Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Turchia (28-30 novembre 2014) - Incontro con le Autorità nel Palazzo Presidenziale di Ankara, 28.11.2014


Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Turchia (28-30 novembre 2014) - Incontro con le Autorità nel Palazzo Presidenziale di Ankara

Accoglienza ufficiale e visita al Mausoleo di Atatürk di Ankara

Cerimonia di benvenuto e Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Turchia

Incontro con il Primo Ministro, al Palazzo Presidenziale di Ankara

Incontro con le Autorità, al Palazzo Presidenziale di Ankara

Accoglienza ufficiale e visita al Mausoleo di Atatürk di Ankara

Al Suo arrivo all’aeroporto internazionale Esemboğa di Ankara alle ore 13, il Papa è stato accolto da un Ministro delegato dal Governo, da alcune autorità civili e militari e dal Nunzio Apostolico S.E. Mons. Antonio Lucibello.

Il Santo Padre ha raggiunto subito in auto il Mausoleo di Atatürk, dove ha deposto una corona di fiori e sostato in silenzio. Nella sala "Tower of National Pact" del Museo il Papa ha firmato poi il Libro d’Oro e apposto la seguente dedica: Formulo i voti più sinceri perché la Turchia, ponte naturale tra due Continenti, sia non soltanto un crocevia di cammini, ma anche un luogo di incontro, di dialogo e di convivenza serena tra gli uomini e donne di buona volontà di ogni cultura, etnia e religione.

Al termine della visita al Mausoleo, Papa Francesco si è recato in auto al Palazzo Presidenziale.

[01943-01.01]

Cerimonia di benvenuto e Visita di cortesia al Presidente della Repubblica di Turchia

Alle ore 14.30, il Santo Padre Francesco è arrivato al Palazzo Presidenziale di Ankara per la cerimonia di benvenuto che ha avuto luogo nel piazzale d’ingresso, con gli onori militari e l’esecuzione degli inni nazionali. Presentate le rispettive Delegazioni, il Presidente della Repubblica di Turchia, S.E. il Signor Recep Tayyip Erdoğan, ha accompagnato il Papa nella sala dove è avvenuto l’incontro privato.

[01944-01.01]

Incontro con il Primo Ministro, al Palazzo Presidenziale di Ankara

Terminato l’incontro con il Presidente Erdoğan, il Papa si è intrattenuto a colloquio con il Primo Ministro Ahmet Davutoğlu, sempre nel Palazzo Presidenziale di Ankara.

[01946-01.01]

Incontro con le Autorità, al Palazzo Presidenziale di Ankara

Discorso del Santo Padre

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Alle ore 16, il Santo Padre Francesco ha incontrato le Autorità nel Palazzo Presidenziale di Ankara e ha rivolto loro il discorso che riportiamo di seguito:

Discorso del Santo Padre

Signor Presidente,
Distinte Autorità,
Signore e Signori,

sono lieto di visitare il vostro Paese, ricco di bellezze naturali e di storia, ricolmo di tracce di antiche civiltà e ponte naturale tra due continenti e tra differenti espressioni culturali. Questa terra è cara ad ogni cristiano per aver dato i natali a san Paolo, che qui fondò diverse comunità cristiane; per aver ospitato i primi sette Concili della Chiesa e per la presenza, vicino ad Efeso, di quella che una venerata tradizione considera la "casa di Maria", il luogo dove la Madre di Gesù visse per alcuni anni, meta della devozione di tanti pellegrini da ogni parte del mondo, non solo cristiani, ma anche musulmani.

Tuttavia, le ragioni della considerazione e dell’apprezzamento per la Turchia non sono da cercarsi unicamente nel suo passato, nei suoi antichi monumenti, ma si trovano nella vitalità del suo presente, nella laboriosità e generosità del suo popolo, nel suo ruolo nel concerto delle nazioni.

È per me motivo di gioia avere l’opportunità di proseguire con voi un dialogo di amicizia, di stima e di rispetto, nel solco di quello intrapreso dai miei predecessori, il beato Paolo VI, san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, dialogo preparato e favorito a sua volta dall’azione dell’allora Delegato Apostolico Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, poi san Giovanni XXIII, e dal Concilio Vaticano II.

Abbiamo bisogno di un dialogo che approfondisca la conoscenza e valorizzi con discernimento le tante cose che ci accomunano, e al tempo stesso ci permetta di considerare con animo saggio e sereno le differenze, per poter anche da esse trarre insegnamento.

Occorre portare avanti con pazienza l’impegno di costruire una pace solida, fondata sul rispetto dei fondamentali diritti e doveri legati alla dignità dell’uomo. Per questa strada si possono superare i pregiudizi e i falsi timori e si lascia invece spazio alla stima, all’incontro, allo sviluppo delle migliori energie a vantaggio di tutti.

A tal fine, è fondamentale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani – tanto nelle disposizioni di legge, quanto nella loro effettiva attuazione–,godano dei medesimi diritti e rispettino i medesimi doveri. Essi in tal modo più facilmente si riconosceranno come fratelli e compagni di strada, allontanando sempre più le incomprensioni e favorendo la collaborazione e l’intesa. La libertà religiosa e la libertà di espressione, efficacemente garantite a tutti, stimoleranno il fiorire dell’amicizia, diventando un eloquente segno di pace.

Il Medio Oriente, l’Europa, il mondo attendono questa fioritura. Il Medio Oriente, in particolare, è da troppi anni teatro di guerre fratricide, che sembrano nascere l’una dall’altra, come se l’unica risposta possibile alla guerra e alla violenza dovesse essere sempre nuova guerra e altra violenza.

Per quanto tempo dovrà soffrire ancora il Medio Oriente a causa della mancanza di pace? Non possiamo rassegnarci alla continuazione dei conflitti come se non fosse possibile un cambiamento in meglio della situazione! Con l’aiuto di Dio, possiamo e dobbiamo sempre rinnovare il coraggio della pace! Questo atteggiamento conduce ad utilizzare con lealtà, pazienza e determinazione tutti i mezzi della trattativa, e a raggiungere così concreti obiettivi di pace e di sviluppo sostenibile.

Signor Presidente, per raggiungere una meta tanto alta ed urgente,un contributo importante può venire dal dialogo interreligioso e interculturale,così da bandire ogni forma di fondamentalismo e di terrorismo,che umilia gravemente la dignità di tutti gli uomini e strumentalizza la religione.

Occorre contrapporre al fanatismo e al fondamentalismo, alle fobie irrazionali che incoraggiano incomprensioni e discriminazioni, la solidarietà di tutti i credenti, che abbia come pilastri il rispetto della vita umana, della libertà religiosa, che è libertà del culto e libertà di vivere secondo l’etica religiosa, lo sforzo di garantire a tutti il necessario per una vita dignitosa, e la cura dell’ambiente naturale. Di questo hanno bisogno, con speciale urgenza,i popoli e gli Stati del Medio Oriente,per poter finalmente "invertire la tendenza" e portare avanti con esito positivo un processo di pacificazione, mediante il ripudio della guerra e della violenza e il perseguimento del dialogo, del diritto, della giustizia.

Fino ad oggi, infatti, siamo purtroppo ancora testimoni di gravi conflitti. In Siria e in Iraq, in particolar modo, la violenza terroristica non accenna a placarsi. Si registra la violazione delle più elementari leggi umanitarie nei confronti di prigionieri e di interi gruppi etnici;si sono verificate e ancora avvengono gravi persecuzioni ai danni di gruppi minoritari, specialmente - ma non solo -, i cristiani egli yazidi: centinaia di migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e la loro patria per poter salvare la propria vita e rimanere fedeli al proprio credo.

La Turchia, accogliendo generosamente una grande quantità di profughi, è direttamente coinvolta dagli effetti di questa drammatica situazione ai suoi confini, e la comunità internazionale ha l’obbligo morale di aiutarla nel prendersi cura dei profughi. Insieme alla necessaria assistenza umanitaria, non si può rimanere indifferenti di fronte a ciò che ha provocato queste tragedie. Nel ribadire che è lecito fermare l’aggressore ingiusto, sempre però nel rispetto del diritto internazionale, voglio anche ricordare che non si può affidare la risoluzione del problema alla sola risposta militare.

E’ necessario un forte impegno comune, basato sulla fiducia reciproca, che renda possibile una pace duratura e consenta di destinare finalmente le risorse non agli armamenti, ma alle vere lotte degne dell’uomo: la lotta contro la fame e le malattie, la lotta per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia del creato,in soccorso di tante forme di povertà e marginalità che non mancano nemmeno nel mondo moderno.

La Turchia, per la sua storia, in ragione della sua posizione geografica e a motivo dell’importanza che riveste nella regione, ha una grande responsabilità: le sue scelte e il suo esempio possiedono una speciale valenza e possono essere di notevole aiuto nel favorire un incontro di civiltà e nell’individuare vie praticabili di pace e di autentico progresso.

Che l’Altissimo benedica e protegga la Turchia e la aiuti ad essere un valido e convinto artefice di pace! Grazie!

[01936-01.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

Mr President
Distinguished Authorities,
Ladies and Gentlemen,

I am pleased to visit your country so rich in natural beauty and history, and filled with vestiges of ancient civilizations. It is a natural bridge between two continents and diverse cultures. This land is precious to every Christian for being the birthplace of Saint Paul, who founded various Christian communities here, and for hosting the first seven Councils of the Church. It is also renowned for the site near Ephesus which a venerable tradition holds to be the "Home of Mary",the place where the Mother of Jesus lived for some years. It is now a place of devotion for innumerable pilgrims from all over the world, not only for Christians, but also for Muslims.

Yet, the reasons why Turkey is held with such regard and appreciation are not only linked to its past and ancient monuments, but also have to do with the vitality of its present, the hard work and generosity of its people, and its role in the concert of nations.

It brings me great joy to have this opportunity to pursue with you a dialogue of friendship, esteem and respect, in the footsteps of my predecessors Blessed Paul VI, Saint John Paul II and Benedict XVI. This dialogue was prepared for and supported by the work of the then Apostolic Delegate, Angelo Giuseppe Roncalli, who went on to become Saint John XXIII, and by the Second Vatican Council.

Today what is needed is a dialogue which can deepen the understanding and appreciation of the many things which we hold in common. Such a dialogue will allow us to reflect sensibly and serenely on our differences, and to learn from them.

There is a need to move forward patiently in the task of building a lasting peace, one founded on respect for the fundamental rights and duties rooted in the dignity of each person. In this way, we can overcome prejudices and unwarranted fears, leaving room for respect, encounter, and the release of more positive energies for the good of all.

To this end, it is essential that all citizens – Muslim, Jewish and Christian – both in the provision and practice of the law, enjoy the same rights and respect the same duties. They will then find it easier to see each other as brothers and sisters who are travelling the same path, seeking always to reject misunderstandings while promoting cooperation and concord. Freedom of religion and freedom of expression, when truly guaranteed to each person, will help friendship to flourish and thus become an eloquent sign of peace.

The Middle East, Europe and the world all await this maturing of friendship. The Middle East, in particular, has for too long been a theatre of fratricidal wars, one born of the other, as if the only possible response to war and violence must be new wars and further acts of violence.

How much longer must the Middle East suffer the consequences of this lack of peace? We must not resign ourselves to ongoing conflicts as if the situation can never change for the better! With the help of God, we can and we must renew the courage of peace! Such courage will lead to a just, patient and determined use of all available means of negotiation, and in this way achieve the concrete goals of peace and sustainable development.

Mr President, interreligious and intercultural dialogue can make an important contribution to attaining this lofty and urgent goal, so that there will be an end to all forms of fundamentalism and terrorism which gravely demean the dignity of every man and woman and exploit religion.

Fanaticism and fundamentalism, as well as irrational fears which foster misunderstanding and discrimination, need to be countered by the solidarity of all believers. This solidarity must rest on the following pillars: respect for human life and for religious freedom, that is the freedom to worship and to live according to the moral teachings of one’s religion; commitment to ensuring what each person requires for a dignified life; and care for the natural environment. The peoples and the states of the Middle East stand in urgent need of such solidarity, so that they can "reverse the trend" and successfully advance a peace process, repudiating war and violence and pursuing dialogue, the rule of law, and justice.

Sadly, to date, we are still witnessing grave conflicts. In Syria and Iraq, particularly, terrorist violence shows no signs of abating. Prisoners and entire ethnic populations are experiencing the violation of the most basic humanitarian laws. Grave persecutions have taken place in the past and still continue today to the detriment of minorities, especially – though not only – Christians and Yazidis. Hundreds of thousands of persons have been forced to abandon their homes and countries in order to survive and remain faithful to their religious beliefs.

Turkey, which has generously welcomed a great number of refugees, is directly affected by this tragic situation on its borders; the international community has the moral obligation to assist Turkey in taking care of these refugees. In addition to providing much needed assistance and humanitarian aid, we cannot remain indifferent to the causes of these tragedies. In reaffirming that it is licit, while always respecting international law, to stop an unjust aggressor, I wish to reiterate, moreover, that the problem cannot be resolved solely through a military response.

What is required is a concerted commitment on the part of all, based on mutual trust, which can pave the way to lasting peace, and enable resources to be directed, not to weaponry, but to the other noble battles worthy of man: the fight against hunger and sickness, the promotion of sustainable development and the protection of creation, and the relief of the many forms of poverty and marginalization of which there is no shortage in the world today.

Turkey, by virtue of its history, geographical position and regional influence, has a great responsibility: the choices which Turkey makes and its example are especially significant and can be of considerable help in promoting an encounter of civilizations and in identifying viable paths of peace and authentic progress.

May the Most High bless and protect Turkey, and help the nation to be a strong and fervent peacemaker! Thank you!

[01936-02.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua spagnola

Señor Presidente,
Distinguidas Autoridades,
Señoras y Señores

Me alegra visitar su país, rico en bellezas naturales y en historia, plagado de huellas de antiguas civilizaciones y puente natural entre dos continentes y entre diferentes expresiones culturales. Esta tierra es bien querida por todos los cristianos por haber sido cuna de san Pablo, que fundó aquí diferentes comunidades cristianas; por haberse celebrado en esta tierra los siete primeros concilios de la Iglesia, y por la presencia, cerca de Éfeso, de lo que una venerable tradición considera la «Casa de María», el lugar donde la Madre de Jesús vivió durante unos años, y que es meta de la devoción de tantos peregrinos de todas las partes del mundo, no sólo cristianos, sino también musulmanes.

Pero las razones de la consideración y el aprecio por Turquía no se deben sólo a su pasado, a sus antiguos monumentos, sino también a la vitalidad de su presente, la laboriosidad y generosidad de su pueblo, el papel que desempeña en el concierto de las naciones.

Es para mí un motivo de alegría tener la oportunidad de continuar con ustedes un diálogo de amistad, estima y respeto, en la línea emprendida por mis predecesores, el beato Papa Pablo VI, san Juan Pablo II y Benedicto XVI, diálogo preparado y favorecido a su vez por la actuación del entonces Delegado Apostólico, Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, después san Juan XXIII, y por el Concilio Vaticano II.

Necesitamos un diálogo que profundice el conocimiento y valore con discernimiento tantas cosas que nos acomunan, permitiéndonos al mismo tiempo considerar con ánimo lúcido y sereno las diferencias, con el fin de aprender también de ellas.

Es preciso llevar adelante con paciencia el compromiso de construir una paz sólida, basada en el respeto de los derechos fundamentales y en los deberes que comporta la dignidad del hombre. Por esta vía se pueden superar prejuicios y falsos temores, dejando a su vez espacio para la estima, el encuentro, el desarrollo de las mejores energías en beneficio de todos.

Para ello, es fundamental que los ciudadanos musulmanes, judíos y cristianos, gocen – tanto en las disposiciones de la ley como en su aplicación efectiva – de los mismos derechos y respeten las mismas obligaciones. De este modo, se reconocerán más fácilmente como hermanos y compañeros de camino, alejándose cada vez más de las incomprensiones y fomentando la colaboración y el entendimiento. La libertad religiosa y la libertad de expresión, efectivamente garantizadas para todos, impulsará el florecimiento de la amistad, convirtiéndose en un signo elocuente de paz.

El Medio Oriente, Europa, el mundo, esperan este florecer. El Medio Oriente, en particular, es teatro de guerras fratricidas desde hace demasiados años, que parecen nacer una de otra, como si la única respuesta posible a la guerra y la violencia debiera ser siempre otra guerra y otras de violencias.

¿Por cuánto tiempo deberá sufrir aún el Medio Oriente por la falta de paz? No podemos resignarnos a los continuos conflictos, como si no fuera posible cambiar y mejorar la situación. Con la ayuda de Dios, podemos y debemos renovar siempre la audacia de la paz. Esta actitud lleva a utilizar con lealtad, paciencia y determinación todos los medios de negociación, y lograr así los objetivos concretos de la paz y el desarrollo sostenible.

Señor Presidente, para llegar a una meta tan alta y urgente, una aportación importante puede provenir del diálogo interreligioso e intercultural, con el fin de apartar toda forma de fundamentalismo y de terrorismo, que humilla gravemente la dignidad de todos los hombres e instrumentaliza la religión.

Es preciso contraponer al fanatismo y al fundamentalismo, a las fobias irracionales que alientan la incomprensión y la discriminación, la solidaridad de todos los creyentes, que tenga como pilares el respeto de la vida humana, de la libertad religiosa – que es libertad de culto y libertad de vivir según la ética religiosa –, el esfuerzo para asegurar todo lo necesario para una vida digna, y el cuidado del medio ambiente natural. De esto tienen necesidad con especial urgencia los pueblos y los Estados del Medio Oriente, para poder «invertir el rumbo» finalmente y llevar adelante un proceso de paz exitoso, mediante el rechazo de la guerra y la violencia, y la búsqueda del diálogo, el derecho y la justicia.

En efecto, hasta ahora estamos siendo todavía testigos de graves conflictos. En Siria y en Irak, en particular, la violencia terrorista no da indicios de aplacarse. Se constata la violación de las leyes humanitarias más básicas contra presos y grupos étnicos enteros; ha habido, y sigue habiendo, graves persecuciones contra grupos minoritarios, especialmente – aunque no sólo – los cristianos y los yazidíes: cientos de miles de personas se han visto obligadas a abandonar sus hogares y su patria para poder salvar su vida y permanecer fieles a sus creencias.

Turquía, acogiendo generosamente a un gran número de refugiados, está directamente afectada por los efectos de esta dramática situación en sus confines, y la comunidad internacional tiene la obligación moral de ayudarla en la atención a los refugiados. Además de la ayuda humanitaria necesaria, no se puede permanecer en la indiferencia ante lo que ha provocado estas tragedias. Reiterando que es lícito detener al agresor injusto, aunque respetando siempre el derecho internacional, quiero recordar también que no podemos confiar la resolución del problema a la mera respuesta militar.

Es necesario un gran esfuerzo común, fundado en la confianza mutua, que haga posible una paz duradera y consienta destinar los recursos, finalmente, no a las armas sino a las verdaderas luchas dignas del hombre: la lucha contra el hambre y la enfermedad, la lucha en favor del desarrollo sostenible y la salvaguardia de la creación, del rescate de tantas formas de pobreza y marginación, que tampoco faltan en el mundo moderno.

Turquía, por su historia, por su posición geográfica y por la importancia en la región, tiene una gran responsabilidad: sus decisiones y su ejemplo tienen un significado especial y pueden ser de gran ayuda para favorecer un encuentro de civilizaciones e identificar vías factibles de paz y de auténtico progreso.

Que el Altísimo bendiga y proteja Turquía, y la ayude a ser un válido y convencido artífice de la paz. Gracias.

[01936-04.02] [Texto original: Italiano]

Lasciato il Palazzo Presidenziale dopo gli incontri istituzionali, il Papa si è trasferito in auto alla Presidenza per gli Affari Religiosi per la Visita al Presidente della Diyanet.

[B0901-XX.02]