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Conferenza Stampa di Papa Francesco nel volo di ritorno dal Viaggio Apostolico in Polonia (31 luglio 2016), 01.08.2016


Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Ieri sera, durante il volo da Cracovia a Roma al termine del Viaggio Apostolico in Polonia in occasione della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù, Papa Francesco ha incontrato i giornalisti a bordo dell’aereo in una conferenza stampa, la cui trascrizione riportiamo di seguito:

Testo in lingua italiana

(Padre Lombardi)

Santo Padre, grazie mille di essere qui con noi, al ritorno da questo viaggio. Nonostante il temporale di questa sera, mi pare che sia andato tutto talmente bene, che siamo tutti molto felici e contenti e speriamo che anche Lei lo sia di questi giorni. Come al solito le faremo alcune domande. Ma se Lei vuole dirci qualche cosa per introdurre, siamo a sua disposizione...

(Papa Francesco)
Buonasera, e vi ringrazio del vostro lavoro e della vostra compagnia. Vorrei dare a voi, perché siete compagni di lavoro, le condoglianze per la morte di Anna Maria Jacobini. Oggi ho ricevuto la sorella, il nipote e la nipote, erano tanto addolorati di questo… E’ una cosa triste di questo viaggio.
Poi vorrei ringraziare padre Lombardi e Mauro [De Horatis], perché questo sarà l’ultimo viaggio che fanno con noi. Padre Lombardi è stato a Radio Vaticana più di 25 anni e poi 10 alla Sala Stampa. E Mauro, 37 anni incaricato dei bagagli nei voli. Ringrazio tanto Mauro e padre Lombardi. E poi alla fine ringrazieremo con una torta…
E sono a vostra disposizione. Il viaggio è breve… Faremo di fretta questa volta.

(Padre Lombardi)
Grazie, Santo Padre. La prima domanda la facciamo fare, come al solito, ad una delle nostre colleghe polacche. A Magdalena Wolinska di Tvp.

(Magdalena Wolinska – Tvp, Telewizia Polska)
Santo Padre, nel suo primo discorso al Wawel, appena dopo l’arrivo a Cracovia, ha detto che è contento di iniziare a conoscere l’Europa centrorientale proprio dalla Polonia. A nome della nostra nazione, vorrei chiederLe come ha vissuto questa Polonia in questi cinque giorni? Come le è sembrata?

(Papa Francesco)
Era una Polonia speciale, perché era una Polonia “invasa” ancora una volta, ma questa volta dai giovani! Cracovia, quello che ho visto, l’ho vista tanto bella. La gente polacca è tanto entusiasta… Guarda questa sera: con la pioggia, lungo le strade, e non solo i giovani, anche le vecchiette… E’ una bontà, una nobiltà. Io avevo un’esperienza della conoscenza dei polacchi quando ero bambino: dove lavorava papà sono venuti a lavorare, dopo la guerra, tanti polacchi. Era gente buona… e questo mi è rimasto nel cuore. Ho ritrovato questa bontà vostra. Una bellezza. Grazie!

(Padre Lombardi)
Adesso diamo la parola ad un’altra nostra collega polacca, Ursula Rzepczak di Polsat.

(Urzula Rzepczak - Polsat)
Santo Padre, i nostri figli giovani sono rimasti commossi dalle sue parole, che corrispondono molto bene alla loro realtà e ai loro problemi. Ma Lei anche usava, nei suoi discorsi, le parole e le espressioni proprie del linguaggio dei giovani. Come si è preparato? Com’è riuscito a dare tanti esempi così vicini alla loro vita, ai loro problemi e con le loro parole?

(Papa Francesco)
A me piace parlare con i giovani. E mi piace ascoltare i giovani. Sempre mi mettono in difficoltà, perché mi dicono cose alle quali io non ho pensato o che ho pensato a metà. I giovani inquieti, i giovani creativi… A me piace, e da lì prendo quel linguaggio. Tante volte devo domandare: “Ma cosa significa questo?”, e loro mi spiegano cosa significa. A me piace parlare con loro. Il nostro futuro sono loro, e dobbiamo dialogare. E’ importante questo dialogo tra passato e futuro. E’ per questo che io sottolineo tanto il rapporto fra i giovani e i nonni, e quando dico “nonni” intendo i più vecchi e i non tanto vecchi – ma io sì! – per dare anche la nostra esperienza, perché loro ascoltino il passato, la storia e la riprendano e la portino avanti con il coraggio del presente, come ho detto questa sera. E’ importante, importante! A me non piace quando sento dire: “Ma questi giovani dicono stupidaggini!”. Anche noi ne diciamo tante! I giovani dicono stupidaggini e dicono cose buone, come noi, come tutti. Ma bisogna ascoltarli, parlare con loro, perché noi dobbiamo imparare da loro e loro devono imparare da noi. E’ così. E così si fa la storia e così cresce senza chiusure, senza censure. Non so, è così. Così imparo queste parole.

(Padre Lombardi)
Grazie mille. E adesso diamo la parola a Marco Ansaldo de “La Repubblica”, che fa la domanda per il gruppo italiano…

(Marco Ansaldo – La Repubblica)
Santità, la repressione in Turchia e i quindici giorni che sono seguiti al golpe, secondo la quasi totalità degli osservatori internazionali, è stata forse peggiore rispetto al colpo di Stato. Ci sono state intere categorie colpite: militari, magistrati, amministratori pubblici, diplomatici, giornalisti. Cito dati del governo turco: si parla di più di 13 mila arrestati, oltre 50 mila persone “silurate”. Una purga. L’altro ieri il presidente Recep Tayyip Erdoǧan, di fronte alle critiche esterne, ha detto: “Pensate agli affari vostri!”. Noi vorremmo chiederLe: perché finora Lei non è intervenuto, non ha parlato? Teme, forse, che ci possano essere delle ripercussioni sulla minoranza cattolica in Turchia? Grazie.

(Papa Francesco)
Quando ho dovuto dire qualcosa che non piaceva alla Turchia, ma della quale io ero sicuro, l’ho detta, con le conseguenze che voi conoscete. Le ho dette quelle parole… Ero sicuro. Non ho parlato perché non sono ancora sicuro, con le informazioni che ho ricevuto, di cosa stia succedendo lì. Ascolto le informazioni che arrivano in Segreteria di Stato, e anche quelle di qualche analista politico importante. Sto studiando la situazione anche con i collaboratori della Segreteria di Stato e la cosa ancora non è chiara. E’ vero, sempre si deve evitare il male ai cattolici - e questo tutti lo facciamo - ma non al prezzo della verità. C’è la virtù della prudenza – si deve dire questo, quando, come - ma nel caso mio voi siete testimoni che quando ho dovuto dire qualcosa che toccava la Turchia, l’ho detta.

(Padre Lombardi)
Adesso diamo la parola a Frances D'Emilio, che è la collega dell’Associated Press, la grande agenzia di lingua inglese.

(Frances D'Emilio – Associated Press)
Buonasera. La mia domanda è una domanda che molti si pongono in questi giorni, perché è venuto alla luce in Australia che la polizia australiana starebbe indagando su nuove accuse contro il Cardinale Pell, e questa volta le accuse riguardano abusi su minori, che sono molto diverse dalle accuse precedenti. La domanda che io mi faccio e che hanno fatto tanti altri: secondo Lei, quale sarebbe la cosa giusta da fare per il Cardinale Pell, data la situazione grave, il posto così importante e la fiducia che gode da parte Sua?

(Papa Francesco)
Grazie. Le prime notizie arrivate erano confuse. Erano notizie di quarant’anni fa e neppure la polizia ci aveva fatto caso in un primo momento. Una cosa confusa. Poi tutte le denunce sono state presentate alla giustizia e in questo momento sono nelle mani della giustizia. Non si deve giudicare prima che la giustizia giudichi. Se io dessi un giudizio a favore o contro il Cardinale Pell, non sarebbe buono, perché giudicherei prima. E’ vero, c’è il dubbio. E c’è quel principio chiaro del diritto: in dubio pro reo. Dobbiamo aspettare la giustizia e non fare prima un giudizio mediatico, perché questo non aiuta. Il giudizio delle chiacchiere, e poi? Non si sa come risulterà. Stare attenti a quello che deciderà la giustizia. Una volta che la giustizia ha parlato, parlerò io.Grazie.

(Padre Lombardi)
Adesso diamo la parola a Hernán Reyes de Télam. Come sappiamo è argentino e rappresenta l’America Latina in mezzo a noi, adesso.

(Hernán Reyes - Télam)
Santità, come sta dopo la caduta dell’altro giorno? Vediamo che sta bene… Questa è la prima domanda. La seconda: nella settimana scorsa il segretario generale di UNASUR, Ernesto Samper, ha parlato di una mediazione del Vaticano in Venezuela. E’ un dialogo concreto? E’ una possibilità reale questa? E come pensa che questa mediazione, con la missione della Chiesa, possa aiutare la stabilizzazione del Paese?

(Papa Francesco)
Prima la caduta. Io guardavo la Madonna e mi sono dimenticato dello scalino… Ero con il turibolo in mano… Quando ho sentito che cadevo, mi sono lasciato cadere e questo mi ha salvato, perché se io avessi fatto resistenza, avrei avuto conseguenze. Niente. Sto benissimo.

La seconda era? Venezuela. Io ho avuto due anni fa un incontro con il presidente Maduro, molto molto positivo. Poi lui ha chiesto udienza l’anno scorso: era una domenica, il giorno dopo l’arrivo da Sarajevo. Ma poi lui ha cancellato quell’incontro, perché era malato di otite e non poteva venire. Poi, dopo questo, ho lasciato passare del tempo e gli ho scritto una lettera. Ci sono stati contatti – tu ne hai menzionato uno – per un eventuale incontro. Sì, con le condizioni che si fanno in questi casi. E si pensa, in questo momento… ma non sono sicuro, e non posso assicurarlo, questo, è chiaro? Non sono sicuro che nel gruppo della mediazione qualcuno… e non so se anche il governo – ma non ne sono sicuro – vuole un rappresentante della Santa Sede. Questo fino al momento in cui sono partito da Roma. Ma le cose sono lì. Nel gruppo ci sono Zapatero della Spagna, Torrijos e un altro, e un quarto si diceva della Santa Sede. Ma di questo non sono sicuro…

(Padre Lombardi)

Adesso diamo la parola ad Antoine-Marie Izoard di I.Media, della Francia. E sappiamo cosa vive la Francia in questi giorni…

(Antoine-Marie Izoard - I.Media)

Santo Padre, innanzitutto faccio gli auguri a Lei, a padre Lombardi e anche a padre Spadaro per la festa di Sant’Ignazio.

La domanda è un po’ più difficile. I cattolici sono sotto shock - e non solo in Francia - dopo il barbaro assassinio di padre Jacques Hamel nella sua chiesa, mentre celebrava la Santa Messa. Quattro giorno fa, qui, Lei ci ha detto di nuovo che tutte le religioni vogliono la pace. Però questo santo prete di 86 anni è stato chiaramente ucciso nel nome dell’islam. Quindi, Santo Padre, ho due brevi domande. Perché Lei, quando parla di questi atti violenti, parla sempre di terroristi ma mai di islam? Mai utilizza la parola “islam”. E poi, oltre alle preghiere e al dialogo, che ovviamente sono essenzialissimi, quale iniziativa concreta Lei può avviare o magari suggerire per contrastare la violenza islamica? Grazie Santità.

(Papa Francesco)
A me non piace parlare di violenza islamica, perché tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze, qui in Italia: quello che uccide la fidanzata, un altro che uccide la suocera… E questi sono violenti cattolici battezzati! Sono violenti cattolici… Se io parlassi di violenza islamica, dovrei parlare anche di violenza cattolica. Non tutti gli islamici sono violenti; non tutti i cattolici sono violenti. E’ come una macedonia, c’è di tutto, ci sono violenti di queste religioni. Una cosa è vera: credo che in quasi tutte le religioni ci sia sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Fondamentalista. Noi ne abbiamo. E quando il fondamentalismo arriva a uccidere - ma si può uccidere con la lingua, e questo lo dice l’apostolo Giacomo e non io, e anche col coltello – credo che non sia giusto identificare l’islam con la violenza. Questo non è giusto e non è vero! Ho avuto un lungo dialogo con il Grande Imam dell’Università di al-Azhar e so cosa pensano loro: cercano la pace, l’incontro. Il Nunzio di un Paese africano mi diceva che nella capitale c’è sempre una coda di gente – è sempre pieno! – alla Porta Santa per il Giubileo: alcuni si accostano ai confessionali, altri ai banchi pregano. Ma la maggioranza va avanti, avanti, a pregare all’altare della Madonna: questi sono musulmani che vogliono fare il Giubileo. Sono fratelli. Quando sono stato in Centrafrica sono andato da loro e l’imam è anche salito sulla papamobile. Si può convivere bene. Ma ci sono gruppetti fondamentalisti. E mi domando anche quanti giovani – quanti giovani! - che noi europei abbiamo lasciati vuoti di ideali, che non hanno lavoro, che vanno alla droga, all’alcool… vanno là e si arruolano in gruppi fondamentalisti. Sì, possiamo dire che il cosiddetto Isis è uno stato islamico che si presenta come violento, perché quando ci fa vedere le sue carte d’identità ci fa vedere come sulla costa libica sgozza gli egiziani, o cose del genere. Ma questo è un gruppetto fondamentalista, che si chiama Isis. Ma non si può dire - credo che non sia vero e non sia giusto - che l’islam sia terrorista.

(Antoine-Marie Izoard – I.Media)
Una sua iniziativa concreta per contrastare il terrorismo, la violenza…

(Santo Padre)
Il terrorismo è dappertutto! Lei pensi al terrorismo tribale di alcuni Paesi africani… Il terrorismo – non so se dirlo, perché è un po’ pericoloso – cresce quando non c’è un’altra opzione, quando al centro dell’economia mondiale c’è il dio denaro e non la persona, l’uomo e la donna. Questo è già il primo terrorismo. Hai cacciato via la meraviglia del creato, l’uomo e la donna, e hai messo lì il denaro. Questo è terrorismo di base contro tutta l’umanità. Pensiamoci.

(Padre Lombardi)
Grazie, Santità. Siccome c’è stato questa mattina l’annuncio di Panama come luogo della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, c’è qui un collega che voleva farLe un piccolo dono per prepararsi a questa Giornata.

(Javier Martínez Brocal – Rome Reports)
Santo Padre, ci ha detto prima, nell’incontro con i volontari, che forse Lei non sarà a Panama. E questo non lo può fare, perché noi La aspettiamo in Panama!

(Papa Francesco – in spagnolo)
Se io non andrò, ci sarà Pietro!

(Javier Martínez Brocal)
Noi vogliamo che ci vada Lei! Le porto da parte dei panamensi due cose: una camicia con il numero 17, che è la Sua data di nascita, e il sombrero che portano i campesinos di Panama… Mi hanno chiesto se lo mette… Se vuole salutare i panamensi... Grazie!

(Papa Francesco – in spagnolo)
Ai panamensi, tante grazie per questo. Vi auguro di prepararvi bene, con la stessa forza, la stessa spiritualità e la stessa profondità con la quale si sono preparati i polacchi, gli abitanti di Cracovia e tutti i polacchi.

(Antoine-Marie Izoard)
Santità, a nome dei colleghi giornalisti, perché sono un po’ obbligato a rappresentarli, volevo dire due parole anch’io, se mi permette Santità, su padre Lombardi, per ringraziarlo. E’ impossibile riassumere 10 anni di presenza di padre Lombardi in Sala Stampa: con Papa Benedetto, poi un inedito interregno e poi la Sua elezione, Santo Padre, e le sorprese successive. Quello che si può certamente dire è la sua disponibilità costante, l’impegno e la dedizione di padre Lombardi; la sua incredibile capacità a rispondere o no alle nostre domande, spesso strane, e questa è anche un’arte. E poi anche il suo umorismo un po’ britannico: in tutte le situazioni, anche quelle peggiori. E ne abbiamo tanti di esempi. [rivolto a p. Lombardi] Ovviamente accogliamo con gioia i Suoi successori, due bravi giornalisti; ma non dimentichiamo che Lei in più del giornalista era e tutt’ora è prete e anche gesuita. Non mancheremo a settembre di festeggiare dignitosamente la Sua partenza per altri servizi, ma vogliamo farLe già oggi gli auguri. Un augurio di buona festa di Sant’Ignazio e poi di lunga vita, di 100 anni come si dice in Polonia, di servizio umile. Stolat si dice in Polonia: Stolat padre Lombardi!

[01258-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

(Ks. Lombardi)

Ojcze Święty, dziękuję za to, że jesteś tutaj z nami, w drodze powrotnej z tej podróży. Pomimo burzy dzisiejszego wieczora, zdaje mi się, że wszystko poszło tak dobrze, iż wszyscy jesteśmy bardzo szczęśliwi i zadowoleni, ufając, że również Wasza Świątobliwość jest także szczęśliwy i zadowolony w tych dniach. Jak zwykle zadamy kilka pytań. Ale jeśli chcesz nam coś powiedzieć tytułem wprowadzenia, jesteśmy do Twojej dyspozycji...

(Papież Franciszek)

Dobry wieczór, i dziękuję wam za waszą pracę i wasze towarzyszenie. Ponieważ jesteście towarzyszami pracy chciałbym wam, przekazać kondolencje z powodu śmierci Anny Marii Jacobini. Dziś przyjąłem jej siostrę, siostrzeńca i siostrzenicę. Byli tym bardzo zasmuceni... To smutne wydarzenie tej podróży.

Następnie chciałbym podziękować ks. Lombardiemu i Mauro [De Horatis], bo to będzie ostatnia podróż, jaką podejmują razem z nami. Ksiądz Lombardi pracował w Radio Watykańskim od ponad 25 lat, a następnie podczas lotów – od 10. Zaś Mauro 37, 37 lat odpowiadał za bagaż podczas lotów. Dziękuję bardzo Mauro i księdzu Lombardiemu. Na końcu podziękujemy im z tortem...

Teraz już jestem do Państwa dyspozycji. Podróż jest krótka... Tym razem rozmowa odbywać się będzie w pośpiechu.

(Ks. Lombardi)

Dziękuję, Ojcze Święty. Pierwsze pytanie, jak zwykle zada jedna z naszych polskich koleżanek, Magdalena Wolińska z TVP.

(Magdalena Wolińska - TVP)

Ojcze Święty, w swoim pierwszym przemówieniu na Wawelu, tuż po przybyciu do Krakowa powiedziałeś, że jesteś zadowolony, iż rozpoczynasz poznawanie Europy Środkowej i Wschodniej właśnie od Polski. W imieniu naszego narodu, chciałabym zapytać, jak Wasza Świątobliwość przeżył te pięć dni w Polsce? Jak ją postrzega?

(Papież Franciszek)

Była to Polska szczególna, bo po raz kolejny doświadczyła inwazji, tym razem inwazji młodych, nieprawdaż? Kraków, na ile mogłem zobaczyć, jest bardzo piękny. Polacy byli bardzo entuzjastyczni... Niech pani spojrzy na dzisiejszy wieczór: pomimo deszczu wzdłuż ulic i dróg byli nie tylko młodzi, ale także staruszkowie... to dobroć, szlachetność. Jako dziecko poznałem Polaków, tam gdzie pracował mój ojciec po wojnie przybyło do pracy wielu Polaków. Byli to dobrzy ludzie... i to pozostało w moim sercu. Odnalazłem tę waszą dobroć. Bardzo piękną. Dziękuję!

(Ks. Lombardi)

Teraz oddajemy głos innej naszej polskiej koleżance, Urszuli... z Polsatu.

(Urszula Rzepczak - Polsat)

Ojcze Święty, nasi młodzi synowi byli poruszeni Twoimi słowami, które doskonale pasują do ich rzeczywistości i ich problemów. Wasza Świątobliwość stosował także w swoich przemówieniach słowa i wyrażenia właściwe językowi młodzieży. Jak się przygotowywałeś? Jak się Tobie udało podać wiele przykładów tak bliskich ich życiu, ich problemów, posługując się ich słowami?

(Papież Franciszek)

Lubię rozmawiać z młodymi ludźmi. I lubię słuchać młodych. Zawsze wprawiają mnie w zakłopotanie, bo mówią mi o tym, o czym nie pomyślałem, albo przemyślałem w połowie. Młodzi niespokojni, kreatywni... Ja to lubię i stąd czerpię ten język. Wiele razy muszę zapytać: „Ale co to znaczy?”, a oni mi wyjaśniają. Lubię z nimi rozmawiać. Są naszą przyszłością i musimy ze sobą rozmawiać. Ten dialog między przeszłością a przyszłością jest ważny. Z tego właśnie względu podkreślam związek między młodzieżą a dziadkami, a kiedy mówię „dziadkowie” mam na myśli starych i nie tak bardzo starych, aby dać także nasze doświadczenie, aby wysłuchali przeszłości, historii. Żeby ją podjęli i nieśli naprzód z odwagą teraźniejszości, jak powiedziałem dzisiejszego wieczoru. To bardzo ważne! Nie podoba mi się, gdy słyszę: „Ale ci młodzi ludzie mówią głupstwa!”. Również my ich wiele wypowiadamy! Młodzi ludzie mówią głupie rzeczy i mówią rzeczy dobre, jak wszyscy. Ale trzeba ich słuchać, rozmawiać z nimi, ponieważ musimy uczyć się od nich, a oni muszą nauczyć się od nas. Tak to jest. W ten sposób tworzy się historia, tak się rozwija bez zamknięć, bez cenzury. Nie wiem, tak to jest. W ten sposób uczę się tych słów.

(Ks. Lombardi)

Dziękuję bardzo. Teraz oddajemy głos Marco Ansaldo z „La Repubblica”, który zadaje pytanie w imieniu grupy włoskiej...

(Marco Ansaldo - La Repubblica)

Wasza Świątobliwość, represje w Turcji i piętnaście dni, które minęły od zamachu, według niemal wszystkich obserwatorów międzynarodowych były chyba gorsze niż przewrót. Wymierzone były w całe kategorie: wojskowych, sędziów, pracowników administracji publicznej, dyplomatów i dziennikarzy. Cytuję dane rządu tureckiego, które mówią o ponad 13.000 aresztowanych, ponad 50 tysięcy osób usuniętych ze stanowiska. Czystka. Przedwczoraj prezydent Recep Tayyip Erdoğan w obliczu krytyki zewnętrznej powiedział: „pilnujcie swojego nosa!”. Chcielibyśmy zapytać: dlaczego do tej pory Wasza Świątobliwość nie interweniował, nie mówił o tym? Czy wynika to z obaw, może chodzi o reperkusje wobec mniejszości katolickiej w Turcji? Dziękuję.

(Papież Franciszek)

Gdy powinienem był powiedzieć coś, co nie podoba się Turcji, ale czego byłem pewien, to powiedziałem, z konsekwencjami, które znacie. Wypowiedziałem te słowa... Byłem pewien. Odnośnie do sytuacji aktualnej nie mówiłem, ponieważ nie jestem jeszcze pewien, na podstawie otrzymanych informacji, co się tam dzieje. Słucham informacji napływających z Sekretariatu Stanu, a także ważnych politologów. Studiuję sytuację także razem ze współpracownikami z Sekretariatu Stanu, ale nie jest ona jeszcze jasna. To prawda, zawsze należy unikać, żeby na katolików spadło zło – a my wszyscy to czynimy – ale nie za cenę prawdy. Istnieje cnota roztropności – czy to należy powiedzieć, kiedy, w jaki sposób – ale w moim przypadku jesteście świadkami, że gdy powinienem coś powiedzieć, co dotyczyło Turcji, to powiedziałem.

(Ks. Lombardi)

Teraz oddajemy głos Frances D'Emilio, koledze z Associated Press, wielkiej agencji języka angielskiego.

(Frances D'Emilio - Associated Press)

Dobry wieczór. Moje pytanie jest jednym z tych, jakie wiele osób sobie stawia w tych dniach, ponieważ w Australii okazało się, że tamtejsza policja prowadzi dochodzenie w sprawie nowych zarzutów wobec kardynała Pella. Tym razem oskarżenia dotyczą wykorzystywania nieletnich, które bardzo się różnią od oskarżeń wcześniejszych. Rodzi się pytanie, które stawiam podobnie jak wielu innych: co zdaniem Waszej Świątobliwości należałoby uczynić wobec kardynała Pella, biorąc pod uwagę poważną sytuację, tak ważne miejsce, i zaufanie jakim się cieszy z Twojej strony?

(Papież Franciszek)

Dziękuję. Pierwsze napływające wiadomości były niejasne. Chodziło o doniesienia sprzed czterdziestu lat, a nawet policja w pierwszej chwili nie stawiała zarzutów. Sprawa jest niejasna. Następnie wszystkie skargi zostały skierowane do wymiaru sprawiedliwości i teraz są w jego rękach. Nie należy sądzić, zanim nie osądzi wymiar sprawiedliwości. Gdybym miał wydać opinię za lub przeciw kardynałowi Pell, nie byłoby to dobrze, bo osądził bym wcześniej. To prawda, istnieją wątpliwości. Jest także oczywista zasada prawa: in dubio pro reo [wątpliwości przemawiają na korzyść oskarżonego]. Musimy poczekać na wymiar sprawiedliwości, a nie dokonywać wcześniej osądu medialnego, bo to nie pomaga. Osąd plotek, i co potem? Nie wiadomo, co się okaże. Trzeba uważać na to, co powie wymiar sprawiedliwości. Kiedy on się wypowie, ja także zabiorę głos. Dziękuję.

(Ks. Lombardi)

Teraz oddajemy głos Hernán Reyes z Telam. Proszę podejść bliżej. Jak wiemy jest on z Argentyny i reprezentuje obecnie między nami Amerykę Łacińską.

(Hernán Reyes - Télam)

Wasza Świątobliwość, czy wszystko dobrze po przedwczorajszym upadku? Widzimy, że masz się dobrze... To pierwsze pytanie. A drugie: w minionym tygodniu sekretarz generalny Unii Narodów Południowoamerykańskich, Ernesto Samper, mówił o mediacji Watykańskiej w Wenezueli. Czy jest to konkretny dialog? Czy to realna możliwość? I czy Wasza Świątobliwość sądzi, że ta mediacja, wraz z misją Kościoła, może pomóc w ustabilizowaniu kraju?

(Papież Franciszek)

Najpierw upadek. Zapatrzyłem się w Matkę Bożą i zapomniałem o schodku... Miałem w ręku kadzielnicę... Kiedy poczułem, że upadam, pozwoliłem na upadek i to mnie ocaliło, bo gdybym stawiał opór, to byłyby tego konsekwencje. Nic mi nie jest.

Drugie pytanie dotyczyło Wenezueli. Przed dwoma laty spotkałem się z prezydentem Maduro. Było ono bardzo pozytywne. Następnie poprosił mnie o audiencję w ubiegłym roku. Była to niedziela, dzień po przyjeździe z Sarajewa. Ale następnie odwołał spotkanie, bo był chory na zapalenie ucha i nie mógł przybyć. Następnie, pozwoliłem, by upłynęło nieco czasu i napisałem do niego list. Były kontakty – wspomniałeś o jednym z nich w sprawie ewentualnego spotkania. Tak, w warunkach, jakie stawia się w takich przypadkach. A obecnie się myśli... ale nie jestem pewien i nie mogę o nim zapewnić, czy to jest jasne? Nie jestem pewien, że w grupie mediacji ktoś... a nie wiem, czy nawet rząd – ale nie jestem pewien – chce przedstawiciela Stolicy Apostolskiej. Tak to wyglądało, aż do chwili, gdy wyjechałem z Rzymu. Ale wysiłki na rzecz mediacji istnieją. W grupie znajdują się Zapatero z Hiszpanii, Torrijos i jeszcze ktoś, zaś czwartą stroną, jak się mówiło miałaby być Stolica Apostolska. Ale nie jestem pewien...

(Ks. Lombardi)

Teraz oddajemy głos Antoine-Marie Izoardowi za agencji I-Media, z Francji. I wiemy, co przeżywa Francja w tych dniach...

(Antoine-Marie Izoard – I.Media)

Ojcze Święty, przede wszystkim, pragnę złożyć życzenia Waszej Świątobliwości, księdzu Lombardiemu, a także księdzu Spadaro z okazji uroczystości świętego Ignacego.

Pytanie jest dość trudne. Katolicy są w szoku – i to nie tylko we Francji – po barbarzyńskim zamordowaniu księdza Jacquesa Hamela w jego kościele podczas odprawiania Mszy św. Cztery dni temu Wasza Świątobliwość powiedział ponownie, że wszystkie religie chcą pokoju. Ale ten święty, 86. letni kapłan wyraźnie został zabity w imię islamu. Mam zatem, Ojcze Święty dwa krótkie pytania. Dlaczego, kiedy mówisz o tych aktach przemocy, zawsze mówisz o terrorystach, ale nigdy o islamie? Nigdy nie używasz słowa „islam”. Drugie pytanie brzmi: oprócz modlitwy i dialogu, które są oczywiście niezwykle istotne, jakie konkretne inicjatywy może podjąć Wasza Świątobliwość czy też podpowiedzieć, aby przeciwdziałać przemocy islamistów? Dziękuję Wasza Świątobliwość.

(Papież Franciszek)

Nie lubię mówić o przemocy islamskiej, ponieważ każdego dnia przeglądając gazety widzę przemoc tutaj, we Włoszech: mowa jest o człowieku, który zabija swoją narzeczoną, innym, który zabija teściową... A są to ochrzczeni katolicy odwołujący się do przemocy! Są katolikami stosującymi przemoc... Gdybym miał mówić o przemocy islamskiej, to powinienem również wspomnieć o przemocy katolickiej. Nie wszyscy muzułmanie stosują przemoc; nie wszyscy katolicy stosują przemoc. To jak sałatka owocowa, jest w niej wszystko, są też członkowie tych religii stosujący przemoc. Prawdą jest natomiast, że w niemal wszystkich religiach znajdzie się zawsze niewielkie ugrupowanie fundamentalistów. Również my ich mamy. I kiedy fundamentalizm posuwa się do zabijania – a można też zabijać językiem, jak mówi Apostoł Jakub, a nie tylko nożem – to nie powinno się utożsamiać islamu z przemocą. Nie jest to sprawiedliwe ani prawdziwe! Odbyłem długą rozmowę z wielkim imamem uniwersytetu al-Azhar i wiem, co myślą: dążą do pokoju, do spotkania. Nuncjusz z pewnego kraju afrykańskiego powiedział mi, że w stolicy zawsze stoi kolejka ludzi – zawsze jest ich pełno! – do Drzwi Świętych Wielkiego Jubileuszu: niektórzy przychodzą do konfesjonału, inni modlą się w ławkach. Ale większość idzie dalej, by modlić się przy ołtarzu Matki Bożej: są to muzułmanie, którzy chcą przeżyć jubileusz. Są braćmi. Kiedy byłem w Afryce Środkowej poszedłem do nich, a imam wsiadł także do papamobilu. Można dobrze współżyć. Ale istnieją grupy fundamentalistyczne. I zastanawiam się też, jak wielu młodych ludzi – ilu młodych ludzi! – których my, Europejczycy pozostawiliśmy bez ideałów, którzy nie mają pracy, ulegają narkotykom, alkoholowi... tak się staczają i przyłączają się grup fundamentalistycznych. Tak, można powiedzieć, iż tak zwana Isis jest państwem islamskim, które jawi się jako odwołujące się do przemocy, ponieważ ukazując nam swoje dowody tożsamości pokazuje, jak na libijskim wybrzeżu zabija Egipcjan, lub tym podobne. Ale to jest grupka fundamentalistyczna, która nazywa się Isis. Ale nie można powiedzieć – sądzę, że nie jest to prawdziwe i nie jest sprawiedliwe – że islam jest terrorystą.

(Antoine-Marie Izoard)

Czy Wasza Świątobliwość pragnie podjąć jakąś konkretną inicjatywę w celu zwalczania terroryzmu, przemocy...

(Papież Franciszek)

Terroryzm jest wszędzie! Niech pan pomyśli o terroryzmie plemiennym w niektórych krajach afrykańskich... Terroryzm – Nie wiem, czy to powiedzieć, ponieważ jest to nieco niebezpieczne – wzrasta, kiedy nie ma innej opcji, gdy w centrum gospodarki światowej znajduje się bożek-pieniądz a nie osoba, kobieta i mężczyzna. To już jest pierwszy terroryzm. Wyrzuciłeś cud stworzenia mężczyzny i kobiety, a na tym miejscu umieściłeś pieniądz. Jest to podstawowy terroryzm przeciwko całej ludzkości. Pomyślmy o tym.

(Ks. Lombardi)

Dziękuję, Wasza Świątobliwość. Ponieważ rano zapowiedziano, że miejscem najbliższego Światowego Dnia Młodzieży będzie Panama, to jest tutaj kolega, który chciałby dać ci mały prezent, żebyś przygotował się do tego Dnia.

(Javier Martínez Brocal – Rome Reports)

Ojcze Święty, wcześniej, podczas spotkania z wolontariuszami powiedziałeś nam, że być może nie będzie Ciebie w Panamie. Tego nie możesz nam zrobić, ponieważ oczekujemy Ciebie w Panamie!

(Papież Franciszek - w języku hiszpańskim)

Jeśli nie pojadę, to będzie tam Piotr!

(Javier Martínez Brocal)

Wierzymy, że Ty tam będziesz! Przynoszę Waszej Świątobliwości od Panamczyków dwie rzeczy: koszulkę z numerem 17 – data Twoich urodzin oraz sombrero, które noszą panamscy rolnicy… Pytali mnie, czy je założysz… Czy zechcesz pozdrowić Panamczyków… Dziękuję!

(Papież Franciszek w języku hiszpańskim)

Bardzo za to dziękuję Panamczykom. Życzę, abyście się dobrze przygotowali, z taką samą siłą, tą samą duchowością i tą samą głębią, z jaką przygotowali się Polacy, mieszkańcy Krakowa i wszyscy Polacy.

(Antoine-Marie Izoard)

Wasza Świątobliwość, w imieniu kolegów dziennikarzy, ponieważ jestem trochę zobowiązany, aby ich reprezentować, chciałem też powiedzieć kilka słów, jeśli pozwoli mi Wasza Świątobliwość o ks. Lombardim, aby jemu podziękować. Nie sposób podsumować 10 lat obecności ks. Lombardiego w Biurze Prasowym: z papieżem Benedyktem, potem bezprecedensowym okresie sede vacante, a następnie wyboru Waszej Świątobliwości na Stolicę Piotrową i kolejnych niespodzianek. Możemy z pewnością powiedzieć o nieustannej dyspozycyjności, zaangażowaniu i ofiarności ks. Lombardiego; jego niesamowitej zdolności do odpowiadania na nasze pytania, często dziwne, a to jest też sztuką. Trzeba też wspomnieć o jego nieco brytyjskim poczuciu humoru: w każdej sytuacji, nawet najgorszej. A mamy tego wiele przykładów. [Zwracając się do ks. Lombardiego] Oczywiście z radością przyjmujemy Księdza następców, dwoje dobrych dziennikarzy; ale nie należy zapominać, że był Ksiądz i jest nadal kapłanem a także jezuitą. Nie zabraknie nas we wrześniu, aby uczcić godnie Twoje odejście do innych posług, ale chcemy już teraz złożyć Tobie najlepsze życzenia. Życzenia dobrego świętowania świętego Ignacego i następnie długiego życia, 100 lat, jak to się mówi w Polsce, pokornej służby. Sto lat mówi się w Polsce: Sto lat ojcze Lombardi!

[01258-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

(Père Lombardi)

Saint-Père, merci beaucoup d’être ici avec nous, au retour de ce voyage. Malgré l’orage de ce soir, il me semble que tout s’est si bien passé, que nous sommes tous très heureux et contents et nous espérons que vous aussi, vous êtes content de ces journées. Comme d’habitude, nous vous poserons quelques questions. Mais si vous voulez nous dire quelque chose en introduction, nous sommes à votre disposition...

(Pape François)

Bonsoir, je vous remercie pour votre travail et votre compagnie. Je voudrais vous exprimer, parce que vos êtes collègues de travail, mes condoléances pour la mort d’Anna Maria Jacobini. Aujourd’hui, j’ai reçu sa sœur, son neveu et sa nièce, ils étaient très affligés  par ce qui s’est passé... C’est une chose triste de ce voyage.

Je voudrais également remercier le Père Lombardi et Mauro [De Horatis], parce que cela aura été le dernier voyage qu’ils font avec nous. Le Père Lombardi a été à Radio Vatican pendant plus de 25 ans, et pendant 10 ans sur les vols. Et Mauro a été pendant 37, 37 ans responsable des bagages sur les vols. Je remercie beaucoup Mauro et le Père Lombardi. Et ensuite, à la fin, nous remercierons avec un gâteau...

Et je suis à votre disposition. Le voyage est bref... Nous ferons vite cette fois-ci.

(Père Lombardi)

Merci, Saint-Père. Nous laissons la première question, comme de coutume, à l’une de nos collègues polonaises. Magdalena Wolinska de Tvp.

(Magdalena Wolinska - Tvp)

Saint-Père, dans votre premier discours à Wawel, immédiatement après votre arrivée à Cracovie, vous avez dit que vous étiez content de commencer à connaître l’Europe du centre-est précisément par la Pologne. Au nom de notre pays, je voudrais vous demander comment avez-vous fait l’expérience de cette Pologne au cours de ces cinq jours ? Comment vous est-elle parue ?

(Pape François)

C’était une Pologne spéciale, parce que c’était une Pologne ‘‘envahie’’ encore une fois, mais cette fois, par les jeunes ! Cracovie, ce que j’en ai vu, m’a semblé très belle. Les Polonais sont des gens très enthousiastes... Voyez ce soir : avec la pluie, le long des rues, et pas seulement les jeunes, mais aussi les femmes âgées... C’est de la bonté, de la noblesse ! J’avais l’expérience des Polonais que j’avais connus quand j’étais enfant :  là où travaillait mon père, de nombreux Polonais étaient venus travailler après la guerre. C’étaient de braves gens... Et cela est resté dans mon cœur. J’ai retrouvé cette bonté qui est la vôtre. Quelque chose de beau. Merci !

(Père Lombardi)

A présent, nous donnons la parole à une autre de nos collègues polonaises, Ursula... de Polsat.

(Urzula Rzepczak - Polsat)

Saint-Père, nos jeunes enfants ont été émus par vos paroles, qui correspondent très bien à leur réalité et à leurs problèmes. Mais vous aussi, vous utilisiez dans vos discours les mots et les expressions propres au langage des jeunes. Comment vous êtes-vous préparé ? Comment avez-vous réussi à donner tant d’exemples si proches de leur vie, de leurs problèmes, et en employant leurs mots ?

(Pape François)

J’aime parler avec les jeunes. Et j’aime écouter les jeunes. Ils me mettent toujours en difficulté, parce qu’ils me disent des choses auxquelles je n’ai pas pensé ou auxquelles je n’ai pensé qu’à moitié. Les jeunes éveillés, les jeunes créatifs... J’aime cela et, à partir de là, j’emprunte ce langage. Souvent, je dois demander : ‘‘Mais que signifie ceci ?’’, et ils m’expliquent ce que cela signifie. J’aime parler avec eux. Notre avenir, ce sont eux, et nous devons dialoguer. Ce dialogue entre passé et avenir est important. C’est pour cela que je souligne tant le rapport entre les jeunes et les grands-parents, et quand je dis ‘‘grands-parents’’, je veux dire les plus âgés et ceux qui ne sont pas si âgés — mais moi oui ! — pour apporter également notre expérience, afin qu’ils écoutent le passé, l’histoire, qu’ils la reprennent et la fassent avancer avec le courage du présent, comme je l’ai dit ce soir. Cela est important, important ! Je n’aime pas entendre dire: ‘‘Mais ces jeunes disent des bêtises!’’. Nous aussi, nous en disons tant ! Les jeunes disent des bêtises et disent des choses bonnes, comme nous, comme tous. Mais il faut les écouter, parler avec eux, parce que nous devons apprendre d’eux et eux doivent apprendre de nous. C’est ainsi. C’est ainsi que se fait l’histoire, et c’est ainsi qu’elle se déroule sans fermetures, sans censures. Je ne sais pas, c’est ainsi. C’est ainsi que j’apprends ces mots.

(Père Lombardi)

Merci beaucoup. Et à présent, nous donnons la parole à Marco Ansaldo, de ‘‘La Repubblica’’, qui pose la question pour le groupe italien...

(Marco Ansaldo – “La Repubblica”)

Votre Sainteté, la répression en Turquie et les quinze jours qui ont suivi le coup d’Etat, d’après la quasi-totalité des observateurs internationaux, a été sans doute pire que le coup d’Etat. Des catégories entières ont été frappées : militaires, magistrats, administrateurs publics, diplomates, journalistes. Je cite des informations provenant du gouvernement turc : on parle de plus de 13.000 arrestations, plus de 50.000 personnes ‘‘limogées’’. Une purge. Avant-hier, le président Recep Tayyip Erdogan a répondu aux critiques étrangères : ‘‘Occupez-vous de vos affaires !’’. Nous voudrions vous demander : Pourquoi n’êtes-vous pas intervenu, n’avez-vous pas parlé jusqu’à présent ? Craignez-vous peut-être qu’il puisse y avoir des répercussions sur la minorité catholique en Turquie ? Merci !

(Pape François)

Lorsque j’ai dû dire quelque chose qui ne plaisait pas à la Turquie, mais dont j’étais certain, je l’ai dite, avec les conséquences que vous connaissez. Je leur ai dit ces mots... j’étais sûr de moi. Je n’ai pas parlé parce que je ne suis pas encore sûr, avec les informations que j’ai reçues, de ce qui se passe là-bas. J’écoute les informations qui arrivent à la Secrétairerie d’Etat, et aussi celles de certains analystes politiques importants. J’étudie la question également avec les collaborateurs de la Secrétairerie d’Etat et les choses ne sont pas encore claires. C’est vrai, il faut toujours éviter la souffrance aux catholiques — et cela, nous le faisons tous — mais pas au prix de la vérité. Il existe la vertu de la prudence — il faut dire cela, quand, comment — mais dans mon cas, vous êtes témoins que lorsque j’ai dû dire quelque chose qui touchait la Turquie, je l’ai dit.

(Père Lombardi)

A présent, nous donnons la parole à Frances D’Emilio, qui est la collègue de l’Associated Press, la grande agence de langue anglaise.

(Frances D'Emilio – Associated Press)

Bonsoir. Ma question est une question que beaucoup de personnes se posent ces jours-ci, parce qu’il est apparu en Australie que la police australienne enquêterait sur de nouvelles accusations contre le cardinal Pell, et cette fois, les accusations concernent des abus sur les mineurs, qui sont très différentes des accusations précédentes. La question que je me pose, et que beaucoup d’autres ont posée, est la suivante: selon vous, quelle serait la chose juste à faire à l’égard du cardinal Pell, étant donné la situation grave, la place si importante et la confiance dont il bénéficie de votre part ?

(Pape François)

Merci. Les premières nouvelles qui sont parvenues étaient confuses. Il s’agissait d’informations qui remontaient à quarante ans et la police elle-même n’y avait pas prêté attention dans un premier temps. Quelque  chose de confus. Puis, toutes les plaintes ont été présentées à la justice, et en ce moment, elles sont entre les mains de la justice. Il ne faut pas juger avant que la justice ne juge.  Si j’émettais un jugement en faveur ou contre le cardinal Pell, cela ne serait pas bon, car je jugerais avant. C’est vrai, le doute subsiste. Et il existe un principe clair du droit: in dubio pro reo. Nous devons attendre la justice et ne pas porter auparavant un jugement médiatique, parce que cela n’aide pas. Le jugement des commérages, et après ? On ne sait pas quelle sera l’issue. Attendre ce que décidera la justice. Une fois que la justice aura parlé, je parlerai moi. Merci !

(Père Lombardi)

 A présent, nous donnons la parole à Hernán Reyes de Télam. Je le prie de s’approcher. Comme nous le savons, il est argentin et il représente maintenant l’Amérique latine parmi nous.

(Hernán Reyes - Télam)

Comment vous sentez-vous après la chute de l’autre jour ? Nous voyons que vous allez bien... C’est la première question. La deuxième: la semaine dernière, le secrétaire général d’Unasur, Ernesto Samper, a parlé d’une médiation du Vatican au Venezuela. Est-ce un dialogue concret ? Est-ce une possibilité réelle ? Et comment pensez-vous que cette médiation, grâce à la mission de l’Eglise, puisse aider la stabilisation du pays ?

(Pape François)

Tout d’abord la chute. Je regardais la Vierge et j’ai oublié qu’il y avait une marche... Je tenais  l’encensoir à la main... Quand j’ai senti que je tombais, je me suis laissé  tomber et cela m’a sauvé, parce que si j’avais opposé une résistance, j’aurais eu des conséquences. Rien. Je vais très bien.

La deuxième était ? Le Venezuela. Il y a deux ans j’ai eu une rencontre avec le président Maduro, très, très positive. Ensuite, il a demandé une audience l’année dernière : c’était un dimanche, le lendemain de mon retour de Sarajevo. Mais après, il a annulé cette rencontre, parce qu’il avait une otite et qu’il ne pouvait pas venir. Par la suite, j’ai laissé passer du temps et je lui ai écrit une lettre. Il y a eu des contacts — tu en as mentionné un — en vue d’une éventuelle rencontre. Oui, avec les conditions que l’on pose dans ces cas. Et l’on pense, en ce moment... mais je ne suis pas sûr, et je ne peux pas en garantir la certitude, est-ce clair ? Je ne suis pas sûr que dans le groupe de la médiation quelqu’un... et je ne sais pas si le gouvernement lui-même — mais je n’en suis pas sûr — veut un représentant du Saint-Siège. Telle était la situation jusqu’au moment où je suis parti de Rome. Mais les choses en sont là. Dans le groupe se trouve [José Luis Rodríguez] Zapatero d’Espagne, [Martín] Torrijos et un autre, et un quatrième, disait-on, du Saint-Siège. Mais de cela je ne suis pas sûr...

(Père Lombardi)

A présent, nous donnons la parole à Antoine-Marie Izoard di I-Media, de France. Et nous savons ce que vit la France ces derniers jours…

(Antoine-Marie Izoard – I.Media)

Très Saint-Père, avant tout nous vous présentons nos vœux, ainsi qu’au père Lombardi et également au père Spadaro, pour la fête de saint Ignace.

La question est un peu difficile. Les catholiques sont sous le choc — et pas seulement en France — après l’assassinat barbare du père Jacques Hamel dans son église alors qu’il célébrait la Messe. Il y a quatre jours, ici, vous nous avez à nouveau dit que toutes les religions veulent la paix. Mais ce saint prêtre de 86 ans a été clairement tué au nom de l’islam. Donc, Saint-Père, j’ai deux brèves questions. Pourquoi, quand vous parlez de ces actes violents, parlez-vous toujours de terroristes, mais jamais d’islam ? Vous n’utilisez jamais le terme ‘‘islam’’. Et ensuite, outre les prières et le dialogue, qui bien évidemment sont essentiels, quelle initiative concrète pouvez-vous lancer ou peut-être suggérer pour s’opposer à la violence islamique ? Merci, Votre Sainteté.

(Pape François)

Je n’aime pas parler de violence islamique, car tous les jours, quand je feuillette les journaux je vois des violences, ici en Italie : celui qui tue sa fiancée, un autre qui tue sa belle-mère... Et il s’agit de catholiques baptisés violents ! Ce sont des catholiques violents... Si je parlais de violence islamique, je devrais également parler de violence catholique. Tous les musulmans ne sont pas violents ; tous les catholiques ne sont pas violents. C’est comme une salade de fruits, il y a de tout, il existe des personnes violentes appartenant à ces religions. Une chose  est vraie : je crois que dans presque toutes les religions, il y a toujours un petit groupe fondamentaliste. Fondamentaliste. Nous en avons. Et quand le fondamentalisme arrive à tuer — mais on peut tuer avec la langue, et c’est l’apôtre Jacques qui le dit, pas moi, et aussi avec un couteau — je crois qu’il n’est pas juste d’identifier l’islam avec la violence. Cela n’est pas juste et cela n’est pas vrai ! J’ai eu un long dialogue avec le grand imam de l’université d’al-Azhar et je sais ce qu’ils pensent : ils cherchent la paix, la rencontre. Le nonce d’un pays africain me disait que, dans la capitale, il y a toujours une queue de personnes — c’est toujours plein ! — à la Porte Sainte du jubilé : certains s’approchent des confessionnaux, d’autres prient sur les bancs. Mais la majorité va devant, devant, prier à l’autel de la Vierge: ce sont des musulmans qui veulent faire le jubilé. Ce sont des frères. Quand j’ai été en Centrafrique, je suis allé chez eux et l’imam est même monté sur la papamobile. On peut très bien cohabiter. Mais il y a de petits groupes fondamentalistes. Et je me demande aussi combien de jeunes — combien de jeunes ! — que nous Européens avons laissés vides d’idéaux, qui n’ont pas de travail, qui s’adonnent à la drogue, à l’alcool... ils vont là-bas et se font enrôler dans des groupes fondamentalistes. Oui, nous pouvons dire que ce qu’on appelle Isis est un Etat islamique qui se présente comme violent, car quand il nous fait voir sa ‘‘carte d’identité’’, il nous  montre comment, sur la côte libyenne, il égorge les Egyptiens, ou des choses de ce genre. Mais il s’agit d’un petit groupe fondamentaliste, qui s’appelle Isis. Mais on ne peut pas dire — je crois que cela n’est pas vrai et que ce n’est pas juste — que l’islam est terroriste.

(Antoine-Marie Izoard)

Une initiative concrète de votre part pour lutter contre le terrorisme, la violence...

(Pape François)

Le terrorisme est partout ! Pensez au terrorisme tribal de certains pays africains... Le terrorisme  — je ne sais pas si je dois le dire, parce que c’est un peu dangereux — grandit quand il n’y a pas d’autre option, quand au centre de l’économie mondiale il règne le dieu argent et non la personne, l’homme et la femme. Cela est déjà le premier terrorisme. Tu as chassé la merveille de la création, l’homme et la femme, et tu as mis à sa place l’argent. Cela est un terrorisme de base contre toute l’humanité. Pensons-y !

(Père Lombardi)

Merci, Votre Sainteté. Etant donné que ce matin a été faite l’annonce de Panama comme lieu des prochaines Journées mondiales de la jeunesse, il y a ici un collègue qui voulait vous offrir un petit don pour vous préparer à ces journées.

(Javier Martínez Brocal – Rome Reports)

Saint-Père, vous nous avez dit auparavant, lors de la rencontre avec les volontaires, que vous ne serez peut-être pas présent à Panama. Mais vous ne pouvez pas faire cela, car nous vous attendons au Panama !

(Pape François – en espagnol)

Si je n’y vais pas, il y aura Pierre !

(Javier Martínez Brocal)

Nous pensons que vous y serez ! Je vous apporte deux choses de la part des Panaméens : une chemise portant le numéro 17, qui est votre date de naissance, et le chapeau que portent les paysans du Panama. Ils m’ont demandé de vous le faire porter... lorsque vous [voudrez] saluer les panaméens. Merci !

(Pape François – en espagnol)

J’en remercie vivement les Panaméens. Je vous souhaite de bien vous préparer, avec la même force, la même spiritualité et la même profondeur avec lesquelles se sont préparés les Polonais, les habitants de Cracovie et tous les Polonais.

(Antoine-Marie Izoard)

Sainteté, au nom de mes collègues journalistes, parce que je suis un peu obligé de les représenter, je voulais moi aussi dire deux mots, si Votre Sainteté me le permet, sur le père Lombardi, pour le remercier. Il est impossible de résumer 10 ans de présence du père Lombardi au Bureau de presse : avec le Pape Benoît, puis un interrègne inédit, ensuite votre élection, Saint-Père, et les surprises qui ont suivi. Ce que l’on peut certainement rappeler est sa disponibilité constante, l’engagement et le dévouement du Père Lombardi ; son incroyable capacité à répondre ou pas à nos questions, souvent étranges, et cela aussi est un art. Et également son sens de l’humour un peu britannique : dans toutes les situations, même les pires. Et nous en avons de nombreux exemples. [S’adressant au père Lombardi] Bien entendu, nous accueillons avec joie vos successeurs, deux journalistes compétents ; mais nous n’oublions pas que, outre le journaliste, vous étiez et êtes encore à présent un prête et aussi un jésuite. Nous ne manquerons pas en septembre de fêter dignement votre départ pour d’autres fonctions, mais nous voulons dès à présent vous présenter nos vœux. Des vœux de bonne fête de saint Ignace, mais aussi de longue vie, de 100 ans, comme on dit en Pologne, de service humble. Stolat, dit-on en Pologne : Stolat père Lombardi !  

[01258-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

(Father Lombardi)

Holy Father, thank you very much for being here with us on our return from Poland. Despite the adverse weather this evening, I think everything went quite well and we are all very happy and satisfied with the trip. We hope you feel the same. As usual, we will start with a few questions. But if you would like to say some initial words, we’d be happy to listen…

(Pope Francis)

Good evening everyone, and thank you for your work and your company on this trip. Since you are all colleagues, I would first like to express my condolences on the death of Anna Maria Jacobini. Today I met with her sister, nephew, and niece, who were all very saddened by her passing. It will be a sad memory from this trip.

Secondly, I would like to thank Father Lombardi and Mauro [De Horatis], because this is the last flight they will share with us. Father Lombardi has been with Vatican Radio for more than twenty-five years, and on these flights for ten. And Mauro for thirty-seven years; thirty-seven years of handling baggage on these flights! I wish to thank Mauro and Father Lombardi from the bottom of my heart. Later, we will thank them with a nice cake…

Now I am all yours. The flight is a short one… so we will do it in a hurry this time.

(Father Lombardi)

Thank you, Your Holiness. The first question we will field today comes, as is customary, from one of our Polish colleagues: Magdalena Wolinska from Tvp.

(Magdalena Wolinska - Tvp)

Holy Father, in your first speech at Wawel, right after your arrival in Krakow, you said that you were happy to begin your experience of getting to know Central-Eastern Europe by visiting Poland. On behalf of the people of my country, I would like to ask about your experience of Poland during these five days. What did you think of Poland?

(Pope Francis)

Poland was very special, because it was “occupied” once more, but this time by young people! Krakow, from what I saw, is a very beautiful city. The Polish people were so enthusiastic… Take this evening, for example: even with the rain, along the way there were not only a lot of young people, but older people too… there’s a goodness about them, a certain dignity. I had had some experience with Polish people when I was young: where my father worked, there were a lot of Polish immigrants who came after the war. They were good people… and this has always remained with me. I rediscovered this goodness this week in you and your fellow citizens. It’s really beautiful, and I thank you!

(Father Lombardi)

Let’s turn next to another Polish colleague, Ursula… from Polsat.

(Urzula Rzepczak - Polsat)

Holy Father, the youth of our country were very moved by your words, which really struck home for them and addressed their struggles directly. In your speeches, you also used words and expressions young people typically use in their own way of speaking. How did you prepare for this? How were you able to give so many examples that resonate with them and their problems, even using their own words?

(Pope Francis)

I enjoy talking with young people, and I enjoy listening to them. It’s always a challenge, because they tell me things I’ve never thought of, or things I’ve only half thought through. Young people are restless, creative… I like this, and I take my cues on how to speak to them from this. Often I have to ask myself, “What does that mean?” and they explain it to me. I enjoy speaking with them. They are our future, so we have to be in constant dialogue with them. This dialogue between the past and the future is important. That is why I have emphasized so often the relationship between young people and the elderly, and when I say “the elderly,” I mean both the old and the not-so-old – I’m with the first group! – so that we can hand on to them our own experience and they can listen to the past, our history, in order to take it up and carry it on with the courage of the present, as I said this evening. This is really important! I don’t like it when I hear people say, “But young people say such ridiculous things!” We adults also say a lot of ridiculous things! Young people say a lot of ridiculous things, but they also say a lot of good things, just like us, like anyone. We need to listen to them, to speak with them, because we need to learn from them and they need to learn from us. That’s the way it is. That is precisely the way history is made, and this is exactly the way to grow without closing ourselves off, without criticizing. So it is. And that’s how I learned to speak to them.

(Father Lombardi)

Thank you, Holy Father. We now pass the microphone to Marco Ansaldo from La Repubblica, who will ask a question on behalf of the Italian journalists…

(Marco Ansaldo – La Repubblica)

Your Holiness, the political repression going on in Turkey right now and the crackdown we’ve seen in the last fifteen days have been, according to nearly all international observers, worse than the coup itself. Entire categories of people have been affected: soldiers, magistrates, public officials, diplomats, and journalists. I will cite data given by the Turkish government: there have been more than 13,000 arrests and 50,000 people have been ousted. It is a purge. The day before yesterday the President, Recep Tayyip Erdogan, responding to criticisms from abroad, said, “Mind your own business!” We would like to ask you: Why haven’t you intervened, why haven’t you spoken out about this? Are you perhaps afraid that there would be repercussions on the Catholic minority in Turkey? Thank you.

(Pope Francis)

Whenever I have had to say something displeasing to Turkey, but something I was convinced about, I have said it, and all of you know the result. I spoke out… I was sure. In this case, I have not spoken out yet, because, from the information I have received, I am still not certain what is happening there. I review the information from the Secretariat of State and from some other important political analysts. I am studying the situation carefully with my staff at the Secretariat of State and the matter is still not clear. It is true that we always want to avoid harm to the Catholic community – we are concerned about this – but not at the price of truth. There is the virtue of prudence – one has to say certain things at certain times in certain ways – but in my case, you can testify that when I have had something to say about Turkey, I have said it.

(Father Lombardi)

Now we give the floor to Frances D'Emilio, a colleague from the Associated Press, the great press agency in the English language.

(Frances D'Emilio – Associated Press)

Good evening. My question is one on the minds of many these days, because it has come to light in Australia that the Australian police are investigating new accusations against Cardinal Pell, and that this time the accusations involve alleged abuse against minors, which is very different from previous accusations. My question, and that of many others, is: In your opinion, what would be the right thing for Cardinal Pell to do, given the gravity of the situation, the importance of his position and the trust Your Holiness has placed in him?

(Pope Francis)

Thank you for your question. The initial reports have been confusing. They were about allegations from forty years ago and not even the police had been aware of them at first. Confusing. All these accusations were then presented to the justice system and remain there. We cannot judge until the justice system passes judgment. It would not be good for me to pass judgment for or against Cardinal Pell, for I would then be passing judgment prematurely. Clearly, doubt exists, and there is a clear principle of law: in dubio pro reo (doubt favours the accused). We have to wait for the justice system to do its job and not pass judgment in the media, because this is not helpful. “Judgment” by gossip, and then what? We don’t know how it will turn out. See what the justice system decides. Once it has spoken, then I will speak. Thank you.

(Father Lombardi)

Now it is Hernán Reyes de Télam’s turn. Please, come up to the microphone. As you all know, he is Argentinian and therefore our Latin America representative.

(Hernán Reyes - Télam)

Your Holiness, how are you doing after your fall? You seem to be doing well… That is the first question. The second is this: Last week, the Secretary General of UNASUR (Union of South American Nations), Ernesto Samper, spoke of a mediation by the Vatican in Venezuela. Is there a concrete dialogue going on? Is this a real possibility? And how do you think that such a mediation, with the mission of the Church, could help stabilize the country?

(Pope Francis)

First I’ll speak about the fall. I was looking at the image of Our Lady and I forgot about the steps… I had the thurible in my hand… When I felt myself falling, I simply let myself fall and that actually saved me, because if I had tried to break my fall, it could have been worse. But it was nothing, really. I’m just fine.

Your other question was about Venezuela. Two years ago I had a meeting with President Maduro, and it was very, very positive. Then last year he asked for an audience with me: it was a Sunday, the day after I returned from Sarajevo. But then he cancelled that meeting due to an ear infection that prevented him from coming. After that, I let some time pass and then wrote him a letter. There were contacts – you mentioned one of them – to try to arrange a meeting, under the proper conditions, of course. There is presently some thought … but I am not sure, and I cannot confirm this. I am not sure whether someone in the group of mediators… or perhaps also from the government – but I’m not sure – wants a representative of the Holy See. That was the latest news I heard when I left Rome. That’s where things stand. The group includes Zapatero from Spain, Torrijos, someone else, and a fourth presumably from the Holy See. But I am not certain about this…

(Father Lombardi)

Now we turn to Antoine-Marie Izoard di Media, from France. And we know what’s has happened in France these days…

(Antoine-Marie Izoard)

Holy Father, first of all, I offer good wishes to you, Father Lombardi, and Father Spadaro on the Feast of Saint Ignatius.

My question is a bit more difficult. Catholics are in a state of shock – and not only in France – following the barbaric assassination of Father Jacques Hamel in his church while he was celebrating Holy Mass. Four days ago, on board the flight, you told us once again that all religions want peace. But this holy priest, eighty-six years old, was clearly killed in the name of Islam. So I have two brief questions, Holy Father. When you speak of these violent acts, why do you always speak of terrorists and not of Islam? You never use the word “Islam”. And then, in addition to prayer and dialogue, which are obviously essential, what concrete initiative can you launch or perhaps suggest in order to combat Islamic violence? Thank you, Your Holiness.

(Pope Francis)

I don’t like to speak of Islamic violence because every day when I open the newspapers I see acts of violence, here in Italy: someone kills his girlfriend, someone else his mother-in-law… And these violent people are baptized Catholics! They are violent Catholics… If I spoke about Islamic violence, I would also have to speak about Catholic violence. Not all Muslims are violent; not all Catholics are violent. It’s like a fruitcake, there’s a little bit of everything, there are violent people in these religions. One thing is true: I believe that in almost all religions there is always a small fundamentalist group. Fundamentalist. We have some ourselves. And when fundamentalism gets to the point of killing – and one can kill with the tongue (these are words of the Apostle James, not mine) as well as with a knife – … I believe that it is not right to identify Islam with violence. It is not right and it is not true. I had a long talk with the Grand Imam at the University of al-Azhar, and I know what they are thinking: they are looking for peace, for encounter. A Nuncio in an African nation told me that in the capital city there is constantly a line of people – a long line! – before the Holy Door for the Jubilee: some go to confession, others pray in the pews. But the majority of them go straight to the altar of Our Lady to pray: these are Muslims who want to participate in the Jubilee. They are our brothers and sisters. When I was in Central Africa I went to see them, and the Imam even came aboard the Popemobile. We can live together in harmony. But there are little fundamentalist groups. But I also ask myself how many young people – how many young people! – have we Europeans left without ideals, without jobs, and then they turn to drugs, alcohol… they turn to these things and they enlist in fundamentalist groups. Yes, we can say that the so-called ISIS is an Islamic state that acknowledges itself as violent, because when they lay their cards on the table, they slit the throats of Egyptians on the Libyan coast and do similar things. But this is a little fundamentalist group called ISIS. But you cannot say – I believe it is false and unjust – that Islam is terrorist.

(Antoine-Marie Izoard)

A concrete initiative on your part to combat terrorism and violence…

(Pope Francis)

Terrorism is everywhere! Think of tribal terrorism in some African countries… Terrorism – I don’t know if I should say it because it’s a bit risky – increases whenever there is no other option, when the global economy is centred on the god of money and not the human person, men and women. This is already a first form of terrorism. You’ve driven out the marvel of creation, man and woman, and put money in their place. This is a basic act of terrorism against all humanity. We should think about it.

(Father Lombardi)

Thank you, Your Holiness. Since it was announced this morning that Panama would be the next country to host World Youth Day, there is a colleague here who would like to give you small gift as you prepare for the occasion.

(Javier Martínez Brocal)

Holy Father, you told us earlier, during the meeting with volunteers, that you might not be there in Panama. But you can’t let that happen, because we are waiting for you in Panama!

(Pope Francis – in Spanish)

If I don’t go, Peter will be there!

(Javier Martínez Brocal)

We think that you’ll be there yourself! So I’m giving you two things on the part of the people of Panama: a jersey with the number 17, because that is your birthday, and a sombrero worn by the campesinos in Panama… They asked me if you could put it on… If you would like to send a greeting to the people of Panama… Thanks!

(Pope Francis – in Spanish)

To all Panamanians, thank you for this. I encourage that you prepare well, with the same strength, the same spirituality, and the same depth that the people of Poland – the residents of Krakow and all the Polish people – prepared for this World Youth Day.

(Antoine-Marie Izoard)

Your Holiness, in the name of my fellow journalists, since I’m somewhat obliged to represent them, I would like to say a few words, if you’ll allow me, Your Holiness, about Father Lombardi, to thank him. It’s really impossible to sum up ten years of Father Lombardi’s presence in the Press Office: first with Pope Benedict, then during an unprecedented interregnum, and then with your election, Holy Father, and all the surprises that followed. What is undeniable is Father Lombardi’s constant helpfulness, commitment and devotion; his incredible capacity to respond or not to our, often odd, questions – and this too is an art. And then also his somewhat British sense of humour in every situation, even the worst. We can think of so many examples. [To to Father Lombardi] Obviously we warmly welcome your successors, two very fine journalists. But we know very well that, in addition to being a journalist, you are also a priest and a Jesuit. We will certainly have a worthy celebration when you leave us and move on to other duties, but we also want to express to you our best wishes today. We wish you a joyous Feast of Saint Ignatius and many years of happiness – 100 years, as they say in Polish, of faithful service. As they say in Polish: Stolat! Stolat Father Lombardi!

[01258-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

(Pater Lombardi):

Heiliger Vater, vielen Dank, dass Sie hier bei uns sind auf der Rückkehr von dieser Reise. Trotz des Gewitters heute Abend scheint mir alles so gut gelaufen zu sein, dass wir alle sehr glücklich und zufrieden sind. Und wir hoffen, dass auch Sie über diese Tage glücklich sind. Wie gewohnt werden wir Ihnen einige Fragen stellen. Aber wenn Sie uns zur Einführung etwas sagen möchten, stehen wir zu Ihrer Verfügung…

(Papst Franziskus):

Guten Abend, ich danke Ihnen für Ihre Arbeit und für Ihre Gesellschaft. Da Sie Arbeitskollegen von Anna Maria Jacobini sind, möchte ich Ihnen mein Beileid zu ihrem Tod aussprechen. Heute habe ich ihre Schwester, ihren Neffen und ihre Nichte empfangen, sie waren in tiefer Trauer… Das ist ein trauriger Punkt dieser Reise.

Außerdem möchte ich Pater Lombardi und Mauro [De Horatis] danken, denn dies ist ihre letzte Reise mit uns. Pater Lombardi war über 25 Jahre lang bei Radio Vatikan tätig und zehn Jahre lang auf den Flügen dabei. Und Mauro war 37 Jahre lang für das Fluggepäck verantwortlich. Ich danke Mauro und Pater Lombardi sehr. Nachher am Ende werden wir uns mit einer Torte bedanken…

Jetzt stehe ich zu Ihrer Verfügung. Die Reise ist kurz…wir wollen uns diesmal beeilen.

(Pater Lombardi):

Danke, Heiliger Vater. Die erste Frage lassen wir wie gewohnt eine unserer polnischen Kolleginnen stellen: Magdalena Wolinska von »Tvp«.

(Magdalena Wolinska- TVP):

Heiliger Vater, in Ihrer ersten Ansprache in der Wawelburg, gleich nach der Ankunft in Krakau, haben Sie gesagt, dass Sie sich freuen, den östlichen Teil Mitteleuropas kennenzulernen und dabei gerade mit Polen zu beginnen. Im Namen unserer Nation möchte ich Sie fragen: Wie haben Sie dieses Polen in diesen fünf Tagen erlebt? Welchen Eindruck hat es auf Sie gemacht?

(Papst Franziskus):

Es war ein besonderes Polen: ein Polen, das erneut eine »Invasion« erlebte, aber diesmal die Invasion der Jugendlichen! Krakau – das, was ich gesehen habe – habe ich als sehr schön empfunden. Die Menschen in Polen sind zu großer Begeisterung fähig… Zum Beispiel heute Abend: Trotz des Regens haben sie die Straßen gesäumt, und nicht nur junge Menschen, auch alte Frauen… Es ist eine Güte vorhanden, ein edler Charakter. Ich habe als Kind Menschen aus Polen kennengelernt: Dorthin, wo mein Vater arbeitete, kamen nach dem Krieg viele Polen zum Arbeiten. Es waren gute Menschen… und das ist mir im Herzen geblieben. Diese Güte, die Ihnen zu eigen ist, habe ich wiedergefunden. Das ist etwas sehr Schönes. Danke!

(Pater Lombardi):

Jetzt erteilen wir einer weiteren polnischen Kollegin das Wort, Urzula… von »Polsat«.

(Urzula Rzepczak – RTP):

Heiliger Vater, unsere Jugendlichen waren bewegt von Ihren Worten, die ihre Wirklichkeit und ihre Probleme sehr gut zum Ausdruck bringen. Aber Sie haben in Ihren Ansprachen auch Worte und Ausdrücke benutzt, die aus der Sprache der jungen Leute stammen. Wie haben Sie sich vorbereitet? Wie ist es Ihnen gelungen, so viele Beispiele zu geben, die ihrem Leben, ihren Problemen nahe sind, und auch noch mit ihren eigenen Worten?

(Papst Franziskus):

Ich spreche gerne mit den jungen Menschen. Und ich höre den Jugendlichen gerne zu. Sie bringen mich immer in Schwierigkeiten, weil sie mir Dinge sagen, an die ich nicht gedacht habe oder an die ich nur halbwegs gedacht habe. Die unruhigen jungen Leute, die schöpferischen jungen Leute… Das gefällt mir, und von da übernehme ich diese Sprache. Oft muss ich fragen: »Was bedeutet das denn?«, und sie erklären mir, was es bedeutet. Ich spreche gerne mit ihnen. Sie sind unsere Zukunft, und wir müssen miteinander sprechen. Dieser Dialog zwischen Vergangenheit und Zukunft ist wichtig. Daher hebe ich die Beziehung zwischen den Jugendlichen und den Großeltern so sehr hervor. Und wenn ich »Großeltern« sage, meine ich damit die älteren und die weniger alten Menschen – ich gehöre aber zu den älteren! –, um auch unsere Erfahrung mitzuteilen, damit die jungen Leute die Vergangenheit, die Geschichte hören und sie aufgreifen und mit dem Mut der Gegenwart vorantragen, wie ich heute Abend gesagt habe. Das ist wichtig, ganz wichtig! Ich höre es nicht gern, wenn gesagt wird: »Die jungen Leute reden dummes Zeug!« Auch wir reden viel dummes Zeug! Die jungen Menschen sagen dummes Zeug, und sie sagen gute Dinge, genau wie wir, wie alle. Aber man muss ihnen zuhören, mit ihnen sprechen, denn wir müssen von ihnen lernen, und sie müssen von uns lernen. So ist es. Und so wird Geschichte gemacht und wächst ohne Verschlossenheit, ohne Zensur. Ich weiß nicht, so ist es. So lerne ich diese Worte.

(Pater Lombardi):

Vielen Dank. Und jetzt erteilen wir Marco Ansaldo von »La Repubblica« das Wort, der die Frage für die italienische Gruppe stellt…

(Marco Ansaldo – La Repubblica):

Heiliger Vater, die Repression in der Türkei und die zwei Wochen nach dem Putschversuch waren – fast allen internationalen Beobachtern zufolge – vielleicht schlimmer als der Staatsstreich. Ganze Kategorien sind betroffen: Militär, Richter und Staatsanwälte, Regierungsbeamte, Diplomaten und Journalisten. Ich zitiere Daten der türkischen Regierung: Es ist die Rede von über 13.000 Verhafteten; über 50.000 Personen wurden „ausgebootet“. Eine Säuberungsaktion. Vorgestern sagte Präsident Tayyip Erdogan angesichts von Kritiken aus dem Ausland: »Kümmert euch um eure eigenen Angelegenheiten!« Wir möchten Sie fragen: Warum haben Sie sich bisher nicht dazu geäußert, haben nichts gesagt? Haben Sie vielleicht die Befürchtung, dass es negative Auswirkungen haben könnte auf die katholische Minderheit in der Türkei? Danke.

(Papst Franziskus):

Als ich etwas sagen musste, das der Türkei nicht gefallen hat, dessen ich mir aber sicher war, habe ich es gesagt, mit den Folgen, die Ihnen bekannt sind. Ich habe diese Worte gesagt… Ich war mir sicher. Ich habe [jetzt] nichts gesagt, weil ich mir aufgrund der Informationen, die ich erhalten habe, noch nicht sicher bin, was dort gerade geschieht. Ich höre mir die Informationen an, die im Staatssekretariat ankommen, und auch die einiger wichtiger politischer Experten. Ich sondiere die Lage auch zusammen mit den Mitarbeitern des Staatssekretariats, und die Sache ist noch nicht klar. Es stimmt, dass immer vermieden werden muss, dass den Katholiken etwas Schlimmes passiert – und das tun wir alle –, aber nicht zum Preis der Wahrheit. Es gibt die Tugend der Klugheit – wann muss man was wie sagen –, aber in meinem Fall können Sie bezeugen, dass ich, als ich etwas sagen musste, das die Türkei betraf, es auch gesagt habe.

(Pater Lombardi):

Jetzt erteilen wir Frances D’Emilio das Wort, der Kollegin von »Associated Press«, der großen Agentur englischer Sprache.

(Frances D'Emilio – AP):

Guten Abend. Meine Frage ist eine Frage, die viele Menschen sich in diesen Tagen stellen. In Australien ist bekanntgeworden, dass die australische Polizei derzeit Untersuchungen über neue Anklagen gegen Kardinal Pell durchführt. Diesmal geht es bei den Vorwürfen um den Missbrauch Minderjähriger, ganz anders als bei den vorherigen Anklagen. Die Frage, die ich mir stelle und die viele andere gestellt haben: Was sollte Kardinal Pell Ihrer Ansicht nach tun, was wäre richtig angesichts der gravierenden Situation, des wichtigen Postens und des Vertrauens, das er Ihrerseits genießt?

(Papst Franziskus):

Danke. Die ersten Nachrichten, die eintrafen, waren verwirrend. Es waren Nachrichten, die 40 Jahre zurücklagen, und nicht einmal die Polizei hatte ihnen im ersten Augenblick Beachtung geschenkt. Eine etwas wirre Angelegenheit. Dann wurden alle Anklagen der Justiz übergeben, und in diesem Augenblick sind sie in den Händen der Justiz. Man darf nicht urteilen bevor die Justiz urteilt. Wenn ich ein Urteil für oder gegen Kardinal Pell abgäbe, dann wäre es nicht gut, weil ich vorher urteilen würde. Es stimmt, es gibt Zweifel. Und es gibt das klare Rechtsprinzip: »in dubio pro reo«. Wir müssen das Urteil der Justiz abwarten und dürfen nicht schon vorher ein Medienurteil fällen, denn das hilft uns nicht weiter. Das Urteil des Geschwätzes, und dann? Man weiß nicht, wie es ausgehen wird. Darauf achten, was die Justiz entscheiden wird. Sobald die Justiz gesprochen hat, werde ich sprechen. Danke.

(Pater Lombardi):

Jetzt erteilen wir Hernán Reyes von »Telam« das Wort. Ich bitte ihn, näher zu treten. Wie wir wissen, ist er Argentinier und vertritt jetzt unter uns Lateinamerika.

(Hernán Reyes – Télam):

Heiliger Vater, wie geht es Ihnen nach Ihrem Sturz vor einigen Tagen? Wir sehen, dass es Ihnen gut geht… Das ist die erste Frage. Die zweite: In der vergangenen Woche hat der Generalsekretär der UNASUR [Union Südamerikanischer Nationen], Ernesto Samper, von einer Vermittlung des Vatikans in Venezuela gesprochen. Gibt es konkrete Gespräche? Ist es eine reale Möglichkeit? Und wie kann diese Vermittlung Ihrer Ansicht nach durch die Sendung der Kirche zur Stabilisierung des Landes beitragen?

(Papst Franziskus):

Zunächst der Sturz. Ich habe die Gottesmutter angeschaut und nicht an die Stufe gedacht… Ich hatte das Weihrauchfass in der Hand… Als ich spürte, dass ich hinfiel, habe ich mich fallenlassen, und das hat mich gerettet, denn wenn ich Widerstand geleistet hätte, hätte ich Folgen davongetragen. Nichts. Es geht mir sehr gut.

Was war die zweite Frage? Venezuela. Vor zwei Jahren hatte ich eine Begegnung mit Präsident Maduro; sie war äußerst positiv. Dann hat er im vergangenen Jahr um eine Audienz gebeten: Es war an einem Sonntag, am Tag nach der Ankunft aus Sarajevo. Aber dann hat er die Begegnung abgesagt, weil er an einer Ohrenentzündung erkrankt war und nicht kommen konnte. Danach habe ich dann Zeit vergehen lassen und ihm einen Brief geschrieben. Es gab Kontakte – du hast einen erwähnt – für eine eventuelle Begegnung. Ja, unter den Bedingungen, die in solchen Fällen gelten. Und in diesem Augenblick wird daran gedacht… aber ich bin mir nicht sicher, und ich kann es nicht versichern, ist das klar? Ich bin mir nicht sicher, ob jemand in der Gruppe der Vermittler… und ich weiß auch nicht, ob die Regierung – ich bin mir dessen aber nicht sicher – einen Vertreter des Heiligen Stuhls will. Das war die Situation, als ich aus Rom abgereist bin. Aber so liegen die Dinge. In der Gruppe sind Zapatero aus Spanien, Torrijos und ein anderer, und ein vierter, so hieß es, vom Heiligen Stuhl. Aber ich bin mir dessen nicht sicher…

(Pater Lombardi):

Jetzt erteilen wir Antoine-Marie Izoard von »Media«, aus Frankreich, das Wort. Und wir wissen, was Frankreich in diesen Tagen durchmacht…

(Antoine-Marie Izoard – I.Media):

Heiliger Vater, zunächst einmal meine besten Wünsche an Sie, an Pater Lombardi und auch an Pater Spadaro zum Fest des heiligen Ignatius.

Die Frage ist etwas schwieriger. Die Katholiken stehen unter Schock – und nicht nur in Frankreich – nach der barbarischen Ermordung von Pater Jacques Hamel in seiner Kirche, während er die Heilige Messe feierte. Vor vier Tagen haben Sie hier erneut zu uns gesagt, dass alle Religionen den Frieden wollen. Aber dieser heilige Priester von 86 Jahren wurde ganz klar im Namen des Islam getötet. Daher, Heiliger Vater, habe ich zwei kurze Fragen. Warum sprechen Sie, wenn Sie von diesen Gewaltakten sprechen, immer von Terroristen, aber nie vom Islam? Sie benutzen nie das Wort »Islam«. Und welche konkrete Initiative – außer den Gebeten und dem Dialog, die natürlich ganz wesentlich sind – können Sie ins Leben rufen oder vielleicht vorschlagen, um der islamischen Gewalt entgegenzuwirken? Danke, Eure Heiligkeit.

(Papst Franziskus):

Es gefällt mir nicht, von islamischer Gewalt zu sprechen, denn jeden Tag, wenn ich die Zeitungen durchblättere, sehe ich Gewalt, hier in Italien: Der eine bringt seine Verlobte um, ein anderer bringt die Schwiegermutter um… Und das sind gewalttätige getaufte Katholiken! Es sind gewalttätige Katholiken… Wenn ich von islamischer Gewalt spräche, müsste ich auch von katholischer Gewalt sprechen. Nicht alle Muslime sind gewalttätig; nicht alle Katholiken sind gewalttätig. Es ist wie ein Obstsalat, da ist alles drin, es gibt Gewalttäter in diesen Religionen. Eine Sache ist wahr: Ich glaube, dass es in fast allen Religionen immer eine kleine fundamentalistische Gruppierung gibt. Fundamentalistisch. Bei uns gibt es sie. Und auch wenn der Fundamentalismus so weit geht zu töten – man kann aber mit der Zunge töten, und das sagt der Apostel Jakobus und nicht ich, und auch mit dem Messer – glaube ich, dass es nicht richtig ist, den Islam mit Gewalt gleichzusetzen. Das ist nicht richtig, und es ist nicht wahr! Ich hatte ein langes Gespräch mit dem Großimam der Al-Azhar-Universität, und ich weiß, was sie denken: Sie suchen den Frieden, die Begegnung. Der Nuntius eines afrikanischen Landes sagte mir, dass es in der Hauptstadt vor der Heiligen Pforte für das Jubiläum immer eine Menschenschlange gibt. Es ist immer voll! Einige gehen in die Beichtstühle, andere beten in den Kirchenbänken. Aber die meisten gehen ganz nach vorn, um am Altar der Gottesmutter zu beten: Es sind Muslime, die das Jubiläum feiern wollen. Es sind Brüder. Als ich in Zentralafrika war, bin ich zu ihnen gegangen, und der Imam ist sogar auf das Papamobil gestiegen. Man kann gut zusammenleben. Es gibt jedoch kleine Gruppen von Fundamentalisten. Und ich frage mich auch, wie viele junge Menschen – wie viele junge Menschen! –, die wir Europäer ohne Ideale gelassen haben, die keine Arbeit haben, die sich den Drogen, dem Alkohol zuwenden, hingehen und sich den fundamentalistischen Gruppierungen anschließen. Ja, wir können sagen, dass der sogenannte »IS« ein islamischer Staat ist, der gewalttätig auftritt, denn wenn er uns seine Identität zeigt, dann zeigt er uns, wie er an der libyschen Küste Ägyptern den Hals durchschneidet oder Ähnliches. Aber das ist eine kleine fundamentalistische Gruppierung, die sich IS nennt. Man kann jedoch nicht sagen – ich glaube, das ist nicht wahr und nicht richtig –, dass der Islam terroristisch ist.

(Antoine-Marie Izoard):

Eine konkrete Initiative von Ihnen, um dem Terrorismus, der Gewalt entgegenzuwirken…

(Heiliger Vater):

Der Terrorismus ist überall! Denken Sie an den Stammesterrorismus einiger afrikanischer Länder… Der Terrorismus – ich weiß nicht, ob ich es sagen soll, es ist etwas gefährlich – wächst, wenn es keine andere Option gibt, wenn im Mittelpunkt der Weltwirtschaft der Götze »Geld« steht und nicht der Mensch, der Mann und die Frau. Das ist bereits der erste Terrorismus. Du hast das Wunder der Schöpfung vertrieben, den Mann und die Frau, und hast das Geld an seine Stelle gesetzt. Das ist grundlegender Terrorismus gegen die gesamte Menschheit. Denken wir darüber nach.

(Pater Lombardi):

Danke, Eure Heiligkeit. Da heute Vormittag Panama als Ort des nächsten Weltjugendtages angekündigt wurde, ist hier ein Kollege, der Ihnen ein kleines Geschenk machen möchte, als Vorbereitung auf diesen Weltjugendtag.

(Javier Martínez Brocal- Rome Reports):

Heiliger Vater, Sie haben uns vorhin, in der Begegnung mit den freiwilligen Helfern, gesagt, dass Sie vielleicht nicht in Panama sein werden. Das können Sie aber nicht machen, denn wir erwarten Sie in Panama!

(Papst Franziskus (auf Spanisch)):

Wenn ich nicht hingehe, wird Petrus da sein!

(Javier Martínez Brocal):

Wir glauben, dass Sie da sein werden! Ich bringe Ihnen von Seiten der Panamaer zwei Dinge: ein T-Shirt mit der Nummer 17, ihrem Geburtsdatum, und den Hut, den die Campesinos in Panama tragen. Ich wurde gefragt, ob Sie ihn aufsetzen… Ob Sie die Panamaer grüßen möchten… Danke!

(Papst Franziskus (auf Spanisch)):

An die Panamaer: Vielen Dank dafür! Ich hoffe, dass ihr euch gut vorbereitet, mit derselben Kraft, derselben Spiritualität, derselben Tiefe, mit denen sich die Polen, die Einwohner von Krakau und alle Polen, vorbereitet haben.

(Antoine-Marie Izoard):

Eure Heiligkeit, im Namen aller Journalistenkollegen – denn ich soll sie hier vertreten – möchte auch ich – wenn Sie, Eure Heiligkeit, es mir gestatten – ein paar Worte über Pater Lombardi sagen, um ihm zu danken. Es ist unmöglich, die zehn Jahre der Anwesenheit von Pater Lombardi im Presseamt zusammenzufassen: unter Papst Benedikt, dann in einer außergewöhnlichen Sedisvakanz und dann mit Ihrer Wahl, Heiliger Vater, und den Überraschungen, die darauf folgten. Gewiss kann man die ständige Bereitschaft, den Einsatz und die Hingabe von Pater Lombardi erwähnen; seine unglaubliche Fähigkeit, auf unsere oft seltsamen Fragen zu antworten oder nicht zu antworten, und auch das ist eine Kunst. Und dann auch seinen etwas britischen Humor: in allen Situationen, auch den schlimmsten. Und wir haben zahlreiche Beispiele dafür. [an Pater Lombardi gerichtet]: Natürlich heißen wir Ihre Nachfolger, zwei gute Journalisten, mit Freude willkommen. Aber wir vergessen nicht, dass Sie nicht nur Journalist, sondern vor allem Priester und auch Jesuit waren und sind. Wir werden es nicht versäumen, im September würdevoll Ihren Aufbruch zu neuen Diensten zu feiern, aber wir möchten Ihnen heute bereits unsere besten Wünsche aussprechen. Alles Gute zum Fest des heiligen Ignatius und ein langes Leben – 100 Jahre, wie man in Polen sagt – im demütigen Dienst. »Stolat«, sagt man in Polen: »Stolat«, Pater Lombardi!

[01258-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

(Padre Lombardi)

Santo Padre, muchas gracias por estar con nosotros, de vuelta de este viaje. A pesar del temporal de esta tarde, me parece que todo ha ido tan bien que todos estamos muy contentos de estos días y esperamos que usted también lo esté. Como de costumbre, le haremos algunas preguntas. Pero si usted quiere decirnos algo, a modo de introducción, estamos a su disposición.

(Papa Francisco)

Buenas tardes, y os doy las gracias por vuestro trabajo y vuestra compañía. Quisiera daros, porque sois compañeros de trabajo, el pésame por la muerte de Anna Maria Jacobini. Hoy he recibido a la hermana, el sobrino y la sobrina, estaban muy dolidos por esto... Es algo triste de este viaje.

También quisiera dar las gracias al padre Lombardi y a Mauro [De Horatis], porque este será el último viaje que realizan con nosotros. El padre Lombardi estuvo en Radio Vaticana más de 25 años y luego 10 en los vuelos. Y Mauro 37, 37 años encargado de los equipajes en los vuelos. Doy las gracias tanto a Mauro como al padre Lombardi. Y luego, al final, les daremos las gracias con un pastel. Están a vuestra disposición. El viaje es breve... Esta vez lo haremos velozmente.

(Padre Lombardi)

Gracias, Santo Padre. Como es habitual, dejamos hacer la primera pregunta a una de nuestras colegas polacas. A Magdalena Wolinska di Tvp.

(Magdalena Wolinska – Tvp)

En su primer discurso en Wawel, poco después de su llegada a Cracovia, dijo estar contento de comenzar a conocer Europa centro oriental precisamente desde Polonia. En nombre de nuestra nación, quisiera preguntarle ¿cómo vivió esta Polonia durante estos cinco días? ¿Qué le pareció?

(Papa Francisco)

Era una Polonia especial, porque era una Polonia «invadida» una vez más, pero esta vez por los jóvenes. Cracovia, lo que he visto, la he visto muy bella. La gente polaca es muy entusiasta... Mira esta tarde: con la lluvia, por las calles, y no sólo los jóvenes, también las ancianas... Es una bondad, una nobleza. Yo tuve la experiencia de conocer polacos cuando era niño: después de la guerra, muchos polacos fueron a trabajar donde trabajaba mi padre. Era gente buena... y esto se me quedó grabado en el corazón. Volví a encontrar esta bondad vuestra. Una belleza. Gracias.

(Padre Lombardi)

Ahora damos la palabra a otra colega polaca, Úrsula, de Polsat.

(Urzula Rzepczak – Polsat)

Santo Padre, nuestros hijos jóvenes se han quedado emocionados por sus palabras, que corresponden muy bien con su realidad y sus problemas. Pero también usted usaba en sus discursos palabras y expresiones propias del lenguaje de los jóvenes. ¿Cómo se preparó? ¿Cómo logró dar tantos ejemplos tan cercanos a su vida, a sus problemas y con sus palabras?

(Papa Francisco)

A mí me gusta hablar con los jóvenes. Y me gusta escuchar a los jóvenes. Siempre me crean algún problema, porque me dicen cosas en las que yo no he pensado o que he pensado a medias. Los jóvenes inquietos, los jóvenes creativos... A mí me gustan, y de allí tomo ese lenguaje. Muchas veces tengo que preguntar: «¿Qué significa esto?», y ellos me explican lo que significa. Me gusta hablar con ellos. Nuestro futuro son ellos, y debemos dialogar. Es importante este diálogo entre pasado y futuro. Es por esto que yo pongo tan de relieve la relación entre los jóvenes y los abuelos, y cuando digo «abuelos» me refiero a los más ancianos y a los no tan ancianos —¡pero yo sí!— para dar nuestra experiencia también, para que ellos escuchen el pasado, la historia; y la retomen y la lleven adelante con la valentía del presente, como he dicho esta tarde. Es importante, es importante. A mí no me gusta cuando oigo decir: «Estos jóvenes dicen estupideces». También nosotros decimos muchas estupideces. Los jóvenes dicen estupideces y dicen cosas buenas, como nosotros, como todos. Pero hay que escucharles, hablar con ellos, porque nosotros tenemos que aprender de ellos y ellos tienen que aprender de nosotros. Es así. Y así se hace la historia y así crece sin cerrazones, sin censuras. No lo sé, es así. Así aprendo estas palabras.

(Padre Lombardi)

Muchas gracias. Ahora damos la palabra a Marco Ansaldo, de La Repubblica, que pregunta por el grupo italiano.

(Marco Ansaldo – La Repubblica)

La represión en Turquía y los quince días que siguieron al golpe, según la casi totalidad de los observadores internacionales, fue tal vez peor respecto al golpe de Estado. Ha afectado a categorías enteras: militares, magistrados, administradores públicos, diplomáticos, periodistas. Cito datos del gobierno turco: se habla de trece mil arrestados, más de cincuenta mil personas destituidas. Una «purga». Anteayer, el presidente Recep Tayyip Erdogan, ante las críticas externas, ha dicho: «Pensad en vuestros asuntos». Quisiéramos preguntarle: ¿Por qué hasta ahora usted no ha intervenido, no ha hablado? ¿Teme, tal vez, que pueda haber repercusiones sobre la minoría católica en Turquía? Gracias.

(Papa Francisco)

Cuando he tenido que decir algo que a Turquía no le gustaba, pero de lo cual estaba seguro, lo he dicho, con las consecuencias que vosotros conocéis. Les he dicho aquellas palabras... Estaba seguro. No he hablado porque aún no estoy seguro, con las informaciones que he recibido, de lo que está sucediendo allí. Escucho las informaciones que llegan a la Secretaría de Estado, y también las de algún analista político importante. Estoy estudiando la situación también con los colaboradores de la Secretaría de Estado y la cosa aún no está clara. Es verdad, siempre se debe evitar el mal a los católicos —y esto lo hacemos todos— pero no al precio de la verdad. Existe la virtud de la prudencia —se debe decir esto, cuándo, cómo— pero en mi caso vosotros sois testigos de que cuando he tenido que decir algo que afectaba a Turquía, lo he dicho.

(Padre Lombardi)

La palabra ahora a Frances D’Emilio, la colega de Associated Press, la gran agencia de lengua inglesa

(Frances D’Emilio - Associated Press)

Buenas tardes. Mi pregunta es la muchos que se hacen en nuestros días, porque ha salido a la luz en Australia que la policía australiana estaría indagando sobre nuevas acusaciones contra el cardenal Pell, y esta vez las acusaciones se refieren a abusos de menores, que son muy distintas de las acusaciones anteriores. La pregunta que me hago y que han hecho muchos otros: Según usted, ¿qué se debería hacer con el cardenal Pell, dada la grave situación, el cargo tan importante y la confianza con la que cuenta por su parte?

(Papa Francisco)

Gracias. Las primeras noticias que llegaron eran confusas. Eran noticias de hace cuarenta años y ni siquiera la policía las había considerado en un primer momento. Algo confuso. Luego todas las denuncias fueron presentadas a la justicia y en este momento están en manos de la justicia. No se debe juzgar antes de que la justicia juzgue. Si yo diera un juicio a favor o en contra del cardenal Pell, no sería bueno, porque estaría juzgando antes. Es verdad, queda la duda. Y existe ese principio claro del derecho: in dubio pro reo. Debemos esperar a la justicia y no dar antes un juicio mediático, porque esto no ayuda. El juicio de las habladurías, ¿y luego? No se sabe cómo acabará. Hay que estar atentos a lo que decida la justicia. Una vez que la justicia haya hablado, hablaré yo. Gracias.

(Padre Lombardi)

Damos la palabra Hernán Reyes, de Télam. Le pido que se acerque. Como sabemos, es argentino y representa ahora a Latinoamérica entre nosotros.

(Hernán Reyes – Télam)

¿Cómo está después de la caída del otro día? Vemos que está bien. Esta es la primera pregunta. La segunda: la semana pasada el Secretario General de unasur, Ernesto Samper, habló de una mediación del Vaticano en Venezuela. ¿Es un diálogo concreto? ¿Se trata de una posibilidad real? Y, ¿cómo piensa que esta mediación, con la misión de la Iglesia, pueda ayudar a la estabilización del país?

(Papa Francisco)

Primero la caída. Yo miraba a la Virgen, y me olvidé del escalón... Tenía el incensario en la mano... Cuando me di cuenta de que estaba cayendo, me dejé caer y esto me salvó, porque si hubiese puesto resistencia, habría tenido consecuencias. Nada. Estoy muy bien.

La segunda, ¿cuál era? Venezuela. Hace dos años tuve un encuentro con el presidente Maduro, muy, muy positivo. Después pidió audiencia el año pasado: era un domingo, el día después del regreso de Sarajevo. Pero más tarde canceló ese encuentro, porque se había enfermado de otitis y no podía asistir. Después de esto, dejé pasar el tiempo y le escribí una carta. Hubo muchos contactos —tú has mencionado uno— para un posible encuentro. Sí, con las condiciones que se establecen en estos casos. Y se piensa, en este momento... pero no estoy seguro, y esto no puedo asegurarlo. ¿Está claro? No estoy seguro de que en el grupo de la mediación alguien... y no sé si incluso el Gobierno —pero no estoy seguro de ello— quiera un representante de la Santa Sede. Esto hasta el momento en que salí de Roma. Pero las cosas están allí. En el grupo está Zapatero de España, Torrijos y otro, y un cuarto se decía de la Santa Sede. Pero de esto no estoy seguro...

(Padre Lombardi)

Ahora damos la palabra a Antoine-Marie Izoard de Media, de Francia. Y sabemos lo que vive Francia en estos días.

(Antoine-Marie Izoard - I.Media)

Ante todo, le felicito, Santo Padre, así como al Padre Lombardi y también al Padre Spadaro por la fiesta de san Ignacio. La pregunta es un poco difícil. Los católicos están en shock —y no sólo en Francia— después del bárbaro asesinato del padre Jacques Hamel en su iglesia, mientras celebraba la santa misa. Hace cuatro días, aquí, usted ha dicho de nuevo que todas las religiones quieren la paz. Pero este santo sacerdote de 86 años fue claramente asesinado en nombre del islam. Por tanto, Santo Padre, tengo dos breves preguntas. ¿Por qué usted, cuando habla de estos actos violentos, habla siempre de terroristas pero nunca de islam? Nunca usa la palabra «islam». Y luego, además de las oraciones y el diálogo, que obviamente son muy esenciales, ¿qué iniciativa concreta puede poner en marcha o tal vez sugerir para contrarrestar la violencia islámica?

(Papa Francisco)

A mí no me gusta hablar de violencia islámica, porque todos los días cuando veo los periódicos veo violencias, aquí en Italia: uno que asesina a la novia, otro que mata a la suegra... Y estos son violentos católicos bautizados. Son católicos violentos... Si yo hablase de violencia islámica, tendría que hablar también de violencia católica. No todos los islámicos son violentos; no todos los católicos son violentos. Es como una macedonia, hay de todo, hay violentos de estas religiones. Una cosa es verdad: creo que en casi todas las religiones siempre hay un pequeño grupo fundamentalista. Fundamentalista. Nosotros lo tenemos. Y cuando el fundamentalismo llega a matar —pero se puede matar con la lengua, esto lo dice el apóstol Santiago y no yo, y también con el cuchillo— creo que no es justo identificar el islam con la violencia. Esto no es justo y no es verdad. Tuve un largo diálogo con el Gran Imán de la Universidad de al-Azhar y sé lo que ellos piensan: buscan la paz, el encuentro. El nuncio de un país africano me decía que en la capital hay siempre una fila de gente —está siempre lleno— en la Puerta Santa por el Jubileo: algunos se acercan a los confesionarios, otros rezan desde los bancos. Pero la mayoría sigue hacia adelante, adelante, a rezar ante el altar de la Virgen: estos son musulmanes que quieren vivir el Jubileo. Son hermanos. Cuando estuve en la República Centroafricana fui a visitarlos y el imán subió también al papamóvil. Se puede convivir bien. Pero hay grupitos fundamentalistas. Y me pregunto también cuántos jóvenes —¡cuántos jóvenes!— que nosotros europeos hemos dejado vacíos de ideales, que no tienen trabajo, que recurren a la droga, al alcohol... van allí y se enrolan en los grupos fundamentalistas. Sí, podemos decir que el así llamado Isis es un estado islámico que se presenta como violento, porque cuando nos hace ver sus documentos de identidad nos muestra cómo sobre la costa libia degüella a los egipcios, o cosas por el estilo. Pero este es un grupo fundamentalista, que se llama Isis. Pero no se puede decir —creo que no es verdad y no es justo— que el islam es terrorista.

(Antoine-Marie Izoard)

Una iniciativa suya para contrastar el terrorismo, la violencia...

(Santo Padre)

El terrorismo está por todos lados. Piense en el terrorismo tribal de algunos países africanos... El terrorismo —no sé si decirlo, porque es un poco peligroso— crece cuando no hay otra opción, cuando en el centro de la economía mundial está el dios dinero y no la persona, el hombre y la mujer. Este ya es el primer terrorismo. Has desechado la maravilla de la creación, el hombre y la mujer, y has puesto allí el dinero. Este es el terrorismo de base contra toda la humanidad. Pensémoslo.

(Padre Lombardi)

Gracias, Santidad. Puesto que esta mañana se ha anuncia que Panamá será la sede de la próxima Jornada de la Juventud, aquí hay un colega que quería hacerle un pequeño regalo para prepararse a esa Jornada.

(Javier Martínez Brocal - Rome Reports)

Santo Padre, nos ha dicho antes, en el encuentro con los voluntarios, que a lo mejor usted no va a Panamá. Y esto no lo puede hacer, nosotros sí que lo esperamos en Panamá.

(Papa Francisco)

Quizás yo no vaya, ¡va a ir Pedro!

(Javier Martínez Brocal)

Nosotros queremos que vaya usted. Le traigo de parte de los panameños dos cosas: una camiseta con el número 17, que es su fecha de nacimiento, y luego el sombrero que llevan los campesinos de Panamá... Me han preguntado si se lo pone, si quiere saludar a los panameños. Gracias.

(Papa Francisco)

A los panameños, muchas gracias por esto. Les deseo que se preparen bien, con la misma fuerza, la misma espiritualidad y la misma profundidad con la que se han preparado los polacos; los cracovianos y los polacos.

(Antoine-Marie Izoard)

Santidad, en nombre de los colegas periodistas, porque estoy un poco obligado a representarlos, quería decir también yo dos palabras, si me lo permite, sobre el padre Lombardi para darle las gracias. Es imposible compendiar 10 años de presencia del padre Lombardi en la Oficina de Prensa: con al Papa Benedicto, después un breve interregno y luego su elección, Santo Padre, y las sorpresas sucesivas. Lo que ciertamente se puede decir es su constante disponibilidad, el esfuerzo y la dedicación del padre Lombardi; su increíble capacidad de responder o no a nuestras preguntas, a menudo extrañas. Y esto es también un arte. Y, además, su humorismo un poco británico en todas las situaciones, incluso en las peores. Y tenemos tantos ejemplos. [Se dirige al padre Lombardi] Obviamente, recibimos con alegría sus sucesores, dos buenos periodistas; pero no olvidamos que usted, además de periodista, era y es un sacerdote y un jesuita. No dejaremos de festejar dignamente en septiembre su partida para otros servicios, pero queremos expresarle ya hoy nuestros mejores deseos. Feliz fiesta de san Ignacio y, después, larga vida, de cien años, como se dice en Polonia, de humilde servicio. Stolat, se dice el Polonia: Stolat, padre Lombardi.

[01258-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

(Padre Lombardi)

Santo Padre, muito obrigado por estar aqui connosco, no regresso desta viagem. Apesar do temporal desta tarde, parece-me que tudo correu tão bem, que estamos todos muito felizes e contentes e esperamos que também Vossa Santidade sinta o mesmo por estes dias. Como de costume, far-lhe-emos algumas perguntas. Mas se quiser dizer-nos algo para introduzir, estamos prontos a ouvi-lo...

(Papa Francisco)

Boa tarde! Agradeço-vos pelo vosso trabalho e companhia. Gostaria de vos apresentar, porque sois companheiros de trabalho, as condolências pela morte de Anna Maria Jacobini. Hoje recebi a irmã, o sobrinho e a sobrinha, estavam tão entristecidos por isto... É um acontecimento triste desta viagem.

Depois gostaria de agradecer ao padre Lombardi e a Mauro [De Horatis], porque esta será a última viagem que fazem connosco. O padre Lombardi esteve na Rádio Vaticano por mais de 25 anos e depois 10 nos voos. E Mauro 37, 37 anos encarregado das bagagens nos voos. Agradeço imenso a Mauro e ao padre Lombardi. E depois, no final, agradeceremos com um bolo.

Estou à vossa disposição. A viagem é breve... Faremos depressa esta vez.

(Padre Lombardi)

Obrigado, Santo Padre! A primeira pergunta, deixamo-la fazer, como de costume, a uma das nossas colegas polacas: a Magdalena Wolinska, de TVP.

(Magdalena Wolinska - TVP)

Santo Padre, no seu primeiro discurso no Wawel, logo que chegou a Cracóvia, disse que estava contente por começar a conhecer a Europa Centro-Oriental precisamente pela Polónia. Em nome da nossa nação, gostaria de perguntar-lhe como viveu a Polónia nestes cinco dias? Que impressão teve?

(Papa Francisco)

Era uma Polónia especial, porque era uma Polónia de novo «invadida», mas desta vez pelos jovens! Cracóvia, aquilo que vi, era tão belo. O povo polaco é muito entusiasta... Repare nesta tarde: com a chuva, ao longo das estradas… e não só os jovens, mas também as idosas... São bondosos, nobres. Eu conheci por experiência os polacos quando era criança: onde meu pai trabalhava, depois da guerra vieram trabalhar muitos polacos. Era gente boa… e isto permaneceu-me no coração. Reencontrar esta vossa bondade, que beleza! Obrigado.

(Padre Lombardi)

Agora damos a palavra a outra nossa colega polaca: Urzula Rzepczak, de Polsat.

(Urzula Rzepczak - Polsat)

Santo Padre, os nossos filhos jovens ficaram comovidos com as suas palavras, que correspondem muito bem à sua realidade e aos seus problemas. Mas Vossa Santidade usava também, nos seus discursos, as palavras e as expressões próprias da linguagem dos jovens. Como se preparou? Como conseguiu dar tantos exemplos tão próximos da vida deles, dos seus problemas e com as palavras deles?

(Papa Francisco)

Eu gosto de falar com os jovens. E gosto de ouvir os jovens. Põem-me sempre em dificuldade, porque me dizem coisas nas quais eu não pensei ou que pensei a meio. Os jovens inquietos, os jovens criativos... gosto disso e daí tomo aquela linguagem. Muitas vezes tenho de perguntar: «Mas que significa isto?» E eles explicam-me o significado. Eu gosto de falar com eles. Eles são o nosso futuro, e devemos dialogar. É importante este diálogo entre passado e futuro. É por isso que eu realço tanto a relação entre os jovens e os avós, e quando digo «avós» quero dizer os mais velhos e mesmo os que ainda não são muito velhos – mas eu já o sou – para lhes dar também a nossa experiência, para que ouçam o passado, a história e a agarrem e a levem por diante com a coragem do presente, como eu disse esta tarde. É importante, muito importante! Não gosto de ouvir dizer: «Mas estes jovens dizem disparates». Também nós dizemos muitos! Os jovens dizem disparates e dizem coisas boas, como nós, como todos. Mas é preciso ouvi-los, falar com eles, porque nós devemos aprender deles como eles devem aprender de nós. É assim. E deste modo se faz a história e se cresce sem fechamentos nem censuras. Não sei [se respondi]; é assim. É deste modo que aprendo estas palavras.

(Padre Lombardi)

Muito obrigado. Agora passamos a palavra a Marco Ansaldo, de «La Repubblica», que faz a pergunta pelo grupo italiano...

(Marco Ansaldo - La Repubblica)

Santidade, a repressão na Turquia e os quinze dias que se seguiram ao golpe, segundo a quase totalidade dos observadores internacionais, foram talvez piores do que o golpe de Estado. Foram atingidas categorias inteiras: militares, magistrados, administradores públicos, diplomatas, jornalistas. Cito dados do governo turco; fala-se de mais de 13.000 detidos, e mais de 50.000 pessoas irradiadas. Uma limpeza... Anteontem o Presidente Recep Tayyip Erdogan, a propósito das críticas externas, disse: «Cuidai da vossa vida!» Nós queremos perguntar-lhe: Porque é que até agora Vossa Santidade não interveio, não falou? Teme, porventura, que possam haver repercussões sobre a minoria católica na Turquia? Obrigado.

(Papa Francisco)

Quando tive que dizer algo que não agradava à Turquia mas de que eu tinha a certeza, disse-o com as consequências que conheceis. Disse-lhes aquelas palavras... Eu tinha a certeza. Não falei, porque ainda não tenho a certeza, com as informações que recebi, do que está a acontecer lá. Ouço as informações que chegam à Secretaria de Estado, e também as de algum analista político importante. Estou a estudar a situação inclusive com os colaboradores da Secretaria de Estado, e a situação ainda não é clara. É verdade; deve-se evitar o mal aos católicos – e, isto, todos o fazemos –, mas não à custa da verdade. Há a virtude da prudência – deve-se dizer isto, quando, como –, mas no meu caso vós sois testemunhas de que, quando tive de dizer algo relativo à Turquia, o fiz.

(Padre Lombardi)

Agora damos a palavra a Frances D'Emilio, que é a colega da Associated Press, a grande agência de língua inglesa.

(Frances D'Emilio - Associated Press)

Boa noite. A minha é uma pergunta que muitas pessoas se põem nestes dias, porque veio ao de cima na Austrália que a polícia australiana estaria indagando sobre novas acusações contra o Cardeal Pell e, desta vez, as acusações são relativas a abusos contra menores, que são muito diversas das acusações precedentes. A pergunta que eu faço e que fizeram muitos outros: na sua opinião, qual seria a coisa justa a fazer pelo Cardeal Pell, considerando a grave situação, o lugar tão importante e a confiança de que goza por parte de Vossa Santidade?

(Papa Francisco)

Obrigado. As primeiras notícias que chegaram eram confusas. Tratava-se de notícias de há quarenta anos, e nem sequer a polícia as tinha considerado num primeiro momento. Uma coisa confusa. Depois todas as denúncias foram apresentadas à justiça e, neste momento, estão nas mãos da justiça. Não se deve julgar antes que a justiça julgue. Se eu desse um juízo a favor ou contra o Cardeal Pell, não seria bom, porque julgaria antes. É verdade; a dúvida existe. E há aquele princípio claro do Direito: in dubio pro reo. Temos que esperar a justiça e não expressar antecipadamente um juízo mediático, porque isto não ajuda. O juízo dos mexericos, e depois? Não se sabe como vai acabar. Estar atentos ao que decidir a justiça. Quando a justiça se pronunciar, eu falarei. Obrigado.

(Padre Lombardi)

Agora damos a palavra a Hernán Reyes, de Télam. Peço-lhe para se aproximar. Como sabemos, é argentino; e agora, entre nós, representa a América Latina.

(Hernán Reyes - Télam)

Santidade, como se sente depois da queda de alguns dias? Vemos que está bem. Esta é a primeira pergunta. A segunda: na semana passada, o secretário-geral da Unasur, Ernesto Samper, falou de uma mediação do Vaticano na Venezuela. Trata-se de um diálogo concreto? Esta é uma possibilidade real? E como pensa que esta mediação, com a missão da Igreja, possa ajudar a estabilização do país?

(Papa Francisco)

Primeiro, a queda. Eu olhava para Nossa Senhora e esqueci-me do degrau. Estava com o turíbulo na mão... Quando me dei conta que caía, deixei-me cair e isso salvou-me, porque se tivesse feito resistência, teria havido consequências. Nada. Estou muito bem.

A segunda era? Venezuela. Há dois anos tive um encontro com o Presidente Maduro, muito, muito positivo. Depois ele pediu audiência no ano passado: era num domingo, no dia seguinte à chegada de Sarajevo. Mas entretanto ele cancelou aquele encontro, porque estava doente de otite e não podia vir. Depois disto, deixei passar algum tempo e escrevi-lhe uma carta. Houve contactos – tu mencionaste um – para um eventual encontro. Sim, com as condições que se põem nestes casos. E, neste momento, pensa-se – mas não tenho a certeza; isto não posso garantir-lho, está claro? – que, no grupo de mediação, alguém (não sei se o governo também… mas não tenho a certeza) quer um representante da Santa Sé. E isto, até ao momento em que parti de Roma. Mas as coisas estão neste ponto. O grupo inclui Zapatero da Espanha, Torrijos, outra pessoa e uma quarta – dizia-se – da Santa Sé. Mas não tenho a certeza disto.

(Padre Lombardi)

Agora damos a palavra a Antoine-Marie Izoard, de Media, França. E sabemos o que vive a França nestes dias...

(Antoine-Marie Izoard – I.Media)

Santo Padre, antes de mais nada felicito Vossa Santidade, o Padre Lombardi e também o Padre Spadaro pela festa de Santo Inácio.

A pergunta é um pouco mais difícil. Os católicos estão chocados – e não só em França – depois do bárbaro assassinato do padre Jacques Hamel na sua igreja enquanto celebrava a Santa Missa. Aqui, há quatro dias, Vossa Santidade disse-nos de novo que todas as religiões querem a paz. Mas este santo sacerdote de 86 anos foi claramente assassinado em nome do Islão. Nesta linha, Santo Padre, tenho duas perguntas breves. Porque é que Vossa Santidade, quando fala destes atos violentos, fala sempre de terroristas, mas nunca de Islão? Nunca utiliza a palavra «Islão». E depois, além das orações e do diálogo que obviamente são essencialíssimos, que iniciativa concreta Vossa Santidade pode empreender ou, porventura, sugerir a fim de contrastar a violência islâmica? Obrigado, Santidade.

(Papa Francisco)

Eu não gosto de falar de violência islâmica, porque todos os dias, quando folheio os jornais, vejo violência, aqui na Itália: um que mata a namorada, outro que mata a sogra... E estes são católicos batizados violentos! São católicos violentos... Se falasse de violência islâmica, deveria falar também de violência católica. Nem todos os islâmicos são violentos; nem todos os católicos são violentos. É como uma salada de frutas: há de tudo, há violentos destas religiões. Uma coisa é verdade: creio que, em quase todas as religiões, há sempre um pequeno grupo fundamentalista. Fundamentalista. Nós temo-los. E, se o fundamentalismo chega e mata – mas pode-se matar com a língua (isto não o digo eu, mas o apóstolo Tiago), e também com a faca – penso que não é justo identificar o Islão com a violência. Isto não é justo, nem é verdade! Tive um longo diálogo com o Grão-Imã da Universidade de al-Azhar e sei o que eles pensam: procuram a paz, o encontro. O Núncio dum país africano dizia-me que, na capital, há sempre uma fila de gente – está sempre cheio – diante da Porta Santa para o Jubileu: alguns abeiram-se do confessionário, outros rezam nos bancos. Mas a maioria prossegue e vai rezar ao altar de Nossa Senhora: estes são muçulmanos que querem celebrar o Jubileu. São irmãos. Quando estive na África Central, encontrei-me com eles e o próprio imã subiu para o papamóvel. Pode-se conviver bem. Mas existem pequenos grupos fundamentalistas. E pergunto-me também quantos jovens que nós, europeus, deixamos esvaziados de ideais, que não têm trabalho, que se entregam à droga, ao álcool... quantos destes jovens vão alistar-se em grupos fundamentalistas. Sim, podemos dizer que o autoproclamado Ei é um Estado islâmico que se apresenta violento, porque, quando nos mostra os seus bilhetes de identidade, mostra-nos como degola os egípcios no litoral líbico ou coisas deste género. Mas este é um pequeno grupo fundamentalista, que se chama Ei. Mas não se pode dizer – penso que não é verdade nem justo – que o Islão é terrorista.

(Antoine-Marie Izoard)

Uma sua iniciativa concreta para contrastar o terrorismo, a violência...

(Papa Francisco)

O terrorismo está em toda a parte! Pense no terrorismo tribal de alguns países africanos... O terrorismo – não sei se devo dizê-lo, porque é um pouco perigoso – cresce quando não há outra opção, quando, no centro da economia mundial, está o deus-dinheiro e não a pessoa, o homem e a mulher. Este é já o primeiro terrorismo. Expulsaste a maravilha da criação, o homem e a mulher, e no seu lugar puseste o dinheiro. Isto é terrorismo de base contra a humanidade inteira. Reflitamos nisto.

(Padre Lombardi)

Obrigado, Santidade!. Dado que houve esta manhã o anúncio do Panamá como sede da próxima Jornada Mundial da Juventude, há aqui um colega que lhe queria dar um pequeno presente para se preparar para tal Jornada.

(Javier Martínez BrocalRome Reports Tv)

Santo Padre, antes, no encontro com os voluntários, disse-nos que talvez não iria ao Panamá. E isto não o pode fazer, porque nós o esperamos no Panamá!

(Papa Francisco)

Se eu não for, irá Pedro!

(Javier Martínez Brocal)

Nós pensamos que irá Vossa Santidade. Trago-lhe, da parte dos panamenses, duas coisas: uma t-shirt com o número 17, que é a data do seu nascimento, e o chapéu dos camponeses do Panamá. Pediram-me se o podia colocar na cabeça e saudar os panamenses. Obrigado!

(Papa Francisco)

Agradeço imenso aos panamenses por isto. Desejo-vos que vos prepareis bem, com a mesma força, a mesma espiritualidade e profundidade com que se prepararam os polacos, os habitantes de Cracóvia e todos os polacos.

(Antoine-Marie Izoard)

Santidade, em nome dos colegas jornalistas já que de certo modo sou obrigado a representá-los, queria dizer duas palavras também eu, se Vossa Santidade me permitir, sobre o Padre Lombardi, para lhe agradecer. É impossível resumir 10 anos de presença do Padre Lombardi na Sala de Imprensa: com o Papa Bento, em seguida um interregno inédito e depois a sua eleição, Santo Padre, e as surpresas sucessivas. O que podemos referir com certeza é a sua constante disponibilidade, o empenho e a dedicação do Padre Lombardi; a sua capacidade incrível de responder ou não às nossas perguntas – muitas vezes estranhas – e isto é também uma arte. E ainda o seu humor um pouco britânico… em todas as situações, incluindo as piores. E temos muitos exemplos... [Voltando-se para o Padre Lombardi] Obviamente acolhemos com alegria os seus sucessores, dois bons jornalistas; mas não esquecemos que o senhor, para além de jornalista, era e continua a ser padre e também jesuíta. Não deixaremos, em setembro, de celebrar condignamente a sua partida para outros serviços, mas queremos já hoje formular os nossos votos. Votos duma boa festa de Santo Inácio e ainda duma longa vida, de 100 anos – como se diz na Polónia – de serviço humilde. Stolat: diz-se na Polónia. Stolat, Padre Lombardi!

[01258-PO.01] [Texto original: Italiano]

[B0566-XX.02]