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Synod14 - 6a Congregazione generale: Sintesi non ufficiale del dibattito generale (8 ottobre 2014, pomeriggio), 09.10.2014


Sintesi in lingua italiana

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua francese

Sintesi in lingua italiana

Sesta Congregazione generale: Sintesi non ufficiale del dibattito generale

Santo Padre: presente
Padri Sinodali: 180

La sesta Congregazione generale ha visto il proseguimento del dibattito generale sul tema previsto, secondo l’indice dell’Instrumentum laboris: "Le situazioni pastorali difficili (II parte, cap. 3). Situazioni familiari/Circa le unioni tra persone dello stesso sesso.

In primo luogo, è stato sottolineato che la Chiesa non è una dogana, ma una casa paterna e quindi deve offrire un accompagnamento paziente a tutte le persone, anche a coloro che si trovano in situazioni pastorali difficili. La vera Chiesa cattolica racchiude famiglie sane e famiglie in crisi e quindi lo sforzo quotidiano di santificazione non deve mostrare indifferenza nei confronti della debolezza, perché la pazienza implica l’aiutare attivamente il più debole.

Quanto ai processi di dichiarazione di nullità matrimoniale, in generale è stata riscontrata da molti l’esigenza di snellimento nelle procedure (e di integrare più laici competenti nei Tribunali ecclesiastici), ma è stato anche rilevato il pericolo di superficialità e la necessità di salvaguardare sempre il rispetto della verità e i diritti delle parti. Anche perché – si è detto – il processo non è contrario alla carità pastorale e la pastorale giudiziale deve evitare idee colpevolizzanti, incoraggiando una trattazione serena dei casi. Sempre a proposito della nullità matrimoniale, si è riflettuto sull’ipotesi di ricorrere alla via amministrativa, non sostitutiva di quella giudiziale, bensì complementare ad essa. Si è proposto che spetti al vescovo decidere quali richieste di verifica di nullità trattare per tale via amministrativa.

E’ stato poi ribadito fortemente che occorre un atteggiamento di rispetto per i divorziati risposati, perché spesso vivono anche situazioni di disagio o ingiustizia sociale, soffrono in silenzio e cercano in molti casi cercano, attraverso un percorso graduale, di arrivare a partecipare più pienamente alla vita ecclesiale. La pastorale dovrà essere, quindi, non repressiva, ma colma di misericordia.

Riguardo alla poligamia, da una parte è stato sottolineato che si tratta di una realtà in via di diminuzione perché favorita per lo più dal contesto rurale, mentre oggi avanza l’urbanizzazione; dall’altra, si è ricordato che vi sono poligami convertiti al cattolicesimo e che desiderano ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana, e ci si è domandati se vi siano misure pastorali specifiche per venire incontro a queste situazioni con l’opportuno discernimento.

Si è tornati sulla necessità di una maggiore preparazione al matrimonio, soprattutto fra i giovani ai quali va presentata la bellezza dell’unione sacramentale, insieme ad una adeguata educazione affettiva, che non sia solo un’esortazione moralistica, che finisce per generare una sorta di analfabetismo religioso e umano. E’ necessaria, nel percorso matrimoniale, una vera crescita della persona.

Durante l’ora di dibattito libero – tra le 18.00 e le 19.00 – gli interventi hanno presentato esperienze e modelli concreti di una pastorale per i divorziati risposati che faccia ampio uso di gruppi di ascolto. E’ importante – si è detto – evitare attentamente di dare un giudizio morale, di parlare di "stato permanente di peccato", cercando, invece, di far comprendere che la non ammissione al sacramento dell’Eucaristia non elimina del tutto la possibilità della grazia in Cristo ed è dovuta piuttosto alla situazione oggettiva della permanenza di un precedente legame sacramentale indissolubile. In quest’ottica, è stata ribadita più volte l’importanza della comunione spirituale. In ogni caso è stato ribadito che anche queste proposte manifestano dei limiti e che certamente non vi sono soluzioni "facili" di questa problematica.

Anche per la pastorale per le persone omosessuali si è insistito sulla importanza dell’ascolto, e anche di gruppi di ascolto.

Ulteriori interventi si sono soffermati sulla questione dei cattolici che mutano confessione cristiana, e viceversa, con tutte le difficili conseguenze che ne derivano per i matrimoni interconfessionali e la valutazione della loro validità, alla luce delle possibilità di divorzio previste dalle Chiese ortodosse.

Ricordando poi il Sinodo ordinario tenutosi nel 1980 e dedicato al tema de "La famiglia cristiana", si è osservata la grandissima evoluzione avvenuta da allora nella cultura giuridica internazionale e la necessità che la Chiesa ne sia consapevole e che le istituzioni culturali – come le Università cattoliche – si confrontino con questa situazione per conservare un ruolo nel dibattito in corso.

[03028-01.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

Sixth General Congregation: unofficial Summary of the general debate

Holy Father: present
Synod Fathers: 180

The general debate continued throughout the sixth general Congregation on the theme set forth in the Instrumentum Laboris: "Difficult pastoral situations (Part II, Chapter 3). Situations in Families / Concerning Unions of Persons of the Same Sex".

Firstly, it was underlined that the Church is not a customs house, but rather the house of the Father, and must therefore offer patient accompaniment to all people, including those who find themselves in difficult pastoral situations. The true Catholic Church encompasses healthy families and families in crisis, and therefore in her daily effort of sanctification must not show indifference in relation to weakness, as patience implies actively helping the weakest.

With regard to processes for the declaration of nullity of marriage, in general the need to streamline the procedures was observed by many (along with the need to integrate more competent laypersons in the ecclesiastical Tribunals), but the Assembly also noted the danger of superficiality and the need always to safeguard respect for the truth and the rights of the parties. It was also remarked that the process is not contrary to pastoral charity, and judicial pastoral must avoid attempts to apportion blame, instead encouraging a calm discussion of cases. Again with regard to marriage nullity, the hypothesis of recourse to administrative channels, not in lieu of the judicial process but rather as a complement to it, was considered. It was suggested that it would be the responsibility of the bishop to decide which requests for nullity could be dealt with through administrative channels.

It was strongly emphasised that an attitude of respect must be adopted in relation to divorced and remarried persons, as they often live in situations of unease or social injustice, suffer in silence and in many cases seek a gradual path to fuller participation in ecclesial life. Pastoral care must not therefore be repressive, but full of mercy.

With regard to polygamy, on the one hand it was underlined that this is a diminishing tendency as it is favoured mostly within rural contexts and therefore undermined by advancing urbanisation; on the other, it was recalled that there are polygamists who have converted to Catholicism and who wish to receive the sacraments of Christian initiation, and it was asked if there are specific pastoral measures to engage with these situations with the appropriate discernment.

Attention returned to the need for greater preparation for marriage, especially among the young, to whom the beauty of sacramental union must be presented, along with an adequate emotional education that is not merely a moralistic exhortation that risks generating a sort of religious and human illiteracy. The path to marriage must involve a true growth of the person.

During the hour of free discussion – between 6 and 7 p.m. – the interventions presented experiences and practical models for the pastoral care of divorced and remarried persons, making extensive use of listening groups. It was remarked that it is important to carefully avoid moral judgement or speaking of a "permanent state of sin", seeking instead to enable understanding that not being admitted to the sacrament of the Eucharist does not entirely eliminate the possibility of grace in Christ and is due rather to the objective situation of remaining bound by a previous and indissoluble sacramental bond. In this respect, the importance of spiritual communion was emphasised repeatedly. It was also commented that there are evident limits to these proposals and that certainly there are no "easy" solutions to the problem.

Also in relation to the pastoral care of homosexual persons, emphasis was placed on the importance of listening and the use of listening groups.

Further interventions focused on the issue of Catholics who change Christian confession, or vice versa, with the difficult consequences that may arise from inter-confessional marriages and the validation of their validity in the light of the possibilities of divorce in the Orthodox Churches.

Recalling the Ordinary Synod held in 1980 on the theme of "The Christian family", it was observed that great evolution has occurred since then in international legal culture and it is therefore necessary for the Church to be aware of this, and for cultural institutions such as the Catholic Universities to face this situation in order to retain a role in ongoing debate.

[03028-02.01] [Original text: Italian - working translation]

Traduzione in lingua spagnola

Sexta congregación general: Síntesis no oficial del debate

Santo Padre: presente
Padres sinodales: 180

Durante la Sexta Congregación General ha continuado el debate de acuerdo con el tema previsto en e índice del Instrumentum laboris: "Las situaciones pastorales difíciles (Parte II, cap. 3). Situaciones familiares / Acerca de las uniones entre personas del mismo sexo".

En primer lugar, se afirmó que la Iglesia no es una aduana, sino una casa paterna y por lo tanto debe acompañar pacientemente a todas las personas, incluso a aquellos que se encuentran en situaciones pastorales difíciles. La verdadera Iglesia Católica cuenta con familias sanas y con familias en crisis, de ahí que en el esfuerzo de santificación diaria no deba mostrarse indiferente ante la debilidad porque la paciencia implica la ayuda activa a los más débiles.

En cuanto al proceso de declaración de nulidad del matrimonio, se registra en general la necesidad de agilizar los procedimientos (y de la incorporación de laicos más competentes en los tribunales eclesiásticos), pero también se señala el peligro de la superficialidad y la necesidad de salvaguardar siempre el respeto a la verdad y los derechos de las partes. También porque - como se ha dicho - el proceso no es contrario a la caridad pastoral y la pastoral judicial debe evitar ideas que culpabilizan, favoreciendo en cambio, una discusión tranquila de los casos. Siempre a propósito de nulidad matrimonial se ha hablado del supuesto de recurrir a la vía administrativa, que no sustituye a la judicial, sino más bien la complementa. Se ha propuesto que corresponda al obispo la decisión de cuales solicitudes de verificación de nulidad puedan tratarse por ese camino administrativo.

Se ha hecho un fuerte hincapié en la actitud respetuosa con los divorciados que se han vuelto a casar, porque a menudo experimentan también situaciones de malestar o de injusticia social, sufren en silencio y en muchos casos buscan a través de un camino gradual, llegar a participar más plenamente en la vida eclesial. La pastoral por lo tanto, no debe ser represiva, sino llena de misericordia.

Con respecto a la poligamia, se señaló, por una parte, que se trata de una realidad que disminuye gradualmente porque está favorecida por el contexto rural, mientras hoy avanza la urbanización. Por otra, se hizo notar que dado que hay polígamos convertidos al catolicismo que desean recibir los sacramentos de la iniciación cristiana, surge la pregunta de si hay medidas pastorales específicas para salir al encuentro de estas situaciones con el discernimiento oportuno.

También se ha vuelto a hablar de mejorar la preparación para el matrimonio, especialmente entre los jóvenes a los que hay que presentar la belleza de la unión sacramental, junto con una educación afectiva adecuada, que no sea sólo una exhortación moralista, lo cual termina generando una especie de analfabetismo religioso y humano . Y el camino matrimonial requiere el crecimiento real de la persona.

Durante la hora de discusión libre - entre las 18.00 y las 19.00 horas - las intervenciones se centraron en las experiencias y modelos concretos de pastoral para los divorciados vueltos a casar que se sirva de los grupos de escucha. Es importante - se ha afirmado - evitar cuidadosamente dar un juicio moral, hablar de "estado permanente de pecado", y tratar, en cambio de que se comprenda que la no admisión en el sacramento de la Eucaristía no elimina por completo la posibilidad de la gracia en Cristo y que se debe más bien a la situación objetiva de la permanencia de un precedente vínculo sacramental indisoluble. Con esta perspectiva, se reafirmó en numerosas ocasiones la importancia de la comunión espiritual. En cualquier caso, se observó que también estas propuestas tienen límites y que, ciertamente, no hay soluciones "fáciles" para esta problemática.

Por lo que se refiere a la pastoral de las personas homosexuales se ha insistido también en la importancia de la escucha y en la de los grupos de escucha.

Otras intervenciones han abordado la cuestión de los católicos que cambian de confesión cristiana, y viceversa, y de las consecuencias difíciles que se derivan de este hecho para los matrimonios interconfesionales y para la evaluación de su validez a la luz de las posibilidades de divorcio previstas por las Iglesias ortodoxas.

Recordando el Sínodo Ordinario celebrado en 1980 y dedicado al tema "La familia cristiana", se ha evidenciado la notable evolución que se ha producido desde esa fecha en la cultura jurídica internacional, la necesidad de que la Iglesia sea consciente de este dato y de que las instituciones culturales - como las universidades católicas - se confronten con esta situación para seguir desempeñando un papel en el debate actual.

[03028-04.01] [Texto original: Italiano - Traducción no oficial]

Traduzione in lingua francese

Sixième Congrégation générale du Synode: Résumé non official du débat général

Saint Père: présent
Pères synodaux: 180

Cette session a prolongé le débat général autours des situations pastorales difficiles, notamment familiales, et les unions entre personnes de même sexe.

On a rappelé d'abord que, n'étant pas une sorte de douane mais une maison de famille, l'Eglise devait offrir un accompagnement à tous, y compris aux personnes en situation pastorale délicate. Rassemblant familles en bonne santé et familles en crise, l'Eglise ne peut être indifférente dans son chemin de sanctification aux faiblesses de certains. Elle doit aider le plus faible.

La procédure relative aux nullités matrimoniales a besoin d'être allégée, et il faut plus de laïcs dans les tribunaux ecclésiastiques. Ceci dit, il faut éviter la superficialité et garantir le respect de la vérité et des droits des parties. Si le procès canonique n'est pas contraire à la charité pastorale, la pastorale judiciaire doit éviter toute culpabilisation et traiter chaque cas avec équilibre. Toujours à propos des procédures en nullité, on a réfléchi à l'hypothèse d'un recours administratif qui ne se substituerait pas au recours judiciaire mais en serait un complément en fonction d'une décision épiscopale.

Les divorcés remariés doivent être traités avec respect parce qu'ils se trouvent souvent dans des situations précaires et douloureuses, et cherchent à retisser une vie ecclésiale. Ils ont besoin d'une pastorale de miséricorde et non de répression. Si la polygamie est en recul, à cause de la décroissance du monde rural et à l'accroissement de l'urbanisation, on doit tenir compte des polygames convertis au catholicisme, et qui désirent recevoir les sacrement. Pour cette catégorie des mesures pastorales s'imposent.

Par ailleurs, il convient de mieux préparer les candidats au mariage, en insistant en particulier sur l'aspect sacramental du lien conjugal et une mission éducative qui ne se limite pas à un discours moraliste portant à un analphabétisme religieux. Le parcours matrimonial doit tendre au développement de la personne.

L'heure de débat libre a servi à la présentation d'expériences personnelles mais aussi de modèles appliqués à la pastorale des divorcés remariés, passant par des groupes d'écoute. Il convient ici d'éviter les formules du type "état permanent de péché", et s'expliquer que la non admission à la communion n'élimine pas automatiquement la grâce du Christ. Cette non admission découle de la permanence du lien sacramental antérieur et indissoluble. On a avancé à ce propos l'hypothèse de la communion spirituelle, qui montre en tout cas les limites comme la difficulté de nouvelles solutions.

Dans la pastorale des homosexuels aussi, l'écoute doit être fondamentale, notamment au moyen de groupes.

Il a enfin été question de fidèles qui passent à une autre confession chrétienne, et vice-versa, avec toutes les difficultés découlant des mariages inter-confessionnels, la question de leur validité, notamment parce que le divorce est prévu dans les Eglises orthodoxes.

Certains intervenants ont fait noté la grande évolution de la problématique de la famille chrétienne depuis le Synode ordinaire qui lui fut consacré en 1980, y compris en matière de culture juridique. L'Eglise doit tenir compte de cette évolution internationale, qui doit être sujet de débats dans universités et autres institutions culturelles.

[03028-03.01] [Texte original: Italien - version de travail]

[B0736-XX.01]