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Messaggio del Santo Padre Francesco per la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù (Cracovia, 26-31 luglio 2016), 28.09.2015


Messaggio del Santo Padre

Testo in lingua francese

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Testo in lingua polacca

Testo in lingua araba

Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio che il Santo Padre Francesco invia ai giovani e alle giovani del mondo in occasione della 31ma Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata a Cracovia (Polonia) dal 26 al 31 luglio 2016:

Messaggio del Santo Padre

«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7)

Carissimi giovani,

siamo giunti all’ultima tappa del nostro pellegrinaggio a Cracovia, dove il prossimo anno, nel mese di luglio, celebreremo insieme la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù. Nel nostro lungo e impegnativo cammino siamo guidati dalle parole di Gesù tratte dal “discorso della montagna”. Abbiamo iniziato questo percorso nel 2014, meditando insieme sulla prima Beatitudine: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli» (Mt 5,3). Per il 2015 il tema è stato «Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt 5,8). Nell’anno che ci sta davanti vogliamo lasciarci ispirare dalle parole: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5,7).

1. Il Giubileo della Misericordia

Con questo tema la GMG di Cracovia 2016 si inserisce nell’Anno Santo della Misericordia, diventando un vero e proprio Giubileo dei Giovani a livello mondiale. Non è la prima volta che un raduno internazionale dei giovani coincide con un Anno giubilare. Infatti, fu durante l’Anno Santo della Redenzione (1983/1984) che san Giovanni Paolo II convocò per la prima volta i giovani di tutto il mondo per la Domenica delle Palme. Fu poi durante il Grande Giubileo del 2000 che più di due milioni di giovani di circa 165 paesi si riunirono a Roma per la XV Giornata Mondiale della Gioventù. Come avvenne in questi due casi precedenti, sono sicuro che il Giubileo dei Giovani a Cracovia sarà uno dei momenti forti di questo Anno Santo!

Forse alcuni di voi si domandano: che cos’è questo Anno giubilare celebrato nella Chiesa? Il testo biblico di Levitico 25 ci aiuta a capire che cosa significava un “giubileo” per il popolo d’Israele: ogni cinquant’anni gli ebrei sentivano risuonare la tromba (jobel) che li convocava (jobil) a celebrare un anno santo, come tempo di riconciliazione (jobal) per tutti. In questo periodo si doveva recuperare una buona relazione con Dio, con il prossimo e con il creato, basata sulla gratuità. Perciò, tra le altre cose, si promuoveva il condono dei debiti, un particolare aiuto per chi era caduto in miseria, il miglioramento delle relazioni tra le persone e la liberazione degli schiavi.

Gesù Cristo è venuto ad annunciare e realizzare il tempo perenne della grazia del Signore, portando ai poveri il lieto annuncio, la liberazione ai prigionieri, la vista ai ciechi e la libertà agli oppressi (cfr Lc 4,18-19). In Lui, specialmente nel suo Mistero Pasquale, il senso più profondo del giubileo trova pieno compimento. Quando in nome di Cristo la Chiesa convoca un giubileo, siamo tutti invitati a vivere uno straordinario tempo di grazia. La Chiesa stessa è chiamata ad offrire in abbondanza segni della presenza e della vicinanza di Dio, a risvegliare nei cuori la capacità di guardare all’essenziale. In particolare, questo Anno Santo della Misericordia «è il tempo per la Chiesa di ritrovare il senso della missione che il Signore le ha affidato il giorno di Pasqua: essere strumento della misericordia del Padre» (Omelia nei Primi Vespri della Domenica della Divina Misericordia, 11 aprile 2015).

2. Misericordiosi come il Padre

Il motto di questo Giubileo straordinario è: «Misericordiosi come il Padre» (cfr Misericordiae Vultus, 13), e con esso si intona il tema della prossima GMG. Cerchiamo perciò di comprendere meglio che cosa significa la misericordia divina.

L’Antico Testamento per parlare di misericordia usa vari termini, i più significativi dei quali sono hesed e rahamim. Il primo, applicato a Dio, esprime la sua instancabile fedeltà all’Alleanza con il suo popolo, che Egli ama e perdona in eterno. Il secondo, rahamim, può essere tradotto come “viscere”, richiamando in particolare il grembo materno e facendoci comprendere l’amore di Dio per il suo popolo come quello di una madre per il suo figlio. Così ce lo presenta il profeta Isaia: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49,15). Un amore di questo tipo implica fare spazio all’altro dentro di sé, sentire, patire e gioire con il prossimo.

Nel concetto biblico di misericordia è inclusa anche la concretezza di un amore che è fedele, gratuito e sa perdonare. In questo brano di Osea abbiamo un bellissimo esempio dell’amore di Dio, paragonato a quello di un padre nei confronti di suo figlio: «Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; [...] A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare» (Os 11,1-4). Nonostante l’atteggiamento sbagliato del figlio, che meriterebbe una punizione, l’amore del padre è fedele e perdona sempre un figlio pentito. Come vediamo, nella misericordia è sempre incluso il perdono; essa «non è un’idea astratta, ma una realtà concreta con cui Egli rivela il suo amore come quello di un padre e di una madre che si commuovono fino dal profondo delle viscere per il proprio figlio. [...] Proviene dall’intimo come un sentimento profondo, naturale, fatto di tenerezza e di compassione, di indulgenza e di perdono» (Misericordiae Vultus, 6).

Il Nuovo Testamento ci parla della divina misericordia (eleos) come sintesi dell’opera che Gesù è venuto a compiere nel mondo nel nome del Padre (cfr Mt 9,13). La misericordia del nostro Signore si manifesta soprattutto quando Egli si piega sulla miseria umana e dimostra la sua compassione verso chi ha bisogno di comprensione, guarigione e perdono. Tutto in Gesù parla di misericordia. Anzi, Egli stesso è la misericordia.

Nel capitolo 15 del Vangelo di Luca possiamo trovare le tre parabole della misericordia: quella della pecora smarrita, quella della moneta perduta e quella conosciuta come la parabola “del figlio prodigo”. In queste tre parabole ci colpisce la gioia di Dio, la gioia che Egli prova quando ritrova un peccatore e lo perdona. Sì, la gioia di Dio è perdonare! Qui c’è la sintesi di tutto il Vangelo. «Ognuno di noi è quella pecora smarrita, quella moneta perduta; ognuno di noi è quel figlio che ha sciupato la propria libertà seguendo idoli falsi, miraggi di felicità, e ha perso tutto. Ma Dio non ci dimentica, il Padre non ci abbandona mai. E’ un padre paziente, ci aspetta sempre! Rispetta la nostra libertà, ma rimane sempre fedele. E quando ritorniamo a Lui, ci accoglie come figli, nella sua casa, perché non smette mai, neppure per un momento, di aspettarci, con amore. E il suo cuore è in festa per ogni figlio che ritorna. E’ in festa perché è gioia. Dio ha questa gioia, quando uno di noi peccatore va da Lui e chiede il suo perdono» (Angelus, 15 settembre 2013).

La misericordia di Dio è molto concreta e tutti siamo chiamati a farne esperienza in prima persona. Quando avevo diciassette anni, un giorno in cui dovevo uscire con i miei amici, ho deciso di passare prima in chiesa. Lì ho trovato un sacerdote che mi ha ispirato una particolare fiducia e ho sentito il desiderio di aprire il mio cuore nella Confessione. Quell’incontro mi ha cambiato la vita! Ho scoperto che quando apriamo il cuore con umiltà e trasparenza, possiamo contemplare in modo molto concreto la misericordia di Dio. Ho avuto la certezza che nella persona di quel sacerdote Dio mi stava già aspettando, prima che io facessi il primo passo per andare in chiesa. Noi lo cerchiamo, ma Lui ci anticipa sempre, ci cerca da sempre, e ci trova per primo. Forse qualcuno di voi ha un peso nel suo cuore e pensa: Ho fatto questo, ho fatto quello…. Non temete! Lui vi aspetta! Lui è padre: ci aspetta sempre! Com’è bello incontrare nel sacramento della Riconciliazione l’abbraccio misericordioso del Padre, scoprire il confessionale come il luogo della Misericordia, lasciarci toccare da questo amore misericordioso del Signore che ci perdona sempre!

E tu, caro giovane, cara giovane, hai mai sentito posare su di te questo sguardo d’amore infinito, che al di là di tutti i tuoi peccati, limiti, fallimenti, continua a fidarsi di te e guardare la tua esistenza con speranza? Sei consapevole del valore che hai al cospetto di un Dio che per amore ti ha dato tutto? Come ci insegna san Paolo, «Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5, 8). Ma capiamo davvero la forza di queste parole?

So quanto è cara a tutti voi la croce delle GMG – dono di san Giovanni Paolo II – che fin dal 1984 accompagna tutti i vostri Incontri mondiali. Quanti cambiamenti, quante conversioni vere e proprie sono scaturite nella vita di tanti giovani dall’incontro con questa croce spoglia! Forse vi siete posti la domanda: da dove viene questa forza straordinaria della croce? Ecco dunque la risposta: la croce è il segno più eloquente della misericordia di Dio! Essa ci attesta che la misura dell’amore di Dio nei confronti dell’umanità è amare senza misura! Nella croce possiamo toccare la misericordia di Dio e lasciarci toccare dalla sua stessa misericordia! Qui vorrei ricordare l’episodio dei due malfattori crocifissi accanto a Gesù: uno di essi è presuntuoso, non si riconosce peccatore, deride il Signore. L’altro invece riconosce di aver sbagliato, si rivolge al Signore e gli dice: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gesù lo guarda con misericordia infinita e gli risponde: «Oggi con me sarai nel paradiso» (cfr Lc 23, 32.39-43). Con quale dei due ci identifichiamo? Con colui che è presuntuoso e non riconosce i propri sbagli? Oppure con l’altro, che si riconosce bisognoso della misericordia divina e la implora con tutto il cuore? Nel Signore, che ha dato la sua vita per noi sulla croce, troveremo sempre l’amore incondizionato che riconosce la nostra vita come un bene e ci dà sempre la possibilità di ricominciare.

3. La straordinaria gioia di essere strumenti della misericordia di Dio

La Parola di Dio ci insegna che «si è più beati nel dare che nel ricevere» (At 20,35). Proprio per questo motivo la quinta Beatitudine dichiara felici i misericordiosi. Sappiamo che il Signore ci ha amati per primo. Ma saremo veramente beati, felici, soltanto se entreremo nella logica divina del dono, dell’amore gratuito, se scopriremo che Dio ci ha amati infinitamente per renderci capaci di amare come Lui, senza misura. Come dice san Giovanni: «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio.Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.[…] In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri» (1 Gv 4,7-11).

Dopo avervi spiegato in modo molto riassuntivo come il Signore esercita la sua misericordia nei nostri confronti, vorrei suggerirvi come concretamente possiamo essere strumenti di questa stessa misericordia verso il nostro prossimo.

Mi viene in mente l’esempio del beato Piergiorgio Frassati. Lui diceva: «Gesù mi fa visita ogni mattina nella Comunione, io la restituisco nel misero modo che posso, visitando i poveri». Piergiorgio era un giovane che aveva capito che cosa vuol dire avere un cuore misericordioso, sensibile ai più bisognosi. A loro dava molto più che cose materiali; dava sé stesso, spendeva tempo, parole, capacità di ascolto. Serviva i poveri con grande discrezione, non mettendosi mai in mostra. Viveva realmente il Vangelo che dice: «Mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto» (Mt 6,3-4). Pensate che un giorno prima della sua morte, gravemente ammalato, dava disposizioni su come aiutare i suoi amici disagiati. Ai suoi funerali, i famigliari e gli amici rimasero sbalorditi per la presenza di tanti poveri a loro sconosciuti, che erano stati seguiti e aiutati dal giovane Piergiorgio.

A me piace sempre associare le Beatitudini evangeliche al capitolo 25 di Matteo, quando Gesù ci presenta le opere di misericordia e dice che in base ad esse saremo giudicati. Vi invito perciò a riscoprire le opere dimisericordia corporale: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. E non dimentichiamo le opere dimisericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Come vedete, la misericordia non è “buonismo”, né mero sentimentalismo. Qui c’è la verifica dell’autenticità del nostro essere discepoli di Gesù, della nostra credibilità in quanto cristiani nel mondo di oggi.

A voi giovani, che siete molto concreti, vorrei proporre per i primi sette mesi del 2016 di scegliere un’opera di misericordia corporale e una spirituale da mettere in pratica ogni mese. Fatevi ispirare dalla preghiera di santa Faustina, umile apostola della Divina Misericordia nei nostri tempi:

«Aiutami, o Signore, a far sì che […]
i miei occhi siano misericordiosi, in modo che io non nutra mai sospetti e non giudichi sulla
base di apparenze esteriori, ma sappia scorgere ciò che c’è di bello nell’anima del mio
prossimo e gli sia di aiuto [… ]
il mio udito sia misericordioso, che mi chini sulle necessità del mio prossimo, che le mie
orecchie non siano indifferenti ai dolori ed ai gemiti del mio prossimo […]
la mia lingua sia misericordiosa e non parli mai sfavorevolmente del prossimo, ma abbia per
ognuno una parola di conforto e di perdono […]
le mie mani siano misericordiose e piene di buone azioni […]
i miei piedi siano misericordiosi, in modo che io accorra sempre in aiuto del prossimo,
vincendo la mia indolenza e la mia stanchezza […]
il mio cuore sia misericordioso, in modo che partecipi a tutte le sofferenze del prossimo»
(Diario, 163).

Il messaggio della Divina Misericordia costituisce dunque un programma di vita molto concreto ed esigente perché implica delle opere. E una delle opere di misericordia più evidenti, ma forse tra le più difficili da mettere in pratica, è quella di perdonare chi ci ha offeso, chi ci ha fatto del male, coloro che consideriamo come nemici. «Come sembra difficile tante volte perdonare! Eppure, il perdono è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la serenità del cuore. Lasciar cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta sono condizioni necessarie per vivere felici» (Misericordiae Vultus, 9).

Incontro tanti giovani che dicono di essere stanchi di questo mondo così diviso, in cui si scontrano sostenitori di fazioni diverse, ci sono tante guerre e c’è addirittura chi usa la propria religione come giustificazione per la violenza. Dobbiamo supplicare il Signore di donarci la grazia di essere misericordiosi con chi ci fa del male. Come Gesù che sulla croce pregava per coloro che lo avevano crocifisso: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). L’unica via per vincere il male è la misericordia. La giustizia è necessaria, eccome, ma da sola non basta. Giustizia e misericordia devono camminare insieme. Quanto vorrei che ci unissimo tutti in una preghiera corale, dal profondo dei nostri cuori, implorando che il Signore abbia misericordia di noi e del mondo intero!

4. Cracovia ci aspetta!

Mancano pochi mesi al nostro incontro in Polonia. Cracovia, la città di san Giovanni Paolo II e di santa Faustina Kowalska, ci aspetta con le braccia e il cuore aperti. Credo che la Divina Provvidenza ci abbia guidato a celebrare il Giubileo dei Giovani proprio lì, dove hanno vissuto questi due grandi apostoli della misericordia dei nostri tempi. Giovanni Paolo II ha intuito che questo era il tempo della misericordia. All’inizio del suo pontificato ha scritto l’Enciclica Dives in misericordia. Nell’Anno Santo del 2000 ha canonizzato suor Faustina, istituendo anche la Festa della Divina Misericordia, nella seconda domenica di Pasqua. E nel 2002 ha inaugurato personalmente a Cracovia il Santuario di Gesù Misericordioso, affidando il mondo alla Divina Misericordia e auspicando che questo messaggiogiungesse a tutti gli abitanti della terrae ne riempisse i cuori di speranza: «Bisogna accendere questa scintilla della grazia di Dio. Bisogna trasmettere al mondo questo fuoco della misericordia.Nella misericordia di Dio il mondo troverà la pace, e l’uomo la felicità!» (Omelia per la Dedicazione del Santuario della Divina Misericordia a Cracovia, 17 agosto 2002).

Carissimi giovani, Gesù misericordioso, ritratto nell’effigie venerata dal popolo di Dio nel santuario di Cracovia a Lui dedicato, vi aspetta. Lui si fida di voi e conta su di voi! Ha tante cose importanti da dire a ciascuno e a ciascuna di voi… Non abbiate paura di fissare i suoi occhi colmi di amore infinito nei vostri confronti e lasciatevi raggiungere dal suo sguardo misericordioso, pronto a perdonare ogni vostro peccato, uno sguardo capace di cambiare la vostra vita e di guarire le ferite delle vostre anime, uno sguardo che sazia la sete profonda che dimora nei vostri giovani cuori: sete di amore, di pace, di gioia, e di felicità vera. Venite a Lui e non abbiate paura! Venite per dirgli dal profondo dei vostri cuori: “Gesù confido in Te!”. Lasciatevi toccare dalla sua misericordia senza limiti per diventare a vostra volta apostoli della misericordia mediante le opere, le parole e la preghiera, nel nostro mondo ferito dall’egoismo, dall’odio, e da tanta disperazione.

Portate la fiamma dell’amore misericordioso di Cristo – di cui ha parlato san Giovanni Paolo II – negli ambienti della vostra vita quotidiana e sino ai confini della terra. In questa missione, io vi accompagno con i miei auguri e le mie preghiere, vi affido tutti a Maria Vergine, Madre della Misericordia, in quest’ultimo tratto del cammino di preparazione spirituale alla prossima GMG di Cracovia, e vi benedico tutti di cuore.

Dal Vaticano, 15 agosto 2015
Solennità dell’Assunzione della B.V. Maria

FRANCISCUS

[01573-IT.01] [Testo originale: Italiano]

Testo in lingua francese

«Heureux les miséricordieux, car ils obtiendront miséricorde»

(Mt 5, 7)

Chers jeunes,

Nous voici arrivés à la dernière étape de notre pèlerinage vers Cracovie où, en juillet prochain, nous célébrerons ensemble les 21ème Journées Mondiales de la Jeunesse. Sur notre parcours, long et exigeant, nous sommes guidés par les paroles de Jésus tirées du “Discours sur la montagne”. Nous avons commencé ce voyage en 2014, en méditant ensemble sur la première Béatitude : « Heureux les pauvres en esprit, car le Royaume des cieux est à eux » (Mt 5, 3). En 2015, le thème a été: «Heureux les cœurs purs, car ils verront Dieu » (Mt 5, 8). Au cours de l’année que nous allons vivre, nous voulons nous laisser inspirer par le verset suivant : « Heureux les miséricordieux, car ils obtiendront miséricorde» (Mt 5, 7).

1. Le Jubilé de la Miséricorde

Grâce à son thème, les JMJ de Cracovie 2016 s’insèrent parfaitement dans le climat de l’Année Sainte de la Miséricorde, devenant ainsi un vrai Jubilé mondial des jeunes. Ce n’est pas la première fois qu’une rencontre internationale de jeunes coïncide avec une Année jubilaire. En effet, ce fut dans le cadre de l’Année Sainte de la Rédemption (1983-1984) que saint Jean-Paul II convoqua pour la première fois les jeunes du monde entier à Rome lors du dimanche des Rameaux. C’est encore au cours du Grand Jubilé de l’an 2000 que plus de deux millions de jeunes de 165 pays se retrouvèrent à Rome pour les 15ème Journées Mondiales de la Jeunesse. Comme dans ces deux cas précédents, cette fois-ci encore – j’en suis certain –, le Jubilé des jeunes à Cracovie sera l’un des temps forts de cette Année sainte !

Peut-être certains d’entre vous se demandent-t-ils ce qu’est cette Année jubilaire célébrée dans l’Église. Le texte biblique du Lévitique au chapitre 25 nous aide à comprendre ce que signifiait le “jubilé” pour le peuple d’Israël : tous les cinquante ans, les Hébreux entendaient retentir la trompette (jobel) qui les convoquait (jobil) pour célébrer une Année Sainte, un temps de réconciliation (Jobal) pour tous. C’était un temps propice pour renouer une relation bonne avec Dieu, avec le prochain et avec la création, fondée sur la gratuité. Par conséquent, entre autres choses, on encourageait l’effacement des dettes, un soutien particulier à ceux qui étaient tombés dans la misère, l’amélioration des relations interpersonnelles et la libération des esclaves.

Jésus-Christ est venu annoncer et accomplir le temps perpétuel de la grâce du Seigneur, annonçant la Bonne Nouvelle aux pauvres, la délivrance aux captifs, la vue aux aveugles et la liberté aux opprimés (cf. Lc 4, 18-19). En lui, et en particulier dans son Mystère pascal, s’accomplit pleinement le sens profond du Jubilé. Lorsqu’au nom du Christ l’Église convoque un jubilé, nous sommes tous invités à vivre un temps extraordinaire de grâce. L’Église elle-même est appelée à offrir en abondance des signes de la présence et de la proximité de Dieu, pour réveiller dans les cœurs la capacité à regarder l’essentiel. En particulier cette Année Sainte de la Miséricorde est «le temps pour l’Église de retrouver le sens de la mission que le Seigneur lui a confiée le jour de Pâques : être signe et instrument de la miséricorde du Père » (Homélie des premières vêpres du dimanche de la Divine Miséricorde, 11 avril 2015).

2. Miséricordieux comme le Père

La devise de ce jubilé extraordinaire – “Miséricordieux comme le Père” (cf.Misericordiae Vultus, 13) – s’accorde bien avec le thème des prochaines JMJ. Essayons donc de mieux cerner ce que signifie la miséricorde divine.

Pour parler de la miséricorde divine, l’Ancien Testament recourt à différents termes, les plus significatifs étant: hessed et rahamim. Le premier, appliqué à Dieu, exprime son indéfectible fidélité à l’Alliance avec son peuple, qu’il aime et pardonne toujours. Rahamim, quant à lui, peut être traduit par “entrailles” et renvoie en particulier au sein maternel, faisant comprendre que l’amour de Dieu pour son peuple est comme celui d’une mère pour son enfant. Le prophète Isaïe l’exprime bien par ces mots : «Une femme oublie-t-elle son petit enfant, est-elle sans pitié pour le fils de ses entrailles ? Même si les femmes oubliaient, moi, je ne t’oublierai pas» (Is 49, 15). Un tel amour implique que l’on fasse de la place pour l’autre en soi-même, que l’on sente, souffre et se réjouisse avec le prochain.

Le concept biblique de la miséricorde contient également l’idée d’un amour concret, qui est fidèle, gratuit et capable de pardonner. Ce passage du prophète Osée nous offre un bel exemple de l’amour de Dieu, comparable à l’amour d’un père pour son fils : « Quand Israël était jeune, je l’aimai, et d’Égypte j’appelai mon fils. Mais plus je les appelais, plus ils s’écartaient de moi ; aux Baals ils sacrifiaient, aux idoles ils brûlaient de l’encens. Et moi j’avais appris à marcher à Éphraïm, je le prenais par les bras, et ils n’ont pas compris que je prenais soin d’eux ! Je les menais avec des attaches humaines, avec des liens d’amour ; j’étais pour eux comme ceux qui soulèvent un nourrisson tout contre leur joue, je m’inclinais vers lui et le faisais manger » (Os 11, 1-4). Malgré le comportement mauvais de l’enfant qui mériterait un châtiment, l’amour du père est fidèle et pardonne toujours un fils repentant. Comme on peut le remarquer, le pardon fait toujours partie de la miséricorde: «La miséricorde de Dieu n’est pas une idée abstraite, mais une réalité concrète à travers laquelle il révèle son amour comme celui d’un père et d’une mère qui se laissent émouvoir au plus profond d’eux-mêmes par leur fils [...] Il vient du cœur comme un sentiment profond, naturel, fait de tendresse et de compassion, d’indulgence et de pardon » (Misericordiae Vultus, 6).

Pour le Nouveau Testament, la miséricorde divine (eleos) est la synthèse de l’œuvre que Jésus est venu accomplir dans le monde au nom du Père (cf. Mt 9, 13). La miséricorde de notre Seigneur se manifeste surtout quand il se penche sur la misère humaine et manifeste sa compassion pour celui qui a besoin de compréhension, de guérison et de pardon. Tout en Jésus parle de la miséricorde. Mieux! Il est lui-même la miséricorde.

Au chapitre 15 de l’Évangile de Luc, on trouve les trois paraboles de la miséricorde : la parabole de la brebis perdue, celle de la drachme perdue, et la parabole dite du “fils prodigue”. Dans ces trois paraboles, nous sommes touchés par la joie de Dieu, la joie qu’il éprouve quand il retrouve un pécheur et lui pardonne. Oui! La joie de Dieu est de pardonner ! Voilà la synthèse de tout l’Évangile. «Chacun de nous est cette brebis perdue, cette pièce d’argent perdue ; chacun de nous est ce fils qui a gâché sa liberté en suivant de fausses idoles, des mirages de bonheur, et qui a tout perdu. Mais Dieu ne nous oublie pas, le Père ne nous abandonne jamais. C’est un père patient, il nous attend toujours ! Il respecte notre liberté, mais il reste toujours fidèle. Et lorsque nous retournons à lui, il nous accueille comme ses enfants, dans sa maison, car il ne cesse jamais, même pour un instant, de nous attendre, avec amour. Et son cœur est en fête pour tout enfant qui revient. Il est en fête parce qu’il est joie. Dieu a cette joie, quand l’un de nous, pécheur, va à lui et demande son pardon» (Angélus, 15 septembre 2013).

La miséricorde de Dieu est très concrète et nous sommes tous appelés à en faire personnellement l’expérience. Lorsque j’avais dix-sept ans, un jour où je devais sortir avec mes amis, j’ai décidé de me recueillir d’abord dans une église. Une fois à l’intérieur, j’ai trouvé un prêtre qui m’a inspiré une confiance particulière, et j’ai senti le désir d’ouvrir mon cœur dans la confession. Cette rencontre a changé ma vie ! J’ai découvert que lorsque nous ouvrons nos cœurs avec humilité et transparence, nous pouvons contempler d’une façon très concrète la miséricorde de Dieu. J’ai eu la certitude que dans la personne de ce prêtre, Dieu était là, m’attendant déjà, avant même que je ne fasse le premier pas pour entrer dans l’église. Nous le cherchons, mais il nous précède toujours. Il nous cherche depuis toujours et il nous trouve en premier. Peut-être quelqu’un parmi vous a-t-il un poids sur le cœur et pense : j’ai fait ceci, j’ai fait cela.... N’ayez pas peur ! Il vous attend ! Il est père: Il nous attend toujours ! Comme c’est beau de trouver l’étreinte miséricordieuse du Père dans le sacrement de la Réconciliation, dedécouvrir le confessionnal comme le lieu de la Miséricorde, de se laisser toucher par cet amour miséricordieux du Seigneur qui nous pardonne toujours !

Et toi, cher jeune, as-tu jamais senti se poser sur toi ce regard d’amour infini? Ce regard qui, au-delà de tous tes péchés, limites, échecs, continue à te faire confiance et à considérer ta vie avec espérance ? Es-tu conscient du prix que tu as aux yeux de ce Dieu qui t’a tout donné par amour ? Comme le dit saint Paul : « La preuve que Dieu nous aime, c’est que le Christ, alors que nous étions encore pécheurs, est mort pour nous » (Rm 5, 8). Mais comprenons-nous vraiment la puissance de ces mots?

Je sais à quel point la Croix des JMJ – un don de saint Jean-Paul II – vous est chère, elle qui accompagne toutes vos rencontres internationales depuis 1984. Combien de conversions authentiques, combien de changements sont survenus dans la vie de nombreux jeunes qui ont rencontré cette simple croix dépouillée! Peut-être vous êtes-vous posés la question : d’où vient cette force extraordinaire de la croix ? La réponse est la suivante : la croix est le signe le plus éloquent de la miséricorde de Dieu ! Elle nous enseigne que la mesure de l’amour de Dieu pour l’humanité est d’aimer sans mesure ! Dans la croix, nous pouvons toucher la miséricorde de Dieu et nous laisser toucher par sa miséricorde ! Je voudrais rappeler ici l’épisode des deux larrons crucifiés avec Jésus: l’un des deux est présomptueux, il ne se reconnaît pas pécheur et se moque du Seigneur. L’autre, par contre, reconnaît son erreur et se tourne vers le Seigneur et lui déclare : « Jésus, souviens-toi de moi lorsque tu viendras avec ton Royaume ». Jésus le regarde avec une infinie miséricorde et lui répond : « En vérité, je te le dis : aujourd’hui, tu seras, avec moi, dans le Paradis» (cf. Lc 23, 32.39-43). Avec lequel des deux nous identifions-nous ? Avec celui qui est arrogant et ne reconnaît pas ses erreurs ? Ou avec l’autre qui a reconnu son besoin de miséricorde divine et l’implore de tout son cœur ? Dans le Seigneur qui a donné sa vie pour nous sur la croix, nous trouverons toujours un amour inconditionnel qui reconnaît la valeur de nos vies et nous donne à chaque fois la possibilité de recommencer.

3. L’extraordinaire joie d’être des instruments de la miséricorde divine

La Parole de Dieu nous enseigne qu’« il y a plus de bonheur à donner qu’à recevoir» (Ac 20, 35). C’est précisément pour cette raison que la cinquième béatitude déclare bienheureux les miséricordieux. Nous savons que le Seigneur nous a aimés en premier. Mais nous ne serons vraiment heureux que si nous entrons dans la logique divine du don, de l’amour gratuit. Nous ne serons heureux que si nous découvrons que Dieu nous a si infiniment aimés qu’il nous a rendus capables d’aimer comme lui, sans mesure. Comme le dit saint Jean : « Bien-aimés, aimons-nous les uns les autres, puisque l’amour est de Dieu, et que quiconque aime est né de Dieu et connaît Dieu. Celui qui n’aime pas n’a pas connu Dieu, car Dieu est amour [...] En ceci consiste l’amour : ce n’est pas nous qui avons aimé Dieu, mais c’est lui qui nous a aimés, et qui a envoyé son Fils en victime de propitiation pour nos péchés. Bien-aimés, si Dieu nous a ainsi aimés, nous devons, nous aussi, nous aimer les uns les autres» (1 Jn 4, 7-11).

Après avoir brièvement expliqué comment le Seigneur manifeste sa miséricorde à notre égard, je voudrais maintenant vous suggérer des pistes pour devenir concrètement des instruments de cette miséricorde envers notre prochain.

Je me rappelle le bel exemple du bienheureux Pier Giorgio Frassati. Il disait: «Jésus me rend visite tous les matins dans la Sainte Communion. Moi, je la lui rends, aussi misérablement que je peux, en visitant les pauvres». Le jeune Pier Giorgio avait compris ce que signifie avoir un cœur miséricordieux, sensible aux plus nécessiteux. Il leur donnait bien plus que des choses matérielles ; il se donnait lui-même, passait du temps avec eux, il leur parlait, les écoutait attentivement. Il servait les pauvres avec une grande discrétion, ne se mettant jamais en avant. Il vivait vraiment l’Évangile qui dit : «Quand tu fais l’aumône, que ta main gauche ignore ce que fait ta main droite, afin que ton aumône soit secrète» (Mt 6, 3-4). Figurez-vous que la veille de sa mort, gravement malade, il continuait encore à donner des indications sur la façon d’aider ses amis, les indigents. A ses funérailles, les membres de sa famille et ses amis furent stupéfaits par la présence d’un grand nombre de pauvres, de personnes que Pier Giorgio avait accompagnées et aidées, et dont ils ignoraient l’existence.

J’aime bien associer les Béatitudes évangéliques et le chapitre 25 de Matthieu, où Jésus présente les œuvres de miséricorde et déclare que nous serons jugés sur la base de celles-ci. Je vous invite donc à redécouvrir les œuvres de miséricorde corporelle : nourrir les affamés, donner à boire à ceux qui ont soif, vêtir celui qui est nu, accueillir l’étranger, assister les malades, visiter les prisonniers, ensevelir les morts. N’oublions pas non plus les œuvres de miséricorde spirituelle : conseiller ceux qui sont dans le doute, enseigner ceux qui sont dans l’ignorance, reprendre les pécheurs, consoler les affligés, pardonner les offenses, supporter avec patience les personnes importunes, prier Dieu pour les vivants et pour les morts. Comme vous pouvez le remarquer, la miséricorde n’est pas synonyme de «bonnisme» ni de pur sentimentalisme. En elle se vérifie l’authenticité de notre identité de disciples de Jésus et notre crédibilité en tant que chrétiens dans le monde d’aujourd’hui.

Je vous propose, chers jeunes qui êtes très concrets – pour chacun des sept premiers mois de l’année 2016 –, de choisir une œuvre de miséricorde corporelle et une œuvre de miséricorde spirituelle à mettre en pratique chaque mois. Laissez-vous inspirer par la prière de sainte Faustine, humble apôtre de la Miséricorde Divine pour notre temps :

« Aide-moi, Seigneur, pour que mes yeux soient miséricordieux, pour que je ne soupçonne
jamais ni ne juge d’après les apparences extérieures, mais que je discerne la beauté dans l’âme
de mon prochain et que je lui vienne en aide
[…]
pour que mon oreille soit miséricordieuse, afin que je me penche sur les besoins de mon
prochain et ne reste pas indifférente à ses douleurs ni à ses plaintes […]
pour que ma langue soit miséricordieuse, afin que je ne dise jamais de mal de mon prochain,
mais que j’aie pour chacun un mot de consolation et de pardon […]
pour que mes mains soient miséricordieuses et remplies de bonnes actions […]
pour que mes pieds soient miséricordieux, pour me hâter au secours de mon prochain, en
dominant ma propre fatigue et ma lassitude […]
pour que mon cœur soit miséricordieux, afin que je ressente toutes les souffrances de mon
prochain
[…] (Journal, 163).

Le message de la Divine Miséricorde est donc un programme de vie très concret et exigeant parce qu’il implique des œuvres. Et l’une des œuvres de miséricorde plus évidente, mais aussi plus difficile à mettre en pratique, est sans aucun doute de pardonner à ceux qui nous ont offensés, ceux qui nous ont fait du mal, ceux que nous considérons comme nos ennemis. «Bien souvent, il nous semble difficile de pardonner ! Cependant, le pardon est le moyen déposé dans nos mains fragiles pour atteindre la paix du cœur. Se défaire de la rancœur, de la colère, de la violence et de la vengeance, est la condition nécessaire pour vivre heureux» (Misericordiae Vultus, 9).

Je rencontre beaucoup de jeunes qui me disent qu’ils sont las de ce monde si divisé, où des membres des factions rivales s’affrontent, où sévissent tant de guerres et où il y en a même qui utilisent leur religion pour justifier la violence. Nous devons supplier le Seigneur pour qu’il nous accorde la grâce d’être miséricordieux avec ceux qui nous font du mal, à l’image de Jésus en croix qui a prié pour ceux qui l’avaient crucifié : « Père, pardonne-leur car ils ne savent pas ce qu’ils font » (Lc23, 34). Le seul remède contre le mal est la miséricorde. Certes, la justice est nécessaire, mais pas suffisante à elle seule. Justice et miséricorde doivent aller de pair. Comme je voudrais que nous nous unissions tous en chœur pour prier du tréfonds de nos cœurs et implorer le Seigneur afin qu’il ait pitié de nous et du monde entier !

4. Cracovie nous attend !

Il ne manque plus que quelques mois à notre rencontre en Pologne. Cracovie, la ville de saint Jean-Paul II et de sainte Faustine Kowalska, nous attend à bras et cœurs ouverts. Je crois que c’est la Divine Providence qui nous a conduits à célébrer le Jubilé des jeunes dans la terre où ont vécu ces deux grands apôtres de la miséricorde de notre temps. Jean-Paul II a compris que le nôtre était le temps de la miséricorde. Dès le début de son pontificat, il a promulgué l’encyclique Dives in Misericordia. Pendant l’Année Sainte 2000, il a canonisé Sœur Faustine et a institué la fête de la Divine Miséricorde, le deuxième dimanche de Pâques. Et, en 2002, il a personnellement inauguré à Cracovie le Sanctuaire de Jésus Miséricordieux, confiant le monde entier à la Divine Miséricorde, exprimant le désir que ce message atteigne tous les habitants de la terre et remplisse leurs cœurs d’espérance : « Il faut allumer cette étincelle de la grâce de Dieu. Il faut transmettre au monde ce feu de la miséricorde. Dans la miséricorde de Dieu, le monde trouvera la paix, et l’homme trouvera le bonheur !» (Homélie pour la dédicace du Sanctuaire de la Divine Miséricorde à Cracovie, 17 août 2002).

Chers jeunes, Jésus miséricordieux, représenté dans l’effigie vénérée par le peuple de Dieu dans le sanctuaire de Cracovie qui lui est consacré, vous attend. Il vous fait confiance et il compte sur vous ! Il a tant de choses importantes à dire à chacun d’entre vous... N’ayez pas peur de croiser son regard plein d’amour infini pour chacun de vous, et laissez-vous atteindre par son regard miséricordieux, prêt à pardonner tous vos péchés, un regard qui peut changer votre vie et guérir les blessures de vos âmes, un regard qui étanche la soif profonde qui habite vos cœurs de jeunes: soif d’amour, de paix, de joie et du vrai bonheur. Venez à lui et n’ayez pas peur ! Venez pour lui dire du fond de votre cœur : «Jésus, en toi je me confie !». Laissez-vous toucher par sa miséricorde sans limite pour devenir vous aussi, à travers les œuvres, les paroles et la prière, des apôtres de la miséricorde dans notre monde blessé par l’égoïsme, la haine et tant de désespoir.

Portez la flamme de l’amour miséricordieux du Christ – dont parlait saint Jean-Paul II – dans les différents milieux de votre vie quotidienne et jusqu’aux extrémités de la terre. Dans cette mission, je vous accompagne avec mes meilleurs vœux et mes prières. Je vous confie tous à la Sainte Vierge Marie, Mère de Miséricorde, pendant cette phase finale de l’itinéraire de préparation spirituelle aux prochaines JMJ à Cracovie, et je vous bénis tous de grand cœur.

Du Vatican, le 15 août 2015,
Solennité de l’Assomption de la Bienheureuse Vierge Marie

FRANCISCUS

[01573-FR.01] [Texte original: Italien]

Testo in lingua inglese

Blessed are the merciful, for they shall obtain mercy” (Mt 5:7)

Dear Young People,

We have come to the last stretch of our pilgrimage to Krakow, the place where we will celebrate the 31st World Youth Day next year in the month of July. We are being guided on this long and challenging path by Jesus’ words taken from the Sermon on the Mount. We began this journey in 2014 by meditating together on the first Beatitude: “Blessed are the poor in spirit, for theirs is the kingdom of heaven” (Mt 5:3). The theme for 2015 was: “Blessed are the pure in heart, for they shall see God” (Mt 5:8). During the year ahead, let us allow ourselves to be inspired by the words: “Blessed are the merciful, for they shall obtain mercy” (Mt 5:7).

1. The Jubilee of Mercy

With this theme, the Krakow 2016 WYD forms part of the Holy Year of Mercy and so becomes a Youth Jubilee at world level. It is not the first time that an international youth gathering has coincided with a Jubilee Year. Indeed, it was during the Holy Year of the Redemption (1983/1984) that Saint John Paul II first called on young people from around the world to come together on Palm Sunday. Then, during the Great Jubilee of the year 2000, over two million young people from around 165 countries gathered in Rome for the 15th World Youth Day. I am sure that the Youth Jubilee in Krakow will be, as on those two previous occasions, one of the high points of this Holy Year!

Perhaps some of you are asking: what is this Jubilee Year that is celebrated in the Church? The scriptural text of Leviticus 5 can help us to understand the meaning of a “jubilee” for the people of Israel. Every fifty years they heard the sounding of a trumpet (jobel) calling them (jobil) to celebrate a holy year as a time of reconciliation (jobal) for everyone. During that time they had to renew their good relations with God, with their neighbours and with creation, all in a spirit of gratuitousness. This fostered, among other things, debt forgiveness, special help for those who had fallen into poverty, an improvement in interpersonal relations and the freeing of slaves.

Jesus Christ came to proclaim and bring about the Lord’s everlasting time of grace. He brought good news to the poor, freedom to prisoners, sight to the blind and freedom to the oppressed (cf. Lk 4:18-19). In Jesus, and particularly in his Paschal Mystery, the deeper meaning of the jubilee is fully realized. When the Church proclaims a jubilee in the name of Christ, we are all invited to experience a wonderful time of grace. The Church must offer abundant signs of God’s presence and closeness, and reawaken in people’s hearts the ability to look to the essentials. In particular, this Holy Year of Mercy is “a time for the Church to rediscover the meaning of the mission entrusted to her by the Lord on the day of Easter: to be a sign and an instrument of the Father’s mercy” (Homily at First Vespers of Divine Mercy Sunday, 11 April 2015).

2. Merciful like the Father

The motto for this Extraordinary Jubilee is “Merciful like the Father” (cf. Misericordiae Vultus, 13). This fits in with the theme of the next WYD, so let us try to better understand the meaning of divine mercy.

The Old Testament uses various terms when it speaks about mercy. The most meaningful of these are hesed and rahamim. The first, when applied to God, expresses God’s unfailing fidelity to the Covenant with his people whom he loves and forgives for ever. The second, rahamim, which literally means “entrails”, can be translated as “heartfelt mercy”. This particularly brings to mind the maternal womb and helps us understand that God’s love for his people is like that of a mother for her child. That is how it is presented by the prophet Isaiah: “Can a mother forget her infant, be without tenderness for the child of her womb? Even should she forget, I will never forget you” (Is 49:15). Love of this kind involves making space for others within ourselves and being able to sympathize, suffer and rejoice with our neighbours.

The biblical concept of mercy also includes the tangible presence of love that is faithful, freely given and able to forgive. In the following passage from Hosea, we have a beautiful example of God’s love, which the prophet compares to that of a father for his child: “When Israel was a child I loved him; out of Egypt I called my son. The more I called them, the farther they went from me... Yet it was I who taught Ephraim to walk, who took them in my arms; I drew them with human cords, with bands of love; I fostered them like one who raises an infant to his cheeks... I stooped to feed my child” (Hos 11:1-4). Despite the child’s wrong attitude that deserves punishment, a father’s love is faithful. He always forgives his repentant children. We see here how forgiveness is always included in mercy. It is “not an abstract idea, but a concrete reality with which he reveals his love as of that of a father or a mother, moved to the very depths out of love for their child... It gushes forth from the depths naturally, full of tenderness and compassion, indulgence and mercy” (Misericordiae Vultus, 6).

The New Testament speaks to us of divine mercy (eleos) as a synthesis of the work that Jesus came to accomplish in the world in the name of the Father (cf. Mt 9:13). Our Lord’s mercy can be seen especially when he bends down to human misery and shows his compassion for those in need of understanding, healing and forgiveness. Everything in Jesus speaks of mercy. Indeed, he himself is mercy.

In Chapter 15 of Luke’s Gospel we find the three parables of mercy: the lost sheep, the lost coin and the parable of the prodigal son. In these three parables we are struck by God’s joy, the joy that God feels when he finds and forgives a sinner. Yes, it is God’s joy to forgive! This sums up the whole of the Gospel. “Each of us, each one of us, is that little lost lamb, the coin that was mislaid; each one of us is that son who has squandered his freedom on false idols, illusions of happiness, and has lost everything. But God does not forget us; the Father never abandons us. He is a patient Father, always waiting for us! He respects our freedom, but he remains faithful forever. And when we come back to him, he welcomes us like children into his house, for he never ceases, not for one instant, to wait for us with love. And his heart rejoices over every child who returns. He is celebrating because he is joy. God has this joy, when one of us sinners goes to him and asks his forgiveness” (Angelus, 15 September 2013).

God’s mercy is very real and we are all called to experience it firsthand. When I was seventeen years old, it happened one day that, as I was about to go out with friends, I decided to stop into a church first. I met a priest there who inspired great confidence, and I felt the desire to open my heart in Confession. That meeting changed my life! I discovered that when we open our hearts with humility and transparency, we can contemplate God’s mercy in a very concrete way. I felt certain that, in the person of that priest, God was already waiting for me even before I took the step of entering that church. We keep looking for God, but God is there before us, always looking for us, and he finds us first. Maybe one of you feels something weighing on your heart. You are thinking: I did this, I did that.... Do not be afraid! God is waiting for you! God is a Father and he is always waiting for us! It is so wonderful to feel the merciful embrace of the Father in the sacrament of Reconciliation, to discover that the confessional is a place of mercy, and to allow ourselves to be touched by the merciful love of the Lord who always forgives us!

You, dear young man, dear young woman, have you ever felt the gaze of everlasting love upon you, a gaze that looks beyond your sins, limitations and failings, and continues to have faith in you and to look upon your life with hope? Do you realize how precious you are to God, who has given you everything out of love? Saint Paul tells us that “God proves his love for us in that, while we were still sinners, Christ died for us” (Rom 5:8). Do we really understand the power of these words?

I know how much the WYD cross means to all of you. It was a gift from Saint John Paul II and has been with you at all your World Meetings since 1984. So many changes and real conversions have taken place in the lives of young people who have encountered this simple bare cross! Perhaps you have asked yourselves the question: what is the origin of the extraordinary power of the cross? Here is the answer: the cross is the most eloquent sign of God’s mercy! It tells us that the measure of God’s love for humanity is to love without measure! Through the cross we can touch God’s mercy and be touched by that mercy! Here I would recall the episode of the two thieves crucified beside Jesus. One of them is arrogant and does not admit that he is a sinner. He mocks the Lord. The other acknowledges that he has done wrong; he turns to the Lord saying: “Jesus, remember me when you come into your kingdom”. Jesus looks at him with infinite mercy and replies: “Today you will be with me in Paradise” (cf. Lk 23:32, 39-43). With which of the two do we identify? Is it with the arrogant one who does not acknowledge his own mistakes? Or is it with the other, who accepts that he is in need of divine mercy and begs for it with all his heart? It is in the Lord, who gave his life for us on the cross, that we will always find that unconditional love which sees our lives as something good and always gives us the chance to start again.

3. The amazing joy of being instruments of God’s mercy

The Word of God teaches us that “it is more blessed to give than to receive” (Acts 20:35). That is why the fifth Beatitude declares that the merciful are blessed. We know that the Lord loved us first. But we will be truly blessed and happy only when we enter into the divine “logic” of gift and gracious love, when we discover that God has loved us infinitely in order to make us capable of loving like Him, without measure. Saint John says: “Beloved, let us love one another, because love is of God; everyone who loves is begotten by God and knows God. Whoever is without love does not know God, for God is love... In this is love: not that we have loved God, but that he loved us and sent his Son as expiation for our sins. Beloved, if God so loved us, we also must love one another” (1 Jn 4:7-11).

After this very brief summary of how the Lord bestows his mercy upon us, I would like to give you some suggestions on how we can be instruments of this mercy for others.

I think of the example of Blessed Pier Giorgio Frassati. He said, “Jesus pays me a visit every morning in Holy Communion, and I return the visit in the meagre way I know how, visiting the poor”. Pier Giorgio was a young man who understood what it means to have a merciful heart that responds to those most in need. He gave them far more than material goods. He gave himself by giving his time, his words and his capacity to listen. He served the poor very quietly and unassumingly. He truly did what the Gospel tells us: “When you give alms, do not let your left hand know what your right is doing, so that your almsgiving may be secret” (Mt 6:3-4). Imagine that, on the day before his death when he was gravely ill, he was giving directions on how his friends in need should be helped. At his funeral, his family and friends were stunned by the presence of so many poor people unknown to them. They had been befriended and helped by the young Pier Giorgio.

I always like to link the Gospel Beatitudes with Matthew 25, where Jesus presents us with the works of mercy and tells us that we will be judged on them. I ask you, then, to rediscover the corporal works of mercy: to feed the hungry, give drink to the thirsty, clothe the naked, welcome the stranger, assist the sick, visit the imprisoned and bury the dead. Nor should we overlook the spiritual works of mercy: to counsel the doubtful, teach the ignorant, admonish sinners, comfort the sorrowful, forgive offences, patiently bear with troublesome people and pray to God for the living and the dead. As you can see, mercy does not just imply being a “good person” nor is it mere sentimentality. It is the measure of our authenticity as disciples of Jesus, and of our credibility as Christians in today’s world.

If you want me to be very specific, I would suggest that for the first seven months of 2016 you choose a corporal and a spiritual work of mercy to practice each month. Find inspiration in the prayer of Saint Faustina, a humble apostle of Divine Mercy in our times:

“Help me, O Lord,

that my eyes may be merciful, so that I will never be suspicious or judge by appearances, but always
look for what is beautiful in my neighbours’ souls and be of help to them;
that my ears may be merciful, so that I will be attentive to my neighbours’ needs, and not
indifferent to their pains and complaints;
that my tongue may be merciful, so that I will never speak badly of others, but have a word of
comfort and forgiveness for all;
that my hands may be merciful and full of good deeds;
that my feet may be merciful, so that I will hasten to help my neighbour, despite my own fatigue
and weariness;
that my heart may be merciful, so that I myself will share in all the sufferings of my neighbour”

(Diary, 163).

The Divine Mercy message is a very specific life plan because it involves action. One of the most obvious works of mercy, and perhaps the most difficult to put into practice, is to forgive those who have offended us, who have done us wrong or whom we consider to be enemies. “At times how hard it seems to forgive! And yet pardon is the instrument placed into our fragile hands to attain serenity of heart. To let go of anger, wrath, violence, and revenge are necessary conditions to living joyfully” (Misericordiae Vultus, 9).

I meet so many young people who say that they are tired of this world being so divided, with clashes between supporters of different factions and so many wars, in some of which religion is being used as justification for violence. We must ask the Lord to give us the grace to be merciful to those who do us wrong. Jesus on the cross prayed for those who had crucified him: “Father, forgive them, they know not what they do” (Lk 23:34). Mercy is the only way to overcome evil. Justice is necessary, very much so, but by itself it is not enough. Justice and mercy must go together. How I wish that we could join together in a chorus of prayer, from the depths of our hearts, to implore the Lord to have mercy on us and on the whole world!

4. Krakow is expecting us!

Only a few months are left before we meet in Poland. Krakow, the city of Saint John Paul II and Saint Faustina Kowalska, is waiting for us with open arms and hearts. I believe that Divine Providence led us to the decision to celebrate the Youth Jubilee in that city which was home to those two great apostles of mercy in our times. John Paul II realized that this is the time of mercy. At the start of his pontificate, he wrote the encyclical Dives in Misericordia. In the Holy Year 2000 he canonized Sister Faustina and instituted the Feast of Divine Mercy, which now takes place on the Second Sunday of Easter. In 2002 he personally inaugurated the Divine Mercy Shrine in Krakow and entrusted the world to Divine Mercy, in the desire that this message would reach all the peoples of the earth and fill their hearts with hope: “This spark needs to be lighted by the grace of God. This fire of mercy needs to be passed on to the world. In the mercy of God the world will find peace and mankind will find happiness!” (Homily at the Dedication of the Divine Mercy Shrine in Krakow, 17 August 2002).

Dear young people, at the Shrine in Krakow dedicated to the merciful Jesus, where he is depicted in the image venerated by the people of God, Jesus is waiting for you. He has confidence in you and is counting on you! He has so many things to say to each of you... Do not be afraid to look into his eyes, full of infinite love for you. Open yourselves to his merciful gaze, so ready to forgive all your sins. A look from him can change your lives and heal the wounds of your souls. His eyes can quench the thirst that dwells deep in your young hearts, a thirst for love, for peace, for joy and for true happiness. Come to Him and do not be afraid! Come to him and say from the depths of your hearts: “Jesus, I trust in You!”. Let yourselves be touched by his boundless mercy, so that in turn you may become apostles of mercy by your actions, words and prayers in our world, wounded by selfishness, hatred and so much despair.

Carry with you the flame of Christ’s merciful love – as Saint John Paul II said – in every sphere of your daily life and to the very ends of the earth. In this mission, I am with you with my encouragement and prayers. I entrust all of you to Mary, Mother of Mercy, for this last stretch of the journey of spiritual preparation for the next WYD in Krakow. I bless all of you from my heart.

From the Vatican, 15 August 2015
Solemnity of the Assumption of the B.V. Mary

FRANCISCUS

[01573-EN.01] [Original text: Italian]

Testo in lingua tedesca

»Selig die Barmherzigen; denn sie werden Erbarmen finden« (Mt 5,7)

Liebe junge Freunde,

wir haben die letzte Etappe auf unserem Pilgerweg nach Krakau erreicht, wo wir im Monat Juli des kommenden Jahres gemeinsam den XXXI. Weltjugendtag feiern werden. Auf unserem langen und anspruchsvollen Weg werden wir von den Worten Jesu aus der „Bergpredigt“ geführt. Wir haben diese Strecke im Jahr 2014 begonnen, indem wir gemeinsam über die erste Seligpreisung nachgedacht haben: »Selig, die arm sind vor Gott; denn ihnen gehört das Himmelreich« (Mt 5,3). Für das Jahr 2015 war das Thema »Selig, die ein reines Herz haben; denn sie werden Gott schauen« (Mt 5,8). Im kommenden Jahr wollen wir uns von den Worten inspirieren lassen: »Selig die Barmherzigen; denn sie werden Erbarmen finden« (Mt 5,7).

1. Das Jubiläum der Barmherzigkeit

Mit diesem Thema fügt sich der WJT in Krakau 2016 in das Heilige Jahr der Barmherzigkeit ein, sodass es ein richtiges Jubiläum der Jugendlichen auf Weltebene wird. Es ist nicht das erste Mal, dass ein internationales Jugendtreffen mit einem Jubiläumsjahr zusammenfällt. Es war in der Tat während des Heiligen Jahres der Erlösung (1983/1984), dass der heilige Johannes Paul II. zum ersten Mal die Jugendlichen der ganzen Welt für den Palmsonntag zusammenrief. Danach war es während des Großen Jubiläums des Jahres 2000, dass sich über zwei Millionen Jugendliche aus etwa 165 Ländern in Rom zum XV. Weltjugendtag versammelt haben. Wie es in diesen beiden vorausgehenden Fällen geschah, so bin ich gewiss, dass das Jubiläum der Jugendlichen in Krakau eines der bedeutendsten Momente dieses Heiligen Jahres sein wird!

Einige von euch werden sich vielleicht fragen: Was für eine Bewandtnis hat es mit diesem Jubiläumsjahr, das in der Kirche gefeiert wird? Der biblische Text in Levitikus 25 hilft uns verstehen, was für das Volk Israel ein „Jubeljahr“ bedeutete. Alle fünfzig Jahre hörten die Hebräer das Horn ertönen (jobel), das sie zusammenrief (jobil), um ein heiliges Jahr als eine Zeit der Versöhnung (jobal) für alle zu feiern. In dieser Zeit sollte man auf der Grundlage der Unentgeltlichkeit ein gutes Verhältnis zu Gott, dem Nächsten und der Schöpfung wiederfinden. Deswegen wurden unter anderem der Erlass der Schulden, eine besondere Hilfe für die in Elend Geratenen, die Besserung der Beziehungen unter den Personen und die Befreiung der Sklaven gefördert.

Jesus Christus ist gekommen, um eine immer währende Gnadenzeit des Herrn zu verkünden und zu verwirklichen, indem er den Armen die gute Nachricht, den Gefangenen die Entlassung, den Blinden das Augenlicht und den Zerschlagenen die Freiheit bringt (vgl. Lk 4,18-19). In Ihm, aber besonders in seinem Ostergeheimnis, findet der tiefste Sinn des Jubiläums seine vollkommene Erfüllung. Wenn die Kirche im Namen Christi ein Jubeljahr einberuft, dann sind wir alle eingeladen, eine außerordentliche Gnadenzeit zu leben. Die Kirche selbst ist aufgerufen, Zeichen der Gegenwart und Nähe Gottes im Überfluss anzubieten, in den Herzen die Fähigkeit zu wecken, auf das Wesentliche zu blicken. Dieses Heilige Jahr der Barmherzigkeit ist im Besonderen »die Zeit für die Kirche, den Sinn des Auftrags wieder neu zu entdecken, den der Herr ihr am Ostertag anvertraut hat: Zeichen und Werkzeug der Barmherzigkeit des Vaters zu sein« (Predigt bei der Ersten Vesper vom Sonntag der Göttlichen Barmherzigkeit, 11. April 2015).

2. Barmherzig wie der Vater

Das Motto dieses außerordentlichen Jubiläums lautet: »Barmherzig wie der Vater« (vgl. Misericordiae Vultus, 13), und mit ihm wird das Thema des kommenden WJT angestimmt. Versuchen wir daher besser zu verstehen, was die göttliche Barmherzigkeit bedeutet.

Das Alte Testament gebraucht verschiedene Begriffe, um von der Barmherzigkeit zu sprechen; die bedeutungsvollsten sind hesed und rahamim. Der erste Begriff, auf Gott angewandt, drückt seine unermüdliche Treue zum Bund mit seinem Volk aus, das er liebt und dem er immer wieder verzeiht. Der zweite, rahamim, kann als „Eingeweide“ übersetzt werden und weist besonders auf den Mutterschoß hin; er lässt uns die Liebe Gottes zu seinem Volk verstehen, die wie die Liebe einer Mutter zu ihrem Kind ist. So stellt es der Prophet Jesaja dar: »Kann denn eine Frau ihr Kindlein vergessen, eine Mutter ihren leiblichen Sohn? Und selbst wenn sie ihn vergessen würde: ich vergesse dich nicht« (Jes 49,15). Eine solche Liebe bringt mit sich, dass man in sich Raum für den anderen schafft, mit dem Nächsten fühlt, leidet und sich freut.

Im biblischen Konzept der Barmherzigkeit ist auch die Konkretheit einer Liebe eingeschlossen, die treu und unentgeltlich ist und verzeihen kann. In der folgenden Stelle bei Hosea haben wir ein sehr schönes Beispiel für die Liebe Gottes, die mit der Liebe eines Vaters zu seinem Kind verglichen wird: »Als Israel jung war, gewann ich ihn lieb, ich rief meinen Sohn aus Ägypten. Je mehr ich sie rief, desto mehr liefen sie von mir weg. […] Ich war es, der Efraim gehen lehrte, ich nahm ihn auf meine Arme. Sie aber haben nicht erkannt, dass ich sie heilen wollte. Mit menschlichen Fesseln zog ich sie an mich, mit den Ketten der Liebe. Ich war da für sie wie die, die den Säugling an ihre Wangen heben. Ich neigte mich ihm zu und gab ihm zu essen« (Hos 11,1-4). Trotz der verfehlten Haltung des Kindes, die eine Bestrafung verdienen würde, ist die Liebe des Vaters treu und vergibt immer einem Kind, das Reue zeigt. Wie wir sehen, ist in der Barmherzigkeit immer die Vergebung mit eingeschlossen; sie »ist nicht eine abstrakte Idee, sondern eine konkrete Wirklichkeit, durch die Er seine Liebe als die Liebe eines Vaters und einer Mutter offenbart, denen ihr Kind zutiefst am Herzen liegt. […] Sie kommt aus dem Innersten und ist tiefgehend, natürlich, bewegt von Zärtlichkeit und Mitleid, von Nachsicht und Vergebung« (Misericordiae Vultus, 6).

Im Neuen Testament hören wir von der göttlichen Barmherzigkeit (eleos) als Zusammenfassung des Werkes, zu dessen Verwirklichung Christus im Namen des Vaters in die Welt gekommen ist (vgl. Mt 9,13). Die Barmherzigkeit unseres Herrn offenbart sich vor allem, wenn Er sich dem menschlichen Elend zuwendet und sein Mitleid gegenüber demjenigen zeigt, der des Verständnisses, der Heilung und der Verzeihung bedarf. In Jesus spricht alles von Barmherzigkeit. Ja, Er selber ist die Barmherzigkeit.

Im 15. Kapitel des Lukasevangeliums finden wir drei Gleichnisse über die Barmherzigkeit: das vom verlorenen Schaf, das vom verlorenen Geldstück und jenes, das als das Gleichnis „vom verlorenen Sohn“ bekannt ist. In diesen drei Gleichnissen beeindruckt uns die Freude Gottes, die Freude, die Er empfindet, wenn er einen Sünder wiederfindet und ihm vergibt. Ja, die Freude Gottes ist das Vergeben! Hier finden wir die Zusammenfassung des ganzen Evangeliums. »Jeder von uns ist jenes verlorene Schaf, jenes verlorene Geldstück; jeder von uns ist jener Sohn, der seine Freiheit vergeudet hat, falschen Götzen, Blendwerken des Glücks, gefolgt ist und alles verloren hat. Doch Gott vergisst uns nicht, der Vater verlässt uns nie. Er ist ein geduldiger Vater, er erwartet uns immer! Er respektiert unsere Freiheit, doch er bleibt immer treu. Und wenn wir zu ihm zurückkehren, nimmt er uns in seinem Haus wie Kinder auf, da er niemals aufhört, auch nicht einen Augenblick, uns voll Liebe zu erwarten. Und sein Herz feiert ein Fest für jedes Kind, das zurückkehrt. Es feiert ein Fest, weil es eine Freude ist. Gott hat diese Freude, wenn einer von uns Sündern zu ihm geht und um seine Vergebung bittet« (Angelus, 15. September 2013).

Die Barmherzigkeit Gottes ist sehr konkret und wir alle sind gerufen, diese Erfahrung in eigener Person zu machen. Als ich siebzehn Jahre alt war und einmal mit meinen Freunden ausgehen sollte, habe ich beschlossen, zuerst eine Kirche zu besuchen. Dort habe ich einen Priester getroffen, der mir ein besonderes Vertrauen eingeflößt hat, sodass ich den Wunsch verspürte, mein Herz in der Beichte zu öffnen. Diese Begegnung hat mein Leben verändert! Ich habe entdeckt, dass, wenn wir das Herz in Demut und Aufrichtigkeit öffnen, wir sehr konkret die Barmherzigkeit Gottes betrachten können. Ich hatte die Gewissheit, dass in der Person jenes Priesters Gott auf mich schon wartete, noch bevor ich den ersten Schritt tat, um die Kirche zu besuchen. Wir suchen ihn zwar, aber Er ist es, der uns immer zuvorkommt; er sucht uns immer und er findet uns zuerst. Es mag sein, dass einer von euch eine Last auf dem Herzen hat und denkt: Ich habe das gemacht, ich habe jenes gemacht … Fürchtet euch nicht! Er wartet auf euch! Er ist Vater: Er wartet immer auf uns! Wie schön ist es, im Sakrament der Versöhnung auf die barmherzige Umarmung des Vaters zu treffen, den Beichtstuhl als Ort der Barmherzigkeit zu entdecken, sich von dieser barmherzigen Liebe des Herrn berühren zu lassen, der uns immer verzeiht!

Und du, lieber junger Freund, liebe junge Freundin, hast du jemals diesen Blick unendlicher Liebe auf dir ruhen gespürt, die trotz aller deiner Sünden, Grenzen und deines Versagens dir weiter vertraut und deine Existenz voll Hoffnung betrachtet? Bist du dir deines Wertes vor Gott bewusst, der dir aus Liebe alles gegeben hat? Wie uns der heilige Paulus lehrt: »Gott aber hat seine Liebe zu uns darin erwiesen, dass Christus für uns gestorben ist, als wir noch Sünder waren« (Röm 5,8). Verstehen wir aber wirklich die Kraft dieser Worte?

Ich weiß, wie lieb euch allen das Kreuz der WJT ist – ein Geschenk des heiligen Johannes Paul II. –, das seit 1984 alle eure Welttreffen begleitet. Wie viele Veränderungen, wie viele wahre und wirkliche Bekehrungen sind im Leben von so vielen Jugendlichen durch die Begegnung mit diesem nackten Kreuz hervorgegangen! Vielleicht habt ihr euch die Frage gestellt: Woher kommt die außergewöhnliche Kraft dieses Kreuzes? Die Antwort ist diese: Das Kreuz ist das beredteste Zeichen von Gottes Barmherzigkeit! Es bezeugt uns, dass das Maß der Liebe Gottes zur Menschheit ein Lieben ohne Maß ist! Im Kreuz können wir die Barmherzigkeit Gottes berühren und uns von seiner Barmherzigkeit selbst berühren lassen! An dieser Stelle möchte ich an die Episode von den zwei Verbrechern erinnern, die neben Christus gekreuzigt worden waren. Einer von ihnen war überheblich, hat sich nicht als Sünder bekannt, hat den Herrn verhöhnt. Der andere hingegen bekennt, gefehlt zu haben, wendet sich an den Herrn und sagt zu ihm: »Jesus, denk an mich, wenn du in dein Reich kommst«. Jesus schaut ihn mit unendlicher Barmherzigkeit an und antwortet ihm: »Heute noch wirst du mit mir im Paradies sein« (vgl. Lk 23,32.39-43). Mit welchem von beiden identifizieren wir uns? Mit dem, der überheblich ist und seine Vergehen nicht anerkennt? Oder mit dem anderen, der zugibt, der göttlichen Barmherzigkeit zu bedürfen, und sie von ganzem Herzen erfleht? Im Herrn, der für uns sein Leben am Kreuz hingegeben hat, werden wir immer eine bedingungslose Liebe finden, die unser Leben als ein Gut betrachtet und uns immer wieder die Möglichkeit gibt, neu zu beginnen.

3. Die außergewöhnliche Freude, Werkzeug der Barmherzigkeit Gottes zu sein

Das Wort Gottes lehrt uns: »Geben ist seliger als nehmen« (Apg 20,35). Gerade deswegen preist die fünfte Seligpreisung die Barmherzigen selig. Wir wissen, dass der Herr uns zuerst geliebt hat. Aber wir werden nur dann wirklich selig und glücklich sein, wenn wir in die göttliche Logik des Geschenks, der unentgeltlichen Liebe eingehen, wenn wir entdecken, dass Gott uns unendlich geliebt hat, um uns fähig zu machen, wie Er zu lieben ohne Maß. Wie der heilige Johannes sagt: »Liebe Brüder, wir wollen einander lieben; denn die Liebe ist aus Gott und jeder, der liebt, stammt von Gott und erkennt Gott. Wer nicht liebt, hat Gott nicht erkannt; denn Gott ist die Liebe. […] Nicht darin besteht die Liebe, dass wir Gott geliebt haben, sondern dass er uns geliebt und seinen Sohn als Sühne für unsere Sünden gesandt hat. Liebe Brüder, wenn Gott uns so geliebt hat, müssen auch wir einander lieben« (1Joh 4,7-11).

Nachdem ich euch ganz kurzgefasst erklärt habe, wie der Herr seine Barmherzigkeit uns gegenüber ausübt, möchte ich euch nun vorschlagen, wie wir konkret Werkzeuge eben dieser Barmherzigkeit gegenüber unserem Nächsten sein können.

Da kommt mir das Beispiel des seligen Pier Giorgio Frassati in den Sinn. Er sagte: »Jesus besucht mich jeden Morgen in der Kommunion, ich vergelte es ihm in der mir möglichen ärmlichen Weise, indem ich die Armen besuche«. Pier Giorgio war ein junger Mann, der verstanden hatte, was es heißt, ein barmherziges Herz zu haben, das empfindsam ist gegenüber den am meisten Notleidenden. Ihnen gab er weit mehr als nur materielle Dinge; er gab sich selbst, er widmete Zeit, Worte und die Fähigkeit zuzuhören. Er diente den Armen mit großer Einfühlsamkeit, ohne sich jemals zur Schau zu stellen. Er lebte wirklich das Evangelium, das sagt: »Wenn du Almosen gibst, soll deine linke Hand nicht wissen, was deine rechte tut. Dein Almosen soll verborgen bleiben, und dein Vater, der auch das Verborgene sieht, wird es dir vergelten« (Mt 6,3-4). Denkt nur, am Tag vor seinem Tod, als er schwer krank war, gab er Anweisungen, wie seinen bedürftigen Freunden geholfen werden sollte. Bei seiner Beerdigung waren seine Familienangehörigen und Freunde verblüfft wegen der Anwesenheit so vieler ihnen unbekannter Armer, um die sich der junge Pier Giorgio gekümmert und denen er geholfen hatte.

Ich verbinde immer gerne die Seligpreisungen mit dem 25. Kapitel des Matthäusevangeliums, wo Jesus uns die Werke der Barmherzigkeit vorstellt und sagt, dass wir einst nach ihnen gerichtet werden. Deswegen lade ich euch ein, die Werke der leiblichen Barmherzigkeit neu zu entdecken: Hungrige speisen, Durstigen zu trinken geben, Nackte bekleiden, Fremde aufnehmen, Kranke pflegen, Gefangene besuchen, Tote begraben. Und vergessen wir nicht die geistigen Werke der Barmherzigkeit: Zweifelnden recht raten, Unwissende lehren, Sünder zurechtweisen, Betrübte trösten, Beleidigungen verzeihen, Lästige geduldig ertragen, für Lebende und Verstorbene zu Gott beten. Wie ihr seht, ist die Barmherzigkeit weder ein „Alles-Gutheißen“ noch reine Gefühlsseligkeit. Hier bewahrheitet sich die Echtheit unseres Jüngerseins Christi, unsere Glaubwürdigkeit als Christen in der heutigen Welt.

Euch jungen Freunden, die ihr sehr konkret seid, möchte ich gerne für die ersten sieben Monate des Jahres 2016 vorschlagen, ein leibliches und ein geistiges Werk der Barmherzigkeit auszuwählen, das jeden Monat in die Tat umgesetzt wird. Lasst euch vom Gebet der heiligen Faustyna inspirieren, die eine demütige Apostelin der göttlichen Barmherzigkeit unserer Zeit ist:

»Hilf mir, o Herr, […]
dass meine Augen barmherzig schauen, damit ich niemals nach äußerem Anschein verdächtige
und richte, sondern wahrnehme, was schön ist in den Seelen meiner Nächsten, und ihnen zu
Hilfe komme […]
dass mein Gehör barmherzig wird, damit ich mich den Bedürfnissen meiner Nächsten zuneige,
dass meine Ohren nicht gleichgültig bleiben für Leid und Klage der Nächsten […]
dass meine Zunge barmherzig wird, dass ich niemals über meine Nächsten abfällig rede,
sondern für jeden ein Wort des Trostes und der Vergebung habe […]
dass meine Hände barmherzig und voll guter Taten sind […]
dass meine Füße barmherzig sind, dass sie meinen Nächsten immer zu Hilfe eilen und die
eigene Mattheit und Müdigkeit beherrschen […]
dass mein Herz barmherzig ist, auf dass ich alle Leiden der Nächsten empfinde«
(Tagebuch, Nr. 163).

Die Botschaft der göttlichen Barmherzigkeit stellt somit ein sehr konkretes und herausforderndes Lebensprogramm dar, weil es Werke einbezieht. Eines der offensichtlichsten Werke der Barmherzigkeit, aber vielleicht auch eines das am schwierigsten durchzuführen ist, besteht darin, dem zu verzeihen, der mich beleidigt hat, der mir Böses getan hat, eben denen, die wir als unsere Feinde ansehen. »Wie schwer ist es anscheinend, immer und immer wieder zu verzeihen! Und doch ist die Vergebung das Instrument, das in unsere schwachen Hände gelegt wurde, um den Frieden des Herzens zu finden. Groll, Wut, Gewalt und Rache hinter uns zu lassen, ist die notwendige Voraussetzung für ein geglücktes Leben« (Misericordiae Vultus, 9).

Ich begegne so vielen jungen Menschen, die sagen, dass sie diese so geteilte Welt leid sind, in der Anhänger verschiedener Parteien zusammenstoßen, in der es so viele Kriege gibt und es sogar Leute gibt, die die eigene Religion als Rechtfertigung für die Gewalt benutzen. Wir müssen den Herrn bitten, er möge uns die Gnade schenken, mit dem barmherzig zu sein, der uns Böses tut. So wie Jesus, der am Kreuz für jene gebetet hat, die ihn gekreuzigt hatten: »Vater, vergib ihnen, denn sie wissen nicht, was sie tun« (Lk 23,34). Der einzige Weg, um das Böse zu besiegen, ist die Barmherzigkeit. Die Gerechtigkeit ist notwendig, ja sehr, aber sie alleine genügt nicht. Gerechtigkeit und Barmherzigkeit müssen zusammen gehen. Wie möchte ich, dass wir uns alle in einem gemeinsamen, aus der Tiefe unserer Herzen kommenden Gebet vereinten, um zu bitten, dass der Herr Erbarmen mit uns und mit der ganzen Welt habe!

4. Krakau wartet auf uns!

Es fehlen noch wenige Monate bis zu unserem Treffen in Polen. Krakau, die Stadt des heiligen Johannes Paul II. und der heiligen Faustyna Kowalska, wartet mit offenen Armen und Herzen auf uns. Ich glaube, dass die göttliche Vorsehung uns geführt hat, gerade dort das Jubiläum der Jugend zu feiern, wo diese beiden großen Apostel der Barmherzigkeit unserer Tage gelebt haben. Johannes Paul II. hatte erfasst, dass dies die Zeit der Barmherzigkeit sei. Zu Beginn seines Pontifikats hat er die Enzyklika Dives in Misericordia geschrieben. Im Heiligen Jahr 2000 hat er Schwester Faustyna heilig gesprochen und auch das Fest der Göttlichen Barmherzigkeit für den zweiten Sonntag nach Ostern eingesetzt. Und im Jahr 2002 hat er persönlich in Krakau das Heiligtum des Barmherzigen Jesus eingeweiht, indem er die Welt der göttlichen Barmherzigkeit anvertraut hat mit dem Wunsch, dass diese Botschaft alle Einwohner der Erde erreiche und die Herzen mit Hoffnung erfülle: »Diesen Funken der Gnade Gottes müssen wir entfachen und dieses Feuer des Erbarmens an die Welt weitergeben. Im Erbarmen Gottes wird die Welt Frieden und der Mensch Glückseligkeit finden!« (Predigt bei der Weihe des Heiligtums der Göttlichen Barmherzigkeit in Krakau, 17. August 2002).

Liebe junge Freunde, der Barmherzige Jesus, der auf dem vom Volk Gottes im ihm geweihten Heiligtum in Krakau verehrten Bild dargestellt ist, erwartet euch. Er verlässt sich auf euch und rechnet mit euch! Er hat jedem und jeder von euch so viele wichtige Dinge zu sagen… Habt keine Angst, seine von unendlicher Liebe zu euch erfüllten Augen anzuschauen, und lasst euch von seinem barmherzigen Blick treffen, der bereit ist, jede eurer Sünden zu verzeihen; es ist ein Blick, der euer Leben zu verwandeln und die Wunden eurer Seele zu heilen vermag, ein Blick, der den tiefen Durst stillt, der sich in euren jungen Herzen befindet: der Durst nach Liebe, nach Frieden, nach Freude und wahrem Glück. Kommt zu Ihm und habt keine Angst! Kommt und sagt Ihm aus tiefstem Herzen: „Jesus, ich vertraue auf Dich!“. Lasst euch von seiner grenzenlosen Barmherzigkeit berühren, damit auch ihr durch die Werke, die Worte und das Gebet zu Aposteln der Barmherzigkeit werdet in unserer von Egoismus, Hass und so großer Verzweiflung verwundeten Welt.

Tragt die Flamme der barmherzigen Liebe Christi – von der der heilige Johannes Paul II. gesprochen hat – in das Umfeld eures alltäglichen Lebens und bis an die Grenzen der Erde. Auf dieser Sendung begleite ich euch mit meinen Wünschen und meinen Gebeten. Ich empfehle euch alle auf dieser letzten Wegstrecke der geistlichen Vorbereitung auf den kommenden WJT in Krakau der Jungfrau Maria, der Mutter der Barmherzigkeit, und segne euch alle von Herzen.

Aus dem Vatikan, am 15. August 2015
Hochfest Mariä Aufnahme in den Himmel

FRANCISCUS

[01573-DE.01] [Originalsprache: Italienisch]

Testo in lingua spagnola

«Bienaventurados los misericordiosos, porque ellos alcanzarán misericordia» (Mt 5,7)

Queridos jóvenes:

Hemos llegado ya a la última etapa de nuestra peregrinación a Cracovia, donde el próximo año, en el mes de julio, celebraremos juntos la XXXI Jornada Mundial de la Juventud. En nuestro largo y arduo camino nos guían las palabras de Jesús recogidas en el “sermón de la montaña”. Hemos iniciado este recorrido en 2014, meditando juntos sobre la primera de las Bienaventuranzas: «Bienaventurados los pobres de espíritu, porque de ellos es el reino de los cielos» (Mt 5,3). Para el año 2015 el tema fue «Bienaventurados los limpios de corazón, porque ellos verán a Dios» (Mt 5,8). En el año que tenemos por delante nos queremos dejar inspirar por las palabras: «Bienaventurados los misericordiosos, porque ellos alcanzarán misericordia» (Mt 5,7).

1. El Jubileo de la Misericordia

Con este tema la JMJ de Cracovia 2016 se inserta en el Año Santo de la Misericordia, convirtiéndose en un verdadero Jubileo de los Jóvenes a nivel mundial. No es la primera vez que un encuentro internacional de los jóvenes coincide con un Año jubilar. De hecho, fue durante el Año Santo de la Redención (1983/1984) que San Juan Pablo II convocó por primera vez a los jóvenes de todo el mundo para el Domingo de Ramos. Después fue durante el Gran Jubileo del Año 2000 en que más de dos millones de jóvenes de unos 165 países se reunieron en Roma para la XV Jornada Mundial de la Juventud. Como sucedió en estos dos casos precedentes, estoy seguro de que el Jubileo de los Jóvenes en Cracovia será uno de los momentos fuertes de este Año Santo.

Quizás alguno de ustedes se preguntará: ¿Qué es este Año jubilar que se celebra en la Iglesia? El texto bíblico del Levítico 25 nos ayuda a comprender lo que significa un “jubileo” para el pueblo de Israel: Cada cincuenta años los hebreos oían el son de la trompeta (jobel) que les convocaba (jobil) para celebrar un año santo, como tiempo de reconciliación (jobal) para todos. En este tiempo se debía recuperar una buena relación con Dios, con el prójimo y con lo creado, basada en la gratuidad. Por ello se promovía, entre otras cosas, la condonación de las deudas, una ayuda particular para quien se empobreció, la mejora de las relaciones entre las personas y la liberación de los esclavos.

Jesucristo vino para anunciar y llevar a cabo el tiempo perenne de la gracia del Señor, llevando a los pobres la buena noticia, la liberación a los cautivos, la vista a los ciegos y la libertad a los oprimidos (cfr. Lc 4,18-19). En Él, especialmente en su Misterio Pascual, se cumple plenamente el sentido más profundo del jubileo. Cuando la Iglesia convoca un jubileo en el nombre de Cristo, estamos todos invitados a vivir un extraordinario tiempo de gracia. La Iglesia misma está llamada a ofrecer abundantemente signos de la presencia y cercanía de Dios, a despertar en los corazones la capacidad de fijarse en lo esencial. En particular, este Año Santo de la Misericordia «es el tiempo para que la Iglesia redescubra el sentido de la misión que el Señor le ha confiado el día de Pascua: ser signo e instrumento de la misericordia del Padre» (Homilía en las Primeras Vísperas del Domingo de la Divina Misericordia, 11 de abril de 2015).

2. Misericordiosos como el Padre

El lema de este Jubileo extraordinario es: «Misericordiosos como el Padre» (cfr. Misericordiae Vultus, 13), y con ello se entona el tema de la próxima JMJ. Intentemos por ello comprender mejor lo que significa la misericordia divina.

El Antiguo Testamento, para hablar de la misericordia, usa varios términos; los más significativos son los de hesed y rahamim. El primero, aplicado a Dios, expresa su incansable fidelidad a la Alianza con su pueblo, que Él ama y perdona eternamente. El segundo, rahamim, se puede traducir como “entrañas”, que nos recuerda en modo particular el seno materno y nos hace comprender el amor de Dios por su pueblo, como es el de una madre por su hijo. Así nos lo presenta el profeta Isaías: «¿Se olvida una madre de su criatura, no se compadece del hijo de sus entrañas? ¡Pero aunque ella se olvide, yo no te olvidaré!» (Is 49,15). Un amor de este tipo implica hacer espacio al otro dentro de uno, sentir, sufrir y alegrarse con el prójimo.

En el concepto bíblico de misericordia está incluido lo concreto de un amor que es fiel, gratuito y sabe perdonar. En Oseas tenemos un hermoso ejemplo del amor de Dios, comparado con el de un padre hacia su hijo: «Cuando Israel era niño, yo lo amé, y de Egipto llamé a mi hijo. Pero cuanto más los llamaba, más se alejaban de mí; […] ¡Y yo había enseñado a caminar a Efraím, lo tomaba por los brazos! Pero ellos no reconocieron que yo los cuidaba. Yo los atraía con lazos humanos, con ataduras de amor; era para ellos como los que alzan a una criatura contra sus mejillas, me inclinaba hacia él y le daba de comer» (Os 11,1-4). A pesar de la actitud errada del hijo, que bien merecería un castigo, el amor del padre es fiel y perdona siempre a un hijo arrepentido. Como vemos, en la misericordia siempre está incluido el perdón; ella «no es una idea abstracta, sino una realidad concreta con la cual Él revela su amor, que es como el de un padre o una madre que se conmueven en lo más profundo de sus entrañas por el propio hijo. […] Proviene desde lo más íntimo como un sentimiento profundo, natural, hecho de ternura y compasión, de indulgencia y de perdón» (Misericordiae Vultus, 6).

El Nuevo Testamento nos habla de la divina misericordia (eleos) como síntesis de la obra que Jesús vino a cumplir en el mundo en el nombre del Padre (cfr. Mt 9,13). La misericordia de nuestro Señor se manifiesta sobre todo cuando Él se inclina sobre la miseria humana y demuestra su compasión hacia quien necesita comprensión, curación y perdón. Todo en Jesús habla de misericordia, es más, Él mismo es la misericordia.

En el capítulo 15 del Evangelio de Lucas podemos encontrar las tres parábolas de la misericordia: la de la oveja perdida, de la moneda perdida y aquélla que conocemos como la del “hijo pródigo”. En estas tres parábolas nos impresiona la alegría de Dios, la alegría que Él siente cuando encuentra de nuevo al pecador y le perdona. ¡Sí, la alegría de Dios es perdonar! Aquí tenemos la síntesis de todo el Evangelio. «Cada uno de nosotros es esa oveja perdida, esa moneda perdida; cada uno de nosotros es ese hijo que ha derrochado la propia libertad siguiendo ídolos falsos, espejismos de felicidad, y ha perdido todo. Pero Dios no nos olvida, el Padre no nos abandona nunca. Es un padre paciente, nos espera siempre. Respeta nuestra libertad, pero permanece siempre fiel. Y cuando volvemos a Él, nos acoge como a hijos, en su casa, porque jamás deja, ni siquiera por un momento, de esperarnos, con amor. Y su corazón está en fiesta por cada hijo que regresa. Está en fiesta porque es alegría. Dios tiene esta alegría, cuando uno de nosotros pecadores va a Él y pide su perdón» (Ángelus, 15 de septiembre de 2013).

La misericordia de Dios es muy concreta y todos estamos llamados a experimentarla en primera persona. A la edad de diecisiete años, un día en que tenía que salir con mis amigos, decidí pasar primero por una iglesia. Allí me encontré con un sacerdote que me inspiró una confianza especial, de modo que sentí el deseo de abrir mi corazón en la Confesión. ¡Aquel encuentro me cambió la vida! Descubrí que cuando abrimos el corazón con humildad y transparencia, podemos contemplar de modo muy concreto la misericordia de Dios. Tuve la certeza que en la persona de aquel sacerdote Dios me estaba esperando, antes de que yo diera el primer paso para ir a la iglesia. Nosotros le buscamos, pero es Él quien siempre se nos adelanta, desde siempre nos busca y es el primero que nos encuentra. Quizás alguno de ustedes tiene un peso en el corazón y piensa: He hecho esto, he hecho aquello… ¡No teman! ¡Él les espera! Él es padre: ¡siempre nos espera! ¡Qué hermoso es encontrar en el sacramento de la Reconciliación el abrazo misericordioso del Padre, descubrir el confesionario como lugar de la Misericordia, dejarse tocar por este amor misericordioso del Señor que siempre nos perdona!

Y tú, querido joven, querida joven, ¿has sentido alguna vez en ti esta mirada de amor infinito que, más allá de todos tus pecados, limitaciones y fracasos, continúa fiándose de ti y mirando tu existencia con esperanza? ¿Eres consciente del valor que tienes ante Dios que por amor te ha dado todo? Como nos enseña San Pablo, «la prueba de que Dios nos ama es que Cristo murió por nosotros cuando todavía éramos pecadores» (Rom 5,8). ¿Pero entendemos de verdad la fuerza de estas palabras?

Sé lo mucho que ustedes aprecian la Cruz de las JMJ – regalo de San Juan Pablo II – que desde el año 1984 acompaña todos los Encuentros mundiales de ustedes. ¡Cuántos cambios, cuántas verdaderas y auténticas conversiones surgieron en la vida de tantos jóvenes al encontrarse con esta cruz desnuda! Quizás se hicieron la pregunta: ¿De dónde viene esta fuerza extraordinaria de la cruz? He aquí la respuesta: ¡La cruz es el signo más elocuente de la misericordia de Dios! Ésta nos da testimonio de que la medida del amor de Dios para con la humanidad es amar sin medida! En la cruz podemos tocar la misericordia de Dios y dejarnos tocar por su misericordia. Aquí quisiera recordar el episodio de los dos malhechores crucificados junto a Jesús. Uno de ellos es engreído, no se reconoce pecador, se ríe del Señor; el otro, en cambio, reconoce que ha fallado, se dirige al Señor y le dice: «Jesús, acuérdate de mí cuando vengas a establecer tu Reino». Jesús le mira con misericordia infinita y le responde: «Hoy estarás conmigo en el Paraíso» (cfr. Lc 23,32.39-43). ¿Con cuál de los dos nos identificamos? ¿Con el que es engreído y no reconoce sus errores? ¿O quizás con el otro que reconoce que necesita la misericordia divina y la implora de todo corazón? En el Señor, que ha dado su vida por nosotros en la cruz, encontraremos siempre el amor incondicional que reconoce nuestra vida como un bien y nos da siempre la posibilidad de volver a comenzar.

3. La extraordinaria alegría de ser instrumentos de la misericordia de Dios

La Palabra de Dios nos enseña que «la felicidad está más en dar que en recibir» (Hch 20,35). Precisamente por este motivo la quinta Bienaventuranza declara felices a los misericordiosos. Sabemos que es el Señor quien nos ha amado primero. Pero sólo seremos de verdad bienaventurados, felices, cuando entremos en la lógica divina del don, del amor gratuito, si descubrimos que Dios nos ha amado infinitamente para hacernos capaces de amar como Él, sin medida. Como dice San Juan: «Queridos míos, amémonos los unos a los otros, porque el amor procede de Dios, y el que ama ha nacido de Dios y conoce a Dios. El que no ama no ha conocido a Dios, porque Dios es amor. […] Y este amor no consiste en que nosotros hayamos amado a Dios, sino en que él nos amó primero, y envió a su Hijo como víctima propiciatoria por nuestros pecados. Queridos míos, si Dios nos amó tanto, también nosotros debemos amarnos los unos a los otros» (1 Jn 4,7-11).

Después de haberles explicado a ustedes en modo muy resumido cómo ejerce el Señor su misericordia con nosotros, quisiera sugerirles cómo podemos ser concretamente instrumentos de esta misma misericordia hacia nuestro prójimo.

Me viene a la mente el ejemplo del beato Pier Giorgio Frassati. Él decía: «Jesús me visita cada mañana en la Comunión, y yo la restituyo del mísero modo que puedo, visitando a los pobres». Pier Giorgio era un joven que había entendido lo que quiere decir tener un corazón misericordioso, sensible a los más necesitados. A ellos les daba mucho más que cosas materiales; se daba a sí mismo, empleaba tiempo, palabras, capacidad de escucha. Servía siempre a los pobres con gran discreción, sin ostentación. Vivía realmente el Evangelio que dice: «Cuando tú des limosna, que tu mano izquierda ignore lo que hace la derecha, para que tu limosna quede en secreto» (Mt 6,3-4). Piensen que un día antes de su muerte, estando gravemente enfermo, daba disposiciones de cómo ayudar a sus amigos necesitados. En su funeral, los familiares y amigos se quedaron atónitos por la presencia de tantos pobres, para ellos desconocidos, que habían sido visitados y ayudados por el joven Pier Giorgio.

A mí siempre me gusta asociar las Bienaventuranzas con el capítulo 25 de Mateo, cuando Jesús nos presenta las obras de misericordia y dice que en base a ellas seremos juzgados. Les invito por ello a descubrir de nuevo las obras de misericordia corporales: dar de comer a los hambrientos, dar de beber a los sedientos, vestir a los desnudos, acoger al extranjero, asistir a los enfermos, visitar a los presos, enterrar a los muertos. Y no olvidemos las obras de misericordia espirituales: aconsejar a los que dudan, enseñar a los ignorantes, advertir a los pecadores, consolar a los afligidos, perdonar las ofensas, soportar pacientemente a las personas molestas, rezar a Dios por los vivos y los difuntos. Como ven, la misericordia no es “buenismo”, ni un mero sentimentalismo. Aquí se demuestra la autenticidad de nuestro ser discípulos de Jesús, de nuestra credibilidad como cristianos en el mundo de hoy.

A ustedes, jóvenes, que son muy concretos, quisiera proponer que para los primeros siete meses del año 2016 elijan una obra de misericordia corporal y una espiritual para ponerla en práctica cada mes. Déjense inspirar por la oración de Santa Faustina, humilde apóstol de la Divina Misericordia de nuestro tiempo:

«Ayúdame, oh Señor, a que mis ojos sean misericordiosos, para que yo jamás recele o juzgue
según las apariencias, sino que busque lo bello en el alma de mi prójimo y acuda a ayudarla […]
a que mis oídos sean misericordiosos para que tome en cuenta las necesidades de mi prójimo y
no sea indiferente a sus penas y gemidos […]
a que mi lengua sea misericordiosa para que jamás hable negativamente de mis prójimos sino
que tenga una palabra de consuelo y perdón para todos […]
a que mis manos sean misericordiosas y llenas de buenas obras […]
a que mis pies sean misericordiosos para que siempre me apresure a socorrer a mi prójimo,
dominando mi propia fatiga y mi cansancio […]
a que mi corazón sea misericordioso para que yo sienta todos los sufrimientos de mi prójimo»
(Diario 163).

El mensaje de la Divina Misericordia constituye un programa de vida muy concreto y exigente, pues implica las obras. Una de las obras de misericordia más evidente, pero quizás más difícil de poner en práctica, es la de perdonar a quien te ha ofendido, quien te ha hecho daño, quien consideramos un enemigo. «¡Cómo es difícil muchas veces perdonar! Y, sin embargo, el perdón es el instrumento puesto en nuestras frágiles manos para alcanzar la serenidad del corazón. Dejar caer el rencor, la rabia, la violencia y la venganza son condiciones necesarias para vivir felices» (Misericordiae Vultus, 9).

Me encuentro con tantos jóvenes que dicen estar cansados de este mundo tan dividido, en el que se enfrentan seguidores de facciones tan diferentes, hay tantas guerras y hay incluso quien usa la propia religión como justificación para la violencia. Tenemos que suplicar al Señor que nos dé la gracia de ser misericordiosos con quienes nos hacen daño. Como Jesús que en la cruz rezaba por aquellos que le habían crucificado: «Padre, perdónalos, porque no saben lo que hacen» (Lc 23,34). El único camino para vencer el mal es la misericordia. La justicia es necesaria, cómo no, pero ella sola no basta. Justicia y misericordia tienen que caminar juntas. ¡Cómo quisiera que todos nos uniéramos en oración unánime, implorando desde lo más profundo de nuestros corazones, que el Señor tenga misericordia de nosotros y del mundo entero!

4. ¡Cracovia nos espera!

Faltan pocos meses para nuestro encuentro en Polonia. Cracovia, la ciudad de San Juan Pablo II y de Santa Faustina Kowalska, nos espera con los brazos y el corazón abiertos. Creo que la Divina Providencia nos ha guiado para celebrar el Jubileo de los Jóvenes precisamente ahí, donde han vivido estos dos grandes apóstoles de la misericordia de nuestro tiempo. Juan Pablo II había intuido que este era el tiempo de la misericordia. Al inicio de su pontificado escribió la encíclica Dives in Misericordia. En el Año Santo 2000 canonizó a Sor Faustina instituyendo también la Fiesta de la Divina Misericordia en el segundo domingo de Pascua. En el año 2002 consagró personalmente en Cracovia el Santuario de Jesús Misericordioso, encomendando el mundo a la Divina Misericordia y esperando que este mensaje llegase a todos los habitantes de la tierra, llenando los corazones de esperanza: «Es preciso encender esta chispa de la gracia de Dios. Es preciso transmitir al mundo este fuego de la misericordia.En la misericordia de Dios el mundo encontrará la paz, y el hombre, la felicidad» (Homilía para la Consagración del Santuario de la Divina Misericordia en Cracovia, 17 de agosto de 2002).

Queridos jóvenes, Jesús misericordioso, retratado en la imagen venerada por el pueblo de Dios en el santuario de Cracovia a Él dedicado, les espera. ¡Él se fía de ustedes y cuenta con ustedes! Tiene tantas cosas importantes que decirle a cada uno y cada una de ustedes… No tengan miedo de contemplar sus ojos llenos de amor infinito hacia ustedes y déjense tocar por su mirada misericordiosa, dispuesta a perdonar cada uno de sus pecados, una mirada que es capaz de cambiar la vida de ustedes y de sanar sus almas, una mirada que sacia la profunda sed que demora en sus corazones jóvenes: sed de amor, de paz, de alegría y de auténtica felicidad. ¡Vayan a Él y no tengan miedo! Vengan para decirle desde lo más profundo de sus corazones: “¡Jesús, confío en Ti!”. Déjense tocar por su misericordia sin límites, para que ustedes a su vez se conviertan en apóstoles de la misericordia mediante las obras, las palabras y la oración, en nuestro mundo herido por el egoísmo, el odio y tanta desesperación.

Lleven la llama del amor misericordioso de Cristo – del que habló San Juan Pablo II – a los ambientes de su vida cotidiana y hasta los confines de la tierra. En esta misión, yo les acompaño con mis mejores deseos y mi oración, les encomiendo todos a la Virgen María, Madre de la Misericordia, en este último tramo del camino de preparación espiritual hacia la próxima JMJ de Cracovia, y les bendigo de todo corazón.

Desde el Vaticano, 15 de agosto de 2015
Solemnidad de la Asunción de la Virgen María

FRANCISCUS

[01573-ES.01] [Texto original: Italiano]

Testo in lingua portoghese

«Felizes os misericordiosos, porque alcançarão misericórdia»

(Mt 5, 7)

Queridos jovens!

Chegamos à última etapa da nossa peregrinação para Cracóvia, onde juntos, no mês de Julho do próximo ano, celebraremos a XXXI Jornada Mundial da Juventude. No nosso longo e exigente caminho, temos sido guiados pelas palavras de Jesus tiradas do «Sermão da Montanha». Iniciámos este percurso em 2014, meditando juntos sobre a primeira Bem-aventurança: «Felizes os pobres em espírito, porque deles é o Reino do Céu» (Mt 5, 3). O ano de 2015 teve como tema «felizes os puros de coração, porque verão a Deus» (Mt 5, 8). No ano que temos pela frente, queremos deixar-nos inspirar pelas palavras: «Felizes os misericordiosos, porque alcançarão misericórdia»(Mt 5, 7).

1. Jubileu da Misericórdia

Com este tema, a JMJ de Cracóvia 2016 insere-se no Ano Santo da Misericórdia, tornando-se um verdadeiro e próprio Jubileu dos Jovens a nível mundial. Não é a primeira vez que um encontro internacional dos jovens coincide com um Ano Jubilar. De facto, foi durante o Ano Santo da Redenção (1983/1984) que São João Paulo II convocou pela primeira vez os jovens de todo o mundo para o Domingo de Ramos. Depois durante o Grande Jubileu do ano 2000, mais de dois milhões de jovens, provenientes de cerca 165 países, reuniram-se em Roma para a XV Jornada Mundial da Juventude. Como aconteceu nestes dois casos anteriores, tenho certeza de que o Jubileu dos Jovens em Cracóvia será um dos momentos fortes deste Ano Santo.

Talvez algum de vós se interrogue: Que é este Ano Jubilar celebrado na Igreja? O texto bíblico de Levítico 25 ajuda-nos a compreender o significado que tinha um «jubileu» para o povo de Israel: de cinquenta em cinquenta anos, os judeus ouviam ressoar a trombeta (jobel) que os convocava (jobil) para celebrarem um ano santo como tempo de reconciliação (jobal) para todos. Neste período, devia-se recuperar uma relação boa com Deus, com o próximo e com a criação, baseada na gratuidade. Por isso, entre outras coisas, promovia-se o perdão das dívidas, uma particular ajuda a quem caíra na miséria, a melhoria das relações entre as pessoas e a libertação dos escravos.

Jesus Cristo veio anunciar e realizar o tempo perene da graça do Senhor, levando a boa nova aos pobres, a liberdade aos prisioneiros, a vista aos cegos e a libertação aos oprimidos (cf. Lc 4, 18-19). N’Ele, especialmente no seu Mistério Pascal, realiza-se plenamente o sentido mais profundo do jubileu. Quando, em nome de Cristo, a Igreja convoca um jubileu, somos todos convidados a viver um tempo extraordinário de graça. A própria Igreja é chamada a oferecer, com abundância, sinais da presença e proximidade de Deus, a despertar nos corações a capacidade de olhar para o essencial. Nomeadamente este Ano Santo da Misericórdia «é o tempo para a Igreja reencontrar o sentido da missão que o Senhor lhe confiou no dia de Páscoa: ser instrumento da misericórdia do Pai» (Homilia nas Primeiras Vésperas do Domingo da Misericórdia Divina, 11 de Abril de 2015).

2. Misericordiosos como o Pai

Este Jubileu extraordinário tem como lema «misericordiosos como o Pai» (cf. Misericordiae Vultus, 13), aparecendo associado com ele o tema da próxima JMJ. Procuremos então compreender melhor que significa a misericórdia divina.

Para falar de misericórdia, o Antigo Testamento usa vários termos, sendo os mais significativos hesed e rahamim. O primeiro, aplicado a Deus, expressa a sua fidelidade indefectível à Aliança com o seu povo, que Ele ama e perdoa para sempre. O segundo, rahamim, pode ser traduzido por «entranhas», evocando de modo especial o ventre materno e fazendo-nos compreender o amor de Deus pelo seu povo como o duma mãe pelo seu filho. Assim no-lo apresenta o profeta Isaías: «Acaso pode uma mulher esquecer-se do seu bebé, não ter carinho pelo fruto das suas entranhas? Ainda que ela se esquecesse dele, Eu nunca te esqueceria» (Is 49,15). Um amor assim implica criar dentro de mim espaço para o outro, sentir, sofrer e alegrar-me com o próximo.

No conceito bíblico de misericórdia, está incluída também a valência concreta dum amor que é fiel, gratuito e sabe perdoar. Neste texto de Oseias, temos um belíssimo exemplo do amor de Deus, comparado ao dum pai pelo seu filho: «Quando Israel era ainda menino, Eu amei-o, e chamei do Egipto o meu filho. Mas, quanto mais os chamei, mais se afastaram (...). Entretanto, Eu ensinava Efraim a andar, trazia-o nos meus braços, mas não reconheceram que era Eu quem cuidava deles. Segurava-os com laços humanos, com laços de amor, fui para eles como os que levantam uma criancinha contra o seu rosto; inclinei-me para ele para lhe dar de comer» (Os 11, 1-4). Apesar do comportamento errado do filho, que mereceria uma punição, o amor do pai é fiel e perdoa sempre um filho arrependido. Como vemos, na misericórdia está sempre incluído o perdão; a misericórdia divina «não é uma ideia abstracta mas uma realidade concreta, pela qual Ele revela o seu amor como o de um pai e de uma mãe que se comovem pelo próprio filho. (...) Provém do íntimo como um sentimento profundo, natural, feito de ternura e compaixão, de indulgência e perdão» (Misericordiae Vultus, 6).

O Novo Testamento fala-nos da misericórdia divina (eleos) como síntese da obra que Jesus veio realizar no mundo em nome do Pai (cf. Mt 9, 13). A misericórdia de Nosso Senhor manifesta-se sobretudo quando Se debruça sobre a miséria humana e demonstra a sua compaixão por quem precisa de compreensão, cura e perdão. Em Jesus, tudo fala de misericórdia. Mais ainda, Ele mesmo é a misericórdia.

No capítulo 15 do Evangelho de Lucas, podemos encontrar as três parábolas da misericórdia: a ovelha tresmalhada, a moeda perdida e a conhecida por «filho pródigo». Nestas três parábolas, impressiona a alegria de Deus, a alegria que Ele sente quando reencontra um pecador e o perdoa. Sim, a alegria de Deus é perdoar! Aqui está a síntese de todo o Evangelho. «Cada um de nós é aquela ovelha tresmalhada, a moeda perdida; cada um de nós é aquele filho que esbanjou a própria liberdade, seguindo ídolos falsos, miragens de felicidade, e perdeu tudo. Mas Deus não Se esquece de nós, o Pai nunca nos abandona. É um pai paciente, espera-nos sempre! Respeita a nossa liberdade, mas permanece sempre fiel. E, quando voltamos para Ele, acolhe-nos como filhos na sua casa, porque nunca, nem sequer por um momento, deixa de esperar por nós com amor. E o seu coração fica em festa por cada filho que volta para Ele. Fica em festa, porque Deus é alegria. Vive esta alegria, cada vez que um de nós, pecadores, vai ter com Ele e pede o seu perdão» (Angelus, 15 de Setembro de 2013).

A misericórdia de Deus é muito concreta, e todos somos chamados a fazer experiência dela pessoalmente. Quando tinha dezassete anos, num dia em que devia sair com os meus amigos, decidi passar antes pela igreja. Ali encontrei um sacerdote que me inspirou particular confiança e senti o desejo de abrir o meu coração na Confissão. Aquele encontro mudou a minha vida. Descobri que, quando abrimos o coração com humildade e transparência, podemos contemplar de forma muito concreta a misericórdia de Deus. Tive a certeza de que Deus, na pessoa daquele sacerdote, já estava à minha espera, ainda antes que desse o primeiro passo para ir à igreja. Nós procuramo-Lo, mas Ele antecipa-Se-nos sempre, desde sempre nos procura e encontra-nos primeiro. Talvez algum de vós sinta um peso no coração e pense: Fiz isto, fiz aquilo… Não temais! Ele espera-vos. É pai; sempre nos espera. Como é belo encontrar no sacramento da Reconciliação o abraço misericordioso do Pai, descobrir o confessionário como o lugar da Misericórdia, deixar-nos tocar por este amor misericordioso do Senhor que nos perdoa sempre!

E tu, caro jovem, cara jovem, já alguma vez sentiste pousar sobre ti este olhar de amor infinito que, para além de todos os teus pecados, limitações e fracassos, continua a confiar em ti e a olhar com esperança para a tua vida? Estás consciente do valor que tens diante de um Deus que, por amor, te deu tudo? Como nos ensina São Paulo, assim «Deus demonstra o seu amor para connosco: quando ainda éramos pecadores é que Cristo morreu por nós» (Rm 5, 8). Mas compreendemos verdadeiramente a força destas palavras?

Sei como todos vós amais a cruz das JMJ’s – dom de São João Paulo II – que, desde 1984, acompanha todos os vossos Encontros Mundiais. Na vida de inúmeros jovens, quantas mudanças – verdadeiras e próprias conversões – brotaram do encontro com esta cruz singela! Talvez vos tenhais posto a questão: donde vem esta força extraordinária da cruz? Aqui tendes a resposta: a cruz é o sinal mais eloquente da misericórdia de Deus. Atesta-nos que a medida do amor de Deus pela humanidade é amar sem medida. Na cruz, podemos tocar a misericórdia de Deus e deixar-nos tocar pela sua própria misericórdia. Gostaria aqui de lembrar o episódio dos dois malfeitores crucificados ao lado de Jesus: um deles é presunçoso, não se reconhece pecador, insulta o Senhor. O outro, ao contrário, reconhece ter errado, volta-se para o Senhor e diz-Lhe: «Jesus, lembra-Te de mim, quando estiveres no teu Reino». Jesus fixa-o com infinita misericórdia e responde-lhe: «Hoje estarás comigo no Paraíso» (cf. Lc 23, 32.39-43). Com qual dos dois nos identificamos? Com aquele que é presunçoso e não reconhece os próprios erros? Ou com o outro, que se reconhece necessitado da misericórdia divina e implora-a de todo o coração? No Senhor, que deu a sua vida por nós na cruz, encontraremos sempre o amor incondicional que reconhece a nossa vida como um bem e sempre nos dá a possibilidade de recomeçar.

3. A alegria extraordinária de sermos instrumentos da misericórdia de Deus

A Palavra de Deus ensina-nos que «a felicidade está mais em dar do que em receber» (Act 20, 35). É precisamente por este motivo que a quinta Bem-aventurança declara felizes os misericordiosos. Sabemos que o Senhor nos amou primeiro. Mas só seremos verdadeiramente bem-aventurados, felizes, se entrarmos na lógica divina do dom, do amor gratuito, se descobrirmos que Deus nos amou infinitamente para nos tornar capazes de amar como Ele, sem medida. Como diz São João: «Caríssimos, amemo-nos uns aos outros, porque o amor vem de Deus, e todo aquele que ama nasceu de Deus e chega ao conhecimento de Deus. Aquele que não ama não chegou a conhecer a Deus, pois Deus é amor. (…) É nisto que está o amor: não fomos nós que amamos a Deus, mas foi Ele mesmo que nos amou e enviou o seu Filho como vítima de expiação pelos nossos pecados. Caríssimos, se Deus nos amou assim, também nós devemos amar-nos uns aos outros» (1 Jo 4, 7-11).

Depois de vos ter explicado muito resumidamente como o Senhor exerce a sua misericórdia para connosco, quereria sugerir-vos em concreto como podemos ser instrumentos desta mesma misericórdia para com o nosso próximo.

Aqui vem-me ao pensamento o exemplo do bem-aventurado Piergiorgio Frassati. Dizia ele: «Jesus faz-me visita cada manhã na Comunhão, eu restituo-a no mísero modo que posso, ou seja, visitando os pobres». Piergiorgio era um jovem que compreendera o que significa ter um coração misericordioso, sensível aos mais necessitados. Dava-lhes muito mais do que meras coisas materiais; dava-se a si mesmo, disponibilizava tempo, palavras, capacidade de escuta. Servia os pobres com grande discrição, não se pondo jamais em evidência. Vivia realmente o Evangelho, que diz: «Quando deres esmola, que a tua mão esquerda não saiba o que faz a tua direita, a fim de que a tua esmola permaneça em segredo» (Mt 6, 3-4). Imaginai vós que, no dia anterior ao da sua morte, gravemente doente, ainda se pôs a dar orientações sobre o modo como ajudar os seus amigos necessitados. No seu funeral, os familiares e amigos ficaram estupefactos com a presença de tantos pobres, a eles desconhecidos, que tinham sido acompanhados e ajudados pelo jovem Piergiorgio.

Sempre me apraz associar as Bem-aventuranças evangélicas com o capítulo 25 de Mateus, quando Jesus nos apresenta as obras de misericórdia e diz que seremos julgados com base nelas. Por isso, convido-vos a redescobrir as obras de misericórdia corporal: dar de comer a quem tem fome, dar de beber a quem tem sede, vestir os nus, dar pousada aos peregrinos, assistir aos enfermos, visitar os presos, enterrar os mortos. E não esqueçamos as obras de misericórdia espiritual: dar bons conselhos, ensinar os ignorantes, corrigir os que erram, consolar os tristes, perdoar as injúrias, suportar com paciência as fraquezas do nosso próximo, rezar a Deus por vivos e defuntos. Como vedes, a misericórdia não é bonomia, nem mero sentimentalismo. Aqui está o critério de autenticidade do nosso ser discípulos de Jesus, da nossa credibilidade como cristãos no mundo de hoje.

Dado que vós, jovens, sois muito concretos, quereria propor-vos a escolha de uma obra de misericórdia corporal e outra de misericórdia espiritual para pôr em prática cada mês nos primeiros sete meses de 2016. Deixai-vos inspirar pela oração de Santa Faustina, apóstola humilde da Misericórdia Divina nos nossos tempos:

«Ajuda-me, Senhor, para que (…)
os meus olhos sejam misericordiosos, de modo que eu jamais suspeite nem julgue as pessoas
pela aparência externa, mas perceba a beleza interior dos outros e possa ajudá-los (…);
o meu ouvido seja misericordioso, de modo que eu esteja atenta às necessidades do próximo e
não me permitais permanecer indiferente diante de suas dores e lágrimas (…);
a minha língua seja misericordiosa, de modo que eu nunca fale mal do próximo; que eu tenha
para cada um deles uma palavra de conforto e de perdão (…);
as minhas mãos sejam misericordiosas e transbordantes de boas obras (…);
os meus pés sejam misericordiosos, levem sem descanso ajuda aos meus irmãos, vencendo a
fadiga e o cansaço (…);
o meu coração seja misericordioso, para que eu seja sensível a todos os sofrimentos do
próximo»
(Diário, 163).

Assim, a mensagem da Misericórdia Divina constitui um programa de vida muito concreto e exigente, porque implica obras. E uma das obras de misericórdia mais evidentes, embora talvez das mais difíceis de praticar, é perdoar a quem nos ofendeu, a quem nos fez mal, àqueles que consideramos como inimigos. «Tantas vezes, como parece difícil perdoar! E, no entanto, o perdão é o instrumento colocado nas nossas frágeis mãos para alcançar a serenidade do coração. Deixar de lado o ressentimento, a raiva, a violência e a vingança são condições necessárias para se viver feliz» (Misericordiae Vultus, 9).

Encontro muitos jovens que se dizem cansados deste mundo tão dividido, no qual se digladiam partidários de diferentes facções, existem muitas guerras e há até quem use a própria religião como justificação da violência. Temos de suplicar ao Senhor que nos dê a graça de ser misericordiosos com quem nos faz mal; como Jesus que, na cruz, assim rezava por aqueles que O crucificaram: «Perdoa-lhes, Pai, porque não sabem o que fazem» (Lc 23, 34). O único caminho para vencer o mal é a misericórdia. A justiça é necessária, e muito! Mas, sozinha, não basta. Justiça e misericórdia devem caminhar juntas. Quanto desejaria que nos uníssemos todos numa oração coral, saída do mais fundo dos nossos corações, implorando que o Senhor tenha misericórdia de nós e do mundo inteiro!

4. Cracóvia espera-nos!

Faltam poucos meses para o nosso encontro na Polónia. Cracóvia, a cidade de São João Paulo II e de Santa Faustina Kowalska, espera-nos com os braços e o coração abertos. Creio que a Providência Divina nos tenha guiado para celebrarmos o Jubileu dos Jovens precisamente no lugar onde viveram estes dois grandes apóstolos da misericórdia dos nossos tempos. João Paulo II intuiu que este era o tempo da misericórdia. No início do seu pontificado, escreveu a encíclica Dives in misericordia. No Ano Santo de 2000, canonizou a Irmã Faustina, instituindo também a Festa da Misericórdia Divina, no segundo Domingo de Páscoa. E, no ano 2002, inaugurou pessoalmente, em Cracóvia, o Santuário de Jesus Misericordioso, consagrando o mundo à Misericórdia Divina e manifestando o desejo de que esta mensagem chegasse a todos os habitantes da terra e cumulasse os seus corações de esperança: «É preciso acender esta centelha da graça de Deus. É necessário transmitir ao mundo este fogo da misericórdia. Na misericórdia de Deus o mundo encontrará a paz, e o homem a felicidade!» (Homilia na Dedicação do Santuário da Misericórdia Divina em Cracóvia, 17 de Agosto de 2002).

Queridos jovens, Jesus misericordioso, representado na imagem venerada pelo povo de Deus no santuário de Cracóvia a Ele dedicado, espera-vos. Fia-Se de vós e conta convosco. Tem muitas coisas importantes a dizer a cada um e a cada uma de vós… Não tenhais medo de fixar os seus olhos cheios de amor infinito por vós e deixai-vos alcançar pelo seu olhar misericordioso, pronto a perdoar todos os vossos pecados, um olhar capaz de mudar a vossa vida e curar as feridas da vossa alma, um olhar que sacia a sede profunda que habita nos vossos corações jovens: sede de amor, de paz, de alegria e de verdadeira felicidade. Vinde a Ele e não tenhais medo! Vinde dizer-Lhe do mais fundo dos vossos corações: «Jesus, confio em Vós!» Deixai-vos tocar pela sua misericórdia sem limites, a fim de, por vossa vez, vos tornardes apóstolos da misericórdia, através das obras, das palavras e da oração, neste nosso mundo ferido pelo egoísmo, o ódio e tanto desespero.

Levai a chama do amor misericordioso de Cristo – de que falava São João Paulo II – aos ambientes da vossa vida diária e até aos confins da terra. Nesta missão, acompanho-vos com os meus votos de todo o bem e as minhas orações, entrego-vos todos à Virgem Maria, Mãe da Misericórdia, nesta última etapa do caminho de preparação espiritual para a próxima JMJ de Cracóvia, e de coração a todos vos abençoo.

Vaticano, 15 de Agosto,
Solenidade da Assunção da Virgem Santa Maria – de 2015.

FRANCISCUS

[01573-PO.01] [Texto original: Italiano]

Testo in lingua polacca

«Błogosławieni miłosierni, albowiem oni miłosierdzia dostąpią»

(Mt 5,7)

Drodzy młodzi,

doszliśmy do ostatniego etapu naszego pielgrzymowania do Krakowa, gdzie w lipcu przyszłego roku będziemy wspólnie świętowali XXXI Światowy Dzień Młodzieży. Podczas naszej długiej i wymagającej drogi, prowadzą nas słowa Jezusa, pochodzące z Kazania na Górze. Rozpoczęliśmy ją w 2014 roku, rozważając wspólnie pierwsze błogosławieństwo: „Błogosławieni ubodzy w duchu, albowiem do nich należy królestwo niebieskie” (Mt 5,3). Temat wybrany na rok 2015, to: „Błogosławieni czystego serca, albowiem oni Boga oglądać będą” (Mt 5,8). W roku, który jest przed nami, pragniemy zainspirować się słowami: „Błogosławieni miłosierni, albowiem oni miłosierdzia dostąpią” (Mt 5,7).

 

1. Jubileusz Miłosierdzia

Wraz z tym tematem, Światowy Dzień Młodzieży Kraków 2016 wpisuje się w Rok Święty Miłosierdzia, stając się prawdziwym Jubileuszem Młodych w wymiarze światowym. Nie pierwszy raz międzynarodowe spotkanie młodych zbiega się z Rokiem Jubileuszowym. W istocie, to w Roku Świętym Odkupienia (1983/1984) św. Jan Paweł II po raz pierwszy zaprosił młodych z całego świata na Niedzielę Palmową. Później, w czasie Wielkiego Jubileuszu Roku 2000 ponad dwa miliony młodych z około 165 krajów zebrały się w Rzymie na XV Światowym Dniu Młodzieży. Jestem pewien, że podobnie, jak w tych dwóch przypadkach, tak i teraz Jubileusz Młodych w Krakowie będzie jednym z ważnych wydarzeń tego Roku Świętego!

Być może niektórzy z was zadają sobie pytanie: czym jest ów Rok Jubileuszowy obchodzony w Kościele? Tekst biblijny z 25. rozdziału Księgi Kapłańskiej pomaga nam zrozumieć, co oznaczał „jubileusz” dla ludu Izraela: co pięćdziesiąt lat Żydzi słyszeli rozbrzmiewający dźwięk rogu (jobel), który zwoływał ich (jobil) do obchodów roku świętego, jako czasu pojednania (jobal) dla wszystkich. W tym czasie należało odbudować oparte na bezinteresowności, dobre relacje z Bogiem, bliźnim i całym stworzeniem. Zachęcano więc, między innymi, do darowania długów, pomagania żyjącym w nędzy, naprawiania relacji międzyludzkich i uwalniania niewolników.

Jezus Chrystus przyszedł, aby oznajmić i wypełnić czas łaski od Pana, przynosząc dobrą nowinę ubogim, uwolnienie więźniom, wzrok niewidomym i wolność uciśnionym (por. Łk 4,18-19). W Nim, a w sposób szczególny w Jego Misterium Paschalnym, wypełnia się najgłębszy sens jubileuszu. Kiedy w imię Chrystusa Kościół zwołuje jubileusz, wszyscy jesteśmy zaproszeni do przeżywania nadzwyczajnego czasu łaski. Sam Kościół jest powołany do hojnego dzielenia się znakami obecności i bliskości Boga, do budzenia w sercach zdolności dostrzegania tego, co najistotniejsze. W sposób szczególny ten Rok Święty Miłosierdzia „to czas, aby na nowo odzyskać poczucie misji, jaką Pan powierzył swemu Kościołowi w dzień Wielkanocy: być znakiem i narzędziem miłosierdzia Ojca” (Homilia podczas Pierwszych Nieszporów Niedzieli Miłosierdzia Bożego, 11 kwietnia 2015).

 

2. Miłosierni jak Ojciec

Hasłem tego Nadzwyczajnego Jubileuszu są słowa „Miłosierni, jak Ojciec” (por. Misericordiae Vultus, 13), zapowiadające również temat najbliższego Światowego Dnia Młodzieży. Spróbujmy zatem lepiej zrozumieć, co oznacza Boże Miłosierdzie.

Stary Testament, mówiąc o miłosierdziu, posługuje się różnymi terminami, spośród których najbardziej znaczące, to hesed i rahamim. Pierwszy, odnoszący się do Boga, wyraża Jego niestrudzoną wierność Przymierzu ze Swoim ludem, który miłuje i któremu przebacza na wieki. Drugi termin, rahamim, który można przetłumaczyć jako „wnętrzności”, odwołuje się do matczynego łona, pozwalając nam rozumieć miłość Boga do swojego ludu na wzór miłości matki do swego dziecka. Tak, jak przedstawia to prorok Izajasz: „Czyż może niewiasta zapomnieć o swoim niemowlęciu, ta, która kocha syna swego łona? A nawet gdyby ona zapomniała, Ja nie zapomnę o tobie” (Iz 49,15). Ten rodzaj miłości sprawia, że znajdujemy w sobie miejsce dla innych, współodczuwamy, cierpimy i radujemy się z bliźnimi.

W biblijnym rozumieniu miłosierdzia zawarte są także konkretne cechy miłości, która jest wierna, darmowa i umie przebaczać. W poniższym fragmencie z Księgi proroka Ozeasza znajdujemy piękny przykład miłości Boga, porównanej do miłości ojca wobec syna: „Miłowałem Izraela, gdy jeszcze był dzieckiem, i syna swego wezwałem z Egiptu. Im bardziej ich wzywałem, tym dalej odchodzili ode Mnie, (…) A przecież Ja uczyłem chodzić Efraima, na swe ramiona ich brałem; oni zaś nie rozumieli, że troszczyłem się o nich. Pociągnąłem ich ludzkimi więzami, a były to więzy miłości. Byłem dla nich jak ten, co podnosi do swego policzka niemowlę - schyliłem się ku niemu i nakarmiłem go” (Oz 11,1-4). Chociaż niewłaściwa postawa syna zasługiwałaby na karę, miłość ojca jest wierna i zawsze przebacza skruszonemu synowi. Widzimy zatem, że w miłosierdziu zawsze zawarte jest przebaczenie; ono „nie jest więc jakąś abstrakcyjną ideą, ale konkretnym faktem, przez który On objawia swoją miłość podobną do miłości ojca i matki, których aż do trzewi porusza los własnego dziecka. (…) Pochodzi ona z wnętrza jako uczucie głębokie, naturalne, złożone z czułości i współczucia, wyrozumiałości i przebaczenia” (Misericordiae Vultus, 6).

W Nowym Testamencie jest mowa o Bożym Miłosierdziu (eleos), jako syntezie dzieła, dla którego Jezus przyszedł na świat, aby wypełnić je w imię Ojca (por. Mt 9,13). Miłosierdzie naszego Pana objawia się przede wszystkim, kiedy On pochyla się nad ludzką nędzą i okazuje swoje współczucie tym, którzy potrzebują zrozumienia, uzdrowienia i przebaczenia. W Jezusie wszystko mówi o miłosierdziu. Co więcej: On sam jest miłosierdziem.

W 15. rozdziale Ewangelii wg św. Łukasza odnajdujemy trzy przypowieści o miłosierdziu: o zagubionej owcy, o zgubionej drachmie oraz tę, która jest znana jako przypowieść o synu marnotrawnym. W tych trzech przypowieściach uderza nas radość Boga, radość, jaką On okazuje, kiedy odnajduje grzesznika i mu przebacza. Tak, radością Boga jest przebaczanie! W tym znajduje się synteza całej Ewangelii. „Każdy z nas jest tą zagubioną owcą, tą zgubioną drachmą. Każdy z nas jest owym synem, który zmarnował swoją wolność idąc za fałszywymi bożkami, iluzjami szczęścia i wszystko utracił. Ale Bóg o nas nie zapomina, Ojciec nigdy nas nie opuszcza. Jest ojcem cierpliwym, zawsze na nas czeka! Szanuje naszą wolność, ale zawsze pozostaje wierny. A kiedy do Niego powracamy, przyjmuje nas jak synów w swoim domu, ponieważ nigdy, nawet na chwilę, nie przestał czekać na nas z miłością. I jego serce cieszy się z każdego dziecka, które powraca. Cieszy się, ponieważ nastaje radość. Bóg raduje się, kiedy ktoś z nas grzeszników przychodzi do Niego i prosi o przebaczenie” (Modlitwa Anioł Pański, 15 września 2013).

Miłosierdzie Boga jest bardzo konkretne i wszyscy jesteśmy powołani, aby osobiście go doświadczyć. Kiedy miałem siedemnaście lat, pewnego dnia, gdy miałem wyjść na spotkanie z przyjaciółmi, zdecydowałem, że najpierw wstąpię do kościoła. Spotkałem tam pewnego księdza, który wzbudził we mnie szczególne zaufanie, tak że zapragnąłem otworzyć swoje serce w Sakramencie Spowiedzi. To spotkanie zmieniło moje życie! Odkryłem, że kiedy otwieramy swoje serce z pokorą i przejrzystością, możemy bardzo konkretnie doświadczyć Bożego Miłosierdzia. Miałem pewność, że w osobie tego kapłana Bóg czekał na mnie, zanim jeszcze zrobiłem pierwszy krok w stronę kościoła. My Go poszukujemy, ale On nas zawsze uprzedza, szuka nas od zawsze i jako pierwszy nas odnajduje. Być może ktoś z was nosi w swoim sercu ciężar i myśli: zrobiłem to czy tamto… Nie bójcie się! On na was czeka! On jest ojcem: czeka na was zawsze! Jakże pięknie jest odnaleźć w Sakramencie Pojednania miłosierne ramiona Ojca, odkryć konfesjonał jako miejsce Miłosierdzia, dać się dotknąć tej miłosiernej miłości Pana, który zawsze nam przebacza!

A czy ty, drogi chłopcze, droga dziewczyno, poczułeś kiedykolwiek na sobie to spojrzenie pełne nieskończonej miłości, która, pomimo wszystkich twoich grzechów, ograniczeń, upadków, wciąż ci ufa i z nadzieją patrzy na twoje istnienie? Czy jesteś świadomy, jak wielka jest twoja wartość w planie Boga, który z miłości oddał ci wszystko? Jak naucza św. Paweł „Bóg zaś okazuje nam swoją miłość [właśnie] przez to, że Chrystus umarł za nas, gdyśmy byli jeszcze grzesznikami” (Rz 5,8). Ale czy naprawdę rozumiemy potęgę tych słów?

Wiem, jak drogi jest wam wszystkim krzyż Światowych Dni Młodzieży – dar św. Jana Pawła II – który, począwszy od 1984 roku, towarzyszy wszystkim waszym międzynarodowym spotkaniom. Ileż przemian, ileż prawdziwych nawróceń w życiu wielu młodych ludzi zrodziło się właśnie ze spotkania z tym prostym krzyżem! Być może zadawaliście sobie pytanie: skąd bierze się ta nadzwyczajna moc krzyża? Oto odpowiedź: krzyż jest najbardziej wymownym znakiem Miłosierdzia Boga! Jest potwierdzeniem, że miarą miłości Boga wobec ludzkości jest miłość bez miary! Na krzyżu możemy dotknąć Miłosierdzia Boga i dać się dotknąć Jego Miłosierdziu! Przypomnijmy sobie historię dwóch łotrów ukrzyżowanych obok Jezusa: jeden z nich jest zarozumiały, nie uznaje siebie za grzesznika, drwi z Jezusa. Drugi natomiast uznaje swoją winę, zwraca się do Pana i mówi: „Jezu, wspomnij na mnie, gdy przyjdziesz do swego królestwa”. Jezus spogląda na niego z nieskończonym miłosierdziem i odpowiada mu: „Dziś ze Mną będziesz w raju” (por. Łk 23,32.39-43). Z którym z nich dwóch się utożsamiamy? Z tym, który jest zarozumiały i nie uznaje własnych win? Czy raczej z tym, który przyznaje, że potrzebuje Bożego Miłosierdzia i błaga o nie całym sercem? W Chrystusie, który oddał za nas na krzyżu swoje życie, zawsze odnajdziemy bezwarunkową miłość, która uznaje nasze życie za dobro i zawsze daje nam możliwość rozpoczęcia na nowo.

 

3. Nadzwyczajna radość bycia narzędziem Bożego Miłosierdzia

Słowo Boże uczy nas, że „więcej szczęścia jest w dawaniu aniżeli w braniu” (Dz 20,35). Właśnie z tego powodu piąte błogosławieństwo nazywa szczęśliwymi tych, którzy są miłosierni. Wiemy, że Pan umiłował nas jako pierwszy. Ale jesteśmy prawdziwie błogosławieni, szczęśliwi, jeśli wejdziemy w tę logikę Boskiego daru, logikę miłości darmowej, jeśli odkryjemy, że Bóg nieskończenie nas pokochał po to, aby uczynić nas zdolnymi do kochania jak On: bez miary. Jak mówi św. Jan: „Umiłowani, miłujmy się wzajemnie, ponieważ miłość jest z Boga, a każdy, kto miłuje, narodził się z Boga i zna Boga. Kto nie miłuje, nie zna Boga, bo Bóg jest miłością. (…) W tym przejawia się miłość, że nie my umiłowaliśmy Boga, ale że On sam nas umiłował i posłał Syna swojego jako ofiarę przebłagalną za nasze grzechy. Umiłowani, jeśli Bóg tak nas umiłował, to i my winniśmy się wzajemnie miłować” (1 J 4,7-11).

Po objaśnieniu wam w skrócie sposobu, w jaki Pan objawia wobec nas swoje Miłosierdzie, chciałbym zasugerować wam, jak w konkretny sposób możemy być narzędziem tego samego Miłosierdzia względem naszych bliźnich.

Przychodzi mi na myśl przykład błogosławionego Pier Giorgia Frassatiego. On mówił: „Jezus odwiedza mnie w Komunii świętej każdego ranka, a ja Mu się za to odwdzięczam w skromniejszy, dostępny mi sposób: odwiedzam Jego biedaków”. Pier Giorgio był młodzieńcem, który zrozumiał, co znaczy mieć serce miłosierne, wrażliwe na najbardziej potrzebujących. Ofiarowywał im o wiele więcej niż dary materialne, dawał samego siebie, poświęcał czas, słowa, zdolność słuchania. Służył ubogim z wielką dyskrecją, nigdy się z tym nie obnosząc. Prawdziwie żył Ewangelią, która mówi: „Kiedy zaś ty dajesz jałmużnę, niech nie wie lewa twoja ręka, co czyni prawa, aby twoja jałmużna pozostała w ukryciu” (Mt 6,3-4). Wyobraźcie sobie, że w przeddzień swojej śmierci, ciężko schorowany, udzielał wskazówek dotyczących sposobu pomagania jego pokrzywdzonym przyjaciołom. W czasie pogrzebu, jego rodzina i przyjaciele byli zdumieni obecnością tak wielu nieznajomych ubogich, których prowadził i którym pomagał za życia młody Pier Giorgio.

Lubię łączyć zawsze ewangeliczne błogosławieństwa z 25. rozdziałem Ewangelii wg św. Mateusza, gdzie Jezus wymienia uczynki miłosierdzia i mówi, że to z nich zostaniemy osądzeni. Zapraszam was zatem do ponownego odkrycia uczynków miłosierdzia względem ciała: głodnych nakarmić, spragnionych napoić, nagich przyodziać, podróżnych w dom przyjąć, więźniów pocieszać, chorych nawiedzać, umarłych grzebać. Nie zapominajmy również o uczynkach miłosiernych względem duszy: grzesznych upominać, nieumiejętnych pouczać, wątpiącym dobrze radzić, strapionych pocieszać, krzywdy cierpliwie znosić, urazy chętnie darować, modlić się za żywych i umarłych. Jak widzicie, miłosierdzie nie jest „pobłażliwością za wszelką cenę”, nie jest też zwykłym sentymentalizmem. Jest sprawdzianem autentyczności naszej postawy jako uczniów Jezusa, naszej wiarygodności jako chrześcijan we współczesnym świecie.

Wam, młodym, którzy jesteście bardzo praktyczni, chciałbym zaproponować, abyście przez pierwszych siedem miesięcy 2016 roku, wybierali co miesiąc jeden uczynek miłosierny względem ciała i jeden względem duszy, i realizowali je. Zainspirujcie się modlitwą św. Faustyny, pokornej apostołki Bożego Miłosierdzia w naszych czasach:

Dopomóż mi do tego, o Panie, (…)
aby oczy moje były miłosierne, bym nigdy nie podejrzewała i nie sądziła według zewnętrznych
pozorów, ale upatrywała to, co piękne w duszach bliźnich, i przychodziła im z pomocą. (…)
aby słuch mój był miłosierny, bym skłaniała się do potrzeb bliźnich, by uszy moje nie były
obojętne na bóle i jęki bliźnich. (…)
aby język mój był miłosierny, bym nigdy nie mówiła ujemnie o bliźnich, ale dla każdego miała
słowo pociechy i przebaczenia. (…)
aby ręce moje były miłosierne i pełne dobrych uczynków, (…)
aby nogi moje były miłosierne, bym zawsze śpieszyła z pomocą bliźnim, opanowując swoje
własne znużenie i zmęczenie. (…)
aby serce moje było miłosierne, bym czuła ze wszystkimi cierpieniami bliźnich
(Dzienniczek, 163).

Przesłanie Bożego Miłosierdzia stanowi więc bardzo konkretny i wymagający program życia, program, który wymaga konkretnych uczynków. A jednym z najbardziej oczywistych – choć być może również najtrudniejszych do wprowadzenia w życie – uczynków miłosierdzia jest przebaczenie tym, którzy nas obrazili, którzy wyrządzili nam zło, których uważamy za wrogów. „Jakże trudne wydaje się nieraz przebaczanie! A przecież przebaczanie jest narzędziem złożonym w nasze słabe ręce, abyśmy mogli osiągnąć spokój serca. Uwolnienie się od żalu, złości, przemocy i zemsty – to warunki konieczne do tego, by żyć szczęśliwie” (Misericordiae Vultus, 9).

Spotykam wielu młodych, którzy mówią, że są zmęczeni życiem w tak bardzo podzielonym świecie, w którym ścierają się zwolennicy różnych poglądów, jest wiele wojen, a niektórzy używają nawet swojej religii do usprawiedliwienia przemocy. Musimy błagać Pana, by obdarzył nas łaską bycia miłosiernymi wobec tych, którzy wyrządzają nam zło. Tak, jak Jezus, który na krzyżu modlił się za tych, którzy go ukrzyżowali: „Ojcze, przebacz im, bo nie wiedzą, co czynią” (Łk 23,34). Jedyną drogą do przezwyciężenia zła jest miłosierdzie. Sprawiedliwość jest konieczna, oczywiście, ale sama nie wystarczy. Sprawiedliwość i miłosierdzie muszą podążać razem. Tak bardzo chciałbym, byśmy zjednoczyli się w chóralnej modlitwie płynącej z głębi naszych serc, błagając Boga o miłosierdzie dla nas i całego świata!

4. Kraków na nas czeka!

Zostało kilka miesięcy do naszego spotkania w Polsce. Kraków, miasto św. Jana Pawła II i św. Faustyny Kowalskiej, czeka na nas z otwartymi ramionami i otwartym sercem. Wierzę, że Boża Opatrzność prowadziła nas do świętowania Jubileuszu Młodych właśnie tam, gdzie żyło tych dwoje wielkich Apostołów Miłosierdzia naszych czasów. Jan Paweł II przeczuwał, że nastał czas Miłosierdzia. Na początku swego pontyfikatu napisał encyklikę Dives in Misericordia. W Roku Świętym 2000 kanonizował siostrę Faustynę i ustanowił Święto Bożego Miłosierdzia, obchodzone w drugą Niedzielę Wielkanocną. A w 2002 roku osobiście konsekrował w Krakowie sanktuarium Jezusa Miłosiernego, zawierzając świat Bożemu Miłosierdziu i wyrażając pragnienie, by to orędzie dotarło do wszystkich mieszkańców ziemi i wypełniło ich serca nadzieją: „Trzeba tę iskrę Bożej łaski rozniecać. Trzeba przekazywać światu ogień miłosierdzia. W miłosierdziu Boga świat znajdzie pokój, a człowiek szczęście!” (Homilia podczas poświęcenia sanktuarium Bożego Miłosierdzia w Krakowie, 17 sierpnia 2002).

Drodzy młodzi, Jezus Miłosierny, przedstawiony w wizerunku, czczonym przez lud Boży w Jemu poświęconym sanktuarium w Krakowie, czeka na was. On wam ufa i na was liczy! Ma tak wiele do powiedzenia każdemu i każdej z was… Nie bójcie się spojrzeć Mu w oczy pełne nieskończonej miłości i pozwólcie, aby On ogarnął was swoim miłosiernym spojrzeniem gotowym przebaczyć każdy wasz grzech; spojrzeniem, które może przemienić wasze życie i uleczyć rany waszych dusz; spojrzeniem, które zaspokaja najgłębsze pragnienia waszych młodych serc: pragnienie miłości, pokoju, radości i prawdziwego szczęścia. Przyjdźcie do Niego i nie bójcie się! Przyjdźcie, by powiedzieć Mu z głębi waszych serc: „Jezu, ufam Tobie!”. Pozwólcie, by dotknęło was Jego bezgraniczne Miłosierdzie, abyście wy z kolei, poprzez uczynki, słowa i modlitwę, stali się apostołami miłosierdzia w naszym świecie zranionym egoizmem, nienawiścią i rozpaczą.

Nieście płomień miłosiernej miłości Chrystusa – o którym mówił św. Jan Paweł II – w środowiska waszego codziennego życia i aż na krańce ziemi. W tej misji, towarzyszę wam moimi życzeniami i modlitwą, i na tym ostatnim odcinku drogi duchowych przygotowań do najbliższego ŚDM w Krakowie, zawierzam was wszystkich Dziewicy Maryi, Matce Miłosierdzia, błogosławiąc wam z całego serca.

Watykan, 15 sierpnia 2015
Uroczystość Wniebowzięcia Najświętszej Maryi Panny

FRANCISCUS

[01573-PL.01] [Texto original: Italiano]

Testo in lingua araba

 

"طوبى لِلرُّحَماء، فإِنَّهم يُرْحَمون"(متى 5، 7)

أيها الشباب الأعزاء،

لقد وصلنا إلى المرحلة الأخيرة من حجنا إلى كراكوفيا، حيث في شهر تموز من السنة المقبلة، سنحتفل معًا باليوم العالمي الحادي والثلاثين للشباب. وفي مسيرتنا الطويلة والمُلزمة تقودنا كلمات يسوع المأخوذة من "عظة الجبل". لقد بدأنا هذه المسيرة عام2014، متأملين معًا حول الطوبى الأولى: "طوبى لِفُقراءِ الرُّوح فإِنَّ لَهم مَلكوتَ السَّمَوات"(متى 5، 3). أما موضوع عام2015فكان: "طوبى لأَطهارِ القُلوب فإِنَّهم يُشاهِدونَ الله"(متى 5، 8). وفي العام القادم سنسمح لكلمات: "طوبى لِلرُّحَماء، فإِنَّهم يُرْحَمون"(متى 5، 7)بأن تُلهمنا.

1.يوبيل الرحمة

مع هذا الموضوع يدخل اليوم العالمي للشباب في كراكوفيا لعام2016في السنة المقدسة للرحمة، ليصبح بدوره يوبيلاً حقيقيًّا للشباب على مستوى عالمي. ليست المرة الأولى التي يُصادف فيها لقاء دولي للشباب مع سنة يوبيليّة. في الواقع، وخلال السنة المقدسة للفداء(1983/ 1984)دعا القديس يوحنا بولس الثاني للمرّة الأولى شباب العالم بأسره إلى أحد عيد الشعانين. من ثَمَّ وخلال اليوبيل الكبير لعام2000اجتمع في روما مليونا شاب من حوالي165بلدًا للاحتفال باليوم العالمي الخامس عشر للشباب. وكما حصل في هاتين الحالتين السابقتين، أنا متأكّد أن يوبيل الشباب في كراكوفيا سيكون أحد أقوى اللحظات خلال هذه السنة المقدسة!

قد يتساءل البعض منكم: ما هي هذه السنة المقدّسة التي تحتفل بها الكنيسة؟ إن النص الكتابي الفصل الخامس والعشرين من سفر الأحبار يساعدنا على فهم ماذا كان يعني "اليوبيل" بالنسبة لشعب إسرائيل: كل خمسين سنة كان اليهود يسمعون صوت البوق (يوبل) يدعوهم للاحتفال بسنة مقدّسة(يوبيل) كزمن مصالحة (يوبال) للجميع. ينبغي في هذه المرحلة استعادة علاقة جيّدة مع الله والقريب والخليقة مبنيّة على المجانيّة. لذلك، ومن بين الأمور الأخرى، كان يُعزز الإعتاق من الديون، والمساعدة الخاصة لمن كان يعيش في بؤس، تحسين العلاقات بين الأشخاص وتحرير العبيد.

فيسوع المسيح قد جاء ليعلن ويحقق الزمن الدائم لنعمة الربويحمل البشرى السارة للفقراء، ويخلي سبيل الأسرى، ويعيد البصر للعميان ويفرج عن المظلومين(راجع لوقا 4، 18- 19). فبه، ولاسيما في سرّه الفصحي، يجد المعنى الأعمق لليوبيل تمامه الكامل. فعندما تدعو الكنيسة باسم يسوع لإقامة يوبيل، نكون جميعنا مدعوين لعيش زمن نعمة استثنائي. والكنيسة بدورها مدعوة لتقدم بوفرة علامات حضور الله وقربه وأن توقظ في القلوب القدرة على النظر إلى الجوهري. وهذه السنة المقدسة للرحمة بشكل خاص: "هي الزمن للكنيسة لتجد مجدّدًا معنى الرسالة التي أوكلها الرب إليها يوم الفصح بأن تكون أداة لرحمة الآب"(عظة صلاة الغروب في أحد الرحمة الإلهيّة، 11 نيسان 2015).

2. رُحَمَاء كالآب

إن شعار هذا اليوبيل الاستثنائي هو "رُحَمَاءَ كالآب"(راجع وجه الرحمة، 13)، وبهذا الشكل يتناغم مع موضوع اليوم العالمي للشباب المقبل. لنسعى إذًا لفهم معنى الرحمة الإلهية بشكل أفضل.

يستعمل العهد القديم عبارات مختلفة للحديث عن الرحمة، وأهمّها "حِسِد" و"رَحَميم". الأولى تُطبّق على الله وتُعبِّر عن أمانته التي لا تكِلُّ للعهد مع شعبه الذي يُحبُّه ويغفر له للأبد. أما العبارة الثانية "رَحَميم" يمكن ترجمتها بكلمة "أحشاء"، كإشارة بشكل خاص إلى الحشا الوالدي فنفهم بهذا الشكل محبة الله لشعبه كمحبة أمٍّ لابنها. هكذا يُقدِّمه لنا النبيُّ أشعيا: "أتنسى المرأة رضيعها فلا ترحم ابن بطنها؟ حتى ولو نسيت النساء فأنا لا أنساك"(أشعيا 49، 15). إن محبة من هذا النوع تعني إفساح مجال للآخر في داخلي، فأشعر وأتألّم وأفرح مع القريب.

إن المفهوم البيبلي للرحمة يشمل أيضًا حبًّا ملموسًا وأمينًا، مجانيًّا ويسامح. ولدينا في هذا المقطع من سفر هوشع مثالاً جميلاً عن محبة الله التي يشبّهها لمحبّة أب لابنه: "لما كان إسرائيل صبيًّا أحبَبتُه ومِن مصرَ دعوت ابني. يدعونهم لكنّهم يُعرضون عنهم؛ [...] أنا درّجتُ أفرائيم وحملتهم على ذراعي لكنّهم لم يعلموا أني اهتممتُ بهم. بحبال البشر، بروابط الحب اجتذبتهم وكُنتُ لهم كمن يرفع الرضيع إلى وجنتيه وانحنيت عليه وأطعمتُه"(هوشع 11، 1- 4). وبالرغم من موقف الابن الخاطئ، والذي يستحق قصاصًا، يبقى حبُّ الأب أمينًا ويغفر على الدوام للابن التائب. وكما نرى فالرحمة تتضمّن المغفرة على الدوام، فهي "ليست فكرة مجرّدة بل حقيقة ملموسة يظهر من خلالها محبته كأب وأمّ يتأثران حتى الأحشاء من أجل ابنهما. [...] تأتي من الداخل كشعور عميق وطبيعي، مكوّن من الحنان والشفقة، تسامح ومغفرة"(وجه الرحمة، 6).

أما العهد الجديد فيحدثنا عن الرحمة الإلهية(إيليوس)كخلاصة لعمل يسوع الذي جاء ليحققه باسم الآب في العالم(راجع متى 9، 13). فرحمة ربنا تظهر بشكل خاص عندما ينحني على البؤس البشري ويُظهر رأفته تجاه الذين يحتاجون للتفهُّم والشفاء والمغفرة. كلُّ شيء في يسوع يتحدث عن الرحمة، لا بل هو الرحمة بحد ذاتها.

في الفصل الخامس عشر من إنجيل لوقا يمكننا أن نجد أمثال الرحمة الثلاثة: مثل الخروف الضال، ومثل الدرهم الضائع، وذلك المثل المعروف بمثل "الابن الضال". في هذه الأمثال الثلاثة يؤثِّرُ فينا فرح الله، الفرح الذي يشعر به عندما يجد خاطئًا ويغفر له. نعم، فرح الله هو المغفرة! هنا نجد خلاصة الإنجيل بأسره. "كلّ منا هو ذلك الخروف الضائع والدرهم الضائع، كلّ منا هو ذلك الابن الذي فقد حريّته بإتباعه للأصنام ولسراب السعادة فأضاع كلّ شيء. لكن الله لا ينسانا والآب لا يتركنا أبدًا. إنه أب صبور ينتظرنا على الدوام! يحترم حريتنا ويبقى أمينًا أبدًا وعندما نعود إليه يستقبلنا كالأبناء في بيته لأنه لا يكفُّ أبدًا عن انتظارنا بمحبة، وقلبه يعيِّدُ بكل ابن يعود إليه. يُعيّد بسبب الفرح، والله يفرح عندما يذهب إليه خاطئ من بيننا ويطلب مغفرته"(صلاة التبشير الملائكي، 15 أيلول 2013).

إن رحمة الله ملموسة بشكل كبير وجميعنا مدعوون لنختبرها بأنفسنا. عندما كنت في السابعة عشرة من عمري، وفي يوم كان ينبغي علي أن أخرج فيه مع أصدقائي، قرّرت أولاً أن أُعرّج على الكنيسة. وهناك وجدت كاهنًا أوحى إلي بثقة مميّزة وشعرت برغبة فتح قلبي في الاعتراف. وذلك اللقاء قد بدّل حياتي! لقد اكتشفت أنه عندما نفتح قلوبنا بتواضع وشفافيّة يمكننا أن نتأمّل برحمة الله بشكل ملموس. لقد تأكّدت أن الله كان بانتظاري في شخص ذاك الكاهن، قبل أن أقوم بالخطوة الأولى لأدخل إلى الكنيسة. نحن نبحث عنه ولكنّه يسبقنا على الدوام، يبحث عنا على الدوام ويجدنا أولاً. ربما قد يكون لدى أحدكم ثقل في قلبه ويفكر: لقد فعلت هذا وذاك...لا تخافوا! هو ينتظركم! إنه أب ينتظرنا على الدوام! ما أجمل أن نلتقي عناق الآب الرحيم في سرّ الاعتراف، وأن نكتشف كرسيّ الاعتراف كمكان للرحمة، ونسمح أن يلمسنا حب الرب الرحيم الذي يغفر لنا على الدوام!

وأنت عزيزي الشاب وعزيزتي الشابة هل شعرت يومًا بنظرة الحب اللامتناهي هذا، الذي وبالرغم من خطاياك ومحدوديّتك وفشلك لا يزال يثق بك وينظر إلى حياتك برجاء؟ هل تدرك قيمتك إزاء إله منحك كل شيء بدافع الحب؟ كما يعلّمنا القديس بولس: "أَمَّا اللهُ فقَد دَلَّ على مَحبتِّهِ لَنا بِأَنَّ المسيحَ قد ماتَ مِن أَجْلِنا إِذ كُنًَّا خاطِئين"(روما 5، 8). ولكن هل نفهم حقًّا قوّة هذه الكلمات؟

أعلم كم هو عزيز عليكم صليب اليوم العالمي للشباب – عطيّة القديس يوحنا بولس الثاني – الذي ومنذ عام1984يرافق جميع لقاءاتكم العالميّة. كم من التبدّلات وكم من الارتدادات الحقيقية قد انبثقت في حياة العديد من الشباب من اللقاء مع هذا الصليب البسيط! وربما قد تساءلتم من أين تأتي قوة الصليب العظيمة هذه؟ هذا هو الجواب: الصليب هو العلامة الأكثر دلالة على رحمة الله! فهو يشهد أن مقياس محبة الله إزاء البشرية هو حبٌّ لا يعرف قياس! في الصليب يمكننا أن نلمس رحمة الله، وأن نسمح لهذه الرحمة أن تلمسنا. هنا أريد أن أُذكّر بحدث المُجرمَين اللذين صُلبا بالقرب من يسوع: أحدهما وهو مغرور، لم يعترف بأنه خاطئ وشتم الرب. أما الآخر فقد اعترف بأنه أخطأ وتوجّه إلى الرب وقال له: "أُذكُرْني يا يسوع إِذا ما جئتَ في مَلَكوتِكَ". فنظر إليه يسوع برحمة لامُتناهيّة وأجابه: "سَتكونُ اليَومَ مَعي في الفِردَوس"(راجع لوقا 23، 32. 39- 43). في أي منهما نجد أنفسنا؟ في ذلك المغرور الذي لا يعترف بأخطائه؟ أو في الآخر الذي يعترف بأنّه بحاجة للرحمة الإلهية ويطلبها من كل قلبه؟ في الرب، الذي أعطى حياته من أجلنا على الصليب، نجد دائمًا الحب غير المشروط الذي يعترف بحياتنا كخير ويعطينا على الدوام الإمكانية لنبدأ من جديد.

3. الفرح الكبير الناتج عن كوننا أدوات لرحمة الله

تعلمنا كلمة الله أن "العَطاءَ أَعْظَمُ غِبْطَةً مِنَ الأَخْذ"(أعمال 20، 35). ولهذا السبب بالذات يقول التطويب الخامس "طوبى للرحماء". نعلم أن الرب أحبنا هو أولا. لكن نصير فعلا طوباويين وسعداء فقط إذا ما دخلنا في المنطق الإلهي للعطاء، للمحبة المجانية، إذا ما اكتشفنا أن الله أحبنا بلا حدود ليجعلنا قادرين على أن نحب مثله هو، بلا قياس. كما يقول القديس يوحنا "أَيُّها الأَحبَّاء، لِنُحِبَّ بَعضُنا بَعضًا، فإِنَّ المحبَّةَ مِنَ اللهِ، وكلُّ مَنْ يُحِبُّ فهوَ مَولودٌ مِنَ اللهِ، ويَعرِفُ الله. مَنْ لا يُحِبَّ لم يَعرفِ اللهَ، لأنَّ اللهَ مَحبَّة ... على هذا تَقومُ المحبَّة: لا أَنَّا نحنُ أَحبَبنا اللهَ، بل هُوَ نَفسُهُ أَحبَّنا وأَرسلَ ابنَهُ كفَّارةً عَن خطايانا. أَيُّها الأَحبَّاء، إِنْ كانَ اللهُ قد أَحبَّنا إلى هذا الحدِّ فعلينا، نَحنُ أَيضًا، أَنْ نُحِبَّ بَعضُنا بعضًا".(1 يوحنا 4، 7 – 11).

بعد أن شرحتُ لكم بطريقة مقتضبة كيف يمارس الرب رحمته تجاهنا، أود أن اقترح عليكم كيف يمكننا أن نكون حقا أدوات لهذه الرحمة نفسها تجاه الآخرين.

يأتي على ذهني مثال الطوباوي بييرجورجيو فراسّاتي. كان يقول: "يزورني يسوع كل يوم في المناولة، وأنا أرد هذه المناولة في الطريقة البائسة التي بمقدرتي، من خلال زيارة الفقراء". بييرجورجيو كان شابا فهم ما يعني أن يكون لدينا قلب رحوم، مرهف حيال الأشد عوزا. وكان يقدم لهم أكثر من الأمور المادية؛ كان يقدم لهم نفسه، وقته وكلماته والقدرة على الإصغاء. كان يخدم الفقراء بتواضع كبير دون أن يضع ذاته محطا للأنظار. كان يعيش فعلا الإنجيل القائل "أَمَّا أنتَ، فإِنْ تصَدَّقْتَ، فلا تَعلَمْ شِمالُكَ ما تَصنعُ يَمينُك؛ لكي تكونَ صَدَقَتُكَ في الخُفْيَة"(متى 6، 3 – 4). وقبل يوم على موته، وفي كان مصابا بمرض خطير، أعطى توجيهاته بشأن كيفية مساعدة أصدقائه المحتاجين. خلال تشييعه فوجئ أقرباؤه وأصدقاؤه بحضور أعداد كبيرة من الفقراء الغرباء، الذين اعتنى بهم وساعدهم بييرجورجيو الشاب.

أنا شخصيا أحبُ أن أربط التطويبات الإنجيلية بالفصل الخامس والعشرين من إنجيل متى، عندما يقدم لنا يسوع أعمال الرحمة ويقول إننا سُنحاسب على أساسها. لذا أدعوكم إلى إعادة اكتشاف أعمال الرحمة الجسدية: أن نطعم الجياع، ونسقي العطاش ونُلبس العراة ونستقبل الغرباء، ونعتني بالمرضى، ونزور المساجين وندفن الموتى. ودعونا ألا ننسى أعمال الرحمة الروحية: تقديم الاستشارة للمشككين، تعليم الجاهلين، تحذير الخطاة، مواساة الممتحنين، مغفرة الإساءات، احتمال الأشخاص المزعجين بصبر، والصلاة إلى الله على نية الأحياء والأموات. كما ترون إن الرحمة ليست "طيبة مفرطة" أو مجرد عاطفية. هنا يوجد التحقق من أصالة كوننا تلامذة ليسوع، ومصداقيتنا كمسيحيين في عالم اليوم.

أود أن أقترح عليكم، أنتم الشباب الواقعيون للغاية، أن تختاروا خلال الأشهر السبعة الأولى من العام2016عمل رحمة جسدية وعمل رحمة روحية تطبقونهما كل شهر. استمدوا الوحي من صلاة القديسة فاوستينا، الرسولة المتواضعة للرحمة الإلهية في زماننا:

"ساعدني يا رب كي ...

تكون عيناي رحومتين حتى لا تنتابني الشبهات ولا أحكم استنادا إلى المظاهر الخارجية، كي أعرف كيف أرى ما هو جميل في نفس قريبي وكيف أساعده ...

يكون سمعي رحوما، كي أنحني على احتياجات قريبي، وكي لا تكون أذناي غير مباليتين بآلام قريبي وأنينه ...

يكون لساني رحوما لا يتكلم بالسوء عن القريب، بل يحمل كلمة مواساة ومسامحة لكل شخص ...

تكون يداي رحومتتين ومفعمتين بالأعمال الجيدة ...

تكون رجلاي رحومتين كي أهب دائما لمساعدة القريب، متغلبة على قنوطي وتعبي ...

يكون قلبي رحوما كي يشارك في معاناة القريب كلها".(اليوميات، 163)

رسالة الرحمة الإلهية تشكل إذا برنامج حياة ملموس جدا ومتطلب لأنه يشتمل على الأعمال. ومن بين أعمال الرحمة البديهية، والأكثر صعوبة في التطبيق ربما، هو مغفرة من أساء إلينا، من ألحق بنا الضرر، من نعتبرهم أعداء. "كم يبدو لنا صعبًا أن نغفر أحيانًا! ومع ذلك فالمغفرة هي الأداة التي وُضعت بين يدينا الضعيفتين لنبلغ إلى سكينة القلب. إن ترك الحقد والغضب والعنف والانتقام هي الشروط الضروريّة لنعيش سعداء"(وجه الرحمة، 9).

التقي بالعديد من الشباب يقولون إنهم سئموا من هذا العالم المنقسم، يتواجه فيه أنصار فصائل مختلفة، ثمة حروب كثيرة وهناك حتى من يستخدم دينه الخاص كتبرير للعنف. علينا أن نترجى من الله نعمة أن نكون رحومين مع من يصنع لنا الشر. كما فعل يسوع عندما صلى من على الصليب من أجل من صلبوه: "يا أَبتاهْ! إِغفِرْ لَهم، فإِنَّهم لا يَدْرونَ ما يَعْمَلون"(لوقا 23، 34). الرحمة هي الدرب الوحيد للتغلب على الشر. العدالة ضرورية بالطبع لكنها ليست كافية لوحدها. لا بد أن تسير العدالة والرحمة معا. كم أود أن نتحد كلنا بصلاة مشتركة، تنبع من أعماق قلوبنا، سائلين الرب أن يرحمنا ويرحم العالم بأسره!

4. كراكوفيا تنتظرنا!

أشهر قليلة تفصلنا عن لقائنا في بولندا. كراكوفيا، مدينة القديس يوحنا بولس الثاني والقديسة فاوستينا كوفالسكا، تنتظرنا بذراعين منفتحتين وبقلب مشرّع. اعتقد أن العناية الإلهية قادتنا للاحتفال يوبيل الشبيبة هنا بالذات، حيث عاش هذان الرسولان الكبيران للرحمة في رماننا. لقد استشعر يوحنا بولس الثاني أن هذا هو زمن الرحمة. في بداية حبريته كتب الرسالة العامة "الغني بالمراحم". وفي سنة2000المقدسة، أعلن قداسة الأخت فاوستينا، مؤسسا أيضا عيد الرحمة الإلهية في الأحد الثاني لعيد الفصح. وفي العام2002قام شخصيا بتدشين مزار يسوع الرحوم في كراكوفيا موكلا العالم إلى الرحمة الإلهية آملا أن تصل هذه الرسالة إلى سكان المعمورة كافة وتملأ القلوب بالرجاء: "لا بد من إضاءة شرارة نعمة الله. يجب أن تُنقل للعالم نار الرحمة هذه. في رحمة الله سيجد العالم السلام وسيجد الإنسان السعادة!"(عظة لمناسبة تكريس مزار الرحمة الإلهية في كراكوفيا، 17 آب أغسطس 2002).

أيها الشبان الأعزاء، أن يسوع الرحوم، المصوّر في اللوحة التي يكرمها شعب الله في مزار كراكوفيا المكرس له، ينتظركم. إنه يثق بكم ويتكل عليكم! لديه أمور كثيرة هامة يقولها لكل واحد منكم ... لا تخافوا من أن تحدقوا إلى عينيه المفعمتين بالمحبة اللامتناهية، وتدعوا نظرته الرحومة تبلغكم: نظرة مستعدة لمغفرة كل خطاياكم، نظرة قادرة على تغيير حياتكم وتضميد جراح نفوسكم، نظرة تروي العطش العميق داخل قلوبكم الشابة: عطش للمحبة والسلام والفرح والسعادة الحقيقة. تعالوا إليه ولا تخافوا! تعالوا لتقولوا له من أعماق قلوبكم: "يا يسوع إني أثق بك!". دعوا رحمته التي لا تعرف حدودا تلمسكم لتصيروا بدوركم رسلا للرحمة من خلال الأعمال والكلمات والصلاة في عالمنا المجروح نتيجة الأنانية والحقد واليأس الشديد.

احملوا شعلة محبة المسيح الرحومة ـ التي تحدث عنها القديس يوحنا بولس الثاني ـ في بيئات حياتكم اليومية وحتى أقاصي الأرض. وإني أرافقكم في هذه المهمة بتمنياتي وصلواتي، وأوكلكم جميعا إلى العذراء مريم، والدة الرحمة، في هذا الجزء الأخير من مسيرة الاستعداد الروحي لليوم العالمي المقبل للشباب في كراكوفيا، وأبارككم من كل قلبي.

صدرت عن الفاتيكان،15آب أغسطس2015

عيد انتقال السيدة العذراء

[01573-AR.01] [Testo originale: Italiano]