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Santa Messa nella Parrocchia romana di Ognissanti nel 50° anniversario della prima Messa in italiano celebrata dal Beato Paolo VI, 07.03.2015


Santa Messa nella Parrocchia romana di Ognissanti nel 50° anniversario della prima Messa in italiano celebrata dal Beato Paolo VI

Omelia del Santo Padre

Parole ai fedeli all’uscita dalla chiesa di Ognissanti

Alle ore 18 di oggi il Santo Padre ha presieduto nella Parrocchia romana di Ognissanti a via Appia Nuova la Celebrazione Eucaristica a commemorazione della prima Messa celebrata in italiano - secondo le rinnovate norme liturgiche stabilite dal Concilio Vaticano II - il 7 marzo 1965 nella medesima parrocchia dal Beato Paolo VI.

Di seguito riportiamo il testo dell’omelia che Papa Francesco ha pronunciato dopo la proclamazione del Santo Vangelo e le parole rivolte al termine della Messa ai fedeli raccolti nel cortile dell’Istituto San Filippo:

Omelia del Santo Padre

In occasione della festa della Pasqua ebraica, Gesù si reca a Gerusalemme. Giunto al tempio, non trova gente che cerca Dio, ma gente che fa i propri affari: i mercanti di bestiame per l’offerta dei sacrifici; i cambiamonete, i quali scambiano denaro "impuro" recante l’immagine dell’imperatore con monete approvate dall’autorità religiosa per pagare la tassa annuale del tempio. Che cosa troviamo noi quando ci rechiamo, quando noi andiamo ai nostri templi? Lascio la domanda. L’indegno commercio, fonte di lauti guadagni, provoca l’energica reazione di Gesù. Egli rovescia i banchi e butta a terra il denaro, allontana i mercanti dicendo loro: «Non fate della casa del Padre mio un mercato!» (Gv 2,16).

Questa espressione non si riferisce soltanto ai traffici che si praticavano nei cortili del tempio. Riguarda piuttosto un tipo di religiosità. Il gesto di Gesù è un gesto di "pulizia", di purificazione, e l’atteggiamento che Lui sconfessa lo si può ricavare dai testi profetici, secondo i quali Dio non gradisce un culto esteriore fatto di sacrifici materiali e basato sull’interesse personale (cfr Is 1,11-17; Ger 7,2-11). Questo gesto è il richiamo al culto autentico, alla corrispondenza tra liturgia e vita; un richiamo che vale per ogni epoca e anche oggi per noi. Quella corrispondenza tra liturgia e vita. La liturgia non è una cosa strana, là, lontana, e mentre si celebra io penso a tante cose, o prego il rosario. No, no. C’è una corrispondenza, tra la celebrazione liturgica che poi io porto nella mia vita; e su questo si deve andare ancora più avanti, si deve fare ancora tanto cammino.

La Costituzione conciliare Sacrosanctum Concilium definisce la liturgia come «la prima e indispensabile fonte alla quale i fedeli possono attingere il vero spirito cristiano» (n. 14). Ciò significa riaffermare il legame essenziale che unisce la vita del discepolo di Gesù e il culto liturgico. Esso non è anzitutto una dottrina da comprendere, o un rito da compiere; è naturalmente anche questo ma in un’altra maniera, è essenzialmente diverso: è una sorgente di vita e di luce per il nostro cammino di fede.

Pertanto, la Chiesa ci chiama ad avere e promuovere una vita liturgica autentica, affinché vi possa essere sintonia tra ciò che la liturgia celebra e ciò che noi viviamo nella nostra esistenza. Si tratta di esprimere nella vita quanto abbiamo ricevuto mediante la fede e quanto qui abbiamo celebrato (cfr Sacrosanctum Concilium, 10).

Il discepolo di Gesù non va in chiesa solo per osservare un precetto, per sentirsi a posto con un Dio che poi non deve "disturbare" troppo. "Ma io, Signore, vado tutte le domeniche, compio…, tu non immischiarti nella mia vita, non disturbarmi". Questo è l’atteggiamento di tanti cattolici, tanti. Il discepolo di Gesù va in chiesa per incontrare il Signore e trovare nella sua grazia, operante nei Sacramenti, la forza di pensare e agire secondo il Vangelo. Per cui non possiamo illuderci di entrare nella casa del Signore e "ricoprire", con preghiere e pratiche di devozione, comportamenti contrari alle esigenze della giustizia, dell’onestà o della carità verso il prossimo. Non possiamo sostituire con "omaggi religiosi" quello che è dovuto al prossimo, rimandando una vera conversione. Il culto, le celebrazioni liturgiche, sono l’ambito privilegiato per ascoltare la voce del Signore, che guida sulla strada della rettitudine e della perfezione cristiana.

Si tratta di compiere un itinerario di conversione e di penitenza, per togliere dalla nostra vita le scorie del peccato, come ha fatto Gesù, pulendo il tempio da meschini interessi. E la Quaresima è il tempo favorevole a tutto questo, è il tempo del rinnovamento interiore, della remissione dei peccati, il tempo in cui siamo chiamati a riscoprire il Sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, che ci fa passare dalle tenebre del peccato alla luce della grazia e dell’amicizia con Gesù. Non bisogna dimenticare la grande forza che questo Sacramento ha per la vita cristiana: esso ci fa crescere nell’unione con Dio, ci fa riacquistare la gioia perduta e sperimentare la consolazione di sentirci personalmente accolti dall’abbraccio misericordioso di Dio.

Cari fratelli e sorelle, questo tempio è stato costruito grazie allo zelo apostolico di san Luigi Orione. Proprio qui, cinquant’anni fa, il beato Paolo VI inaugurò, in un certo senso, la riforma liturgica con la celebrazione della Messa nella lingua parlata dalla gente. Vi auguro che questa circostanza ravvivi in tutti voi l’amore per la casa di Dio. In essa voi trovate un grande aiuto spirituale. Qui potete sperimentare, ogni volta che lo volete, la potenza rigeneratrice della preghiera personale e della preghiera comunitaria. L’ascolto della Parola di Dio, proclamata nell’assemblea liturgica, vi sostiene nel cammino della vostra vita cristiana. Vi incontrate tra queste mura non come estranei, ma come fratelli, capaci di darsi volentieri la mano, perché accomunati dall’amore per Cristo, fondamento della speranza e dell’impegno di ogni credente.

A Lui, Gesù Cristo, Pietra angolare, ci stringiamo fiduciosi in questa Santa Messa, rinnovando il proposito di impegnarci per la purificazione e la pulizia interiore della Chiesa edificio spirituale, di cui ognuno di noi è parte viva in forza del Battesimo. Così sia.

[00379-01.02] [Testo originale: Italiano]

Parole ai fedeli all’uscita dalla chiesa di Ognissanti

Al termine della Santa Messa, il Santo Padre ha incontrato i sacerdoti della Parrocchia, affidata fin dalla sua fondazione agli Orionini, il Direttore Generale della Piccola Opera della Divina Providenza (san Luigi Orione), don Flavio Peloso, presente con i Consigli Generalizi degli Orionini e delle Figlie della Divina Providenza, la comunità religiosa della Curia generalizia e rappresentanti della Famiglia Orionina provenienti da diverse parti d’Italia.

Prima di lasciare la Parrocchia di Ognissanti per rientrare in Vaticano, Papa Francesco ha salutato i fedeli che non avevano trovato posto in chiesa e avevano seguito la celebrazione eucaristica tramite un grande schermo situato nel cortile dell’attiguo Istituto San Filippo. Queste le parole del Papa:

Grazie tante, grazie tante per la vostra accoglienza. Fa freddo, eh? E voi siete coraggiosi qui. Avete pregato alla Messa, tutti insieme, questo ci dà forza nella Chiesa, la preghiera insieme, la Messa, ricevere il corpo del Signore, Lui ci fortifica, ci fa andare avanti, in mezzo a tante difficoltà. In ogni parte ci sono le difficoltà, ma in ogni parte c’è il Signore e dove c’è il Signore le cose vanno bene, d’accordo?

Grazie tante, grazie tante per questa accoglienza vostra, per questa preghiera con me nella Messa; e ringraziamo il Signore per quello che ha fatto nella sua Chiesa in questi cinquant’anni di riforma liturgica. E’stato proprio un gesto coraggioso della Chiesa avvicinarsi al popolo di Dio perché possa capire bene quello che fa, e questo è importante per noi, seguire la Messa così. E non si può andare indietro, dobbiamo andare sempre avanti, sempre avanti e chi va indietro sbaglia. Andiamo avanti su questa strada.

Grazie a voi, e mi aspetto che questa parrocchia continui ad essere un modello di celebrazione liturgica, soltanto mi piacerebbe… mi piacerebbe che il canto sia un po’ più forte! Avete paura di cantare? Perché io sentivo soltanto il coro, la gente era un po’ così… lì dentro… Forse voi cantavate qui, non so… Ma grazie tante e avanti! Forza e avanti.
Che il Signore vi benedica.

[Ave Maria - Benedizione]

Arrivederci e pregate per me, pregate per me.

[00383-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0170-XX.03]