Questo pomeriggio, lasciata la Cattedrale, il Santo Padre Francesco è giunto alla Basilica del Gesù Nuovo e ha incontrato gli ammalati ivi raccolti.
Pubblichiamo di seguito le parole che Papa Francesco ha rivolto ai presenti:
Parole del Santo Padre
Non è facile avvicinarsi a un ammalato. Le cose più belle delle vita e le cose più misere sono pudiche, si nascondono. Il più grande amore, uno cerca di nasconderlo per pudore; e le cose che mostrano la nostra miseria umana, anche noi cerchiamo di nasconderle, per pudore. Per questo, per trovare un ammalato bisogna andare da lui, perché il pudore della vita lo nasconde. Andare a trovare l’ammalato. E quando ci sono malattie per tutta la vita, quando ci troviamo in malattie che segnano tutta una vita, noi preferiamo nasconderle, perché andare a trovare l’ammalato è andare a trovare la propria malattia, quella che noi abbiamo dentro. E’ avere il coraggio di dire a se stesso: anche io ho qualche malattia nel cuore, nell’anima, nello spirito, anche io sono un ammalato spirituale.
Dio ci ha creati per cambiare il mondo, per essere efficienti, per dominare la Creazione: è il nostro compito. Ma quando ci troviamo davanti una malattia, vediamo che questa malattia impedisce questo: quell’uomo, quella donna che è nato o nata così, o che il suo corpo è diventato così, è un dire ‘no’ - sembra - alla missione di trasformare il mondo. Questo è il mistero della malattia. Si può avvicinare una malattia soltanto in spirito di fede. Possiamo avvicinarci bene a un uomo, a una donna, a un bambino, a una bambina, ammalati, soltanto se guardiamo a Colui che ha portato su di sé tutte le nostre malattie, se ci abituiamo a guardare il Cristo Crocifisso. Lì è l’unica spiegazione di questo “fallimento”, di questo fallimento umano, la malattia per tutta la vita. L’unica spiegazione è in Cristo Crocifisso.
A voi ammalati vi dico che se non potete capire il Signore, chiedo al Signore che vi faccia capire nel cuore che siete la carne di Cristo, che siete Cristo Crocifisso fra noi, che siete i fratelli molto vicini a Cristo. Una cosa è guardare un Crocifisso e un’altra cosa è guardare un uomo, una donna, un bambino ammalati, cioè crocifissi lì nella loro malattia: sono la carne viva di Cristo.
A voi volontari, grazie tante! Grazie tante per spendere il vostro tempo carezzando la carne di Cristo, servendo il Cristo Crocifisso, vivo. Grazie! E anche a voi medici, infermieri dico grazie. Grazie per fare questo lavoro, grazie per non fare della vostra professione un affare. Grazie a tanti di voi che seguite l’esempio del Santo che è qui, che ha lavorato qui a Napoli: servire senza arricchirsi del servizio. Quando la medicina si trasforma in commercio, in affare, è come il sacerdozio quando agisce allo stesso modo: perde il nocciolo della sua vocazione.
A voi tutti cristiani di questa diocesi di Napoli, chiedo di non dimenticare quello che Gesù ci ha chiesto e che è anche scritto nel “protocollo” sul quale noi saremo giudicati: Sono stato ammalato e mi hai visitato (cfr Mt 25,36). Su questo saremo giudicati. Il mondo della malattia è un mondo di dolore. I malati soffrono, rispecchiano il Cristo sofferente: non bisogna avere paura di avvicinarsi a Cristo che soffre. Grazie tante per tutto quello che fate. E preghiamo perché tutti i cristiani della diocesi abbiano più coscienza di questo e preghiamo perché il Signore dia a voi e a tanti volontari la perseveranza in questo servizio di carezzare la carne sofferente del Cristo. Grazie.
[00462-IT.01] [Testo originale: Italiano]
Al termine dell’incontro con gli ammalati, il Santo Padre ha raggiunto in auto il Lungomare Caracciolo per l’incontro con i giovani e le famiglie.
[B0210-XX.02]