Discorso del Santo Padre
Testo in lingua francese
Testo in lingua inglese
Testo in lingua tedesca
Testo in lingua spagnola
Testo in lingua portoghese
Alle ore 18 di oggi, il Santo Padre Francesco ha incontrato in Piazza San Pietro diverse migliaia di Ministranti, provenienti da una ventina di Paesi tra i quali l’Austria, la Germania, la Francia, il Portogallo, la Svizzera, l’Ungheria, la Serbia e l’Italia, partecipanti al Pellegrinaggio internazionale a Roma che si tiene questa settimana e che ha per motto “Eccomi, manda me!” (3-6 agosto 2015).
Dopo il saluto del Vescovo di Zrenjanin (Serbia), S.E. Mons. Ladislav Nemet, Presidente dell’Unione Internazionale Ministranti, alle ore 18.30 ha avuto inizio la recita dei Vespri presieduti dal Santo Padre, il quale ha rivolto ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Cari Ministranti, buonasera!
1. Vi ringrazio per la vostra numerosa presenza, che ha sfidato il sole romano d’agosto. Ringrazio il Vescovo Nemet, vostro Presidente, per le parole con cui ha introdotto questo incontro. Vi siete posti in cammino da diversi Paesi per il vostro pellegrinaggio verso Roma, luogo del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo. È significativo vedere che la prossimità e familiarità con Gesù Eucaristia nel servire all’altare, diventa anche l’occasione per aprirsi agli altri, per camminare insieme, per scegliere mete impegnative e trovare le forze per raggiungerle. È fonte di autentica gioia riconoscersi piccoli e deboli ma sapere che, con l’aiuto di Gesù, possiamo essere rivestiti di forza e intraprendere un grande viaggio nella vita in sua compagnia.
Anche il profeta Isaia scopre questa verità, vale a dire che Dio purifica le sue intenzioni, perdona i suoi peccati, risana il suo cuore e lo rende idoneo a svolgere un compito importante, quello di portare al popolo la parola di Dio, divenendo strumento della presenza e della misericordia divina. Isaia scopre che, ponendosi con fiducia nelle mani del Signore, tutta la sua esistenza ne viene trasformata.
2. Il brano biblico che abbiamo ascoltato ci parla proprio di questo. Isaia ha una visione, che gli fa percepire la maestà del Signore, ma, al tempo stesso, gli rivela quanto Egli, pur rivelandosi, rimanga distante. Isaia scopre con stupore che è Dio a fare la prima mossa - non dimenticatevi di questo: sempre è Dio a fare la prima mossa nella nostra vita - scopre che è Dio ad avvicinarsi per primo; egli si accorge che l’azione divina non viene impedita dalle sue imperfezioni, che è unicamente la benevolenza divina a renderlo idoneo alla missione, trasformandolo in una persona del tutto nuova e quindi capace di rispondere alla sua chiamata e di dire: “Eccomi, manda me” (Is 6,8).
3. Voi, oggi, siete più fortunati del Profeta Isaia. Nell’Eucaristia e negli altri sacramenti sperimentate l’intima vicinanza di Gesù, la dolcezza ed efficacia della sua presenza. Non incontrate Gesù posto su un irraggiungibile trono alto ed elevato, ma nel pane e nel vino eucaristici, e la sua Parola non fa vibrare gli stipiti delle porte ma le corde del cuore. Come Isaia, anche ciascuno di voi scopre che Dio, pur facendosi in Gesù vicino e chinandosi con amore verso di voi, rimane sempre immensamente più grande ed oltre le nostre capacità di comprenderne l’intima essenza. Come Isaia, anche voi fate l’esperienza che l’iniziativa è sempre di Dio, poiché è Lui che vi ha creati e voluti. È Lui che, nel battesimo, vi ha resi nuove creature ed è sempre Lui ad attendere con pazienza la risposta alla sua iniziativa e ad offrire perdono a chiunque glielo chiede con umiltà.
4. Se non opponiamo resistenza alla sua azione Egli toccherà le nostre labbra con la fiamma del suo amore misericordioso, come fece con il profeta Isaia e questo ci renderà idonei ad accoglierlo e a portarlo ai nostri fratelli. Come Isaia, anche noi siamo invitati a non rimanere chiusi in noi stessi, custodendo la nostra fede in un deposito sotterraneo nel quale ritirarci nei momenti difficili. Siamo invece chiamati a condividere la gioia di riconoscersi scelti e salvati dalla misericordia di Dio, ad essere testimoni che la fede è capace di dare nuova direzione ai nostri passi, che essa ci rende liberi e forti per essere disponibili e idonei alla missione.
5. Com’è bello scoprire che la fede ci fa uscire da noi stessi, dal nostro isolamento e, proprio perché ricolmi della gioia di essere amici di Cristo Signore, ci fa muovere verso gli altri, rendendoci naturalmente missionari! Ministranti missionari: così vi vuole Gesù!
Voi cari ministranti, più sarete vicini all’altare, più vi ricorderete di dialogare con Gesù nella preghiera quotidiana, più vi ciberete della Parola e del Corpo del Signore e maggiormente sarete in grado di andare verso il prossimo portandogli in dono ciò che avete ricevuto, donando a vostra volta con entusiasmo la gioia che vi è stata donata.
Grazie per la vostra disponibilità a servire all’altare del Signore, facendo di questo servizio una palestra di educazione alla fede e alla carità verso il prossimo. Grazie di aver anche voi iniziato a rispondere al Signore, come il Profeta Isaia: “Eccomi, manda me” (Is 6,8).
[01289-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Testo in lingua francese
Chers servants d’autel,
1. Je vous remercie pour votre présence nombreuse, qui a défié le soleil romain du mois d’août. Je remercie Monseigneur Nemet, votre Président, pour les paroles par lesquelles il a introduit cette rencontre. Vous vous êtes mis en route de divers pays pour votre pèlerinage à Rome, lieu du martyre des Apôtres Pierre et Paul. Il est significatif de voir que la proximité et la familiarité avec Jésus Eucharistie dans le service de l’autel deviennent aussi l’occasion de s’ouvrir aux autres, pour marcher ensemble, pour choisir des buts qui engagent et trouver les forces pour les atteindre. C’est une source de joie authentique de nous reconnaître petits et faibles, mais de savoir qu’avec l’aide de Jésus nous pouvons être revêtus de force et entreprendre un grand voyage dans la vie en sa compagnie.
Le prophète Isaïe aussi découvre cette vérité, c'est-à-dire que Dieu purifie ses intentions, pardonne ses péchés, raffermit son cœur et le rend apte à accomplir une chose importante: porter au peuple la parole de Dieu, en devenant instrument de la présence et de la miséricorde divine. Isaïe découvre que, en se mettant avec confiance entre les mains du Seigneur, toute son existence en est transformée.
2. Le passage biblique que nous avons entendu nous parle précisément de cela. Isaïe a une vision qui lui fait percevoir la majesté du Seigneur, mais qui lui révèle en même temps combien il reste distant tout en se révélant. Isaïe découvre avec étonnement que c’est Dieu qui fait le premier mouvement, qui s’approche en premier. Il s’aperçoit que l’action divine n’est pas empêchée par ses imperfections, que c’est uniquement la bienveillance divine qui le rend apte à la mission, en le transformant en une personne toute nouvelle, et donc capable de répondre à son appel et de dire: «Me voici, envoie moi» (Is 6, 8).
3. Vous, aujourd’hui, vous êtes plus chanceux que le prophète Isaïe. Dans l’Eucharistie et dans les autres sacrements vous faites l’expérience de l’intime proximité de Jésus, de la douceur et de l’efficacité de sa présence. Vous ne rencontrez pas Jésus assis sur un trône inaccessible, haut et élevé, mais dans le pain et le vin eucharistiques; et sa Parole ne fait pas vibrer les montants des portes, mais les cordes du cœur. Comme Isaïe, chacun de vous aussi découvre que Dieu, tout en se faisant proche en Jésus qui s’incline avec amour sur vous, reste toujours immensément plus grand, au-delà de nos capacités d’en comprendre l’essence intime. Comme Isaïe vous faites aussi l’expérience que l’initiative vient toujours de Dieu, parce que c’est lui qui vous a créés et voulus. C’est lui qui, dans le baptême, vous a rendus créatures nouvelles et c’est toujours lui qui attend avec patience la réponse à son initiative et qui offre son pardon à quiconque le lui demande avec humilité.
4. Si nous n’opposons pas de résistance à son action il touchera nos lèvres de la flamme de son amour miséricordieux, comme il le fit avec le prophète Isaïe, et cela nous rendra aptes à l’accueillir et à le porter à nos frères. Comme Isaïe nous sommes aussi invités à ne pas rester fermés sur nous-mêmes, gardant notre foi dans un entrepôt souterrain dans lequel nous nous retirons dans les moments difficiles. Nous sommes au contraire appelés à partager la joie de nous reconnaître choisis et sauvés par la miséricorde de Dieu, à être témoins que la foi est capable de donner une nouvelle direction à nos pas, qu’elle nous rend libres et forts pour être disponibles et prêts pour la mission.
5. Comme il est beau de découvrir que la foi nous fait sortir de nous-mêmes, de notre isolement et, justement parce qu’elle nous remplit de la joie d’être des amis du Christ Seigneur, elle nous fait aller vers les autres, nous rendant naturellement missionnaires!
Chers servants d’autel, plus vous serez proches de l’autel, plus vous vous souviendrez de dialoguer avec Jésus dans la prière quotidienne, plus vous vous nourrirez de la Parole et du Corps du Seigneur, et plus vous serez en mesure d’aller vers le prochain lui porter comme un don ce que vous avez reçu, donnant à votre tour avec enthousiasme la joie qui vous a été donnée.
Merci pour votre disponibilité à servir l’autel du Seigneur, faisant de ce service un lieu d’éducation à la foi et à la charité envers le prochain. Merci d’avoir vous aussi commencé à répondre au Seigneur, comme le prophète Isaïe: «Me voici, envoie-moi» (Is 6, 8).
[01289-FR.01] [Texte original: Italien]
Testo in lingua inglese
Dear Altar Servers,
1. I thank you all for coming in such great numbers; you have withstood the heat of the sun in Rome in August. I thank Bishop Nemet, your President, for his words of introduction and greeting. You have come from a variety of countries on pilgrimage to Rome, the city where the Apostles Peter and Paul were martyred. It is important to realize that being close to Jesus and knowing him in the Eucharist through your service at the altar, enables you to open yourselves to others, to journey together, to set demanding goals and to find the strength to achieve them. It is a source of real joy to recognize that we are small and weak, all the while knowing that, with Jesus’ help, we can be strengthened and take up the challenge of life’s great journey in his company.
The prophet Isaiah also discovered this truth, which is to say that God purified his intentions, forgave his sins, healed his heart and made him ready to take up the important task of bringing God’s word to his people. In so doing, he became an instrument of the presence of divine mercy. Isaiah realized that, by entrusting himself into the hands of the Lord, his whole existence would be transformed.
2. The biblical verse that we have just heard speaks to us precisely of this. Isaiah had a vision of the glory of the Lord. At the same time, the vision showed to him that, although the Lord revealed himself, he still remained far off. Isaiah was astonished to discover that it was God who made the first move; God is the one drawing close. He noticed that God’s actions were not impeded by his imperfections; it was God’s goodness alone that enabled him to take up the mission, transforming him into a totally new person and therefore one able to respond to the call of the Lord, saying, “Here I am! Send me” (Is 6:8).
3. You are more fortunate today than the prophet Isaiah. In the Eucharist and in the other sacraments, you experience the intimate closeness of Jesus, the sweetness and power of his presence. You do not encounter Jesus placed on an inaccessibly high throne, but in the bread and wine of the Eucharist. His word does not shake the doorposts, but rather caresses the strings of the heart. Like Isaiah, each of you sees that God, although making himself close to us in Jesus and bending down towards you with love, remains always immeasurably greater, beyond our ability to understand him in his deepest being. Like Isaiah, you too have experienced that it is always God who takes the lead, because it is he who created you and willed you into being. It is he who, in your baptism, has made you into a new creation; he is always patiently waiting for your response to his initiative, offering forgiveness to whoever asks him in humility.
4. If we do not resist him, Jesus will touch our lips with the flame of his merciful love, as he did to the prophet Isaiah. This will make us worthy to receive him and to bring him to our brothers and sisters. Like Isaiah, we too are invited to not remain closed in on ourselves, protecting our faith in an underground bunker to which we flee in difficult moments. Rather, we are called to share the joy of knowing we are chosen and saved by God’s mercy, the joy of being witnesses to the fact that faith gives new direction to our steps, that it makes us free and strong so as to be ready and able for mission.
5. How beautiful it is to realize that faith brings us out of ourselves, out of our isolation. Precisely because we are filled with the joy of being friends with Jesus Christ, faith draws us towards others, making us natural missionaries!
Dear altar boys and altar girls, the closer you are to the altar, the more you will remember to speak with Jesus in daily prayer; the more you will be nourished by the Word and the Body of the Lord, the better able you will be to go out to others, bringing them the gift that you have received, giving in turn with enthusiasm the joy you have received.
Thank you for serving at the Lord’s altar and for making of this service a real school of learning the faith, and charity toward your neighbour. Thank you also for having begun to respond to the Lord, like the prophet Isaiah, “Here I am. Send me” (Is 6:8).
[01289-EN.01] [Original text: Italian]
Testo in lingua tedesca
Liebe Ministranten, guten Abend!
1. Ich danke euch, dass ihr trotz der römischen Augustsonne in so großer Zahl gekommen seid. Dank sage ich auch Bischof Nemet, eurem Präsidenten, für die Worte, die er zur Eröffnung dieser Begegnung an mich gerichtet hat. Aus ganz verschiedenen Ländern habt ihr euch für eure Wallfahrt nach Rom, dem Ort des Martyriums der Apostel Petrus und Paulus, auf den Weg gemacht. Das ist bedeutsam, denn es gibt euch zu verstehen, dass beim Dienst am Altar die Nähe und Vertrautheit mit Jesus in der Eucharistie es auch möglich macht, sich dem Mitmenschen zu öffnen, gemeinsam weiterzugehen, sich verbindliche Ziele zu setzen und die Kraft zu finden, um sie zu erreichen. Wenn wir uns auch eingestehen, dass wir klein und schwach sind, ist es doch eine Quelle echter Freude zu wissen, dass wir mit Jesu Hilfe Kraft bekommen und im Leben eine große Reise in seiner Begleitung unternehmen können.
Auch der Prophet Jesaja entdeckt diese Wahrheit, das heißt, dass Gott seine Absichten läutert, seine Sünden vergibt, sein Herz heilt und ihn fähig macht, eine wichtige Aufgabe zu übernehmen, nämlich dem Volk das Wort Gottes zu bringen und so Werkzeug der Gegenwart und der Barmherzigkeit Gottes zu werden. Jesaja findet heraus, dass das gesamte Leben verwandelt wird, wenn man sich vertrauensvoll den Händen des Herrn überlässt.
2. Der Abschnitt aus der Bibel, den wir gehört haben, spricht gerade diese Sache an. Jesaja hat eine Vision, die ihn die Herrlichkeit des Herrn erfahren lässt. Zugleich bleibt aber der sich offenbarende Gott für ihn in der Distanz. Jesaja entdeckt mit Erstaunen, dass Gott den Anfang macht, –das solltet ihr nicht vergessen, es ist immer Gott, der den Anfang in unserem Leben macht – er entdeckt also, dass es Gott ist, der sich als Erster nähert. Er bemerkt, dass seine Unvollkommenheiten das göttliche Handeln nicht behindern. Es ist einzig das göttliche Wohlwollen, das ihn zur Mission tauglich macht, indem es ihn in eine vollkommen neue Person verwandelt und ihn daher befähigt, auf den Ruf zu antworten und zu sagen: „Hier bin ich, sende mich!“ (Jes 6,8).
3. Ihr habt es heute besser als der Prophet Jesaja. In der Eucharistie und in den anderen Sakramenten erfahrt ihr die tiefste Nähe mit Jesus, die Schönheit und die Kraft seiner Gegenwart. Ihr begegnet nicht Jesus auf einem hoch erhobenen, unerreichbaren Thron, sondern in den eucharistischen Gestalten von Brot und Wein. Sein Wort lässt nicht die Türpfosten wackeln, sondern bringt die Saiten der Herzen zum Klingen. Wie Jesaja entdeckt jeder von euch, dass Gott – auch wenn er euch in Jesus nahekommt und sich in seiner Liebe zu euch herabbeugt – doch immer der unermesslich Größere bleibt und unsere Fähigkeiten, sein innerstes Wesen zu verstehen, übersteigt. Wie Jesaja, macht auch ihr die Erfahrung, dass die Initiative immer von Gott ausgeht, weil er es ist, der euch geschaffen und gewollt hat. Er ist es, der euch in der Taufe zu einer neuen Schöpfung gemacht hat, und immer ist Er es, der mit Geduld eine Antwort auf seine Initiative erwartet. Er gewährt jedem Verzeihung, der ihn mit Demut darum bittet.
4. Wenn wir seinem Handeln keinen Widerstand entgegensetzen, berührt Gott unsere Lippen mit der Flamme seiner erbarmenden Liebe, wie Er es beim Propheten Jesaja tat. Das macht uns fähig, ihn zu empfangen und zu unseren Brüdern und Schwestern zu bringen. Wie Jesaja, so sind auch wir eingeladen, nicht in uns selbst verschlossen zu bleiben und unseren Glauben in einem unterirdischen Depot zu verwahren, in das wir uns in schwierigen Momenten zurückziehen können. Wir sind stattdessen aufgerufen, die Freude zu teilen – die Freude, sich als von der Barmherzigkeit Gottes Erwählte und Gerettete zu erkennen. Wir sind aufgerufen, Zeugen dafür zu sein, dass der Glaube fähig ist, unseren Schritten eine neue Richtung zu geben und dass der Glaube uns frei und stark macht, für die Mission verfügbar und geeignet zu sein.
5. Wie schön ist es zu entdecken, dass der Glaube uns aus uns selbst, aus unserer Isolierung herausgehen lässt! Denn wir sind erfüllt von der Freude, Freunde Jesu Christi zu sein, und das lässt uns auf die anderen zugehen und macht uns wie von selbst zu Missionaren. Missionarische Ministrantinnen und Ministranten – so will euch Jesus!
Liebe Ministranten, je näher ihr am Altar seid, umso mehr werdet ihr euch erinnern, im täglichen Gebet mit Jesus zu sprechen und euch aus dem Wort Gottes und dem Leib des Herrn zu nähren. Umso mehr werdet ihr in der Lage sein, auf den Nächsten zuzugehen und ihm das zum Geschenk zu machen, was ihr empfangen habt und eurerseits mit Enthusiasmus die Freude zu schenken, die euch geschenkt ist.
Danke für eure Bereitschaft, am Altar des Herrn zu dienen, indem ihr diesen Dienst zu einem Übungsplatz der Erziehung zum Glauben und zur Liebe gegenüber eurem Nächsten macht. Danke, dass auch ihr angefangen habt, dem Herrn zu antworten, wie es der Prophet Jesaja tat: „Hier bin ich, sende mich!“.
[01289-DE.02] [Originalsprache: Italienisch]
Testo in lingua spagnola
Queridos monaguillos
1. Agradezco vuestra presencia tan numerosa, que ha desafiado el sol romano de agosto. Agradezco al Obispo Nemet, vuestro Presidente, las palabras con las que ha introducido este encuentro. Os habéis puesto en camino desde diversos países para peregrinar a Roma, el lugar del martirio de los apóstoles Pedro y Pablo. Es importante ver que la proximidad y la familiaridad con Jesús en la Eucaristía sirviendo el altar se convierte también en una oportunidad para abrirse a los demás, para caminar juntos, para marcarse metas comprometidas y encontrar la fuerza para alcanzarlas. Es fuente de verdadera alegría reconocerse pequeño y débil, pero saber que, con la ayuda de Jesús, podemos ser revestidos de fuerza y emprender un gran viaje en la vida a su lado.
También el profeta Isaías descubre esta verdad, a saber, que Dios purifica sus intenciones, perdona sus pecados, sana su corazón y lo hace idóneo para llevar a cabo una tarea importante, la de llevar al pueblo la palabra de Dios, convirtiéndose en un instrumento de la presencia y de la misericordia divina. Isaías descubre que, poniéndose confiadamente en manos del Señor, toda su vida se transformará.
2. El pasaje bíblico que hemos escuchado nos habla precisamente de esto. Isaías tiene una visión que le permite percibir la majestad del Señor, pero, al mismo tiempo, le revela que él, aun revelándose, sigue estando muy distante. Isaías descubre con asombro que Dios es quien da el primer paso, el primero en acercarse; se da cuenta de que la acción divina no se ve obstaculizada por sus imperfecciones, que únicamente la benevolencia divina es lo que le hace idóneo para la misión, transformándole en una persona totalmente nueva y, por tanto, capaz de responder a su llamada y decir: «Aquí estoy, mándame» (Is 6,8).
3. Hoy, vosotros sois más afortunados que el Profeta Isaías. En la Eucaristía y en los demás sacramentos experimentáis la íntima cercanía de Jesús, la dulzura y la eficacia de su presencia. No encontráis a Jesús en un inalcanzable trono alto y elevado, sino en el pan y el vino eucarísticos, y su palabra no hace vibrar las paredes, sino las fibras del corazón. Al igual que Isaías, cada uno de vosotros descubre también que Dios, aunque en Jesús se hace cercano y se inclina sobre vosotros con amor, sigue siendo siempre inmensamente más grande y permanece más allá de nuestra capacidad de comprender su íntima esencia. Como Isaías, también vosotros tenéis la experiencia de que la iniciativa es siempre de Dios, porque es él quien os ha creado y querido. Es él quien, en el bautismo, os ha hecho criaturas nuevas, y es siempre él quien espera pacientemente la respuesta a su iniciativa y el que ofrece el perdón a todo el que se lo pida con humildad.
4. Si no ponemos resistencia a su acción, él tocará nuestros labios con la llama de su amor misericordioso, como lo hizo con el profeta Isaías, y esto nos hará aptos para acogerlo y llevarlo a nuestros hermanos. Como Isaías, también a nosotros se nos invita a no permanecer cerrados en nosotros mismos, custodiando nuestra fe en un depósito subterráneo en el que nos retiramos en los momentos difíciles. Estamos llamados más bien a compartir la alegría de reconocerse elegidos y salvados por la misericordia de Dios, a ser testigos de que la fe es capaz de dar un nuevo rumbo a nuestros pasos, que ella nos hace libres y fuertes para estar disponibles y aptos para la misión.
5. Qué bello es descubrir que la fe nos hace salir de nosotros mismos, de nuestro aislamiento y que, precisamente rebosantes de la alegría de ser amigos de Cristo, el Señor, nos mueve hacia los demás, convirtiéndonos naturalmente en misioneros.
Vosotros, queridos monaguillos, cuanto más cerca estéis del altar, tanto más os recordaréis de dialogar con Jesús en la oración cotidiana, más os alimentaréis de la Palabra y del Cuerpo del Señor y seréis más capaces de ir hacia el prójimo llevándole el don que habéis recibido, dándole a su vez con entusiasmo la alegría que se os ha dado.
Gracias por vuestra disponibilidad de servir en el altar del Señor, haciendo de este servicio una cancha de educación en la fe y en el amor al prójimo. Gracias por haber iniciado también vosotros a responder al Señor como el profeta Isaías: «Aquí estoy, mándame» (Is 6,8).
[01289-ES.01] [Texto original: Italiano]
Testo in lingua portoghese
Queridos Acólitos, Bom dia.
1. Agradeço a vossa presença numerosa que desafiou o sol romano de agosto. Agradeço o Bispo Dom Nemet, vosso Presidente, pelas palavras com que introduziu este encontro. Saístes de vários Países para fazer a vossa peregrinação a Roma, lugar do martírio dos Apóstolos Pedro e Paulo. É significativo ver que a proximidade e familiaridade com Jesus Eucaristia no serviço do altar, torna-se também uma oportunidade para abrir-se aos outros, para caminhar juntos, de escolher metas de compromisso e encontrar as forças para alcançá-las. É fonte de verdadeira alegria reconhecer-se pequeno e fraco, mas sabendo que, com a ajuda de Jesus, podemos ser revestidos de força e realizar uma grande viagem na vida com Ele.
O profeta Isaías também descobre esta verdade, ou seja, que Deus purifica as suas intenções, perdoa os seus pecados, cura o seu coração e torna-o idóneo para realizar uma tarefa importante: levar a palavra de Deus ao povo, tornando-se instrumento da presença e da misericórdia divina. Isaías descobre que, ao colocar-se confiadamente nas mãos do Senhor, toda a sua existência se transforma.
2. A passagem bíblica que escutamos fala-nos justamente sobre isso. Isaías tem uma visão, que lhe faz perceber a majestade do Senhor, mas, ao mesmo tempo, mostra-lhe como Deus, embora se revele, permanece distante. Isaías descobre, com assombro, que é Deus quem dá o primeiro passo, que se aproxima em primeiro lugar; Isaías percebe que a acção divina não é impedida pelas suas imperfeições pessoais, mas que somente a benevolência divina é capaz de torná-lo idóneo para a missão, transformando-o numa pessoa totalmente nova e, portanto, capaz de responder ao chamado de Deus e dizer: «Aqui estou, envia-me» (Is 6,8).
3. Hoje, sois mais afortunados do que o profeta Isaías. Na Eucaristia e nos outros sacramentos experimentais a proximidade íntima de Jesus, a doçura e a eficácia da sua presença. Não encontrais Jesus colocado num trono, alto, sublime e inalcançável, mas no pão e no vinho eucarísticos, e a sua palavra não faz vibrar os umbrais das portas, mas as cordas do coração. Assim como Isaías, cada um vós também descobre que Deus, mesmo tornando-se próximo em Jesus e inclinando-se por amor a vós, sempre permanece imensamente maior e para além da nossa capacidade de compreender a sua íntima essência. Como Isaías, vós também fazeis a experiência de que a iniciativa é sempre de Deus, pois é Ele que vos criou e desejou. É Ele quem, no baptismo, tornou-vos novas criaturas e é sempre Ele que espera pacientemente pela resposta à sua iniciativa e que oferece o perdão a todos os que pedem-No humildemente.
4. Se não resistimos à sua acção Ele vai tocar os nossos lábios com a chama do seu amor misericordioso, como fez com o profeta Isaías, e isso nos tornará idóneos para recebê-Lo e levá-Lo aos nossos irmãos. Como Isaías, nós também somos convidados a não ficar fechados em nós mesmos, guardando a nossa fé num depósito subterrâneo ao qual acudimos nos momentos difíceis. Somos chamados, ao contrário, a compartilhar a alegria de reconhecermos-mos eleitos e salvos pela misericórdia de Deus, para sermos testemunhas de que a fé é capaz de dar nova direcção aos nossos passos; que ela nos torna livres e fortes para estarmos disponíveis e idóneos para a missão(Is 6,8).
5. Como é bom descobrir que a fé faz-nos sair de nós mesmos, do nosso isolamento e, justamente porque somos colmados com a alegria de ser amigos de Cristo Senhor, ela nos dirige aos outros, tornando-nos naturalmente missionários!
Queridos acólitos, quanto mais estareis próximos do altar, mais vos lembrareis de conversar com Jesus na oração diária, mais vos alimentareis da Palavra e do Corpo do Senhor, e sereis muito mais capazes de ir até ao próximo, levando como dom aquilo que recebestes, dando com entusiasmo a alegria que vos foi dada.
Obrigado pela vossa disponibilidade de servir o altar do Senhor, tornando este serviço uma academia de educação na fé e na caridade ao próximo. Obrigado também por terdes começado a responder ao Senhor, como o profeta Isaías: «Eis-me aqui, envia-me».
[01289-PO.01] [Texto original: Italiano]
[B0599-XX.02]