Discorso del Santo Padre
Testo in lingua francese
Testo in lingua inglese
Alle ore 11.45 di questa mattina, nella Sala del Concistoro, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Incontro promosso dal Pontificio Consiglio “Cor Unum” sulla crisi umanitaria siriana e irachena a cui sono stati invitati in particolare gli organismi caritativi cattolici che operano nell’area del Medio Oriente e Vescovi di quella regione.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’udienza:
Discorso del Santo Padre
Cari fratelli e sorelle,
vi ringrazio tanto per la vostra partecipazione a questo incontro di condivisione tra organismi caritativi e Chiese locali. Vi sono riconoscente per l’assistenza che portate alle vittime della crisi in Siria, Iraq e nei Paesi vicini, come pure per il conforto che la vostra presenza e la vostra opera ispirano presso chi soffre. Penso anche ai molti altri organismi che lavorano in questo contesto. Vi saluto tutti, Vescovi, sacerdoti, religiosi, fedeli laici, con un pensiero particolare per il Signor Steven O’Brien, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari. Saluto Mons. Dal Toso, e ringrazio il Pontificio Consiglio Cor Unum per aver seguito con costanza questa crisi umanitaria, che ci interpella tutti; e saluto il Card. Sandri, del quale conosco la preoccupazione per questi problemi.
Uno dei drammi umanitari più opprimenti degli ultimi decenni è rappresentato dalle terribili conseguenze che i conflitti in Siria e in Iraq hanno sulle popolazioni civili, nonché sul patrimonio culturale. Milioni di persone sono in un preoccupante stato di urgente necessità, costrette a lasciare le proprie terre di origine. Libano, Giordania e Turchia portano oggi il peso di milioni di rifugiati, che hanno generosamente accolto. Di fronte ad un tale scenario e a conflitti che vanno estendendosi e turbando in maniera inquietante gli equilibri interni e quelli regionali, la comunità internazionale non sembra capace di trovare risposte adeguate, mentre i trafficanti di armi continuano a fare i loro interessi: armi bagnate nel sangue, sangue innocente.
Eppure oggi, a differenza del passato, le atrocità e le inaudite violazioni dei diritti umani, che caratterizzano questi conflitti, sono diffusi dai media in tempo reale. Pertanto sono sotto gli occhi del mondo intero. Nessuno può fingere di non sapere! Tutti sono consapevoli che questa guerra pesa in maniera sempre più insopportabile sulle spalle della povera gente. Occorre trovare una soluzione, che non è mai quella violenta, perché la violenza crea solo nuove ferite, crea altra violenza.
In questo oceano di dolore, vi esorto a porre speciale attenzione ai bisogni materiali e spirituali dei più deboli e indifesi: penso in particolare alle famiglie, agli anziani, ai malati, ai bambini. I bambini e i giovani, speranza per il futuro, sono privati di diritti fondamentali: crescere nella serenità della famiglia, essere accuditi e curati, giocare, studiare. Milioni di bambini, con il protrarsi del conflitto, sono privati del diritto all’istruzione e, conseguentemente, vedono offuscarsi l’orizzonte del loro futuro. Non fate mancare il vostro impegno in questo ambito così vitale.
Tante sono le vittime del conflitto: a tutte penso e per tutte prego. Ma non posso sottacere il grave danno alle comunità cristiane in Siria ed in Iraq, dove molti fratelli e sorelle sono vessati a causa della propria fede, cacciati dalle proprie terre, tenuti in prigionia o addirittura uccisi. Per secoli, le comunità cristiane e quelle musulmane hanno convissuto in queste terre, sulla base del reciproco rispetto. Oggi è la legittimità stessa della presenza dei cristiani e di altre minoranze religiose ad essere negata in nome di un «fondamentalismo violento che rivendica un’origine religiosa» (Benedetto XVI, Esort. ap. post-sin. Ecclesia in Medio Oriente, 29). Eppure, a tali aggressioni e persecuzioni che oggi subisce in quei Paesi, la Chiesa risponde testimoniando Cristo con coraggio, attraverso la presenza umile e fervida, il dialogo sincero e il servizio generoso a favore di chiunque soffra o abbia bisogno, senza alcuna distinzione.
In Siria ed in Iraq, il male distrugge gli edifici e le infrastrutture, ma soprattutto distrugge la coscienza dell’uomo. Nel nome di Gesù, venuto nel mondo per sanare le ferite dell’umanità, la Chiesa si sente chiamata a rispondere al male col bene, promuovendo uno sviluppo umano integrale, occupandosi «di ogni uomo e di tutto l’uomo» (Paolo VI, Enc. Populorum progressio, 14). Per rispondere a questa difficile chiamata, è necessario che i cattolici rafforzino la collaborazione intra-ecclesiale ed i legami di comunione che li uniscono alle altre comunità cristiane, cercando anche la collaborazione con le istituzioni umanitarie internazionali e con tutti gli uomini di buona volontà. Vi incoraggio quindi a proseguire sulla via della collaborazione e della condivisione, lavorando insieme e in sinergia. Per favore: non abbandonate le vittime di questa crisi, anche se l’attenzione del mondo venisse meno!
A tutti voi chiedo di portare il mio messaggio di solidale vicinanza a quanti sono nella prova e subiscono le tragiche conseguenze di questa crisi. In comunione con voi e con le vostre comunità, prego incessantemente per la pace e per la fine dei tormenti e delle ingiustizie nelle vostre amate terre. Che Dio vi benedica tutti.
[01491-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Testo in lingua francese
Chers frères et sœurs,
Je vous remercie beaucoup de votre participation à cette rencontre de partage entre les organismes caritatifs et les Eglises locales. Je vous suis reconnaissant de l’aide que vous apportez aux victimes de la crise en Syrie, en Irak et dans les pays voisins, et du réconfort que votre présence et votre travail offre à tous ceux qui souffrent. Ma pensée rejoint également tous les organismes qui travaillent en ce contexte. Je vous salue tous, évêques, prêtres, religieux, fidèles laïcs, en adressant un salut particulier à M. Stephen O’Brien, Secrétaire Général adjoint aux Affaires Humanitaires de l'ONU. Je salue Mgr Dal Toso et je remercie le Conseil pontifical Cor Unum pour avoir suivi avec constance cette crise humanitaire qui nous interpelle tous.
Les terribles conséquences, sur les populations civiles de même que sur le patrimoine culturel causées par les conflits en Syrie et en Irak, constitue un des drames humanitaires les plus terribles depuis ces dernières décennies. Des millions de personnes se trouvent dans une situation préoccupante de nécessité urgente et sont contraintes de quitter leur pays d’origine. Le Liban, la Jordanie et la Turquie, font face actuellement aux millions de réfugiés qu’ils ont généreusement accueillis. Face à un tel scénario et face à ces conflits qui se propagent et menacent de façon inquiétante les équilibres internes et régionaux, la communauté internationale ne semble pas capable de trouver des solutions adéquates alors que les trafiquants d’armes continuent leurs affaires.
Pourtant, différemment de ce qui s’est fait dans le passé, les médias diffusent, aujourd’hui, en temps réel les atrocités et les violations inouïes des droits de l’homme engendrés par ces conflits. Elles sont ainsi devant les yeux du monde entier. Personne ne peut plus prétendre ignorer ! Tous sont conscients que cette guerre pèse de façon de plus en plus insupportable sur les épaules des pauvres gens. Il s’agit de trouver une solution mais, qui ne soit jamais violente, car la violence ne fait qu’engendrer de nouvelles blessures.
En cet océan de douleur je vous exhorte à porter une attention particulière aux besoins matériels et spirituels des plus faibles et sans défense: je pense en particulier aux familles, aux personnes âgées, aux malades, aux enfants. Les enfants et les jeunes qui représentent un espoir pour le futur, sont privés de leurs droits fondamentaux: grandir dans une vie familiale sereine, être pris en charge et être soigné, jouer, étudier. Des millions d’enfants, à cause de cette guerre qui se prolonge, sont privés de leur droit à l’instruction et voient s’obscurcir ainsi leur avenir. N’épargnez pas votre engagement en ce domaine si essentiel.
Les victimes de ce conflit sont nombreuses: je pense à toutes celles-ci et je prie pour toutes celles-ci. Mais je ne peux pas passer sous silence le dommage important qui est infligé aux communautés chrétiennes de Syrie et d’Irak où de nombreux frères et sœurs en raison de leur foi, sont l’objet de vexations, chassés de leurs propres terres, enfermés, ou même tués. Pendant des siècles les communautés chrétiennes et musulmanes ont cohabité sur ces terres, sur la base d’un respect réciproque. A présent, la légitimité-même de la présence des chrétiens et d’autres minorités religieuses est niée au nom d’un «fondamentalisme violent qui revendique une origine religieuse» (Benoît XVI, Ex. Ap. post-syn. Ecclesia in Medio Oriente, 29). Pourtant l’Eglise, face aux nombreuses agressions et persécutions qu’elle subit aujourd’hui dans ces pays, répond en témoignant du Christ avec courage, dans une attitude humble et fervente, à travers un dialogue sincère et un service généreux à l’égard de toute personne qui souffre ou qui est dans le besoin, et ceci sans aucune distinction.
En Syrie et en Irak, le mal détruit les bâtiments et les infrastructures, mais il détruit surtout la conscience de l’homme. L’Eglise se sent appelée, au nom de Jésus venu au monde pour guérir les blessures de l’humanité, à répondre au mal par le bien, en promouvant un développement humain intégral, en prenant soin de «tout hommeet de tout l’homme» (Paul VI, Encycl. Popoulorum Progressio 14). Pour répondre à cet appeldifficile, il est nécessaire que les chrétiens renforcent la collaboration intra-ecclésiale et les liens de communion avec les autres communautés chrétiennes, en cherchant à coopérer également avec les institutions humanitaires internationales et avec tous les hommes de bonne volonté. Je vous encourage donc à poursuivre ce chemin de collaboration et de partage en travaillant ensemble et en synergie. S’il vous plaît, n’abandonnez pas les victimes de cette crise, même si l’attention mondiale venait à diminuer!
Je vous demande, à vous tous, de transmettre le message de ma proximité profonde et solidaire à tous ceux qui sont dans l’épreuve et subissent les conséquences tragiques de cette crise. En communion avec vous et avec vos communautés, je prie sans cesse pour la paix et pour la fin des tourments et des injustices qui blessent vos terres bien-aimées.
[01491-FR.01] [Texte original: Français]
Testo in lingua inglese
Dear Brothers and Sisters,
Thank you very much for your participation in this meeting of sharing between the charitable organizations and the local Churches. I am grateful for the assistance brought to the victims of the crisis in Syria, Iraq and neighboring countries, as well as for the comfort that your presence and your work inspire in those who suffer. I also think of many other organizations that are working in this context. I greet all of you, Bishops, priests, religious, and lay faithful, along with a special thought for Mr. Steven O’Brien, the Under-Secretary for Humanitarian Affairs of the United Nations. I greet Monsignor Dal Toso and thank the Pontifical Council Cor Unum for consistently following this humanitarian crisis, which challenges us all.
One of the most overwhelming human tragedies of recent decades are the terrible consequences that the conflicts in Syria and Iraq have on civilian populations as well as on cultural heritage. Millions of people are in distressing state of urgent need. They are forced to leave their native lands. Lebanon, Jordan and Turkey today carry the weight of millions of refugees, which they have generously received. Faced with such a situation and conflicts that are expanding and disturbing in an alarming way the internal and regional equilibrium, the international community seems unable to find adequate solutions while the arms dealers continue to achieve their interests.
Yet, today, unlike in the past, atrocities and unspeakable human rights violations, which characterize these conflicts, are transmitted live by the media. Therefore, they captured the attention of the whole world. No one can pretend not to know! Everyone is aware that this war weighs in an increasingly unbearable way on the shoulders of the poor. We need to find a solution, which is never a violent one, because violence only creates new wounds.
In this ocean of pain, I urge you to give special attention to the material and spiritual needs of the weakest and most defenseless: I think particularly of the families, the elderly, the sick and the children. Children and young people, the hope of the future, are deprived of basic rights: to grow up in the serenity of the family, to be looked after and cared for, to play and study. With the continuation of the conflict, millions of children are deprived of the right to education and, consequently, they see the horizon of their future becoming obscured. Do not miss your commitment in this vital area.
There are many victims of this conflict: I think in all of them and I pray for all. However, I cannot fail to mention the serious harm to the Christian communities in Syria and Iraq, where many brothers and sisters are oppressed because of their faith, driven from their land, kept in prison or even killed. For centuries, the Christian and Muslim communities have lived together in these lands on the basis of mutual respect. Today the very legitimacy of the presence of Christians and other religious minorities is denied in the name of a “violent fundamentalism claiming to be based on religion” (Benedict XVI Apost. Exhort. Ecclesia in Medio Oriente, n. 29). Yet, the Church responds to the many attacks and persecution that she suffers in those countries by bearing witness to Christ with courage, through her humble and fervent presence, sincere dialogue and the generous service in favor of whoever that are suffering or in need without any distinction.
In Syria and Iraq, evil destroys buildings and infrastructures, but especially the conscience of man. In the name of Jesus, who came into the world to heal the wounds of humanity, the Church feels called to respond to evil with good by promoting an integral human development of “each man and of the whole man” (Populorum Progressio, n. 14). To answer this difficult call, Catholics must strengthen the intra-ecclesial collaboration and the bonds of communion, which unite them with other Christian communities, seeking also cooperation with international humanitarian institutions and with all men of good will. I encourage you, therefore, to continue on the path of cooperation and sharing, and working together and in synergy. Please: do not abandon the victims of this crisis, even if the world’s attention were to lessen.
I ask that you all bring my message of profound solidarity and closeness to those who are in trial and enduring the tragic consequences of this crisis. In communion with you and with your communities, I pray unceasingly for peace and the end of the torments and injustices in your beloved lands.
[01491-EN.01] [Original text: English]
[B0684-XX.02]