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Synod 14 - Santa Messa in occasione dell’apertura della III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi (5-19 ottobre 2014), 05.10.2014


Omelia del Santo Padre

Traduzione in lingua francese

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua tedesca

Traduzione in lingua spagnola

Traduzione in lingua portoghese

Alle ore 10 di oggi, XXVII domenica del Tempo Ordinario, il Santo Padre Francesco ha presieduto la celebrazione della Santa Messa nella Basilica Vaticana in occasione dell’apertura della III Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione.
Hanno concelebrato con il Santo Padre i Cardinali, Patriarchi, Arcivescovi Maggiori, Arcivescovi, Vescovi e Presbiteri membri del Sinodo.
Dopo la proclamazione del Vangelo, il Papa ha tenuto l’omelia che riportiamo di seguito:

Omelia del Santo Padre

Oggi il profeta Isaia e il Vangelo utilizzano l’immagine della vigna del Signore. La vigna del Signore è il suo "sogno", il progetto che Egli coltiva con tutto il suo amore, come un contadino si prende cura del suo vigneto. La vite è una pianta che richiede molta cura!

Il "sogno" di Dio è il suo popolo: Egli lo ha piantato e lo coltiva con amore paziente e fedele, perché diventi un popolo santo, un popolo che porti tanti buoni frutti di giustizia.

Ma sia nell’antica profezia, sia nella parabola di Gesù, il sogno di Dio viene frustrato. Isaia dice che la vigna, tanto amata e curata, «ha prodotto acini acerbi» (5,2.4), mentre Dio «si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi» (v. 7). Nel Vangelo, invece, sono i contadini a rovinare il progetto del Signore: essi non fanno il loro lavoro, ma pensano ai loro interessi.

Gesù, con la sua parabola, si rivolge ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, cioè ai "saggi", alla classe dirigente. Ad essi in modo particolare Dio ha affidato il suo "sogno", cioè il suo popolo, perché lo coltivino, ne abbiano cura, lo custodiscano dagli animali selvatici. Questo è il compito dei capi del popolo: coltivare la vigna con libertà, creatività e operosità.

Dice Gesù che però quei contadini si sono impadroniti della vigna; per la loro cupidigia e superbia vogliono fare di essa quello che vogliono, e così tolgono a Dio la possibilità di realizzare il suo sogno sul popolo che si è scelto.

La tentazione della cupidigia è sempre presente. La troviamo anche nella grande profezia di Ezechiele sui pastori (cfr cap. 34), commentata da sant’Agostino in un suo celebre Discorso che abbiamo appena riletto nella Liturgia delle Ore. Cupidigia di denaro e di potere. E per saziare questa cupidigia i cattivi pastori caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito (cfr Mt 23,4).

Anche noi, nel Sinodo dei Vescovi, siamo chiamati a lavorare per la vigna del Signore. Le Assemblee sinodali non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente… Servono per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo popolo. In questo caso, il Signore ci chiede di prenderci cura della famiglia, che fin dalle origini è parte integrante del suo disegno d’amore per l’umanità.

Noi siamo tutti peccatori e anche per noi ci può essere la tentazione di "impadronirci" della vigna, a causa della cupidigia che non manca mai in noi esseri umani. Il sogno di Dio si scontra sempre con l’ipocrisia di alcuni suoi servitori. Noi possiamo "frustrare" il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Lo Spirito ci dona la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività.

Fratelli Sinodali, per coltivare e custodire bene la vigna, bisogna che i nostri cuori e le nostre menti siano custoditi in Gesù Cristo dalla «pace di Dio che supera ogni intelligenza» (Fil 4,7). Così i nostri pensieri e i nostri progetti saranno conformi al sogno di Dio: formarsi un popolo santo che gli appartenga e che produca i frutti del Regno di Dio (cfr Mt 21,43).

[01564-01.02] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua francese

Aujourd’hui, le prophète Isaïe et l’Évangile utilisent l’image de la vigne du Seigneur. La vigne du Seigneur est son "rêve", le projet qu’il cultive avec tout son amour, comme un paysan prend soin de son vignoble. La vigne est une plante qui demande beaucoup de soin !

Le "rêve" de Dieu c’est son peuple : il l’a planté et le cultive avec un amour patient et fidèle, pour qu’il devienne un peuple saint, un peuple qui porte beaucoup de fruits de justice.

Mais, aussi bien dans la prophétie ancienne que dans la parabole de Jésus, le rêve de Dieu est déçu. Isaïe dit que la vigne, si aimée et soignée, « a produit de mauvais raisins » (5, 2.4), alors que Dieu « attendait le droit, et voici le crime ; il attendait la justice, et voici les cris» (v.7). Dans l’Évangile, au contraire, ce sont les paysans qui ruinent le projet du Seigneur : ils ne font pas leur travail, mais ils pensent à leurs intérêts.

Jésus, dans sa parabole, s’adresse aux chefs des prêtres et aux anciens du peuple, c’est-à-dire aux "sages", à la classe dirigeante. Dieu leur a confié de façon particulière son "rêve", c’est-à-dire son peuple, pour qu’ils le cultivent, en prennent soin, le protègent des animaux sauvages. Voilà la tâche des chefs du peuple : cultiver la vigne avec liberté, créativité et ardeur.

Jésus dit que pourtant ces paysans se sont emparés de la vigne ; par leur cupidité et leur orgueil, ils veulent faire d’elle ce qu’ils veulent, et ainsi ils ôtent à Dieu la possibilité de réaliser son rêve sur le peuple qu’il s’est choisi.

La tentation de la cupidité est toujours présente. Nous la trouvons aussi dans la grande prophétie d’Ézéchiel sur les pasteurs (cf. ch. 34), commentée par saint Augustin dans son célèbre discours que nous venons de relire dans la Liturgie des Heures. Cupidité d’argent et de pouvoir. Et pour assouvir cette cupidité, les mauvais pasteurs chargent sur les épaules des gens des fardeaux insupportables qu’eux-mêmes ne déplacent pas même avec un doigt (cf. Mt 23, 4).

Nous aussi, au Synode des Évêques, nous sommes appelés à travailler pour la vigne du Seigneur. Les Assemblées synodales ne servent pas à discuter d’idées belles et originales, ou à voir qui est le plus intelligent… Elles servent à cultiver et à mieux garder la vigne du Seigneur, pour coopérer à son "rêve", à son projet d’amour sur son peuple. Dans ce cas, le Seigneur nous demande de prendre soin de la famille, qui depuis les origines est partie intégrante de son dessein d’amour pour l’humanité.

Nous sommes tous pécheurs et à nous aussi, peut arriver la tentation de "nous emparer" de la vigne, à cause de la cupidité qui ne nous manque jamais à nous, êtres humains. Le rêve de Dieu se heurte toujours à l’hypocrisie de quelques-uns de ses serviteurs. Nous pouvons "décevoir" le rêve de Dieu si nous ne nous laissons pas guider par l’Esprit Saint. Que l’Esprit nous donne la sagesse qui va au-delà de la science, pour travailler généreusement avec vraie liberté et humble créativité.

Frères Synodaux, pour cultiver et bien garder la vigne, il faut que nos cœurs et nos esprits soient gardés en Jésus Christ dans la « paix qui surpasse tout ce qu’on peut concevoir » (Ph 4,7). Ainsi nos pensées et nos projets seront conformes au rêve de Dieu : se former un peuple saint qui lui appartienne et qui produise des fruits du Royaume de Dieu (cf. Mt 21, 43).

[01564-03.02] [Texte original: Italien]

Traduzione in lingua inglese

Today the prophet Isaiah and the Gospel employ the image of the Lord’s vineyard. The Lord’s vineyard is his "dream", the plan which he nurtures with all his love, like a farmer who cares for his vineyard. Vines are plants which need much care!

God’s "dream" is his people. He planted it and nurtured it with patient and faithful love, so that it can become a holy people, a people which brings forth abundant fruits of justice.

But in both the ancient prophecy and in Jesus’ parable, God’s dream is thwarted. Isaiah says that the vine which he so loved and nurtured has yielded "wild grapes" (5:2,4); God "expected justice but saw bloodshed, righteousness, but only a cry of distress" (v. 7). In the Gospel, it is the farmers themselves who ruin the Lord’s plan: they fail to do their job but think only of their own interests.

In Jesus’ parable, he is addressing the chief priests and the elders of the people, in other words the "experts", the managers. To them in a particular way God entrusted his "dream", his people, for them to nurture, tend and protect from the animals of the field. This is the job of leaders: to nuture the vineyard with freedom, creativity and hard work.

But Jesus tells us that those farmers took over the vineyard. Out of greed and pride they want to do with it as they will, and so they prevent God from realizing his dream for the people he has chosen.

The temptation to greed is ever present. We encounter it also in the great prophecy of Ezekiel on the shepherds (cf. ch. 34), which Saint Augustine commented upon in one his celebrated sermons which we have just reread in the Liturgy of the Hours. Greed for money and power. And to satisfy this greed, evil pastors lay intolerable burdens on the shoulders of others, which they themselves do not lift a finger to move (cf. Mt 23:4)

We too, in the Synod of Bishops, are called to work for the Lord’s vineyard. Synod Assemblies are not meant to discuss beautiful and clever ideas, or to see who is more intelligent… They are meant to better nuture and tend the Lord’s vineyard, to help realize his dream, his loving plan for his people. In this case the Lord is asking us to care for the family, which has been from the beginning an integral part of his loving plan for humanity.

We are all sinners and can also be tempted to "take over" the vineyard, because of that greed which is always present in us human beings. God’s dream always clashes with the hypocrisy of some of his servants. We can "thwart" God’s dream if we fail to let ourselves be guided by the Holy Spirit. The Spirit gives us that wisdom which surpasses knowledge, and enables us to work generously with authentic freedom and humble creativity.

My Synod brothers, to do a good job of nurturing and tending the vineyard, our hearts and our minds must be kept in Jesus Christ by "the peace of God which passes all understanding" (Phil 4:7). In this way our thoughts and plans will correspond to God’s dream: to form a holy people who are his own and produce the fruits of the kingdom of God (cf. Mt 21:43).

[01564-02.02] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua tedesca

Heute verwenden der Prophet Jesaja wie auch das Evangelium das Bild vom Weinberg des Herrn. Der Weinberg des Herrn ist sein „Traum", der Plan, den er mit all seiner Liebe hegt, wie ein Bauer sich um seinen Weingarten kümmert. Die Rebe ist eine Pflanze, die viel Pflege verlangt!

Der „Traum" Gottes ist sein Volk: Er hat es gepflanzt und er pflegt es mit geduldiger und treuer Liebe, damit es ein heiliges Volk wird, ein Volk, das viele gute Früchte der Gerechtigkeit bringt.

Doch sowohl in der alten Weissagung als auch im Gleichnis Jesu wird der Traum Gottes vereitelt. Jesaja sagt, dass der so geliebte und gepflegte Weinberg »nur saure Beeren« brachte (5,2.4): Gott »hoffte auf Rechtsspruch – doch siehe da: Rechtsbruch, und auf Gerechtigkeit – doch siehe da: Der Rechtlose schreit« (V. 7). Im Evangelium sind es hingegen die Winzer, die den Plan des Herrn verderben: Sie tun nicht ihre Arbeit, sondern haben ihre eigenen Interessen im Sinn.

Jesus wendet sich mit seinem Gleichnis an die Hohenpriester und an die Ältesten des Volkes, das heißt an die „Weisen", an die Führungsschicht. Ihnen hat Gott in besonderer Weise seinen „Traum", das heißt sein Volk anvertraut, damit sie es pflegen, sich um es kümmern, es vor den wilden Tieren bewahren. Das ist die Aufgabe der Führenden im Volk: den Weinberg mit Freiheit, Kreativität und Fleiß zu pflegen.

Jesus sagt, dass jene Winzer jedoch den Weinberg an sich gerissen haben; in ihrer Gier und ihrem Hochmut meinen sie, mit ihm zu machen, was sie wollen, und so nehmen sie Gott die Möglichkeit, seinen Traum von dem Volk, das er sich erwählt hat, zu verwirklichen.

Die Versuchung der Gier ist immer vorhanden. Wir begegnen ihr auch in der großen Weissagung von Ezechiel über die Hirten (vgl. Kap. 34), die der heilige Augustinus in einer seiner berühmten Reden kommentiert hat; wir haben sie im Stundenbuch gerade wieder gelesen. Gier nach Geld und Macht. Und um diese Gier zu befriedigen, laden die schlechten Hirten den Menschen unerträgliche Lasten auf die Schultern, die zu tragen sie selber aber keinen Finger rühren (vgl. Mt 23,4).

Auch wir in der Bischofssynode sind gerufen, für den Weinberg des Herrn zu arbeiten. Die Synodenversammlungen sind nicht dazu da, schöne und originelle Ideen zu diskutieren oder zu sehen, wer intelligenter ist… Sie sind dazu da, den Weinberg des Herrn besser zu pflegen und zu hüten, an seinem Traum, seinem Plan der Liebe für sein Volk mitzuarbeiten. In diesem Fall verlangt der Herr von uns, uns um die Familie zu kümmern, die von Anfang an ein wesentlicher Bestandteil seines Liebesplans für die Menschheit war.

Wir alle sind Sünder. Auch für uns kann es die Versuchung geben, aus Gier, die in uns Menschen immer vorhanden ist, den Weinberg „an uns zu reißen". Der Traum Gottes kollidiert stets mit der Heuchelei einiger seiner Diener. Wir können den Traum Gottes „vereiteln", wenn wir uns nicht vom Heiligen Geist leiten lassen. Der Geist schenkt uns die Weisheit, die über das Wissen hinausgeht, um großherzig in wahrer Freiheit und demütiger Kreativität zu arbeiten.

Liebe Mitbrüder in der Synode, um den Weinberg gut zu pflegen und zu hüten, ist es nötig, dass unsere Herzen und unsere Gedanken in der Gemeinschaft mit Jesus Christus bewahrt sind durch den »Frieden Gottes, der alles Verstehen übersteigt« (Phil 4,7). So wird unser Denken und Planen mit dem Traum Gottes übereinstimmen: sich ein heiliges Volk heranzubilden, das ihm gehört und die Früchte des Reiches Gottes bringt (vgl. Mt 21,43).

[01564-05.03] [Originalsprache: Italienisch]

Traduzione in lingua spagnola

El profeta Isaías y el Evangelio de hoy usan la imagen de la viña del Señor. La viña del Señor es su «sueño», el proyecto que él cultiva con todo su amor, como un campesino cuida su viña. La vid es una planta que requiere muchos cuidados.

El «sueño» de Dios es su pueblo: Él lo ha plantado y lo cultiva con amor paciente y fiel, para que se convierta en un pueblo santo, un pueblo que dé muchos frutos buenos de justicia.

Sin embargo, tanto en la antigua profecía como en la parábola de Jesús, este sueño de Dios queda frustrado. Isaías dice que la viña, tan amada y cuidada, en vez de uva «dio agrazones» (5,2.4); Dios «esperaba derecho, y ahí tenéis: asesinatos; esperaba justicia, y ahí tenéis: lamentos» (v. 7). En el Evangelio, en cambio, son los labradores quienes desbaratan el plan del Señor: no hacen su trabajo, sino que piensan en sus propios intereses.

Con su parábola, Jesús se dirige a los jefes de los sacerdotes y a los ancianos del pueblo, es decir, a los «sabios», a la clase dirigente. A ellos ha encomendado Dios de manera especial su «sueño», es decir, a su pueblo, para que lo cultiven, se cuiden de él, lo protejan de los animales salvajes. El cometido de los jefes del pueblo es éste: cultivar la viña con libertad, creatividad y laboriosidad.

Pero Jesús dice que aquellos labradores se apoderaron de la viña; por su codicia y soberbia, quieren disponer de ella como quieran, quitando así a Dios la posibilidad de realizar su sueño sobre el pueblo que se ha elegido.

La tentación de la codicia siempre está presente. También la encontramos en la gran profecía de Ezequiel sobre los pastores (cf. cap. 34), comentada por san Agustín en su célebre discurso que acabamos de leer en la Liturgia de las Horas. La codicia del dinero y del poder. Y para satisfacer esta codicia, los malos pastores cargan sobre los hombros de las personas fardos insoportables, que ellos mismos ni siquiera tocan con un dedo (cf. Mt 23,4).

También nosotros estamos llamados en el Sínodo de los Obispos a trabajar por la viña del Señor. Las Asambleas sinodales no sirven para discutir ideas brillantes y originales, o para ver quién es más inteligente... Sirven para cultivar y guardar mejor la viña del Señor, para cooperar en su sueño, su proyecto de amor por su pueblo. En este caso, el Señor nos pide que cuidemos de la familia, que desde los orígenes es parte integral de su designio de amor por la humanidad.

Somos todos pecadores y también nosotros podemos tener la tentación de «apoderarnos» de la viña, a causa de la codicia que nunca falta en nosotros, seres humanos. El sueño de Dios siempre se enfrenta con la hipocresía de algunos servidores suyos. Podemos «frustrar» el sueño de Dios si no nos dejamos guiar por el Espíritu Santo. El Espíritu nos da esa sabiduría que va más allá de la ciencia, para trabajar generosamente con verdadera libertad y humilde creatividad.

Hermanos sinodales, para cultivar y guardar bien la viña, es preciso que nuestro corazón y nuestra mente estén custodiados en Jesucristo por la «paz de Dios, que supera todo juicio» (Flp 4,7). De este modo, nuestros pensamientos y nuestros proyectos serán conformes al sueño de Dios: formar un pueblo santo que le pertenezca y que produzca los frutos del Reino de Dios (cf. Mt 21,43).

[01564-04.02] [Texto original: Italiano]

Traduzione in lingua portoghese

Nas leituras de hoje, é usada a imagem da vinha do Senhor tanto pelo profeta Isaías como pelo Evangelho. A vinha do Senhor é o seu «sonho», o projecto que Ele cultiva com todo o seu amor, como um agricultor cuida do seu vinhedo. A videira é uma planta que requer muitos cuidados!

O «sonho» de Deus é o seu povo: Ele plantou-o e cultiva-o, com amor paciente e fiel, para se tornar um povo santo, um povo que produza muitos e bons frutos de justiça.

Mas, tanto na antiga profecia como na parábola de Jesus, o sonho de Deus fica frustrado. Isaías diz que a vinha, tão amada e cuidada, «produziu agraços» (5, 2.4), enquanto Deus «esperava a justiça, e eis que só há injustiça; esperava a rectidão, e eis que só há lamentações» (5, 7). Por sua vez, no Evangelho, são os agricultores que arruínam o projecto do Senhor: não trabalham para o Senhor, mas só pensam nos seus interesses.

Através da sua parábola, Jesus dirige-se aos sumos sacerdotes e aos anciãos do povo, isto é, aos «sábios», à classe dirigente. Foi a eles, de modo particular, que Deus confiou o seu «sonho», isto é, o seu povo, para que o cultivem, cuidem dele e o guardem dos animais selvagens. Esta é a tarefa dos líderes do povo: cultivar a vinha com liberdade, criatividade e diligência.

Mas Jesus diz que aqueles agricultores se apoderaram da vinha; pela sua ganância e soberba, querem fazer dela aquilo que lhes apetece e, assim, tiram a Deus a possibilidade de realizar o seu sonho a respeito do povo que Ele escolheu.

A tentação da ganância está sempre presente. Encontramo-la também na grande profecia de Ezequiel sobre os pastores (cf. cap. 34), comentada por Santo Agostinho num famoso Discurso que lemos, ainda nestes dias, na Liturgia das Horas. Ganância de dinheiro e de poder. E, para saciar esta ganância, os maus pastores carregam sobre os ombros do povo pesos insuportáveis, que eles próprios não põem nem um dedo para os deslocar (cf. Mt 23, 4).

Também nós somos chamados a trabalhar para a vinha do Senhor, no Sínodo dos Bispos. As assembleias sinodais não servem para discutir ideias bonitas e originais, nem para ver quem é mais inteligente… Servem para cultivar e guardar melhor a vinha do Senhor, para cooperar no seu sonho, no seu projecto de amor a respeito do seu povo. Neste caso, o Senhor pede-nos para cuidarmos da família, que, desde os primórdios, é parte integrante do desígnio de amor que ele tem para a humanidade.

Nós somos todos pecadores e também nos pode vir a tentação de «nos apoderarmos» da vinha, por causa da ganância que nunca falta em nós, seres humanos. O sonho de Deus sempre se embate com a hipocrisia de alguns dos seus servidores. Podemos «frustrar» o sonho de Deus, se não nos deixarmos guiar pelo Espírito Santo. O Espírito dá-nos a sabedoria, que supera a ciência, para trabalharmos generosamente com verdadeira liberdade e humilde criatividade.

Irmãos sinodais, para cultivar e guardar bem a vinha, é preciso que os nossos corações e as nossas mentes sejam guardados em Cristo Jesus pela «paz de Deus que ultrapassa toda a inteligência» (Flp 4, 7). Assim, os nossos pensamentos e os nossos projectos estarão de acordo com o sonho de Deus: formar para Si um povo santo que Lhe pertença e produza os frutos do Reino de Deus (cf. Mt 21, 43).

[01564-06.02] [Texto original: Italiano]

[B0709-XX.03]