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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Turchia (28-30 novembre 2014) - Santa Messa nella Cattedrale dello Spirito Santo ad Istanbul, 29.11.2014


Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Turchia (28-30 novembre 2014) - Santa Messa nella Cattedrale dello Spirito Santo ad Istanbul

Santa Messa nella Cattedrale cattolica dello Spirito Santo di Istanbul

Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Alle ore 15.30, il Santo Padre Francesco ha lasciato la Rappresentanza Pontificia di Istanbul e si è recato nella Cattedrale latina dello Spirito Santo. Al Suo arrivo è stato accolto dal Vicario Apostolico, S.E. Mons. Louis Pelâtre, e dal Parroco. Quindi alle ore 16.00 ha presieduto la Celebrazione della Santa Messa. Erano presenti al rito: il Patriarca Ecumenico Sua Santità Bartolomeo I; il Patriarca Siro-Cattolico, Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan; il Vicario Patriarcale Armeno Apostolico di Istanbul, Arcivescovo Aram Ateshian; il Metropolita Siro-Ortodosso di Istanbul, Filuksinos Yusuf Çetin; ed esponenti di alcune Confessioni evangeliche.
Dopo la proclamazione del Vangelo, il Papa ha pronunciato l’omelia che riportiamo di seguito:

Omelia del Santo Padre

All’uomo assetato di salvezza, Gesù nel Vangelo si presenta come la fonte a cui attingere, la roccia da cui il Padre fa scaturire fiumi di acqua viva per tutti coloro che credono in Lui (cfr Gv 7,38). Con questa profezia, proclamata pubblicamente a Gerusalemme, Gesù preannuncia il dono dello Spirito Santo che riceveranno i suoi discepoli dopo la sua glorificazione, cioè la sua morte e risurrezione (cfr v. 39).

Lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Egli dà la vita, suscita i differenti carismi che arricchiscono il popolo di Dio e, soprattutto, crea l’unità tra i credenti: di molti fa un corpo solo, il corpo di Cristo. Tutta la vita e la missione della Chiesa dipendono dallo Spirito Santo; Lui realizza ogni cosa.

La stessa professione di fede, come ci ricorda san Paolo nella prima Lettura di oggi, è possibile solo perché suggerita dallo Spirito Santo: «Nessuno può dire: "Gesù è Signore!", se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1 Cor 12,3b). Quando noi preghiamo, è perché lo Spirito Santo suscita in noi la preghiera nel cuore. Quando spezziamo il cerchio del nostro egoismo, usciamo da noi stessi e ci accostiamo agli altri per incontrarli, ascoltarli, aiutarli, è lo Spirito di Dio che ci ha spinti. Quando scopriamo in noi una sconosciuta capacità di perdonare, di amare chi non ci vuole bene, è lo Spirito che ci ha afferrati. Quando andiamo oltre le parole di convenienza e ci rivolgiamo ai fratelli con quella tenerezza che riscalda il cuore, siamo stati certamente toccati dallo Spirito Santo.

È vero, lo Spirito Santo suscita i differenti carismi nella Chiesa; apparentemente, questo sembra creare disordine, ma in realtà, sotto la sua guida, costituisce un’immensa ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità. Solo lo Spirito Santo può suscitare la diversità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità. Quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi ed esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità e l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa.

La moltitudine delle membra e dei carismi trova il suo principio armonizzatore nello Spirito di Cristo, che il Padre ha mandato e che continua a mandare, per compiere l’unità tra i credenti. Lo Spirito Santo fa l’unità della Chiesa: unità nella fede, unità nella carità, unità nella coesione interiore. La Chiesa e le Chiese sono chiamate a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, ponendosi in un atteggiamento di apertura, di docilità e di obbedienza. E’ Lui che armonizza la Chiesa. Mi viene in mente quella bella parola di San Basilio il Grande: "Ipse harmonia est", Lui stesso è l’armonia.

Si tratta di una prospettiva di speranza, ma al tempo stesso faticosa, in quanto è sempre presente in noi la tentazione di fare resistenza allo Spirito Santo, perché scombussola, perché smuove, fa camminare, spinge la Chiesa ad andare avanti. Ed è sempre più facile e comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate. In realtà, la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo nella misura in cui non ha la pretesa di regolarlo e di addomesticarlo. E la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo anche quando lascia da parte la tentazione di guardare sé stessa. E noi cristiani diventiamo autentici discepoli missionari, capaci di interpellare le coscienze, se abbandoniamo uno stile difensivo per lasciarci condurre dallo Spirito. Egli è freschezza, fantasia, novità.

Le nostre difese possono manifestarsi con l’arroccamento eccessivo sulle nostre idee, sulle nostre forze – ma così scivoliamo nel pelagianesimo –, oppure con un atteggiamento di ambizione e di vanità. Questi meccanismi difensivi ci impediscono di comprendere veramente gli altri e di aprirci ad un dialogo sincero con loro. Ma la Chiesa, scaturita dalla Pentecoste, riceve in consegna il fuoco dello Spirito Santo, che non riempie tanto la mente di idee, ma incendia il cuore; è investita dal vento dello Spirito che non trasmette un potere, ma abilita ad un servizio di amore, un linguaggio che ciascuno è in grado di comprendere.

Nel nostro cammino di fede e di vita fraterna, più ci lasceremo guidare con umiltà dallo Spirito del Signore, più supereremo le incomprensioni, le divisioni e le controversie e saremo segno credibile di unità e di pace. Segno credibile che il nostro Signore è risorto, è vivo.

Con questa gioiosa certezza, abbraccio tutti voi, cari fratelli e sorelle: il Patriarca Siro-Cattolico, il Presidente della Conferenza Episcopale, il Vicario Apostolico Mons. Pelâtre, gli altri Vescovi ed Esarchi, i presbiteri e i diaconi, le persone consacrate e i fedeli laici, appartenenti alle differenti comunità e ai diversi riti della Chiesa Cattolica. Desidero salutare con fraterno affetto il Patriarca di Costantinopoli, Sua Santità Bartolomeo I, il Metropolita Siro-Ortodosso, il Vicario Patriarcale Armeno Apostolico e gli esponenti delle Comunità Protestanti, che hanno voluto pregare con noi durante questa celebrazione. Esprimo loro la mia riconoscenza per questo gesto fraterno. Un pensiero affettuoso invio al Patriarca Armeno Apostolico Mesrob II, assicurandogli la mia preghiera.

Fratelli e sorelle, rivolgiamo il nostro pensiero alla Vergine Maria, la Santa Madre di Dio. Insieme a Lei, che ha pregato nel cenacolo con gli Apostoli in attesa della Pentecoste, preghiamo il Signore perché mandi il suo Santo Spirito nei nostri cuori e ci renda testimoni del suo Vangelo in tutto il mondo. Amen!

[01938-01.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

In the Gospel, Jesus shows himself to be the font from which those who thirst for salvation draw upon, as the Rock from whom the Father brings forth living waters for all who believe in him (cf. Jn 7:38). In openly proclaiming this prophecy in Jerusalem, Jesus heralds the gift of the Holy Spirit whom the disciples will receive after his glorification, that is, after his death and resurrection (cf. v. 39).

The Holy Spirit is the soul of the Church. He gives life, he brings forth different charisms which enrich the people of God and, above all, he creates unity among believers: from the many he makes one body, the Body of Christ. The Church’s whole life and mission depend on the Holy Spirit; he fulfils all things.

The profession of faith itself, as Saint Paul reminds us in today’s first reading, is only possible because it is prompted by the Holy Spirit: "No one can say ‘Jesus is Lord’ except by the Holy Spirit" (1 Cor 12:3b). When we pray, it is because the Holy Spirit inspires prayer in our heart. When we break the cycle of our self-centredness, and move beyond ourselves and go out to encounter others, to listen to them and help them, it is the Spirit of God who impels us to do so. When we find within a hitherto unknown ability to forgive, to love someone who doesn’t love us in return, it is the Spirit who has taken hold of us. When we move beyond mere self-serving words and turn to our brothers and sisters with that tenderness which warms the heart, we have indeed been touched by the Holy Spirit.

It is true that the Holy Spirit brings forth different charisms in the Church, which at first glance, may seem to create disorder. Under his guidance, however, they constitute an immense richness, because the Holy Spirit is the Spirit of unity, which is not the same thing as uniformity. Only the Holy Spirit is able to kindle diversity, multiplicity and, at the same time, bring about unity. When we try to create diversity, but are closed within our own particular and exclusive ways of seeing things, we create division. When we try to create unity through our own human designs, we end up with uniformity and homogenization. If we let ourselves be led by the Spirit, however, richness, variety and diversity will never create conflict, because the Spirit spurs us to experience variety in the communion of the Church.

The diversity of members and charisms is harmonized in the Spirit of Christ, whom the Father sent and whom he continues to send, in order to achieve unity among believers. The Holy Spirit brings unity to the Church: unity in faith, unity in love, unity in interior life. The Church and other Churches and ecclesial communities are called to let themselves be guided by the Holy Spirit, and to remain always open, docile and obedient. It is he who brings harmony to the Church. Saint Basil the Great’s lovely expression comes to mind: "Ipse harmonia est", He himself is harmony.

Ours is a hopeful perspective, but one which is also demanding. The temptation is always within us to resist the Holy Spirit, because he takes us out of our comfort zone and unsettles us; he makes us get up and drives the Church forward. It is always easier and more comfortable to settle in our sedentary and unchanging ways. In truth, the Church shows her fidelity to the Holy Spirit in as much as she does not try to control or tame him. And the Church shows herself also when she rejects the temptation to look only inwards. We Christians become true missionary disciples, able to challenge consciences, when we throw off our defensiveness and allow ourselves to be led by the Spirit. He is freshness, imagination and newness.

Our defensiveness is evident when we are entrenched within our ideas and our own strengths – in which case we slip into Pelagianism – or when we are ambitious or vain. These defensive mechanisms prevent us from truly understanding other people and from opening ourselves to a sincere dialogue with them. But the Church, flowing from Pentecost, is given the fire of the Holy Spirit, which does not so much fill the mind with ideas, but enflames the heart; she is moved by the breath of the Spirit which does not transmit a power, but rather an ability to serve in love, a language which everyone is able to understand.

In our journey of faith and fraternal living, the more we allow ourselves to be humbly guided by the Spirit of the Lord, the more we will overcome misunderstandings, divisions, and disagreements and be a credible sign of unity and peace, a credible sign that our Lord is risen and he is alive.

With this joyful conviction, I embrace all of you, dear brothers and sisters: the Syro-Catholic Patriarch, the President of the Bishops’ Conference, the Apostolic Vicar Monsignor Pelâtre, the Bishops and Eparchs, the priests and deacons, religious, lay faithful, and believers from other communities and various rites of the Catholic Church. I wish to greet with fraternal affection the Patriarch of Constantinople, His Holiness Bartholomew I, the Syro-Orthodox Metropolitan and the Armenian Apostolic Patriarchal Vicar, as well as the representatives of the Protestant communities, who have joined us in prayer for this celebration. I extend to them my gratitude for this fraternal gesture. I wish also to express my affection to the Armenian Patriarch, His Beatitude Mesrob II, assuring him of my prayers.

Brothers and sisters, let us turn our thoughts to the Virgin Mary, the holy Mother of God. With her, who prayed with the Apostles in the Upper Room as they awaited Pentecost, let us pray to the Lord asking him to send his Holy Spirit into our hearts and to make us witnesses of his Gospel in all the world. Amen!

[01938-02.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua spagnola

En el Evangelio, Jesús se presenta al hombre sediento de salvación como la fuente a la que acudir, la roca de la que el Padre hace surgir ríos de agua viva para todos los que creen en él (cf. Jn 7,38). Con esta profecía, proclamada públicamente en Jerusalén, Jesús anuncia el don del Espíritu Santo que recibirán sus discípulos después de su glorificación, es decir, su muerte y resurrección (cf. v. 39).

El Espíritu Santo es el alma de la Iglesia. Él da la vida, suscita los diferentes carismas que enriquecen al Pueblo de Dios y, sobre todo, crea la unidad entre los creyentes: de muchos, hace un solo cuerpo, el cuerpo de Cristo. Toda la vida y la misión de la Iglesia dependen del Espíritu Santo; él realiza todas las cosas.

La misma profesión de fe, como nos recuerda san Pablo en la primera Lectura de hoy, sólo es posible porque es sugerida por el Espíritu Santo: «Nadie puede decir: "¡Jesús es el Señor!", sino por el Espíritu Santo» (1 Co 12,3b). Cuando rezamos, es porque el Espíritu Santo inspira en nosotros la oración en el corazón. Cuando rompemos el cerco de nuestro egoísmo, salimos de nosotros mismos y nos acercamos a los demás para encontrarlos, escucharlos, ayudarlos, es el Espíritu de Dios que nos ha impulsado. Cuando descubrimos en nosotros una extraña capacidad de perdonar, de amar a quien no nos quiere, es el Espíritu el que nos ha impregnado. Cuando vamos más allá de las palabras de conveniencia y nos dirigimos a los hermanos con esa ternura que hace arder el corazón, hemos sido sin duda tocados por el Espíritu Santo.

Es verdad, el Espíritu Santo suscita los diferentes carismas en la Iglesia; en apariencia, esto parece crear desorden, pero en realidad, bajo su guía, es una inmensa riqueza, porque el Espíritu Santo es el Espíritu de unidad, que no significa uniformidad. Sólo el Espíritu Santo puede suscitar la diversidad, la multiplicidad y, al mismo tiempo, producir la unidad. Cuando somos nosotros quienes deseamos crear la diversidad, y nos encerramos en nuestros particularismos y exclusivismos, provocamos la división; y cuando queremos hacer la unidad según nuestros planes humanos, terminamos implantando la uniformidad y la homogeneidad. Por el contrario, si nos dejamos guiar por el Espíritu, la riqueza, la variedad, la diversidad nunca crean conflicto, porque él nos impulsa a vivir la variedad en la comunión de la Iglesia.

Los diversos miembros y carismas tienen su principio armonizador en el Espíritu de Cristo, que el Padre ha enviado y sigue enviando, para edificar la unidad entre los creyentes. El Espíritu Santo hace la unidad de la Iglesia: unidad en la fe, unidad en la caridad, unidad en la cohesión interior. La Iglesia y las Iglesias están llamadas a dejarse guiar por el Espíritu Santo, adoptando una actitud de apertura, docilidad y obediencia. Es él el que armoniza la Iglesia. Me viene a la mente aquella bella palabra de san Basilio, el Grande: «Ipse harmonia est», él mismo es la armonia.

Es una visión de esperanza, pero al mismo tiempo fatigosa, pues siempre tenemos la tentación de poner resistencia al Espíritu Santo, porque trastorna, porque remueve, hace caminar, impulsa a la Iglesia a seguir adelante. Y siempre es más fácil y cómodo instalarse en las propias posiciones estáticas e inamovibles. En realidad, la Iglesia se muestra fiel al Espíritu Santo en la medida en que no pretende regularlo ni domesticarlo. Y también la Iglesia se muestra fiel al Espíritu Santo cuando deja de lado la tentación de mirarse a sí misma.

Y nosotros, los cristianos, nos convertimos en auténticos discípulos misioneros, capaces de interpelar las conciencias, si abandonamos un estilo defensivo para dejarnos conducir por el Espíritu. Él es frescura, fantasía, novedad.

Nuestras defensas pueden manifestarse en una confianza excesiva en nuestras ideas, nuestras fuerzas – pero así se deriva hacia el pelagianismo –, o en una actitud de ambición y vanidad. Estos mecanismos de defensa nos impiden comprender verdaderamente a los demás y estar abiertos a un diálogo sincero con ellos. Pero la Iglesia que surge en Pentecostés recibe en custodia el fuego del Espíritu Santo, que no llena tanto la mente de ideas, sino que hace arder el corazón; es investida por el viento del Espíritu que no transmite un poder, sino que dispone para un servicio de amor, un lenguaje que todos pueden entender.

En nuestro camino de fe y de vida fraterna, cuanto más nos dejemos guiar con humildad por el Espíritu del Señor, tanto mejor superaremos las incomprensiones, las divisiones y las controversias, y seremos signo creíble de unidad y de paz. Signo creíble de que Nuestro Señor ha resucitado, está vivo.

Con esta gozosa certeza, los abrazo a todos ustedes, queridos hermanos y hermanas: al Patriarca Siro-Católico, al Presidente de la Conferencia Episcopal, el Vicario Apostólico, Mons. Pelâtre, a los demás obispos y Exarcas, a los presbíteros y diáconos, a las personas consagradas y fieles laicos pertenecientes a las diferentes comunidades y a los diversos ritos de la Iglesia Católica. Deseo saludar con afecto fraterno al Patriarca de Constantinopla, Su Santidad Bartolomé I, al Metropolita Siro-Ortodoxo, al Vicario Patriarcal Armenio Apostólico y a los representantes de las comunidades protestantes, que han querido rezar con nosotros durante esta celebración. Les expreso mi reconocimiento por este gesto fraterno. Envío un saludo afectuoso al Patriarca Armenio Apostólico, Mesrob II, asegurándole mis oraciones.

Hermanos y hermanas, dirijámonos a la Virgen María, la Santa Madre de Dios. Junto a ella, que oraba en el cenáculo con los Apóstoles en espera de Pentecostés, roguemos al Señor para que envíe su Santo Espíritu a nuestros corazones y nos haga testigos de su Evangelio en todo el mundo. Amén.

[01938-04.02] [Texto original: Italiano]

Al termine della Santa Messa, il Vicario Apostolico di Istanbul, S.E. Mons. Louis Pelâtre ha rivolto al Papa un indirizzo di saluto.
Quindi il Santo Padre si è recato in auto al "Phanar", sede del Patriarcato Ecumenico.

[B0906-XX.02]