Con il canto dell’Ora Terza ha avuto inizio questa mattina alle ore 9 nell’Aula del Sinodo in Vaticano la sedicesima Congregazione generale del Sinodo ordinario sulla famiglia.
Questo il testo dell’omelia tenuta nel corso della preghiera da S.E. Mons. Jan Vokál, Vescovo di Hradec Králové (Repubblica Ceca):
Omelia del Vescovo Jan Vokál
«Ecco colui che forma i monti e crea i venti, che manifesta all’uomo qual è il suo pensiero, che fa l’alba e le tenebre e cammina sulle alture della terra, Signore, Dio degli eserciti è il suo nome» (Amos 4,13).
Ogni tanto abbiamo bisogno di fermarci, di alzare gli occhi al cielo, e ricordarci che non siamo noi i padroni del mondo e della vita. Abbiamo bisogno di contemplare il cielo, le montagne, il mare; di sentire la forza del vento, la voce delle grandi acque... Come amava fare san Giovanni Paolo II, di cui proprio ieri ricorreva la memoria liturgica. Abbiamo bisogno di sentirci piccoli - come in realtà siamo -, nel grande universo che Dio ha creato e continua a creare e vivificare, in ogni istante.
Vivere sempre più in mezzo a cose artificiali, fatte da noi, pian piano muta la nostra percezione della realtà e di noi stessi. Senza accorgercene dimentichiamo dove siamo e chi siamo; perdiamo il senso della nostra vera dimensione: a volte ci sentiamo onnipotenti, mentre non lo siamo; a volte ci sentiamo impotenti, mentre non lo siamo.
Come ci ricorda il profeta Amos, siamo come un filo d’erba, è vero, ma il nostro cuore è capace di infinito. Siamo “quasi nulla”, è vero, ma possiamo domandare “perché?”, e sentire dentro di noi un legame misterioso, a volte doloroso, con Colui che ha creato il mondo, il sole, la luna, le stelle... (cfr Sal 8).
Tra tutte le creature - che, a modo loro, sono più umili e obbedienti di noi al Creatore - noi umani siamo gli unici a riconoscere, e a volte a sentire, che questa onnipotenza di Dio, questa sua incomprensibile grandezza, è tutta e solo amore, e amore misericordioso, tenero, compassionevole, come quello di una madre per i suoi figli piccoli e fragili. Siamo gli unici a intuire che tutta la creazione geme e soffre come per le doglie di un parto (cfr Rm 8,22).
San Giovanni Paolo II ci ha lasciato in eredità la profezia che questo è il tempo della misericordia. Ha intitolato alla Divina Misericordia la II Domenica di Pasqua, ed è spirato proprio alla vigilia di questa domenica. Continui Egli ad intercedere per noi, perché diventiamo sempre più misericordiosi, come è misericordioso il nostro Padre celeste (cfr. Lc 6, 36).
[01814-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0809-XX.01]