Discorso in lingua italiana
Testo in lingua inglese
Alle ore 12.15 di questa mattina, nell’Aula Paolo VI, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al 2016 Harvard World Model United Nations.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai giovani del “WorldMun” presenti all’incontro:
Discorso in lingua italiana
Cari amici, buongiorno!
Sono lieto di dare il benvenuto a tutti voi in Vaticano, e spero che il vostro soggiorno a Roma, per partecipare al “2016 Harvard World Model United Nations”, sia stato fruttuoso. Ringrazio il Sig. Joseph Hall, Segretario Generale del vostro incontro, per le sue parole pronunciate anche a vostro nome. Sono particolarmente contento di sapere che voi rappresentate tante nazioni e culture, e perciò riflettete la ricca diversità della nostra famiglia umana.
Come studenti universitari, vi dedicate in modo particolare alla ricerca della verità e della comprensione, alla crescita nella sapienza, non solo a vostro beneficio ma per il bene delle vostre comunità locali e dell’intera società. Spero che questa esperienza vi porti ad apprezzare la necessità e l’importanza di strutture di cooperazione e di solidarietà, che sono state forgiate dalla comunità internazionale nel corso di molti anni. Queste strutture sono particolarmente efficaci quando sono dirette al servizio di quanti nel mondo sono più vulnerabili ed emarginati. Prego affinché le Nazioni Unite, e ciascuno degli Stati Membri, siano sempre disposti a tale servizio e a tale cura.
Tuttavia, il frutto più grande del vostro stare insieme qui a Roma non sta nell’apprendimento circa la diplomazia, i sistemi istituzionali e le organizzazioni, che sono comunque importanti e meritano il vostro studio. Il frutto maggiore è il tempo trascorso insieme, il vostro incontro con persone di ogni parte del mondo, che rappresentano non solo le tante sfide contemporanee, ma soprattutto la ricca varietà di talenti e potenzialità della famiglia umana.
Gli argomenti e le problematiche che avete trattato non sono senza volto. Infatti ognuno di voi può descrivere le speranze e i sogni, le sfide e le sofferenze che caratterizzano la gente del vostro Paese. In questi giorni imparerete molto gli uni dagli altri e vi rammenterete a vicenda che, dietro ogni difficoltà che il mondo affronta, ci sono uomini e donne, giovani e vecchi, persone come voi. Ci sono famiglie e individui che vivono ogni giorno lottando, che cercano di prendersi cura dei loro figli e di provvedere ad essi non solo per il futuro, ma anche per le elementari necessità dell’oggi. Così pure, molti di coloro che sono colpiti dai problemi più gravi del mondo attuale, dalla violenza e dall’intolleranza, sono diventati rifugiati, tragicamente costretti ad abbandonare le loro case, privati della loro terra e della loro libertà.
Questi sono coloro che hanno bisogno del vostro aiuto, che vi chiedono a gran voce di ascoltarli, e che sono più che mai degni di ogni vostro sforzo per la giustizia, la pace e la solidarietà. San Paolo ci dice che dobbiamo gioire con quelli che gioiscono e piangere con quelli che piangono (cfr Rm 12,15). In definitiva, la nostra forza come comunità, a qualsiasi livello di vita e di organizzazione sociale, poggia non tanto sulle nostre conoscenze e abilità personali, quanto sulla compassione che mostriamo gli uni verso gli altri, sulla cura che pratichiamo specialmente per quanti non possono avere cura di sé stessi.
Spero anche che la vostra esperienza vi abbia condotti a vedere l’impegno della Chiesa Cattolica nel servire i bisogni dei poveri e dei rifugiati, a sostenere le famiglie e le comunità e a proteggere l’inalienabile dignità e i diritti di ogni membro della famiglia umana. Noi cristiani crediamo che Gesù ci chiama a servire i nostri fratelli e sorelle, a prenderci cura degli altri, a prescindere dalla loro provenienza e dalle circostanze. Tuttavia, questo non è solo un distintivo dei cristiani, ma è una chiamata universale, radicata nella nostra comune umanità, una cosa che abbiamo come persone, che abbiamo dentro come persone umane!
Cari giovani amici, assicuro a voi e alle vostre famiglie le mie preghiere. Dio Onnipotente vi benedica con la felicità che ha promesso a quelli che hanno fame e sete della giustizia e operano per la pace. Grazie!
[00425-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Testo in lingua inglese
Dear Friends, Good Morning,
I am happy to welcome all of you to the Vatican, and I hope that your time in Rome has been beneficial, as you participate in the 2016 Harvard World Model United Nations. I am grateful to Joseph Hall, the General Secretary of your meeting, for his words offered on your behalf. I am especially pleased to know that your members represent so many nations and cultures and, therefore, reflect the rich diversity of our human family.
As university students, you are given in a particular way to the pursuit of truth and understanding, of growing in wisdom not only for your own benefit, but for the good of your local communities and broader society. I hope that this experience will lead you to appreciate the need for, and the value of, structures of cooperation and solidarity which have been forged by the international community over many years. These structures are especially effective when they are directed to the service of the most vulnerable and marginalized in our world. I pray that the United Nations, and each individual Member State, may always be ordered to such service and care.
The greatest benefit of your time together here in Rome, however, does not have to do with learning about diplomacy, institutional systems or organizations, however significant and worthy of your study these are. The greatest benefit is your time together, your encounter with people from around the world, who represent not only our many contemporary challenges, but above all the rich diversity of talents and potential of the human family.
The issues and challenges you discuss are not faceless. For each of you can articulate the hopes and dreams, the challenges and sufferings, which mark the people of your country. In these days, you will learn much from one another, and will remind each other that, behind every difficulty our world is facing, there are men and women, young and old, people just like you. There are families and individuals whose lives are daily shaped by struggles, who are trying to care for their children and provide not only for their future but also the basic necessities for today. So too, many of those affected by our world’s greatest problems of violence and intolerance have become refugees, tragically forced from their homes, and denied their land and their freedom.
These are the people who need your help, who are crying out for you to hear them, and who are supremely worthy of our every effort on behalf of justice, peace and solidarity. Saint Paul tells us that we are to rejoice with those who rejoice, and weep with those who weep (cf. Rom 12:15). In the end, our strength as a community, on every level of life and social organization, lies not so much in our learning and personal ability, but in the compassion we show for one another, in the care that we exercise especially for those who cannot care for themselves.
I also hope that your experience has led you to see the commitment of the Catholic Church to serving the needs of the poor and refugees, to strengthening the family and communities, and to protecting the inalienable dignity and rights of each member of our human family. We Christians believe that Jesus calls us to be servants of our brothers and sisters, who care for others regardless of their background or circumstances. This is not only a mark of Christians, however, but is a universal call, rooted in our common humanity. It’s something we have as persons, that we have inside as human persons!
Dear young friends, I assure you and your families of my prayers. May Almighty God bless you with the happiness he has promised to those who hunger and thirst for justice and work for peace. Thank you.
[00425-EN.02] [Original text: Italian]
[B0195-XX.02]