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Conferenza Stampa per la presentazione del Messaggio del Santo Padre per la Celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, 01.09.2016


Intervento del Card. Peter Kodwo Appiah Turkson

Intervento di S.E. Mons. Brian Farrell, L.C.

Intervento del Sig. Terence Ward

Alle ore 11.30 di questa mattina, si tiene nella Sala Stampa della Santa Sede una Conferenza Stampa per illustrare il Messaggio del Santo Padre Francesco “Usiamo misericordia verso la nostra casa comune”, per la Celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato.

Intervengono l’Em.mo Card. Peter Kodwo Appiah Turkson, finora Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace; S.E. Mons. Brian Farrell, L.C., Segretario del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani e il Sig. Terence Ward, Autore del libro The Guardian of Mercy.

Riportiamo di seguito gli interventi del Card. Turkson e di S.E. Mons. Farrell:

Intervento del Card. Peter Kodwo Appiah Turkson

Testo in lingua italiana

Testo in lingua inglese

Testo in lingua italiana

L’anno scorso, dopo la presentazione dell’Enciclica Laudato si’, Sua Santità Papa Francesco ha annunciato che la Chiesa Cattolica, seguendo il buon esempio dei nostri fratelli e sorelle ortodossi, istituiva la “Giornata Mondiale di Preghiera per la cura del Creato”. Questo in riconoscimento del ruolo guida del caro Patriarca Ecumenico Bartolomeo, il quale ha da tempo compreso come l’abuso dei doni della creazione da parte degli esseri umanai, costituisca un grave peccato. L’idea di una giornata di preghiera per la nostra casa comune è nata dal suggerimento del suo rappresentante, mio fratello, il Metropolita Ioannis di Pergamo il quale, l’anno scorso, con mia grande gioia, è venuto qui a Roma affiancandomi nella presentazione dell’Enciclica. Noi ci uniamo anche alle altre Comunità cristiane e alle altre Religioni perché la cura per la nostra casa comune unisce tutti noi in maniera profonda.

Papa Francesco, nell’annunciare che anche la Chiesa Cattolica avrebbe celebrato un giorno di preghiera per il creato, ha ritenuto, così facendo, di offrire “ai singoli credenti ed alle comunità la preziosa opportunità di rinnovare la personale adesione alla propria vocazione di custodi del creato, elevando a Dio il ringraziamento per l’opera meravigliosa che Egli ha affidato alla nostra cura, invocando il suo aiuto per la protezione del creato e la sua misericordia per i peccati commessi contro il mondo in cui viviamo”.

E’ in questa ottica che si pone il primo Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale di Preghiera del Creato durante quest’Anno Giubilare della Misericordia: noi esseri umani siamo chiamati a mostrare misericordia verso la nostra casa comune, a riconoscere e a pentirci per i peccati commessi contro il creato e a modificare la nostra condotta di vita attraverso la grazia della misericordia di Dio.

Il primo passo da fare in tal senso è riconoscere umilmente il male che stiamo arrecando alla terra con l’inquinamento, la vergognosa distruzione degli ecosistemi, la perdita della biodiversità e lo spettro del cambiamento climatico, che di anno in anno, sembra essere sempre più vicino e pericoloso. E’ necessario comprendere che quando arrechiamo un danno alla terra, facciamo del male ai poveri, infinitamente amati da Dio.

Papa Francesco ci invita ad essere onesti con noi stessi e a prendere consapevolezza del nostro peccato, che è contro la creazione, contro i poveri e contro tutti quelli che non sono ancora nati. Questo significa esaminare le nostre coscienze e pentirci. Anche se non siamo abituati a considerare come peccato questo tipo di comportamento, Papa Francesco dice che esistono peccati “che finora non abbiamo saputo riconoscere e confessare”.

E’ adesso che siamo chiamati a riconoscere questo peccato e a mettere profondamente in discussione il nostro stile di vita, soprattutto nel caso in cui esso rifletta un “desiderio disordinato di consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno”.

Un vero esame di coscienza ci porterebbe, inoltre, a riconoscere non solo le nostre debolezze individuali, ma anche le debolezze presenti a livello istituzionale. Utilizzando le parole di Papa Francesco, siamo partecipi “di un sistema «che ha imposto la logica del profitto ad ogni costo, senza pensare all’esclusione sociale o alla distruzione della natura»,1 Ciò coinvolge tutti noi in una maniera o in altra.

Se il desiderio di pentirci è sincero, dobbiamo confessare i nostri peccati contro il Creatore, il creato e contro i nostri fratelli e sorelle, così che la “grazia misericordiosa di Dio che riceviamo nel Sacramento ci aiuterà a farlo”.

Solo in questo modo, dice Papa Francesco, saremo pronti a modificare e a cambiare il corso delle nostre esistenze sia in una dimensione individuale che istituzionale. A livello individuale, siamo chiamati ad una “conversione ecologica” da sperimentare nella nostra quotidianità, senza pensare che il nostro impegno, anche se fatto di piccoli gesti, non serva a nulla. La virtù, anche quella ecologica, può essere infatti contagiosa: il buon esempio di un singolo può incoraggiare molti altri a fare lo stesso.

L’iniziativa individuale, però, per quanto importante essa sia, non è ancora abbastanza per un cambiamento di rotta. La conversione ecologica non riguarda solo l’individuo, ma anche la comunità. E’ fondamentale, infatti, che si convertano anche gli economisti e i politici, allontanandosi dall’ossessione egoistica di un guadagno elettorale o finanziario a breve termine, e andando verso un sincero apprezzamento del bene comune.

Questo è evidente se consideriamo l’agenda dello sviluppo sostenibile. Papa Francesco elogia l’adozione degli Obiettivi Sostenibili di Sviluppo e l’Accordo di Parigi dell’anno scorso, sui cambiamenti climatici, ma affinché questa agenda abbia successo, è richiesta la ferma volontà politica e l’impegno eroico da parte del mondo economico e degli affari. Anche questo fa parte del “fermo proposito di cambiare vita” inteso da Papa Francesco.

Ma questo cambiamento è già visibile? Stiamo veramente modificando il nostro stile di vita? Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, la comunità internazionale ha tracciato una linea rossa due gradi più in basso rispetto all’attuale temperatura del globo terreste. Questo richiede l’abbandono dei carburanti fossili per un maggiore utilizzo delle energie rinnovabili entro il 2070. Si tratta di un impegno importantissimo. Ma la nostra società è veramente consapevole di cosa significhi e cosa comporterà arrivare a quest’obiettivo? Noi no. L’Accordo di Parigi pone due gradi come limite massimo e ci domanda invece di limitare l’innalzamento a 1.5 gradi. Il raggiungimento di tale obiettivo è enormemente più difficile e richiederà che il “fermo proposito di cambiare vita” diventi persino più forte. Siamo all’altezza del compito?

Questa responsabilità è di tutti. Papa Francesco ritiene infatti che sia compito dei cittadini esigere che ciò avvenga e che si miri ad obiettivi sempre più ambiziosi. Ad esempio, nella Laudato si’ Papa Francesco dice che la pressione sociale, intesa anche come boicottaggio di alcuni prodotti, può costringere gli uomini d’affari a riconsiderare l’incidenza della loro produzione sull’ambiente.

Non dimentichiamoci della solidarietà in chiave globale. Per pagare del “debito ecologico” contratto con i paesi vicini più poveri, i paesi più ricchi dovrebbero fornire loro i supporti tecnici e finanziari di cui essi necessitano. La stessa logica anima anche il movimento di scoraggiamento dell'investimento in carburanti fossili.

Auspicando questo cambiamento nelle nostre vite e nelle nostre istituzioni, Papa Francesco ci invita ad una nuova opera di misericordia. Egli dice: “Niente unisce maggiormente con Dio che un atto di misericordia, sia che si tratti della misericordia con la quale il Signore ci perdona i nostri peccati, sia che si tratti della grazia che ci dà per praticare le opere di misericordia in suo nome”. E’ questo il passo che segna la vera conversione ecologica, una vera internazionalizzazione della sensibilità ecologica. Noi siamo chiamati spiritualmente e concretamente a completare la nostra opera di misericordia con la cura per la nostra casa comune.

Per concludere, questo Messaggio si pone come logica conseguenza alla Laudato si’ in quanto esso ci mostra come interiorizzare l’insegnamento dell’Enciclica nelle nostre vite e nel nostro mondo. Questo Messaggio ci chiede di dare vita alla Laudato si’! Siamo pronti a rispondere all’invito di Papa Francesco e alle sfide che esso comporta?

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1 Discorso, II Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, Santa Cruz de la Sierra (Bolivia), 9 luglio 2015.

[01369-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Testo in lingua inglese

Last year, following the launch of his encyclical Laudato Si’, Pope Francis announced that the Catholic Church would follow the good example our Orthodox brothers and sisters and institute a “World Day of Prayer for the Care of Creation.” This is in recognition of the leadership of the beloved Ecumenical Patriarch Bartholomew, who has long understood that when human beings abuse the gifts of creation, they commit sin. The idea of a common day of prayer for our common home came at the suggestion of his representative, my brother Metropolitan Ioannis of Pergamon, who—to my great joy—came to Rome to help launch the encyclical last year. We also stand together with other Christian communities and with other religions too—because care for our common home is something that truly unites us all.

When Pope Francis announced that the Catholic Church would also mark this day of prayer for creation, he noted that it would “offer individual believers and communities a fitting opportunity to reaffirm their personal vocation to be stewards of creation, to thank God for the wonderful handiwork which he has entrusted to our care, and to implore his help for the protection of creation as well as his pardon for the sins committed against the world in which we live.”

So for a first papal message for the Day of Prayer for the Care of Creation to come during this Jubilee Year of Mercy is very appropriate. For we are being asked to show mercy to our common home—to acknowledge and repent for our sins against creation, and to amend our ways through the merciful grace of God.

The first step in this process is to humbly acknowledge the harm we are doing to the earth through pollution, the scandalous destruction of ecosystems and loss of biodiversity, and the spectre of climate change—which seems nearer and more dangerous with each passing year. And to realize that when we hurt the earth, we also hurt the poor, whom God loves without limit.

Pope Francis is asking us to be honest with ourselves and acknowledge that this is sin—sin against creation, against the poor, against those who have not yet been born. This means that we must examine our consciences and repent. I realize that this is not the way we traditionally think about sin. These are sins, Pope Francis says, that “we have not hitherto acknowledged and confessed.”

But we are now called upon to do so. This means we need to take a long and hard look at our lifestyles, especially when they reflect a “disordered desire to consume more than what is really necessary.”

But it goes even deeper. A genuine examination of conscience would recognize not only our individual failings but also our institutional failings. As Pope Francis says, “we are participants in a system that ‘has imposed the mentality of profit at any price, with no concern for social exclusion or the destruction of nature.’”1 This implicates all of us in one way or another.

If we truly desire to repent, we can confess our sins against the Creator, creation, and our brothers and sisters. And “the merciful grace of God received in the sacrament will help us to do so.”

Once we have done this, Pope Francis says, we are ready to amend our lives and change course. This adjustment also has an individual and institutional dimension. Individually, we are called to “ecological conversion” in our daily lives. We should not think that our efforts—even our small gestures—don’t matter. Virtue, including ecological virtue, can be infectious—one person’s good example can encourage others to do better.

Yet individual initiative, important though it is, is not sufficient to turn the ship around. Ecological conversion entails not only individual conversion, but community conversion too. We need a conversion of economics and politics—away from an obsession with short-term and self-centred financial or electoral gains, and toward a true appreciation of the common good.

This is brought into stark relief when we consider the sustainable development agenda. Pope Francis praises the adoption of the Sustainable Development Goals and the Paris Agreement on climate change last year. But for this agenda to succeed, it will require a heroic amount of political will and a heroic effort by business and economic interests. This too is part of what Pope Francis means by a “firm purpose of amendment.”

Yet are we seeing that adjustment? Are we amending our ways? On climate change, the global community has drawn a red line under a rise in global temperatures of 2 degrees Celsius. This is will require a complete shift away from fossil fuels toward renewables by about 2070. This is a momentous undertaking. But have we as a society truly deliberated on what this means, and what it will take to get there? We have not. And the Paris Agreement puts 2 degrees Celsius as the upper limit, and asks us to try to limit the increase to 1.5 degrees Celsius instead. This is exponentially more difficult, and it will require an even stronger “firm purpose of amendment.” Are we up to the task?

This is the responsibility of all of us. Pope Francis says it is up to citizens to insist that these commitments are honoured, and to advocate for more ambitious goals. As one example from Laudato Si’, he suggests that social pressure—including from boycotting certain products—can force businesses to consider their environmental footprint and patterns of production. The same logic animates the fossil fuel divestment movement.

Let us also not forget the global solidarity dimension. As part of paying down their “ecological debt” to their poorer neighbours, richer countries need to provide them with needed financial and technical support. This too is a component of the “firm purpose of amendment.”

Following this amendment of our lives and institutions, Pope Francis is calling us toward a new work of mercy. For as he says, “nothing unites us to God more than an act of mercy, for it is by mercy that the Lord forgives our sins and gives us the grace to practice acts of mercy in his name.” This is really the final step of ecological conversion, a true internalization of an ecological sensibility. So we are being asked to complement both the spiritual and corporal works of mercy with care for our common home.

To sum up, then: this Message is the next logical step after Laudato Si’, for it is showing us how to internalize its teaching in our lives and in our world. It is asking us to live Laudato Si’! Are we ready to respond to the Holy Father’s invitation – and challenge?

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1 Address, II World Meeting of Popular Movements, Santa Cruz de la Sierra (Bolivia), 9 July 2015.

[01369-EN.01] [Original text: English]

Intervento di S.E. Mons. Brian Farrell, L.C.

Testo in lingua italiana

Testo in lingua inglese

Testo in lingua italiana

Tutti i cristiani, in Oriente ed in Occidente, pregano affinché Dio continui a sostenere e a benedire l’opera delle sue mani fino a che tutta la terra canti al suo nome (cfr. Salmo 66). I cristiani di tutte le tradizioni conoscono da sempre preghiere per i raccolti, per la pioggia, per la fine delle carestie, per ricevere aiuto dal Signore quando si verificano catastrofi naturali. Ad esempio, il Libro romano delle benedizioni contiene, tra le molte altre, benedizioni per i campi, i greggi, le nostre case, il nostro cibo. Benedire significa riconoscere che tutto - l’intero creato e le sue parti - è un dono dell’indicibile amore di Dio, un dono che è stato affidato alla nostra cura e ai nostri sforzi come mezzo per sovvenire alle necessità di tutti.

È un significativo segno di progresso ecumenico il fatto che i cristiani di tutte le Chiese preghino insieme, contemporaneamente, per lodare Dio per la sua opera meravigliosa, per invocare la sua protezione del creato e per rinnovare il proprio impegno nella tutela del mondo in cui viviamo.

Già ai tempi del Patriarca ecumenico Dimitrio, nel 1989, il Patriarcato ecumenico aveva stabilito di dedicare alla preghiera per la salvaguardia del creato il 1° settembre, inizio dell’anno liturgico secondo il calendario ortodosso. In quel giorno la liturgia ortodossa legge il brano biblico relativo alla creazione del mondo.

In seguito, il Patriarca ecumenico Bartolomeo ha mostrato una particolare attenzione per il tema della cura del creato, tanto che è stato chiamato “il Patriarca verde”. Tra le varie iniziative promosse dal Patriarca, vi sono i Convegni scientifici sull’isola di Chalki ed i Simposi intercristiani per la tutela del bene prezioso dell’acqua, che hanno visto la partecipazione di rappresentanti cattolici.

La dedizione dimostrata dal Patriarca ecumenico Bartolomeo nei confronti del creato è stata sottolineato da Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’. Proprio per questo motivo, alla conferenza stampa per la presentazione dell’Enciclica, nel giugno dello scorso anno, è stato invitato ad intervenire il Metropolita Ioannis Zizioulas del Patriarcato ecumenico.

In tale occasione, il Metropolita Zizioulas ha lanciato l’idea di una giornata di preghiera comune per la cura del creato.

Il Santo Padre ha accolto favorevolmente l’idea del Metropolita Zizioulas e, lo scorso anno, ha voluto istituire anche per la Chiesa cattolica la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, da celebrare ogni anno il 1° settembre, data coincidente a quella del Patriarcato ecumenico. In tutto il mondo cristiano, la decisione del Santo Padre è stata molto apprezzata.

Già da tempo, il Consiglio Ecumenico delle Chiese dedicava alla preghiera ed alla riflessione sulla salvaguardia del creato il periodo che va dal 1° settembre al 4 ottobre, festa di San Francesco. La Comunione Anglicana, da parte sua, celebra una simile Giornata il 1° settembre. Il Patriarcato di Mosca ha deciso di dedicare alla preghiera per la cura del creato la prima domenica di settembre, dato che in Russia, il 1° settembre, l’attenzione generale è concentrata sull’apertura delle scuole.

È dunque evidente che esiste attualmente una grande “sintonia ecumenica” su questo tema di spiccato rilievo. È significativo che, per la Giornata di quest’anno, il Segretario Generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, il Dott. Olav Fykse Tveit, abbia rilasciato un video messaggio nel quale incoraggia tutti i cristiani delle Chiese membro a pregare per questa intenzione. Anche il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee e la Conferenza delle Chiese Europee, insieme all’European Christian Environmental Network, hanno pubblicato un messaggio comune.

L’auspicio è che, in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, i fedeli di tutte le confessioni si incontrino, anche a livello di diocesi e di parrocchie, per pregare insieme e per collaborare in iniziative comuni su questo tema.

Nel Messaggio di oggi, Usiamo misericordia verso la nostra casa comune, il Santo Padre mette in evidenza il legame tra la nostra responsabilità verso il creato e la nostra preghiera e riflessione durante il Giubileo della Misericordia. Egli ci chiama alla conversione: per superare le barriere dell’egoismo che porta ad un uso sfrenato delle ricchezze del mondo, per approfondire il pentimento e per coltivare “un cuore misericordioso”. Questi sono gli stessi sentimenti che animano, presso gli ortodossi, i “Vespri per la Salvaguardia del Creato”, una preghiera molto bella di lode e di supplica a Dio per la terra e per tutti i suoi abitanti.

Rivolgendo al Signore questa preghiera comune, nel comune intento di convertirsi e di alimentare un cuore misericordioso, i cristiani sono uniti tra loro ad un livello molto profondo, nonostante le divisioni visibili che tuttora permangono. La comunione spirituale li spinge ad agire insieme per rispondere alla sfida della tutela ambientale, che è quella di “cambiare rotta”. Come ci dice il Messaggio di oggi, la nostra cultura del benessere è distorta ed il nostro desiderio di consumare più di quello di cui si ha realmente bisogno è disordinato. Dobbiamo cambiare il nostro atteggiamento e le nostre azioni. Tutti i cristiani, insieme, sono chiamati ad operare questo cambiamento di rotta.

[01370-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Testo in lingua inglese

All Christians, East and West, pray that God will continue to sustain and bless the work of his hands “until all the earth sings the praises of his Name” (cf. Psalm 66). Christians of all traditions are familiar with prayers for the harvest, for rain, for the end of shortage or for help during natural disasters. For example, the Roman Book of Blessings provides blessings for fields and flocks, our homes, food, and more. To bless is to recognize that everything – the whole of creation and all its parts – are a gift of God’s inexpressible love, a gift he entrusted to our human care and labour as the way of providing for common human needs.

It is a great sign of ecumenical progress that Christians in all churches are joining together in prayer at the same time to praise God for his work, to seek his protection of it and to re-commit themselves to safeguarding it.

In the time of the Ecumenical Patriarch Dimitrios (1989), the Ecumenical Patriarchate decided to dedicate 1 September, the beginning of the liturgical year in the Orthodox calendar, to prayer for the safeguarding of creation. On that day the Orthodox liturgy reads the biblical account of the creation of the world.

For his part Ecumenical Patriarch Batholomew has given particular attention to the theme of the care of creation, so much so that he has been called “the green Patriarch”. Among the initiatives he has promoted are the scientific Conferences on the island of Chalki and the inter-Christian Symposia on the safeguarding of the precious resource of water, with the participation of Catholic representatives.

Patriarch Bartholomews’s engagement was underlined in Pope Francis’s encyclicalLaudato Si’. For this reason Metropolitan Ioannis Zizioulas was invited to take part in the press conference to present the encyclical in June of last year.

On that occasion Metropolitan Zizioulas launched the idea of a joint day of prayer for the care of creation.

The Holy Father gladly took up the idea and last year established the World Day of Prayer for the Care of Creation in the Catholic Church, to be celebrated each year on 1 September, coinciding with the Ecumenical Patriarchate. Throughout the Christian world, the Holy Father’s decision was greatly appreciated.

The World Council of Churches had already dedicated the period between 1 September and 4 October, the feast of Saint Francis, to prayer and reflection on safeguarding creation. The Anglican Communion too celebrates such a day on 1 September. The day dedicated to prayer for the care of creation by the Moscow Patriarchate is the first Sunday of September, because 1 September is already a holiday for the opening of the school year.

The fact is that there is broad ecumenical agreement on this important issue. Significantly for this year, the Secretary General of the World Council of Churches, Dr. Olav Fykse Tveit, uses a video message to encourage the faithful of the member churches to pray for this intention. Likewise, the Council of European Bishops’ Conferences together with the Conference of European Churches and the European Christian Environmental Network have published a common message.

The hope is that on the occasion of the World Day of Prayer for the Care of Creation members of all confessions will come together for prayer and collaboration in common actions regarding this issue, also at the diocesan and parochial levels.

In today’s Message, Show Mercy to Our Common Home, the Holy Father underlines the connection between our responsibility towards creation and our prayer and reflection during the Jubilee Year of Mercy. He calls us to conversion: to name and deal with the selfishness that has caused a disproportionate over-use of the world’s resources, to deepen repentance, and to cultivate a “merciful heart.” These are the very sentiments that fill the Orthodox “Vespers for the Preservation of Creation”, a very beautiful prayer of praise and supplication to God for the earth and all its inhabitants.

In sharing that prayer, conversion and “merciful heart”, Christians are united at a very deep level in spite of the visible divisions between them. This spiritual communion motivates them to do things together to answer the challenge of safeguarding the environment by ‘changing course’. As today’s Message says, our culture of prosperity is distorted and our desire to consume more than what is really necessary is disordered. We must change our attitudes and our actions. All Christians together are called to make this change.

[01370-EN.01] [Original text: English]

Intervento del Sig. Terence Ward

On a day of creation and being Irish, I could not avoid sporting some green.

I was invited to briefly speak on this “World Day of Prayer for the Care of Creation” because of my recent book The Guardian of Mercy (Il guardiano della Misericordia). The story centers on a Caravaggio masterpiece in Naples called The Seven Acts of Mercy and how it changed the life of its Guardian. This story happens to also be in remarkable harmony with the Pope’s message.

All sacred traditions speak to Compassion and Human Solidarity which remain the cornerstone of every faith. Voices echo across great distances and time, chanting the same refrain. From the Torah to the Koran, from the Annalects to the words of Ashoka. And, in our New Testament.

Originally, in Matthew 25, there were 6 acts of mercy: Jesus said: “I was hungry and you gave me food, I was thirsty and you gave me drink. I was a stranger and you welcomed me, I was naked and you clothed me. I was sick and you visited me, I was in prison and you came to me.”

In the medieval period, a 7th was added, Burying the Dead.

In our modern times, we have all seen Pope Francis perform all these acts of mercy. And now he has added an 8th work of mercy. And, he shares it with the entire world - Caring for our Common Home. Groundbreaking and Visionary. Ecumenical and Ecological.

One could argue that this is the highest work of mercy because it includes all the others. A modern work of mercy for our modern epoch. Ecumenical above all. And deeply linked to Patriarch Bartholomew of Constantinople who has long spoken about the ecological sin of harming creation. In turn, Pope Francis has focused on the devastation of the environment and the suffering of the poor. He asks us to “hear the cry of the earth and the cry of the poor.

Today, Pope Francis renews his dialogue with “every person living on this planet,” a dialogue that he began in Laudato Si.

And now it is perfectly clear why his Encyclical was released during this Year of Mercy.

We are all tied together. No man is an island. We are bound to creation as stewards of creation.

The secular French philosopher Edgar Morin hailed Laudato Si as a “call for a new civilization.” Bill McKibben, the noted ecologist, says “it may be the most important document in recent times.”

The Pope’s vision reaches far beyond any political labels. His critique is not simply an environmental treatise. It is a breathtaking moral, social, economic, and spiritual commentary on our modern epoch; fundamentally questioning our style of life.

“Intergenerational solidarity is not optional,” he reminds us, “the world we received also belongs to those who will follow us.”

And with this announcement today, Pope Francis cements his Year of Mercy by adding to his powerful message in Laudato Si.

1. The first step. The Holy Father today calls to us to examine our conscience.

Be aware that we are not disconnected from the rest of nature but joined in universal communion. Acknowledge our contribution, big or small, in the destruction of creation.

2. The second step is to begin to change course.

Think of concrete actions, however small. Avoid plastic, reduce water, separate your garbage, use public transport, help others, and turn off lights.

Never think that these are too small. Seek a way to enjoy life’s gifts while controlling consumption. Shun short-term thinking in both business and politics, quick financial gain or electoral greed.

Begin to consider a lifestyle that cares for Nature. The Common Good.

And ask what sort of world we want to leave behind.

Do we want to try to be good ancestors.

3. Embrace this new work of mercy.

Nothing elevates us more than an act of mercy. The objective is sacred - human life and all it embraces.

Simple daily gestures break the logic of violence, exploitation and selfishness.

On the larger scale, citizens should absolutely insist that their governments. and companies act responsibly to honor the Paris Climate Change Agreement… and should advocate for more ambitious goals.

Governor Jerry Brown of California, at the Conference of Mayors here last year said: “We need to think of instances where radical change occurred. Being right here in Rome where we can walk through the ruins of a great Roman Empire gives us an example. It was defeated not by another empire, but by 12 Galileans who had no money, who didn’t even speak Latin, but who began the process of taking down the Empire and replacing it with Christianity.”

And we need to remember it was Gandhi, who overthrew the British Empire. A man with a little cloth wrapped around his body, who now speaks more about where we are than Winston Churchill or any politician.”

So, our Holy Father’s message is embrace this new work of mercy – large and small - care for the common home.

My final question is how would Caravaggio have rendered this 8th work of mercy into his masterpiece? I leave this for you to imagine…

[01375-EN.01] [Original text: English]

[B0609-XX.01]