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Conferenza Stampa di presentazione del Congresso Mondiale “Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova” (Roma, 18-21 novembre 2015), 13.11.2015


Intervento dell’Em.mo Card. Giuseppe Versaldi

Intervento di S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani

Intervento del Prof. Italo Fiorin

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la Conferenza Stampa di presentazione del Congresso Mondiale Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova, organizzato dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica per commemorare il 50° anniversario di Gravissimum educationis (Dichiarazione del Concilio Vaticano II sull’educazione cristiana) ed il 25° di Ex corde Ecclesiae (Costituzione Apostolica sulle università cattoliche). Il Congresso terrà i suoi lavori a Roma dal 18 al 21 novembre.

Intervengono alla Conferenza Stampa l’Em.mo Card. Giuseppe Versaldi, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica; S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani, Segretario della medesima Congregazione; il Prof. Italo Fiorin, Direttore della Scuola di Alta Formazione “Educare all’incontro e alla solidarietà” della LUMSA, Roma.

Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:

Intervento dell’Em.mo Card. Giuseppe Versaldi

Con piacere porgo il benvenuto a voi tutti e vi auguro una buona giornata. Sono lieto di intrattenermi con voi sul contesto che ha dato origine al Congresso Mondiale sul tema Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova, che si svolgerà dal 18 al 21 novembre. Sulla preparazione e sul contenuto riferiranno, dopo di me, Sua Ecc.za Mons. Vincenzo Zani, Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica e il Prof. Italo Fiorin, Direttore della Scuola di Alta Formazione “Educazione all’incontro e alla solidarietà” della LUMSA.

L’iniziativa del Congresso si situa nell’ambito di due anniversari: il cinquantesimo della dichiarazione del Concilio Vaticano II sull’educazione cristiana, Gravissimum educationis (28 ottobre 1965) e il venticinquesimo della costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae sulle università cattoliche di Giovanni Paolo II (15 agosto 1990). Questo documento, però, è da considerarsi un frutto del primo, quindi la fonte prima rimane la Gravissimum educationis.

1. La dichiarazione conciliare sull’educazione cristiana Gravissimum educationis

La dichiarazione conciliare sull’educazione cristiana ha una grande importanza storica. Infatti, è stata la prima volta che un Concilio si è pronunciato sul tema dell’educazione nella sua accezione scolastico-universitaria. È un testo breve ma che ha avuto molte conseguenze circa l’importanza e il senso dell’educazione, cattolica ma non solo, e ha favorito sviluppi nel campo della pedagogia. Essendo un piccolo documento dalla natura di dichiarazione, avrebbe potuto restare schiacciato sotto l’ombra delle grandi costituzioni Lumen gentium, Gaudium et spes, Dei Verbum, Sacrosanctum Concilium, oppure sotto l’ombra di altri documenti che hanno avuto più visibilità nel post-Concilio, come quelli sulla libertà religiosa (Dignitatis humanae), sull’ecumenismo (Unitatis redintegratio) o sulle relazioni con le religioni non cristiane (Nostra aetate).

La dichiarazione Gravissimum educationis ha avuto una elaborazione articolata passando attraverso diverse stesure e collocazioni, fino a quando è giunta al testo definitivo approvato con 2.290 voti favorevoli e 35 contrari. A partire da questa approvazione plebiscitaria il piccolo seme gettato nel solco della Chiesa, che Giovanni XXIII ha voluto condurre verso un “aggiornamento”, ha cominciato a crescere in tre direzioni tenute a braccetto dalla loro comune finalità: l’educazione. Le direzioni sono quella delle scuole, degli studi ecclesiastici e delle università cattoliche.

Alla base, quindi, la Gravissimum educationis ha posto il concetto di educazione che non può essere estrapolato dall’ambito dei diritti della persona e che nemmeno può riferirsi ad essa in modo riduttivo. Sono questi i due relativi passaggi fondamentali:

«Tutti gli uomini di qualunque razza, condizione ed età, in forza della loro dignità di persona hanno il diritto inalienabile ad una educazione che corrisponda al proprio fine, convenga alla propria indole, alla differenza di sesso, alla cultura e alle tradizioni del loro paese, ed insieme aperta ad una fraterna convivenza con gli altri popoli al fine di garantire la vera unità e la vera pace sulla terra» (n. 1).

E, poi, riguardo dell’educazione integrale, la dichiarazione dice che «da parte sua la Santa Madre Chiesa, nell’adempimento del mandato ricevuto dal suo divino Fondatore, che è quello di annunziare il mistero della salvezza a tutti gli uomini e di instaurare tutto in Cristo, ha il dovere di occuparsi dell’intera vita dell’uomo, anche di quella terrena, in quanto connessa con la vocazione al Cielo» (Proemio).

Su questo terreno della dignità della persona e della sua natura completa, da cinquant’anni a questa parte, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha dato il suo servizio di approfondimento, di orientamento e anche di regolamento dell’educazione.

2. Le scuole cattoliche

Per il settore delle scuole, la Congregazione lavora attraverso l’ufficio specifico che è nato proprio nell’ambito delle disposizioni della Gravissimum educationis. Proprio nel Proemio si legge che «il sacro Sinodo dichiara alcuni principi fondamentali intorno all’educazione cristiana, soprattutto nelle scuole”, ma il testo aggiunge che “toccherà poi ad una speciale commissione post-conciliare svilupparli ulteriormente». Questa “commissione post-conciliare” è divenuto l’Ufficio scuole, quando Paolo VI nel 1967 con la Costituzione Apostolica Regimini Ecclesiae universae ha cambiato la denominazione della Sacra Congregazione per i Seminari e Università degli Studi in Congregazione per l’Educazione Cattolica e le ha assegnato appunto l’Ufficio per le scuole con il compito di «occuparsi della distribuzione e della missione delle Scuole Cattoliche nel mondo, nonché offrire degli orientamenti circa i principi che devono reggere le scuole cattoliche e l’educazione cattolica in genere».

Una parte del lavoro della Congregazione in favore dell’educazione scolastica cattolica si svolge attraverso i Nunzi Apostolici, i contatti con le Conferenze Episcopali nazionali e le relative Commissioni di educazione, con i singoli Vescovi, con le Congregazioni Religiose. Non si trascurano collaborazioni con Organizzazioni di educazione cattolica e Organizzazioni internazionali governative. Per quanto è possibile, si cerca anche di servire la causa educativa con la partecipazione diretta a iniziative significative.

Inoltre, la Congregazione in questo cinquantennio ha approfondito alcuni temi che poi hanno trovato espressione nei documenti pubblicati, e offerti alle Chiese locali, alle Congregazioni Religiose dal carisma educativo, agli Organismi e alle Associazioni del settore. Con i documenti pubblicati si è voluto dare utili orientamenti, lasciando alle Conferenze Episcopali, come anche lo prevede la Dichiarazione Gravissimum educationis, il compito di «applicarli alle diverse situazioni locali». Molte diocesi e organismi scolastici utilizzano questi documenti per sviluppare a loro volta nuovi testi per i loro piani educativi e pastorali.

Può essere utile un rapido richiamo di questi documenti per vedere quali sono stati i temi approfonditi. Si è sempre trattato di rispondere alle domande e necessità che emergevano dai contatti con le diverse nazioni e istanze educative. Tutti hanno dietro il lavoro di esperti, di gruppi di studio. Il periodo va dal 1977 ad oggi.

Il primo documento è il più generale e si intitola La scuola cattolica (1977). E’ servito per tracciare l’identità di una scuola che vuole definirsi cattolica.

Nel 1982, è stato approfondito il tema del laico: Il laico cattolico testimone della fede nella scuola. La presenza nella scuola di un cristiano non si esaurisce nella professionalità docente, dirigente o amministrativa; è una vocazione alla testimonianza. Perciò oltre alla coscienza di questo ruolo, è necessaria anche una formazione umana e spirituale.

Nel 1983 sono stati redatti gli Orientamenti educativi sull’amore umano, per offrire delle indicazioni chiare sul tema dell’educazione sessuale, che deve farsi carico degli aspetti antropologici e morali, oltre che di quelli scientifici, coniugati con prudenza pedagogica e collaborazione con le famiglie.

Nel 1988 è uscito il documento Dimensione religiosa dell’educazione nella scuola cattolica. Lineamenti per la riflessione e la revisione. In esso si è affrontato un tema di fondamentale importanza per la scuola cattolica, ma anche per tutta l’educazione scolastica. Spesso, infatti, la dimensione religiosa del sapere e della persona umana rimane un anello debole del percorso educativo scolastico, con grave danno per la formazione delle giovani generazioni. Invece è una dimensione che permea tutta la realtà “scuola”.

Nel 1997, con l’approssimarsi del Grande Giubileo del 2000 è stato pubblicato un breve documento dal titolo La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, che ha rilanciato alcune riflessioni sull’identità e la missione della scuola cattolica, soprattutto a partire dalla sua natura ecclesiale.

Un altro documento ha preso in considerazione le persone consacrate che per tanti anni sono state la figura preminente delle scuole cattoliche. Le persone consacrate e la loro missione nella scuola. Riflessioni e orientamenti, emanato nel 2002, è stato pensato in rapporto complementare con quello sul laico cattolico ed in continuità con l’Esortazione apostolica Vita consecrata, frutto del Sinodo sulla vita consacrata, quale approfondimento delle ragioni di una presenza indispensabile, quella dei consacrati.

Nel 2013, dopo diversi incontri di riflessione, un convegno e molte collaborazioni è stato pubblicato il documento Educare al dialogo interculturale nella scuola cattolica. Vivere insieme per una civiltà dell’amore. Nel contesto del rilevante fenomeno delle migrazioni e della realtà odierna del multiculturalismo e della multireligiosità, con la conseguente necessità di una adeguata educazione interculturale, è stato offerto un contributo di riflessione imperniato sulla coniugazione dell’identità e del dialogo.

3 Le istituzioni degli studi ecclesiastici

Una seconda direzione tracciata dalla Gravissimum educationis è quella degli studi ecclesiastici. In essa si legge: «Molto si attende la Chiesa dall’attività delle facoltà di scienze sacre. […] È compito di queste facoltà approfondire i vari settori delle scienze sacre, in modo che si abbia una intelligenza sempre più piena della rivelazione divina, sia meglio esplorato il patrimonio della sapienza cristiana trasmesso dalle generazioni passate, sia favorito il dialogo con i fratelli separati e con i non cristiani, e si risponda ai problemi emergenti dal progresso delle scienze» (n. 11).

La Congregazione per l'Educazione Cattolica nel dopo-Concilio ha affrontato la questione del rinnovamento degli studi ecclesiastici. Nel 1968 sono state promulgate «Alcune Norme per la revisione della Costituzione Apostolica "Deus Scientiarum Dominus" circa gli studi accademici ecclesiastici». Undici anni dopo gli studi della Facoltà ecclesiastiche sono stati regolati dalla Costituzione Apostolica Sapientia christianapromulgata daGiovanni Paolo IIil 15 aprile 1979.

Con la successiva promulgazione del nuovoCodice di Diritto Canonico (25 gennaio 1983)e del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali (18 ottobre 1990), è aumentato il numero degli studenti nelle Facoltà di Diritto Canonico. Nello stesso tempo ci si è sempre più resi conto che il curricolo degli studi canonici doveva essere adeguato alle maggiori esigenze di preparazione. Così nel 2002 con un Decreto della Congregazione per l’Educazione Cattolica è stato rinnovato l’ordine degli studi nelle Facoltà di Diritto Canonico.

Nel periodo post-conciliare, ha assunto una crescente importanza nella Chiesa la necessità di curare anche la formazione teologica dei fedeli laici, con modalità specifiche. Per questo sono stati istituiti gli Istituti Superiori di Scienze Religiose, per i quali sono state date normative in tempi diversi, prima con la Nota illustrativa del 10 aprile 1986 e poi la Normativa per l’Istituto Superiore di Scienze Religiosedel 12 maggio 1987. Infine, con le disposizioni contenute nell’Istruzione sugli Istituti Superiori di Scienze Religiose del 28 giugno 2008, si sono tenute presenti le nuove istanze di carattere pastorale, come anche l’evoluzione verificatasi nell’ambito delle legislazioni civili di numerosi Paesi in ordine all'insegnamento superiore, con cui queste istituzioni accademiche ecclesiastiche sono chiamate ad interagire.

Sempre nel campo degli studi ecclesiastici, la Congregazione per l’Educazione Cattolica, in vista di una maggiore efficacia nell’evangelizzazione, ha riformato gli studi filosofici con il Decreto di riforma degli studi ecclesiastici di filosofia (28 gennaio 2011).

Un altro passo compiuto per la promozione della qualità degli studi ecclesiastici è stato l’istituzione dell’AVEPRO (Agenzia della Santa sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche). E’ stata eretta da Papa Benedetto XVI il 19 settembre 2007.

Da ultimo, devo segnalare che di fronte alle nuove esigenze formative è in corso un aggiornamento dell’insieme delle disposizioni sugli studi ecclesiastici.

4. Le università cattoliche

La terza direzione tracciata dalla Gravissimum educationis è quella alle Università cattoliche, riguardo alle quali essa afferma: «Analogamente la Chiesa ha grande cura delle scuole di grado superiore specialmente delle università e delle facoltà. […] In tal modo si realizzerà come una presenza pubblica, costante ed universale del pensiero cristiano in tutto lo sforzo dedicato a promuovere la cultura superiore; inoltre questi istituti devono formare in tal guisa tutti i loro studenti, che essi diventino uomini veramente insigni per sapere, pronti a svolgere compiti impegnativi nella società e a testimoniare la loro fede di fronte al mondo» (n. 10).

Per aiutare l’attuazione di questo insegnamento il Papa Giovanni Paolo II ha emanato la Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae del 15 agosto 1990, con la quale le Università cattoliche e le altre Istituzioni cattoliche di studi superiori adempiono la loro missione in comunione con la Chiesa. Le Norme Generali della Costituzione Apostolica sono concretamente applicate a livello locale dalle Conferenze Episcopali con delle Ordinationes approvate dalla Santa Sede.

In conclusione, vorrei sottolineare che dietro tutta questa elencazione di interventi ci sta la partecipazione della Congregazione per l’Educazione Cattolica alla passione educativa della Chiesa che ancora oggi sente – come recita l’incipit del documento conciliare di cui celebriamo il cinquantesimo – «l’estrema importanza dell’educazione nella vita dell’uomo e la sua incidenza sempre più grande nel progresso sociale contemporaneo» (Proemio). Di questa coscienza, il frutto più recente è il Congresso Mondiale che ora viene presentato in modo più dettagliato dai Relatori che mi seguono. Grazie.

[01951-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento di S.E. Mons. Angelo Vincenzo Zani

Nel mio intervento vorrei illustrare brevemente tre punti: il cammino di preparazione al Congresso mondiale, il programma dettagliato nelle sue articolazioni e dinamiche, le prospettive del dopo Congresso.

1. La preparazione

L’idea del Congresso è nata durante l’Assemblea Plenaria dei Cardinali e Vescovi della Congregazione per l’Educazione Cattolica, riunitasi nel gennaio 2011, nella quale si è discusso sulle future linee di azione del Dicastero. Nel discorso tenuto in quell’occasione, Benedetto XVI, che nel suo magistero richiamava spesso il tema dell’emergenza educativa, rivolgendosi ai Membri dell’Assemblea faceva cenno agli anniversari che sarebbero caduti nel 2015 e cioè: il 50° della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis e il 25° della Costituzione Apostolica Ex corde Ecclesiae.

Data la duplice competenza della Congregazione, e cioè sulle scuole cattoliche e sulle università cattoliche e le Facoltà ecclesiastiche, i Membri dell’Assemblea hanno raccolto questo invito chiedendo al Dicastero di realizzare qualche evento significativo.

Nel giugno 2012 si è svolto a Roma un primo seminario di studio, con una cinquantina di esperti da tutto il mondo, per individuare i problemi aperti riguardanti l’educazione promossa dalla Chiesa in tutto il mondo e raccogliere i primi suggerimenti per rilanciare l’importante azione formativa svolta dalle numerose istituzioni cattoliche (cf. Scheda statistica).

I risultati del seminario di studio sono stati raccolti e rielaborati in incontri successivi, con la “Commissione Educazione” dei Superiori Maggiori delle Congregazioni religiose, con l’OIEC (Office International pour l’Education Catholique) e la FIUC (Fédération International des Universtés Catholiques) e con l’associazione dei pedagogisti cattolici. Si è arrivati, così, alla redazione di un volumetto che abbiamo chiamato Instrumentum laboris, intitolato “Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova”, lo stesso titolo che poi è stato scelto come tema del Congresso mondiale. L’Instrumentum laboris, approvato dall’Assemblea Plenaria del Dicastero del febbraio 2014 e tradotto in varie lingue, è stato diffuso in tutto il mondo per aiutare le diverse realtà a riflettere sui temi fondamentali. A tale scopo, si è deciso di aggiungere un questionario per stimolare il confronto e orientare le risposte che ognuno poteva indirizzare al nostro Dicastero.

La reazione è stata sorprendente. Migliaia sono state le risposte on-line (al questionario informatizzato dall’OIEC) e centinaia quelle in cartaceo, giunte al Dicastero.

Dinanzi a questa ricca e inattesa documentazione abbiamo chiesto ad un’équipe di docenti e ricercatori dell’Università LUMSA di aiutare ad analizzare con metodo scientifico il materiale pervenuto. Sui risultati interessanti emersi da questo studio, riferirà poi il Prof. Italo Fiorin, che ha coordinato il gruppo di lavoro.

2. Gli eventi celebrativi del 2015

2.1. Forum all’UNESCO.

Si è deciso di celebrare gli anniversari dei due documenti in due eventi speciali. Il primo lo si è voluto tenere all’UNESCO a Parigi, dove la Santa Sede segue costantemente la riflessione sulle strategie mondiali circa l’educazione attraverso un Osservatore Permanente. Questo primo Forum internazionale si è svolto il 3 giugno scorso con gli interventi principali affidati alle massime autorità: per la Santa Sede, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, e per l’UNESCO il Prof. Hao Ping, Ministro dell’educazione della Cina Popolare e attuale Presidente, e la Dott.ssa Irina Bokova, Direttrice Generale. Il Forum è stato inserito tra gli eventi speciali nell’agenda delle celebrazioni del 70° dell’UNESCO, che pure cade in questo anno (cf. numero speciale della Rivista Educatio catholica). Al Forum hanno partecipato oltre 400 persone, tra Ambasciatori, responsabili di associazioni professionali, Rettori di università e direttori di istituzioni cattoliche, nonché rappresentanti di Fondazioni internazionali.

2.2. Congresso Mondiale.

Programma. Per la convergenza sul Congresso di Roma di diverse realtà che rappresentano la varietà dei soggetti impegnati nell’educazione cattolica, il programma risulta articolato in diverse sessioni e luoghi.

La sessione inaugurale si terrà il 18 novembre pomeriggio, nell’Aula Paolo VI e, dopo il saluto del Prefetto, avrà tre momenti per ricordare i documenti del Magistero:

- la proiezione di un DVD e la testimonianza di due persone che hanno lavorato per lunghi anni nell’ambito dell’educazione cattolica: il Prof. E. Verhack, Consultore del Dicastero e segretario emerito del CEEC (Comité Europeen pour l’Education Catholique), e il Prof. Pierre Hurtubise, Direttore del Centre de recherce en histoire religieuse du Canada, che è stato Vice-Presidente della FIUC al momento della preparazione della Ex corde Ecclesiae;

- la descrizione dei nuovi scenari dell’educazione come sono emersi dalle risposte all’Instrumentum laboris, affidata al Prof Italo Fiorin, con due commenti: uno dalla Prof.ssaa Anne Cummins, Vice-rettore dell’Australian Catholic University e l’altro dal Dott. Philippe Boillat, Direttore della Divisione Diritti Umani del Consiglio d’Europa;

- la spiegazione delle finalità e le dinamiche del Congresso.

La sessione conclusiva di sabato 21 novembre si terrà pure nell’Aula Paolo VI e sarà divisa in due parti:

- la prima consiste nella sintesi dei lavori del Congresso (affidata a P. Pedro Aguado, Superiore Generale dei Padri Scolopi) cui seguiranno alcuni commenti da parte della Prof.ssa Nieves Tapia (Argentina), P. Antonio Spadaro, S.J. (Direttore de La Civiltà Cattolica) e il Prof. Jan de Groof, docente di diritto internazionale a Bruxelles e a Tilburg.

- La seconda parte si svolgerà alla presenza del Santo Padre e sarà articolata in brevi testimonianze da scuole e università cattoliche del mondo con le risposte e l’intervento conclusivo di Papa Francesco.

Le sessioni di lavoro che si terranno nelle giornate intermedie del 19 e 20 novembre saranno distinte. All’Auditorim di Via della Conciliazione si riuniranno i membri dell’OIEC, che insieme al programma faranno anche la loro Assemblea Generale. Presso il Centro Mariapoli di Castelgandolfo si riuniranno invece tutti gli altri, in tre gruppi distinti: il settore delle scuole cattoliche, quello delle università cattoliche e il gruppo dei giuristi.

I lavori di queste due giornate saranno concentrati su quattro temi: identità e missione delle scuole e università cattoliche; i soggetti impegnati nell’educazione con le loro diverse responsabilità (Vescovi, genitori, direttori, insegnanti, studenti, ecc.); la formazione dei formatori; e le varie sfide a cui si deve rispondere.

Partecipanti. Gli iscritti sono circa 2.200 (provenienti da tutti i continenti). Mille sono i partecipanti al gruppo dell’OIEC. Degli altri, ottocento sono per il settore scuola, 350 per il settore dell’università e 50 sono i giuristi. Tra i partecipanti vi sono circa 60 Vescovi.

Alla sessione conclusiva di sabato si uniranno altri cinquemila, tra docenti e studenti dei Pontifici Atenei Romani, e delle Università Cattoliche in Italia: l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la LUMSA, l’Università Europea e il Campus Bio-medico.

I lavori dell’intero Congresso si svolgeranno avendo come guida una sorta di Handbook che viene consegnato ai partecipanti. Esso comprende l’Instrumentum laboris e la sintesi delle risposte che sono pervenute.

3. Le prospettive per il dopo Congresso

Il Congresso mondiale non è fine a se stesso e nemmeno soltanto un punto di arrivo del complesso lavoro finora svolto. Per i contributi e i suggerimenti che sono emersi gradualmente nel periodo di preparazione, esso sembra sempre di più assumere il carattere di un nuovo inizio di collaborazione tra il Dicastero e le numerose istituzioni presenti sul territorio.

Accenno per soli titoli ad alcuni obiettivi che già da ora risultano evidenti per il lavoro successivo.

Viene richiesto da più parti un Direttorio Generale per l’educazione cattolica, nel quale vengano riassunti i punti essenziali dei principi e delle norme emanate in numerosi documenti dal Concilio fino ad oggi, relative alle istituzioni educative cattoliche: scuole e università. Dopo il Congresso sarà costituito un gruppo di lavoro a tale scopo.

In occasione del lavoro di analisi delle risposte all’Instrumentum laboris, è maturata la necessità di avere un centro permanente di studio delle problematiche pedagogiche di ispirazione cristiana. La LUMSA ha accettato la nostra proposta e da alcuni mesi è stata costituita la Scuola di Alta Formazione EIS (“Educare all’incontro e alla solidarietà”) che ha come Direttore il Prof. Italo Fiorin.

Il 28 ottobre scorso, il giorno in cui ricorreva la data di promulgazione della Dichiarazione conciliare, Papa Francesco, con un suo chirografo, ha costituito una nuova Fondazione, denominata Gravissimum educationis, per lo studio di situazioni particolari e a sostegno di progetti originali e innovativi, soprattutto nelle situazioni più difficili.

Verrà, infine, costituito un piccolo gruppo di lavoro per seguire le problematiche giuridiche che inevitabilmente si registrano in varie zone del mondo, soprattutto in seguito ai cambiamenti di costituzioni o di leggi che mettono in difficoltà la sopravvivenza delle scuole e università cattoliche.

[01952-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Intervento del Prof. Italo Fiorin

SCHEDA RIASSUNTIVA

La ricerca

La ricerca raccoglie e interpreta le risposte fornite al questionario contenuto nell’Instrumentum laboris “Educare oggi e domani. Una passione che si rinnova”, con il quale la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha interrogato i principali stakeholder sulle sfide che le scuole e università cattoliche incontrano nelle diverse realtà nelle quali operano. Il questionario chiede di indicare quali siano quelle sentite come più impegnative in ogni specifico contesto, come si collochino rispetto a queste sfide, quali siano gli aspetti più positivi dell’esperienza delle scuole e università cattoliche nella nazione dei rispondenti e quali, invece, le maggiori criticità; infine, quali linee strategiche e operative siano già state prospettate o si intravvedono per il futuro. Per analizzare le risposte è stato utilizzato un metodo misto, quantitativo e qualitativo, supportato dall’utilizzo di un software di analisi semantica del linguaggio.

Qualche dato

Complessivamente sono stati raccolti 149 questionari, provenienti da 62 paesi nel mondo, praticamente da tutti i raggruppamenti continentali e comprendono 11.600 lemmi che si ripetono in 222.700 parole chiave espresse nelle numerose lingue dei rispondenti. Si tratta soltanto di una piccolissima parte, quantitativa e qualitativa, della varietà di esperienze, punti di vista, percezioni, pratiche in atto nelle istituzioni educative cattoliche. Va però detto che i documenti prodotti in risposta al questionario che prevedeva solo domande aperte sono stati generalmente corposi, e, soprattutto, il risultato di un complesso lavoro che ha coinvolto in momenti di seminario o di gruppi di lavoro molte realtà impegnate nell’educazione. Questo conferisce alla documentazione esaminata un valore e una rappresentatività molto più significativa.

La ricerca condotta non ha la pretesa statistica di generalizzare i risultati dell’indagine condotta; d’altra parte, le risposte al questionario non forniscono soluzioni né si limitano a dare indicazioni univoche e definitive rispetto alle domande contenute nell’Instrumentum laboris. Per contro, l’analisi condotta fornisce preziose evidenze empiriche raccolte a livello mondiale sull’attualità dei principi affermati nella Dichiarazione Gravissimum educationis e nella Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae, offrendo stimoli per tracciare nuovi progetti istituzionali e percorsi educativi per il futuro. In particolare, ciò che emerge come più interessante dall’analisi dei questionari è il rilancio di alcune questioni chiave già affermate nel Sacro Sinodo e che continuano a guidare a livello mondiale l’impegno di scuole e università cattoliche:

- Quali sono gli elementi qualificanti, i tratti che non possono essere affievoliti o dimenticati, nella pluralità dei contesti culturali, sociali, economici nei quali le istituzioni educative operano?

- Possiamo essere davvero soddisfatti solo perché le nostre istituzioni sono ricercate, apprezzate per la qualità degli insegnamenti, la ricca dotazione di mezzi e tecnologie, la bellezza degli ambienti di studio o degli impianti sportivi?

- Come rispondere alle famiglie cattoliche disimpegnate o disinteressate che vogliono un’educazione cattolica per i propri figli, ma trovano superfluo ciò che ne costituisce l’anima, e non si sentono minimamente coinvolti e corresponsabilizzati?

- Come deve essere intesa la pastorale scolastica per poter aiutare gli studenti e le loro famiglie ad approfondire il significato religioso dell’esperienza di apprendimento all’interno di una scuola o università cattolica? Come aiutare a riconvertire la richiesta così che non prevalga una domanda utilitaristica, ma di formazione integrale?

- Come comportarsi nei confronti di un’invadenza dello Stato che tende ad imporre i contenuti dei programmi scolastici al punto da espungere da essi ogni possibile riferimento alla dimensione spirituale e religiosa dell’esperienza umana?

- Come le attuali pratiche di reclutamento, formazione, accompagnamento, condivisione, permettono di radicare negli insegnanti e in una leadership sempre più laica la consapevolezza dell’identità cattolica e del carisma che la ispira?

- Come coniugare la carenza di mezzi e risorse con l’attenzione a più deboli, fragili e bisognosi soprattutto in un contesto di difficoltà economiche diffuse e dell’insorgere di nuove povertà?

 

Le principali sfide

A livello globale, le principali sfide messe in luce da quanti hanno risposto segnalando opportunità, ma anche potenziali minacce rispetto a una matrice unitaria, quella di comunità educativa di evangelizzazione, sono:

  1. la sfida dell’identità guarda alle ragioni istitutive che hanno portato a dare vita ad una scuola o a una università cattolica e alla necessità di porre continuamente al vaglio i cambiamenti di contesto e le implicazioni per la missione istituzionale.
  2. La sfida dell’educazione integrale fa riferimento ai pilastri dell’identità cristiana la quale trova concretizzazione nella formazione morale, sociale e spirituale dei giovani, nel protagonismo degli studenti, nell’insegnamento della religione cattolica in contesti caratterizzati da crescente pluralismo culturale e in certi casi da esplicita o implicita ostilità.
  3. la sfida della formazione e la fede emerge come relativa a tre principali condizioni che dai questionari emergono come veri e propri fattori abilitanti: il reclutamento e la formazione degli insegnanti, la leadership laica di scuole e università cattoliche, la costruzione di alleanze educative con le famiglie e gli altri interlocutori delle comunità educanti.
  4. La sfida delle periferie, dei poveri e delle nuove povertà assume una duplice articolazione sul piano spirituale e materiale (carenza di mezzi e risorse), enfatizzando l’attenzione che le istituzioni educative cattoliche devono avere verso i più deboli.

Diversi modi di essere presenti

a. Ci sono istituzioni formative che operano in paesi caratterizzati da una crescente secolarizzazione, che tende a ridurre la fede e la Chiesa all’ambito privato e intimo, ad espungere dall’orizzonte dell’uomo ogni dimensione di trascendenza, e, alimentando un progressivo relativismo, provoca, specie nei più giovani, un disorientamento generalizzato. In questo contesto la sfida è data dall’impoverimento culturale, dalla crescente insensibilità alla dimensione del sacro, dalla tirannia della logica dell’individualismo esasperato, del profitto ad ogni costo, dell’insensibilità verso i più deboli e i più poveri.

b. In altri contesti la condizione diffusa è quella del pluralismo delle religioni, e la religione cattolica è, spesso, largamente minoritaria. In questo caso la sfida è quella del dialogo interculturale e interreligioso. Le esperienze finora sviluppate dimostrano la capacità di incontrare, rispettare, valorizzare le diverse culture, collaborando per la promozione dell’uomo e della società. In questi contesti si manifesta in maniera più evidente una peculiare caratteristica della educazione cattolica, il suo essere, per sua stessa vocazione, interculturale. La scuola e l’università cattoliche sono chiamate a crearsi uno spazio nel quale sia possibile dialogare sui significati che le diverse persone, culture e religioni attribuiscono ai rispettivi segni, per poter condividere valori universali quali la solidarietà, la tolleranza, la libertà.

c. Ci sono, infine, paesi nei quali il dialogo interreligioso non sembra possibile, non è consentita alcuna manifestazione pubblica di un’appartenenza religiosa che non sia quella dominante. Le modalità di presenza cambiano in rapporto alle diverse realtà locali, nei confronti delle quali è richiesta la capacità di ascoltarne i bisogni, di rispettarne le specificità culturali, di caratterizzare la propria presenza nella duplice consapevolezza, della coerenza con la propria identità e della considerazione degli spazi espressivi realisticamente possibili. Anche nelle situazioni limite, nelle quali la Chiesa è presente in silenzio, e l’annuncio evangelico è affidato alla testimonianza di vita, ci sono scuole e università cattoliche che sanno offrire un ambiente educativo umanamente ricco, e costruiscono silenziosamente ponti per l’incontro tra le culture e le religioni.

Un punto fermo: la comunità come modello

Per poter svolgere il proprio servizio culturale ed educativo le istituzioni scolastiche e universitarie devono, nella loro organizzazione, ispirarsi ai valori della comunità quale soggetto professionale, educativo e di evangelizzazione.

La comunità costituisce la condizione perché i rapporti delle persone siano ispirati dal rispetto, dal dialogo, dalla solidarietà, dall’accoglienza; è il luogo nel quale ci si prende cura reciprocamente, nel quale gli ultimi non sono considerati gli scarti, ma vengono messi al centro delle preoccupazioni. Nella comunità non si agisce come individui privi di relazioni, indifferenti gli uni nei confronti degli altri, quando non in competizione. Come comunità, scuole e università cattoliche mettono al centro della loro preoccupazione il valore delle relazioni umane, che legano insegnanti, alunni, genitori, gestori con vincoli di affinità di valori e di condivisione del progetto educativo.

In quanto comunità professionali, è necessario che il personale docente e dirigente di una scuola e di un’università cattolica impari a riflettere e a ricercare insieme, a collaborare anche attraverso il dialogo interdisciplinare, a condividere le loro pratiche.

In quanto comunità educative, devono essere aperte alla partecipazione dei genitori e degli studenti, incoraggiarne il protagonismo e l’assunzione di responsabilità, condividere i percorsi di formazione nella fede.

In quanto comunità di evangelizzazione le scuole e le università cattoliche fanno parte della più ampia comunità cristiana e collaborano con la chiesa locale.

La comunità non è solo qualcosa che va costruito e qualificato nel tempo, all’interno delle pareti scolastiche, ma è anche un soggetto attivo nei confronti della realtà esterna, del contesto sociale e culturale. La comunità scolastica e universitaria è collocata in un territorio, e non deve essere estranea alla più ampia comunità sociale, verso la quale è chiamata ad agire come strumento di miglioramento.

Non solo apprendimento, anche servizio

Scuole e università cattoliche perseguono la qualità degli apprendimenti degli alunni, ma non limitano la loro preoccupazione al fatto di conseguire una buona reputazione. Il loro progetto educativo prevede che sapere e vita s’incontrino, e la ricerca e lo studio sono intesi come mezzi di promozione umana e sociale. Nel perseguire la formazione integrale degli studenti viene proposto un curricolo che, insieme allo sviluppo cognitivo, promuova lo sviluppo affettivo, relazionale, spirituale e alimenti la responsabilità nei confronti degli altri e dell’ambiente. L’educazione della persona umana deve essere armonica, come ricorda spesso papa Francesco: mente, mano, cuore. La mente per capire, il cuore per sentire e la mano per agire di conseguenza, potremmo dire per servire.

Linee di impegno

Sul fondamento dei principi espressi nella Dichiarazione Gravissimum educationis e nella Costituzione apostolica Ex corde Ecclesiae, l’Instrumentum laboris ha lo scopo di rilanciare l’impegno della Chiesa nel campo dell’educazione. Avendo sullo sfondo anche l’analisi delle risposte al questionario, si possono riassumere le principali direttrici verso cui impegnare la missione delle scuole e università cattoliche:

- La ricerca. Viviamo in una società della conoscenza, nella quale le informazioni sovrabbondano e sono facilmente accessibili, ma al tempo stesso vi è una grande superficialità, specie per quanto riguarda le questioni morali o di senso.
Si rende necessaria un’educazione che insegni a pensare criticamente e che offra un percorso di maturazione nei valori.
Per rendere più fruttuosa l’attività di ricerca e per meglio condividere la preoccupazione formativa sembra urgente dare seguito, con maggiore concretezza e disponibilità, a quanto già la Gravissimum educationis raccomandava, e cioè la collaborazione tra scuole e università cattoliche, nei vari paesi e nel mondo: «bisogna fare ogni sforzo per coordinare convenientemente tra loro le scuole cattoliche e per favorire tra esse e le altre scuole quella collaborazione richiesta dal bene della comunità umana universale». E ancora: «in ogni università le diverse facoltà, nella misura che lo consente la loro materia, devono aiutarsi vicendevolmente. Così pure le stesse università devono agire in piena intesa e in stretta unione tra loro, promuovendo insieme dei convegni internazionali, tenendosi reciprocamente informate circa le loro ricerche scientifiche, comunicandosi le nuove scoperte, scambiandosi i docenti per determinati periodi e sviluppando quelle iniziative che incrementano la loro collaborazione» (Gravissimum educationis, n. 12)

- La testimonianza. La principale motivazione della presenza delle scuole e delle università cattoliche è testimoniare l’amore di Gesù agli uomini, attraverso gli strumenti della cultura e l’esperienza di vita. Anche il dialogo tra scienza e fede, al quale specialmente le università sono chiamate a dare il loro contributo, è parte dell’azione evangelizzatrice che favorisce la pace e il benessere umano. La testimonianza, intesa come coerenza di vita e passione per gli altri sentiti come fratelli dell’unica famiglia umana, è la prima forma di comunicazione e, in alcuni casi, anche l’unica forma possibile. Certamente è la forma più preziosa.

- Il dialogo. Dialogo non significa relativismo, ma ricerca di comprensione reciproca e desiderio di punti di incontro. Condizione del dialogo è l’ascolto attento, il rispetto, l’empatia, la compassione. Il dialogo, all’interno della comunità scolastica e universitaria, impegna soprattutto gli insegnanti nei confronti dei loro alunni; in relazione alla comunità sociale nella quale scuole e università operano, il dialogo impegna nell’ascolto dei bisogni e nella ricerca delle collaborazioni possibili in vista del bene comune; in relazione alle culture e alle religioni, il dialogo diventa impegno di reciproca conoscenza, di rispetto, di ascolto, di costruzione, di collaborazione in vista della promozione umana.

- Il servizio. Le conoscenze acquisite in ambito accademico sono inerti, se non diventano strumenti di incontro e di comprensione della realtà. Una buona formazione scolastica e universitaria consente alle persone di diventare competenti, non solo nell’ambito di specifici settori, ma in termini più generali, capaci di riflessione critica, di creatività, di iniziativa. Il mondo ha bisogno di professionisti di elevata competenza, ma, per quanto questo sia molto importante, non può però essere sufficiente. Una persona realmente formata, armonicamente formata, è quella che sa mettere la propria competenza al servizio degli altri, sa farne una risorsa per tutti. E’ molto importante che la scuola e l’università aiutino i loro studenti a conoscere la realtà nella quale vivono, a non sentire i problemi della comunità umana estranei al loro percorso di apprendimento, e sappiano mettere a disposizione degli altri il loro sapere e la loro competenza. Così facendo lo stesso apprendimento risulterà migliore, più significativo, arricchito dall’esperienza. «Quando siamo capaci di superare l’individualismo, si può effettivamente produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nella società» (Papa Francesco, Lettera enciclica Laudato si’, 24 maggio 2015, n. 208).

- L’inclusione. Le scuole e le università sono oggi molto sensibili al tema della valutazione e ambiscono di veder riconosciuta la qualità della loro offerta quando vengono stilate le diverse classifiche, sia nazionali che internazionali. La preoccupazione per la qualità è positiva, perché, al di là della posizione ottenuta nelle comparazioni, una buona valutazione sta ad indicare che si sta lavorando bene per gli studenti e per la comunità sociale. Ma c’è un criterio di verifica che non viene considerato dalle agenzie di valutazione e che invece deve rappresentare la preoccupazione principale, il vero punto di prova dell’autenticità di un servizio: l’attenzione ai poveri, la preoccupazione per chi si trova in situazione di fragilità. Il rischio di dimenticarci dei poveri è sempre presente, e chiede una grande vigilanza: «Quasi senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri, non piangiamo più davanti al dramma degli altri né ci interessa curarci di loro, come se tutto fosse una responsabilità a noi estranea che non ci compete» (Evangelii gaudium, n. 54) Come ammonisce la Evangelii gaudium: «Nessuno dovrebbe dire che si mantiene lontano dai poveri perché le sue scelte di vita comportano di prestare più attenzione ad altre incombenze. Questa è una scusa frequente negli ambienti accademici, imprenditoriali o professionali, e persino ecclesiali» (Evangelii gaudium, n. 201). Non dovremo mai dimenticare che è dalle periferie e non dall’opulenza che viene la salvezza.

- La speranza. Educare è un atto di speranza, una scommessa sul futuro che si costruisce in un cammino di ricerca, di inquietudine che muove nella direzione della bellezza, del ‘tesoro nascosto’ della cui esistenza la fede ci rende sicuri. La speranza, in educazione, ci fa credere che sia «sempre possibile sviluppare una nuova capacità di uscire da sé stessi verso l’altro» (Laudato si’, n. 208). Camminare nella speranza, in mezzo alle tante difficoltà, senza perdere la gioia, nella certezza che il Padre ci darà tutto quello che è il necessario.

Grafici di riferimento

Figura 1

Frequenza dei questionari per paese partecipante (colori più scuri indicano maggiore presenza di questionari compilati; il grigio è assenza di questionari)

Come si può vedere dai grafici in fig. 1 e 2, la maggior parte dei 149 questionari sono stati raccolti in Europa (33% circa), e a seguire in Sud America (circa 27%). Percentuali intorno al 12% hanno l’Oceania e l’Asia, mentre il continente Africano e il Nord America si fermano al di sotto del 10%. In assoluto il paese dove sono stati raccolti più questionari è la Spagna (15,4%), seguita dal Brasile (12,8%), dall’Australia (10,1%), dall’Argentina e dall’Italia (entrambe al 3,4%). I restanti paesi hanno una percentuale tra l’1 e il 2%, il che significa che la media per paese di questionari compilati è di circa 2,5 (fig. 2).

Figura 2

Diffusione (in percentuale) delle tipologie di istituzioni che hanno compilato il questionario.

Per quanto riguarda le tipologie istituzionali, sono state ricondotte alle seguenti sei categorie: Associazioni Religiose, Conferenze Episcopali, Congregazioni Religiose, Diocesi, Scuole e Università. La figura n 2 attribuisce alle Conferenze Episcopali e alle Congregazioni Religiose le tipologie più diffuse, tra il 24% e il 26%. Hanno una diffusione intermedia le Università, le Scuole e le Diocesi (tra il 13% e il 16%), mentre rimangono sullo sfondo le Associazioni Religiose (6%).

Incrociando i dati delle appartenenze geografiche ai continenti e delle tipologie istituzionali, si scopre che in Africa hanno compilato il questionario in prevalenza le Conferenze Episcopali (66%; nessuna Associazione, Diocesi e Scuola); in Asia un dato simile, con le Conferenze Episcopali al 44% circa, seguite a ruota dalle Congregazioni Religiose (37,5%; 6,3% per le Associazioni); anche in Europa sono soprattutto le Conferenze Episcopali ad aver compilato il questionario (32,6%), con le Scuole al 24% e le Diocesi e le Università ambedue al 13%; in Nord America sono soprattutto le Diocesi (30%) e le Università (30%), seguite dalle Congregazioni Religiose (20%); in Sud America le Congregazioni Religiose (27%) e le Scuole (32%); in Oceania le Diocesi (50%) e le Conferenze Episcopali (31%).

[01953-IT.01] [Testo originale: Italiano]

[B0881-XX.01]