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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Polonia in occasione della XXXI Giornata Mondiale della Gioventù (27-31 luglio 2016) – Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico al Wawel di Kraków, 27.07.2016


Cerimonia di accoglienza all’aeroporto internazionale “Giovanni Paolo II” di Balice-Kraków

Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico al Wawel di Kraków

Visita di cortesia al Presidente della Repubblica al Wawel

 

Cerimonia di accoglienza all’Aeroporto Internazionale “Giovanni Paolo II” di Balice-Kraków

All’arrivo all’aeroporto internazionale “Giovanni Paolo II” di Balice-Kraków, alle ore 16, il Santo Padre Francesco è stato accolto dal Presidente della Repubblica di Polonia, S.E. il Sig. Andrzej Duda, e dall’Arcivescovo di Kraków, Card. Stanisław Dziwisz. Erano inoltre presenti Autorità civili ed ecclesiastiche e una rappresentanza di fedeli.

Dopo l’esecuzione degli inni, gli onori militari e la presentazione delle rispettive delegazioni, il Papa si è trasferito in auto al Wawel per l’incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico.

[01224-IT.01]

Incontro con le Autorità, la Società Civile e il Corpo Diplomatico al Wawel di Kraków

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua polacca

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Alle ore 17 di questo pomeriggio, nel cortile del Wawel, il Santo Padre Francesco ha incontrato le Autorità, la Società Civile e i membri del Corpo Diplomatico della Polonia.

Dopo l’esecuzione degli inni nazionali, in risposta al saluto del Presidente della Repubblica, Sig, Andrzej Duda, il Papa ha pronunciato il discorso che riportiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre

Signor Presidente,
Distinte Autorità,
Distinti Membri del Corpo Diplomatico,
Magnifici Rettori,
Signore e Signori,

Saluto con deferenza il Signor Presidente e lo ringrazio per la generosa accoglienza e per le cortesi parole. Sono lieto di salutare i distinti membri del Governo e del Parlamento, i Rettori universitari, le Autorità regionali e cittadine, come pure i membri del Corpo Diplomatico e le altre Autorità presenti. È la prima volta che visito l’Europa centro-orientale e sono lieto di iniziare dalla Polonia, che ha avuto fra i suoi figli l’indimenticabile san Giovanni Paolo II, ideatore e promotore delle Giornate Mondiali della Gioventù. Egli amava parlare dell’Europa che respira con i suoi due polmoni: il sogno di un nuovo umanesimo europeo è animato dal respiro creativo e armonico di questi due polmoni e dalla comune civiltà che trova nel cristianesimo le sue radici più solide.

La memoria contraddistingue il popolo polacco. Mi ha sempre impressionato il vivo senso della storia di Papa Giovanni Paolo II. Quando parlava dei popoli, egli partiva dalla loro storia per farne risaltare i tesori di umanità e spiritualità. La coscienza dell’identità, libera da complessi di superiorità, è indispensabile per organizzare una comunità nazionale sulla base del suo patrimonio umano, sociale, politico, economico e religioso, per ispirare la società e la cultura, mantenendole fedeli alla tradizione e al tempo stesso aperte al rinnovamento e al futuro. In questa prospettiva avete da poco celebrato il 1050° anniversario del Battesimo della Polonia. E’ stato certamente un forte momento di unità nazionale, che ha confermato come la concordia, pur nella diversità delle opinioni, sia la strada sicura per raggiungere il bene comune dell’intero popolo polacco.

Anche la proficua cooperazione nell’ambito internazionale e la reciproca considerazione maturano mediante la coscienza e il rispetto dell’identità propria e altrui. Non può esistere dialogo se ciascuno non parte dalla propria identità. Nella vita quotidiana di ogni individuo, come di ogni società, vi sono però due tipi di memoria: buona e cattiva, positiva e negativa. La memoria buona è quella che la Bibbia ci mostra nel Magnificat, il cantico di Maria, che loda il Signore e la sua opera di salvezza. La memoria negativa è invece quella che tiene lo sguardo della mente e del cuore ossessivamente fissato sul male, anzitutto su quello commesso dagli altri. Guardando alla vostra storia recente, ringrazio Dio perché avete saputo far prevalere la memoria buona: ad esempio, celebrando i 50 anni del perdono reciprocamente offerto e ricevuto tra gli episcopati polacco e tedesco, dopo la seconda guerra mondiale. L’iniziativa, che ha coinvolto inizialmente le comunità ecclesiali, ha innescato anche un processo sociale, politico, culturale e religioso irreversibile, cambiando la storia dei rapporti tra i due popoli. A questo proposito, ricordiamo anche la Dichiarazione congiunta tra la Chiesa cattolica di Polonia e quella ortodossa di Mosca: un atto che ha avviato un processo di avvicinamento e fraternità non solo tra le due Chiese, ma anche tra i due popoli.

Così la nobile nazione polacca mostra come si può far crescere la memoria buona e lasciar cadere quella cattiva. Per questo si richiede una salda speranza e fiducia in Colui che guida i destini dei popoli, apre porte chiuse, trasforma le difficoltà in opportunità e crea nuovi scenari laddove sembrava impossibile. Lo testimonia proprio la vicenda storica della Polonia: dopo le tempeste e le oscurità, il vostro popolo, ristabilito nella sua dignità, ha potuto cantare, come gli ebrei al ritorno da Babilonia: «Ci sembrava di sognare. […] la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia» (Sal 126,1-2). La consapevolezza del cammino compiuto e la gioia per i traguardi raggiunti danno forza e serenità per affrontare le sfide del momento, che richiedono il coraggio della verità e un costante impegno etico, affinché i processi decisionali e operativi come pure le relazioni umane siano sempre rispettosi della dignità della persona. Ogni attività ne è coinvolta: anche l’economia, il rapporto con l’ambiente e il modo stesso di gestire il complesso fenomeno migratorio.

Quest’ultimo richiede un supplemento di saggezza e di misericordia, per superare le paure e realizzare il maggior bene. Occorre individuare le cause dell’emigrazione dalla Polonia, facilitando quanti vogliono ritornare. Al tempo stesso, occorre la disponibilità ad accogliere quanti fuggono dalle guerre e dalla fame; la solidarietà verso coloro che sono privati dei loro fondamentali diritti, tra i quali quello di professare in libertà e sicurezza la propria fede. Nello stesso tempo vanno sollecitate collaborazioni e sinergie a livello internazionale al fine di trovare soluzioni ai conflitti e alle guerre, che costringono tante persone a lasciare le loro case e la loro patria. Si tratta così di fare il possibile per alleviare le loro sofferenze, senza stancarsi di operare con intelligenza e continuità per la giustizia e la pace, testimoniando nei fatti i valori umani e cristiani.

Alla luce della sua millenaria storia, invito la Nazione polacca a guardare con speranza al futuro e alle questioni che deve affrontare. Tale atteggiamento favorisce un clima di rispetto tra tutte le componenti della società e un confronto costruttivo tra le diverse posizioni; inoltre, crea le condizioni migliori per una crescita civile, economica e persino demografica, alimentando la fiducia di offrire una vita buona ai propri figli. Essi infatti non dovranno soltanto affrontare problemi, ma godranno le bellezze del creato, il bene che sapremo compiere e diffondere, la speranza che sapremo donare loro. Le stesse politiche sociali a favore della famiglia, primo e fondamentale nucleo della società, per sovvenire quelle più deboli e povere e sostenerle nell’accoglienza responsabile della vita, saranno in questo modo ancora più efficaci. La vita va sempre accolta e tutelata – entrambe le cose insieme: accolta e tutelata – dal concepimento alla morte naturale, e tutti siamo chiamati a rispettarla e ad averne cura. D’altra parte, allo Stato, alla Chiesa e alla società compete di accompagnare e aiutare concretamente chiunque si trovi in situazioni di grave difficoltà, affinché un figlio non venga mai sentito come un peso ma come un dono, e le persone più fragili e povere non siano abbandonate.

Signor Presidente,
la Nazione polacca può contare, come è stato in tutto il suo lungo percorso storico, sulla collaborazione della Chiesa Cattolica, perché, alla luce dei principi cristiani che la ispirano e che hanno forgiato la storia e l’identità della Polonia, sappia, nelle mutate condizioni storiche, progredire nel suo cammino, fedele alle sue migliori tradizioni e ricolma di fiducia e di speranza, anche nei momenti difficili.

Nel rinnovare l’espressione della mia gratitudine, auguro a Lei e a ciascuno dei presenti un sereno e proficuo servizio al bene comune.

La Madonna di Częstochowa benedica e protegga la Polonia!

[01208-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua polacca

Panie Prezydencie,
Czcigodni przedstawiciele władz,
Szanowni Członkowie Korpusu Dyplomatycznego,
Wasze Magnificencje,
Szanowni Państwo,

Pozdrawiam z szacunkiem Pana Prezydenta i dziękuję mu za wielkoduszne przyjęcie oraz uprzejme słowa. Z radością pozdrawiam dostojnych członków Rządu i Parlamentu, Rektorów wyższych uczelni, przedstawicieli władz regionalnych i miejskich, a także członków Korpusu Dyplomatycznego oraz innych obecnych przedstawicieli władz. Po raz pierwszy odwiedzam Europę Środkowo-Wschodnią i cieszę się, że rozpoczynam od Polski, której synem był niezapomniany św. Jan Paweł II, inicjator i promotor Światowych Dni Młodzieży. Lubił on mówić o Europie, że oddycha ona swoimi dwoma płucami: marzenie o nowym europejskim humanizmie ożywione jest twórczym i harmonijnym oddechem tych dwóch płuc oraz wspólną kulturą, która znajduje w chrześcijaństwie swoje najsolidniejsze korzenie.

Cechą charakterystyczną narodu polskiego jest pamięć. Zawsze byłem pod wrażeniem żywego zmysłu historycznego papieża Jana Pawła II. Gdy mówił o narodach, wychodził od ich dziejów, aby podkreślić ich skarby humanizmu i duchowości. Świadomość tożsamości, wolna od manii wyższości, jest niezbędna dla zorganizowania wspólnoty narodowej na podstawie jej dziedzictwa humanistycznego, społecznego, politycznego, ekonomicznego i religijnego, aby inspirować społeczeństwo i kulturę, zachowując je wiernymi wobec tradycji, a jednocześnie otwartymi na odnowienie i na przyszłość. W tej perspektywie niedawno obchodziliście 1050. rocznicę Chrztu Polski. Było to z pewnością ważne wydarzenie jedności narodowej, które potwierdziło, że zgoda, pomimo różnorodności poglądów, jest pewną drogą do osiągnięcia dobra wspólnego całego narodu polskiego.

Także owocna współpraca na płaszczyźnie międzynarodowej i wzajemny szacunek dojrzewają poprzez świadomość i poszanowanie tożsamości własnej oraz innych. Dialog nie jest możliwy, jeśli każdy nie wychodzi od swojej tożsamości. W codziennym życiu każdej osoby, podobnie jak każdego społeczeństwa istnieją jednak dwa rodzaje pamięci: dobra i zła, pozytywna i negatywna. Dobrą pamięcią jest ta, którą Biblia ukazuje nam w Magnificat, kantyku Maryi uwielbiającej Pana i Jego zbawcze dzieło. Pamięcią negatywną, jest natomiast ta, która spojrzenie umysłu i serca obsesyjnie koncentruje na złu, zwłaszcza popełnionym przez innych. Spoglądając na wasze najnowsze dzieje dziękuję Bogu, że potrafiliście sprawić, by przeważyła dobra pamięć: na przykład, obchodząc 50-lecie wzajemnie ofiarowanego i przyjętego przebaczenia pomiędzy episkopatami polskim i niemieckim po drugiej wojnie światowej. Inicjatywa, która początkowo angażowała wspólnoty kościelne, zapoczątkowała nieodwracalny proces społeczny, polityczny, kulturowy i religijny, zmieniając historię stosunków między oboma narodami. Przy tej okazji przypomnijmy także deklarację wspólną między Kościołem katolickim w Polsce a Kościołem prawosławnym Patriarchatu Moskiewskiego: jest to akt, który rozpoczął proces zbliżenia i braterstwa nie tylko między dwoma Kościołami, ale również pomiędzy dwoma narodami.

W ten sposób szlachetny naród polski pokazuje, jak można rozwijać dobrą pamięć i porzucić tę złą. Do tego konieczna jest mocna nadzieja i ufność w Tym, który kieruje losami narodów, otwiera drzwi zamknięte, przekształca trudności w szanse i stwarza nowe scenariusze tam, gdzie wydawało się to niemożliwe. Świadczy o tym właśnie doświadczenie historyczne Polski: po burzach i ciemnościach naród wasz, odzyskawszy swą godność, mógł śpiewać podobnie jak Żydzi powracający z Babilonu: „Wydawało się nam, że śnimy. Usta nasze były pełne śmiechu, a język śpiewał z radości” (Ps 126,1-2). Świadomość przebytej drogi i radość z powodu osiągniętych celów dają siłę i pokój wewnętrzny, aby sprostać wyzwaniom chwili obecnej, wymagającym odwagi prawdy i stałego zaangażowania etycznego, aby procesy decyzyjne i operacyjne, a także relacje międzyludzkie, zawsze szanowały godność osoby. Obejmuje to każdy rodzaj działania: także gospodarkę, relację ze środowiskiem i sposób zarządzania złożonym zjawiskiem migracyjnym.

Ta ostatnia kwestia wymaga dodatkowo mądrości i miłosierdzia, aby przezwyciężyć lęki i zrealizować największe dobro. Trzeba zidentyfikować przyczyny emigracji z Polski, ułatwiając powrót osobom, które chcą wrócić. Jednocześnie potrzebna jest gotowość przyjęcia ludzi uciekających od wojen i głodu; solidarność z osobami pozbawionymi swoich praw podstawowych, w tym do swobodnego i bezpiecznego wyznawania swojej wiary. Równocześnie należy zabiegać o współpracę i koordynację na poziomie międzynarodowym, w celu znalezienia rozwiązania konfliktów i wojen, które zmuszają wielu ludzi do opuszczenia swoich domów i ojczyzny. Chodzi zatem o uczynienie tego, co w naszej mocy, aby ulżyć ich cierpieniom, niestrudzenie, inteligentnie i stale działać na rzecz sprawiedliwości i pokoju, świadcząc konkretnymi faktami o wartościach humanistycznych i chrześcijańskich.

Zachęcam naród polski, aby w świetle swojej tysiącletniej historii patrzył z nadzieją w przyszłość i na problemy, którym musi stawić czoło. Taka postawa sprzyja klimatowi szacunku między wszystkimi środowiskami w społeczeństwie i konstruktywnemu dialogowi między różnymi stanowiskami; stwarza ponadto najlepsze warunki dla rozwoju obywatelskiego, gospodarczego, a nawet demograficznego, rodząc ufność w możliwość zapewnienia dobrej przyszłości swoim dzieciom. Nie będą one bowiem musiały borykać się jedynie z problemami, ale będą cieszyć się pięknem natury, dobrem, które będziemy umieli pełnić i szerzyć, nadzieją, jaką potrafimy im dać. Polityka społeczna na rzecz rodziny, pierwszej i podstawowej komórki społeczeństwa, aby wspierać te najsłabsze i najuboższe, pomagając im w odpowiedzialnym przyjęciu życia, stanie się w ten sposób jeszcze bardziej skuteczna. Życie musi być zawsze przyjęte i chronione – zarówno przyjęte jak i chronione – od poczęcia aż do naturalnej śmierci, i wszyscy jesteśmy powołani, aby je szanować i troszczyć się o nie. Z drugiej strony do zadań państwa, Kościoła i społeczeństwa należy towarzyszenie i konkretna pomoc wszystkim, którzy znajdują się w sytuacji poważnej trudności, aby dziecko nigdy nie było postrzegane jako ciężar, lecz jako dar, a osoby najsłabsze i najuboższe nigdy nie były pozostawiane samym sobie.

Panie Prezydencie,
Naród polski może liczyć, tak jak to było w całej jego długiej historii, na współpracę Kościoła katolickiego, aby w świetle zasad chrześcijańskich, które go inspirują i które ukształtowały dzieje i tożsamość Polski, umiał w zmienionych warunkach historycznych postępować na swej drodze, wierny swoim najlepszym tradycjom i pełen ufności i nadziei, także w chwilach trudnych.

Ponawiając wyrazy mojej wdzięczności, życzę Panu i wszystkim tu obecnym spokojnej i owocnej służby dla dobra wspólnego.

Niech Matka Boża Częstochowska błogosławi i ochrania Polskę!

[01208-PL.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Monsieur le Président,
Distinguées Autorités,
Membres du Corps diplomatique,
Recteurs magnifiques,
Mesdames et Messieurs,

Je salue avec déférence Monsieur le Président et je le remercie pour l’accueil chaleureux et pour ses aimables paroles. Je suis heureux de saluer les membres distingués du Gouvernement et du Parlement, les Recteurs d’universités, les Autorités régionales et de la cité, de même que les membres du Corps diplomatique et les autres Autorités présentes. C’est la première fois que je visite l’Europe centre-orientale et je suis heureux de commencer par la Pologne, qui a eu parmi ses fils l’inoubliable saint Jean-Paul II, inventeur et promoteur des Journées mondiales de la Jeunesse. Il aimait parler de l’Europe qui respire avec ses deux poumons: le rêve d’un nouvel humanisme européen est animé par le souffle créateur et harmonieux de ces deux poumons et de la civilisation commune qui trouve dans le christianisme ses racines les plus solides.

La mémoire caractérise le peuple polonais. Le sens vivant de l’histoire du Pape Jean-Paul II m’a toujours impressionné. Quand il parlait des peuples, il partait de leur histoire pour en faire ressortir les trésors d’humanité et de spiritualité. La conscience de l’identité, libre des complexes de supériorité, est indispensable pour organiser une communauté nationale sur la base de son patrimoine humain, social, politique, économique et religieux, pour inspirer la société et la culture, en les maintenant fidèles à la tradition et en même temps ouvertes au renouveau et à l’avenir. Dans cette perspective, vous avez célébré il y a peu de temps le 1050ème anniversaire du Baptême de la Pologne. Cela a certainement été un moment fort d’unité nationale, qui a confirmé comment la concorde, même dans la diversité des opinions, est la route sûre pour atteindre le bien commun du peuple polonais tout entier.

De même, la fructueuse coopération dans le cadre international et la considération réciproque murissent par la conscience et le respect de l’identité propre et de celle d’autrui. Le dialogue ne peut exister si chacun ne part pas de sa propre identité. Dans la vie quotidienne de chaque individu, comme de toute société, il y a toutefois deux types de mémoire: bonne et mauvaise, positive et négative. La mémoire bonne est celle que la Bible nous montre dans le Magnificat, le cantique de Marie, qui loue le Seigneur et son œuvre de salut. La mémoire négative est au contraire celle qui tient le regard de l’esprit et du cœur fixé avec obsession sur le mal, surtout sur celui commis par les autres. En considérant votre histoire récente, je rends grâce à Dieu car vous avez pu faire prévaloir la mémoire bonne: par exemple, en célébrant les 50 années du pardon réciproquement offert et reçu entre les épiscopats polonais et allemand, après la seconde guerre mondiale. L’initiative, qui a impliqué initialement les communautés ecclésiales, a déclenché aussi un processus social, politique, culturel et religieux irréversible, changeant l’histoire des relations entre les deux peuples. À ce sujet, rappelons aussi la Déclaration conjointe entre l’Église catholique de Pologne et l’Église orthodoxe de Moscou: un acte qui a engagé un processus de rapprochement et de fraternité non seulement entre les deux Églises, mais aussi entre les deux peuples.

Ainsi, la noble nation polonaise montre comment on peut faire grandir la mémoire bonne et laisser tomber la mauvaise. Pour cela il faut une espérance solide et une confiance en Celui qui conduit le destin des peuples, ouvre les portes fermées, transforme les difficultés en opportunité et crée de nouveaux scenarios là où cela semblait impossible. Les vicissitudes historiques de la Pologne en témoignent vraiment: après les tempêtes et les obscurités, votre peuple, rétabli dans sa dignité a pu chanter, comme les Hébreux de retour de Babylone: «Nous étions comme en rêve. […] notre bouche était pleine de rires, nous poussions des cris de joie» (Ps 126, 1-2). La conscience du chemin accompli et la joie pour les objectifs atteints donnent force et sérénité pour affronter les défis du moment, qui demandent le courage de la vérité et un engagement éthique constant, afin que les processus décisionnels et opératifs comme aussi les relations humaines soient toujours plus respectueux de la dignité de la personne. Chaque activité y est associée: aussi l’économie, la relation avec l’environnement et la manière même de gérer le complexe phénomène migratoire.

Ce dernier demande un supplément de sagesse et de miséricorde, pour dépasser les peurs et réaliser le plus grand bien. Il faut discerner les causes de l’émigration de la Pologne, en facilitant le retour de tous ceux qui le veulent. En même temps, il faut la disponibilité pour accueillir tous ceux qui fuient la guerre et la faim; la solidarité envers ceux qui sont privés de leurs droits fondamentaux, parmi lesquels celui de professer en liberté et sécurité leur propre foi. En même temps, cela demande des collaborations et des synergies au niveau international dans le but de trouver des solutions aux conflits et aux guerres, qui contraignent tant de personnes à laisser leur maison et leur patrie. Il s’agit aussi de faire le possible pour alléger leurs souffrances, sans se lasser d’agir avec intelligence et continuité pour la justice et la paix, en témoignant dans les faits des valeurs humaines et chrétiennes.

À la lumière de son histoire millénaire, j’invite la Nation polonaise à regarder avec espérance l’avenir et les problèmes qu’elle doit affronter. Une telle attitude favorise un climat de respect entre toutes les composantes de la société et une confrontation constructive entre les différentes positions; en outre, elle crée les meilleures conditions pour une croissance civile, économique et même démographique, alimentant la confiance d’offrir une vie bonne à ses propres enfants. En effet, ils ne devront pas seulement affronter des problèmes mais ils jouiront des beautés de la création, du bien qu’ils sauront accomplir et diffuser, de l’espérance que nous saurons leur donner. Les mêmes politiques sociales en faveur de la famille, cellule première et fondamentale de la société, pour venir en aide aux plus faibles et aux plus pauvres et les soutenir dans l’accueil responsable de la vie, seront de cette façon encore plus efficaces. La vie doit toujours être accueillie et protégée – les deux choses ensemble: accueillie et protégée – de la conception à la mort naturelle, et tous nous sommes appelés à la respecter et à en prendre soin. D’autre part, il revient à l’État, à l’Église et à la société d’accompagner et d’aider concrètement quiconque se trouve en situation de graves difficultés, afin qu’un enfant ne soit jamais perçu comme un poids mais comme un don, et que les personnes les plus fragiles et pauvres ne soient pas abandonnées.

Monsieur le Président,
La nation polonaise peut compter, comme cela a été tout au long de son long parcours historique, sur la collaboration de l’Église catholique, afin que, à la lumière des principes chrétiens qui l’inspirent et qui ont forgé l’histoire et l’identité de la Pologne, elle sache, dans les conditions historiques changeantes, poursuivre son chemin, fidèle à ses meilleures traditions et pleine de confiance et d’espérance, également dans les moments difficiles.

En renouvelant l’expression de ma gratitude, je vous souhaite ainsi qu’à chacune des personnes présentes un service du bien commun serein et fructueux.

Que la Vierge de Częstochowa bénisse et protège la Pologne!

[01208-FR.01] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Mr President,
Honourable Authorities,
Distinguished Members of the Diplomatic Corps,
University Rectors,
Ladies and Gentlemen,

I offer a respectful greeting to His Excellency the President, and I thank him for his gracious welcome and kind words. I am pleased to greet the distinguished members of Government and Parliament, the University Rectors, the regional and municipal Authorities, as well as members of the Diplomatic Corps and the other authorities present. This is my first visit to central-eastern Europe and I am happy to begin with Poland, the homeland of the unforgettable Saint John Paul II, originator and promoter of the World Youth Days. Pope John Paul liked to speak of a Europe that breathes with two lungs. The ideal of a new European humanism is inspired by the creative and coordinated breathing of these two lungs, together with the shared civilization that has its deepest roots in Christianity.

Memory is the hallmark of the Polish people. I was always impressed by Pope John Paul’s vivid sense of history. Whenever he spoke about a people, he started from its history, in order to bring out its wealth of humanity and spirituality. A consciousness of one’s own identity, free of any pretensions to superiority, is indispensable for establishing a national community on the foundation of its human, social, political, economic and religious heritage, and thus inspiring social life and culture in a spirit of constant fidelity to tradition and, at the same time, openness to renewal and the future. In this sense, you recently celebrated the 1,050th anniversary of the Baptism of Poland. That was indeed a powerful moment of national unity, which reaffirmed that harmony, even amid a diversity of opinions, is the sure path to achieving the common good of the entire Polish people.

Similarly, fruitful cooperation in the international sphere and mutual esteem grow through awareness of, and respect for, one’s own identity and that of others. Dialogue cannot exist unless each party starts out from its own identity. In the daily life of each individual and society, though, there are two kinds of memory: good and bad, positive and negative. Good memory is what the Bible shows us in the Magnificat, the canticle of Mary, who praises the Lord and his saving works. Negative memory, on the other hand, keeps the mind and heart obsessively fixed on evil, especially the wrongs committed by others. Looking at your recent history, I thank God that you have been able to let good memory have the upper hand, for example, by celebrating the fiftieth anniversary of the forgiveness mutually offered and accepted between the Polish and German episcopates, following the Second World War. That initiative, which initially involved the ecclesial communities, also sparked an irreversible social, political, cultural and religious process that changed the history of relationships between the two peoples. Here too we can think of the Joint Declaration between the Catholic Church in Poland and the Orthodox Church of Moscow: an act that inaugurated a process of rapprochement and fraternity not only between the two Churches, but also between the two peoples.

The noble Polish nation has thus shown how one can nurture good memory while leaving the bad behind. This requires a solid hope and trust in the One who guides the destinies of peoples, opens closed doors, turns problems into opportunities and creates new scenarios from situations that appeared hopeless. This is evident from Poland’s own historical experience. After the storms and dark times, your people, having regained its dignity, could say, like the Jews returning from Babylon, “We were like those who dream… our mouth was filled with laughter and our tongues with shouts of joy” (Ps 126:1-2). An awareness of the progress made and joy at goals achieved, become in turn a source of strength and serenity for facing present challenges. These call for the courage of truth and constant ethical commitment, to ensure that decisions and actions, as well as human relationships, will always be respectful of the dignity of the person. In this, every sphere of action is involved, including the economy, environmental concerns and the handling of the complex phenomenon of migration.

This last area calls for great wisdom and compassion, in order to overcome fear and to achieve the greater good. There is a need to seek out the reasons for emigration from Poland and to facilitate the return of all those wishing to repatriate. Also needed is a spirit of readiness to welcome those fleeing from wars and hunger, and solidarity with those deprived of their fundamental rights, including the right to profess one’s faith in freedom and safety. At the same time, new forms of exchange and cooperation need to be developed on the international level in order to resolve the conflicts and wars that force so many people to leave their homes and their native lands. This means doing everything possible to alleviate the suffering while tirelessly working with wisdom and constancy for justice and peace, bearing witness in practice to human and Christian values.

In the light of its thousand-year history, I invite the Polish nation to look with hope to the future and the issues before it. Such an approach will favour a climate of respect between all elements of society and constructive debate on differing positions. It will also create the best conditions for civil, economic and even demographic growth, fostering the hope of providing a good life for coming generations. The young should not simply have to deal with problems, but rather be able to enjoy the beauty of creation, the benefits we can provide and the hope we can offer. Social policies in support of the family, the primary and fundamental cell of society, assisting underprivileged and poor families, and helping responsibly to welcome life, will thus prove even more effective. Life must always be welcomed and protected. These two things go together – welcome and protection, from conception to natural death. All of us are called to respect life and care for it. On the other hand, it is the responsibility of the State, the Church and society to accompany and concretely help all those who find themselves in serious difficulty, so that a child will never be seen as a burden but as a gift, and those who are most vulnerable and poor will not be abandoned.

Mr President,
As throughout its long history, Poland can count on the cooperation of the Catholic Church, so that, in the light of the foundational Christian principles that forged Poland’s history and identity, the nation may, in changed historical conditions, move forward in fidelity to its finest traditions and with trust and hope, even in times of difficulty.

In expressing once again my gratitude, I offer heartfelt good wishes to you and all present, for a serene and fruitful service of the common good.

May Our Lady of Czestochowa bless and protect Poland!

[01208-EN.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Herr Präsident,
sehr geehrte Vertreter des öffentlichen Lebens,
sehr geehrte Mitglieder des diplomatischen Korps,
Magnifizenzen,
meine Damen und Herren,

einen ehrerbietigen Gruß richte ich an den Herrn Präsidenten und danke ihm für den großherzigen Empfang und seine freundlichen Worte. Mit Freude begrüße ich die verehrten Mitglieder der Regierung und des Parlamentes, die Universitätsrektoren, die Vertreter der Woiwodschaften und der Städte wie auch die Mitglieder des diplomatischen Korps und die anderen hier anwesenden Verantwortungsträger. Es ist das erste Mal, dass ich den östlichen Teil Mitteleuropas besuche, und es freut mich, mit Polen zu beginnen, das unter seinen Söhnen den unvergesslichen heiligen Johannes PaulII. hat, den Schöpfer und Förderer der Weltjugendtage. Er sprach gerne von dem Europa, das mit seinen beiden Lungenflügeln atmet: Der Traum eines neuen europäischen Humanismus wird von dem kreativen und harmonischen Atem dieser beiden Lungenflügel und von der gemeinsamen Kultur belebt, die im Christentum ihre kräftigsten Wurzeln findet.

Das Gedenken kennzeichnet das polnische Volk. Immer hat mich das lebendige Geschichtsverständnis von Papst Johannes PaulII. beeindruckt. Wenn er von den Völkern sprach, ging er von ihrer Geschichte aus, um ihren Reichtum an Menschlichkeit und Spiritualität hervortreten zu lassen. Ein Identitätsbewusstsein ohne jede Überheblichkeit ist unerlässlich, um eine nationale Gemeinschaft auf dem Fundament ihres menschlichen, sozialen, politischen, wirtschaftlichen und religiösen Erbes aufzubauen, um die Gesellschaft und die Kultur zu inspirieren, indem man sie zugleich in der Treue zur Tradition wie auch in der Offenheit für die Erneuerung und die Zukunft bewahrt. Von dieser Warte aus haben Sie vor kurzem den 1050. Jahrestag der Taufe Polens gefeiert. Es war gewiss ein bedeutender Moment nationaler Einheit, der bestätigt hat, wie die Einigkeit – auch bei Verschiedenheit der Meinungen – der sichere Weg ist, um das Gemeinwohl des gesamten polnischen Volkes zu erlangen.

Auch die nutzbringende Zusammenarbeit im internationalen Bereich und die gegenseitige Wertschätzung reifen durch das Bewusstsein und die Achtung der eigenen Identität und der Identität der anderen. Es kann keinen Dialog geben, wenn nicht jeder von der eigenen Identität ausgeht. Im täglichen Leben jedes Einzelnen wie jeder Gesellschaft gibt es jedoch zwei Arten von Erinnerung: die gute und die schlechte, die positive und die negative. Das gute Gedenken ist das, was die Bibel uns im Magnificat, dem Gesang Marias, zeigt, die den Herrn und sein Heilswerk preist. Das negative Gedenken ist hingegen das, was den Blick des Geistes und des Herzens zwanghaft auf das Schlechte fixiert, vor allem auf das, welches die anderen begangen haben. Wenn ich auf Ihre jüngste Geschichte schaue, danke ich Gott, weil Sie es verstanden haben, das gute Gedenken vorherrschen zu lassen: zum Beispiel, indem Sie die fünfzig Jahre der vom polnischen und deutschen Episkopat gegenseitig angebotenen und empfangenen Vergebung nach dem Zweiten Weltkrieg gefeiert haben. Die Initiative, die anfangs die kirchlichen Gemeinschaften betraf, hat auch einen nicht umkehrbaren gesellschaftlichen, politischen, kulturellen und religiösen Prozess ausgelöst und so die Geschichte der Beziehungen zwischen den beiden Völkern verändert. In diesem Zusammenhang nennen wir ebenfalls die gemeinsame Erklärung zwischen der katholischen Kirche Polens und der orthodoxen Moskaus – ein Akt, der einen Prozess der Annäherung und Brüderlichkeit nicht nur zwischen den beiden Kirchen, sondern auch zwischen den beiden Völkern in Gang gesetzt hat.

So zeigt die edle polnische Nation, wie man die gute Erinnerung wachsen und die schlechte fallen lassen kann. Dazu bedarf es einer festen Hoffnung und eines starken Vertrauens auf den, der die Geschicke der Völker lenkt, verschlossene Türen öffnet, die Schwierigkeiten in Chancen verwandelt und neue Situationen schafft, wo es unmöglich erschien. Das bezeugt gerade das geschichtliche Wechselspiel Polens: Nach den Stürmen und Dunkelheiten hat Ihr Volk in seiner wiedergewonnenen Würde wie die Juden bei ihrer Rückkehr aus Babylonien singen können: »Da waren wir alle wie Träumende. Da war unser Mund voll Lachen und unsere Zunge voll Jubel« (Ps 126,1-2). Das Bewusstsein des vollbrachten Weges und die Freude über die erreichten Ziele geben Kraft und Gelassenheit, um die augenblicklichen Herausforderungen anzugehen. Diese erfordern den Mut zur Wahrheit und ein ständiges ethisches Engagement, damit die Entscheidungs- und Umsetzungsprozesse wie auch die menschlichen Beziehungen stets die Würde der Person respektieren. Alles Tun ist davon betroffen: auch die Wirtschaft, das Verhältnis zur Umwelt und die Art des Umgangs mit dem komplexen Phänomen der Migration.

Dieses letztere verlangt eine zusätzliche Portion an Weisheit und Barmherzigkeit, um die Ängste zu überwinden und das Optimum zu verwirklichen. Man muss die Ursachen für die Auswanderung aus Polen herausfinden und denen, die wollen, die Rückkehr erleichtern. Zugleich ist die Bereitschaft zur Aufnahme derer notwendig, die vor Kriegen und Hunger fliehen; die Solidarität gegenüber denen, die ihrer Grundrechte beraubt sind, darunter des Rechtes, in Freiheit und Sicherheit den eigenen Glauben zu bekennen. Gleichzeitig müssen Formen der Zusammenarbeit und Synergien auf internationaler Ebene vorangetrieben werden, um Lösungen für die Konflikte und die Kriege zu finden, die so viele Menschen zwingen, ihre Häuser und ihre Heimat zu verlassen. Es geht also darum, das Mögliche zu tun, um ihre Leiden zu lindern, ohne müde zu werden, klug und beharrlich für Gerechtigkeit und Frieden zu arbeiten und dabei im Handeln die menschlichen und christlichen Werte zu bezeugen.

Im Licht ihrer tausendjährigen Geschichte fordere ich die polnische Nation auf, hoffnungsvoll auf die Zukunft und auf die Probleme zu schauen, die es in Angriff nehmen muss. Eine solche Haltung begünstigt ein Klima der Achtung unter allen Gliedern der Gesellschaft und eine konstruktive Gegenüberstellung zwischen den unterschiedlichen Positionen. Außerdem schafft sie die besten Voraussetzungen für ein kulturelles, wirtschaftliches und sogar demographisches Wachstum, da sie die Zuversicht nährt, den eigenen Kindern ein gutes Leben bieten zu können. Diese werden ja nicht nur Probleme bewältigen müssen, sondern sie werden die Schönheiten der Schöpfung auskosten, das Gute genießen, das wir zu vollbringen und zu verbreiten verstehen, und die Hoffnung besitzen, die wir ihnen zu geben wissen. Die gesellschaftspolitischen Projekte zugunsten der Familie, der ersten und grundlegenden Zelle der Gesellschaft, um den schwächsten und ärmsten beizustehen und sie bei der verantwortungsvollen Annahme des Lebens zu unterstützen, werden auf diese Weise noch wirkungsvoller sein. Das Leben muss immer angenommen und geschützt werden – beides gemeinsam: angenommen und geschützt – von der Empfängnis bis zum natürlichen Tod, und alle sind wir aufgerufen, es zu achten und für es Sorge zu tragen. Andererseits sind der Staat, die Kirche und die Gesellschaft dafür zuständig, jeden zu begleiten und ihm konkret zu helfen, der sich in einer ernsten Notlage befindet, damit ein Kind niemals als eine Last, sondern als ein Geschenk empfunden wird und die Schwächsten und Ärmsten nicht allein gelassen werden.

Herr Präsident,
die polnische Nation kann sich – wie auf ihrem ganzen langen geschichtlichen Weg bisher – auf die Hilfe der katholischen Kirche verlassen. So weiß sie im Licht der christlichen Grundsätze, die sie orientieren und die die Geschichte und die Identität Polens geprägt haben, unter den veränderten geschichtlichen Bedingungen auf ihrem Weg voranzuschreiten, in Treue zu ihren besten Traditionen und erfüllt von Hoffnung und Zuversicht, selbst in schwierigen Momenten.

Indem ich erneut meinen Dank zum Ausdruck bringe, wünsche ich Ihnen und jedem der hier Anwesenden einen unbeschwerten und nutzbringenden Dienst am Gemeinwohl.

Die Muttergottes von Tschenstochau segne und beschütze Polen!

[01208-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

Señor Presidente,
Distinguidas autoridades,
Miembros del Cuerpo Diplomático,
Rectores Magníficos,
Señoras y señores

Saludo con deferencia al Señor Presidente y le agradezco la generosa acogida y sus amables palabras. Me es grato saludar a los distinguidos miembros del Gobierno y del Parlamento, a los Rectores universitarios, a las autoridades regionales y municipales, así como a los miembros del Cuerpo Diplomático y demás autoridades presentes. Es la primera vez que visito la Europa centro-oriental y me alegra comenzar por Polonia, que ha tenido entre sus hijos al inolvidable san Juan Pablo II, creador y promotor de las Jornadas Mundiales de la Juventud. A él le gustaba hablar de una Europa que respira con dos pulmones: el sueño de un nuevo humanismo europeo está animado por el aliento creativo y armonioso de estos dos pulmones y por la civilización común que tiene sus raíces más sólidas en el cristianismo.

El pueblo polaco se caracteriza por la memoria. Siempre me ha impresionado el agudo sentido de la historia del Papa Juan Pablo II. Cuando hablaba de los pueblos, partía de su historia para resaltar sus tesoros de humanidad y espiritualidad. La conciencia de identidad, libre de complejos de superioridad, es esencial para organizar una comunidad nacional basada en su patrimonio humano, social, político, económico y religioso, para inspirar a la sociedad y la cultura, manteniéndolas fiel a la tradición y, al mismo tiempo, abiertas a la renovación y al futuro. En esta perspectiva, han celebrado recientemente el 1050 aniversario del Bautismo de Polonia. Ha sido ciertamente un momento intenso de unidad nacional, confirmando cómo la concordia, aun en la diversidad de opiniones, es el camino seguro para lograr el bien común de todo el pueblo polaco.

También la cooperación fructífera en el ámbito internacional y la consideración recíproca maduran mediante la toma de conciencia y el respeto de la identidad propia y de los demás. No puede haber diálogo si cada uno no parte de su propia identidad. En la vida cotidiana de cada persona, como en la de cada sociedad, hay, sin embargo, dos tipos de memoria: labuena y la mala, la positiva y la negativa. La memoria buena es la que nos muestra la Biblia en el Magnificat, el cántico de María que alaba al Señor y su obra de salvación. En cambio, la memoria negativa es la que fija obsesivamente la atención de la mente y del corazón en el mal, sobre todo el cometido por otros. Al mirar vuestra historia reciente, doy gracias a Dios porque habéis sabido hacer prevalecer la memoria buena: por ejemplo, celebrando los 50 años del perdón ofrecido y recibido recíprocamente entre el episcopado polaco y el alemán tras la Segunda Guerra Mundial. La iniciativa, que implicó inicialmente a las comunidades eclesiales, desencadenó también un proceso social, político, cultural y religioso irreversible, cambiando la historia de las relaciones entre los dos pueblos. En este sentido, recordemos también la Declaración conjunta entre la Iglesia Católica en Polonia y la ortodoxa de Moscú: un gesto que dio inicio a un proceso de acercamiento y hermandad, no sólo entre las dos Iglesias, sino también entre los dos pueblos.

La noble nación polaca muestra así cómo se puede hacer crecer la memoria buena y dejar de lado la mala. Para esto se requiere una firme esperanza y confianza en Aquel que guía los destinos de los pueblos, abre las puertas cerradas, convierte las dificultades en oportunidades y crea nuevos escenarios allí donde parecía imposible. Lo atestiguan precisamente las vicisitudes históricas de Polonia: después de la tormenta y de la oscuridad, vuestro pueblo, recobrada ya su dignidad, ha podido cantar, como los israelitas al regresar de Babilonia: «Nos parecía soñar: [...] Nuestra boca se llenaba de risas, la lengua de cantares» (Sal 126,1-2). El ser conscientes del camino recorrido, y la alegría por las metas logradas, dan fuerza y serenidad para afrontar los retos del momento, que requieren el valor de la verdad y un constante compromiso ético, para que los procesos decisionales y operativos, así como las relaciones humanas, sean siempre respetuosos de la dignidad de la persona. Todas las actividades están implicadas: la economía, la relación con el medio ambiente y el modo mismo de gestionar el complejo fenómeno de la emigración.

Esto último requiere un suplemento de sabiduría y misericordia para superar los temores y hacer el mayor bien posible. Se han de identificar las causas de la emigración en Polonia, dando facilidades a los que desean regresar. Al mismo tiempo, hace falta disponibilidad para acoger a los que huyen de las guerras y del hambre; solidaridad con los que están privados de sus derechos fundamentales, incluido el de profesar libremente y con seguridad la propia fe. También se deben solicitar colaboraciones y sinergias internacionales para encontrar soluciones a los conflictos y las guerras, que obligan a muchas personas a abandonar sus hogares y su patria. Se trata, pues, de hacer todo lo posible por aliviar sus sufrimientos, sin cansarse de trabajar con inteligencia y continuidad por la justicia y la paz, dando testimonio con los hechos de los valores humanos y cristianos.

A la luz de su historia milenaria, invito a la nación polaca a mirar con esperanza hacia el futuro y a las cuestiones que ha de afrontar. Esta actitud favorece un clima de respeto entre todos los componentes de la sociedad, y un diálogo constructivo entre las diferentes posiciones; además, crea mejores condiciones para un crecimiento civil, económico e incluso demográfico, fomentando la confianza de ofrecer una buena vida a sus hijos. En efecto, ellos no sólo deberán afrontar problemas, sino que disfrutarán de la belleza de la creación, del bien que podamos hacer y difundir, de la esperanza que sepamos infundirles. De este modo, serán aún más eficaces las políticas sociales en favor de la familia, el primer y fundamental núcleo de la sociedad, para apoyar a las más débiles y las más pobres, y ayudarlas en la acogida responsable de la vida. La vida siempre ha de ser acogida y protegida —ambas cosas juntas: acogida y protegida— desde la concepción hasta la muerte natural, y todos estamos llamados a respetarla y cuidarla. Por otro lado, es responsabilidad del Estado, de la Iglesia y de la sociedad acompañar y ayudar concretamente quienquiera que se encuentre en situación de grave dificultad, para que nunca sienta a un hijo como una carga, sino como un don, y no se abandone a las personas más vulnerables y más pobres.

Señor Presidente,
la nación polaca puede contar, como ha ocurrido a lo largo de su dilatada historia, con la colaboración de la Iglesia Católica, para que, a la luz de los principios cristianos que han inspirado y forjado la historia y la identidad de Polonia, sepa avanzar en su camino en las nuevas condiciones históricas, fiel a sus mejores tradiciones y llenos de confianza y esperanza, incluso en los momentos más difíciles.

Le renuevo mi agradecimiento y expreso, a usted y a todos los presentes, mis mejores deseos de un sereno y provechoso servicio al bien común.

Que Nuestra Señora de Częstochowa bendiga y proteja a Polonia.

[01208-ES.01] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Senhor Presidente,
Distintas Autoridades,
Ilustres Membros do Corpo Diplomático,
Magníficos Reitores,
Senhoras e Senhores!

Com deferência, saúdo o Senhor Presidente e agradeço o seu acolhimento generoso e as palavras amáveis. Sinto-me feliz por poder saudar os ilustres membros do Governo e do Parlamento, os Reitores das universidades, as Autoridades regionais e municipais, bem como os membros do Corpo Diplomático e as outras Autoridades presentes. É a primeira vez que visito a Europa Centro-Oriental e estou contente por começar da Polónia, que, entre os seus filhos, conta o inesquecível São João Paulo II, idealizador e promotor das Jornadas Mundiais da Juventude. Ele gostava de falar da Europa que respira com os seus dois pulmões: o sonho dum novo humanismo europeu é animado pela respiração criativa e harmónica destes dois pulmões e pela civilização comum que tem no cristianismo as suas raízes mais sólidas.

A memória carateriza o povo polaco. Sempre me impressionou o sentido vivo da história do Papa João Paulo II. Quando falava dos povos, partia da sua história procurando fazer ressaltar os seus tesouros de humanidade e espiritualidade. A consciência da identidade, livre de complexos de superioridade, é indispensável para organizar uma comunidade nacional com base no seu património humano, social, político, económico e religioso, para inspirar a sociedade e a cultura, mantendo-as simultaneamente fiéis à tradição e abertas à renovação e ao futuro. Foi nesta perspetiva que celebrastes, recentemente, os mil e cinquenta anos do Batismo da Polónia. Foi certamente um momento forte de unidade nacional, que confirmou como a concórdia, mesmo na diversidade das opiniões, é a estrada segura para se alcançar o bem comum de todo o povo polaco.

E uma profícua cooperação internacional e a mútua consideração maturam através da consciência e do respeito pela identidade própria e alheia. Não pode haver diálogo, se cada qual não parte da sua própria identidade. Mas, na vida diária de cada indivíduo e também de cada sociedade, há dois tipos de memória: a boa e a má, a positiva e a negativa. A memória boa é aquela que a Bíblia nos mostra no Magnificat, o cântico de Maria, que louva o Senhor e a sua obra de salvação. Ao contrário, a memória negativa é aquela que mantém o olhar da mente e do coração obsessivamente fixo no mal, a começar pelo mal cometido pelos outros. Vendo a vossa história recente, agradeço a Deus porque soubestes fazer prevalecer a memória boa, celebrando, por exemplo, os cinquenta anos do perdão, mutuamente oferecido e recebido, entre os episcopados polaco e alemão, depois da II Guerra Mundial. Apesar de a iniciativa envolver inicialmente apenas as comunidades eclesiais, todavia desencadeou um processo social, político, cultural e religioso irreversível, mudando a história das relações entre os dois povos. E, na mesma linha, recordamos também a Declaração Conjunta entre a Igreja Católica da Polónia e a Igreja Ortodoxa de Moscovo: um ato que deu início a um processo de aproximação e fraternidade não apenas entre as duas Igrejas, mas também entre os dois povos.

Assim a nobre nação polaca mostra como se pode fazer crescer a memória boa e deixar para trás a má. Para isso, requer-se uma esperança e confiança firmes n'Aquele que guia os destinos dos povos, abre portas fechadas, transforma as dificuldades em oportunidades e cria novos cenários onde parecia impossível. Disto mesmo dão testemunho as vicissitudes históricas da Polónia: depois das tempestades e das trevas, o vosso povo, restabelecido na sua dignidade, pôde cantar, como os judeus no regresso de Babilónia: «Parecia-nos viver um sonho. A nossa boca encheu-se de sorrisos e a nossa língua de canções» (Sal 126/125, 1-2). A consciência do caminho feito e a alegria pelas metas alcançadas dão força e serenidade para se enfrentar os desafios atuais, que requerem a coragem da verdade e um compromisso ético constante, a fim de que os processos decisórios e operativos, bem como as relações humanas sejam sempre respeitosos da dignidade da pessoa. E, com isto, está relacionada toda a atividade, incluindo a economia, a relação com o meio ambiente e a própria forma de gerir o complexo fenómeno migratório.

Este último exige um suplemento de sabedoria e misericórdia, para superar os medos e produzir um bem maior. É preciso identificar as causas da emigração da Polónia, facilitando o regresso de quantos o queiram fazer. Simultaneamente é precisa a disponibilidade para acolher as pessoas que fogem das guerras e da fome; a solidariedade para com aqueles que estão privados dos seus direitos fundamentais, designadamente o de professar com liberdade e segurança a sua fé. Ao mesmo tempo, devem ser estimuladas colaborações e sinergias a nível internacional a fim de se encontrar soluções para os conflitos e as guerras, que forçam tantas pessoas a deixar as suas casas e a sua pátria. Trata-se, pois, de fazer o possível para aliviar os seus sofrimentos, sem se cansar de trabalhar com inteligência e ininterruptamente pela justiça e a paz, testemunhando com os factos os valores humanos e cristãos.

À luz da sua história milenária, convido a nação polaca a olhar com esperança o futuro e as questões que tem de enfrentar. Esta atitude favorece um clima de respeito entre todas as componentes da sociedade e um diálogo construtivo entre as diferentes posições; além disso cria as melhores condições para um crescimento civil, económico e até demográfico, alentando a confiança de oferecer uma vida boa aos próprios filhos. Com efeito, estes não deverão apenas enfrentar problemas, mas poderão usufruir da beleza da criação, do bem que soubermos fazer e difundir, da esperança que lhes soubermos dar. Assim as próprias políticas sociais a favor da família – núcleo primário e fundamental da sociedade –, que visam socorrer as mais frágeis e pobres e apoiá-las no acolhimento responsável da vida, serão ainda mais eficazes. A vida deve ser sempre acolhida e protegida – as duas coisas juntas: acolhida e protegida – desde a conceção até à morte natural, e todos somos chamados a respeitá-la e cuidar dela. Por outro lado, compete ao Estado, à Igreja e à sociedade acompanhar e ajudar concretamente quem está em situação de grave dificuldade, para que o filho não seja jamais sentido como um fardo mas como um dom, e as pessoas mais frágeis e pobres não se vejam abandonadas.

Senhor Presidente,
a nação polaca pode – como sucedeu em todo o seu longo percurso histórico – contar com a colaboração da Igreja Católica, para que, à luz dos princípios cristãos que a inspiram e que forjaram a história e a identidade da Polónia, saiba nas novas condições históricas avançar no seu caminho, fiel às suas melhores tradições e repleta de confiança e esperança, mesmo nos momentos difíceis.

Ao mesmo tempo que lhe renovo a expressão da minha gratidão, desejo ao Senhor Presidente e a cada um dos presentes um sereno e frutuoso serviço ao bem comum.

Nossa Senhora de Częstochowa abençoe e proteja a Polónia!

[01208-PO.01] [Texto original: Italiano]

Al termine, il Presidente e la Consorte hanno accompagnato il Papa all’ingresso principale del Palazzo per l’incontro privato.

 

Visita di cortesia al Presidente della Repubblica al Wawel

Alle ore 17.50, ha avuto luogo la visita di cortesia al Presidente della Repubblica della Polonia, Sig. Andrezj Duda. Il Santo Padre Francesco si è intrattenuto in colloquio privato con il Presidente.

Contemporaneamente il Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin ha incontrato la Sig.ra Beata Maria Szydło, Primo Ministro, alla presenza del Sostituto della Segreteria di Stato, S.E. Mons. Angelo Becciu, del Nunzio Apostolico, S.E. Mons. Celestino Migliore, e di due Autorità del Governo Polacco.

Al termine del colloquio privato, il Presidente Duda ha presentato a Papa Francesco i familiari e, dopo le foto ufficiali, l’incontro si è concluso con lo scambio dei doni. Quindi il Papa si è recato nella Cattedrale di Kraków per l’incontro con i Vescovi polacchi.

[01225-IT.01]

[B0542-XX.02]