Verso le ore 13 il Santo Padre è giunto alla Casa Circondariale “Giuseppe Salvia” di Poggioreale, accolto dal Direttore, Dr. Antonio Fullone, dal Comandante, Dr. Gaetano Diglio, e dal Cappellano, Don Franco Esposito.
Lungo il corridoio che conduce alla cappella, Papa Francesco ha salutato i rappresentanti della Direzione, della Polizia Penitenziaria e dei dipendenti della Casa Circondariale e - sul piazzale antistante la chiesa - i detenuti.
Quindi ha pranzato con una rappresentanza di carcerati, nella chiesa della struttura penitenziaria.
Di seguito pubblichiamo il testo del discorso che il Papa ha consegnato ai detenuti nel corso della visita:
Discorso del Santo Padre
Sono contento di trovarmi in mezzo a voi in occasione della mia visita a Napoli. Ringrazio Claudio e Pasquale che hanno parlato a nome di tutti. Questo incontro mi permette di esprimere la mia vicinanza a voi, e lo faccio portandovi la parola e l’amore di Gesù, che è venuto sulla terra per rendere piena la nostra speranza ed è morto in croce per salvare ciascuno di noi.
A volte capita di sentirsi delusi, sfiduciati, abbandonati da tutti: ma Dio non si dimentica dei suoi figli, non li abbandona mai! Egli è sempre al nostro fianco, specialmente nell’ora della prova; è un Padre «ricco di misericordia» (Ef 2,4), che volge sempre su di noi il suo sguardo sereno e benevolo, ci attende sempre a braccia aperte. Questa è una certezza che infonde consolazione e speranza, specialmente nei momenti difficili e tristi. Anche se nella vita abbiamo sbagliato, il Signore non si stanca di indicarci la via del ritorno e dell’incontro con Lui. L’amore di Gesù per ciascuno di noi è sorgente di consolazione e di speranza. E’ una certezza fondamentale per noi: niente potrà mai separarci dall’amore di Dio! Neanche le sbarre di un carcere. L’unica cosa che ci può separare da Lui è il nostro peccato; ma se lo riconosciamo e lo confessiamo con pentimento sincero, proprio quel peccato diventa luogo di incontro Lui, perché Lui è misericordia.
Cari fratelli, conosco le vostre situazioni dolorose: mi arrivano tante lettere – alcune davvero commoventi – dai penitenziari di tutto il mondo. I carcerati troppo spesso sono tenuti in condizioni indegne della persona umana, e dopo non riescono a reinserirsi nella società. Ma grazie a Dio ci sono anche dirigenti, cappellani, educatori, operatori pastorali che sanno stare vicino a voi nel modo giusto. E ci sono alcune esperienze buone e significative di inserimento. Bisogna lavorare su questo, sviluppare queste esperienze positive, che fanno crescere un atteggiamento diverso nella comunità civile e anche nella comunità della Chiesa. Alla base di questo impegno c’è la convinzione che l’amore può sempre trasformare la persona umana. E allora un luogo di emarginazione, come può essere il carcere in senso negativo, può diventare un luogo di inclusione e di stimolo per tutta la società, perché sia più giusta, più attenta alle persone.
Vi invito a vivere ogni giorno, ogni momento alla presenza di Dio, a cui appartiene il futuro del mondo e dell’uomo. Ecco la speranza cristiana: il futuro è nelle mani di Dio! La storia ha un senso perché è abitata dalla bontà di Dio. Pertanto, anche in mezzo a tanti problemi, anche gravi, non perdiamo la nostra speranza nella infinita misericordia di Dio e nella sua provvidenza. Con questa sicura speranza, prepariamoci alla Pasqua ormai vicina, orientando decisamente la nostra vita verso il Signore e mantenendo viva in noi la fiamma del suo amore.
[00460-IT.01] [Testo originale: Italiano]
[B0207-XX.02]