La partenza da Roma e Telegrammi ai Capi di Stato
Cerimonia di benvenuto all’aeroporto internazionale di Mytilene
Visita ai rifugiati nel Moria refugee camp
La partenza da Roma e Telegrammi ai Capi di Stato
Alle ore 7.00 di questa mattina, il Santo Padre Francesco è partito dall’aeroporto internazionale di Roma-Fiumicino a bordo di un Airbus A320 dell’Alitalia, per recarsi nell’isola di Lesvos (Grecia).
Nel momento di lasciare il territorio italiano alla volta di Mytilene, nel sorvolare poi l’Albania ed entrando infine nello spazio aereo della Grecia, il Santo Padre Francesco ha fatto pervenire ai rispettivi Capi di Stato i seguenti messaggi telegrafici:
A SUA ECCELLENZA
ON. SERGIO MATTARELLA
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ITALIANA
PALAZZO DEL QUIRINALE - 00187 ROMA
NEL LASCIARE IL SUOLO ITALIANO PER RECARMI IN GRECIA A PORTARE CONFORTO A TANTI PROFUGHI, MI È PARTICOLARMENTE GRADITO RIVOLGERE A LEI SIGNOR PRESIDENTE IL MIO DEFERENTE SALUTO, CHE ACCOMPAGNO CON PREGHIERA FERVIDA E PENSIERO BENEDICENTE, AFFINCHÉ IL POPOLO ITALIANO POSSA AFFRONTARE CON LUNGIMIRANZA E SOLIDARIETÀ LE SFIDE DEI NOSTRI GIORNI
FRANCISCUS PP.
[00606-IT.01] [Testo originale: Italiano]
HIS EXCELLENCY BUJAR NISHANI
PRESIDENT OF THE REPUBLIC OF ALBANIA
TIRANË
I SEND CORDIAL GREETINGS TO YOUR EXCELLENCY AND YOUR FELLOW CITIZENS AS I TRAVEL OVER ALBANIAN AIR SPACE. UPON ALL OF YOU I INVOKE THE DIVINE BLESSINGS OF PEACE AND JOY.
FRANCISCUS PP.
[00607-EN.01] [Original text: English]
HIS EXCELLENCY PROKOPIS PAVLOPOULOS
PRESIDENT OF THE HELLENIC REPUBLIC
ATHENS
ON ENTERING IN GREEK AIRSPACE I ASSURE YOUR EXCELLENCY OF MY GOOD WISHES AND PRAYERS FOR YOU AND YOUR FELLOW CITIZENS. LOOKING FORWARD WITH GREAT PLEASURE TO MY VISIT, I INVOKE GOD’S BLESSINGS OF PEACE AND STRENGTH UPON ALL OF YOU.
FRANCISCUS PP.
[00608-EN.01] [Original text: English]
Cerimonia di benvenuto all’aeroporto internazionale di Mytilene
Al Suo arrivo poco dopo le ore 10 (le 9 ora di Roma) all’aeroporto internazionale di Mytilene, il Santo Padre è stato accolto dal Primo Ministro ed ha ricevuto poi il benvenuto da parte di Sua Santità Bartolomeo, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, di Sua Beatitudine Ieronymos, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, e di S.E. Mons. Fragkiskos Papamanolis, OFM Cap, Presidente della Conferenza Episcopale greca.
Dopo la cerimonia di benvenuto alla presenza di Autorità civili e delle Chiese, in una saletta dell’aeroporto il Papa ha incontrato in privato il Primo Ministro della Repubblica Ellenica, S.E. il Signor Alexis Tsipras (cfr Boll n. 269).
[00612-IT.01]
Visita ai rifugiati nel Moria refugee camp
Discorso di Sua Beatitudine Ieronymos
Discorso di Sua Santità Bartolomeo
Discorso del Santo Padre Francesco
Lasciato l’aeroporto, il Santo Padre Francesco, Sua Santità Bartolomeo e Sua Beatitudine Ieronymos si sono trasferiti in minibus al Moria refugee camp, che ospita circa 2.500 profughi richiedenti asilo.
Giunti verso le ore 11.20 al secondo cancello, i tre leader religiosi hanno proseguito a piedi lungo le transenne dove erano riuniti circa 150 minorenni ospiti del centro. Attraversato il cortile dedicato alla registrazione dei profughi, sono giunti fino alla grande tenda dove hanno salutato individualmente circa 300 richiedenti asilo.
Quindi, dal podio allestito per la circostanza, i tre leader religiosi hanno rivolto ai rifugiati i discorsi che riportiamo di seguito:
Discorso di Sua Beatitudine Ieronymos
Testo in lingua inglese
Traduzione in lingua italiana
Testo in lingua inglese
It is with unique joy that we welcome today to Lesvos the Head of the Roman-Catholic Church, Pope Francis.
We consider his presence in the territory of the Church of Greece to be pivotal. Pivotal because together we bring forward before the whole world, Christian and beyond, the current tragedy of the refugee crisis.
I warmly thank His All-Holiness, and my beloved brother in Christ, Ecumenical Patriarch Bartholemew; who blesses us with his presence as the First of Orthodoxy, uniting through his prayer, so that the voice of the Churches can be more vocal and heard at the all the ends of the civilized world.
Today we unite our voices in condemning their uprooting, to decry any form of depreciation of the human person.
From this island, Lesvos, I hope to begin a worldwide movement of awareness in order for this current course to be changed by those who hold the fate of nations in their hands and bring back the peace and safety to every home, to every family, to every citizen.
Unfortunately it is not the first time we denounce the politics that have brought these people to this impasse. We will act however, until the aberration and depreciation of the human person has stopped.
We do not need to say many words. Only those who see the eyes of those small child that we met at the refugee camps will be able to immediately recognize, in its entirety, the “bankruptcy” of humanity and solidarity that Europe has shown these last few years to these, and not only these, people.
I take pride in the Greeks, who even though going through there own struggles, are helping the refugees make their own Calvary (Golgotha) a little less ponderous, their uphill road a little less rough.
The Church of Greece and myself, personally, mourn the so many souls lost in the Aegean. We have already done a great deal, and we will continue to do so, as much as our abilities allow for us to undertake in handling this refugee crisis. I would like to close this declaration by making one request, a single call, a single provocation: for the agencies of the United Nations to finally, using the great experience that they offer, address this tragic situation that we are living. I hope that we never see children washing up on the shores of the Aegean. I hope to soon see them there, untroubled, enjoying life.
[00597-EN.01] [Original text: Greek]
Traduzione in lingua italiana
È con grandissima gioia che accogliamo oggi a Lesvos il Capo della Chiesa Cattolica Romana, Papa Francesco.
Consideriamo cruciale la sua presenza sul territorio della Chiesa di Grecia, cruciale perché portiamo insieme all’attenzione del mondo intero, cristiano e non cristiano, l’attuale tragedia della crisi dei rifugiati.
Ringrazio calorosamente Sua Santità e mio amato fratello in Cristo, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, che ci benedice con la sua presenza come il Primo dell’Ortodossia, e ci unisce con la sua preghiera, cosicché la voce delle Chiese risuoni più forte e sia ascoltata fino ai confini del mondo civile.
Oggi uniamo le nostre voci nel condannare lo sradicamento e nel denunciare ogni forma di svalutazione della persona umana.
Da questa isola di Lesvos, spero che abbia inizio un movimento mondiale di consapevolezza per un cambiamento dell’attuale situazione da parte di coloro che hanno nelle mani il destino delle nazioni e per riportare la pace e la sicurezza per ogni casa, per ogni famiglia e per ogni cittadino.
Purtroppo non è la prima volta che denunciamo le politiche che hanno portato queste persone a trovarsi in questa situazione drammatica. Tuttavia noi agiremo, fino a che si ponga fine a tale aberrazione e svalutazione della persona umana.
Non abbiamo bisogno di dire molte parole. Soltanto quelli che hanno incrociato lo sguardo di quei piccoli bambini che abbiamo incontrato nei campi dei rifugiati, potranno immediatamente riconoscere, nella sua totalità, la “bancarotta” dell’umanità e della solidarietà che l’Europa ha dimostrato in questi ultimi anni a queste persone e non soltanto a loro.
Sono orgoglioso del popolo greco, che, anche se alle prese con le proprie difficoltà, sta contribuendo a rendere il Calvario (Golgota) dei rifugiati un po’ meno pesante, il loro cammino in salita un po’ meno duro.
La Chiesa di Grecia ed io personalmente, piangiamo le troppe vite perse nell’Egeo. Abbiamo già fatto tanto e continueremo a farlo per affrontare questa crisi dei rifugiati, tanto quanto le nostre capacità ce lo consentiranno. Vorrei concludere questa dichiarazione presentando una sola richiesta, un unico appello, un’unica provocazione: le Agenzie delle Nazioni Unite, con la grande esperienza che hanno da offrire, affrontino finalmente questa tragica situazione che stiamo vivendo. Spero di non vedere mai più bambini gettati sulle rive dell’Egeo. Spero di vederli presto in questi stessi luoghi, godere sereni la loro infanzia.
[00597-IT.01] [Testo originale: Greco - Traduzione di lavoro dall’inglese]
Discorso di Sua Santità Bartolomeo
Testo in lingua originale
Traduzione in lingua italiana
Testo in lingua originale
Dearest brothers and sisters,
Precious youth and children,
We have traveled here to look into your eyes, to hear your voices, and to hold your hands. We have traveled here to tell you that we care. We have traveled here because the world has not forgotten you.
With our brothers, Pope Francis and Archbishop Ieronymos, we are here today to express our solidarity and support for the Greek people, who have welcomed and cared for you. And we are here to remind you that – even when people turn away from us – nevertheless “God is our refuge and strength; God is our help in hardship. Therefore, we shall not be afraid” (Ps 45: 2-3).
We know that you have come from areas of war, hunger and suffering. We know that your hearts are full of anxiety about your families. We know that you are looking for a safer and brighter future.
We have wept as we watched the Mediterranean Sea becoming a burial ground for your loved ones. We have wept as we witnessed the sympathy and sensitivity of the people of Lesvos and other islands. But we also wept as we saw the hard-heartedness of our fellow brothers and sisters – your fellow brothers and sisters – close borders and turn away.
Those who are afraid of you have not looked at you in the eyes. Those who are afraid of you do not see your faces. Those who are afraid of you do not see your children.
They forget that dignity and freedom transcend fear and division. They forget that migration is not an issue for the Middle East and Northern Africa, for Europe and Greece. It is an issue for the world.
The world will be judged by the way it has treated you. And we will all be accountable for the way we respond to the crisis and conflict in the regions that you come from.
The Mediterranean Sea should not be a tomb. It is a place of life, a crossroad of cultures and civilizations, a place of exchange and dialogue. In order to rediscover its original vocation, the Mare Nostrum, and more specifically the Aegean Sea, where we gather today, must become a sea of peace. We pray that the conflicts in the Middle East, which lie at the root of the migrant crisis, will quickly cease and that peace will be restored. We pray for all the people of this region. We would particularly like to highlight the dramatic situation of Christians in the Middle East, as well as the other ethnic and religious minorities in the region, who need urgent action if we do not want to see them disappear.
We promise that we shall never forget you. We shall never stop speaking for you. And we assure you that we will do everything to open the eyes and hearts of the world.
Peace is not the end of History. Peace is the beginning of a History tied to the future. Europe should know that better than any other continent.
This beautiful island we stand right now is just a dot in the map.
To dominate the wind and the rough sea Jesus, according to Luke, called a halt to the blow outright when the ship He and His disciples embarked was in danger. Eventually calm succeeded the storm.
God bless you. God keep you. And God strengthen you.
[00598-EN.01] [Original text: English]
Traduzione in lingua italiana
Carissimi fratelli e sorelle,
Adorati giovani e bambini,
Abbiamo viaggiato fin qui per guardar nei vostri occhi, sentire le vostre voci e tenere le vostre mani nelle nostre. Abbiamo viaggiato fin qui per dirvi che ci preoccupiamo di voi. Abbiamo viaggiato fin qui perché il mondo non vi ha dimenticato.
Con i nostri fratelli, Papa Francesco e l’Arcivescovo Ieronymos, oggi siamo qui per esprimere la nostra solidarietà e il sostegno al popolo greco che vi ha accolto e si è preso cura di voi. E noi siamo qui per ricordarvi che - anche quando le persone ci voltano le spalle – “Dio è per noi rifugio e fortezza, nostro aiuto nelle angosce. E perciò non dobbiamo avere paura "(Sal 45, 2-3).
Sappiamo che siete venuti da aree di guerra, fame e sofferenza. Sappiamo che i vostri cuori sono pieni di ansia per le vostre famiglie. Sappiamo che siete alla ricerca di un futuro più sicuro e più luminoso.
Abbiamo pianto mentre vedevamo il Mediterraneo diventare una tomba per i vostri cari. Abbiamo pianto vedendo la simpatia e la sensibilità del popolo di Lesbo e delle altre isole. Ma abbiamo pianto anche quando abbiamo visto la durezza dei cuori dei nostri fratelli e sorelle - i vostri fratelli e sorelle – chiudere le frontiere e voltare le spalle.
Coloro che hanno paura di voi non hanno guardato nei vostri occhi. Coloro che hanno paura di voi non vedono i vostri volti. Coloro che hanno paura di voi non vedono i vostri figli.
Essi dimenticano che la dignità e la libertà vanno aldilà della paura e della divisione. Dimenticano che l’emigrazione non è un problema del Medio Oriente e dell'Africa del Nord, dell'Europa e della Grecia. E’ un problema del mondo.
Il mondo sarà giudicato dal modo in cui vi ha trattato. E saremo tutti responsabili per il modo in cui rispondiamo alla crisi e al conflitto nelle vostre regioni di origine.
Il Mediterraneo non deve essere una tomba. Si tratta di un luogo di vita, di un crocevia di culture e civiltà, di un luogo di scambio e di dialogo. Per riscoprire la sua vocazione originaria, il Mare Nostrum, e più precisamente il Mar Egeo, dove ci riuniamo oggi, deve diventare un mare di pace. Preghiamo perché i conflitti in Medio Oriente, che sono alla radice della crisi migranti, cessino rapidamente e che sia ripristinata la pace. Preghiamo per tutti i popoli di questa regione. In particolare vorremmo sottolineare la drammatica situazione dei cristiani in Medio Oriente, così come quella delle altre minoranze etniche e religiose della regione, che hanno bisogno di interventi urgenti, se non vogliamo vederli scomparire.
Vi promettiamo che non vi dimenticheremo mai. Non smetteremo mai di parlare per voi. E vi assicuriamo che faremo di tutto per aprire gli occhi e il cuore del mondo.
La pace non è la fine della storia. La pace è l'inizio di una storia legata al futuro. L'Europa dovrebbe saperlo meglio di qualsiasi altro continente.
Questa bellissima isola in cui ci troviamo in questo momento è solo un punto nella carta geografica.
Per dominare il vento e il mare in burrasca, Gesù, come racconta Luca, intimò al vento di arrestarsi, quando la barca sulla quale si trovava insieme ai suoi discepoli era in pericolo. Alla fine, dopo la tempesta, tornò la calma.
Dio ti benedica. Dio vi protegga. E Dio vi doni forza.
[00598-IT.01] [Testo originale: Inglese - Traduzione di lavoro]
Discorso del Santo Padre Francesco
Testo in lingua originale
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua spagnola
Testo in lingua originale
Cari fratelli e sorelle,
oggi ho voluto stare con voi. Voglio dirvi che non siete soli. In questi mesi e settimane, avete patito molte sofferenze nella vostra ricerca di una vita migliore. Molti di voi si sono sentiti costretti a fuggire da situazioni di conflitto e di persecuzione, soprattutto per i vostri figli, per i vostri piccoli. Avete fatto grandi sacrifici per le vostre famiglie. Conoscete il dolore di aver lasciato dietro di voi tutto ciò che vi era caro e – quel che è forse più difficile – senza sapere che cosa il futuro avrebbe portato con sé. Anche molti altri, come voi, si trovano in campi di rifugio o in città, nell’attesa, sperando di costruire una nuova vita in questo continente.
Sono venuto qui con i miei fratelli, il Patriarca Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymos, semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione. Come uomini di fede, desideriamo unire le nostre voci per parlare apertamente a nome vostro. Speriamo che il mondo si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità.
Dio ha creato il genere umano perché formi una sola famiglia; quando qualche nostro fratello o sorella soffre, tutti noi ne siamo toccati. Tutti sappiamo per esperienza quanto è facile per alcune persone ignorare le sofferenze degli altri e persino sfruttarne la vulnerabilità. Ma sappiamo anche che queste crisi possono far emergere il meglio di noi. Lo avete visto in voi stessi e nel popolo greco, che ha generosamente risposto ai vostri bisogni pur in mezzo alle sue stesse difficoltà. Lo avete visto anche nelle molte persone, specialmente giovani provenienti da tutta l’Europa e dal mondo, che sono venute per aiutarvi. Sì, moltissimo resta ancora da fare. Ma ringraziamo Dio che nelle nostre sofferenze non ci lascia mai soli. C’è sempre qualcuno che può tendere la mano e aiutarci.
Questo è il messaggio che oggi desidero lasciarvi: non perdete la speranza! Il più grande dono che possiamo offrirci a vicenda è l’amore: uno sguardo misericordioso, la premura di ascoltarci e comprenderci, una parola di incoraggiamento, una preghiera. Possiate condividere questo dono gli uni con gli altri. Noi cristiani amiamo narrare l’episodio del Buon Samaritano, uno straniero che vide un uomo nel bisogno e immediatamente si fermò per soccorrerlo. Per noi è una parabola che si riferisce alla misericordia di Dio, la quale si rivolge a tutti. Lui è il Misericordioso. È anche un appello a mostrare quella stessa misericordia a coloro che si trovano nel bisogno. Possano tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle in questo continente, come il Buon Samaritano, venirvi in aiuto in quello spirito di fraternità, solidarietà e rispetto per la dignità umana, che ha contraddistinto la sua lunga storia.
Cari fratelli e sorelle, Dio benedica tutti voi, in modo speciale i vostri bambini, gli anziani e coloro che soffrono nel corpo e nello spirito. Vi abbraccio tutti con affetto. Su di voi e su chi vi accompagna invoco i doni divini di fortezza e di pace.
[00596-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua inglese
Dear brothers and sisters,
I have wanted to be with you today. I want to tell you that you are not alone. In these weeks and months, you have endured much suffering in your search for a better life. Many of you felt forced to flee situations of conflict and persecution for the sake, above all, of your children, your little ones. You have made great sacrifices for your families. You know the pain of having left behind everything that is dear to you and – what is perhaps most difficult – not knowing what the future will bring. Many others like you are also in camps or towns, waiting, hoping to build a new life on this continent.
I have come here with my brothers, Patriarch Bartholomew and Archbishop Ieronymos, simply to be with you and to hear your stories. We have come to call the attention of the world to this grave humanitarian crisis and to plead for its resolution. As people of faith, we wish to join our voices to speak out on your behalf. We hope that the world will heed these scenes of tragic and indeed desperate need, and respond in a way worthy of our common humanity.
God created mankind to be one family; when any of our brothers and sisters suffer, we are all affected. We all know from experience how easy it is for some to ignore other people’s suffering and even to exploit their vulnerability. But we also know that these crises can bring out the very best in us. You have seen this among yourselves and among the Greek people, who have generously responded to your needs amid their own difficulties. You have also seen it in the many people, especially the young from throughout Europe and the world, who have come to help you. Yes, so much more needs to be done! But let us thank God that in our suffering he never leaves us alone. There is always someone who can reach out and help us.
This is the message I want to leave with you today: do not lose hope! The greatest gift we can offer one another is love: a merciful look, a readiness to listen and understand, a word of encouragement, a prayer. May you share this gift with one another. We Christians love to tell the story of the Good Samaritan, a foreigner who saw a man in need and immediately stopped to help. For us, it is a story about God’s mercy which is meant for everyone, for God is the All-Merciful. It is also a summons to show that same mercy to those in need. May all our brothers and sisters on this continent, like the Good Samaritan, come to your aid in the spirit of fraternity, solidarity and respect for human dignity that has distinguished its long history.
Dear brothers and sisters, may God bless all of you and, in a special way, your children, the elderly and all those who suffer in body and spirit! I embrace all of you with affection. Upon you, and those who accompany you, I invoke his gifts of strength and peace.
[00596-EN.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua spagnola
Queridos hermanos y hermanas
He querido estar hoy con vosotros. Quiero deciros que no estáis solos. En estas semanas y meses, habéis sufrido mucho en vuestra búsqueda de una vida mejor. Muchos de vosotros os habéis visto obligados a huir de situaciones de conflicto y persecución, sobre todo por el bien de vuestros hijos, por vuestros pequeños. Habéis hecho grandes sacrificios por vuestras familias. Conocéis el sufrimiento de dejar todo lo que amáis y, quizás lo más difícil, no saber qué os deparará el futuro. Son muchos los que como vosotros aguardan en campos o ciudades, con la esperanza de construir una nueva vida en este Continente.
He venido aquí con mis hermanos, el Patriarca Bartolomé y el Arzobispo Hieronymos, sencillamente para estar con vosotros y escuchar vuestras historias. Hemos venido para atraer la atención del mundo ante esta grave crisis humanitaria y para implorar la solución de la misma. Como hombres de fe, deseamos unir nuestras voces para hablar abiertamente en vuestro nombre. Esperamos que el mundo preste atención a estas situaciones de necesidad trágica y verdaderamente desesperadas, y responda de un modo digno de nuestra humanidad común.
Dios creó la humanidad para ser una familia; cuando uno de nuestros hermanos y hermanas sufre, todos estamos afectados. Todos sabemos por experiencia con qué facilidad algunos ignoran los sufrimientos de los demás o, incluso, llegan a aprovecharse de su vulnerabilidad. Pero también somos conscientes de que estas crisis pueden despertar lo mejor de nosotros. Lo habéis comprobado con vosotros mismos y con el pueblo griego, que ha respondido generosamente a vuestras necesidades a pesar de sus propias dificultades. También lo habéis visto en muchas personas, especialmente en los jóvenes provenientes de toda Europa y del mundo que han venido para ayudaros. Sí, todavía queda mucho por hacer. Pero demos gracias a Dios porque nunca nos deja solos en nuestro sufrimiento. Siempre hay alguien que puede extender la mano para ayudarnos.
Este es el mensaje que os quiero dejar hoy: ¡No perdáis la esperanza! El mayor don que nos podemos ofrecer es el amor: una mirada misericordiosa, la solicitud para escucharnos y entendernos, una palabra de aliento, una oración. Ojalá que podáis intercambiar mutuamente este don. A nosotros, los cristianos, nos gusta contar el episodio del Buen Samaritano, un forastero que vio un hombre en necesidad e inmediatamente se detuvo para ayudarlo. Para nosotros, es una parábola sobre la misericordia de Dios, que se ofrece a todos, porque Dios es «todo misericordia». Es también una llamada para mostrar esa misma misericordia a los necesitados. Ojalá que todos nuestros hermanos y hermanas en este Continente, como el Buen Samaritano, vengan a ayudaros con aquel espíritu de fraternidad, solidaridad y respeto por la dignidad humana, que los ha distinguido a lo largo de la historia.
Queridos hermanos y hermanas, que Dios os bendiga a todos y, de modo especial, a vuestros hijos, a los ancianos y aquellos que sufren en el cuerpo y en el espíritu. Os abrazo a todos con afecto. Sobre vosotros y quienes os acompañan, invoco los dones divinos de fortaleza y paz.
[00596-ES.02] [Texto original: Italiano]
Terminati i discorsi, Papa Francesco, Sua Santità Bartolomeo e Sua Beatitudine Ieronymos hanno firmato una Dichiarazione congiunta (cfr Boll. n. 267).
Successivamente i tre leader religiosi hanno pranzato con alcuni rifugiati all’interno di un container alle spalle del podio nel Campo profughi di Moria.
[B0266-XX.02]