Intervento di S.E. Mons. Zygmunt Zimowski
Intervento di Mons. Jean-Marie Mate Musivi Mupendawatu
Intervento del Rev.do P. Augusto Chendi, M.I.
Intervento del Rev.do P. Pietro Felet, S.C.I.
Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza Stampa di presentazione della XXIV Giornata Mondiale del Malato (edizione solenne) che si terrà a Nazareth in Terra Santa l’11 febbraio prossimo. Il Messaggio del Santo Padre per tale giornata, con il tema: «Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5)», è stato pubblicato il 15 settembre scorso.
Intervengono alla Conferenza Stampa S.E. Mons. Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute); Mons. Jean-Marie Mate Musivi Mupendawatu, Segretario del Dicastero; il Rev.do P. Augusto Chendi, M.I., Sotto-Segretario del medesimo Pontificio Consiglio; il Rev.do P. Pietro Felet, S.C.I., Segretario generale dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa e Referente locale per l’organizzazione della Giornata Mondiale del Malato 2016.
Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:
Intervento di S.E. Mons. Zygmunt Zimowski
E’ davanti a noi la celebrazione della XXIV Giornata Mondiale del Malato che avrà luogo in Terra Santa, a Nazareth. Papa Francesco nel Messaggio preparato per tale avvenimento ha scritto che sarà per lui occasione per «essere particolarmente vicino a voi, care persone ammalate, e a coloro che si prendono cura di voi».
Vorrei ricordare che la suddetta Giornata è stata istituita da San Giovanni Paolo II con una Lettera scritta a Sua Eminenza il Card. Fiorenzo Angelini, primo Presidente del nostro Pontificio Consiglio, il 13 maggio 1992, nella quale il Santo Padre precisava lo scopo di tale celebrazione, che vorrei adesso ricordare: «La celebrazione annuale della “Giornata Mondiale del Malato” ha quindi lo scopo manifesto di sensibilizzare il Popolo di Dio e, di conseguenza, le molteplici Istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile, alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; di aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello soprannaturale, la sofferenza; a coinvolgere in maniera particolare le diocesi, le comunità cristiane, le Famiglie religiose nella pastorale sanitaria; a favorire l'impegno sempre più prezioso del volontariato; a richiamare l'importanza della formazione spirituale e morale degli operatori sanitari e, infine, a far meglio comprendere l'importanza dell'assistenza religiosa agli infermi da parte dei sacerdoti diocesani e regolari, nonché di quanti vivono ed operano accanto a chi soffre».
1. «Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5)» è il tema del Messaggio papale. Il primo punto che si dovrebbe sottolineare è il luogo della celebrazione della Giornata, cioè la Terra Santa. Per questo motivo il Santo Padre Francesco ha proposto di meditare il racconto evangelico delle Nozze di Cana (Gv 2, 1-11) dove Gesù fece il suo primo miracolo per l’intercessione di sua Madre. Inoltre, si deve ricordare che la celebrazione principale si svolgerà a Nazareth, dove - sono sempre le parole del Santo Padre - «“il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). A Nazareth Gesù ha dato inizio alla sua missione salvifica, ascrivendo a sé le parole del profeta Isaia, come ci riferisce l’evangelista Luca: “Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore” (4,18-19)».
Siamo dunque in Galilea dove Gesù ha compiuto tante guarigioni. Nel Messaggio Papa Francesco ci ricorda l’importanza della vicinanza di Gesù ai malati e ai sofferenti; Lui «che cammina al nostro fianco, caricato della croce. (...) La fede in Dio è, da una parte, messa alla prova, ma allo stesso tempo rivela tutta la sua potenzialità positiva. Essa offre una chiave con cui possiamo scoprire il senso più profondo di ciò che stiamo vivendo». Questa chiave si chiama fiducia. Basta ricordare un episodio descritto da San Matteo sulla chiamata di Cristo al letto di un malato. Il centurione si rivolge a Gesù: “Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente”. “Io verrò e lo curerò” (Mt 8, 6.7). Questo è un caso, uno dei tanti; infatti tutto il Vangelo è pieno di simili eventi. Cristo, chiamato con fiducia presso i malati. Cristo, chiamato dagli ammalati. Cristo, al servizio degli uomini sofferenti. Le parole del Vangelo secondo Marco, lette nei giorni scorsi durante l’Eucaristia, ci ricordano i miracoli di guarigione compiuti da Gesù. Anche noi siamo costantemente chiamati. Tutti, in un certo senso veniamo chiamati, anche se ciascuno in modo diverso. La chiamata - l’invito, che il centurione del Vangelo ha rivolto a Cristo si ripete incessantemente. L’uomo soffre in diversi luoghi, a volte “soffre terribilmente”. E chiama un altro uomo. Ha bisogno del suo aiuto. Ha bisogno della sua presenza. A volte ci intimidisce il fatto di non poter “guarire”, di non poter aiutare come Gesù. Cerchiamo di superare questo imbarazzo. L’importante è andare. Stare accanto all’uomo che soffre. Egli, forse, più che della guarigione ha bisogno della presenza dell’uomo, del cuore umano pieno di misericordia, dell’umana solidarietà.
Si tratta dei medici, degli infermieri, di tutti i rappresentanti degli operatori sanitari. Si tratta delle Istituzioni che servono la salute umana: ambulatori medici e dentistici, farmacie, ospedali, cliniche, località climatiche, sanatori, case di cura. Bisogna dunque ad ogni costo sostenere la bella tradizione: l’opera del medico e dell’infermiere viene trattata non solo come una professione, ma anche e forse prima di tutto come un servizio, una “vocazione”. La cura per i minorati fisici e gli anziani, la cura per i malati di mente - questi settori costituiscono, più di ogni altro ambito della vita sociale, il metro della cultura della società e dello stato.
2. In secondo luogo si dovrebbe ricordare che la celebrazione di tale Giornata si iscrive molto bene anche all’interno del Giubileo Straordinario della Misericordia. Visiteremo la Basilica del Santo Sepolcro e dell’Agonia (Getsemani), luoghi dove Cristo si è consegnato al Padre per la nostra salvezza, con la consapevolezza che «credere nel Figlio crocifisso significa “vedere il Padre”, significa credere che l’amore è presente nel mondo e che questo amore è più potente di ogni genere di male nel quale l’uomo, l’umanità, il mondo sono coinvolti. Credere in tale amore significa credere nella misericordia. Questa infatti è la dimensione indispensabile dell’amore, è come il suo secondo nome […]. Colui che “passò beneficando e risanando” e “curando ogni malattia e infermità” sembra ora egli stesso meritare la più grande misericordia e richiamarsi alla misericordia, quando viene arrestato, oltraggiato, condannato, flagellato, coronato di spine, quando viene inchiodato alla croce e spira fra tormenti strazianti» (Dives in misericordia, 7).
Gesù ha unito l’umanità tramite la sua croce e la celebrazione della Giornata Mondiale del Malato in Terra Santa ci aiuterà a realizzare l’augurio che Papa Francesco ha espresso nella Bolla di indizione, e cioè che: «Questo Anno Giubilare vissuto nella misericordia possa favorire l’incontro con [l’Ebraismo, con l’Islam] e con le altre nobili tradizioni religiose; ci renda più aperti al dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed espella ogni forma di violenza e di discriminazione» (Misericordiae Vultus, 23). Ogni ospedale o casa di cura - ricorda il Santo Padre - può essere segno visibile e luogo per promuovere la cultura dell’incontro e della pace, dove l’esperienza della malattia e della sofferenza, come anche l’aiuto professionale e fraterno, contribuiscano a superare ogni limite e ogni divisione.
3. Papa Francesco nel suo Messaggio ci ricorda finalmente il ruolo dei servitori. «Nella scena di Cana, oltre a Gesù e a sua Madre, ci sono quelli che vengono chiamati i “servitori”, che ricevono da Lei questa indicazione: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2,5). Naturalmente, il miracolo avviene per opera di Cristo; tuttavia, Egli vuole servirsi dell’aiuto umano per compiere il prodigio. Avrebbe potuto far apparire direttamente il vino nelle anfore. Ma vuole contare sulla collaborazione umana, e chiede ai servitori di riempirle di acqua. Come è prezioso e gradito a Dio essere servitori degli altri! Questo, più di ogni altra cosa, ci fa simili a Gesù, il quale «non è venuto per farsi servire, ma per servire» (Mc 10,45).» La Giornata Mondiale del Malato ci darà occasione di ricordare tanti Santi e Beati, i quali, durante la storia, hanno servito i malati ed i sofferenti. Papa Benedetto, alla fine della sua Enciclica: “Deus Caritas est”, ne ha citato alcuni: Francesco d'Assisi, Ignazio di Loyola, Giovanni di Dio, Camillo de Lellis, Vincenzo de' Paoli, Luisa de Marillac, Giuseppe B. Cottolengo, Giovanni Bosco, Luigi Orione, Teresa di Calcutta …, indicando come queste Figure «rimangono modelli insigni di carità sociale per tutti gli uomini di buona volontà». Nel Messaggio si parla anche delle due Suore canonizzate nello scorso mese di maggio: Santa Maria Alfonsina Danil Ghattas e Santa Maria di Crocifisso Baouardy, entrambe figlie della Terra Santa. Papa Francesco raccomanda che anche noi, «sani o malati, ad offrire le nostre fatiche e sofferenze come quell’acqua che riempì le anfore alle nozze di Cana e fu trasformata nel vino più buono. Con l’aiuto discreto a chi soffre, così come nella malattia, si prende sulle proprie spalle la croce di ogni giorno e si segue il Maestro (cfr Lc 9,23); e anche se l’incontro con la sofferenza sarà sempre un mistero, Gesù ci aiuta a svelarne il senso».
Il frutto di tale Giornata deve essere concreto, la vicinanza dei nostri cuori che si esprime nella misericordia verso i malati e bisognosi, ai quali dobbiamo far sentire la vicinanza, o prossimità, materiale e spirituale, dell’intera comunità cristiana. È importante non lasciarli nell'abbandono e nella solitudine mentre si trovano ad affrontare un momento tanto delicato della loro vita. Meritevoli sono pertanto coloro che con pazienza ed amore mettono a loro servizio competenze professionali e calore umano. Pensiamo ai medici, agli infermieri, agli operatori sanitari, ai familiari, ai volontari, ai religiosi e alle religiose, ai sacerdoti che, senza risparmiarsi, si chinano su di essi, come il buon Samaritano, non guardando alla loro condizione sociale, al colore della pelle o all’appartenenza religiosa, ma solo a ciò di cui abbisognano.
Il Messaggio termina con la preghiera di fiducia: «Affidiamo all’intercessione della Vergine le ansie e le tribolazioni, insieme alle gioie e alle consolazioni, e rivolgiamo a lei la nostra preghiera,
perché rivolga a noi i suoi occhi misericordiosi, specialmente nei momenti di dolore, e ci renda degni di contemplare oggi e per sempre il Volto della misericordia, il suo Figlio Gesù».
[00130-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Intervento di Mons. Jean-Marie Mate Musivi Mupendawatu
Buongiorno a tutti e grazie per la vostra presenza.
1. Siamo qui a presentare la Giornata Mondiale del Malato, GMM in sigla, che, giunta alla sua 24ma edizione, quest’anno sarà celebrata in forma solenne. La GMM, istituita il 13 maggio del 1992, per volere di San Giovanni Paolo II, ricorre l’11 febbraio, nella memoria della Beata Maria Vergine di Lourdes, la località ai piedi dei Pirenei che è diventata un tempio universale dell'umana sofferenza. Perché Lourdes? Si tratta di un Santuario che – come scrisse il Santo Padre nella lettera istitutiva della Giornata Mondiale del Malato, indirizzata al cardinale Fiorenzo Angelini, allora Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari – è uno “tra i più cari al mondo cristiano, è luogo e insieme simbolo di speranza e di grazia, nel segno dell’accettazione e dell’offerta della sofferenza salvifica” (n. 3).
Nel primo paragrafo della lettera istitutiva della GMM, San Giovanni Paolo II scrive chiaramente che la sua decisione è in risposta alla richiesta di non poche conferenze episcopali e di organismi cattolici nazionali ed internazionali, inoltre, prosegue il Santo Padre, “considero, infatti, quanto mai opportuno estendere a tutta la comunità ecclesiale una iniziativa che, già in atto in alcuni Paesi e Regioni, ha dato frutti pastorali veramente preziosi” (n.1). Tra i Paesi dove la Giornata Nazionale del Malato si celebrava prima della istituzione per la Chiesa universale possiamo citare:
- Rwanda (dagli anni ‘60), per iniziativa dell’Associazione degli studenti delle scuole medie superiori; una volta all’anno, gli studenti delle medie superiori di una zona, si incontravano per celebrare la Giornata Nazionale. Ne deriva, quindi, che in tutto il Paese, questa giornata viene celebrata dagli studenti.
- Spagna (1984), promossa dalla fraternità Cristiana dei Malati e dei Disabili;
- Cuba (1988), a livello nazionale.
Avete nelle cartelle, l’elenco delle città dove sono state celebrate le 23 Giornate Mondiali del Malato sinora tenute. Un criterio, sempre da tenere presente, è la celebrazione della GMM in tutti i continenti e preferibilmente presso i santuari mariani.
Desidero ora evidenziare alcuni elementi relativi alla prima Giornata Mondiale del Malato, celebrata nel 1993 a Lourdes, e alla XXI Giornata Mondiale del Malato celebrata nel 2013 ad Altötting (Baviera).
2. Nel Messaggio per la prima Giornata Mondiale del Malato, tenuta appunto a Lourdes nel 1993 – San Giovanni Paolo II si chiedeva “come scoprire nel momento della prova l'apporto costruttivo del dolore? Come dare significato e valore all'angoscia, all'inquietudine, ai mali fisici e psichici che accompagnano la nostra condizione mortale? Quale giustificazione trovare per il declino della vecchiaia e per il traguardo finale della morte che, malgrado ogni progresso scientifico e tecnologico, continuano a sussistere inesorabilmente?”. “Soltanto in Cristo – spiegava - Verbo incarnato, redentore dell'uomo e vincitore della morte, è possibile trovare la risposta appagante a tali fondamentali interrogativi. Alla luce della morte e risurrezione di Cristo la malattia non appare più come evento esclusivamente negativo: essa è vista piuttosto come una «visita di Dio», come un'occasione «per sprigionare amore, per far nascere opere di amore verso il prossimo, per trasformare tutta la civiltà umana nella civiltà dell'amore”. In questa prospettiva – aggiungeva il Santo Padre - “per rendere più umana e più adeguata l'assistenza sanitaria è fondamentale potersi rifare ad una visione trascendente dell'uomo, che metta in luce nell'infermo, immagine e figlio di Dio, il valore e la sacralità della vita”.
3. Nel Messaggio per la XXI Giornata Mondiale del Malato celebrata nel 2013 ad Altötting, Papa Benedetto XVI, richiamava la figura emblematica del Buon Samaritano, che si china per soccorrere un uomo ferito e abbandonato lungo la strada, ricordando le parole conclusive della parabola evangelica: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso». Si tratta di un modello al quale tutti possiamo conformarci – religiosi e laici, nelle terre dove c’è grande sofferenza come nella semplicità della vita quotidiana - di fronte agli ammalati e a tutti i sofferenti senza distinzioni, consapevoli che il buon Samaritano per eccellenza è Gesù stesso. Scrive Benedetto XVI: “Il Signore indica qual è l’atteggiamento che deve avere ogni suo discepolo verso gli altri, particolarmente se bisognosi di cura. Si tratta quindi di attingere dall’amore infinito di Dio, attraverso un’intensa relazione con Lui nella preghiera, la forza di vivere quotidianamente un’attenzione concreta, come il Buon Samaritano, nei confronti di chi è ferito nel corpo e nello spirito, di chi chiede aiuto, anche se sconosciuto e privo di risorse”. La figura del Buon Samaritano ci è particolarmente cara in questo anno giubilare che Papa Francesco ha inteso dedicare al tema della Misericordia. Quest’uomo che l’evangelista Luca ci presenta come un viandante che, proveniente dalla regione della Samaria, passando accanto all’uomo mezzo morto, derubato e picchiato dai briganti, “lo vide e n'ebbe compassione”. Il Buon Samaritano “gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui”. Il Buon Samaritano è l’esempio dell’amore per il prossimo, mette in pratica la volontà di Dio ma qui soprattutto incarna la misericordia di Dio verso chi ha bisogno.
Prima di concludere, desidero sottolineare la differenza tra la Giornata Mondiale del Malato, che si celebra ogni anno l’11 febbraio e la Giornata Mondiale della Salute che si celebra ogni anno il 7 aprile.
La differenza tra queste giornate è pastorale, nel senso che al centro della GMM c’è l’uomo malato che ha bisogno di cure, in modo particolare di quella pastorale, e perciò coinvolge non solo gli operatori socio-sanitari ma anche gli operatori pastorali quali cappellani, sacerdoti, consacrati (e), volontari, ecc.
La Giornata Mondiale della Salute, organizzata dall’Organizzazione Mondiale della Salute, è sempre dedicata ad un tema di promozione della salute o ad una patologia, per cui la collettività civile viene sensibilizzata con campagne di informazione che favoriscano l’educazione, la prevenzione, la cura ecc.
Siamo certi che questa ricorrenza – dono provvidenziale di San Giovanni Paolo II alla Chiesa universale – sarà anche stavolta generosa di frutti in tutte le parrocchie e le Diocesi, di nuovo ponendo al centro il Mistero della sofferenza dell’uomo come espressione dell’amore misericordioso di Dio e via di redenzione sulle orme di Cristo.
[00135-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Intervento del Rev.do P. Augusto Chendi, M.I.
La celebrazione in forma solenne della XXIV Giornata Mondiale del Malato, già dal luogo scelto dal Santo Padre, costituisce motivo di interesse per i singolari significati che la Terra di Gesù universalmente riveste.
Da questa costatazione mi sembra utile cogliere il senso di alcuni elementi qualificanti che costituiranno, come è consuetudine, la struttura della ormai prossima Celebrazione.
In particolare, il programma si articolerà: 1) in momenti liturgici, che verranno di seguito più dettagliatamente presentati da P. Pietro Felet, S.C.I., Segretario generale dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa; 2) in approfondimenti teologico-pastorali, a motivo, tra l’altro, della presenza, martedì 9 febbraio presso il Pontificio Istituto Notre Dame Center di Gerusalemme, degli Ordinari Cattolici e dei Patriarchi e Vescovi delle Chiese sorelle di Terra Santa; e 3) in concreti gesti di carità, che troveranno particolare espressione in visite a diversi Ospedali e Strutture di cura e di accoglienza presenti nel territorio.
Anzitutto, per quanto attiene alla dimensione propriamente liturgica, siamo profondamente riconoscenti a Papa Francesco per il dono, attraverso la Penitenzieria Apostolica, dell’Indulgenza concessa per questa Celebrazione solenne della Giornata Mondiale del Malato. Indulgenza concessa con l’intenzione esplicita che in questo Anno Santo Straordinario della Misericordia, nell’esercizio delle opere di misericordia corporali - dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti - e spirituali - consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti -, i cristiani così come gli uomini di ogni credo religioso possano trovare una rinnovata e autentica testimonianza, riscoprendo il senso cristiano della sofferenza e della sua condivisione tra i fratelli.
Del resto, lo stesso Santo Padre nel suo Messaggio, concentrandosi sul primo miracolo compiuto da Gesù durante le nozze di Cana di Galilea e arricchito dall’icona di Maria che “consola” i suoi figli, afferma: «Nella sollecitudine di Maria si rispecchia la tenerezza di Dio. E quella stessa tenerezza si fa presente nella vita di tante persone che si trovano accanto ai malati e sanno coglierne i bisogni, anche quelli più impercettibili, perché guardano con occhi pieni di amore». Consolati dalla Misericordia di Dio, siamo quindi invitati ad essere a nostra volta operatori di misericordia (cfr. 2 Cor 1, 3-5), iscrivendoci nel solco proprio del “ministero della consolazione” per i più poveri, per coloro che sono ai margini della nostra società e, in particolare, sperimentano nella propria carne il mistero del dolore e della sofferenza.
In concreto, il Sommo Pontefice concede due forme di Indulgenza:
A) L’Indulgenza plenaria, che i fedeli, con animo veramente pentito e contrito, potranno ottenere una volta al giorno alle solite condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre) ed anche applicare in suffragio alle anime dei fedeli defunti, ogniqualvolta che, dal 7 al 13 febbraio prossimo, nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth o in qualsiasi altro luogo stabilito dall’Autorità ecclesiastica, parteciperanno devotamente a una cerimonia celebrata per impetrare da Dio i propositi della Giornata Mondiale del Malato e reciteranno il Padre Nostro, il Credo ed una pia invocazione alla Beata Vergine Maria.
I fedeli che negli ospedali pubblici o in qualsiasi casa privata assistono caritatevolmente, come il Buon Samaritano, gli ammalati e, a motivo del loro servizio, non possono partecipare alle funzioni sopra indicate, otterranno il medesimo dono dell’Indulgenza plenaria, se in quei giorni presteranno generosamente almeno per qualche ora la loro caritatevole assistenza come se lo facessero allo stesso Cristo Signore (cfr. Mt 25, 40) e reciteranno il Padre Nostro, il Credo ed una pia invocazione alla Beata Vergine Maria, avendo l’animo distaccato da ogni peccato e il proposito di adempiere, non appena possibile, alle condizioni richieste per l’ottenimento dell’Indulgenza plenaria.
I fedeli, infine, che per malattia, per età avanzata o per altra simile ragione, sono impediti dal prendere parte alla cerimonia sopra indicata, otterranno l’Indulgenza plenaria, purché, avendo l’animo distaccato da qualsiasi peccato e proponendosi di adempiere non appena possibile le solite condizioni, partecipino spiritualmente alle sacre funzioni nei giorni determinati, particolarmente mentre le Celebrazioni liturgiche verranno trasmesse per televisione e per radio, preghino devotamente per tutti gli ammalati e offrano a Dio, attraverso la Vergine Maria, Salus infirmorum, le loro sofferenze fisiche e spirituali.
B) L’Indulgenza parziale a tutti i fedeli ogniqualvolta, negli stessi giorni, rivolgeranno a Dio misericordioso, con cuore contrito, devote preghiere in aiuto degli infermi.
L’Indulgenza si aggiunge così alla duplice possibilità di essere ugualmente lucrata, attraversando la Porta Santa della Misericordia in due luoghi distinti, ovvero il 10 febbraio, Mercoledì delle Ceneri, procedendo in processione dal Giardino del Getsemani alla Basilica del Santo Sepolcro, e nel pomeriggio dello stesso giorno, presso la Basilica dell’Annunciazione a Nazareth, in occasione della celebrazione dei Vespri, alla quale farà seguito la Processione mariana aux flambeux. A questa parteciperanno, tra l’altro, le persone ammalate del luogo nonché i pellegrini ammalati e disabili, assistiti rispettivamente dall’UNITALSI e dall’Hospitalidad Jésús de Nazareth, che verranno appositamente dall’Italia e dalla Spagna in Terra Santa in occasione della Giornata Mondiale del Malato.
Nella Basilica di Nazareth, così come nelle altre Celebrazioni, poi, questa invocazione di misericordia sarà arricchita anche da una particolare Preghiera mariana, redatta appositamente per la Giornata Mondiale del Malato e nella quale si chiederà l’intercessione anche di due Sante, originarie della Terra di Gesù. Mi riferisco, in particolare, a Santa Maria Alfonsina Danil Gatthas, nata a Gerusalemme, Fondatrice della Congregazione del Santo Rosario e morta ad Ain Karem nel 1927, e a Santa Maria di Gesù Crocifisso Baouardy, nata ad Abellin in Israele, che fondò il primo Carmelo a Betlemme, dove morì nel 1878 e la sua tomba è ancora oggi meta di pellegrinaggio da parte di cristiani e di musulmani. Entrambe sono state canonizzate a Roma da Papa Francesco il 17 maggio 2015.
Per quanto attiene, poi, alla dimensione propriamente teologico-pastorale, il Convegno, che si celebrerà il 9 febbraio presso il Pontificio Istituto Notre Dame Center a Gerusalemme, offrirà l’opportunità di verificare i problemi anche di ordine etico e pastorale, che urgono sia a livello clinico-assistenziale sia a livello legislativo. In particolare, all’insegna del valore inviolabile di ogni vita umana e della singolare dignità di cui è rivestita ogni persona, si affronteranno i problemi attinenti, in specie, al fine vita e all’accoglienza delle persone con diverse patologie, fisicamente o psichicamente invalidanti.
Sarà, questo, anche il punto di partenza per un confronto che si protrarrà nel tempo, in particolare con la costituzione di Comitati Etici locali. Questi sono una realtà pressoché nuova per le Strutture Sanitarie in Terra Santa e, quindi, ci auguriamo possano apportare incremento sia per la formazione e per l’esercizio delle professioni medico-sanitarie e assistenziali, sia per i responsabili amministrativi e politici in ordine a sollecitare e a dare in sede politica e legislativa adeguate risposte a queste e ad altre delicate questioni bioetiche.
Da ultimo, in merito alla dimensione più squisitamente caritativa, le visite previste ad alcune Strutture cattoliche e non che operano in Terra Santa, costituiranno il segno tangibile di quella che Papa Francesco indica nel suo Messaggio come la “tenerezza premurosa” di Maria a Cana di Galilea, e che si traduce nella disposizione al servizio dei bisognosi, e concretamente dei nostri fratelli e sorelle malati: «Talvolta - sono le parole del Santo Padre - questo servizio può risultare faticoso, pesante, ma siamo certi che il Signore non mancherà di trasformare il nostro sforzo umano in qualcosa di divino. Anche noi possiamo essere mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti».
La vera compassione - è questa la convinzione della Chiesa, più volte richiamata da Papa Francesco - si compromette per il bene ed è vincente, nonostante la perdita di tempo e di denaro e, a volte, anche di reputazione, a cui si va incontro. Al riguardo, non mi sembra fuori luogo riproporre il breve e denso commento di Sant’Ambrogio di Milano, relativamente al gesto emblematico ed eloquente del Buon Samaritano, a tutti noto: «Non il sangue, ma la compassione crea il prossimo» (Esposizione sul Vangelo di Luca, 7, 84).
In questo modo la Chiesa, attraverso il Dicastero, intende affermare che la carità, e soprattutto il servizio ai malati e ai sofferenti, anche in Terra Santa come ovunque, costituisce una ineludibile priorità nell’evangelizzazione ed anche, come ci ricordava il Santo Padre al termine della XLIX Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani il 25 scorso, motivo unità: «Quando insieme i cristiani di diverse Chiese ascoltano la Parola di Dio e cercano di metterla in pratica, compiono davvero passi importanti verso l’unità. E non è solo la chiamata che ci unisce - sono sempre le parole del Papa -; ci accomuna anche la stessa missione: annunciare a tutti le opere meravigliose di Dio. Come san Paolo, e come i fedeli a cui scrive san Pietro, anche noi non possiamo non annunciare l’amore misericordioso che ci ha conquistati e che ci ha trasformati. Mentre siamo in cammino verso la piena comunione tra noi, possiamo già sviluppare molteplici forme di collaborazione, andare insieme e collaborare per favorire la diffusione del Vangelo. E camminando e lavorando insieme, ci rendiamo conto che siamo già uniti nel nome del Signore. L’unità si fa in cammino».
L’invito dell’Apostolo delle Genti - «Caritas Christi urget nos» (2 Cor 5, 14) - si affianca così e conferma ulteriormente l’invito pressante di Maria Santissima, riecheggiato a Cana di Galilea ed ancora attuale oggi per noi, nell’affidarci a Gesù misericordioso come Maria: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Gv 2, 5).
[00131-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Intervento del Rev.do P. Pietro Felet, S.C.I.
Il Programma della Giornata Mondiale del Malato 2016
Terra Santa 6-13 febbraio 2016
La Chiesa Cattolica di Terra Santa, con tutta la bellezza d'espressione dei suoi riti e tradizioni e di differenze culturali, è riconoscente al Santo Padre di aver scelto proprio la Terra Santa, ed in particolare il santuario mariano di Nazareth per la celebrazione della Giornata Mondiale del Malato 2016.
L'Assemblea degli Ordinari Cattolici ha organizzato alcuni comitati ad hoc preposti alla preparazione, in loco, dell'evento secondo le direttive del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari: comitato di programmazione, comitato culturale, tre comitati per le celebrazioni principali.
Nessuno di noi mette in dubbio tutta la positività che riesce a comunicare la Terra Santa, ma quando si deve realizzare in concreto il programma di un pellegrinaggio la cosa non è così facile. Il mese di febbraio è uno dei mesi più freddi e piovosi dell'anno (ogni celebrazione prevede il piano A e il piano B). Le barriere architettoniche e topografiche non facilitano gli spostamenti di chi ha problemi motori. La volontà dei fedeli di partecipare maggiormente all'evento cozza contro muri e barriere, transitabili solo con permessi militari, di cui la necessità di moltiplicare le celebrazioni principali. Le tensioni politiche consigliano di evitare luoghi contesi per incontri.
Dopo attenta valutazione e serio discernimento, il Pontificio Consiglio, con l'aiuto dei comitati ad hoc dell'AOCTS, ha approvato il programma per la GMM 2016. Après coup, riflettendo con calma, mi sono meravigliato della dimensione teologale che tale programma ha assunto: dimensione di fede, speranza e carità.
Celebrazione della fede e di fede
Ogni giorno, mattino e sera, la Delegazione della Santa Sede si ritroverà per la preghiera delle Lodi e dei Vesperi in unione con tutta la Chiesa e il mercoledì sera si unirà alla liturgia penitenziale del mercoledì di Quaresima della Chiesa bizantina. Tre i sacramenti celebrati: l'Eucarestia, la Riconciliazione, l'Unzione degli ammalati, ed un atto penitenziale.
- L'Eucarestia sarà sempre il centro della giornata ed il momento in cui si celebrerà in particolare un mistero della vita di Gesù: Gesù in mezzo al suo popolo (Ramallah), Gesù nato per noi (Betlemme), Gesù risorto per noi (Santo Sepolcro), il dramma di Gesù (Getsemani), Gesù alla scuola di Maria (Nazareth), Gesù annuncia il Regno (Beatitudini). Gesù occupa il posto centrale del poster.
- L'Unzione degli ammalati sarà amministrata per ben tre volte e in tre luoghi diversi da vescovi cattolici di diversi riti. Perché? I pellegrini possono circolare liberamente e recarsi in tutti i luoghi santi, invece non tutti i cristiani locali possono convenire a Nazareth 1'11 febbraio. Per questo motivo l'unzione degli ammalati sarà amministrata alle persone anziane o malate anche a Ramallah per i cristiani che vivono nel Nord della Palestina, e a Betlemme per quelli del Sud della Palestina.
- Il mercoledì delle ceneri sarà celebrato al Getsemani l'atto penitenziale con la benedizione delle ceneri sotto i plurisecolari olivi e l'imposizione delle stesse prima di oltrepassare la porta della misericordia, una delle tre porte della misericordia aperte in Terra Santa (Nazareth, Betlemme, Getsemani).
Testimonianza di carità
Gesù ha imparato da Maria a Nazareth un amore autentico e concreto, testimoniato con la sua vicinanza e preferenza per i poveri, gli ammalati, i rifiutati dalla società. “Essi sono la carne di Gesù”.
Celebrare la GMM 2016 vuol dire testimoniare la carità della Chiesa, il suo farsi prossima, il suo chinarsi sulle ferite corporali e spirituali degli esseri umani scartati dalla nostra società o considerati un peso. La settimana della GMM è costellata di visita ad opere di assistenza caritativa e di istituti sanitari.
La Chiesa cattolica è presente in 13 strutture ospedaliere, di proprietà di istituti religiosi o con personale religioso, come pure con 8 case di accoglienza per persone anziane e sole, e con 14 istituti per bambini abbandonati, orfani o diversamente abili o da reinserire nella società. II Pontificio Consiglio e la Delegazione ufficiale della Santa Sede, suddivisa in tre gruppi, intende manifestare la vicinanza e l'interessamento del Santo Padre visitando in Betlemme 7 di queste istituzioni, 6 a Nazareth e 3 a Haifa.
Sguardo di speranza
"La virtù della speranza risponde all'aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo; essa assume le attese che ispirano le attività degli uomini; le purifica... ; salvaguarda dallo scoraggiamento; sostiene in tutti i momenti di abbandono; dilata il cuore… Lo slancio della speranza preserva dall'egoismo e conduce alla gioia della carità" (CCC 1818).
Nel campo dell'attività caritativa ed assistenziale la Chiesa, con le sue istituzioni, vuole offrire qualche cosa in più dei normali pur lodevoli servizi delle ONG: un sorriso, un raggio di felicità, il toccare la carne di Cristo con rispetto, il difendere la vita e tutta la vita in maniera disinteressata. Questo è l'intento del simposio teologico pastorale, o simposio su etica cristiana: "la vita è sacra, preziosa e inviolabile" in programma per martedì 8 febbraio a Gerusalemme. Saranno due i temi trattati: "problemi della fine della vita e la dignità della persona diversamente abile", accompagnati da testimonianze concrete di vita.
Questo simposio è un segno della provvidenza dopo la decisione presa dagli Ordinari Cattolici di Terra Santa di difendere sempre, comunque e ovunque, la dignità della persona umana, la sacralità della vita in tutte le sue fasi, e di investire nella formazione etica e cristiana del personale medico, paramedico ed infermieristico.
Proprio per questo desiderio della Chiesa di guardare al futuro con speranza, il Presidente dell'AOCTS, SB Fouad Twal, approfitterà dell’occasione per annunciare al personale ospedaliero presente al simposio la decisione di costituire quattro Comitati d'etica cristiana, che siano luogo di riflessione per esperti, di formazione morale e di proposte di soluzioni ai casi difficili che tormentano la coscienza di familiari, medici e sacerdoti.
[00136-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0061-XX.02]