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Messaggio del Santo Padre Francesco per la Celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, 01.09.2016


Messaggio del Santo Padre

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Traduzione in lingua araba

Pubblichiamo di seguito il Messaggio del Santo Padre Francesco in occasione dell’odierna Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, sul tema Usiamo misericordia verso la nostra casa comune:

Messaggio del Santo Padre

Usiamo misericordia verso la nostra casa comune

In unione con i fratelli e le sorelle ortodossi, e con l’adesione di altre Chiese e Comunità cristiane, la Chiesa Cattolica celebra oggi l’annuale “Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato”. La ricorrenza intende offrire «ai singoli credenti ed alle comunità la preziosa opportunità di rinnovare la personale adesione alla propria vocazione di custodi del creato, elevando a Dio il ringraziamento per l’opera meravigliosa che Egli ha affidato alla nostra cura, invocando il suo aiuto per la protezione del creato e la sua misericordia per i peccati commessi contro il mondo in cui viviamo».1

È molto incoraggiante che la preoccupazione per il futuro del nostro pianeta sia condivisa dalle Chiese e dalle Comunità cristiane insieme ad altre religioni. Infatti, negli ultimi anni, molte iniziative sono state intraprese da autorità religiose e organizzazioni per sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica circa i pericoli dello sfruttamento irresponsabile del pianeta. Vorrei qui menzionare il Patriarca Bartolomeo e il suo predecessore Dimitrios, che per molti anni si sono pronunciati costantemente contro il peccato di procurare danni al creato, attirando l’attenzione sulla crisi morale e spirituale che sta alla base dei problemi ambientali e del degrado. Rispondendo alla crescente attenzione per l’integrità del creato, la Terza Assemblea Ecumenica Europea (Sibiu, 2007) proponeva di celebrare un “Tempo per il Creato” della durata di cinque settimane tra il 1° settembre (memoria ortodossa della divina creazione) e il 4 ottobre (memoria di Francesco di Assisi nella Chiesa Cattolica e in alcune altre tradizioni occidentali). Da quel momento tale iniziativa, con l’appoggio del Consiglio Mondiale delle Chiese, ha ispirato molte attività ecumeniche in diversi parti del mondo. Dev’essere pure motivo di gioia il fatto che in tutto il mondo iniziative simili, che promuovono la giustizia ambientale, la sollecitudine verso i poveri e l’impegno responsabile nei confronti della società, stanno facendo incontrare persone, soprattutto giovani, di diversi contesti religiosi. Cristiani e non, persone di fede e di buona volontà, dobbiamo essere uniti nel dimostrare misericordia verso la nostra casa comune – la terra – e valorizzare pienamente il mondo in cui viviamo come luogo di condivisione e di comunione.

1. La terra grida...

Con questo Messaggio, rinnovo il dialogo con ogni persona che abita questo pianeta riguardo alle sofferenze che affliggono i poveri e la devastazione dell’ambiente. Dio ci ha fatto dono di un giardino rigoglioso, ma lo stiamo trasformando in una distesa inquinata di «macerie, deserti e sporcizia» (Enc. Laudato si’, 161). Non possiamo arrenderci o essere indifferenti alla perdita della biodiversità e alla distruzione degli ecosistemi, spesso provocate dai nostri comportamenti irresponsabili ed egoistici. «Per causa nostra, migliaia di specie non daranno gloria a Dio con la loro esistenza né potranno comunicarci il proprio messaggio. Non ne abbiamo il diritto» (ibid., 33).

Il pianeta continua a riscaldarsi, in parte a causa dell’attività umana: il 2015 è stato l’anno più caldo mai registrato e probabilmente il 2016 lo sarà ancora di più. Questo provoca siccità, inondazioni, incendi ed eventi meteorologici estremi sempre più gravi. I cambiamenti climatici contribuiscono anche alla straziante crisi dei migranti forzati. I poveri del mondo, che pure sono i meno responsabili dei cambiamenti climatici, sono i più vulnerabili e già ne subiscono gli effetti.

Come l’ecologia integrale mette in evidenza, gli esseri umani sono profondamente legati gli uni agli altri e al creato nella sua interezza. Quando maltrattiamo la natura, maltrattiamo anche gli esseri umani. Allo stesso tempo, ogni creatura ha il proprio valore intrinseco che deve essere rispettato. Ascoltiamo «tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri» (ibid., 49), e cerchiamo di comprendere attentamente come poter assicurare una risposta adeguata e tempestiva.

2. …perché abbiamo peccato

Dio ci ha donato la terra per coltivarla e custodirla (cfr Gen 2,15) con rispetto ed equilibrio. Coltivarla “troppo” – cioè sfruttandola in maniera miope ed egoistica –, e custodirla poco è peccato.

Con coraggio il caro Patriarca Ecumenico Bartolomeo ha ripetutamente e profeticamente messo in luce i nostri peccati contro il creato: «Che gli esseri umani distruggano la diversità biologica nella creazione di Dio; che gli esseri umani compromettano l’integrità della terra e contribuiscano al cambiamento climatico, spogliando la terra delle sue foreste naturali o distruggendo le sue zone umide; che gli esseri umani inquinino le acque, il suolo, l’aria: tutti questi sono peccati». Infatti, «un crimine contro la natura è un crimine contro noi stessi e un peccato contro Dio».2

Di fronte a quello che sta accadendo alla nostra casa, possa il Giubileo della Misericordia richiamare i fedeli cristiani «a una profonda conversione interiore» (Enc. Laudato si’, 217), sostenuta in modo particolare dal sacramento della Penitenza. In questo Anno Giubilare, impariamo a cercare la misericordia di Dio per i peccati contro il creato che finora non abbiamo saputo riconoscere e confessare; e impegniamoci a compiere passi concreti sulla strada della conversione ecologica, che richiede una chiara presa di coscienza della nostra responsabilità nei confronti di noi stessi, del prossimo, del creato e del Creatore (cfr ibid., 10; 229).

3. Esame di coscienza e pentimento

Il primo passo in tale cammino è sempre un esame di coscienza, che «implica gratitudine e gratuità, vale a dire un riconoscimento del mondo come dono ricevuto dall’amore del Padre, che provoca come conseguenza disposizioni gratuite di rinuncia e gesti generosi […]. Implica pure l’amorevole consapevolezza di non essere separati dalle altre creature, ma di formare con gli altri esseri dell’universo una stupenda comunione universale. Per il credente, il mondo non si contempla dal di fuori ma dal di dentro, riconoscendo i legami con i quali il Padre ci ha unito a tutti gli esseri» (ibid., 220).

A questo Padre pieno di misericordia e di bontà, che attende il ritorno di ognuno dei suoi figli, possiamo rivolgerci riconoscendo i nostri peccati verso il creato, i poveri e le future generazioni. «Nella misura in cui tutti noi causiamo piccoli danni ecologici», siamo chiamati a riconoscere «il nostro apporto, piccolo o grande, allo stravolgimento e alla distruzione dell’ambiente».3 Questo è il primo passo sulla via della conversione.

Nel 2000, anch’esso un Anno Giubilare, il mio predecessore san Giovanni Paolo II ha invitato i cattolici a fare ammenda per l’intolleranza religiosa passata e presente, così come per le ingiustizie commesse verso gli ebrei, le donne, i popoli indigeni, gli immigrati, i poveri e i nascituri. In questo Giubileo Straordinario della Misericordia invito ciascuno a fare altrettanto. Come singoli, ormai assuefatti a stili di vita indotti sia da una malintesa cultura del benessere sia da un «desiderio disordinato di consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno» (ibid., 123), e come partecipi di un sistema «che ha imposto la logica del profitto ad ogni costo, senza pensare all’esclusione sociale o alla distruzione della natura»,4 pentiamoci del male che stiamo facendo alla nostra casa comune.

Dopo un serio esame di coscienza e abitati da tale pentimento, possiamo confessare i nostri peccati contro il Creatore, contro il creato, contro i nostri fratelli e le nostre sorelle. «Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci fa vedere il confessionale come un luogo in cui la verità ci rende liberi per un incontro».5 Sappiamo che «Dio è più grande del nostro peccato»,6 di tutti i peccati, compresi quelli contro la creazione. Li confessiamo perché siamo pentiti e vogliamo cambiare. E la grazia misericordiosa di Dio che riceviamo nel Sacramento ci aiuterà a farlo.

4. Cambiare rotta

L’esame di coscienza, il pentimento e la confessione al Padre ricco di misericordia conducono a un fermo proposito di cambiare vita. E questo deve tradursi in atteggiamenti e comportamenti concreti più rispettosi del creato, come ad esempio fare un uso oculato della plastica e della carta, non sprecare acqua, cibo ed energia elettrica, differenziare i rifiuti, trattare con cura gli altri esseri viventi, utilizzare il trasporto pubblico e condividere un medesimo veicolo tra più persone, e così via (cfr Enc. Laudato si’, 211). Non dobbiamo credere che questi sforzi siano troppo piccoli per migliorare il mondo. Tali azioni «provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente» (ibid., 212) e incoraggiano «uno stile di vita profetico e contemplativo, capace di gioire profondamente senza essere ossessionati dal consumo» (ibid., 222).

Ugualmente il proposito di cambiare vita deve attraversare il modo in cui contribuiamo a costruire la cultura e la società di cui siamo parte: infatti «la cura per la natura è parte di uno stile di vita che implica capacità di vivere insieme e di comunione» (ibid., 228). L’economia e la politica, la società e la cultura non possono essere dominate da una mentalità del breve termine e dalla ricerca di un immediato ritorno finanziario o elettorale. Esse devono invece essere urgentemente riorientate verso il bene comune, che comprende la sostenibilità e la cura del creato.

Un caso concreto è quello del “debito ecologico” tra il Nord e il Sud del mondo (cfr ibid., 51-52). La sua restituzione richiederebbe di prendersi cura dell’ambiente dei Paesi più poveri, fornendo loro risorse finanziarie e assistenza tecnica che li aiutino a gestire le conseguenze dei cambiamenti climatici e a promuovere lo sviluppo sostenibile.

La protezione della casa comune richiede un crescente consenso politico. In tal senso, è motivo di soddisfazione che a settembre 2015 i Paesi del mondo abbiano adottato gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, e che, a dicembre 2015, abbiano approvato l’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, che si pone l’impegnativo ma fondamentale obiettivo di contenere l’aumento della temperatura globale. Ora i Governi hanno il dovere di rispettare gli impegni che si sono assunti, mentre le imprese devono fare responsabilmente la loro parte, e tocca ai cittadini esigere che questo avvenga, anzi che si miri a obiettivi sempre più ambiziosi.

Cambiare rotta quindi consiste nel «rispettare scrupolosamente il comandamento originario di preservare il creato da ogni male, sia per il nostro bene sia per il bene degli altri esseri umani».7 Una domanda può aiutarci a non perdere di vista l’obiettivo: «Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?» (Enc. Laudato si’, 160).

5. Una nuova opera di misericordia

«Niente unisce maggiormente con Dio che un atto di misericordia – sia che si tratti della misericordia con la quale il Signore ci perdona i nostri peccati, sia che si tratti della grazia che ci dà per praticare le opere di misericordia in suo nome».8

Parafrasando san Giacomo, «la misericordia senza le opere è morta in sé stessa. […] A causa dei mutamenti del nostro mondo globalizzato, alcune povertà materiali e spirituali si sono moltiplicate: diamo quindi spazio alla fantasia della carità per individuare nuove modalità operative. In questo modo la via della misericordia diventerà sempre più concreta».9

La vita cristiana include la pratica delle tradizionali opere di misericordia corporali e spirituali.10 «Di solito pensiamo alle opere di misericordia ad una ad una, e in quanto legate ad un’opera: ospedali per i malati, mense per quelli che hanno fame, ostelli per quelli che sono per la strada, scuole per quelli che hanno bisogno di istruzione, il confessionale e la direzione spirituale per chi necessita di consiglio e di perdono… Ma se le guardiamo insieme, il messaggio è che l’oggetto della misericordia è la vita umana stessa nella sua totalità».11

Ovviamente la vita umana stessa nella sua totalità comprende la cura della casa comune. Quindi, mi permetto di proporre un complemento ai due tradizionali elenchi di sette opere di misericordia, aggiungendo a ciascuno la cura della casa comune.

Come opera di misericordia spirituale, la cura della casa comune richiede «la contemplazione riconoscente del mondo» (Enc. Laudato si’, 214) che «ci permette di scoprire attraverso ogni cosa qualche insegnamento che Dio ci vuole comunicare» (ibid., 85). Come opera di misericordia corporale, la cura della casa comune richiede i «semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo […] e si manifesta in tutte le azioni che cercano di costruire un mondo migliore» (ibid., 230-231).

6. In conclusione, preghiamo

Nonostante i nostri peccati e le spaventose sfide che abbiamo di fronte, non smarriamo mai la speranza: «Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato [...] perché si è unito definitivamente con la nostra terra, e il suo amore ci conduce sempre a trovare nuove strade» (ibid., 13; 245). In particolare il 1° settembre, e poi per tutto il resto dell’anno, preghiamo:

«O Dio dei poveri,
aiutaci a riscattare gli abbandonati
e i dimenticati di questa terra
che tanto valgono ai tuoi occhi. […]
O Dio d’amore, mostraci il nostro posto in questo mondo
come strumenti del tuo affetto per tutti gli esseri di questa terra» (ibid., 246).
O Dio di misericordia, concedici di ricevere il tuo perdono
e di trasmettere la tua misericordia in tutta la nostra casa comune.
Laudato si’.
Amen.

Dal Vaticano, 1° settembre 2016

FRANCESCO

__________________

1 Lettera per l'istituzione della “Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato”, 6 agosto 2015.
2 Discorso a Santa Barbara, California (8 novembre 1997).
3 Bartolomeo I, Messaggio per la Giornata di preghiera per la salvaguardia del creato (1 settembre 2012).
4 Discorso, II Incontro Mondiale dei Movimenti Popolari, Santa Cruz de la Sierra (Bolivia), 9 luglio 2015.
5 Terza meditazione, Ritiro Spirituale in occasione del Giubileo dei Sacerdoti, Basilica di San Paolo fuori le Mura, 2 giugno 2016.
6 Udienza, 30 marzo 2016.
7 Bartolomeo I, Messaggio per la Giornata di preghiera per la salvaguardia del creato (1° settembre 1997).
8 Prima Meditazione, Ritiro Spirituale in occasione del Giubileo dei Sacerdoti, Basilica di San Giovanni in Laterano, 2 giugno 2016.
9 Udienza, 30 giugno 2016.
10 Quelle corporali sono: dar da mangiare agli affamati; dar da bere agli assetati; vestire gli ignudi; alloggiare i pellegrini; visitare gli infermi; visitare i carcerati; seppellire i morti. Quelle spirituali sono: consigliare i dubbiosi; insegnare agli ignoranti; ammonire i peccatori; consolare gli afflitti; perdonare le offese; sopportare pazientemente le persone moleste; pregare Dio per i vivi e per i morti.
11 Terza meditazione, Ritiro Spirituale in occasione del Giubileo dei Sacerdoti, Basilica di San Paolo fuori le Mura, 2 giugno 2016.

[01352-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Usons de miséricorde envers notre maison commune

En union avec les frères et les sœurs orthodoxes, et avec l’adhésion d’autres Églises et Communautés chrétiennes, l’Église catholique célèbre aujourd’hui l’annuelle «Journée mondiale de prière pour la sauvegarde de la création». Cette occasion entend offrir «à chacun des croyants et aux communautés la précieuse opportunité de renouveler leur adhésion personnelle à leur vocation de gardiens de la création, en rendant grâce à Dieu pour l’œuvre merveilleuse qu’Il a confiée à nos soins et en invoquant son aide pour la protection de la création et sa miséricorde pour les péchés commis contre le monde dans lequel nous vivons».1

Il est très encourageant que la préoccupation pour l’avenir de notre planète soit partagée par les Églises et les Communautés chrétiennes avec d’autres religions. En effet, au cours des dernières années, de nombreuses initiatives ont été prises par des Autorités religieuses et par des organisations pour sensibiliser encore plus l’opinion publique aux dangers de l’exploitation irresponsable de la planète. Je voudrais mentionner ici le Patriarche Bartholomée et son prédécesseur Dimitrios, qui pendant de nombreuses années se sont prononcés constamment contre le péché de provoquer des dommages à la création, attirant l’attention sur la crise morale et spirituelle qui est à la base des problèmes environnementaux et de la dégradation. Répondant à l’attention croissante pour l’intégrité de la création, la Troisième Assemblée Œcuménique Européenne (Sibiu, 2007), proposait de célébrer un «Temps pour la Création» d’une durée de cinq semaines entre le 1er septembre (mémoire orthodoxe de la divine création) et le 4 octobre (mémoire de François d’Assise dans l’Église catholique et dans certaines autres traditions occidentales). A partir de ce moment cette initiative, avec l’appui du Conseil Mondial des Églises, a inspiré de nombreuses activités œcuméniques dans diverses parties du monde. Ce doit être aussi un motif de joie le fait que dans le monde entier des initiatives similaires, qui promeuvent la justice environnementale, la sollicitude envers les pauvres et l’engagement responsable à l’égard de la société, font se rencontrer des personnes, surtout des jeunes, de divers contextes religieux. Chrétiens et non-chrétiens, personnes de foi et de bonne volonté, nous devons être unis pour montrer de la miséricorde envers notre maison commune – la terre – et valoriser pleinement le monde dans lequel nous vivons comme lieu de partage et de communion.

1. La terre crie…

Avec ce Message, je renouvelle le dialogue avec chaque personne qui habite cette planète au sujet des souffrances qui affligent les pauvres et la dévastation de l’environnement. Dieu nous a fait don d’un jardin luxuriant, mais nous sommes en train de le transformer en une étendue polluée de «décombres, de déserts et de saletés» (Enc. Laudato si’, n. 161). Nous ne pouvons pas nous résigner ou être indifférents à la perte de la biodiversité et à la destruction des écosystèmes, souvent provoquées par nos comportements irresponsables et égoïstes. «A cause de nous, des milliers d’espèces ne rendront plus gloire à Dieu par leur existence et ne pourront plus nous communiquer leur propre message. Nous n’en avons pas le droit» (ibid. n. 33).

La planète continue à se réchauffer, en partie à cause de l’activité humaine: 2015 a été l’année la plus chaude jamais enregistrée et probablement 2016 le sera encore plus. Cela provoque sécheresse, inondations, incendies et événements météorologiques extrêmes toujours plus graves. Les changements climatiques contribuent aussi à la crise poignante des migrants forcés. Les pauvres du monde, qui sont aussi les moins responsables des changements climatiques, sont les plus vulnérables et en subissent déjà les effets.

Comme l’écologie intégrale le met en évidence, les êtres humains sont profondément liés les uns aux autres et à la création dans son ensemble. Quand nous maltraitons la nature, nous maltraitons aussi les êtres humains. En même temps, chaque créature a sa valeur propre intrinsèque qui doit être respectée. Écoutons «tant la clameur de la terre que la clameur des pauvres» (ibid. n. 49), et cherchons à comprendre attentivement comment pouvoir assurer une réponse adéquate et rapide.

2. …parce que nous avons péché

Dieu nous a donné la terre pour la cultiver et la garder (cf. Gn 2, 15) avec respect et équilibre. La cultiver «trop» – c’est-à-dire en l’exploitant de manière aveugle et égoïste –, et la garder peu est un péché.

Avec courage le cher Patriarche Œcuménique Bartholomée a, à maintes reprises et prophétiquement, mis en lumière nos péchés contre la création: «Que les hommes détruisent la diversité biologique dans la création de Dieu; que les hommes dégradent l’intégrité de la terre en provoquant le changement climatique, en dépouillant la terre de ses forêts naturelles ou en détruisant ses zones humides; que les hommes polluent les eaux, le sol, l’air: tout cela, ce sont des péchés». En effet, «un crime contre la nature est un crime contre nous-mêmes et un péché contre Dieu».2

Face à ce qui arrive à notre maison, puisse le Jubilé de la Miséricorde appeler les fidèles chrétiens «à une profonde conversion intérieure» (Enc. Laudato si’, n. 217), soutenue de façon particulière par le Sacrement de la Pénitence. En cette Année jubilaire, apprenons à chercher la miséricorde de Dieu pour les péchés contre la création que jusqu’à maintenant nous n’avons pas su reconnaître et confesser; et engageons-nous à accomplir des pas concrets sur la route de la conversion écologique, qui demande une claire prise de conscience de notre responsabilité à l’égard de nous-mêmes, du prochain, de la création et du Créateur (cf. ibid. nn. 10; 229).

3. Examen de conscience et repentir

Le premier pas sur ce chemin est toujours un examen de conscience, qui «implique gratitude et gratuité, c'est-à-dire une reconnaissance du monde comme don reçu de l'amour du Père, ce qui a pour conséquence des attitudes gratuites de renoncement et des attitudes généreuses […] Cette conversion implique aussi la conscience amoureuse de ne pas être déconnecté des autres créatures, de former avec les autres êtres de l'univers une belle communion universelle. Pour le croyant, le monde ne se contemple pas de l’extérieur mais de l'intérieur, en reconnaissant les liens par lesquels le Père nous a unis à tous les êtres» (ibid. n. 220).

A ce Père plein de miséricorde et de bonté, qui attend le retour de chacun de ses enfants, nous pouvons nous adresser en reconnaissant nos péchés envers la création, les pauvres et les générations futures. «Dans la mesure où tous nous causons de petits préjudices écologiques», nous sommes appelés à reconnaître «notre contribution, petite ou grande, à la défiguration et à la destruction de la création».3 C’est le premier pas sur le chemin de la conversion.

En l’an 2000, qui fut aussi une Année jubilaire, mon prédécesseur saint Jean-Paul II a invité les catholiques à reconnaître leurs torts pour l’intolérance religieuse passée et présente, ainsi que pour les injustices commises envers les Juifs, les femmes, les peuples indigènes, les immigrés, les pauvres et les enfants à naître. En ce Jubilé extraordinaire de la Miséricorde, j’invite chacun à faire de même. Comme individus, désormais habitués à des styles de vie entrainés soit par une culture mal comprise du bien-être soit par un «désir désordonné de consommer plus qu’il n’est réellement nécessaire» (ibid. n. 123), et comme participants d’un système « qui a imposé la logique du profit à n’importe quel prix, sans penser à l’exclusion sociale ou à la destruction de la nature»,4 repentons-nous du mal que nous faisons à notre maison commune.

Après un sérieux examen de conscience et habités par ce repentir, nous pouvons confesser nos péchés contre le Créateur, contre la création, contre nos frères et nos sœurs. «Le catéchisme de l’Église catholique nous fait voir le confessionnal comme un lieu où la vérité nous rend libres pour une rencontre».5 Nous savons que «Dieu est plus grand que notre péché»,6 que tous les péchés, y compris ceux contre la création. Nous les confessons parce que nous sommes repentants et que nous voulons changer. Et la grâce miséricordieuse de Dieu que nous recevons dans le Sacrement nous aidera à le faire.

4. Changer de route

L’examen de conscience, le repentir et la confession au Père riche en miséricorde conduisent à un ferme propos de changer de vie. Et cela doit se traduire en attitudes et comportements concrets plus respectueux de la création, comme par exemple de faire un usage raisonnable du plastique et du papier, de ne pas gaspiller l’eau, la nourriture et l’énergie électrique, de trier les déchets, de traiter avec soin les autres êtres vivants, d’utiliser les transports publics et de partager un même véhicule entre plusieurs personnes, et ainsi de suite (cf. Enc. Laudato si’, n. 211). Nous ne devons pas croire que ces efforts sont trop petits pour améliorer le monde. Ces actions «suscitent sur cette terre un bien qui tend à se répandre toujours, parfois de façon invisible» (ibid., n. 212) et encouragent «un style de vie prophétique et contemplatif, capable d’aider à apprécier profondément les choses sans être obsédé par la consommation» (ibid., n. 222).

Egalement l’intention de changer de vie doit imprégner notre manière de contribuer à construire la culture et la société dont nous faisons partie: en effet«la préservation de la nature fait partie d’un style de vie qui implique une capacité de cohabitation et de communion» (ibid., n. 228). L’économie et la politique, la société et la culture ne peuvent pas être dominées par une mentalité du court terme et de la recherche d’un gain financier ou électoral immédiat. Elles doivent au contraire être d’urgence réorientées vers le bien commun, qui comprend la durabilité et la sauvegarde de la création.

Un cas concret est celui de la “dette écologique” entre le Nord et le Sud du monde (cf. ibid., nn. 51-52). Sa restitution demanderait de prendre soin de l’environnement des pays plus pauvres, leur fournissant des ressources financières et une assistance technique qui les aident à gérer les conséquences des changements climatiques et à promouvoir le développement durable.

La protection de la maison commune demande un consensus politique croissant. En ce sens, c’est un motif de satisfaction qu’en septembre 2015 les pays du monde aient adopté les Objectifs de Développement durable, et que, en décembre 2015, ils aient approuvé l’Accord de Paris sur les changements climatiques, qui fixe l’objectif exigeant mais fondamental de contenir l’augmentation de la température globale. Maintenant les gouvernements ont le devoir de respecter les engagements qu’ils ont pris, tandis que les entreprises doivent assumer leur part de façon responsable, et il revient aux citoyens d’exiger qu’il en soit ainsi, et qu’on vise même des objectifs toujours plus ambitieux.

Changer de route consiste donc à «respecter scrupuleusement le commandement originel de préserver la création de tout mal, soit pour notre bien soit pour le bien des autres êtres humains».7 Une question peut nous aider à ne pas perdre de vue l’objectif: «Quel genre de monde voulons-nous laisser à ceux qui nous succèdent, aux enfants qui grandissent» (Enc. Laudato si’, n. 160).

5. Une nouvelle œuvre de miséricorde

«Rien n’unit davantage à Dieu qu’un acte de miséricorde – qu’il s’agisse de la miséricorde avec laquelle le Seigneur nous pardonne nos péchés, ou qu’il s’agisse de la grâce qu’il nous accorde pour pratiquer les œuvres de miséricorde en son nom».8

Paraphrasant saint Jacques, «la miséricorde sans les œuvres est morte en elle-même. […] A cause des mutations de notre univers mondialisé, certaines pauvretés matérielles et spirituelles se sont multipliées : laissons donc place à l’imagination de la charité pour distinguer de nouvelles modalités d’action. De cette façon, la voie de la miséricorde deviendra toujours plus concrète».9

La vie chrétienne inclut la pratique des œuvres de miséricorde corporelles et spirituelles traditionnelles.10 «Il est vrai que nous pensons d’habitude aux œuvres de miséricorde, séparément, et en tant que liées à une œuvre : hôpitaux pour les malades, cantines pour ceux qui ont faim, maisons d’accueil pour ceux qui sont dans la rue, écoles pour ceux qui ont besoin d’instruction, le confessionnal et la direction spirituelle pour celui qui a besoin de conseil et de pardon… Mais si nous les regardons ensemble, le message est que l’objet de la miséricorde est la vie humaine elle-même et dans sa totalité».11

Évidemment la vie humaine elle-même et dans sa totalité comprend la sauvegarde de la maison commune. Donc, je me permets de proposer un complément aux deux listes traditionnelles des sept œuvres de miséricorde, ajoutant à chacune la sauvegarde de la maison commune.

Comme œuvre de miséricorde spirituelle, la sauvegarde de la maison commune demande «la contemplation reconnaissante du monde» (Enc. Laudato si’, n. 214) qui «nous permet de découvrir à travers chaque chose un enseignement que Dieu veut nous transmettre» (ibid., n. 85). Comme œuvre de miséricorde corporelle, la sauvegarde de la maison commune demande les «simples gestes quotidiens par lesquels nous rompons la logique de la violence, de l’exploitation, de l’égoïsme […] et se manifeste dans toutes les actions qui essaient de construire un monde meilleur» (ibid., nn. 230-231).

6. En conclusion, prions

Malgré nos péchés et les terribles défis que nous avons face à nous, ne perdons jamais l’espérance: «Le Créateur ne nous abandonne pas, jamais il ne fait marche arrière dans son projet d’amour, il ne se repent pas de nous avoir créés […] parce qu’il s’est définitivement uni à notre terre, et son amour nous porte toujours à trouver de nouveaux chemins» (ibid., nn. 13; 245). En particulier le 1er septembre, et ensuite pour tout le reste de l’année, nous prions:

«Ô Dieu des pauvres,
aide-nous à secourir les abandonnés
et les oubliés de cette terre
qui valent tant à tes yeux. […]
Ô Dieu d’amour, montre-nous notre place dans ce monde
comme instruments de ton affection pour tous les êtres de cette terre (ibid., n. 246).
Ô Dieu de miséricorde, accorde-nous de recevoir ton pardon
et de transmettre ta miséricorde dans toute notre maison commune.
Loué sois-tu.
Amen.

Du Vatican, 1er septembre 2016

FRANÇOIS

__________________

1 Lettre pour l’institution de la «Journée mondiale de prière pour la sauvegarde de la création», 6 août 2015.
2 Discours à Santa Barbara, Californie (8 novembre 1997).
3 Bartholomée I, Message pour la Journée de prière pour la sauvegarde de la création (1er septembre 2012).
4 Discours, IIème Rencontre mondiale des Mouvements populaires, Santa Cruz de la Sierra (Bolivie), 9 juillet 2015.
5 Troisième méditation, Retraite spirituelle à l’occasion du Jubilé des prêtres, Basilique Saint-Paul-hors-les murs, 2 juin 2016.
6 Audience générale, 30 mars 2016.
7 Bartholomée I, Message pour la Journée de prière pour la sauvegarde de la création (1er septembre 2012).
8 Première méditation, Retraite spirituelle à l’occasion du Jubilé des prêtres, Basilique Saint-Jean de Latran, 2 juin 2016.
9 Audience générale, 30 juin 2016.
10 Les œuvres corporelles sont: donner à manger à ceux qui ont faim; donner à boire à ceux qui ont soif; vêtir ceux qui sont nus; loger les pèlerins; visiter les malades; visiter les prisonniers; ensevelir les morts. Les œuvres spirituelles sont: conseiller ceux qui doutent; enseigner aux ignorants; exhorter les pécheurs; consoler les affligés; pardonner les offenses; supporter patiemment les personnes importunes; prier Dieu pour les vivants et pour les morts.
11 Troisième méditation, Retraite spirituelle à l’occasion du Jubilé des prêtres, Basilique Saint-Paul-hors-les murs, 2 juin 2016.

[01352-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Show Mercy to our Common Home

United with our Orthodox brothers and sisters, and with the support of other Churches and Christian communities, the Catholic Church today marks the “World Day of Prayer for the Care of Creation”. This Day offers “individual believers and communities a fitting opportunity to reaffirm their personal vocation to be stewards of creation, to thank God for the wonderful handiwork which he has entrusted to our care, and to implore his help for the protection of creation as well as his pardon for the sins committed against the world in which we live.” 1

It is most encouraging that concern for the future of our planet is shared by the Churches and Christian communities, together with other religions. Indeed, in past decades numerous efforts have been made by religious leaders and organizations to call public attention to the dangers of an irresponsible exploitation of our planet. Here I would mention Patriarch Bartholomew of Constantinople who, like his predecessor Patriarch Dimitrios, has long spoken out against the sin of harming creation and has drawn attention to the moral and spiritual crisis at the root of environmental problems. In response to a growing concern for the integrity of creation, the Third European Ecumenical Assembly in Sibiu in 2007 proposed celebrating a “Time for Creation” during the five weeks between 1 September (the Orthodox commemoration of God’s creation) and 4 October (the commemoration of Francis of Assisi in the Catholic Church and some other Western traditions). This initiative, supported by the World Council of Churches, has since inspired many ecumenical activities in different parts of the world. It is also encouraging that throughout the world similar initiatives promoting environmental justice, concern for the poor and responsible social commitment have been bringing together people, especially young people, from diverse religious backgrounds. Christians or not, as people of faith and goodwill, we should be united in showing mercy to the earth as our common home and cherishing the world in which we live as a place for sharing and communion.

1. The earth cries out …

With this Message, I renew my dialogue with “every person living on this planet” (Laudato Si’, 3) about the sufferings of the poor and the devastation of the environment. God gave us a bountiful garden, but we have turned it into a polluted wasteland of “debris, desolation and filth” (ibid., 161). We must not be indifferent or resigned to the loss of biodiversity and the destruction of ecosystems, often caused by our irresponsible and selfish behaviour. “Because of us, thousands of species will no longer give glory to God by their very existence, nor convey their message to us. We have no such right” (ibid., 33).

Global warming continues, due in part to human activity: 2015 was the warmest year on record, and 2016 will likely be warmer still. This is leading to ever more severe droughts, floods, fires and extreme weather events. Climate change is also contributing to the heart-rending refugee crisis. The world’s poor, though least responsible for climate change, are most vulnerable and already suffering its impact.

As an integral ecology emphasizes, human beings are deeply connected with all of creation. When we mistreat nature, we also mistreat human beings. At the same time, each creature has its own intrinsic value that must be respected. Let us hear “both the cry of the earth and the cry of the poor” (Laudato Si’, 49), and do our best to ensure an appropriate and timely response.

2. … for we have sinned

God gave us the earth “to till and to keep” (Gen 2:15) in a balanced and respectful way. To till too much, to keep too little, is to sin.

My brother, Ecumenical Patriarch Bartholomew has courageously and prophetically continued to point out our sins against creation. “For human beings… to destroy the biological diversity of God’s creation; for human beings to degrade the integrity of the earth by causing changes in its climate, by stripping the earth of its natural forests or destroying its wetlands; for human beings to contaminate the earth’s waters, its land, its air, and its life – these are sins.” Further, “to commit a crime against the natural world is a sin against ourselves and a sin against God.” 2

In the light of what is happening to our common home, may the present Jubilee of Mercy summon the Christian faithful “to profound interior conversion” (Laudato Si’, 217), sustained particularly by the sacrament of Penance. During this Jubilee Year, let us learn to implore God’s mercy for those sins against creation that we have not hitherto acknowledged and confessed. Let us likewise commit ourselves to taking concrete steps towards ecological conversion, which requires a clear recognition of our responsibility to ourselves, our neighbours, creation and the Creator (ibid., 10 and 229).

3. An examination of conscience and repentance

The first step in this process is always an examination of conscience, which involves “gratitude and gratuitousness, a recognition that the world is God’s loving gift, and that we are called quietly to imitate his generosity in self-sacrifice and good works… It also entails a loving awareness that we are not disconnected from the rest of creatures, but joined in a splendid universal communion. As believers, we do not look at the world from without but from within, conscious of the bonds with which the Father has linked us to all beings” (Laudato Si’, 220).

Turning to this bountiful and merciful Father who awaits the return of each of his children, we can acknowledge our sins against creation, the poor and future generations. “Inasmuch as we all generate small ecological damage,” we are called to acknowledge “our contribution, smaller or greater, to the disfigurement and destruction of creation.”3 This is the first step on the path of conversion.

In 2000, also a Jubilee Year, my predecessor Saint John Paul II asked Catholics to make amends for past and present religious intolerance, as well as for injustice towards Jews, women, indigenous peoples, immigrants, the poor and the unborn. In this Extraordinary Jubilee of Mercy, I invite everyone to do likewise. As individuals, we have grown comfortable with certain lifestyles shaped by a distorted culture of prosperity and a “disordered desire to consume more than what is really necessary” (Laudato Si’, 123), and we are participants in a system that “has imposed the mentality of profit at any price, with no concern for social exclusion or the destruction of nature.”4 Let us repent of the harm we are doing to our common home.

After a serious examination of conscience and moved by sincere repentance, we can confess our sins against the Creator, against creation, and against our brothers and sisters. “The Catechism of the Catholic Church presents the confessional as the place where the truth makes us free.”5 We know that “God is greater than our sin,”6 than all our sins, including those against the environment. We confess them because we are penitent and desire to change. The merciful grace of God received in the sacrament will help us to do so.

4. Changing course

Examining our consciences, repentance and confession to our Father who is rich in mercy lead to a firm purpose of amendment. This in turn must translate into concrete ways of thinking and acting that are more respectful of creation. For example: “avoiding the use of plastic and paper, reducing water consumption, separating refuse, cooking only what can reasonably be consumed, showing care for other living beings, using public transport or car-pooling, planting trees, turning off unnecessary lights, or any number of other practices” (Laudato Si’, 211). We must not think that these efforts are too small to improve our world. They “call forth a goodness which, albeit unseen, inevitably tends to spread” and encourage “a prophetic and contemplative lifestyle, one capable of deep enjoyment free of the obsession with consumption” (ibid., 212, 222).

In the same way, the resolve to live differently should affect our various contributions to shaping the culture and society in which we live. Indeed, “care for nature is part of a lifestyle which includes the capacity for living together and communion” (Laudato Si’, 228). Economics and politics, society and culture cannot be dominated by thinking only of the short-term and immediate financial or electoral gains. Instead, they urgently need to be redirected to the common good, which includes sustainability and care for creation.

One concrete case is the “ecological debt” between the global north and south (cf. Laudato Si’, 51-2). Repaying it would require treating the environments of poorer nations with care and providing the financial resources and technical assistance needed to help them deal with climate change and promote sustainable development.

The protection of our common home requires a growing global political consensus. Along these lines, I am gratified that in September 2015 the nations of the world adopted the Sustainable Development Goals, and that, in December 2015, they approved the Paris Agreement on climate change, which set the demanding yet fundamental goal of halting the rise of the global temperature. Now governments are obliged to honour the commitments they made, while businesses must also responsibly do their part. It is up to citizens to insist that this happen, and indeed to advocate for even more ambitious goals.

Changing course thus means “keeping the original commandment to preserve creation from all harm, both for our sake and for the sake of our fellow human beings.”7 A single question can keep our eyes fixed on the goal: “What kind of world do we want to leave to those who come after us, to children who are now growing up?” (Laudato Si’, 160).

5. A new work of mercy

“Nothing unites us to God more than an act of mercy, for it is by mercy that the Lord forgives our sins and gives us the grace to practise acts of mercy in his name.”8

To paraphrase Saint James, “we can say that mercy without works is dead … In our rapidly changing and increasingly globalized world, many new forms of poverty are appearing. In response to them, we need to be creative in developing new and practical forms of charitable outreach as concrete expressions of the way of mercy.”9

The Christian life involves the practice of the traditional seven corporal and seven spiritual works of mercy.10 “We usually think of the works of mercy individually and in relation to a specific initiative: hospitals for the sick, soup kitchens for the hungry, shelters for the homeless, schools for those to be educated, the confessional and spiritual direction for those needing counsel and forgiveness… But if we look at the works of mercy as a whole, we see that the object of mercy is human life itself and everything it embraces.”11

Obviously “human life itself and everything it embraces” includes care for our common home. So let me propose a complement to the two traditional sets of seven: may the works of mercy also include care for our common home.

As a spiritual work of mercy, care for our common home calls for a “grateful contemplation of God’s world” (Laudato Si, 214) which “allows us to discover in each thing a teaching which God wishes to hand on to us” (ibid., 85). As a corporal work of mercy, care for our common home requires “simple daily gestures which break with the logic of violence, exploitation and selfishness” and “makes itself felt in every action that seeks to build a better world” (ibid., 230-31).

6. In conclusion, let us pray

Despite our sins and the daunting challenges before us, we never lose heart. “The Creator does not abandon us; he never forsakes his loving plan or repents of having created us… for he has united himself definitively to our earth, and his love constantly impels us to find new ways forward” (Laudato Si, 13; 245). In a particular way, let us pray on 1 September, and indeed throughout the year:

“O God of the poor,
help us to rescue the abandoned
and forgotten of this earth,
who are so precious in your eyes…
God of love, show us our place in this world
as channels of your love
for all the creatures of this earth” (ibid., 246),
God of mercy, may we receive your forgiveness
and convey your mercy throughout our common home.
Praise be to you!
Amen.

From the Vatican, 1 September 2016

FRANCIS

__________________

1 Letter for the Establishment of the “World Day of Prayer for the Care of Creation” (6 August 2015).
2 Address in Santa Barbara, California (8 November 1997).
3 Bartholomew I, Message for the Day of Prayer for the Protection of Creation (1 September 2012).
4 Address to the Second World Meeting of Popular Movements, Santa Cruz de la Sierra, Bolivia (9 July 2015).
5 Third Meditation, Retreat during the Jubilee for Priests, Basilica of Saint Paul Outside the Walls, Rome (2 June 2016).
6 General Audience of 30 March 2016.
7 Bartholomew I, Message for the Day of Prayer for the Protection of Creation (1 September 1997).
8 First Meditation, Retreat during the Jubilee for Priests, Basilica of Saint John Lateran, Rome (2 June 2016).
9 General Audience of 30 June 2016.
10 The corporal works of mercy are feeding the hungry, giving drink to the thirsty, clothing the naked, welcoming the stranger, visiting the sick, visiting the imprisoned, burying the dead. The spiritual works of mercy are counselling the doubtful, instructing the ignorant, admonishing sinners, consoling the afflicted, forgiving offenses, bearing patiently those who do us ill, praying for the living and the dead.
11Third Meditation, Retreat for the Jubilee for Priests, Basilica of Saint Paul Outside the Walls, Rome (2 June 2016).

[01352-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Erweisen wir unserem gemeinsamen Haus Barmherzigkeit

Vereint mit unseren orthodoxen Brüdern und Schwestern und unter Anteilnahme anderer Kirchen und christlicher Gemeinschaften feiert die katholische Kirche heute den jährlichen „Weltgebetstag für die Bewahrung der Schöpfung“. Der Gedenktag »bietet sowohl den einzelnen Gläubigen wie auch den Gemeinschaften eine gute Möglichkeit, ihre persönliche Einwilligung in ihre eigene Berufung als Hüter der Schöpfung zu erneuern, indem sie Gott für das wunderbare Werk danken, das er unserer Sorge anvertraut hat, und ihn um seine Hilfe für den Schutz der Schöpfung und um seine Barmherzigkeit für die gegen unsere Welt begangenen Sünden bitten«.1

Es ist sehr ermutigend, dass auch andere Religionen die Sorge der Kirchen und der christlichen Gemeinschaften um die Zukunft unseres Planeten teilen. Tatsächlich sind in den letzten Jahren von religiösen Verantwortungsträgern und von Organisationen viele Initiativen ergriffen worden, um die öffentliche Meinung stärker für die Gefahren der unverantwortlichen Ausbeutung der Erde zu sensibilisieren. Ich möchte hier den Patriarchen Bartholomäus und seinen Vorgänger Dimitrios erwähnen, die sich viele Jahre lang beharrlich gegen die Sünde, der Schöpfung Schaden zuzufügen, geäußert haben. Damit haben sie die Aufmerksamkeit auf die moralische und geistliche Krise gelenkt, die den Umweltproblemen und -schäden zugrunde liegen. Als Reaktion auf das zunehmende Interesse an der Unversehrtheit der Schöpfung hat die Dritte Europäische Ökumenische Versammlung (Sibiu / Hermannstadt 2007) vorgeschlagen, vom 1. September (dem orthodoxen Gedenktag der göttlichen Schöpfung) bis zum 4. Oktober (dem Gedenktag des heiligen Franziskus von Assisi in der katholischen Kirche und in einigen anderen westlichen Traditionen) eine fünfwöchige „Zeit für die Schöpfung“ zu begehen. Von jenem Moment an hat diese Initiative mit der Unterstützung des Weltrates der Kirchen viele ökumenische Aktivitäten in verschiedenen Teilen der Welt angeregt. Es ist auch ein Grund zur Freude, dass in aller Welt ähnliche Initiativen, welche die Umweltgerechtigkeit, die Sorge für die Armen und ein verantwortliches gesellschaftliches Engagement fördern, Menschen – vor allem Jugendliche – aus verschiedenen religiösen Umfeldern zusammenführen. Als Christen und Nichtchristen, Gläubige und Menschen guten Willens müssen wir alle vereint unserem gemeinsamen Haus, der Erde, Barmherzigkeit erweisen und die Welt, in der wir leben, als Ort des Miteinander-Teilens und der Gemeinschaft voll zur Geltung bringen.

1. Die Erde schreit auf…

Mit dieser Botschaft nehme ich erneut mit jedem Menschen, der auf diesem Planeten wohnt,den Dialog über die quälenden Leiden der Armen und die Zerstörung der Umwelt auf. Gott hat uns einen blühenden Garten geschenkt, wir aber sind dabei, ihn in eine von »Schutt, Wüsten und Schmutz« (Laudato si’, 161) verseuchte Ebene zu verwandeln. Wir dürfen angesichts des Verlustes der biologischen Vielfalt und der Zerstörung der Ökosysteme – Erscheinungen, die oft durch unser verantwortungsloses und egoistisches Verhalten verursacht werden – nicht aufgeben oder mit Gleichgültigkeit reagieren. »Unseretwegen können bereits Tausende Arten nicht mehr mit ihrer Existenz Gott verherrlichen, noch uns ihre Botschaft vermitteln. Dazu haben wir kein Recht« (ebd., 33).

Der Planet erwärmt sich weiter, zum Teil aufgrund menschlichen Tuns: 2015 war das wärmste Jahr, das je verzeichnet wurde, und 2016 wird wahrscheinlich noch wärmer werden. Das bewirkt Dürreperioden, Überschwemmungen, Brände und immer besorgniserregendere extreme meteorologische Ereignisse. Der Klimawandel trägt auch zu der entsetzlichen Krise der Zwangsmigration bei. Die Armen der Welt, die den Klimawandel am wenigsten zu verantworten haben, sind die Verletzlichsten und leiden bereits unter den Auswirkungen.

Wie die ganzheitliche Ökologie hervorhebt, sind die Menschen untereinander und mit der Schöpfung als Ganzer zutiefst verbunden. Wenn wir die Natur schlecht behandeln, behandeln wir auch die Menschen schlecht. Zugleich besitzt jedes Geschöpf einen ihm innewohnenden Eigenwert, der geachtet werden muss. Seien wir bereit, »die Klage der Armen ebenso zu hören wie die Klage der Erde« (ebd., 49), und versuchen wir, eingehend zu prüfen, wie wir eine geeignete und rechtzeitige Antwort sicherstellen können.

2. …weil wir gesündigt haben

Gott hat uns die Erde gegeben, damit wir sie respektvoll und ausgewogen bebauen und hüten (vgl. Gen 2,15). Sie „zu stark“ zu bebauen – das heißt sie kurzsichtig und egoistisch auszubeuten – und kaum zu hüten, ist Sünde.

Mutig hat der verehrte Ökumenische Patriarch Bartholomäus wiederholt und prophetisch unsere Sünden gegen die Schöpfung deutlich gemacht: »Dass Menschen die biologische Vielfalt in der göttlichen Schöpfung zerstören; dass Menschen die Unversehrtheit der Erde zerstören, indem sie Klimawandel verursachen, indem sie die Erde von ihren natürlichen Wäldern entblößen oder ihre Feuchtgebiete zerstören; dass Menschen […] die Gewässer der Erde, ihren Boden und ihre Luft mit giftigen Substanzen verschmutzen – all das sind Sünden.«2

Möge das Jubiläum der Barmherzigkeit angesichts dessen, was unserem „Haus“ zustößt, die gläubigen Christen »zu einer tiefgreifenden inneren Umkehr« aufrufen (Enzyklika Laudato si’, 217), die besonders durch das Bußsakrament unterstützt wird. Lernen wir in diesem Jubiläumsjahr, die Barmherzigkeit Gottes für die Umweltsünden zu suchen, die wir bisher noch nicht zu erkennen und zu beichten wussten, und verpflichten wir uns, konkrete Schritte auf dem Weg der ökologischen Umkehr zu vollziehen. Diese verlangt, dass wir uns unserer Verantwortung uns selbst, dem Nächsten, der Schöpfung und dem Schöpfer gegenüber klar bewusst werden (vgl. ebd., 10. 229).

3. Gewissenserforschung und Reue

Der erste Schritt auf diesem Weg ist immer eine Gewissenserforschung, die »Dankbarkeit und Unentgeltlichkeit [einschließt], das heißt ein Erkennen der Welt als ein von der Liebe des himmlischen Vaters erhaltenes Geschenk. Daraus folgt, dass man Verzicht übt, ohne eine Gegenleistung zu erwarten«. Sie »schließt auch das liebevolle Bewusstsein ein, nicht von den anderen Geschöpfen getrennt zu sein, sondern mit den anderen Wesen des Universums eine wertvolle allumfassende Gemeinschaft zu bilden. Der Glaubende betrachtet die Welt nicht von außen, sondern von innen her und erkennt die Bande, durch die der himmlische Vater uns mit allen Wesen verbunden hat« (ebd., 220).

An diesen Vater voll Erbarmen und Güte, der die Rückkehr eines jeden seiner Kinder erwartet, können wir uns wenden und unsere Sünden gegen die Schöpfung, die Armen und die kommenden Generationen bekennen. »Insofern wir alle kleine ökologische Schäden verursachen«, sind wir aufgerufen, »unseren kleineren oder größeren Beitrag zur Verunstaltung und Zerstörung der Schöpfung«3 anzuerkennen. Das ist der erste Schritt auf dem Weg der Umkehr.

Im Jahr 2000, das ebenfalls ein Jubiläumsjahr war, hat mein Vorgänger, der heilige Johannes PaulII., die Katholiken aufgefordert, Buße zu tun für die religiöse Intoleranz von einst und jetzt sowie für das begangene Unrecht gegenüber den Juden, den Frauen, den Urbevölkerungen, den Einwanderern, den Armen und den Ungeborenen. In diesem Außergewöhnlichen Jubiläum der Barmherzigkeit fordere ich jeden auf, das gleiche zu tun: Bereuen wir das Übel, das wir unserem gemeinsamen Haus zufügen – als Einzelne, die wir bereits an Lebensstile gewöhnt sind, die auf einer falsch verstandenen Wohlstandskultur beruhen oder auf dem »ungezügelten Wunsch[…], mehr zu konsumieren, als man tatsächlich braucht« (ebd. 123), und als Beteiligte an einem System, das »die Logik des Gewinns um jeden Preis durchgesetzt hat, ohne an die soziale Ausschließung oder die Zerstörung der Natur zu denken«4.

Nach einer ernsten Gewissenserforschung und erfüllt von solcher Reue können wir unsere Sünden gegen den Schöpfer, gegen die Schöpfung und gegen unsere Brüder und Schwestern beichten. »Der Katechismus der Katholischen Kirche zeigt uns den Beichtstuhl als einen Ort, an dem die Wahrheit uns frei macht für eine Begegnung.«5 Wir wissen: »Gott ist größer als unsere Sünde«,6 als alle Sünden, einschließlich der gegen die Schöpfung. Wir beichten sie, weil wir bereuen und uns ändern wollen. Und die barmherzige Gnade, die wir im Sakrament empfangen, wird uns helfen, das zu tun.

4. Einen Kurswechsel vornehmen

Die Gewissenserforschung, die Reue und das Bekenntnis gegenüber dem Vater, der reich ist an Barmherzigkeit, führen zu einem festen Vorsatz, das Leben zu ändern. Und dieser muss in Haltungen und konkrete Verhaltensweisen umgesetzt werden, die mehr Achtung gegenüber der Schöpfung zeigen. Dazu gehört zum Beispiel, Plastik und Papier bedachtsamer zu gebrauchen, die Verschwendung von Wasser, Lebensmitteln und elektrischer Energie zu vermeiden, Abfälle zu sortieren, die anderen Lebewesen sorgsam zu behandeln, die öffentlichen Verkehrsmittel zu benutzen und zu mehreren Personen ein Fahrzeug miteinander zu teilen und vieles mehr (vgl. Laudato si’, 211). Wir dürfen nicht meinen, diese Anstrengungen seien zu gering, um die Welt zu verbessern. Solche Handlungen »verursachen im Schoß dieser Erde etwas Gutes, das stets dazu neigt, sich auszubreiten, manchmal unsichtbar« (ebd., 212), und ermutigen zu einem »prophetischen und kontemplativen Lebensstil, der fähig ist, sich zutiefst zu freuen, ohne auf Konsum versessen zu sein« (ebd., 222).

In gleicher Weise muss der Vorsatz, das Leben zu ändern, sich in der Art ausdrücken, wie wir zum Aufbau der Kultur und der Gesellschaft beitragen, zu der wir gehören. Denn »die Pflege der Natur ist Teil eines Lebensstils, der die Fähigkeit zum Zusammenleben und zur Gemeinschaft einschließt« (ebd., 228). Wirtschaft und Politik, Gesellschaft und Kultur dürfen nicht von einer Mentalität der Kurzfristigkeit und vom Streben nach einem unmittelbaren finanziellen Ertrag oder einem Wahlerfolg beherrscht werden. Sie müssen stattdessen dringend wieder auf das Gemeinwohl ausgerichtet werden, das Nachhaltigkeit und Bewahrung der Schöpfung einschließt.

Ein konkreter Fall ist die „ökologische Schuld“ zwischen dem Norden und dem Süden (vgl. ebd., 51-52) der Erde. Die Erstattung dieser Schuld würde erfordern, für die Umwelt der ärmeren Länder zu sorgen durch die Bereitstellung von Geldmitteln und technischer Unterstützung, die ihnen helfen, mit den Folgen des Klimawandels umzugehen und eine nachhaltige Entwicklung zu fördern.

Der Schutz des gemeinsamen Hauses verlangt einen zunehmenden politischen Konsens. In diesem Sinn ist es ein Grund zur Zufriedenheit, dass die Länder der Welt im September 2015 die Ziele nachhaltiger Entwicklung (Agenda 2030 für nachhaltige Entwicklung) angenommen und im Dezember 2015 das Klima-Abkommen von Paris approbiert haben, das sich das anspruchsvolle, aber grundlegende Ziel setzt, den globalen Temperaturanstieg zu beschränken. Jetzt haben die Regierungen die Verpflichtung, den eingegangenen Verbindlichkeiten nachzukommen, während die Unternehmen verantwortlich ihren Teil beisteuern müssen. Die Aufgabe der Bürger aber besteht darin zu fordern, dass dies geschieht und dass sogar noch ehrgeizigere Ziele angepeilt werden.

Der Kurswechsel bedeutet also, »gewissenhaft das ursprüngliche Gebot zu beachten, die Schöpfung vor allem Schaden zu bewahren, und zwar uns selbst wie auch den anderen Menschen zuliebe«7. Eine Frage kann uns helfen, das Ziel nicht aus den Augen zu verlieren: »Welche Art von Welt wollen wir denen überlassen, die nach uns kommen, den Kindern, die gerade aufwachsen?« (Laudato si’, 160).

5. Ein neues Werk der Barmherzigkeit

»Nichts vereint mehr mit Gott als eine Tat der Barmherzigkeit – ob es sich nun um die Barmherzigkeit handelt, mit der der Herr uns unsere Sünden vergibt, oder um die Gnade, die er uns schenkt, damit wir die Werke der Barmherzigkeit in seinem Namen vollbringen.«8

In Anlehnung an ein Wort des Apostels Jakobus könnten wir sagen: »Die Barmherzigkeit für sich allein ist tot, wenn sie nicht Werke vorzuweisen hat […] Aufgrund des Wandels unserer globalisierten Welt haben sich einige Formen materieller und spiritueller Armut vervielfacht: Geben wir daher der Phantasie der Nächstenliebe Raum, um neue Möglichkeiten des Handelns zu erkennen. Auf diese Weise wird der Weg der Barmherzigkeit immer konkreter werden.«9

Das christliche Leben schließt die Übung der traditionellen Werke der leiblichen und der geistlichen Barmherzigkeit ein.10 »Gewöhnlich [denken wir] an die Werke der Barmherzigkeit […], indem wir sie einzeln betrachten und in Verbindung mit einer Einrichtung sehen: Krankenhäuser für die Kranken, Mittagstische für die Hungrigen, Herbergen für die Obdachlosen, Schulen für die, welche eine Ausbildung brauchen, und Beichtstuhl und geistliche Leitung für die, welche Rat und Vergebung nötig haben… Wenn wir sie aber gemeinsam betrachten, dann lautet die Botschaft, dass der Gegenstand der Barmherzigkeit das menschliche Leben selbst ist und zwar in seiner Ganzheit.«11

Selbstverständlich schließt das menschliche Leben selbst in seiner Ganzheit auch die Sorge um das gemeinsame Haus ein. Ich erlaube mir also, eine Ergänzung der beiden traditionellen Aufzählungen der sieben Werke der Barmherzigkeit vorzuschlagen, indem ich jedem von ihnen die Sorge um das gemeinsame Haus anfüge.

Als geistliches Werk der Barmherzigkeit verlangt die Sorge um das gemeinsame Haus die »dankerfüllte[n] Betrachtung der Welt« (Laudato si’, 214); sie »erlaubt uns, durch jedes Ding irgendeine Lehre zu entdecken, die Gott uns übermitteln möchte« (ebd., 85). Als leibliches Werk der Barmherzigkeit verlangt die Sorge um das gemeinsame Haus die »einfachen alltäglichen Gesten […], die die Logik der Gewalt, der Ausnutzung, des Egoismus durchbrechen […], und zeigt sich bei allen Gelegenheiten, die zum Aufbau einer besseren Welt beitragen« (ebd., 230-231).

6. Zum Schluss lasst uns beten

Trotz unserer Sünden und der erschreckenden Herausforderungen, die vor uns stehen, verlieren wir nie die Hoffnung: »Der Schöpfer verlässt uns nicht, niemals macht er in seinem Plan der Liebe einen Rückzieher, noch reut es ihn, uns erschaffen zu haben […] denn er hat sich endgültig mit unserer Erde verbunden, und seine Liebe führt uns immer dazu, neue Wege zu finden« (ebd., 13. 245). Besonders am 1. September und dann das ganze Jahr hindurch wollen wir beten:

»Gott der Armen,
hilf uns,
die Verlassenen und Vergessenen dieser Erde,
die so wertvoll sind in deinen Augen,
zu retten. […]
Gott der Liebe,
zeige uns unseren Platz in dieser Welt
als Werkzeuge deiner Liebe
zu allen Wesen dieser Erde« (ebd., 246).
Gott der Barmherzigkeit,
lass uns deine Vergebung empfangen
und deine Barmherzigkeit verbreiten
in unserem ganzen gemeinsamen Haus.
Gelobt seist du!
Amen.

Aus dem Vatikan, am 1. September 2016

FRANZISKUS

__________________

1 Schreiben zur Einführung des „Weltgebetstags für die Bewahrung der Schöpfung“ (6. August 2015).
2 Ansprache an das Umwelt-Symposium, Santa Barbara, Kalifornien (8. November 1997).
3 Bartholomäus I., Message upon the World Day of Prayer for the Protection of Creation (1. September 2012).
4 Ansprache, II. Welttreffen der Volksbewegungen, Santa Cruz de la Sierra, Bolivien (9. Juli 2015).
5 Dritte Meditation, Geistliche Einkehr zum Jubiläum der Priester, Basilika Sankt Paul vor den Mauern (2. Juni 2016).
6 Mittwochsaudienz (30. März 2016).
7 Bartholomäus I., Message for the Day of Prayer for the Protection of Creation (1. September 1997).
8 Erste Meditation, Geistliche Einkehr zum Jubiläum der Priester, Basilika Sankt Johannes im Lateran (2. Juni 2016).
9 Mittwochsaudienz (30. Juni 2016).
10 Die leiblichen Werke der Barmherzigkeit sind: die Hungrigen speisen; den Dürstenden zu trinken geben; die Nackten bekleiden; die Fremden aufnehmen; die Kranken besuchen; die Gefangenen besuchen; die Toten begraben. Die geistlichen Werke der Barmherzigkeit sind: die Unwissenden lehren; den Zweifelnden recht raten; die Betrübten trösten; die Sünder zurechtweisen; die Lästigen geduldig ertragen; denen, die uns beleidigen, gerne verzeihen; für die Lebenden und die Toten beten.
11 Dritte Meditation, Geistliche Einkehr zum Jubiläum der Priester, Basilika Sankt Paul vor den Mauern (2. Juni 2016).

[01352-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Usemos misericordia con nuestra casa común

En unión con los hermanos y hermanas ortodoxos, y con la adhesión de otras Iglesias y Comunidades cristianas, la Iglesia católica celebra hoy la anual «Jornada mundial de oración por el cuidado de la creación». La jornada pretende ofrecer «a cada creyente y a las comunidades una valiosa oportunidad de renovar la adhesión personal a la propia vocación de custodios de la creación, elevando a Dios una acción de gracias por la maravillosa obra que él ha confiado a nuestro cuidado, invocando su ayuda para la protección de la creación y su misericordia por los pecados cometidos contra el mundo en el que vivimos».1

Es muy alentador que la preocupación por el futuro de nuestro planeta sea compartida por las Iglesias y las Comunidades cristianas junto a otras religiones. En efecto, en los últimos años, muchas iniciativas han sido emprendidas por las autoridades religiosas y otras organizaciones para sensibilizar en mayor medida a la opinión pública sobre los peligros del uso irresponsable del planeta. Quisiera aquí mencionar al Patriarca Bartolomé y a su predecesor Demetrio, que durante muchos años se han pronunciado constantemente contra el pecado de causar daños a la creación, poniendo la atención sobre la crisis moral y espiritual que está en la base de los problemas ambientales y de la degradación. Respondiendo a la creciente atención por la integridad de la creación, la Tercera Asamblea Ecuménica Europea (Sibiu 2007) proponía celebrar un «Tiempo para la creación», con una duración de cinco semanas entre el 1 de septiembre (memoria ortodoxa de la divina creación) y el 4 de octubre (memoria de Francisco de Asís en la Iglesia católica y en algunas otras tradiciones occidentales). Desde aquel momento dicha iniciativa, con el apoyo del Consejo Mundial de las Iglesias, ha inspirado muchas actividades ecuménicas en diversos lugares.

Debe ser también un motivo de alegría que, en todo el mundo, iniciativas parecidas que promueven la justicia ambiental, la solicitud hacia los pobres y el compromiso responsable con la sociedad, están fomentando el encuentro entre personas, sobre todo jóvenes, de diversos contextos religiosos. Los Cristianos y los no cristianos, las personas de fe y de buena voluntad, hemos de estar unidos en el demostrar misericordia con nuestra casa común ―la tierra― y valorizar plenamente el mundo en el cual vivimos como lugar del compartir y de comunión.

1. La tierra grita…

Con este Mensaje, renuevo el diálogo con «toda persona que vive en este planeta» respecto a los sufrimientos que afligen a los pobres y la devastación del medio ambiente. Dios nos hizo el don de un jardín exuberante, pero lo estamos convirtiendo en una superficie contaminada de «escombros, desiertos y suciedad» (Laudato si’, 161). No podemos rendirnos o ser indiferentes a la pérdida de la biodiversidad y a la destrucción de los ecosistemas, a menudo provocados por nuestros comportamientos irresponsables y egoístas. «Por nuestra causa, miles de especies ya no darán gloria a Dios con su existencia ni podrán comunicarnos su propio mensaje. No tenemos derecho» (ibíd., 33).

El planeta continúa a calentarse, en parte a causa de la actividad humana: el 2015 ha sido el año más caluroso jamás registrado y probablemente el 2016 lo será aún más. Esto provoca sequía, inundaciones, incendios y fenómenos meteorológicos extremos cada vez más graves. Los cambios climáticos contribuyen también a la dolorosa crisis de los emigrantes forzosos. Los pobres del mundo, que son los menos responsables de los cambios climáticos, son los más vulnerables y sufren ya los efectos.

Como subraya la ecología integral, los seres humanos están profundamente unidos unos a otros y a la creación en su totalidad. Cuando maltratamos la naturaleza, maltratamos también a los seres humanos. Al mismo tiempo, cada criatura tiene su propio valor intrínseco que debe ser respetado. Escuchemos «tanto el clamor de la tierra como el clamor de los pobres» (ibíd., 49), y busquemos comprender atentamente cómo poder asegurar una respuesta adecuada y oportuna.

2. …porque hemos pecado

Dios nos ha dado la tierra para cultivarla y guardarla (cf. Gn. 2,15) con respeto y equilibrio. Cultivarla «demasiado» ‒esto es abusando de ella de modo miope y egoísta‒, y guardarla poco es pecado.

Con valentía, el querido Patriarca Bartolomé, repetidamente y proféticamente, ha puesto de manifiesto nuestros pecados contra la creación: «Que los seres humanos destruyan la diversidad biológica en la creación divina; que los seres humanos degraden la integridad de la tierra y contribuyan al cambio climático, desnudando la tierra de sus bosques naturales o destruyendo sus zonas húmedas; que los seres humanos contaminen las aguas, el suelo, el aire. Todo esto es pecado». Porque «un crimen contra la naturaleza es un crimen contra nosotros mismos y un pecado contra Dios»2.

Ante lo que está sucediendo en nuestra casa, que el Jubileo de la Misericordia pueda llamar de nuevo a los fieles cristianos «a una profunda conversión interior» (Laudato si’, 217), sostenida particularmente por el sacramento de la Penitencia. En este Año Jubilar, aprendamos a buscar la misericordia de Dios por los pecados cometidos contra la creación, que hasta ahora no hemos sabido reconocer ni confesar; y comprometámonos a realizar pasos concretos en el camino de la conversión ecológica, que pide una clara toma de conciencia de nuestra responsabilidad con nosotros mismos, con el prójimo, con la creación y con el creador (cf. ibíd., 10; 229).

3. Examen de conciencia y arrepentimiento

El primer paso en este camino es siempre un examen de conciencia, que «implica gratitud y gratuidad, es decir, un reconocimiento del mundo como un don recibido del amor del Padre, que provoca como consecuencia actitudes gratuitas de renuncia y gestos generosos […] También implica la amorosa conciencia de no estar desconectados de las demás criaturas, de formar con los demás seres del universo una preciosa comunión universal. Para el creyente, el mundo no se contempla desde fuera sino desde dentro, reconociendo los lazos con los que el Padre nos ha unido a todos los seres» (ibíd., 220).

A este Padre lleno de misericordia y de bondad, que espera el regreso de cada uno de sus hijos, podemos dirigirnos reconociendo nuestros pecados contra la creación, los pobres y las futuras generaciones. «En la medida en que todos generamos pequeños daños ecológicos», estamos llamados a reconocer «nuestra contribución –pequeña o grande– a la desfiguración y destrucción de la creación».3 Este es el primer paso en el camino de la conversión.

En el 2000, también un Año Jubilar, mi predecesor san Juan Pablo II invitó a los católicos a arrepentirse por la intolerancia religiosa pasada y presente, así como por las injusticias cometidas contra los hebreos, las mujeres, los pueblos indígenas, los inmigrantes, los pobres y los no nacidos. En este Jubileo Extraordinario de la Misericordia, invito a cada uno a hacer lo mismo. Como personas acostumbradas a estilos de vida inducidos por una malentendida cultura del bienestar o por un «deseo desordenado de consumir más de lo que realmente se necesita» (ibíd., 123), y como partícipes de un sistema que «ha impuesto la lógica de las ganancias a cualquier costo sin pensar en la exclusión social o la destrucción de la naturaleza»,4 arrepintámonos del mal que estamos haciendo a nuestra casa común.

Después de un serio examen de conciencia y llenos de arrepentimiento, podemos confesar nuestros pecados contra el Creador, contra la creación, contra nuestros hermanos y hermanas. «El Catecismo de la Iglesia Católica nos hace ver el confesionario como un lugar en el que la verdad nos hace libres para un encuentro».5 Sabemos que «Dios es más grande que nuestro pecado»,6 de todos los pecados, incluidos aquellos contra la creación. Allí confesamos porque estamos arrepentidos y queremos cambiar. Y la gracia misericordiosa de Dios que recibimos en el sacramento nos ayudará a hacerlo.

4. Cambiar de ruta

El examen de conciencia, el arrepentimiento y la confesión al Padre rico de misericordia, nos conducen a un firme propósito de cambio de vida. Y esto debe traducirse en actitudes y comportamientos concretos más respetuosos con la creación, como, por ejemplo, hacer un uso prudente del plástico y del papel, no desperdiciar el agua, la comida y la energía eléctrica, diferenciar los residuos, tratar con cuidado a los otros seres vivos, utilizar el transporte público y compartir el mismo vehículo entre varias personas, entre otras cosas (cf. Laudado si’, 211). No debemos pensar que estos esfuerzos sean demasiado pequeños para mejorar el mundo. Estas acciones «provocan en el seno de esta tierra un bien que siempre tiende a difundirse, a veces invisiblemente» (ibíd., 212) y refuerzan «un estilo de vida profético y contemplativo, capaz de gozar profundamente sin obsesionarse por el consumo» (ibíd., 222).

Igualmente, el propósito de cambiar de vida debe atravesar el modo en el que contribuimos a construir la cultura y la sociedad de la cual formamos parte: «El cuidado de la naturaleza es parte de un estilo de vida que implica capacidad de convivencia y de comunión» (ibíd., 228). La economía y la política, la sociedad y la cultura, no pueden estar dominadas por una mentalidad del corto plazo y de la búsqueda de un inmediato provecho financiero o electoral. Por el contrario, estas deben ser urgentemente reorientadas hacia el bien común, que incluye la sostenibilidad y el cuidado de la creación.

Un caso concreto es el de la «deuda ecológica» entre el norte y el sur del mundo (cf. ibíd., 51-52). Su restitución haría necesario que se tomase cuidado de la naturaleza de los países más pobres, proporcionándoles recursos financiaros y asistencia técnica que les ayuden a gestionar las consecuencias de los cambios climáticos y a promover el desarrollo sostenible.

La protección de la casa común necesita un creciente consenso político. En este sentido, es motivo de satisfacción que en septiembre de 2015 los países del mundo hayan adoptado los Objetivos del Desarrollo Sostenible, y que, en diciembre de 2015, hayan aprobado el Acuerdo de París sobre los cambios climáticos, que marca el costoso, pero fundamental objetivo de frenar el aumento de la temperatura global. Ahora los Gobiernos tienen el deber de respetar los compromisos que han asumido, mientras las empresas deben hacer responsablemente su parte, y corresponde a los ciudadanos exigir que esto se realice, es más, que se mire a objetivos cada vez más ambiciosos.

Cambiar de ruta significa, por lo tanto, «respetar escrupulosamente el mandamiento originario de preservar la creación de todo mal, ya sea por nuestro bien o por el bien de los demás seres humanos».7 Una pregunta puede ayudarnos a no perder de vista el objetivo: «¿Qué tipo de mundo queremos dejar a quienes nos sucedan, a los niños que están creciendo?» (Laudato si’, 160).

5. Una nueva obra de misericordia

«Nada une más con Dios que un acto de misericordia, bien sea que se trate de la misericordia con que el Señor nos perdona nuestros pecados, o bien de la gracia que nos da para practicar las obras de misericordia en su nombre».8

Parafraseando a Santiago, «la misericordia sin las obras está muerta en sí misma. […] A causa de los cambios de nuestro mundo globalizado, algunas pobrezas materiales y espirituales se han multiplicado: por lo tanto, dejemos espacio a la fantasía de la caridad para encontrar nuevas modalidades de acción. De este modo la vía de la misericordia se hará cada vez más concreta».9

La vida cristiana incluye la práctica de las tradicionales obras de misericordia corporales y espirituales.10 «Solemos pensar en las obras de misericordia de una en una, y en cuanto ligadas a una obra: hospitales para los enfermos, comedores para los que tienen hambre, hospederías para los que están en situación de calle, escuelas para los que tienen que educarse, el confesionario y la dirección espiritual para el que necesita consejo y perdón… Pero, si las miramos en conjunto, el mensaje es que el objeto de la misericordia es la vida humana misma y en su totalidad».11

Obviamente «la misma vida humana en su totalidad» incluye el cuidado de la casa común. Por lo tanto, me permito proponer un complemento a las dos listas tradicionales de siete obras de misericordia, añadiendo a cada una el cuidado de la casa común.

Como obra de misericordia espiritual, el cuidado de la casa común precisa de «la contemplación agradecida del mundo» (Laudato si’, 214) que «nos permite descubrir a través de cada cosa alguna enseñanza que Dios nos quiere transmitir» (ibíd., 85). Como obra de misericordia corporal, el cuidado de la casa común, necesita «simples gestos cotidianos donde rompemos la lógica de la violencia, del aprovechamiento, del egoísmo […] y se manifiesta en todas las acciones que procuran construir un mundo mejor» (ibíd., 230-231).

6. En conclusión, oremos

A pesar de nuestros pecados y los tremendos desafíos que tenemos delante, no perdamos la esperanza: «El Creador no nos abandona, nunca hizo marcha atrás en su proyecto de amor, no se arrepiente de habernos creado […] porque se ha unido definitivamente a nuestra tierra, y su amor siempre nos lleva a encontrar nuevos caminos» (ibíd., 13;245). El 1 de septiembre en particular, y después durante el resto del año, recemos:

«Oh Dios de los pobres,
ayúdanos a rescatar a los abandonados
y a los olvidados de esta tierra
que son tan valiosos a tus ojos. […]
Dios de amor,
muéstranos nuestro lugar en este mundo
como instrumentos de tu cariño
por todos los seres de esta tierra (ibíd., 246).
Dios de Misericordia, concédenos recibir tu perdón
y de transmitir tu misericordia en toda nuestra casa común.
Alabado seas.
Amen.

Vaticano, 1 de septiembre de 2016

FRANCISCO

__________________

1 Carta para la Institución de la «Jornada mundial de oración para el cuidado de la creación» (6 agosto 2015).
2 Discurso en Santa Bárbara, California (8 noviembre 1997).
3 Bartolomé I, Mensaje para el día de oración por la protección de la creación (1 septiembre 2012).
4 Discurso, II Encuentro Mundial de los Movimientos Populares, Santa Cruz de la Sierra, Bolivia, (9 julio 2015).
5 Tercera meditación, Retiro espiritual con ocasión del Jubileo de los sacerdotes, Basílica de san Pablo extramuros (2 junio 2016).
6 Audiencia General (30 marzo 2016).
7 Bartolomé I, Mensaje para la Jornada de oración para el cuidado de la creación (1 septiembre 1997).
8 Primera Meditación, Retiro espiritual con ocasión del Jubileo de los sacerdotes, Basílica de san Juan de Letrán (2 junio 2016).
9 Audiencia General (30 junio 2016).
10 Las corporales son: dar de comer al hambriento; dar de beber al sediento; vestir al desnudo; dar posada al peregrino; visitar al enfermo; visitar a los encarcelados; enterrar a los muertos. Las espirituales son: dar consejo al que lo necesita; enseñar al que no sabe; corregir al que se equivoca; consolar al triste; perdonar al que nos ofende; soportar con paciencia los defectos del prójimo; rogar a Dios por los vivos y por los muertos.
11 Tercera Meditación, Retiro espiritual con ocasión del Jubileo de los sacerdotes, Basílica de San Pablo extramuros (2 junio 2016).

[01352-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Usemos de misericórdia para com a nossa casa comum

Em união com os irmãos e irmãs ortodoxos e com a adesão de outras Igrejas e Comunidades cristãs, a Igreja Católica celebra hoje o «Dia Mundial de Oração pelo Cuidado da Criação». A ocorrência tem como objetivo oferecer «a cada fiel e às comunidades a preciosa oportunidade para renovar a adesão pessoal à sua vocação de guardiões da criação, elevando a Deus o agradecimento pela obra maravilhosa que Ele confiou ao nosso cuidado, invocando a sua ajuda para a proteção da criação e a sua misericórdia pelos pecados cometidos contra o mundo em que vivemos».1

É muito encorajador que a preocupação com o futuro do nosso planeta seja partilhada pelas Igrejas e comunidades cristãs em conjunto com outras religiões. De facto, nos últimos anos, foram empreendidas muitas iniciativas por autoridades religiosas e organizações para sensibilizar mais a opinião pública sobre os perigos da exploração irresponsável do planeta. Quero aqui mencionar o Patriarca Bartolomeu e o seu antecessor Dimitrios, que durante muitos anos não cessaram de se pronunciar contra o pecado de causar danos à criação, chamando a atenção para a crise moral e espiritual que está na base dos problemas ambientais e da degradação. Em resposta à crescente solicitude pela integridade da criação, a III Assembleia Ecuménica Europeia (Sibiu, 2007) propunha que se celebrasse um «Tempo em prol da Criação» com a duração de cinco semanas entre o dia 1 de setembro (memória ortodoxa da criação divina) e 4 de outubro (memória de Francisco de Assis, na Igreja Católica e noutras tradições ocidentais). A partir de então aquela iniciativa, com o apoio do Conselho Mundial das Igrejas, inspirou muitas atividades ecuménicas em várias partes do mundo. Deve ser também motivo de alegria o facto de em todo o mundo iniciativas semelhantes, que promovem a justiça ambiental, a solicitude pelos pobres e o serviço responsável à sociedade, terem feito encontrar pessoas, sobretudo jovens, de diferentes contextos religiosos. Cristão ou não, pessoas de fé e de boa vontade, devemos estar unidos manifestando misericórdia para com a nossa casa comum – a terra – e valorizar plenamente o mundo em que vivemos como lugar de partilha e comunhão.

1. A terra clama...

Com esta Mensagem, renovo o diálogo com «cada pessoa que habita neste planeta» sobre os sofrimentos que afligem os pobres e a devastação do meio ambiente. Deus deu-nos de presente um exuberante jardim, mas estamos a transformá-lo numa poluída vastidão de «ruínas, desertos e lixo».2 Não podemos render-nos ou ficar indiferentes perante a perda da biodiversidade e a destruição dos ecossistemas, muitas vezes provocadas pelos nossos comportamentos irresponsáveis e egoístas. «Por nossa causa, milhares de espécies já não darão glória a Deus com a sua existência, nem poderão comunicar-nos a sua própria mensagem. Não temos direito de o fazer».3

O planeta continua a aquecer, em parte devido à atividade humana: o ano de 2015 foi o ano mais quente de que há registo e, provavelmente, o ano de 2016 sê-lo-á ainda mais. Isto provoca secura, inundações, incêndios e acontecimentos meteorológicos extremos cada vez mais graves. As mudanças climáticas contribuem também para a dolorosa crise dos migrantes forçados. Os pobres do mundo, embora sejam os menos responsáveis pelas mudanças climáticas, são os mais vulneráveis e já sofrem os seus efeitos.

Como salienta a ecologia integral, os seres humanos estão profundamente ligados entre si e à criação na sua totalidade. Quando maltratamos a natureza, maltratamos também os seres humanos. Ao mesmo tempo, cada criatura tem o seu próprio valor intrínseco que deve ser respeitado. Escutemos «tanto o clamor da terra como o clamor dos pobres»4 e procuremos atentamente ver como se pode garantir uma resposta adequada e célere.

2. ...porque pecamos

Deus deu-nos a terra para a cultivar e guardar (cf. Gn 2, 15) com respeito e equilíbrio. Cultivá-la «demasiado» – isto é, explorando-a de maneira míope e egoísta – e guardá-la pouco, é pecado.

Com coragem, o amado Patriarca Ecuménico Bartolomeu tem, repetida e profeticamente, posto em evidência os nossos pecados contra a criação: «Quando os seres humanos destroem a biodiversidade na criação de Deus; quando os seres humanos comprometem a integridade da terra e contribuem para a mudança climática, desnudando a terra das suas florestas naturais ou destruindo as suas zonas húmidas; quando os seres humanos contaminam as águas, o solo, o ar... tudo isso é pecado». Porque «um crime contra a natureza é um crime contra nós mesmos e um pecado contra Deus».5

Em face do que está a acontecer à nossa casa, possa o Jubileu da Misericórdia chamar os fiéis cristãos «a uma profunda conversão interior»,6 sustentada de modo particular pelo sacramento da Penitência. Neste Ano Jubilar, aprendamos a procurar a misericórdia de Deus para os pecados contra a criação que até agora não soubemos reconhecer nem confessar; e comprometamo-nos a dar passos concretos no caminho da conversão ecológica, que exige uma clara tomada de consciência da responsabilidade que temos para connosco, o próximo, a criação e o Criador.7

3. Exame de consciência e arrependimento

O primeiro passo neste caminho é sempre um exame de consciência, que «implica gratidão e gratuidade, ou seja, um reconhecimento do mundo como dom recebido do amor do Pai, que consequentemente provoca disposições gratuitas de renúncia e gestos generosos (…). Implica ainda a consciência amorosa de não estar separado das outras criaturas, mas de formar com os outros seres do universo uma estupenda comunhão universal. O crente contempla o mundo, não como alguém que está fora dele, mas dentro, reconhecendo os laços com que o Pai nos uniu a todos os seres».8

A este Pai, cheio de misericórdia e bondade, que aguarda o regresso de cada um dos seus filhos, podemos dirigir-nos reconhecendo os nossos pecados para com a criação, os pobres e as gerações futuras. «Todos nós, na medida em que causamos pequenos danos ecológicos», somos chamados a reconhecer «a nossa contribuição – pequena ou grande – para a desfiguração e destruição do ambiente».9 Este é o primeiro passo no caminho da conversão.

Em 2000, também ele um Ano Jubilar, o meu predecessor São João Paulo II convidou os católicos a arrepender-se da intolerância religiosa passada e presente, bem como das injustiças cometidas contra os judeus, as mulheres, os povos indígenas, os imigrantes, os pobres e os nascituros. Neste Jubileu Extraordinário da Misericórdia, convido cada um a fazer algo parecido. Como indivíduos, acostumados a estilos de vida induzidos quer por uma cultura equivocada do bem-estar quer por um «desejo desordenado de consumir mais do que realmente se tem necessidade»,10 e como participantes dum sistema que «impôs a lógica do lucro a todo o custo, sem pensar na exclusão social nem na destruição da natureza»,11 arrependamo-nos do mal que estamos a fazer à nossa casa comum.

Depois dum sério exame de consciência e habitados por tal arrependimento, podemos confessar os nossos pecados contra o Criador, contra a criação, contra os nossos irmãos e irmãs. «O Catecismo da Igreja Católica apresenta-nos o confessionário como um lugar onde a verdade nos torna livres para um encontro».12 Sabemos que «Deus é maior do que o nosso pecado»,13 do que todos os pecados, incluindo os pecados contra a criação. Confessamo-los, porque estamos arrependidos e queremos mudar. E a graça misericordiosa de Deus, que recebemos no sacramento, ajudar-nos-á a fazê-lo.

4. Mudar de rumo

O exame de consciência, o arrependimento e a confissão ao Pai, rico em misericórdia, levam-nos a um propósito firme de mudar de vida. Isto deve traduzir-se em atitudes e comportamento concretos mais respeitadores da criação, como, por exemplo, fazer uma utilização judiciosa do plástico e do papel, não desperdiçar água, comida e eletricidade, diferenciar o lixo, tratar com desvelo os outros seres vivos, usar os transportes públicos e partilhar o mesmo veículo com várias pessoas, etc.14 Não devemos pensar que estes esforços sejam demasiado pequenos para melhorar o mundo. Tais ações «provocam, no seio desta terra, um bem que sempre tende a difundir-se, por vezes invisivelmente»,15 e incentivam «um estilo de vida profético e contemplativo, capaz de gerar profunda alegria sem estar obcecado pelo consumo».16

De igual modo, o propósito de mudar de vida deve permear a maneira como estamos a contribuir para a construção da cultura e da sociedade a que pertencemos: de facto, «o cuidado da natureza faz parte dum estilo de vida que implica capacidade de viver juntos e de comunhão».17 A economia e a política, a sociedade e a cultura não podem ser dominadas por uma mentalidade de curto prazo nem pela busca de imediato benefício financeiro ou eleitoral. Pelo contrário, aquelas devem ser urgentemente reorientadas para o bem comum, que inclui a sustentabilidade e o cuidado da criação.

Um caso concreto é o da «dívida ecológica» entre o Norte e o Sul do mundo.18 A sua restituição exigiria cuidar do meio ambiente dos países mais pobres, fornecendo-lhes recursos financeiros e assistência técnica que os ajudem a gerir as consequências das mudanças climáticas e promover o desenvolvimento sustentável.

A proteção da casa comum requer um consenso político crescente. Neste sentido, é motivo de satisfação o facto de que, em setembro de 2015, as nações da terra adotaram os Objetivos de Desenvolvimento Sustentável e, em dezembro de 2015, aprovaram o Acordo de Paris sobre as mudanças climáticas, que se propõe o difícil mas fundamental objetivo de conter a subida da temperatura global. Agora, os governos têm o dever de respeitar os compromissos que assumiram, enquanto as empresas devem responsavelmente cumprir a sua parte, e cabe aos cidadãos exigir que isto aconteça e também se aponte para objetivos cada vez mais ambiciosos.

Assim, mudar de rumo consiste em «respeitar escrupulosamente o mandamento primordial de preservar a criação de todo o mal, tanto para o nosso bem como para o bem de outros seres humanos».19 Há uma pergunta que nos pode ajudar a não perder de vista este objetivo: «Que tipo de mundo queremos deixar a quem vai suceder-nos, às crianças que estão a crescer?»20

5. Uma nova obra de misericórdia

«Nada une mais a Deus do que um ato de misericórdia (…), quer se trate da misericórdia com que o Senhor nos perdoa os nossos pecados, quer se trate da graça que nos dá para praticarmos as obras de misericórdia em seu nome».21

Parafraseando São Tiago, «a misericórdia sem as obras está morta em si mesma. (...) Devido às mudanças no nosso mundo globalizado, algumas pobrezas materiais e espirituais têm-se multiplicado: demos pois espaço à criatividade da caridade para identificar novas modalidades operativas. Desta forma, o caminho da misericórdia tornar-se-á sempre mais concreto».22

A vida cristã inclui a prática das tradicionais obras de misericórdia corporais e espirituais.23 «Estamos habituados a pensar nas obras de misericórdia uma a uma e enquanto ligadas a uma obra: hospitais para os doentes, sopa dos pobres para os famintos, abrigos para os que vivem pela estrada, escolas para quem precisa de instrução, o confessionário e a direção espiritual para quem necessita de conselho e perdão… Mas, se as olharmos em conjunto, a mensagem que daí resulta é que a misericórdia tem por objeto a própria vida humana na sua totalidade».24

Obviamente, a «vida humana na sua totalidade» inclui o cuidado da casa comum. Por isso, tomo a liberdade de propor um complemento aos dois elencos de sete obras de misericórdia, acrescentando a cada um o cuidado da casa comum.

Como obra de misericórdia espiritual, o cuidado da casa comum requer «a grata contemplação do mundo»,25 que «nos permite descobrir qualquer ensinamento que Deus nos quer transmitir através de cada coisa».26 Como obra de misericórdia corporal, o cuidado da casa comum requer aqueles «simples gestos quotidianos, pelos quais quebramos a lógica da violência, da exploração, do egoísmo» e se manifesta o amor «em todas as ações que procuram construir um mundo melhor».27

6. Para concluir, rezemos

Apesar dos nossos pecados e os desafios tremendos que temos pela frente, nunca percamos a esperança: «O Criador não nos abandona, nunca recua no seu projeto de amor, nem Se arrepende de nos ter criado (…), porque Se uniu definitivamente à nossa terra e o seu amor sempre nos leva a encontrar novos caminhos».28 No dia 1 de setembro em particular, e depois no resto do ano, rezemos:

«Ó Deus dos pobres,
ajudai-nos a resgatar os abandonados
e esquecidos desta terra
que valem tanto aos vossos olhos (…).
Ó Deus de amor, mostrai-nos o nosso lugar neste mundo
como instrumentos do vosso carinho por todos os seres desta terra».29
Ó Deus de misericórdia, concedei-nos a graça de receber o vosso perdão
e transmitir a vossa misericórdia em toda a nossa casa comum.
Louvado sejais.
Ámen.

Vaticano, 1 de setembro de 2016

FRANCISCO

__________________

[1] Francisco, Carta para a instituição do «Dia Mundial de Oração pelo Cuidado da Criação» (6 de agosto de 2015).
2 Idem, Carta enc. Laudato si’, 3; 161.
3 Ibid., 33.
4 Ibid., 49.
5 Discurso em Santa Bárbara, Califórnia (8 de Novembro de 1997).
6 Francisco, Carta enc. Laudato si’, 217.
7 Cf. ibid., 10; 229.
8 Ibid., 220.
9 Bartolomeu I, Mensagem para o Dia de Oração pela Salvaguarda da Criação (1 de setembro de 2012).
10 Francisco, Carta enc. Laudato si’, 123.
11 Idem, Discurso, II Encontro Mundial dos Movimentos Populares, Santa Cruz de la Sierra (Bolívia), 9 de julho de 2015.
12 Idem, Terceira Meditação, Exercícios Espirituais por ocasião do Jubileu dos Sacerdotes, Basílica de São Paulo Extra-Muros, 2 de junho de 2016.
13 Idem, Audiência, 30 de março de 2016.
14 Cf. Idem, Carta enc. Laudato si’, 211.
15 Ibid., 212.
16 Ibid., 222.
17 Ibid., 228.
18 Cf. ibid., 51-52.
19 Bartolomeu I, Mensagem para o Dia de Oração pela Salvaguarda da Criação (1 de setembro de 1997).
20 Francisco, Carta enc. Laudato si’, 160.
21 Idem, Primeira Meditação, Exercícios Espirituais por ocasião do Jubileu dos Sacerdotes, Basílica de São João de Latrão, 2 de junho de 2016.
22 Idem, Audiência, 30 de junho de 2016.
23 As corporais são: dar de comer aos famintos, dar de beber aos sedentos, vestir os nus, acolher os peregrinos, dar assistência aos enfermos, visitar os presos, enterrar os mortos. As espirituais são: aconselhar os indecisos, ensinar os ignorantes, admoestar os pecadores, consolar os aflitos, perdoar as ofensas, suportar com paciência as pessoas molestas, rezar a Deus pelos vivos e defuntos.
24 Francisco, Terceira Meditação, Exercícios Espirituais por ocasião do Jubileu dos Sacerdotes, Basílica de São Paulo Extra-Muros, 2 de junho de 2016.
25 Idem, Carta enc. Laudato si’, 214.
26 Ibid., 85.
27 Ibid., 230; 231.
28 Ibid., 13; 245.
29 Ibid., 246.

[01352-PO.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Bądźmy miłosierni wobec naszego wspólnego domu

W jedności z braćmi i siostrami Kościołów prawosławnych, z udziałem innych Kościołów i Wspólnot chrześcijańskich, Kościół katolicki obchodzi dziś doroczny „Światowy Dzień Modlitw o Ochronę Stworzenia”. Pragnie on zaproponować „poszczególnym wiernym oraz wspólnotom cenną okazję do odnowienia osobistej aprobaty swego powołania jako stróży stworzenia, wznosząc do Boga dziękczynienie za wspaniałe dzieło, które powierzył On naszej opiece, przyzywając Jego pomocy w chronieniu stworzenia, i Jego miłosierdzia za grzechy popełnione przeciwko światu, w którym żyjemy”1.

Bardzo napawa otuchą fakt, że troska o przyszłość naszej planety jest podzielana przez wiele Kościołów chrześcijańskich wraz z innymi religiami. Rzeczywiście w minionych latach władze i organizacje religijne podjęły wiele inicjatyw na rzecz podniesienia świadomości społecznej odnośnie do zagrożeń wynikających z nieodpowiedzialnej eksploatacji planety. Chciałbym tutaj wspomnieć patriarchę Bartłomieja i jego poprzednika Dimitriosa, którzy od wielu lat konsekwentnie wypowiadali się przeciwko grzechowi wyrządzania szkód stworzeniu, zwracając uwagę na moralny i duchowy kryzys, tkwiący u podstaw problemów i degradacji środowiska. W odpowiedzi na rosnące zagrożenie dla integralności stworzenia Trzecie Europejskie Zgromadzenie Ekumeniczne (Sybin, 2007) zaproponowało, aby świętować „Czas na rzecz stworzenia” przez okres pięciu tygodni, między 1 września (wspomnienie Boskiego stworzenia w Kościele prawosławnym) a 4 października (wspomnienie św. Franciszka z Asyżu w Kościele katolickim i niektórych tradycjach zachodnich). Od tego wydarzenia inicjatywa ta, przy wsparciu Światowej Rady Kościołów, zainspirowała wiele działań ekumenicznych w różnych częściach świata. Powodem do radości powinien być również fakt, że na całym świecie podobne inicjatywy, promujące sprawiedliwość względem środowiska, troskę o ubogich i odpowiedzialne zaangażowanie na rzecz społeczeństwa powodują spotkanie osób, zwłaszcza ludzi młodych z różnych środowisk religijnych. Chrześcijanie i niechrześcijanie, ludzie wiary i osoby dobrej woli, musimy być zjednoczeni w miłosierdziu wobec naszego wspólnego domu – Ziemi – i w pełni doceniać świat w którym żyjemy, jako miejsce dzielenia się i komunii.

1. Ziemia woła ...

Poprzez niniejsze orędzie ponawiam dialog z „każdą osobą, która zamieszkuje tę planetę” odnośnie do cierpień, które dotykają ubogich i dewastacji środowiska. Bóg obdarzył nas kwitnącym ogrodem, ale zamieniamy go w przestrzeń zanieczyszczoną „gruzami, pustyniami i śmieciami” (Enc. Laudato si’,161). Nie możemy skapitulować lub być obojętnymi wobec utraty różnorodności biologicznej i zniszczenia ekosystemów, często spowodowanych przez nasze nieodpowiedzialne i egoistyczne zachowania. „Z naszego powodu tysiące gatunków nie będzie swoim istnieniem chwaliło Boga ani też nie będą przekazywać nam swego orędzia. Nie mamy do tego prawa” (por. tamże, 33).

Nasza planeta stale się ociepla, po części z powodu działalności człowieka: 2015 był najcieplejszym rokiem w historii, a prawdopodobnie 2016 będzie jeszcze cieplejszy. Powoduje to susze, powodzie, pożary i coraz poważniejsze ekstremalne zjawiska meteorologiczne. Zmiany klimatu przyczyniają się również do bolesnego kryzysu przymusowych migrantów. Ubodzy tego świata, którzy są również w najmniejszym stopniu odpowiedzialni za zmiany klimatyczne, są najsłabsi i już dotykają ich skutki tego procesu.

Jak to ukazuje ekologia integralna, ludzie są głęboko wzajemnie powiązani ze sobą a także ze stworzeniem jako całością. Gdy źle traktujemy przyrodę, to źle traktujemy także ludzi. Równocześnie każde stworzenie ma swoją własną wewnętrzną wartość, która musi być respektowana. Usłyszmy „zarówno wołanie ziemi, jak i krzyk biednych” (tamże, 49) i starajmy się wnikliwie zrozumieć, w jaki sposób można zapewnić stosowną i szybką reakcję.

2. ... bo zgrzeszyliśmy

Bóg dał nam ziemię, abyśmy ją „uprawiali i strzegli” (por. Rdz 2,15) z szacunkiem i w sposób zrównoważony. Uprawianie jej zbytnio – czyli krótkowzroczne i egoistyczne wyzyskiwanie – i niedostateczne jej strzeżenie jest grzechem.

Odważnie drogi Patriarcha Ekumeniczny Bartłomiej wielokrotnie i proroczo uwypuklił nasze grzechy wobec stworzenia: „Fakt, że ludzie powodują wyginięcie gatunków i niszczą różnorodność biologiczną Bożego stworzenia; że degradują integralność Ziemi, przyczyniając się do zmian klimatycznych; ogołacając Ziemię z jej lasów naturalnych lub niszcząc tereny podmokłe; że ludzie wyrządzają krzywdę innym ludziom chorobami, zanieczyszczając wody, gleby, powietrze: to wszystko jest grzechem”. Wynika stąd, że „popełnienie przestępstwa wobec świata naturalnego jest grzechem”2.

Oby Jubileusz Miłosierdzia w obliczu tego, co dzieje się w naszym domu, przywołał chrześcijan „do głębokiego wewnętrznego nawrócenia” (Enc. Laudato si’, 217), wspieranego szczególnie przez sakrament pokuty. W tym Roku Jubileuszowym nauczymy się poszukiwać miłosierdzia Bożego za grzechy przeciwko stworzeniu, których dotychczas nie potrafiliśmy uznać i wyznać. Zobowiążmy się też do podjęcia konkretnych kroków na drodze nawrócenia ekologicznego, która wymaga jasnego uświadomienia sobie naszej odpowiedzialności wobec siebie, wobec innych, stworzenia i Stwórcy (tamże, 10; 229).

3. Rachunek sumienia i skrucha

Pierwszym krokiem w tym procesie jest zawsze rachunek sumienia, który „pociąga za sobą wdzięczność i bezinteresowność, to znaczy uznanie, że świat jest darem otrzymanym z miłości Ojca. Następstwem tego są gotowość do bezinteresownego wyrzeczenia oraz wielkoduszne gesty [...]. Pociąga to za sobą również miłującą świadomość, że nie jesteśmy odłączeni od innych stworzeń, tworząc z innymi istotami wszechświata wspaniałą powszechną komunię. Człowiek wierzący nie podziwia świata z zewnątrz, lecz od wewnątrz, uznając powiązania, przez które Ojciec nas zjednoczył ze wszystkimi bytami” (tamże, 220).

Do tego Ojca pełnego miłosierdzia i dobroci, który oczekuje na powrót każdego ze swoich dzieci, możemy się zwrócić uznając nasze grzechy wobec stworzenia, wobec ubogich i przyszłych pokoleń. „Na tyle na ile powodujemy małe szkody ekologiczne”, jesteśmy wezwani do uznania „naszego wkładu, mniejszego lub większego w zaburzenia i zniszczenie środowiska”3. Jest to pierwszy krok na drodze do nawrócenia.

W 2000 roku, który był także Rokiem Jubileuszowym, mój poprzednik św. Jan Paweł II wezwał katolików do zadośćuczynienia za nietolerancję religijną w przeszłości i teraźniejszości, a także za niesprawiedliwości popełnione wobec Żydów, kobiet, ludności tubylczej, imigrantów, ubogich i dzieci nienarodzonych. W tym nadzwyczajnym Jubileuszu Miłosierdzia zachęcam wszystkich do uczynienia tego samego. Jako jednostki, przyzwyczajeni już do stylów wywołanych zarówno przez błędnie rozumianą kulturę dobrobytu czy też „nieuporządkowane pragnienie konsumowania więcej niż faktycznie potrzeba” (LS, 123), oraz jako uczestnicy „systemu który narzucił logikę zysku za wszelką cenę, nie bacząc na wykluczenie społeczne lub niszczenie natury”4, żałujmy za zło, jakie wyrządzamy naszemu wspólnemu domowi.

Po poważnym rachunku sumienia i uzdolnieni do takiej skruchy możemy wyznać nasze grzechy przeciw Stwórcy, przeciw stworzeniu, przeciw naszym braciom i siostrom. „Katechizm Kościoła Katolickiego ukazuje nam konfesjonał jako miejsce, w którym prawda nas wyzwala na spotkanie”5. Wiemy, że „Bóg jest większy od naszego grzechu”6, od wszystkich grzechów, w tym przeciwko stworzeniu. Wyznajemy je ponieważ jesteśmy skruszeni i chcemy się zmienić. Zaś miłosierna łaska Boga, którą otrzymujemy w sakramencie, pomoże nam tego dokonać.

4. Zmiana kursu

Rachunek sumienia, skrucha i wyznanie grzechów Ojcu bogatemu w miłosierdzie prowadzą do mocnego postanowienia, by zmienić swoje życie. A to musi być przełożone na konkretne postawy i zachowania okazujące więcej szacunku dla stworzenia, jak na przykład oszczędne używanie plastiku i papieru, nie marnowanie wody, żywności i energii elektrycznej, segregacja odpadów, troska o inne istoty żywe, używania transportu publicznego i wspólne korzystanie z samochodu przez kilka osób, i tak dalej (por. Enc. Laudato si’, 211). Nie wolno nam uwierzyć, że wysiłki te są zbyt małe, by poprawić świat. Działania takie „zapoczątkowują w łonie tej ziemi dobro, które ma zawsze tendencję do rozprzestrzeniania się, czasami niedostrzegalnie” (tamże, 212) i zachęcają „do prorockiego i kontemplatywnego stylu życia, zdolnego do głębokiej radości, unikając obsesji na tle konsumpcji” (tamże, 222).

Podobnie postanowienie zmiany życia powinno obejmować sposób, w jaki wnosimy swój wkład w budowanie kultury i społeczeństwa, do którego przynależymy: bowiem „Troska o przyrodę stanowi część stylu życia, który oznacza zdolność do życia razem i komunii” (tamże, 228). Gospodarka i polityka, społeczeństwo i kultura nie mogą być zdominowane przez myślenie krótkoterminowe oraz poszukiwanie natychmiastowego zysku finansowego lub wyborczego. Muszą one być pilnie przeorientowane na dobro wspólne, które obejmuje zrównoważony rozwój i troskę o stworzenie.

Przypadkiem konkretnym jest „dług ekologiczny” między Północą a Południem świata (por. tamże, 51-52). Jego restytucja wymagałaby zatroszczenia się o środowisko najbiedniejszych krajów, zapewniając im środki finansowe i pomoc techniczną, które pomogłyby im w poradzeniu sobie z konsekwencjami zmian klimatycznych i promowaniu zrównoważonego rozwoju.

Ochrona wspólnego domu wymaga rosnącego konsensusu politycznego. W tym sensie powodem do zadowolenia jest fakt, że we wrześniu 2015 roku kraje całego świata przyjęły Cele Zrównoważonego Rozwoju, oraz że w grudniu 2015 roku zatwierdziły Umowę Paryską w sprawie zmian klimatycznych, która stawia sobie trudny ale zasadniczy cel ograniczenia globalnego wzrostu temperatury. Teraz rządy mają obowiązek przestrzegania podjętych zobowiązań, natomiast przedsiębiorstwa powinny w sposób odpowiedzialny odegrać swoją rolę, zaś do obywateli należy domaganie się, aby to nastąpiło, a nawet by zmierzano do coraz bardziej ambitnych celów.

Zmiana kursu polega zatem na „skrupulatnym przestrzeganiu pierwotnego przykazania, by chronić stworzenie od wszelkiej szkody, zarówno dla naszego własnego dobra, jak i dla dobra innych istot ludzkich”7. Pewne pytanie może nam pomóc, aby nie stracić z oczu celu: „Jaki świat chcemy przekazać tym, którzy będą po nas, dorastającym dzieciom?” (tamże, 160).

5. Nowe dzieło miłosierdzia

„Nic nie jednoczy bardziej z Bogiem, niż akt miłosierdzia, czy to gdy chodzi o miłosierdzie, z jakim Pan przebacza nam nasze grzechy, czy też jeśli chodzi o łaskę, jaką nas obdarza, abyśmy czynili dzieła miłosierdzia w Jego imieniu”8.

Parafrazując słowa św. Jakuba Apostoła, „miłosierdzie bez uczynków jest martwe samo w sobie. [...] Na skutek przemian w naszym zglobalizowanym świecie wzrosło różnego rodzaju ubóstwo materialne i duchowe: zróbmy zatem miejsce fantazji miłosierdzia, aby znaleźć nowe sposoby działania. W ten sposób droga miłosierdzia będzie coraz bardziej konkretna”9.

Życie chrześcijańskie obejmuje praktykowanie tradycyjnych uczynków miłosierdzia względem ciała i względem duszy10. „Zazwyczaj myślimy o każdym uczynku miłosierdzia z osobna oraz w powiązaniu z jakimś dziełem: szpitalami dla chorych, stołówkami dla głodnych, schroniskami dla bezdomnych, szkołami dla potrzebujących wykształcenia, konfesjonale i kierownictwie duchowym dla tych, którzy potrzebują porady i przebaczenia... Ale jeśli spojrzymy na nie wszystkie razem, przesłanie brzmi, iż przedmiotem miłosierdzia jest samo życie ludzkie i to w swojej całości”11.

Oczywiście, „samo życie ludzkie i to w swojej całości” obejmuje troskę o wspólny dom. Zatem pozwalam sobie zaproponować dopełnienie dwóch tradycyjnych zestawów uczynków miłosierdzia, dodając do każdego z nich troskę o wspólny dom.

Jako uczynek miłosierdzia względem duszy troska o wspólny dom wymaga „naznaczonego wdzięcznością podziwiania świata” (por. tamże, 214), które „pozwala nam odkryć poprzez każdą rzecz pewną naukę, jaką pragnie przekazać nam Bóg” (por. tamże, 85). Jako uczynek miłosierdzia względem ciała troska o wspólnym dom wymaga „prostych codziennych gestów, przełamujących logikę przemocy, wyzysku, egoizmu [...], a przejawiających się we wszystkich działaniach, które starają się budować lepszy świat” (tamże, 230-231).

6. Na zakończenie módlmy się

Pomimo naszych grzechów i przerażających wyzwań, przed którymi stoimy, nigdy nie traćmy nadziei: „Stwórca nas nie opuszcza, nigdy nie cofa się w swoim planie miłości, nie żałuje, że nas stworzył [...] bo definitywnie zjednoczył się z naszą ziemią, a Jego miłość zawsze prowadzi nas do znalezienia nowych dróg” (tamże, 13; 245). Zwłaszcza 1 września, a następnie przez cały rok módlmy się:

„Boże ubogich,
pomóż nam uratować opuszczonych i zapomnianych tej ziemi,
którzy znaczą tak wiele w Twoich oczach. [...]
Boże miłości, ukaż nam nasze miejsce w tym świecie
jako narzędzi Twojej miłości”(tamże, 246).
Boże miłosierdzia, daj nam przyjąć Twoje przebaczenie
i przekazywać Twoje miłosierdzie w całym naszym wspólnym domu.
Bądź pochwalony.
Amen.

Watykan, 1 września 2016

FRANCISZEK

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1 Lettera per l'istituzione della “Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato”, 6 agosto 2015.
2 Address of Ecumenical Patriarch Bartholomew at the Environmental Symposium, Saint Barbara Greek Orthodox Church, Santa Barbara, California, (November 8, 1997).
3 BARTOLOMEO I, Messaggio per la Giornata di preghiera per la salvaguardia del creato (1 settembre 2012).
4 Spotkanie w Santa Cruz de la Sierra z przedstawicielami ruchów ludowych, (Boliwia) 9 lipca 2015, L’Osservatore Romano, wyd. pol. 9 (375)/2015, s. 15.
5 Trzecie rozważanie, Rekolekcje dla księży z okazji Jubileuszu Kapłanów, Bazylika św. Pawła za Murami, 2 czerwca 2016.
6 Audiencja, 30 marca 2016.
7 BARTHOLOMEW I, Message by H.A.H. Ecumenical Patriarch Bartholomew upon the Day of Prayer for the Protection of Creation (01/09/1997).
8 Pierwsze rozważanie, Rekolekcje dla księży z okazji Jubileuszu Kapłanów, Bazylika św. Jana na Lateranie Murami, 2 czerwca 2016.
9 Audiencja, 30 czerwca 2016.
10 Uczynkami względem ciała są: głodnych nakarmić; spragnionych napoić; nagich przyodziać; podróżnych w dom przyjąć; więźniów pocieszać; chorych nawiedzać; umarłych pogrzebać. Względem duszy są: grzeszących upominać; nieumiejących pouczać; wątpiącym dobrze radzić; strapionych pocieszać; krzywdy cierpliwie znosić; urazy chętnie darować; modlić się za żywych i umarłych.
11 Trzecie rozważanie, Rekolekcje dla księży z okazji Jubileuszu Kapłanów, Bazylika św. Pawła za Murami, 2 czerwca 2016.

[01352-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua araba

اليوم العالميّ للصلاة من أجل العناية بالخليقة

لنكن رحماء تجاه بيتنا المشترك

 

تحتفل الكنيسة الكاثوليكية اليوم، في اتحاد مع إخوتنا وأخواتنا في الكنيسة الأرثوذكسية، وبمشاركة كنائس وجماعات مسيحية أخرى، "باليوم العالمي للصلاة من أجل العناية بالخليقة" السنوي. ويهدف هذا الاحتفال إلى تقديم فرصة ثمينة للأفراد والجماعات، ليجدّد كلٌّ دعوته إلى حراسة الخليقة ويشكر الله على العمل الرائع الذي أوكله إلينا، طالبًا منه العون من أجل حماية الخليقة، وسائِلا رحمته من أجل الخطايا التي ارتُكبت ضدّ العالم الذي نعيش فيه"[1].

من المشجّع حقا أن تتشارك الكنائس المسيحيّة مع أديان أخرى في الاهتمام بمستقبل كوكبنا. فقد اتُخِذَت في الواقع مبادرات عديدة، في السنوات الأخيرة، من قِبلِ سلطاتٍ دينيةٍ ومنظّمات، لتوعية الرأي العام حول أخطار استغلال كوكب الأرض بطريقة غير مسؤولة. أودّ أن أذْكُر هنا البطريرك برثلماوس وسلفه دميتريوس، اللذين عارضا باستمرار، ولسنين عديدة، خطيئة الإساءة إلى الخليقة، ملفتين النظر إلى الأزمة الأخلاقية والروحية التي هي أساس المشاكل البيئية والتدهور. وإجابةً على الحرصِ على سلامة الخلق، قد اقترَحَت الجمعيةُ المسكونية الأوروبية الثالثة (سيبيو، 2007) أن يتمّ الاحتفال بـ "وقت من أجل الخلق" يدوم خمسة أسابيع، ما بين الأول من شهر سبتمبر / أيلول (ذكرى الخلق الإلهي في الكنيسة الأرثوذكسية) وحتى الرابع من أكتوبر / تشرين الأول (ذكرى فرنسيس الأسيزي في الكنيسة الكاثوليكية وفي بعض التقاليد الغربية الأخرى). ومنذ ذلك الوقت، قد ألهمت هذه المبادرة، بدعم من مجلس الكنائس العالمي، الكثير من النشاطات المسكونية في مختلف أنحاء العالم. إن المبادرات المشابهة في العالم كله، التي تعزّز العدالة البيئية، والاهتمام بالفقراء والالتزام المسؤول تجاه المجتمع، تجعل الأشخاص يلتقون، ولاسيما الشباب من إطارات دينيّة مختلفة؛ يجب أن يولّد هذا الواقعُ فرحًا كبيرًا. مسيحيون وغير مسيحيين، أشخاص مؤمنون ومن ذوي الإرادة الصالحة، يجب أن نكون متّحدين في إظهار رحمتنا تجاه بيتنا المشترك -الأرض- وأن نجعل العالم الذي نعيش فيه يظهر تماما كمكان مشاركة وشركة.

1. الأرض تصرخ...

أجدد عبر هذه الرسالة، الحوار مع "كل شخص يسكن هذه الأرض" حول الآلام التي يعاني منها الفقراء وحول الدمار الذي يحلق بالبيئة. لقد وهبنا الله حديقة خضراء، ولكننا نحولها الآن إلى فسحة ملوثة "بالأنقاض والصحاري والتراب" (الرسالة العامة كن مُسبّحًا، 161). لا يمكننا أن نستسلم أو أن نكون غير مبالين بفقدان التنوع البيولوجي وتدمير النظم الإيكولوجية، التي غالبًا ما تسبّبها تصرفاتنا غير المسؤولة والأنانية. "بسببنا، آلاف الأصناف لن تمجد الله بوجودها، لن تستطيع أن تنقل إلينا رسالتها الخاصة. هذا ليس من حقنا" (نفس المرجع، 33).

إن الاحتباس الحراري لكوكب الأرض ما زال مستمرا، وذلك جزئيا يرجع إلى النشاط البشري: لقد كان العام 2015 العام الأكثر حرًّا على الإطلاق ومن المحتمل أن يكون العام 2016 أكثر منه حرارة. مما يتسبب بالجفاف والفيضانات والحرائق والظواهر المناخية البالغة الشدة، وخطرها يتزايد. ويساهم التغيّر المناخي أيضًا في أزمة الأشخاص الذين يهاجرون قسرًا المؤلمة. فقراء العالم، ومسؤوليتهم هي الأبسط في التغيرات المناخية، هم الأكثر هشاشة ويعانون من نتائج هذه التغيرات.

وكما تبيّنُه بشكلٍ واضحٍ الإيكولوجيّة الشاملة، الكائنات البشرية لها صلة عميقة بعضُها ببعض وبالخليقة ككل. فحين نسيء معاملة الطبيعة، نسيء معاملة الكائنات البشرية أيضًأ. وفي الوقت عينه، لكل خليقة قيمتها الذاتية الخاصة التي يجب احترامها. فلنصغِ "إلى صرخة الأرض كما وإلى صرخة الفقراء" (نفس المرجع، 49)، ولنحاول أن نفهم بدقة كيفية توفير إجابة وافية وفي الوقت المناسب.

2. ...لأننا خطئنا

لقد أعطانا اللهُ الأرضَ كي نحرثَها ونحرسَها (را. تك 2، 15) باحترام وتوازن. وإن بالغنا في حراثتها –أي في استغلالها دون بعدِ نَظَر وبأنانية-، أو أنقصنا في حراستها، فهذه خطيئة.

وقد أظهر البطريرك المسكوني العزيز برثلماوس، بكل شجاعة، وتكرارا، وبشكل نبوي، ما أخطأنا به إلى الخليقة: "أن يدمر البشر التنوع البيولوجي في خليقة الله؛ وأن يعرّض البشر سلامة الأرض للخطر، وأن يساهموا في التغير المناخي، ويجردوا الأرض من الغابات الطبيعية أو يدمروا أراضيها الرطبة؛ أن يلوث البشر المياه والتربة والهواء: كل هذه هي خطايا". في الواقع، "الجريمة ضد الطبيعة، هي جريمة ضد أنفسنا وخطيئة إلى الله"[2].

فإزاء ما يحدث لبيتنا، ليت يوبيل الرحمة يدعو المؤمنين المسيحيين من جديد "إلى توبة داخلية عميقة" (الرسالة العامة كن مسبحا، 217)، توبة يدعمها بشكل خاص سر الاعتراف. دعونا نتعلم، خلال سنة اليوبيل هذه، كيف نبحث عن رحمة الله من أجل الخطايا التي اقتُرِفَت ضد الخليقة، والتي لم نعترف بها حتى الآن؛ ولنلتزم بالقيام بخطوات ملموسة على درب التوبة الإيكولوجية، التي تتطلب وعيًا واضحًا بمسؤوليتنا تجاه أنفسنا، وتجاه القريب والخليقة والخالق (را. نفس المرجع، 10؛ 229).

3. فحص الضمير والتوبة

إن أول خطوة في مثل هذا الطريق هو دومًا فحص الضمير، الذي "يضم الامتنان والمجانية، أيّ الاقرار بأن العالم هو هبة أعطيت من محبة الآب، مما يؤدّي إلى اتخاذ مواقف تخلٍّ مجاني وإلى القيام بمبادرات سخية […] تتطلب التوبة أيضًا الوعي المُحب بأننا لسنا منفصلين عن بقيّة الخلائق، بل نكوّن مع باقي الكائنات شركة كونيّة جميلة. فالتأمل بالعالم، بالنسبة للمؤمن، لا يتم من الخارج وإنما من الداخل، عبر الإقرار بالأواصر التي وحدّنا بها الآب مع كل الكائنات (نفس المرجع، 220).

باستطاعتنا أن نتوجه إلى هذا الآب المملوء رحمة وصلاحا، والذي ينتظر عودة كل واحد من أبنائه، وأن نعترف بخطايانا تجاه الخليقة، والفقراء والأجيال المستقبلية. "بما أننا نلحق جميعنا أضرارا صغيرة بالخليقة"، فإننا مدعوون إلى الاعتراف "بمشاركتنا، أكانت صغيرة أم كبيرة، بتشويه البيئة وتدميرها"[3]. هذه هي الخطوة الأولى على طريق التوبة. لقد دعى سلفي القديس يوحنا بولس الثاني الكاثوليكَ، سنةَ 2000، وكانت هي أيضًا سنة يوبيل، إلى التكفير عن التعصّب الديني، الماضي والحاضر، كما وعن الظلم الذي اقتُرِف ضدَّ اليهود، والنساء، والشعوب الأصليين، والمهاجرين، والفقراء والأجِنّة. إني أدعو كل منكم إلى القيام بنفس الشيء في يوبيل الرحمة هذا الاستثنائي. دعونا نتوب عن الشر الذي نصنعه ضد بيتنا المشترك، كأفراد، اعتادوا على نمط حياة ناجم إما عن ثقافة الرفاه التي أسأنا فهمها وإما عن "الرغبة المنحرفة في استهلاك أكثر مما هو حقًا ضروري" (نفس المرجع، 123)، وكأشخاص يشاركون في نظامٍ "فَرَضَ منطق الربح بأي ثمن، دون الأخذ بعين الاعتبار التهميش الاجتماعي أو تدمير الطبيعة"[4].

بعد فحص ضميرٍ جدّي، ومملوئين بتوبة كهذه، يمكننا الاعتراف بالخطايا التي اقترفناها ضد الخالق، وضد الخليقة، وضد إخوتنا وأخواتنا. إن "التعليم المسيحي للكنيسة الكاثوليكية يرينا كرسي الاعتراف كمكان تحررنا فيه الحقيقة، من أجل لقاء ما"[5]. إننا نعلم أن "الله أعظم من خطيئتنا"[6]، من كل الخطايا، ومن ضمنها تلك التي اقترفت ضد الخليقة. لنعترف بها لأننا ندمنا ولأننا نريد أن نتغيّر. ونعمة الله الغفورة التي ننالها في سر الاعتراف تساعدنا على القيام بهذا.

4. تغيير المسار

يقود فحص الضمير، والتوبة، والاعتراف للآب الغني بالمراحم، إلى عزم صارم على تغيير مسار الحياة. وهذا ينبغي أن يُترجم إلى تصرفات ومواقف ملموسة تحترم الخليقة، مثل الاستخدام الحكيم للبلاستيك والورق على سبيل المثال، وعدم هدر المياه والطعام والطاقة الكهربائية، وفرز النفايات، ومعاملة المخلوقات الأخرى بعناية، واستخدام وسائل النقل العامة أو سيارة مشتركة لعدة أشخاص، وهكذا دواليك (را. الرسالة العامة كن مسبحا، 211). لا يجب أن نظنّ بأن هذا المجهود هو صغير جدًا لتحسين العالم. فأعمال كهذه "تولد في أحشاء هذه الأرض خيرًا يميل دائمًا إلى الانتشار، وأحيانا بطريقة غير منظورة" (نفس المرجع، 212) وتشجّع "أسلوب حياة نبوي وتأملي، قادر على الفرح العميق دون الوقوع في هوس الاستهلاك" (نفس المرجع، 222).

يجب كذلك أن يجتاز عزمُنا هذا على تغيير حياتنا، الطريقةَ التي نساهم بها في بناء المجتمع الذي ننتمي إليه وثقافته: في الواقع، "تشكل العناية بالطبيعة جزءًا من نمط حياة يتطلب القدرة على العيش معًا والشَرِكة" (نفس المرجع، 228). لا يمكن للاقتصاد والسياسة، والمجتمع والثقافة أن يكونوا تحت سيطرة عقلية المدى القصير والبحث الربح الفوري، المالي أو الانتخابي. عليهم على العكس أن يكونوا موجهين عاجلًا نحو الخير العام الذي يشمل مساندة الخليقة والعناية بها.

هناك مثل ملموس وهو كـ "الدَيْن الإيكولوجي" بين شمال العالم وجنوبه (را. نفس المرجع، 51- 52). يتطلب تسديدُ هذا الدَيْن الاعتناءَ ببيئةِ البلدان الفقيرة، عبر تأمين الموارد المالية لها وتوفير المساعدة التكنولوجية التي تعينها في مواجهة نتائج التغييرات المناخية وفي تعزيز التنمية المستدامة.

تتطلّب حماية البيت المشترك توافقًا سياسيًا أكبر. وفي هذا النحو، كان حدثُ تبنّي بلدان العالم، في سبتمبر / أيلول 2015، أهدافَ التنمية المستدامة، أمرًا مُرضيًا، وكذلك حدثُ الموافقة على اتفاقية باريس حول التغييرات المناخية التي تضع كهدفٍ مُلزِم وأساسي، الحدَّ من ارتفاع درجة الحرارة العالمية. وعلى الشبيبة الآن واجب احترام الالتزامات التي اتُخِذَت، بينما يجب على الشركات أن تقوم بعملها بمسؤولية، ويعود أيضًا على السكان أن يفرضوا تحقيق كل هذا، بدل أن يدفعوا نحو التطلع دومًا إلى أهداف أكثر طموحًا.

إن تغيير المسار يعني بالتالي "احترام الوصية الأصلية بحماية الخليقة من أي شر، بطريقة دقيقة، من أجل خيرنا كما ومن أجل خير الكائنات البشرية الأخرى"[7]. هناك سؤال بإمكانه مساعدتنا على عدم إغفال الهدف: "أي نوع من العالم نريد تركه للذين سيأتون من بعدنا، للأطفال الذين يكبرون؟" (نفس المرجع، 160).

5. عمل رحمة جديد

"ما من شيء بإمكانه أن يوحّدنا مع الله أكثر من عمل رحمة - أكانت الرحمة التي بها يغفر الربّ معاصينا، أم النعمة التي يعطينا كي نقوم بأعمال الرحمة باسمه"[8].

مُعيدًا صياغة قول القديس يعقوب، "إن الرحمة، إِن لم تَقتَرِن بِالأَعمال فهي مَيتة في حَدِّ ذاتِها. [...] بسبب تغيّرات عالمنا المُعولم، تزايدت بعض أشكال الفقر الماديّة والروحيّة: لنفسح المجال إذًا لإبداع المحبّة كي نحدِّد أساليبا فعالة جديدة. بهذا الشكل تصبح درب الرحمة ملموسة أكثر فأكثر"[9].

الحياةُ المسيحية تتضمن ممارسة أعمال الرحمة الجسدية والروحية التقليدية[10]. "صحيح أننا نفكّر غالبًا في أفعال الرحمة، كل على حدى، وبكونه مرتبط بعمل: المستشفيات للمرضى، مراكز لإطعام الجائعين، مراكز لاستقبال المشردين، مدارس للمحتاجين إلى التعليم، كرسي الاعتراف والتوجيه الروحي للمحتاج إلى نصيحة ومغفرة... ولكن، إذا نظرنا إليها كلها، فالرسالة هي أن غرض الرحمة يشمل الحياة البشرية نفسها في مجملها"[11].

من الواضح أن "الحياة البشرية نفسها في مجملها" تشمل العناية بالبيت المشترك. وبالتالي أسمح لنفسي أن أقترح تكميلا للائحتَيْ أعمال الرحمة التقليدية، مضيفا لكلّ منهما العناية بالبيت المشترك.

تتطلب العناية بالبيت المشترك، كعمل رحمة روحية، "التأمل بالعالم بامتنان" (نفس المرجع، 214) و "يسمح لنا هذا التأمل في الخليقة بأن نكتشف، في كل شيء، بعض التعاليم التي يريد الله أن يوصلها إلينا" (نفس المرجع، 85). وتتطلب العناية بالبيت المشترك، كعمل رحمة جسدية، القيام بـ "مبادرات بسيطة يومية، نكسر من خلالها منطق العنف، والاستغلال، والأنانية [...] وتظهر في كل الأعمال التي تحاول بناء عالم أفضل" (نفس المرجع، 230- 231).

6. خاتمة، لنصلِّ

بالرغم من خطايانا والتحديات المرعبة التي أمامنا، دعونا ألا نفقد الرجاء أبدًا: " فالخالق لا يهملنا، وهو لا يتراجع أبدًا للخلف في مشروع محبته، ولا يندم على أنه خلقنا [...] لأنه اتحد نهائيًّا بأرضِّنا، وحبه يحملنا دائما إلى إيجادِّ طرقٍ جديدة" (نفس المرجع 13؛ 245). لنصلِّ، خاصة في الأول من سبتمبر / أيلول، ومن ثم خلال باقي السنة:

"يا إله الفقراء،

ساعِّدنا على إعانَةِّ المَتروكينَ

والمَنسيينَ في هذهِّ الأرض

فقيمتهم عظيمة في عينيك. [...]

يا إلهَ المَحبَّة، أَرنِّا مَكانَنا في هذا العالم

كأداةٍ لِّمَحَبَّتِّك تِّجاه كل كائناتِّ هذه الأرض" (نفس المرجع، 246).

يا إله الرحمة، أعطنا أن ننال غفرانك

وأن ننقل رحمتك في كل أنحاء بيتنا المشترك.

كن مُسبّحًا.

آمين.

[01352-AR.01] [Testo originale: Italiano]

[B0608-XX.02]

[1] رسالة إنشاء "اليوم العالمي للصلاة من أجل العناية بالخليقة"، 6 أغسطس/آب 2015.

[2] كلمة قداسة البابا في سانتا بربرا، كاليفورنيا (8 نوفمبر/تشرين الثاني 1997).

[3] برثلماوس الأول، رسالة يوم الصلاة من أجل الحفاظ على الخليقة (1 سيتمبر/أيلول 2012).

[4] خطاب، اللقاء العالمي الثاني للحركات الشعبية، سانتا كروز دي سييرا (بوليفيا)، 9 يوليو/تموز 2015.

[5] التأمل الثالث، الرياضة الروحية بمناسبة يوبيل الكهنة، بازيليك القديس بولس خارج الأسوار، 2 يونيو/حزيران 2016.

[6] المقابلة العامة، 30 مارس/آذار 2016.

[7] برثلماوس الأول، رسالة يوم الصلاة من أجل الحفاظ على الخليقة (1 سيتمبر / أيلول 1997).

[8] التأمل الأول، الرياضة الروحية بمناسبة يوبيل الكهنة، بازيليك القديس يوحنا اللاتيراني، 2 يونيو / حزيران 2016.

[9] المقابلة العامة، 30 يونيو / حزيران 2016.

[10] أعمال الرحمة الجسدية: إطعام الجياع؛ إيواء الغرباء والمشردين؛ إكساء العراة؛ عيادة المرضى؛ زيارة السجناء؛ الإحسان إلى الفقراء؛ دفن الموتى. أعمالُ الرحمة الروحية: تعليم الجاهل؛ نصح المشكّك؛ توبيخ الخاطئين؛ تحمل أخطاء الآخرين بصبر؛ غفران الإساءات؛ تعزية المحزونين؛ الصلاة من أجل الأحياء والأموات.

[11] التأمل الثالث، الرياضة الروحية بمناسبة يوبيل الكهنة، بازيليك القديس بولس خارج الأسوار، 2 يونيو / حزيران 2016.