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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Polonia in occasione della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù (27-31 luglio 2016) – Via Crucis con i giovani nella spianata di Błonia a Kraków, 29.07.2016


Via Crucis con i giovani, nella spianata di Błonia

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Alle ore 18 di questo pomeriggio, il Santo Padre Francesco è si recato nella spianata di Błonia per il rito della Via Crucis con i giovani partecipanti alla GMG. L’attesa dell’arrivo del Papa è stata animata da filmati, testimonianze, canti e preghiere.

Il tema della celebrazione con il Santo Padre è stato “Via Crucis – Via della Misericordia”. Lo svolgimento del rito ha visto anche la proiezione di collegamenti video (celebrazioni in altre località, testimonianze, luoghi di opere di misericordia di Kraków). Ad ogni Stazione, la Croce è stata portata da un diverso gruppo di giovani appartenenti a varie associazioni provenienti dai vari Paesi.

Al termine della Via Crucis, il Papa ha pronunciato il discorso che riportiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre

«Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare,
ho avuto sete e mi avete dato da bere,
ero straniero e mi avete accolto,
nudo e mi avete vestito,
malato e mi avete visitato,
ero in carcere e siete venuti a trovarmi
» (Mt 25,35-36).

Queste parole di Gesù vengono incontro all’interrogativo che più volte risuona nella nostra mente e nel nostro cuore: “Dov’è Dio?”. Dov’è Dio, se nel mondo c’è il male, se ci sono uomini affamati, assetati, senzatetto, profughi, rifugiati? Dov’è Dio, quando persone innocenti muoiono a causa della violenza, del terrorismo, delle guerre? Dov’è Dio, quando malattie spietate rompono legami di vita e di affetto? O quando i bambini vengono sfruttati, umiliati, e anch’essi soffrono a causa di gravi patologie? Dov’è Dio, di fronte all’inquietudine dei dubbiosi e degli afflitti nell’anima? Esistono domande per le quali non ci sono risposte umane. Possiamo solo guardare a Gesù, e domandare a Lui. E la risposta di Gesù è questa: “Dio è in loro”, Gesù è in loro, soffre in loro, profondamente identificato con ciascuno. Egli è così unito ad essi, quasi da formare “un solo corpo”.

Gesù stesso ha scelto di identificarsi in questi nostri fratelli e sorelle provati dal dolore e dalle angosce, accettando di percorrere la via dolorosa verso il calvario. Egli, morendo in croce, si consegna nelle mani del Padre e porta su di sé e in sé, con amore che si dona, le piaghe fisiche, morali e spirituali dell’umanità intera. Abbracciando il legno della croce, Gesù abbraccia la nudità e la fame, la sete e la solitudine, il dolore e la morte degli uomini e delle donne di tutti i tempi. Questa sera Gesù, e noi insieme a Lui, abbraccia con speciale amore i nostri fratelli siriani, fuggiti dalla guerra. Li salutiamo e li accogliamo con affetto fraterno e con simpatia.

Ripercorrendo la Via Crucis di Gesù, abbiamo riscoperto l’importanza di conformarci a Lui, mediante le 14 opere di misericordia. Esse ci aiutano ad aprirci alla misericordia di Dio, a chiedere la grazia di capire che senza misericordia la persona non può fare niente, senza la misericordia io, tu, noi tutti non possiamo fare niente. Guardiamo anzitutto alle sette opere di misericordia corporale: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire chi è nudo, dare alloggio ai pellegrini, visitare gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. Gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente diamo. Siamo chiamati a servire Gesù crocifisso in ogni persona emarginata, a toccare la sua carne benedetta in chi è escluso, ha fame, ha sete, è nudo, carcerato, ammalato, disoccupato, perseguitato, profugo, migrante. Lì troviamo il nostro Dio, lì tocchiamo il Signore. Ce l’ha detto Gesù stesso, spiegando quale sarà il “protocollo” in base al quale saremo giudicati: ogni volta che avremo fatto questo al più piccolo dei nostri fratelli, l’avremo fatto a Lui (cfr Mt 25,31-46).

Alle opere di misericordia corporale seguono quelle di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Nell’accoglienza dell’emarginato che è ferito nel corpo, e nell’accoglienza del peccatore che è ferito nell’anima, si gioca la nostra credibilità come cristiani. Nell’accoglienza dell’emarginato che è ferito nel corpo, e nell’accoglienza del peccatore che è ferito nell’anima, si gioca la nostra credibilità come cristiani. Non nelle idee, lì!

Oggi l’umanità ha bisogno di uomini e di donne, e in modo particolare di giovani come voi, che non vogliono vivere la propria vita “a metà”, giovani pronti a spendere la vita nel servizio gratuito ai fratelli più poveri e più deboli, a imitazione di Cristo, che ha donato tutto sé stesso per la nostra salvezza. Di fronte al male, alla sofferenza, al peccato, l’unica risposta possibile per il discepolo di Gesù è il dono di sé, anche della vita, a imitazione di Cristo; è l’atteggiamento del servizio. Se uno – che si dice cristiano – non vive per servire, non serve per vivere. Con la sua vita rinnega Gesù Cristo.

Questa sera, cari giovani, il Signore vi rinnova l’invito a diventare protagonisti nel servizio; vuole fare di voi una risposta concreta ai bisogni e alle sofferenze dell’umanità; vuole che siate un segno del suo amore misericordioso per il nostro tempo! Per compiere questa missione, Egli vi indica la via dell’impegno personale e del sacrificio di voi stessi: è la Via della croce. La Via della croce è la via della felicità di seguire Cristo fino in fondo, nelle circostanze spesso drammatiche del vivere quotidiano; è la via che non teme insuccessi, emarginazioni o solitudini, perché riempie il cuore dell’uomo della pienezza di Gesù. La Via della croce è la via della vita e dello stile di Dio, che Gesù fa percorrere anche attraverso i sentieri di una società a volte divisa, ingiusta e corrotta.

La Via della croce non è una abitudine sadomasochistica; la Via della croce è l’unica che sconfigge il peccato, il male e la morte, perché sfocia nella luce radiosa della risurrezione di Cristo, aprendo gli orizzonti della vita nuova e piena. È la Via della speranza e del futuro. Chi la percorre con generosità e con fede, dona speranza al futuro e all’umanità. Chi la percorre con generosità e con fede semina speranza. E io vorrei che voi foste seminatori di speranza.

Cari giovani, in quel Venerdì Santo molti discepoli ritornarono tristi alle loro case, altri preferirono andare alla casa di campagna per dimenticare un po’ la croce. Vi domando - ma rispondete ognuno di voi in silenzio, nel vostro cuore, nel proprio cuore - : come volete tornare questa sera alle vostre case, ai vostri luoghi di alloggio, alle vostre tende? Come volete tornare questa sera a incontrarvi con voi stessi? Il mondo ci guarda. A ciascuno di voi spetta rispondere alla sfida di questa domanda.

[01212-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

„Byłem głodny, a daliście Mi jeść;  
Byłem spragniony, a daliście Mi pić;          
Byłem przybyszem, a przyjęliście Mnie;      
Byłem nagi, a przyodzialiście Mnie;           
Byłem chory, a odwiedziliście Mnie,           
Byłem w więzieniu, a przyszliście do Mnie”
(Mt 25, 35-36).

Te słowa Jezusa wychodzą naprzeciw pytaniu, które często rozbrzmiewa w naszych umysłach i sercach: „Gdzie jest Bóg?”. Gdzie jest Bóg, jeśli na świecie istnieje zło, jeśli są ludzie głodni, spragnieni, bezdomni, wygnańcy, uchodźcy? Gdzie jest Bóg, gdy niewinni ludzie umierają z powodu przemocy, terroryzmu, wojen? Gdzie jest Bóg, kiedy bezlitosne choroby zrywają więzy życia i miłości? Albo, gdy dzieci są wyzyskiwane, poniżane i kiedy także one cierpią z powodu poważnych patologii? Gdzie jest Bóg w obliczu niepokoju wątpiących i dusz strapionych? Istnieją takie pytania, na które nie ma ludzkich odpowiedzi. Możemy tylko spojrzeć na Jezusa i Jego pytać. A odpowiedź Jezusa jest następująca: „Bóg jest w nich”, Jezus jest w nich, cierpi w nich, głęboko utożsamiony z każdym z nich. Jest On tak zjednoczony z nimi, że tworzy niemal „jedno ciało”.

Sam Jezus postanowił utożsamić się z tymi naszymi braćmi i siostrami doświadczanymi bólem i niepokojem, godząc się przejść drogą cierpienia ku Kalwarii. Umierając na krzyżu, powierza się On w ręce Ojca i niesie na sobie i w sobie, z ofiarną miłością, rany fizyczne, moralne i duchowe całej ludzkości. Obejmując drzewo krzyża, Jezus obejmuje nagość i głód, pragnienie i samotność, cierpienie i śmierć mężczyzn i kobiet wszystkich czasów. Tego wieczoru Jezus i my wraz z Nim obejmujemy ze szczególną miłością naszych syryjskich braci, którzy uciekli przed wojną. Witamy ich z braterską miłością i sympatią.

Przemierzając Drogę Krzyżową Jezusa, odkryliśmy na nowo znaczenie upodobnienia się do Niego, przez czternaście uczynków miłosierdzia. Pomagają nam one otworzyć się na Boże miłosierdzie, prosić o łaskę zrozumienia, że bez miłosierdzia człowiek nic nie może uczynić; bez miłosierdzia ja, ty, my wszyscy nic nie możemy uczynić. Spójrzmy najpierw na siedem uczynków miłosierdzia co do ciała: głodnych nakarmić, spragnionych napoić, nagich przyodziać, podróżnych w domu przyjąć, więźniów pocieszać, chorych nawiedzać, umarłych grzebać. Darmo otrzymaliśmy, darmo dawajmy. Jesteśmy powołani, aby służyć Jezusowi ukrzyżowanemu w każdej osobie zepchniętej na margines, by dotknąć Jego błogosławionego ciała w człowieku wykluczonym, głodnym, spragnionym, nagim, uwięzionym, chorym, bezrobotnym, prześladowanym, uchodźcy, migrancie. Tam znajdziemy naszego Boga, tam możemy dotykać Pana. Sam Jezus nam to powiedział, wyjaśniając, na podstawie jakiego „protokołu” będziemy sądzeni: za każdym razem, gdy to uczyniliśmy najmniejszemu z naszych braci, Jemu to uczyniliśmy (por. Mt 25, 31-46).

Za uczynkami miłosierdzia co do ciała idą uczynki miłosierdzia co do duszy: wątpiącym dobrze radzić, nieumiejętnych pouczać, grzeszących upominać, strapionych pocieszać, urazy chętnie darować, krzywdy cierpliwie znosić, modlić się za żywych i umarłych. W przyjęciu osoby usuniętej na margines, która została zraniona na ciele i w przyjęciu grzesznika zranionego na duszy, stawką jest nasza wiarygodność jako chrześcijan. W przyjęciu osoby zmarginalizowanej, która została zraniona na ciele i w przyjęciu grzesznika zranionego na duszy, stawką jest nasza wiarygodność jako chrześcijan. Nie w ideach, tam!

Dziś ludzkość potrzebuje mężczyzn i kobiet, a szczególnie ludzi młodych, takich jak wy, którzy nie chcą przeżywać swojego życia połowicznie, młodych gotowych poświęcić swoje życie w bezinteresownej służbie braciom najuboższym i najsłabszym, na wzór Chrystusa, który oddał się całkowicie dla naszego zbawienia. W obliczu zła, cierpienia, grzechu, dla ucznia Jezusa jedyną możliwą odpowiedzią jest dar z siebie, a nawet dar życia, na wzór Chrystusa; to jest postawa służby. Jeśli ktoś, kto nazywa siebie chrześcijaninem, nie żyje, aby służyć, nie służy, żeby żyć. Swoim życiem zapiera się Jezusa Chrystusa.

Dzisiejszego wieczoru, drodzy młodzi, Pan ponownie zaprasza was, byście stawali się aktywnymi bohaterami służby; pragnie was uczynić konkretną odpowiedzią na potrzeby i cierpienia ludzkości; chce, abyście byli znakiem Jego miłosiernej miłości dla naszych czasów! Aby wypełnić tę misję, wskazuje On wam drogę osobistego zaangażowania i poświęcenia samych siebie: Drogę Krzyżową. Droga Krzyżowa jest drogą szczęścia pójścia za Chrystusem aż do końca, w często dramatycznych okolicznościach życia codziennego; jest to droga, która nie boi się niepowodzeń, marginalizacji lub samotności, ponieważ wypełnia serce człowieka pełnią Jezusa. Droga Krzyżowa jest drogą życia i Bożego stylu, którą ​​Jezus prowadzi także pośród ścieżek społeczeństwa czasami podzielonego, niesprawiedliwego i skorumpowanego.

Droga Krzyżowa nie jest sadomasochistycznym zwyczajem; Droga Krzyżowa jest jedyną, która zwycięża grzech, zło i śmierć, ponieważ doprowadza do promiennego światła zmartwychwstania Chrystusa, otwierając horyzonty życia nowego i pełnego. Jest to droga nadziei i przyszłości. Kto nią podąża z hojnością i wiarą, daje nadzieję przyszłości i ludzkości. Kto nią podąża z hojnością i wiarą sieje nadzieję. I chciałbym, żebyście byli siewcami nadziei.

Drodzy młodzi, w ów Wielki Piątek wielu uczniów powróciło smutnych do swoich domów, inni woleli pójść do domów na wsi, aby trochę zapomnieć o krzyżu. Pytam was – ale każdy z was niech odpowie w ciszy swojego serca – jak dziś wieczorem chcecie powrócić do waszych domów, do waszych miejsc zakwaterowania, do waszych namiotów? Jak chcecie powrócić dziś wieczorem, by spotkać się z samymi sobą? Świat patrzy na nas. Do każdego z was należy odpowiedzieć na wyzwanie tego pytania.

[01212-PL.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

«J’avais faim, et vous m’avez donné à manger;
j’avais soif, et vous m’avez donné à boire;
j’étais un étranger, et vous m’avez accueilli;
j’étais nu, et vous m’avez habillé;
j’étais malade, et vous m’avez visité;
j’étais en prison, et vous êtes venus jusqu’à moi.
» (Mt 25, 35-36).

Ces paroles de Jésus répondent à l’interrogation qui résonne souvent dans notre esprit et dans notre cœur: «Où est Dieu?». Où est Dieu, si dans le monde il y a le mal, s’il y a des hommes qui ont faim, qui ont soif, sans toit, des déplacés, des réfugiés? Où est Dieu, lorsque des personnes innocentes meurent à cause de la violence, du terrorisme, des guerres? Où est Dieu, lorsque des maladies impitoyables rompent des liens de vie et d’affection? Ou bien lorsque les enfants sont exploités, humiliés, et qu’eux aussi souffrent à cause de graves pathologies? Où est Dieu, face à l’inquiétude de ceux qui doutent et de ceux qui sont affligés dans l’âme? Il existe des interrogations auxquelles il n’y a pas de réponses humaines. Nous ne pouvons que regarder Jésus, et l’interroger lui. Et voici la réponse de Jésus: ‘‘Dieu est en eux’’, Jésus est en eux, il souffre en eux, profondément identifié à chacun. Il est si uni à eux, presqu’au point de former ‘‘un seul corps’’.

Jésus a choisi lui-même de s’identifier à ces frères et sœurs éprouvés par la douleur et par les angoisses, en acceptant de parcourir le chemin douloureux vers le calvaire. Lui, en mourant sur la croix, se remet entre les mains du Père et porte sur lui et en lui, avec un amour qui se donne, les plaies physiques, morales et spirituelles de l’humanité entière. En embrassant le bois de la croix, Jésus embrasse la nudité et la faim, la soif et la solitude, la douleur et la mort des hommes et des femmes de tous les temps. Ce soir, Jésus, et nous avec lui, embrasse avec un amour spécial nos frères syriens, qui ont fui la guerre. Nous les saluons et nous les accueillons avec une affection fraternelle et avec sympathie.

En parcourant de nouveau la Via Crucis de Jésus, nous avons redécouvert l’importance de nous configurer à lui, à travers les 14 œuvres de miséricorde. Elles nous aident à nous ouvrir à la miséricorde de Dieu, à demander la grâce de comprendre que sans miséricorde on ne peut rien faire, sans miséricorde, moi, toi, nous tous, nous ne pouvons rien faire. Regardons d’abord les sept œuvres de miséricordecorporelle: donner à manger à ceux qui ont faim; donner à boire à ceux qui ont soif; vêtir celui qui est nu; offrir l’hospitalité aux pèlerins, visiter les malades; visiter les détenus; ensevelir les morts. Nous avons reçu gratuitement, donnons gratuitement. Nous sommes appelés à servir Jésus crucifié dans chaque personne marginalisée, à toucher sa chair bénie dans celui qui est exclu, qui a faim, qui a soif, qui est nu, détenu, malade, sans travail, persécuté, déplacé, migrant. Nous trouvons là notre Dieu, nous touchons là le Seigneur. Jésus lui-même nous l’a dit, en expliquant quel sera le ‘‘protocole’’ sur la base duquel nous serons jugés: chaque fois que nous aurons fait cela au plus petit de nos frères, c’est à lui que nous l’aurons fait (cf. Mt 25, 31-46).

Les œuvres de miséricorde corporelle sont suivies des œuvres de miséricordespirituelle : conseiller ceux qui sont dans le doute, instruire les ignorants, exhorter les pécheurs, consoler les affliger, pardonner les offenses, supporter avec patience les personnes ennuyeuses, prier Dieu pour les vivants et pour les morts. Dans l’accueil du marginalisé qui est blessé dans son corps, dans l’accueil du pécheur qui est blessé dans son âme, se joue notre crédibilité en tant que chrétiens. Dans l’accueil du marginalisé qui est blessé dans son corps, et dans l’accueil du pécheur qui est blessé dans son âme, se joue notre crédibilité en tant que chrétiens. Pas dans les idées, [mais] là!

Aujourd’hui, l’humanité a besoin d’hommes et de femmes, et de manière particulière de jeunes comme vous, qui ne veulent pas vivre leur vie ‘‘à moitié’’, des jeunes prêts à consacrer leur vie au service gratuit des frères les plus pauvres et les plus faibles, à imitation du Christ, qui s’est donné tout entier pour notre salut. Face au mal, à la souffrance, au péché, l’unique réponse possible pour le disciple de Jésus est le don de soi, y compris de la vie, à imitation du Christ; c’est l’attitude du service. Si quelqu’un, qui se dit chrétien, ne vit pas pour servir, sa vie ne vaut pas la peine d’être vécue. Par sa vie, il renie Jésus Christ.

Ce soir, chers jeunes, le Seigneur vous renouvelle l’invitation à devenir des protagonistes dans le service; il veut faire de vous une réponse concrète aux besoins et à la souffrance de l’humanité; il veut que vous soyez un signe de son amour miséricordieux pour notre temps! Pour accomplir cette mission, il vous indique le chemin de l’engagement personnel et du sacrifice de vous-mêmes: c’est le Chemin de la croix. Le Chemin de la croix est celui du bonheur de suivre le Christ jusqu’au bout, dans les circonstances souvent dramatiques de la vie quotidienne; c’est le chemin qui ne craint pas les échecs, les marginalisations ou la solitude, parce qu’il remplit le cœur de l’homme de la plénitude de Jésus. Le Chemin de la croix est celui de la vie et du style de Dieu, que Jésus fait parcourir y compris par des sentiers d’une société parfois divisée, injuste et corrompue.

Le Chemin de la croix n’est pas une pratique sadomasochiste; le Chemin de la croix est l’unique qui vainc le péché, le mal et la mort, parce qu’il débouche sur la lumière radieuse de la résurrection du Christ, en ouvrant les horizons de la vie nouvelle et pleine. C’est le Chemin de l’espérance pour l’avenir et pour l’humanité. Celui qui le parcourt avec générosité et avec foi, donne espérance et avenir à l’humanité. Celui qui le parcourt, avec générosité et avec foi, sème l’espérance. Et je voudrais que vous soyez des semeurs d’espérance.

Chers jeunes, ce vendredi saint-là, beaucoup de disciples sont retournés tristes dans leurs maisons, d’autres ont préféré aller à la maison de campagne pour oublier un peu la croix. Je vous pose la question– mais vous répondez en silence, dans votre cœur, chacun en son cœur – : comment voulez-vous retourner ce soir dans vos maisons, dans vos lieux d’hébergement, sous vos tentes? comment voulez-vous retourner ce soir pour vous rencontrer avec vous-mêmes? Le monde nous regarde. Il revient à chacun de vous de répondre au défi de cette question.

[01212-FR.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

I was hungry and you gave me food,
I was thirsty and you gave me something to drink,
I was a stranger and you welcomed me,
I was naked and you gave me clothing,
I was sick and you took care of me,
I was in prison and you visited me (Mt
25:35-36).

These words of Jesus answer the question that arises so often in our minds and hearts: “Where is God?” Where is God, if evil is present in our world, if there are men and women who are hungry and thirsty, homeless, exiles and refugees? Where is God, when innocent persons die as a result of violence, terrorism and war? Where is God, when cruel diseases break the bonds of life and affection? Or when children are exploited and demeaned, and they too suffer from grave illness? Where is God, amid the anguish of those who doubt and are troubled in spirit? These are questions that humanly speaking have no answer. We can only look to Jesus and ask him. And Jesus’ answer is this: “God is in them”. Jesus is in them; he suffers in them and deeply identifies with each of them. He is so closely united to them as to form with them, as it were, “one body”.

Jesus himself chose to identify with these our brothers and sisters enduring pain and anguish by agreeing to tread the “way of sorrows” that led to Calvary. By dying on the cross, he surrendered himself into to the hands of the Father, taking upon himself and in himself, with self-sacrificing love, the physical, moral and spiritual wounds of all humanity. By embracing the wood of the cross, Jesus embraced the nakedness, the hunger and thirst, the loneliness, pain and death of men and women of all times. Tonight Jesus, and we with him, embrace with particular love our brothers and sisters from Syria who have fled from the war. We greet them and we welcome them with fraternal affection and friendship.

By following Jesus along the Way of the Cross, we have once again realized the importance of imitating him through the fourteen works of mercy. These help us to be open to God’s mercy, to implore the grace to appreciate that without mercy we can do nothing; without mercy, neither I nor you nor any of us can do a thing. Let us first consider the seven corporal works of mercy: feeding the hungry, giving drink to the thirsty, clothing the naked, sheltering the homeless, visiting the sick and those in prison, and burying the dead. Freely we have received, so freely let us give. We are called to serve the crucified Jesus in all those who are marginalized, to touch his sacred flesh in those who are disadvantaged, in those who hunger and thirst, in the naked and imprisoned, the sick and unemployed, in those who are persecuted, refugees and migrants. There we find our God; there we touch the Lord. Jesus himself told us this when he explained the criterion on which we will be judged: whenever we do these things to the least of our brothers and sisters, we do them to him (cf. Mt 25:31-46).

After the corporal works of mercy come the spiritual works: counselling the doubtful, instructing the ignorant, admonishing sinners, consoling the afflicted, pardoning offences, bearing wrongs patiently, praying for the living and the dead. In welcoming the outcast who suffer physically and in welcoming sinners who suffer spiritually, our credibility as Christians is at stake. In welcoming the outcast who suffer physically and in welcoming sinners who suffer spiritually, our credibility as Christians is at stake. Not in ideas, but in our actions.

Humanity today needs men and women, and especially young people like yourselves, who do not wish to live their lives “halfway”, young people ready to spend their lives freely in service to those of their brothers and sisters who are poorest and most vulnerable, in imitation of Christ who gave himself completely for our salvation. In the face of evil, suffering and sin, the only response possible for a disciple of Jesus is the gift of self, even of one’s own life, in imitation of Christ; it is the attitude of service. Unless those who call themselves Christians live to serve, their lives serve no good purpose. By their lives, they deny Jesus Christ.

This evening, dear friends, the Lord once more asks you to be in the forefront of serving others. He wants to make of you a concrete response to the needs and sufferings of humanity. He wants you to be signs of his merciful love for our time! To enable you to carry out this mission, he shows you the way of personal commitment and self-sacrifice. It is the Way of the Cross. The Way of the Cross is the way of fidelity in following Jesus to the end, in the often dramatic situations of everyday life. It is a way that fears no lack of success, ostracism or solitude, because it fills ours hearts with the fullness of Jesus. The Way of the Cross is the way of God’s own life, his “style”, which Jesus brings even to the pathways of a society at times divided, unjust and corrupt.

The Way of the Cross is not an exercise in sadomasochism; the Way of the Cross alone defeats sin, evil and death, for it leads to the radiant light of Christ’s resurrection and opens the horizons of a new and fuller life. It is the way of hope, the way of the future. Those who take up this way with generosity and faith give hope to the future and to humanity. Those who take up this way with generosity and faith sow seeds of hope. I want you to be sowers of hope.

Dear young people, on that Good Friday many disciples went back crestfallen to their homes. Others chose to go out to the country to forget the cross. I ask you: but I want each of you to answer in silence in the depths of your heart. How do you want to go back this evening to your own homes, to the places where you are staying, to your tents? How do you want to go back this evening to be alone with your thoughts? The world is watching us. Each of you has to answer the challenge that this question sets before you.

[01212-EN.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

»Ich war hungrig und ihr habt mir zu essen gegeben;
ich war durstig und ihr habt mir zu trinken gegeben;
ich war fremd und obdachlos und ihr habt mich aufgenommen;
ich war nackt und ihr habt mir Kleidung gegeben;
ich war krank und ihr habt mich besucht;
ich war im Gefängnis und ihr seid zu mir gekommen
« (Mt 25,35-36).

Diese Worte Jesu kommen der Frage entgegen, die immer wieder in unserem Geist und unserem Herzen ertönt: „Wo ist Gott?“ Wo ist Gott, wenn in der Welt das Böse existiert, wenn es Hungrige, Durstige, Obdachlose, Heimatvertriebene und Flüchtlinge gibt? Wo ist Gott, wenn unschuldige Menschen aufgrund von Gewalt, Terrorismus und Kriegen sterben? Wo ist Gott, wenn erbarmungslose Krankheiten Lebensverbindungen und Bande der Liebe zerreißen? Oder wenn Kinder ausgebeutet und gedemütigt werden und wenn auch sie unter schweren Pathologien leiden? Wo ist Gott angesichts der Ruhelosigkeit der Zweifelnden und der seelisch Gequälten? Es gibt Fragen, auf die es keine menschlichen Antworten gibt. Wir können nur auf Jesus schauen und ihn fragen. Und die Antwort Jesu lautet: „Gott ist in ihnen“; Jesus ist in ihnen, leidet in ihnen, ist zutiefst mit ihnen identisch. Er ist so mit ihnen vereint, dass er beinahe „einen einzigen Leib“ mit ihnen bildet.

Jesus selbst hat die Wahl getroffen, sich mit diesen unseren von Schmerz und Ängsten geprüften Brüdern und Schwestern zu identifizieren, als er es auf sich nahm, die Via dolorosa nach Golgota zu gehen. Am Kreuz sterbend überantwortet er sich in die Hände des Vaters und trägt mit hingebungsvoller Liebe auf und in sich die physischen, moralischen und spirituellen Wunden der gesamten Menschheit. Indem er das Kreuzesholz ergreift, umfasst Jesus die Nacktheit und den Hunger, den Durst und die Einsamkeit, den Schmerz und den Tod der Menschen aller Zeiten. Heute Abend umfasst Jesus – und wir mit ihm – mit besonderer Liebe unsere syrischen Brüder und Schwestern, die vor dem Krieg geflohen sind. Wir grüßen sie und nehmen sie mit geschwisterlicher Liebe und mit Sympathie auf.

Indem wir den Kreuzweg Jesu nachgegangen sind, haben wir neu entdeckt, wie wichtig es ist, dass wir durch die vierzehn Werke der Barmherzigkeit ihm ähnlich werden. Sie sind uns eine Hilfe, um uns der Barmherzigkeit Gottes zu öffnen, um die Gnade der Erkenntnis zu erbitten, dass der Mensch ohne Barmherzigkeit nichts tun kann, dass ich, du, wir alle ohne die Barmherzigkeit nichts tun können. Schauen wir zunächst auf die sieben Werke der leiblichen Barmherzigkeit: Hungernde speisen, Durstigen zu trinken geben, Nackte bekleiden, Fremde beherbergen, Kranke besuchen, Gefangene besuchen, Tote begraben. Umsonst haben wir empfangen, umsonst wollen wir geben. Wir sind aufgefordert, dem gekreuzigten Jesus in jedem ausgegrenzten Menschen zu dienen, seinen heiligen Leib zu berühren im Ausgeschlossenen, im Hungrigen, im Durstigen, im Nackten, im Gefangenen, im Kranken, im Arbeitslosen, im Verfolgten, im Heimatvertriebenen und im Migranten. Dort finden wir unseren Gott, dort berühren wir den Herrn. Jesus selbst hat uns das gesagt, als er erklärte, welches das „Protokoll“ sein wird, nach dem wir einst gerichtet werden: Jedes Mal, wenn wir das dem Geringsten unserer Mitmenschen getan haben, haben wir es ihm getan (vgl. Mt 25,31-46).

Den Werken der leiblichen Barmherzigkeit folgen die der geistlichen Barmherzigkeit: die Zweifelnden beraten, die Unwissenden lehren, die Sünder zurechtweisen, die Trauernden trösten, Beleidigungen verzeihen, die Lästigen geduldig ertragen, für die Lebenden und die Verstorbenen zu Gott beten. Mit der Aufnahme des Ausgegrenzten, der leiblich verwundet ist, und mit der Aufnahme des Sünders, der seelisch verwundet ist, steht unsere Glaubwürdigkeit als Christen auf dem Spiel. Mit der Aufnahme des Ausgegrenzten, der leiblich verwundet ist, und mit der Aufnahme des Sünders, der seelisch verwundet ist, steht unsere Glaubwürdigkeit als Christen auf dem Spiel! Nicht mit den Ideen: dort!

Heute braucht die Menschheit Männer und Frauen – und besonders junge Menschen wie euch –, die ihr Leben nicht „halb“ leben wollen: junge Menschen, die bereit sind, ihr Leben für den gegenleistungsfreien Dienst an den ärmsten und schwächsten Mitmenschen zu verwenden, in der Nachfolge Christi, der sich für unser Heil ganz und gar hingegeben hat. Angesichts des Bösen, des Leidens und der Sünde ist die einzig mögliche Antwort für den Jünger Jesu die Selbsthingabe, sogar bis zum Tod – genauso wie Christus; es ist die Haltung des Dienstes. Wenn jemand, der sich Christ nennt, nicht lebt, um zu dienen, dient er nicht für das Leben. Mit seinem Leben verleugnet er Jesus Christus.

Liebe junge Freunde, heute Abend richtet der Herr erneut seine Einladung an euch, Vorkämpfer im Dienen zu werden; er möchte aus euch eine konkrete Antwort auf die Nöte und Leiden der Menschheit machen; er möchte, dass ihr ein Zeichen seiner barmherzigen Liebe für unsere Zeit seid! Um diesen Auftrag zu erfüllen, weist er euch den Weg des persönlichen Engagements und der Selbsthingabe: Es ist der Weg des Kreuzes. Der Weg des Kreuzes ist der Weg des Glücks, Christus bis zum Äußersten nachzufolgen, in den oft dramatischen Umständen des Alltagslebens. Es ist der Weg, der keine Misserfolge, Ausgrenzungen oder Einsamkeiten fürchtet, weil er das Herz des Menschen mit der Fülle Jesu sättigt. Der Weg des Kreuzes ist der Weg des Lebens, der Weg im Stile Gottes – ein Weg, den Jesus uns auch auf den Pfaden einer manchmal gespaltenen, ungerechten und korrupten Welt gehen lässt.

Der Weg des Kreuzes ist keine sadomasochistische Gewohnheit; der Weg des Kreuzes ist der einzige, der die Sünde, das Böse und den Tod besiegt, weil er in das strahlende Licht der Auferstehung Christi mündet und so die Horizonte des neuen und vollen Lebens öffnet. Es ist der Weg der Hoffnung und der Zukunft. Wer ihn mit Großherzigkeit und Glauben geht, schenkt der Menschheit und der Zukunft Hoffnung. Wer ihn mit Großherzigkeit und Glauben geht, sät Hoffnung aus. Und ich möchte, dass ihr Säer von Hoffnung seid.

Liebe junge Freunde, an jenem Karfreitag kehrten viele Jünger traurig nach Hause zurück, andere zogen es vor, zu ihrem Haus auf dem Lande zu gehen, um das Kreuz ein wenig zu vergessen. Ich frage euch – aber antwortet still in eurem Herzen, jeder von euch in seinem Herzen –: Wie wollt ihr heute Abend in eure Häuser, in Eure Herbergen, in eure Zelte zurückkehren? Wie wollt ihr heute Abend zur Begegnung mit euch selbst zurückkehren? Die Welt blickt auf uns. Es liegt bei jedem von euch, auf die Herausforderung dieser Frage zu reagieren.

[01212-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

«Tuve hambre y me disteis de comer,
tuve sed y me disteis de beber,
fui forastero y me hospedasteis,
estuve desnudo y me vestisteis,
enfermo y me visitasteis,
en la cárcel y vinisteis a verme
» (Mt 25,35-36).

Estas palabras de Jesús responden a la pregunta que a menudo resuena en nuestra mente y en nuestro corazón: «¿Dónde está Dios?». ¿Dónde está Dios, si en el mundo existe el mal, si hay gente que pasa hambre o sed, que no tienen hogar, que huyen, que buscan refugio? ¿Dónde está Dios cuando las personas inocentes mueren a causa de la violencia, el terrorismo, las guerras? ¿Dónde está Dios, cuando enfermedades terribles rompen los lazos de la vida y el afecto? ¿O cuando los niños son explotados, humillados, y también sufren graves patologías? ¿Dónde está Dios, ante la inquietud de los que dudan y de los que tienen el alma afligida? Hay preguntas para las cuales no hay respuesta humana. Sólo podemos mirar a Jesús, y preguntarle a él. Y la respuesta de Jesús es esta: «Dios está en ellos», Jesús está en ellos, sufre en ellos, profundamente identificado con cada uno. Él está tan unido a ellos, que forma casi como «un solo cuerpo».

Jesús mismo eligió identificarse con estos hermanos y hermanas que sufren por el dolor y la angustia, aceptando recorrer la vía dolorosa que lleva al calvario. Él, muriendo en la cruz, se entregó en las manos del Padre y, con amor de oblativo, cargó consigo las heridas físicas, morales y espirituales de toda la humanidad. Abrazando el madero de la cruz, Jesús abrazó la desnudez y el hambre, la sed y la soledad, el dolor y la muerte de los hombres y mujeres de todos los tiempos. En esta tarde, Jesús —y nosotros con él— abraza con especial amor a nuestros hermanos sirios, que huyeron de la guerra. Los saludamos y acogemos con amor fraternal y simpatía.

Recorriendo la Via Crucis de Jesús, hemos descubierto de nuevo la importancia de configurarnos con él mediante las 14 obras de misericordia. Ellas nos ayudan a abrirnos a la misericordia de Dios, a pedir la gracia de comprender que sin la misericordia no se puede hacer nada, sin la misericordia yo, tú, todos nosotros, no podemos hacer nada. Veamos primero las siete obras de misericordia corporales: dar de comer al hambriento; dar de beber al sediento; vestir al desnudo; acoger al forastero; asistir al enfermo; visitar a los presos; enterrar a los muertos. Gratis lo hemos recibido, gratis lo hemos de dar. Estamos llamados a servir a Jesús crucificado en toda persona marginada, a tocar su carne bendita en quien está excluido, tiene hambre o sed, está desnudo, preso, enfermo, desempleado, perseguido, refugiado, emigrante. Allí encontramos a nuestro Dios, allí tocamos al Señor. Jesús mismo nos lo ha dicho, explicando el «protocolo» por el cual seremos juzgados: cada vez que hagamos esto con el más pequeño de nuestros hermanos, lo hacemos con él (cf. Mt 25,31-46).

Después de las obras de misericordia corporales vienen las espirituales: dar consejo al que lo necesita, enseñar al que no sabe, corregir al que yerra, consolar al triste, perdonar las ofensas, soportar con paciencia a las personas molestas, rogar a Dios por los vivos y por los difuntos. Nuestra credibilidad como cristianos depende del modo en que acogemos a los marginados que están heridos en el cuerpo y al pecador herido en el alma. Nuestra credibilidad como cristianos depende del modo en que acogemos a los marginados que están heridos en el cuerpo y al pecador herido en el alma. No en las ideas, allí.

Hoy la humanidad necesita hombres y mujeres, y en especial jóvenes como vosotros, que no quieran vivir sus vidas «a medias», jóvenes dispuestos a entregar sus vidas para servir generosamente a los hermanos más pobres y débiles, a semejanza de Cristo, que se entregó completamente por nuestra salvación. Ante el mal, el sufrimiento, el pecado, la única respuesta posible para el discípulo de Jesús es el don de sí mismo, incluso de la vida, a imitación de Cristo; es la actitud de servicio. Si uno, que se dice cristiano, no vive para servir, no sirve para vivir. Con su vida reniega de Jesucristo.

En esta tarde, queridos jóvenes, el Señor os invita de nuevo a que seáis protagonistas de vuestro servicio; quiere hacer de vosotros una respuesta concreta a las necesidades y sufrimientos de la humanidad; quiere que seáis un signo de su amor misericordioso para nuestra época. Para cumplir esta misión, él os señala la vía del compromiso personal y del sacrificio de sí mismo: es la vía de la cruz. La vía de la cruz es la vía de la felicidad de seguir a Cristo hasta el final, en las circunstancias a menudo dramáticas de la vida cotidiana; es la vía que no teme el fracaso, el aislamiento o la soledad, porque colma el corazón del hombre de la plenitud de Cristo. La vía de la cruz es la vía de la vida y del estilo de Dios, que Jesús manda recorrer a través también de los senderos de una sociedad a veces dividida, injusta y corrupta.

La vía de la cruz no es una costumbre sadomasoquista; la vía de la cruz es la única que vence el pecado, el mal y la muerte, porque desemboca en la luz radiante de la resurrección de Cristo, abriendo el horizonte a una vida nueva y plena. Es la vía de la esperanza y del futuro. Quien la recorre con generosidad y fe, da esperanza al futuro y a la humanidad.

Queridos jóvenes, en aquel Viernes Santo muchos discípulos regresaron a sus casas tristes, otros prefirieron ir al campo para olvidar un poco la cruz. Me pregunto —pero contestad cada uno de vosotros en silencio, en vuestro corazón, en el propio corazón—: ¿Cómo deseáis regresar esta noche a vuestras casas, a vuestros alojamientos, a vuestras tiendas? ¿Cómo deseáis volver esta noche a encontraros con vosotros mismos? El mundo nos mira. Corresponde a cada uno de vosotros responder al desafío de esta pregunta.

[01212-ES.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

«Tive fome e destes-me de comer,
tive sede e destes-me de beber,
era peregrino e recolhestes-me,
estava nu e destes-me que vestir,
adoeci e visitastes-me,
estive na prisão e fostes ter comigo
» (Mt 25, 35-36).

Estas palavras de Jesus vêm ao encontro da questão que muitas vezes ressoa na nossa mente e no nosso coração: «Onde está Deus?» Onde está Deus, se no mundo existe o mal, se há pessoas famintas, sedentas, sem abrigo, deslocadas, refugiadas? Onde está Deus, quando morrem pessoas inocentes por causa da violência, do terrorismo, das guerras? Onde está Deus, quando doenças cruéis rompem laços de vida e de afeto? Ou quando as crianças são exploradas, humilhadas, e sofrem – elas também – por causa de graves patologias? Onde está Deus, quando vemos a inquietação dos duvidosos e dos aflitos na alma? Há perguntas para as quais não existem respostas humanas. Podemos apenas olhar para Jesus, e perguntar a Ele. E a sua resposta é esta: «Deus está neles», Jesus está neles, sofre neles, profundamente identificado com cada um. Está tão unido a eles, que quase formam «um só corpo».

Foi o próprio Jesus que escolheu identificar-Se com estes nossos irmãos e irmãs provados pelo sofrimento e a angústia, aceitando percorrer o caminho doloroso para o calvário. Ao morrer na cruz, entrega-Se nas mãos do Pai e leva consigo e em Si mesmo, com amor de doação, as chagas físicas, morais e espirituais da humanidade inteira. Abraçando o madeiro da cruz, Jesus abraça a nudez e a fome, a sede e a solidão, a dor e a morte dos homens e mulheres de todos os tempos. Nesta noite, Jesus e nós, juntamente com Ele, abraçamos com amor especial os nossos irmãos sírios, que fugiram da guerra. Saudamo-los e acolhemo-los com fraterno afeto e simpatia.

Repassando a Via-Sacra de Jesus, descobrimos de novo a importância de nos configurarmos a Ele, através das 14 obras de misericórdia. Estas ajudam-nos a abrir-nos à misericórdia de Deus, a pedir a graça de compreender que a pessoa, sem misericórdia, não pode fazer nada; sem a misericórdia, eu, tu, nós todos não podemos fazer nada. Comecemos por ver as sete obras de misericórdia corporais: dar de comer a quem tem fome, dar de beber a quem tem sede, vestir os nus, dar pousada aos peregrinos, visitar os enfermos; visitar os presos; enterrar os mortos. Gratuitamente recebemos, demos gratuitamente também. Somos chamados a servir Jesus crucificado em cada pessoa marginalizada, a tocar a sua carne bendita em quem é excluído, tem fome, tem sede, está nu, preso, doente, desempregado, é perseguido, refugiado, migrante. Naquela carne bendita, encontramos o nosso Deus; naquela carne bendita, tocamos o Senhor. O próprio Jesus no-lo disse, ao explicar o «Protocolo» com base no qual seremos julgados: sempre que fizermos isto a um dos nossos irmãos mais pequeninos, fazemo-lo a Ele (cf. Mt 25, 31-46).

Às obras de misericórdia corporais seguem-se as obras de misericórdia espirituais: dar bons conselhos, ensinar os ignorantes, corrigir os que erram, consolar os tristes, perdoar as injúrias, suportar com paciência as fraquezas do nosso próximo, rezar a Deus por vivos e defuntos. A nossa credibilidade de cristãos é posta em jogo no acolhimento da pessoa marginalizada que está ferida no corpo, e no acolhimento do pecador que está ferido na alma. A nossa credibilidade de cristãos é posta em jogo no acolhimento da pessoa marginalizada que está ferida no corpo, e no acolhimento do pecador que está ferido na alma. Não nas ideias, mas nisto!

Hoje a humanidade precisa de homens e mulheres, particularmente jovens como vós, que não queiram viver a sua existência «a metade», jovens prontos a gastar a vida no serviço gratuito aos irmãos mais pobres e mais vulneráveis, à imitação de Cristo que Se doou totalmente a Si mesmo pela nossa salvação. Perante o mal, o sofrimento, o pecado, a única resposta possível para o discípulo de Jesus é o dom de si mesmo, até da própria vida, à imitação de Cristo; é a atitude do serviço. Se alguém, que se diz cristão, não vive para servir, não serve para viver. Com a sua vida, renega Jesus Cristo.

Nesta noite, queridos jovens, o Senhor renova-vos o convite para vos tornardes protagonistas no serviço; Ele quer fazer de vós uma resposta concreta às necessidades e sofrimentos da humanidade; quer que sejais um sinal do seu amor misericordioso para o nosso tempo! Para cumprir esta missão, Ele aponta-vos o caminho do compromisso pessoal e do sacrifício de vós próprios: é o Caminho da cruz. O Caminho da cruz é o caminho da felicidade de seguir a Cristo até ao fim, nas circunstâncias frequentemente dramáticas da vida diária; é o caminho que não teme insucessos, marginalizações ou solidões, porque enche o coração do homem com a plenitude de Jesus. O Caminho da cruz é o caminho da vida e do estilo de Deus, que Jesus nos leva a percorrer mesmo através das sendas duma sociedade por vezes dividida, injusta e corrupta.

O Caminho da cruz não é um hábito sadomasoquista; o Caminho da cruz é o único que vence o pecado, o mal e a morte, porque desemboca na luz radiosa da ressurreição de Cristo, abrindo os horizontes da vida nova e plena. É o Caminho da esperança e do futuro. Quem o percorre com generosidade e fé, dá esperança ao futuro e à humanidade. Quem o percorre com generosidade e fé, semeia esperança. E eu quero que vós sejais semeadores de esperança.

Naquela Sexta-feira Santa, queridos jovens, muitos discípulos voltaram tristes para suas casas, outros preferiram ir para a casa da aldeia a fim de esquecer um pouco a cruz. Pergunto-vos – mas cada um de vós responda em silêncio, no vosso coração, no próprio coração –: Nesta noite, como quereis tornar às vossas casas, aos vossos locais de alojamento, às vossas tendas? Nesta noite, como quereis voltar a encontrar-vos com vós mesmos? O mundo tem os olhos postos em nós. Cabe a cada um de vós dar resposta ao desafio desta pergunta.

[01212-PO.02] [Texto original: Italiano]

Conclusa la Via Crucis con la benedizione, il Santo Padre è rientrato in auto all’Arcivescovado di Kraków. Dopo cena il Papa si è affacciato dalla finestra per salutare i fedeli – tra i quali erano presenti malati, senza tetto e disabili – riuniti nella piazza sottostante.

[B0555-XX.02]