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Udienza ai partecipanti alla Conferenza promossa dalla “Fondazione Romano Guardini”, 13.11.2015


Testo in lingua italiana

Testo in lingua tedesca

Alle ore 12.30 di oggi, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti alla Conferenza promossa dalla “Fondazione Romano Guardini” di Berlino, in occasione del 130° anniversario della nascita del filosofo.

Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti all’Udienza:

Testo in lingua italiana

Signore e Signori,

cari amici,

sono molto lieto di poter salutare voi membri della Fondazione Romano Guardini, venuti a Roma per partecipare al convegno promosso dall’Università Gregoriana in occasione del 130° anniversario della nascita di Guardini. Ringrazio il Prof. von Pufendorf per le gentili parole di saluto, e per aver annunciato l’imminente pubblicazione di un testo inedito. Sono convinto che Guardini sia un pensatore che ha molto da dire agli uomini del nostro tempo, e non solo ai cristiani. Con la vostra Fondazione voi state realizzando questo progetto, facendo entrare il pensiero di Guardini in un dialogo polifonico con gli ambiti della politica, della cultura e della scienza di oggigiorno. Auspico vivamente che questo impegno abbia buon successo.

Nel suo libro Il mondo religioso di Dostoevskij, Guardini riprende, tra l’altro, un episodio dal romanzo I fratelli Karamazov (Il mondo religioso di Dostoevskij, Morcelliana, Brescia, pp. 24ss). Si tratta del passo dove la gente va dallo starec Zosima per presentargli le proprie preoccupazioni e difficoltà, chiedendo la sua preghiera e benedizione. Si avvicina anche una contadina macilenta per confessarsi. Con un bisbiglio sommesso dice di aver ucciso il marito malato il quale in passato l’aveva maltrattata molto. Lo starec vede che la donna, nella disperata consapevolezza della propria colpa, è totalmente chiusa in sé stessa, e che qualsiasi riflessione, qualsiasi conforto o consiglio urterebbe contro questo muro. La donna è convinta di essere condannata. Il sacerdote, però, le mostra una via d’uscita: la sua esistenza ha un senso, perché Dio la accoglie nel momento del pentimento. «Non temere nulla, non temere mai, e non angosciarti – dice lo starec –, purché il pentimento non s’indebolisca in te, e poi Dio perdonerà tutto. Del resto, non c’è, e non ci può essere, su tutta la terra un peccato che Dio non perdoni a chi si pente sinceramente. Né l’uomo può commettere un peccato così grande che esaurisca l’infinito amore di Dio» (ibid., p. 25). Nella confessione la donna viene trasformata e riceve di nuovo speranza.

Proprio le persone più semplici comprendono di che cosa si tratta qui. Vengono prese dalla grandezza che risplende nella sapienza e nella forza di amore dello starec. Comprendono che cosa significhi santità, cioè un’esistenza vissuta nella fede, capace di vedere che Dio è vicino agli uomini, tiene la loro vita tra le sue mani. Al riguardo, Guardini dice: «Accettando con semplicità l’esistenza dalla mano di Dio, la volontà personale si trasforma in volontà divina e così, senza che la creatura cessi di esser unicamente creatura e Dio veramente Dio, si attua la loro unità vivente» (ibid., p. 32). Questa è la visione profonda di Guardini. Forse ha il fondamento nel suo primo libro metafisico Der Gegensatz.

Per Guardini, tale “unità vivente” con Dio consiste nella relazione concreta delle persone con il mondo e con gli altri intorno a sé. Il singolo si sente intessuto in un popolo, cioè in una «unione originaria degli uomini che per specie, paese, ed evoluzione storica nella vita e nei destini sono un tutto unico» (Il senso della Chiesa, Morcelliana, Brescia, 2007, p. 21-22). Guardini intende il concetto di “popolo” distinguendolo nettamente da un razionalismo illuministico che considera reale soltanto ciò che può essere colto dalla ragione (cfr Il mondo religioso in Dostoevskij, p. 321) e che tende a isolare l’uomo strappandolo dalle relazioni vitali naturali. Il popolo, invece, significa «il compendio di ciò che nell’uomo è genuino, profondo, sostanziale» (ibid., p. 12). Possiamo riconoscere nel popolo, come in uno specchio, il «campo di forze dell’azione divina». Il popolo – continua Guardini – «sente questa dappertutto operante e ne intuisce il mistero, l’inquietante presenza» (ibid., p. 15). Per questo a me piace dire – ma ne sono convinto – che “popolo” non è una categoria logica, è una categoria mistica. Per questo motivo che Guardini dice.

Forse possiamo applicare le riflessioni di Guardini al nostro tempo, cercando di scoprire la mano di Dio negli eventi attuali. Così potremmo forse riconoscere che Dio, nella Sua sapienza, ha inviato a noi, nell’Europa ricca, l’affamato perché gli diamo da mangiare, l’assetato perché gli diamo da bere, il forestiero perché lo accogliamo, e l’ignudo perché lo vestiamo. La storia poi lo dimostrerà: se siamo un popolo, certamente lo accoglieremo come un nostro fratello; se siamo solamente un gruppo di individui più o meno organizzati, saremo tentati di salvare innanzitutto la nostra pelle, ma non avremo continuità.

Ringrazio ancora una volta tutti voi per la vostra presenza. Lavorare con l’opera di Guardini vi faccia sempre più comprendere il significato e il valore dei fondamenti cristiani della cultura e della società. Di cuore vi benedico, e vi chiedo per favore di pregare per me.

[01968-IT.02] [Testo originale: Italiano]

Testo in lingua tedesca

Sehr geehrte Damen und Herren,

liebe Freunde,

es ist mir eine große Freude, Sie als Mitglieder der Romano-Guardini-Stiftung begrüßen zu dürfen. Sie sind nach Rom gekommen, um an einer von der Universität Gregoriana veranstalteten Tagung aus Anlass des 130. Geburtstags von Romano Guardini teilzunehmen. Ich danke Herrn Professor von Pufendorf für die aufmerksamen Grußworte und auch für den Hinweis auf die bevorstehende Publikation eines bisher unveröffentlichten Textes. Ich bin überzeugt, dass Guardini ein Denker ist, der den Menschen unserer Zeit, nicht nur den Christen, viel zu sagen hat. Mit Ihrer Stiftung möchten Sie dieses Vorhaben verwirklichen, indem Sie anhand von Guardinis Gedankengut mit der Welt der Politik, der Kultur und der Wissenschaft in einen facettenreichen Dialog treten. Dazu wünsche ich Ihnen von Herzen viel Erfolg.

In seinem Buch Der Mensch und der Glaube geht Guardini unter anderem auf eine Episode in Dostojewskijs Roman Die Brüder Karamasoff ein1: Es ist der Moment, wo das Volk zum Starez Sossima kommt und die Menschen ihm ihre Sorgen und Nöte vorlegen, auf dass er für sie bete und sie segne. Schließlich tritt eine ärmliche blasse Frau an ihn heran, um zu beichten. Flüsternd berichtet sie, dass sie ihren kranken Mann, der sie früher sehr gequält hat, umgebracht hat. Der Starez sieht, dass die Frau in ihrem verzweifelten Schuldbewusstsein ganz in sich verschlossen ist und dass jede Reflexion, jeder Trost, jeder Rat wie an einer Mauer abgleiten würde. Die Frau ist überzeugt, verworfen zu sein. Der Priester zeigt ihr aber einen Ausweg: Ihr Dasein hat einen Sinn, weil Gott sie annimmt im Moment der Reue. „Fürchte nichts, und fürchte dich niemals“, sagt der Starez. „Wenn nur die Reue in dir nicht verarmt, wird Gott dir alles verzeihen. (…) Kann doch der Mensch nie und nimmer eine so große Sünde begehen, dass sie die endlose Liebe Gottes ganz erschöpfte“2. In der Beichte wird diese Frau verwandelt und erhält wieder Hoffnung. Gerade die einfachsten Menschen verstehen, um was es hier geht. Sie werden erfasst von dem Großen, das in der Weisheit und Liebeskraft des Starez aufleuchtet. Sie erhalten einen Sinn dafür, was Heiligkeit bedeutet, nämlich groß gelebte gläubige Existenz. Sie öffnet den Blick dafür, dass Gott den Menschen nahe ist und ihr Leben in seinen Händen hält. Guardini sagt hierzu: „Im schlichten Entgegennehmen des Daseins aus Gottes Hand vollzieht sich der Umbruch aus dem eigenen Willen in den Willen Gottes hinüber; so wird, ohne dass das Geschöpf aufhörte, nur Geschöpf, und Gott aufhörte, wirklich Gott zu sein, lebendige Einheit“3. Das ist der tiefgründige Blick Guardinis. Er hat wohl seinen Ursprung in seinem ersten metaphysischen Werk Der Gegensatz4.

Für Guardini ist diese „lebendige Einheit“ mit Gott in den konkreten Austausch der Personen mit der Welt und den Mitmenschen eingebettet. Der Einzelne erfährt sich verwoben mit einem Volk, einem „ursprünglichen Zusam­menhang von Menschen, die nach Art, Land und geschichtlicher Entwicklung eins sind“5 Guardini versteht den Begriff „Volk“ in Abgrenzung zu einem auf­klärerischen Rationalismus, der nur das als Wirklichkeit akzeptiert, was rational erfasst werden kann6 und den Menschen zu isolieren versucht, indem er ihn den natürlichen Zusammenhängen des Lebens entreißt. Das Volk hingegen ist „der Inbegriff alles menschlich Echten, Tiefen und Tragenden“7. Wir können im Volk wie in einem Spiegel das Kraftfeld des göttlichen Wirkens erkennen. Das Volk – fährt Guardini fort – „fühlt, wie in allem von Gott her etwas vor sich geht. Es ahnt das Geheimnis dieses Geschehens, seine Nähe, seine Unruhe.“8. Deshalb sage ich gerne – ja, davon ich bin überzeugt – dass „Volk“ nicht eine logische Kategorie ist, sondern eine mystische. Aus diesem Grund sagt Guardini das.

Vielleicht können wir Guardinis Überlegung einmal auf unsere Zeit an­wenden, indem wir im aktuellen Geschehen die Hand Gottes aufzuspüren ver­suchen. Dann werden wir vielleicht erkennen, dass Gott in seiner Weisheit uns im reichen Europa gerade heute den Hungrigen geschickt hat, damit wir ihm Essen geben, den Durstigen, damit wir ihm zu trinken geben, den Fremden, damit wir ihn aufnehmen, und den Nackten, damit wir ihm Kleidung geben. Die Geschichte wird es dann zeigen: Wenn wir ein Volk sind, werden wir ihn sicher aufnehmen. Wenn wir nur noch eine Gruppe von mehr oder weniger organisierten Individuen sind, werden wir versucht sein, zunächst unsere Haut zu retten, aber wir werden keinen Bestand haben.

Allen Anwesenden sage ich nochmals meinen herzlichen Dank für ihr Kommen. Die Beschäftigung mit dem Werk Guardinis mache Ihnen immer neu verständlich, was die christlichen Fundamente für unsere Kultur und Gesell­schaft bedeuten. Von Herzen segne ich Sie und bitte Sie, für mich zu beten.

_____________________

1 Der Mensch und der Glaube. Versuch über die religiöse Existenz in Dostojewskijs großen Romanen. Leipzig 1932, S. 35ff.

2 Ebd. S. 36.

3 Ebd. S. 47.

4 Der Gegensatz. Versuche zu einer Philosophie des Lebendig-Konkreten. Mainz 1925.257S.

5 Das Erwachen der Kirche in der Seele. In: Vom Sinn der Kirche. Fünf Vorträge (1922). Mainz 1955, S. 27.

6 Vgl. Der Mensch und der Glaube. A.a.O. S. 372.

7 Ebd. S. 21.

8 Ebd. S. 24.

[01968-DE.02] [Originalsprache: Deutsch]

[B0883-XX.03]