nicht dem ausdrücklichen oder vernünftigerweise angenommenen Willen des verstorbenen Gläubigen entgegenstehen darf –, sieht die Kirche keine lehrmäßigen Gründe, um diese Praxis zu verbieten. Denn die Einäscherung des Leichnams berührt nicht die Seele und hindert die Allmacht Gottes nicht daran, den Leib aufzuerwecken. Sie beinhaltet deshalb an sich nicht die Leugnung der christlichen Lehre über die Unsterblichkeit der Seele und die Auferstehung des Leibes.13
Die Kirche bevorzugt weiterhin die Beerdigung des Leichnams, die eine größere Wertschätzung für die Verstorbenen zeigt. Aber die Feuerbestattung ist nicht verboten, „es sei denn, sie ist aus Gründen gewählt worden, die der christlichen Glaubenslehre widersprechen“.14
Wenn keine Gründe vorliegen, die der christlichen Glaubenslehre widersprechen, begleitet die Kirche – nach der Begräbnisfeier – die Wahl der Feuerbestattung durch entsprechende liturgische und pastorale Hinweise und sorgt sich besonders auch darum, jede Form des Ärgernisses oder der religiösen Gleichgültigkeit zu vermeiden.
5. Wenn aus legitimen Gründen die Wahl der Feuerbestattung getroffen wird, ist die Asche des Verstorbenen in der Regel an einem heiligen Ort aufzubewahren, also auf einem Friedhof oder, wenn es angebracht ist, in einer Kirche oder an einem für diesen Zweck von der zuständigen kirchlichen Autorität bestimmten Ort.
Von Anfang an haben die Christen danach verlangt, dass die christliche Gemeinschaft für ihre Verstorbenen betet und ihrer gedenkt. Ihre Gräber wurden Orte des Gebetes, des Andenkens und der Besinnung. Die verstorbenen Gläubigen gehören zur Kirche; denn sie glaubt an die Gemeinschaft „derer, die hier auf Erden pilgern; derer, die nach Abschluss des Erdenlebens geläutert werden; und derer, die die himmlische Seligkeit genießen; sie alle bilden zusammen die eine Kirche“.15
Die Aufbewahrung der Asche an einem heiligen Ort kann dazu beitragen, dass die Gefahr verringert wird, die Verstorbenen dem Gebet und dem Gedenken der Verwandten und der christlichen Gemeinschaft zu entziehen. Auf diese Weise wird auch vermieden, dass man sie möglicherweise vergisst oder es an Ehrfurcht fehlen lässt, vor allem, wenn die erste Generation nicht mehr lebt, oder dass es zu unangemessenen oder abergläubischen Praktiken kommt.
6. Aus den oben angeführten Gründen ist die Aufbewahrung der Asche im Wohnraum nicht gestattet. Nur im Fall von schwerwiegenden und außergewöhnlichen Umständen, die von kulturellen Bedingungen lokaler Natur abhängen, kann der Ordinarius im Einvernehmen mit der Bischofskonferenz oder der Bischofssynode der katholischen Ostkirchen die Erlaubnis für die Aufbewahrung der Asche im Wohnraum gewähren. Die Asche darf aber nicht unter verschiedenen Familien aufgeteilt werden, und in jedem Fall müssen Ehrfurcht und angemessene Bedingungen der Aufbewahrung gewährleistet sein.
7. Um jegliche Zweideutigkeit pantheistischer, naturalistischer oder nihilistischer Färbung zu vermeiden, ist es nicht gestattet, die Asche in der Luft, auf dem Land oder im Wasser oder auf andere Weise auszustreuen oder sie in Erinnerungsgegenständen, Schmuckstücken oder anderen Objekten aufzubewahren. Denn für diese Vorgangsweisen können nicht die hygienischen, sozialen oder ökonomischen Gründe angeführt werden, die der Wahl der Feuerbestattung zugrunde liegen können.
8. Falls sich der Verstorbene offenkundig aus Gründen, die der christlichen Glaubenslehre widersprechen, für die Feuerbestattung und das Ausstreuen der Asche in der Natur entschieden hat, ist das kirchliche Begräbnis nach Maßgabe des Rechts zu verweigern.16
Papst Franziskus hat in der dem unterzeichneten Kardinalpräfekt am 18. März 2016 gewährten Audienz die vorliegende Instruktion, die in der Ordentlichen Versammlung dieser Kongregation am 2. März 2016 beschlossen worden war, approbiert und ihre Veröffentlichung angeordnet.
Rom, am Sitz der Kongregation für die Glaubenslehre, am 15. August 2016, Hochfest der Aufnahme Marias in den Himmel.
Gerhard Card. Müller
Präfekt
Luis F. Ladaria, S.I.
Titularerzbischof von Thibica
Sekretär
____________________
[1] AAS 56 (1964), 822-823.
2 Römisches Messbuch, Präfation für die Verstorbenen, I.
3 Tertullian, De resurrectione carnis, 1,1: CCL 2, 921.
4 Vgl. CIC, can. 1176, § 3; can. 1205; CCEO, can. 876, § 3; can. 868.
5 Vgl. Katechismus der Katholischen Kirche, Nr. 1681.
6 Vgl. Katechismus der Katholischen Kirche, Nr. 2300.
7 Vgl. 1 Kor 15,42-44; Katechismus der Katholischen Kirche, Nr. 1683.
8 Vgl. Hl. Augustinus, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 628.
9 Vgl. II. Ökumenisches Vatikanisches Konzil, Pastoralkonstitution Gaudium et spes, Nr. 14.
10 Vgl. Hl. Augustinus, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 627.
1[1] Vgl. Tob 2,9; 12,12.
12 Vgl. Katechismus der Katholischen Kirche, Nr. 2300.
[1]3 Vgl. Heiliges Offizium, Instruktion Piam et constantem, 5. Juli 1963: AAS 56 (1964), 822.
[1]4 CIC, can. 1176, § 3; vgl. CCEO, can. 876, § 3.
15 Katechismus der Katholischen Kirche, Nr. 962.
[1]6 CIC, can. 1184; CCEO, can. 876, § 3.
[01683-DE.01] [Originalsprache: Deutsch]
Testo in lingua spagnola
Instrucción Ad resurgendum cum Christo
acerca de la sepultura de los difuntos
y la conservación de las cenizas en caso de cremación
1. Para resucitar con Cristo, es necesario morir con Cristo, es necesario «dejar este cuerpo para ir a morar cerca del Señor» (2 Co 5, 8). Con la Instrucción Piam et constantem del 5 de julio de 1963, el entonces Santo Oficio, estableció que «la Iglesia aconseja vivamente la piadosa costumbre de sepultar el cadáver de los difuntos», pero agregó que la cremación no es «contraria a ninguna verdad natural o sobrenatural» y que no se les negaran los sacramentos y los funerales a los que habían solicitado ser cremados, siempre que esta opción no obedezca a la «negación de los dogmas cristianos o por odio contra la religión católica y la Iglesia»1. Este cambio de la disciplina eclesiástica ha sido incorporado en el Código de Derecho Canónico (1983) y en el Código de Cánones de las Iglesias Orientales (1990).
Mientras tanto, la práctica de la cremación se ha difundido notablemente en muchos países, pero al mismo tiempo también se han propagado nuevas ideas en desacuerdo con la fe de la Iglesia. Después de haber debidamente escuchado a la Congregación para el Culto Divino y la Disciplina de los Sacramentos, el Consejo Pontificio para los Textos Legislativos y muchas Conferencias Episcopales y Sínodos de los Obispos de las Iglesias Orientales, la Congregación para la Doctrina de la Fe ha considerado conveniente la publicación de una nueva Instrucción, con el fin de reafirmar las razones doctrinales y pastorales para la preferencia de la sepultura de los cuerpos y de emanar normas relativas a la conservación de las cenizas en el caso de la cremación.
2. La resurrección de Jesús es la verdad culminante de la fe cristiana, predicada como una parte esencial del Misterio pascual desde los orígenes del cristianismo: «Les he trasmitido en primer lugar, lo que yo mismo recibí: Cristo murió por nuestros pecados, conforme a la Escritura. Fue sepultado y resucitó al tercer día, de acuerdo con la Escritura. Se apareció a Pedro y después a los Doce» (1 Co 15,3-5).
Por su muerte y resurrección, Cristo nos libera del pecado y nos da acceso a una nueva vida: «a fin de que, al igual que Cristo fue resucitado de entre los muertos… también nosotros vivamos una nueva vida» (Rm 6,4). Además, el Cristo resucitado es principio y fuente de nuestra resurrección futura: «Cristo resucitó de entre los muertos, como primicia de los que durmieron… del mismo modo que en Adán mueren todos, así también todos revivirán en Cristo» (1 Co 15, 20-22).
Si es verdad que Cristo nos resucitará en el último día, también lo es, en cierto modo, que nosotros ya hemos resucitado con Cristo. En el Bautismo, de hecho, hemos sido sumergidos en la muerte y resurrección de Cristo y asimilados sacramentalmente a él: «Sepultados con él en el bautismo, con él habéis resucitado por la fe en la acción de Dios, que le resucitó de entre los muertos» (Col 2, 12). Unidos a Cristo por el Bautismo, los creyentes participan ya realmente en la vida celestial de Cristo resucitado (cf. Ef 2, 6).
Gracias a Cristo, la muerte cristiana tiene un sentido positivo. La visión cristiana de la muerte se expresa de modo privilegiado en la liturgia de la Iglesia: «La vida de los que en ti creemos, Señor, no termina, se transforma: y, al deshacerse nuestra morada terrenal, adquirimos una mansión eterna en el cielo».2 Por la muerte, el alma se separa del cuerpo, pero en la resurrección Dios devolverá la vida incorruptible a nuestro cuerpo transformado, reuniéndolo con nuestra alma. También en nuestros días, la Iglesia está llamada a anunciar la fe en la resurrección: «La resurrección de los muertos es esperanza de los cristianos; somos cristianos por creer en ella».3
3. Siguiendo la antiquísima tradición cristiana, la Iglesia recomienda insistentemente que los cuerpos de los difuntos sean sepultados en los cementerios u otros lugares sagrados. 4
En la memoria de la muerte, sepultura y resurrección del Señor, misterio a la luz del cual se manifiesta el sentido cristiano de la muerte, 5 la inhumación es en primer lugar la forma más adecuada para expresar la fe y la esperanza en la resurrección corporal. 6
La Iglesia, como madre acompaña al cristiano durante su peregrinación terrena, ofrece al Padre, en Cristo, el hijo de su gracia, y entregará sus restos mortales a la tierra con la esperanza de que resucitará en la gloria.7
Enterrando los cuerpos de los fieles difuntos, la Iglesia confirma su fe en la resurrección de la carne,8 y pone de relieve la alta dignidad del cuerpo humano como parte integrante de la persona con la cual el cuerpo comparte la historia.9 No puede permitir, por lo tanto, actitudes y rituales que impliquen conceptos erróneos de la muerte, considerada como anulación definitiva de la persona, o como momento de fusión con la Madre naturaleza o con el universo, o como una etapa en el proceso de re-encarnación, o como la liberación definitiva de la “prisión” del cuerpo.
Además, la sepultura en los cementerios u otros lugares sagrados responde adecuadamente a la compasión y el respeto debido a los cuerpos de los fieles difuntos, que mediante el Bautismo se han convertido en templo del Espíritu Santo y de los cuales, «como herramientas y vasos, se ha servido piadosamente el Espíritu para llevar a cabo muchas obras buenas».10
Tobías el justo es elogiado por los méritos adquiridos ante Dios por haber sepultado a los muertos,11 y la Iglesia considera la sepultura de los muertos como una obra de misericordia corporal.12
Por último, la sepultura de los cuerpos de los fieles difuntos en los cementerios u otros lugares sagrados favorece el recuerdo y la oración por los difuntos por parte de los familiares y de toda la comunidad cristiana, y la veneración de los mártires y santos.
Mediante la sepultura de los cuerpos en los cementerios, en las iglesias o en las áreas a ellos dedicadas, la tradición cristiana ha custodiado la comunión entre los vivos y los muertos, y se ha opuesto a la tendencia a ocultar o privatizar el evento de la muerte y el significado que tiene para los cristianos.
4. Cuando razones de tipo higiénicas, económicas o sociales lleven a optar por la cremación, ésta no debe ser contraria a la voluntad expresa o razonablemente presunta del fiel difunto, la Iglesia no ve razones doctrinales para evitar esta práctica, ya que la cremación del cadáver no toca el alma y no impide a la omnipotencia divina resucitar el cuerpo y por lo tanto no contiene la negación objetiva de la doctrina cristiana sobre la inmortalidad del alma y la resurrección del cuerpo.13
La Iglesia sigue prefiriendo la sepultura de los cuerpos, porque con ella se demuestra un mayor aprecio por los difuntos; sin embargo, la cremación no está prohibida, «a no ser que haya sido elegida por razones contrarias a la doctrina cristiana».14
En ausencia de razones contrarias a la doctrina cristiana, la Iglesia, después de la celebración de las exequias, acompaña la cremación con especiales indicaciones litúrgicas y pastorales, teniendo un cuidado particular para evitar cualquier tipo de escándalo o indiferencia religiosa.
5. Si por razones legítimas se opta por la cremación del cadáver, las cenizas del difunto, por regla general, deben mantenerse en un lugar sagrado, es decir, en el cementerio o, si es el caso, en una iglesia o en un área especialmente dedicada a tal fin por la autoridad eclesiástica competente.
Desde el principio, los cristianos han deseado que sus difuntos fueran objeto de oraciones y recuerdo de parte de la comunidad cristiana. Sus tumbas se convirtieron en lugares de oración, recuerdo y reflexión. Los fieles difuntos son parte de la Iglesia, que cree en la comunión «de los que peregrinan en la tierra, de los que se purifican después de muertos y de los que gozan de la bienaventuranza celeste, y que todos se unen en una sola Iglesia».15
La conservación de las cenizas en un lugar sagrado puede ayudar a reducir el riesgo de sustraer a los difuntos de la oración y el recuerdo de los familiares y de la comunidad cristiana. Así, además, se evita la posibilidad de olvido, falta de respeto y malos tratos, que pueden sobrevenir sobre todo una vez pasada la primera generación, así como prácticas inconvenientes o supersticiosas.
6. Por las razones mencionadas anteriormente, no está permitida la conservación de las cenizas en el hogar. Sólo en casos de graves y excepcionales circunstancias, dependiendo de las condiciones culturales de carácter local, el Ordinario, de acuerdo con la Conferencia Episcopal o con el Sínodo de los Obispos de las Iglesias Orientales, puede conceder el permiso para conservar las cenizas en el hogar. Las cenizas, sin embargo, no pueden ser divididas entre los diferentes núcleos familiares y se les debe asegurar respeto y condiciones adecuadas de conservación.
7. Para evitar cualquier malentendido panteísta, naturalista o nihilista, no sea permitida la dispersión de las cenizas en el aire, en la tierra o en el agua o en cualquier otra forma, o la conversión de las cenizas en recuerdos conmemorativos, en piezas de joyería o en otros artículos, teniendo en cuenta que para estas formas de proceder no se pueden invocar razones higiénicas, sociales o económicas que pueden motivar la opción de la cremación.
8. En el caso de que el difunto hubiera dispuesto la cremación y la dispersión de sus cenizas en la naturaleza por razones contrarias a la fe cristiana, se le han de negar las exequias, de acuerdo con la norma del derecho.16
El Sumo Pontífice Francisco, en audiencia concedida al infrascrito Cardenal Prefecto el 18 de marzo de 2016, ha aprobado la presente Instrucción, decidida en la Sesión Ordinaria de esta Congregación el 2 de marzo de 2016, y ha ordenado su publicación.
Roma, de la sede de la Congregación para la Doctrina de la Fe, 15 de agosto de 2016, Solemnidad de la Asunción de la Santísima Virgen María.
Gerhard Card. Müller
Prefecto
Luis F. Ladaria, S.I.
Arzobispo titular de Thibica
Secretario
____________________
[1] AAS 56 (1964), 822-823.
2 Misal Romano, Prefacio de difuntos, I.
3 Tertuliano, De resurrectione carnis, 1,1: CCL 2, 921.
4 Cf. CIC, can. 1176, § 3; can. 1205; CCEO, can. 876, § 3; can. 868.
5 Cf. Catecismo de la Iglesia Católica, n. 1681.
6 Cf. Catecismo de la Iglesia Católica, n. 2300.
7 Cf. 1 Co 15,42-44; Catecismo de la Iglesia Católica, n. 1683.
8 Cf. San Agustín, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 628.
9 Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Const. past. Gaudium et spes, n. 14.
10 Cf. San Agustín, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 627.
11 Cf. Tb 2, 9; 12, 12.
12 Cf. Catecismo de la Iglesia Católica, n. 2300.
13 Cf. Suprema Sagrada Congregación del Santo Oficio, Instrucción Piam et constantem (5 de julio de 1963): AAS 56 (1964), 822.
14 CIC, can. 1176, § 3; cf. CCEO, can. 876, § 3.
15 Catecismo de la Iglesia Católica, n. 962.
16 CIC, can. 1184; CCEO, can. 876, § 3.
[01683-ES.01] [Texto original: Español]
Testo in lingua portoghese
Instrução Ad resurgendum cum Christo
a propósito da sepultura dos defuntos
e da conservação das cinzas da cremação
1. Para ressuscitar com Cristo, é necessário morrer com Cristo, isto é, “exilarmo-nos do corpo para irmos habitar junto do Senhor” (2 Cor 5, 8). Com a Instrução Piam et constantem, de 5 de Julho de 1963, o então chamado Santo Ofício, estabeleceu que “seja fielmente conservado o costume de enterrar os cadáveres dos fiéis”, acrescentando, ainda, que a cremação não é “em si mesma contrária à religião cristã”. Mais ainda, afirmava que não devem ser negados os sacramentos e as exéquias àqueles que pediram para ser cremados, na condição de que tal escolha não seja querida “como a negação dos dogmas cristãos, ou num espírito sectário, ou ainda, por ódio contra a religião católica e à Igreja”.1 Esta mudança da disciplina eclesiástica foi consignada no Código de Direito Canónico (1983) e no Código dos Cânones da Igreja Oriental (1990).
Entretanto, a prática da cremação difundiu-se bastante em muitas Nações e, ao mesmo tempo, difundem-se, também, novas ideias contrastantes com a fé da Igreja. Depois de a seu tempo se ter ouvido a Congregação para o Culto Divino e Disciplina dos Sacramentos, o Pontifício Conselho para os Textos Legislativos e numerosas Conferências Episcopais e Sinodais dos bispos das Igrejas Orientais, a Congregação para a Doutrina da Fé considerou oportuno publicar uma nova Instrução, a fim de repôr as razões doutrinais e pastorais da preferência a dar à sepultura dos corpos e, ao mesmo tempo, dar normas sobre o que diz respeito à conservação das cinzas no caso da cremação.
2. A ressurreição de Jesus é a verdade culminante da fé cristã, anunciada come parte fundamental do Mistério pascal desde as origens do cristianismo: “Transmiti-vos em primeiro lugar o que eu mesmo recebi: Cristo morreu pelos nossos pecados, segundo as Escrituras; foi sepultado e ressuscitou ao terceiro dia, segundo as Escrituras, e apareceu a Pedro e depois aos Doze” (1 Cor 15, 3-5).
Pela sua morte e ressurreição, Cristo libertou-nos do pecado e deu-nos uma vida nova: “como Cristo ressuscitou dos mortos pela glória do Pai, também nós vivemos uma vida nova” (Rom 6, 4). Por outro lado, Cristo ressuscitado é princípio e fonte da nossa ressurreição futura: “Cristo ressuscitou dos mortos, como primícias dos que morreram….; do mesmo modo que em Adão todos morreram, assim também em Cristo todos serão restituídos à vida” (1 Cor 15, 20-22).
Se é verdade que Cristo nos ressuscitará “no último dia”, é também verdade que, de certa forma já ressuscitámos com Cristo. De facto, pelo Baptismo, estamos imersos na morte e ressurreição de Cristo e sacramentalmente assimilados a Ele: “Sepultados com Ele no baptismo, também com Ele fostes ressuscitados pela fé que tivestes no poder de Deus, que O ressuscitou dos mortos” (Col 2, 12). Unidos a Cristo pelo Baptismo, participamos já, realmente, na vida de Cristo ressuscitado (cf. Ef 2, 6).
Graças a Cristo, a morte cristã tem um significado positivo. A liturgia da Igreja reza: “Para os que crêem em vós, Senhor, a vida não acaba, apenas se transforma; e, desfeita a morada deste exílio terrestre, adquirimos no céu uma habitação eterna”.2 Na morte, o espírito separa-se do corpo, mas na ressurreição Deus torna a dar vida incorruptível ao nosso corpo transformado, reunindo-o, de novo, ao nosso espirito. Também nos nossos dias a Igreja é chamada a anunciar a fé na ressurreição: “A ressurreição dos mortos é a fé dos cristãos: acreditando nisso somos o que professamos”.3
3. Seguindo a antiga tradição cristã, a Igreja recomenda insistentemente que os corpos dos defuntos sejam sepultados no cemitério ou num lugar sagrado.4
Ao lembrar a morte, sepultura e ressurreição do Senhor, mistério à luz do qual se manifesta o sentido cristão da morte,5 a inumação é, antes de mais, a forma mais idónea para exprimir a fé e a esperança na ressurreição corporal.6
A Igreja, que como Mãe acompanhou o cristão durante a sua peregrinação terrena, oferece ao Pai, em Cristo, o filho da sua graça e entrega à terra os restos mortais na esperança de que ressuscitará para a glória.7
Enterrando os corpos dos fiéis defuntos, a Igreja confirma a fé na ressurreição da carne,8 e deseja colocar em relevo a grande dignidade do corpo humano como parte integrante da pessoa da qual o corpo condivide a história.9 Não pode, por isso, permitir comportamentos e ritos que envolvam concepções erróneas sobre a morte: seja o aniquilamento definitivo da pessoa; seja o momento da sua fusão com a Mãe natureza ou com o universo; seja como uma etapa no processo da reincarnação; seja ainda, como a libertação definitiva da “prisão” do corpo.
Por outro lado, a sepultura nos cemitérios ou noutros lugares sagrados responde adequadamente à piedade e ao respeito devido aos corpos dos fiéis defuntos, que, mediante o Baptismo, se tornaram templo do Espirito Santo e dos quais, “como instrumentos e vasos, se serviu santamente o Espirito Santo para realizar tantas boas obras”.10
O justo Tobias é elogiado pelos méritos alcançados junto de Deus por ter enterrado os mortos,11 e a Igreja considera a sepultura dos mortos como uma obra de misericórdia corporal.12
Ainda mais, a sepultura dos corpos dos fiéis defuntos nos cemitérios ou noutros lugares sagrados favorece a memória e a oração pelos defuntos da parte dos seus familiares e de toda a comunidade cristã, assim como a veneração dos mártires e dos santos.
Mediante a sepultura dos corpos nos cemitérios, nas igrejas ou em lugares específicos para tal, a tradição cristã conservou a comunhão entre os vivos e os mortos e opõe-se à tendência a esconder ou privatizar o acontecimento da morte e o significado que ela tem para os cristãos.
4. Onde por razões de tipo higiénico, económico ou social se escolhe a cremação; escolha que não deve ser contrária à vontade explícita ou razoavelmente presumível do fiel defunto, a Igreja não vê razões doutrinais para impedir tal práxis; uma vez que a cremação do cadáver não toca o espírito e não impede à omnipotência divina de ressuscitar o corpo. Por isso, tal facto, não implica uma razão objectiva que negue a doutrina cristã sobre a imortalidade da alma e da ressurreição dos corpos.13
A Igreja continua a preferir a sepultura dos corpos uma vez que assim se evidencia uma estima maior pelos defuntos; todavia, a cremação não é proibida, “a não ser que tenha sido preferida por razões contrárias à doutrina cristã”.14
Na ausência de motivações contrárias à doutrina cristã, a Igreja, depois da celebração das exéquias, acompanha a escolha da cremação seguindo as respectivas indicações litúrgicas e pastorais, evitando qualquer tipo de escândalo ou de indiferentismo religioso.
5. Quaisquer que sejam as motivações legítimas que levaram à escolha da cremação do cadáver, as cinzas do defunto devem ser conservadas, por norma, num lugar sagrado, isto é, no cemitério ou, se for o caso, numa igreja ou num lugar especialmente dedicado a esse fim determinado pela autoridade eclesiástica.
Desde o início os cristãos desejaram que os seus defuntos fossem objecto de orações e de memória por parte da comunidade cristã. Os seus túmulos tornaram-se lugares de oração, de memória e de reflexão. Os fiéis defuntos fazem parte da Igreja, que crê na comunhão “dos que peregrinam na terra, dos defuntos que estão levando a cabo a sua purificação e dos bem-aventurados do céu: formam todos uma só Igreja”.15
A conservação das cinzas num lugar sagrado pode contribuir para que não se corra o risco de afastar os defuntos da oração e da recordação dos parentes e da comunidade cristã. Por outro lado, deste modo, se evita a possibilidade de esquecimento ou falta de respeito que podem acontecer, sobretudo depois de passar a primeira geração, ou então cair em práticas inconvenientes ou supersticiosas.
6. Pelos motivos mencionados, a conservação das cinzas em casa não é consentida. Em casos de circunstâncias gravosas e excepcionais, dependendo das condições culturais de carácter local, o Ordinário, de acordo com a Conferência Episcopal ou o Sínodo dos Bispos das Igrejas Orientais, poderá autorizar a conservação das cinzas em casa. As cinzas, no entanto, não podem ser dividias entre os vários núcleos familiares e deve ser sempre assegurado o respeito e as adequadas condições de conservação das mesmas
7. Para evitar qualquer tipo de equívoco panteísta, naturalista ou niilista, não seja permitida a dispersão das cinzas no ar, na terra ou na água ou, ainda, em qualquer outro lugar. Exclui-se, ainda a conservação das cinzas cremadas sob a forma de recordação comemorativa em peças de joalharia ou em outros objectos, tendo presente que para tal modo de proceder não podem ser adoptadas razões de ordem higiénica, social ou económica a motivar a escolha da cremação.
8. No caso do defunto ter claramente manifestado o desejo da cremação e a dispersão das mesmas na natureza por razões contrárias à fé cristã, devem ser negadas as exéquias, segundo o direito.16
O Sumo Pontífice Francisco, na Audiência concedida ao abaixo-assinado, Cardeal Prefeito, em 18 de Março de 2016, aprovou a presente Instrução, decidida na Sessão Ordinária desta Congregação em 2 de Março de 2016, e ordenou a sua publicação.
Roma, Congregação para a Doutrina da Fé, 15 de Agosto de 2016, Solenidade da Assunção da Virgem Santa Maria.
Gerhard Card. Müller
Prefeito
Luis F. Ladaria, S.I.
Arcebispo titular de Thibica
Secretário
____________________
[1] AAS 56 (1964), 822-823.
2 Missal Romano, Prefácio dos Defuntos I.
3 Tertuliano, De resurrectione carnis, 1,1: CCL 2, 921.
4 Cf. CDC, can. 1176, § 3; can. 1205; CCIO, can. 876, § 3; can. 868.
5 Cf. Catecismo da Igreja Católica, n. 1681.
6 Cf. CDC, can. 1176, § 3; can. 1205; CCIO, can. 876, § 3; can. 868.
7 Cf. 1 Cor 15,42-44; Catecismo da Igreja Católica, n. 1683.
8 Cf. Santo Agostinho, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 628.
8 Cf. Conc. Ecum. Vat. II, Constituição pastoral Gaudium et spes, n. 14.
10 Cf. Santo Agostinho, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 627.
11 Cf. Tb 2, 9; 12, 12.
12 Cf. Catecismo da Igreja Católica, n. 2300.
13Cf. Suprema e Sagrada Congregação do Santo Ofício, Istruçao Piam et constantem, de 5 de Julho de 1963: AAS 56 (1964), 822.
14 CDC, can. 1176, § 3; cf. CCIO, can. 876, § 3.
15 Catecismo da Igreja Católica, n. 962.
16 CDC, can. 1184; CCIO, can. 876, § 3.
[01683-PO.01] [Texto original: Português]
Testo in lingua polacca
Instrukcja Ad resurgendum cum Christo
dotycząca pochówku ciał zmarłych
oraz przechowywania prochów w przypadku kremacji
1. Aby zmartwychwstać z Chrystusem, należy umrzeć z Chrystusem, należy “opuścić nasze ciało i stanąć w obliczu Pana” (2 Kor 5,8). W instrukcji Piam et constantem z dnia 5 lipca 1963 roku, ówczesne Święte Oficjum ustanowiło, by “wiernie dochowywać zwyczaju grzebania ciał wiernych zmarłych”, dodając jednak, że kremacja nie jest “sama w sobie sprzeczna z religią chrześcijańską” i aby nie odmawiano już sakramentów i uroczystości pogrzebowych tym, którzy poprosili o kremację po śmierci, pod warunkiem, że wybór ten nie był podyktowany wolą “odrzucenia chrześcijańskich dogmatów, albo w duchu sekciarskim, albo też pod wpływem nienawiści wobec religii katolickiej i Kościoła”.1 Owa zmiana dyscypliny kościelnej została później wprowadzona do Kodeksu Prawa Kanonicznego (1983) oraz do Kodeksu Kanonów Kościołów Wschodnich (1990).
Tymczasem praktyka kremacji rozpowszechniła się znacząco w dużej liczbie krajów, ale jednocześnie rozpowszechniły się także nowe idee, sprzeczne z wiarą Kościoła. Po dokładnym wysłuchaniu Kongregacji ds. Kultu Bożego i Dyscypliny Sakramentów, Papieskiej Rady ds. Tekstów Prawnych oraz licznych Konferencji Episkopatów i Synodów Biskupich Kościołów Wschodnich, Kongregacja Nauki Wiary uznała za właściwe opublikować nową Instrukcję, w celu potwierdzenia przyczyn doktrynalnych i duszpasterskich, dla których preferuje się pochówek ciał, oraz wydać normy dotyczące przechowywania prochów w przypadku kremacji.
2. Zmartwychwstanie Jezusa jest kulminacyjną prawdą wiary chrześcijańskiej, głoszoną jako zasadnicza część Tajemnicy Paschalnej od samych początków chrześcijaństwa: “Przekazałem wam to, co przejąłem: że Chrystus umarł - zgodnie z Pismem - za nasze grzechy, że został pogrzebany, że zmartwychwstał trzeciego dnia, zgodnie z Pismem: i że ukazał się Kefasowi, a potem Dwunastu” (1 Kor 15,3-5).
Przez swoją śmierć i zmartwychwstanie, Chrystus uwolnił nas od grzechu i dał nam dostęp do nowego życia: “Jak Chrystus powstał z martwych dzięki chwale Ojca, także i my możemy wkroczyć w nowe życie” (Rz 6,4). Ponadto, Chrystus zmartwychwstały jest początkiem i źródłem naszego przyszłego zmartwychwstania: “Chrystus zmartwychwstał jako pierwszy spośród tych, co pomarli...; i jak w Adamie wszyscy umierają, tak też w Chrystusie wszyscy będą ożywieni” (1 Kor 15,20–22).
Jeśli prawdą jest, że Chrystus wskrzesi nas “w dniu ostatecznym”, jest również prawdą, pod pewnym względem, że już zmartwychwstaliśmy z Chrystusem. Przez chrzest bowiem jesteśmy zanurzeni w śmierci i zmartwychwstaniu Chrystusa i sakramentalnie do Niego upodobnieni: “jako razem z Nim pogrzebani w chrzcie, w którym też razem zostaliście wskrzeszeni przez wiarę w moc Boga, który Go wskrzesił” (Kol 2,12). Zjednoczeni z Chrystusem przez chrzest, już teraz uczestniczymy w sposób rzeczywisty w życiu Chrystusa zmartwychwstałego (por. Ef 2,6).
Dzięki Chrystusowi w chrześcijaństwie śmierć ma znaczenie pozytywne. Kościół w liturgii modli się: “Albowiem życie Twoich wiernych, o Panie, zmienia się, ale się nie kończy, i gdy rozpadnie się dom doczesnej pielgrzymki, znajdą przygotowane w niebie wieczne mieszkanie”.2 Z chwilą śmierci dusza zostaje oddzielona od ciała, ale w zmartwychwstaniu Bóg przywróci niezniszczalne życie naszemu przekształconemu ciału, jednocząc je ponownie z naszą duszą. Również w naszych czasach Kościół wezwany jest do głoszenia wiary w zmartwychwstanie: “Zmartwychwstanie zmarłych jest wiarą chrześcijan: wierząc w nie nimi jesteśmy”.3
3. Idąc za starodawną tradycją chrześcijańską, Kościół usilnie zaleca, by ciała zmarłych chowane były na cmentarzu lub w miejscu świętym.4
We wspomnieniu śmierci, pogrzebania i zmartwychwstania Pana, tajemnicy w świetle której objawia się chrześcijański sens śmierci,5 pochówek jest przede wszystkim najbardziej odpowiednią formą wyrażenia wiary i nadziei w zmartwychwstanie ciała.6
Kościół, który jak Matka towarzyszył chrześcijaninowi podczas jego ziemskiej pielgrzymki, ofiaruje Ojcu, w Chrystusie, dziecko Jego łaski i powierza ziemi jego śmiertelne szczątki w nadziei, że zmartwychwstanie w chwale.7
Grzebiąc ciała wiernych zmarłych, Kościół potwierdza wiarę w zmartwychwstanie ciała8 i zamierza uwydatnić wysoką godność ludzkiego ciała, jako nierozłącznej części osoby, której historię to ciało współdzieli.9 Nie może zatem pozwolić na postawy i obrzędy, które uwzględniają błędne pojęcie śmierci, postrzeganej zarówno jako ostateczne unicestwienie osoby, jak i chwilę jej fuzji z matką naturą lub ze wszechświatem, jako etap w procesie reinkarnacji, lub też jako ostateczne wyzwolenie z ”więzienia” ciała.
Ponadto pochówek na cmentarzach lub w innych miejscach świętych właściwie odpowiada współczuciu i szacunkowi, jakie należą się ciałom zmarłych wiernych, które przez chrzest stały się świątynią Ducha Świętego i którymi, “jak narzędziami i naczyniami, w sposób święty posłużył się Duch Święty, aby dokonać wielu dobrych dzieł”.10
Sprawiedliwy Tobiasz wychwalany jest za zasługi zdobyte wobec Boga przez to, że grzebał zmarłych,11 a Kościół uważa pochówek zmarłych za dzieło miłosierdzia wobec ciała.12
Na koniec wreszcie pochówek ciał wiernych zmarłych na cmentarzach lub w innych miejscach świętych sprzyja pamięci i modlitwie za zmarłych ze strony rodziny i całej wspólnoty chrześcijańskiej, jak też czczenia męczenników i świętych.
Przez pochówek ciał na cmentarzach, w kościołach czy na terenach do tego przystosowanych, tradycja chrześcijańska strzegła wspólnoty między żywymi i umarłymi, i przeciwstawiała się tendencji ukrywania lub prywatyzowania wydarzenia śmierci oraz znaczenia, jakie ma ona dla chrześcijan.
4. Tam, gdzie przyczyny typu higienicznego, ekonomicznego lub społecznego prowadzą do wyboru kremacji - wyboru, który nie może być sprzeczny z jasno wyrażoną wolą zmarłego, lub z jego wolą niebezpodstawnie domniemaną - Kościół nie dostrzega przyczyn doktrynalnych, by zakazać takiej praktyki, jako że kremacja zwłok nie dotyka duszy i nie uniemożliwia boskiej wszechmocy wskrzeszenia ciała, a więc nie zawiera obiektywnego zaprzeczenia doktryny chrześcijańskiej na temat nieśmiertelności duszy i zmartwychwstania ciała.13
Kościół nadal preferuje pochówek ciał, jako że w ten sposób okazuje się większy szacunek zmarłym; kremacja jednak nie jest zakazana, “chyba że została wybrana z powodów sprzecznych z nauką chrześcijańską”.14
W przypadku braku motywacji sprzecznych z doktryną chrześcijańską, Kościół, po odprawieniu uroczystości pogrzebowych, towarzyszy w kremacji przez właściwe wskazówki liturgiczne i duszpasterskie, dokładając szczególnej troski, by unikać wszelkiego rodzaju skandalu czy obojętności religijnej.
5. Kiedy z uzasadnionych przyczyn dokonuje się wyboru kremacji zwłok, prochy zmarłego muszą być przechowywane z zasady w miejscu świętym, czyli na cmentarzu, lub jeśli trzeba w kościele albo na terenie przeznaczonym na ten cel przez odpowiednie władze kościelne.
Od samego początku chrześcijanie pragnęli, by ich zmarli byli obiektem modlitw i wspomnień wspólnoty chrześcijańskiej. Ich groby stawały się miejscami modlitwy, pamięci i zadumy. Zmarli wierni są częścią Kościoła, który wierzy we wspólnotę “tych, którzy pielgrzymują na ziemi, zmarłych, którzy jeszcze oczyszczają się, oraz tych, którzy cieszą się już szczęściem nieba; wszyscy łączą się w jeden Kościół”.15
Przechowywanie prochów w miejscu świętym może przyczynić się do zmniejszenia ryzyka odsunięcia zmarłych od modlitwy i pamięci krewnych i wspólnoty chrześcijańskiej. W ten sposób ponadto unika się możliwych sytuacji zapomnienia czy braku szacunku, jakie mogą mieć miejsce przede wszystkim po przeminięciu pierwszego pokolenia, jak również nieodpowiednich czy przesądnych praktyk.
6. Z wyżej wymienionych powodów przechowywanie prochów w miejscu zamieszkania nie jest dozwolone. Jedynie w przypadku ważnych i wyjątkowych okoliczności, zależnych od uwarunkowań kulturalnych o charakterze lokalnym, Ordynariusz, w porozumieniu z Konferencją Episkopatu lub Synodem Biskupów Kościołów Wschodnich, może udzielić zezwolenia na przechowywanie prochów w miejscu zamieszkania. Prochy jednak nie mogą być rozdzielane między poszczególne ogniska rodzinne i zawsze należy zapewniać im szacunek oraz odpowiednie warunki przechowywania.
7. Aby uniknąć wszelkiego rodzaju dwuznaczności o charakterze panteistycznym, naturalistycznym czy nihilistycznym, nie należy zezwalać na rozrzucanie prochów w powietrzu, na ziemi lub w wodzie albo w inny sposób, ani też przerabianie kremowanych prochów na pamiątki, biżuterię czy inne przedmioty, pamiętając, że w stosunku do tego typu postępowania nie można brać pod uwagę przyczyn higienicznych, społecznych czy ekonomicznych, które mogą prowadzić do wyboru kremacji.
8. W przypadku gdy zmarły notorycznie żądał kremacji i rozrzucenia własnych prochów w naturze z powodów sprzecznych z wiarą chrześcijańską, należy, zgodnie z prawem, odmówić przeprowadzenia uroczystości pogrzebowych.16
W czasie audiencji udzielonej w dniu 18 marca 2016 roku niżej podpisanemu Kardynałowi Prefektowi, Ojciec Święty Franciszek zatwierdził niniejszą Instrukcję, przyjętą podczas Sesji Zwyczajnej w tej Kongregacji w dniu 2 marca 2016 roku, i polecił ją opublikować.
Rzym, w siedzibie Kongregacji Nauki Wiary, 15 sierpnia 2016 roku, w Uroczystość Wniebowzięcia Najświętszej Maryi Panny.
Gerhard Kard. Müller
Prefekt
Luis F. Ladaria, S.I.
Arcybiskup tytularny Thibica
Sekretarz
____________________
[1] AAS 56 (1964), 822-823.
2 Mszał Rzymski, Prefacja o zmarłych, I.
3 Tertulian, De resurrectione carnis, 1,1: CCL 2, 921.
4 Por. Kodeks Prawa Kanonicznego, kan. 1176, § 3; kan. 1205; CCEO, kan. 876, § 3; kan. 868.
5 Por. Katechizm Kościoła Katolickiego, nr 1681.
6 Por. Katechizm Kościoła Katolickiego, nr 2300.
7 Por. 1 Kor 15,42-44; Katechizm Kościoła Katolickiego, nr 1683.
8 Por. Święty Augustyn, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 628.
9 Por. Sobór Watykański II, Konstytucja duszpasterska Gaudium et spes, nr 14.
10 Por. Święty Augustyn, De cura pro mortuis gerenda, 3, 5: CSEL 41, 627.
11 Por. Tb 2, 9; 12, 12.
12 Por. Katechizm Kościoła Katolickiego, nr 2300.
13 Por. Najwyższa Święta Kongregacja Świętego Oficjum, Instrukcja Piam et constantem, 5 lipca 1963: AAS 56 (1964), 822.
14 Kodeks Prawa Kanonicznego, kan. 1176, § 3; por. Kodeks Kanonów Kościołów Wschodnich, kan. 876, § 3.
15 Katechizm Kościoła Katolickiego, nr 962.
16 Kodeks Prawa Kanonicznego, kan. 1184; Kodeks Kanonów Kościołów Wschodnich, kan. 876, § 3.
[01683-PL.01] [Testo originale: Polacco]
[B0761-XX.02]