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Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco a Tirana (Albania, 21 settembre 2014) - Celebrazione dei Vespri in Cattedrale con sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e movimenti laicali, 21.09.2014


Celebrazione dei Vespri con sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e movimenti laicali nella Cattedrale di Tirana

Omelia pronunciata dal Santo Padre

Discorso preparato dal Santo Padre

Alle ore 16.45 di questo pomeriggio, il Santo Padre Francesco ha raggiunto la Cattedrale di San Paolo a Tirana per la Celebrazione dei Vespri con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i seminaristi e i membri dei diversi movimenti laicali.

Dopo il saluto di benvenuto dell’Arcivescovo di Tirana, S.E. Mons. Rrok K. Mirdita, un sacerdote e una religiosa, entrambi ormai anziani, hanno tenuto davanti al Santo Padre la loro testimonianza di quanto vissuto ai tempi della persecuzione da parte del regime comunista.

Colpito dalla loro testimonianza, Papa Francesco ha pronunciato a braccio l’omelia dei Vespri, dando per letto il discorso che aveva preparato.

Riportiamo di seguito l’omelia pronunciata dal Papa e il testo del discorso consegnato:

Omelia pronunciata del Santo Padre

Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Testo in lingua italiana

Ho preparato alcune parole per voi, da dirvi, e le consegnerò all’Arcivescovo perché lui dopo ve le faccia arrivare. La traduzione è già fatta. Si può fare arrivare.

Ma adesso, mi è venuto di dirvi un’altra cosa… Abbiamo sentito nella Lettura: "Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione, con la consolazione stessa con la quale siamo stati consolati noi da Dio" (2 Cor 1,3-4). E’ il testo su cui oggi la Chiesa ci fa riflettere nei Vespri.

In questi due mesi, mi sono preparato per questa visita, leggendo la storia della persecuzione in Albania. E per me è stata una sorpresa: io non sapevo che il vostro popolo avesse sofferto tanto! Poi, oggi, nella strada dall’aeroporto fino alla piazza, tutte queste fotografie dei martiri: si vede che questo popolo ancora ha memoria dei suoi martiri, di quelli che hanno sofferto tanto! Un popolo di martiri… E oggi, all’inizio di questa celebrazione, ne ho toccati due. Quello che io posso dirvi è quello che loro hanno detto, con la loro vita, con le loro parole semplici… Raccontavano le cose con una semplicità… ma tanto dolorosa! E noi possiamo domandare a loro: "Ma come avete fatto a sopravvivere a tanta tribolazione?". E ci diranno questo che abbiamo sentito in questo brano della Seconda Lettera ai Corinzi: "Dio è Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione. E’ stato Lui a consolarci!". Ce lo hanno detto con questa semplicità. Hanno sofferto troppo. Hanno sofferto fisicamente, psichicamente, e anche quell’angoscia dell’incertezza: se sarebbero stati fucilati o no, e vivevano così, con quell’angoscia. E il Signore li consolava… Penso a Pietro, nel carcere, incatenato, con le catene; tutta la Chiesa pregava per lui. E il Signore consolò Pietro. E i martiri, e questi due che abbiamo sentito oggi, il Signore li consolò perché c’era gente nella Chiesa, il popolo di Dio - le vecchiette sante e buone, tante suore di clausura… - che pregavano per loro. E questo è il mistero della Chiesa: quando la Chiesa chiede al Signore di consolare il suo popolo; e il Signore consola umilmente, anche nascostamente. Consola nell’intimità del cuore e consola con la fortezza. Loro, sono sicuro, non si vantano di quello che hanno vissuto, perché sanno che è stato il Signore a portarli avanti. Ma loro ci dicono qualcosa! Ci dicono che per noi, che siamo stati chiamati dal Signore per seguirlo da vicino, l’unica consolazione viene da Lui. Guai a noi se cerchiamo un’altra consolazione! Guai ai preti, ai sacerdoti, ai religiosi, alle suore, alle novizie, ai consacrati quando cercano consolazione lontano dal Signore! Io non voglio "bastonarvi", oggi, non voglio diventare il "boia", qui; ma sappiate bene: se voi cercate consolazione altrove, non sarete felici! Di più: non potrai consolare nessuno, perché il tuo cuore non è stato aperto alla consolazione del Signore. E finirai, come dice il grande Elia al popolo di Israele, "zoppicando con le due gambe".

"Sia benedetto Dio Padre, Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione, con la consolazione con cui siamo stati consolati noi stessi da Dio". E’ quello che hanno fatto questi due, oggi. Umilmente, senza pretese, senza vantarsi, facendo un servizio per noi: di consolarci. Ci dicono anche: "Siamo peccatori, ma il Signore è stato con noi. Questa è la strada. Non scoraggiatevi!". Scusatemi, se vi uso oggi come esempio, ma tutti dobbiamo essere d’esempio l’uno all’altro. Andiamo a casa pensando bene: oggi abbiamo toccato i martiri.

[01469-01.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione in lingua inglese

I had prepared a few words to say to you, and I will give them to the Archbishop, who will make them available for you later. The translation is already done. He will see that you get them.

But right now I would like to tell you something else… In the reading we heard these words: "Blessed be the God and Father of our Lord Jesus Christ, the Father of mercies and the God of all consolation, who consoles us in all our affliction, so that we may be able to console those who are in any affliction with the consolation with which we ourselves are consoled by God" (2 Cor 1:3-4). This is the text which the Church invites us to reflect upon at this evening’s Vespers.

Over the past two months I have been preparing for this Visit by reading the history of the persecution in Albania. For me it was surprising: I did not know that your people had suffered so greatly! Then today, on the road from the airport to the square, there were all those pictures of the martyrs. It is clear that this people today continues to remember their martyrs, those who suffered so dearly! A people of martyrs… And today at the beginning of the celebration, I touched two of them. What I can say to you is what they themselves have said, by their lives, by their plain words… They told their stories simply… yet they spoke of so much pain! We can ask them: "How did you manage to survive such trials?" And they will tell us what we heard in this passage from the Second Letter to the Corinthians: "God is the Father of mercies and the God of all consolation. He is the one who consoled us!" They have told us so, and in a straightforward way. They suffered greatly. They suffered physically, mentally, with the anguish of uncertainty: they did not know whether they would be shot or not, and so they lived with this anguish. And the Lord consoled them… I think of Peter, imprisoned and in chains, while the whole Church prayed for him. And the Lord consoled Peter. And the martyrs, including those whom we heard today: the Lord consoled them because there were people in the Church, the People of God – devout and good old women, so many cloistered nuns… – who were praying for them. This is the mystery of the Church: when the Church asks the Lord to console his people, the Lord consoles them, quietly, even secretly… He consoles them in the depths of the heart and he comforts them with strength. I am certain that they [the martyrs] do not boast of what they have experienced, because they know that it was the Lord who sustained them. But they have something to tell us! They tell us that we, who have been called by the Lord to follow him closely, must find our consolation in him alone. Woe to us if we seek consolation elsewhere! Woe to priests and religious, sisters and novices, consecrated men and women, when they seek consolation far from the Lord! Today I don’t want to be harsh and severe with you, but I want you to realize very clearly that if you look for consolation anywhere else, you will not be happy! Even more, you will be unable to comfort others, for your own heart is closed to the Lord’s consolation. You will end up, as the great Elijah said to the people of Israel, "limping with both legs".

"Blessed be the God and Father of our Lord Jesus Christ, the Father of mercies and the God of all consolation, who consoles us in all our affliction, so that we may be able to console those who are in any affliction with the consolation with which we ourselves are consoled by God". That is what these two [the martyrs] have done, today. Humbly, without pretense or boasting, they have done a service for us: they have consoled us. They also tell us this: "We are sinners, but the Lord was with us. This is the path. Do not be discouraged!" Excuse me, if I use you as an example, but all of us have to be examples for one another. Let us go home reflecting on this: today we have touched martyrs.

[01469-02.01] [Original text: Italian]

Traduzione in lingua spagnola

Había preparado unas palabras para decirles, y se las entregaré al Arzobispo para que se las haga llegar. La traducción ya está hecha. Se puede hacer llegar.

Pero ahora, quisiera decirles otra cosa… Hemos escuchado en la Lectura: «Bendito sea Dios, Padre de nuestro Señor Jesucristo, Padre de misericordia y Dios de todo consuelo; él nos consuela en todas nuestras luchas, para poder nosotros consolar a los que están en toda tribulación, mediante el consuelo con que nosotros somos consolados por Dios» (2 Cor 1,3-4). Es el texto sobre el que la Iglesia nos invita a reflexionar en la Vísperas de hoy.

En estos dos últimos meses, me he preparado para esta visita leyendo la historia de la persecución en Albania. Y para mí ha sido una sorpresa: no sabía que su pueblo había sufrido tanto. Después, hoy, en el camino del aeropuerto a la plaza, todas esas fotografías de los mártires: se nota que este pueblo guarda aún memoria de sus mártires, que tanto sufrieron. Un pueblo de mártires… Y hoy al principio de esta celebración, he tocado a dos. Lo que les puedo decir es lo que ellos han dicho con su vida, con sus palabras sencillas… Contaban las cosas con una sencillez… pero con mucho dolor. Y nosotros les podemos preguntar: "¿Cómo han conseguido sobrevivir a tanta tribulación?". Y nos dirán lo que hemos oído en este pasaje de la Segunda Carta a los Corintios: "Dios es Padre misericordioso y Dios de toda consolación. Él nos ha consolado". Nos lo han dicho con esa sencillez. Han sufrido demasiado. Han sufrido físicamente, psíquicamente y también esa angustia de la incertidumbre: si los iban a fusilar o no, y así vivían, con esa angustia. Y el Señor los consolaba… Pienso en Pedro, en la cárcel, encadenado, con las cadenas; toda la Iglesia pedía por él. Y el Señor consoló a Pedro. Y a los mártires, y a estos dos que hemos escuchado hoy, el Señor los consoló porque había gente en la Iglesia, el pueblo de Dios –las viejecitas santas y buenas, tantas religiosas de clausura…– que rezaban por ellos. Y éste es el misterio de la Iglesia: cuando la Iglesia pide al Señor que consuele a su pueblo; y el Señor consuela humildemente, incluso a escondidas. Consuela en la intimidad del corazón y consuela con la fortaleza. Ellos –estoy seguro– no se enorgullecen de lo que han vivido, porque saben que ha sido el Señor quien los ha sostenido. Pero nos dicen algo. Nos dicen que para nosotros, que hemos sido llamados por el Señor a seguirlo de cerca, la única consolación viene de Él. Ay de nosotros si buscamos otro consuelo. Ay de los sacerdotes, de los religiosos, de las religiosas, de las novicias, de los consagrados cuando buscan consuelo lejos del Señor. No quiero "fustigarlos", hoy, no quiero convertirme en "verdugo", pero tengan la certeza de que si buscan consuelo en otra parte no serán felices. Más aún: no podrás consolar a nadie porque tu corazón no se ha abierto al consuelo del Señor. Y acabarás, como dice el gran Elías al pueblo de Israel, "cojeando de dos piernas".

"Bendito sea Dios Padre, Dios de todo consuelo; él nos consuela en todas nuestras luchas, para poder nosotros consolar a los que están en toda tribulación, mediante el consuelo con que nosotros somos consolados por Dios". Es lo que han hecho estos dos hoy. Humildemente, sin pretensiones, sin orgullo, haciéndonos un servicio: consolarnos. Nos dicen también: "Somos pecadores, pero el Señor ha estado con nosotros. Éste es el camino. No se desanimen". Perdonen si les pongo hoy de ejemplo, pero todos debemos ser ejemplo para los demás. Vayamos a casa pensando: hoy hemos tocado a los mártires.

[01454-04.01] [Texto original: Italiano]

 

Discorso preparato dal Santo Padre

Testo in lingua italiana

Traduzione in lingua inglese

Traduzione in lingua spagnola

Testo  in lingua italiana

Cari fratelli e sorelle!

è per me una gioia incontrarvi nella vostra amata terra; ringrazio il Signore e ringrazio tutti voi per la vostra accoglienza! Stando in mezzo a voi posso meglio esprimere la mia vicinanza al vostro impegno di evangelizzazione.

Da quando il vostro Paese è uscito dalla dittatura, le comunità ecclesiali hanno ripreso a camminare e a organizzarsi per l’azione pastorale, e guardano con speranza verso il futuro. In particolare, il mio pensiero riconoscente va a quei Pastori che hanno pagato a caro prezzo la fedeltà a Cristo e la decisione di restare uniti al Successore di Pietro. Sono stati coraggiosi nella difficoltà e nella prova! Ci sono ancora tra noi sacerdoti e religiosi che hanno sperimentato il carcere e la persecuzione, come la sorella e il fratello che ci hanno raccontato la loro storia. Vi abbraccio commosso e rendo lode a Dio per la vostra fedele testimonianza, che stimola tutta la Chiesa a portare avanti con gioia l’annuncio del Vangelo.

Facendo tesoro di tale esperienza, la Chiesa in Albania può crescere nella missionarietà e nel coraggio apostolico. Conosco e apprezzo l’impegno con cui vi opponete a nuove forme di "dittatura" che rischiano di tenere schiave le persone e le comunità. Se il regime ateo cercava di soffocare la fede, queste dittature, più subdole, possono soffocare la carità. Penso all’individualismo, alle rivalità e ai confronti esasperati: è una mentalità mondana che può contagiare anche la comunità cristiana. Non serve scoraggiarsi di fronte a queste difficoltà, non abbiate paura di andare avanti sulla strada del Signore. Egli è sempre al vostro fianco, vi dona la sua grazia e vi aiuta a sostenervi gli uni gli altri, ad accettarvi così come siete, con comprensione e misericordia, a coltivare la comunione fraterna.

L’evangelizzazione è più efficace quando è attuata con unità di intenti e con una collaborazione sincera tra le diverse realtà ecclesiali e tra missionari e clero locale: questo comporta coraggio di proseguire nella ricerca di forme di lavoro comune e di aiuto reciproco nei campi della catechesi, dell’educazione cattolica, come pure della promozione umana e della carità. In questi ambiti è prezioso anche l’apporto dei movimenti ecclesiali, che sanno progettare e agire in comunione con i Pastori e tra di loro. E’ quello che io vedo qui: vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, una Chiesa che vuole camminare nella fraternità e nell’unità.

Quando l’amore per Cristo è posto al di sopra di tutto, anche di legittime esigenze particolari, allora si diventa capaci di uscire da noi stessi, dalle nostre "piccolezze"personali o di gruppo, e andare verso Gesù che ci viene incontro nei fratelli; le sue piaghe sono ancora visibili oggi sul corpo di tanti uomini e donne che hanno fame e sete, che sono umiliati, che si trovano in carcere o in ospedale. E proprio toccando e curando con tenerezza queste piaghe è possibile vivere fino in fondo il Vangelo e adorare Dio vivo in mezzo a noi.

Sono tanti i problemi che affrontate ogni giorno! Essi vi spingono ad immergervi con passione in una generosa attività apostolica. Tuttavia, noi sappiamo che da soli non possiamo fare nulla. «Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori» (Sal 127,1). Questa consapevolezza ci chiama a dare ogni giorno il giusto spazio al Signore, a dedicargli tempo, ad aprirgli il cuore, affinché Lui agisca nella nostra vita e nella nostra missione. Ciò che il Signore promette alla preghiera fiduciosa e perseverante supera quello che noi immaginiamo (cfr Lc 11,11-12): oltre a quello che chiediamo ci dà anche lo Spirito Santo. La dimensione contemplativa diventa indispensabile, in mezzo agli impegni più urgenti e pesanti. E più la missione ci chiama ad andare verso le periferie esistenziali, più il nostro cuore sente il bisogno intimo di essere unito a quello di Cristo, pieno di misericordia e di amore.

E considerando che i sacerdoti e i consacrati non sono ancora sufficienti, il Signore Gesù ripete oggi anche a voi: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9,37-38). Non bisogna dimenticare che questa preghiera parte da uno sguardo: lo sguardo di Gesù, che vede l’abbondanza del raccolto. Abbiamo anche noi questo sguardo? Sappiamo riconoscere l’abbondanza dei frutti che la grazia di Dio ha fatto crescere, e del lavoro che c’è da fare nel campo del Signore? E’ da questo sguardo di fede sul campo di Dio che nasce la preghiera, l’invocazione quotidiana e pressante al Signore per le vocazioni sacerdotali e religiose. Voi, cari seminaristi, e voi, cari postulanti e novizi, siete frutto di questa preghiera del popolo di Dio, che sempre precede e accompagna la vostra risposta personale. La Chiesa in Albania ha bisogno del vostro entusiasmo e della vostra generosità. Il tempo che oggi dedicate a una solida formazione spirituale, teologica, comunitaria e pastorale, è fecondo in ordine a servire adeguatamente, domani, il popolo di Dio. La gente, più che dei maestri, cerca dei testimoni: testimoni umili della misericordia e della tenerezza di Dio; sacerdoti e religiosi conformati a Gesù Buon Pastore, capaci di comunicare a tutti la carità di Cristo.

A questo proposito, insieme con voi e insieme a tutto il popolo albanese, voglio rendere grazie a Dio per tanti missionari e missionarie, la cui azione è stata determinante per la rinascita della Chiesa in Albania e rimane ancora oggi di grande rilevanza. Essi hanno contribuito notevolmente a consolidare il patrimonio spirituale che vescovi, sacerdoti, persone consacrate e laici albanesi hanno conservato, in mezzo a durissime prove e tribolazioni. Pensiamo al grande lavoro fatto dagli Istituti religiosi per il rilancio dell’educazione cattolica: questo lavoro merita di essere riconosciuto e sostenuto.

Cari fratelli e sorelle, non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà; sulle orme dei vostri padri, siate tenaci nel rendere testimonianza a Cristo, camminando "insieme con Dio, verso la speranza che non delude mai". Nel vostro cammino sentitevi sempre accompagnati e sostenutidall’affetto di tutta la Chiesa. Vi ringrazio di cuore di questo incontro e affido ciascuno di voi e le vostre comunità, i progetti e le speranze alla santa Madre di Dio.Vi benedico di cuore e vi chiedo per favore di pregare per me.

[01454-01.01] [Testo originale: Italiano]

Traduzione  in lingua inglese

Dear brothers and sisters,

It is a great joy for me to meet with you in your beloved homeland; I thank God for the opportunity and I thank you for your hospitality! Here in your midst, I can better express my closeness to your task of evangelization.

Since the moment your country has been free from dictatorship, the ecclesial communities in Albania have begun again to journey onward and to organize themselves for pastoral work, looking to the future with hope. I am particularly grateful to those Pastors who paid a great price for their fidelity to Christ and for their decision to remain united to the Successor of Peter. They were courageous in the face of difficulty and trial! There are still priests and religious among us who have experienced prison and persecution, like the sister and brother who have told us their story. I embrace you warmly, and I praise God for your faithful witness that inspires the whole Church to continue to proclaim the Gospel with joy.

Treasuring this experience, the Church in Albania can grow in its missionary and apostolic zeal. I know and appreciate the effort you make to oppose those new forms of "dictatorship" that threaten to enslave individuals and communities. If the atheist regime sought to suffocate the faith, these new forms of dictatorship, in a more insidious way, are able to suffocate charity. I am referring to individualism, rivalry and heated conflicts: these are worldly mentalities that can contaminate even the Christian community. We need not be discouraged by these difficulties; do not be afraid to continue along the path of the Lord. He is always at your side, he gives you his grace and he helps you to sustain one another; to accept one another as you are, with understanding and mercy; he helps you to deepen fraternal communion.

Evangelization is more effective when it is carried out with oneness of spirit and with sincere teamwork among the various ecclesial communities as well as among missionaries and local clergy: this requires courage to seek out ways of working together and offering mutual help in the areas of catechesis and catholic education, as well as integral human development and charity. In these settings, the contribution of the ecclesial movements that know how to work in communion with Pastors is highly valuable. That is precisely what I see before me: bishops, priests, religious and laity: a Church that desires to walk in fraternity and unity.

When love for Christ is placed above all else, even above our legitimate particular needs, then we are able to move outside of ourselves, of our personal or communal pettiness, and move towards Jesus who, in our brothers and sisters, comes to us. His wounds are still visible today on the bodies of so many men and women who are hungry and thirst; who are humiliated; who are in hospital or prison. By touching and caring for these wounds with tenderness, it is possible to fully live the Gospel and to adore God who lives in our midst.

There are many problems that you encounter every day. These problems compel you to immerse yourselves with fervour and generosity in apostolic work. And yet, we know that by ourselves we can do nothing: "Unless the Lord builds the house, those who build it labour in vain" (Ps 127:1). This awareness calls us to give due space for the Lord every day, to dedicate our time to him, open our hearts to him, so that he may work in our lives and in our mission. That which the Lord promises for the prayer made with trust and perseverance goes beyond what we can imagine (cf Lk 11:11-12): beyond that which we ask for, God sends us also the Holy Spirit. The contemplative dimension of our lives becomes indispensable even in the midst of the most urgent and difficult tasks we encounter. The more our mission calls us to go out into the peripheries of life, the more our hearts feel the intimate need to be united to the heart of Christ, which is full of mercy and love.

Considering the fact that the number of priests and religious is not yet sufficient, the Lord Jesus repeats to you today "The harvest is plentiful, but the labourers are few; pray therefore the Lord of the harvest to send out labourers into his harvest," (Mt 9: 37-38). We must not forget that this prayer begins with a gaze: the gaze of Jesus, who sees the great harvest. Do we also have this gaze? Do we know how to recognize the abundant fruits that the grace of God has caused to grow and the work that there is to be done in the field of the Lord? It is by gazing with faith on the field of God that prayer spring forth, namely, the daily and pressing invocation to the Lord for priestly and religious vocations. Dear seminarians, postulants and novices, you are the fruit of this prayer of the people of God, which always precedes and accompanies your personal response. The Church in Albania needs your enthusiasm and your generosity. The time that you dedicate today to a solid spiritual, theological, communitarian and pastoral formation, is directed to serving adequately the people of God tomorrow. The people, more than seeking experts, are looking for witnesses: humble witnesses of the mercy and tenderness of God; priests and religious conformed to Jesus, the Good Shepherd, who are capable of communicating the love of Christ to all people.

Together with you and the entire Albanian people, I want to give thanks to God for the many missionaries whose activity was decisive for the renewal of the Church in Albania and which continues to be of great importance to this day. These missionaries have offered significant contribution to the consolidation of the spiritual patrimony that the Albanian bishops, priests, consecrated religious and lay persons have preserved in the midst of difficult trials and tribulations. Let us acknowledge the great work done by the religious institutes for the revival of Catholic education: these efforts are worth recognizing and sustaining.

Dear brothers and sisters, do not be discouraged in the face of difficulties. Following the footsteps of your fathers, be tenacious in giving testimony to Christ, walking "together with God, toward the hope that never disappoints". In your journey, rest assured that you are accompanied and supported by the love of the whole Church. I thank you from the heart for this meeting, and I entrust each one of you and your communities - your plans and your hopes - to the holy Mother of God. I bless you from my heart and I ask you please to pray for me.

[01454-02.01] [Original text: Italian]

Traduzione  in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

Me alegro de poder tener este encuentro con ustedes en su querida tierra; doy gracias al Señor y les agradezco a todos su acogida. Así les puedo expresar mejor mi apoyo a su tarea evangelizadora.

Cuando su país salió de la dictadura, las comunidades eclesiales se pusieron en marcha de nuevo y reorganizaron la acción pastoral, afrontando con esperanza el futuro. Quiero expresar especialmente mi reconocimiento a aquellos pastores que pagaron un alto precio por su fidelidad a Cristo y por su decisión de permanecer unidos al Sucesor de Pedro. Fueron valientes ante las dificultades y las pruebas. Todavía se encuentran entre nosotros sacerdotes y religiosos que sufrieron cárcel y persecución, como la hermana y el hermano que han compartido su propia experiencia. Los abrazo conmovido y alabo a Dios por su fiel testimonio, que estimula a toda la Iglesia a seguir anunciando el Evangelio con alegría.

A partir de esta experiencia, la Iglesia en Albania puede crecer en espíritu misionero y en entrega apostólica. Conozco y valoro cómo se oponen decididamente a las nuevas formas de "dictadura" que amenazan con esclavizar a los individuos y a las comunidades. Si el régimen ateo intentaba acabar con la fe, estas dictaduras, de forma más encubierta, pueden hacer desaparecer la caridad. Me refiero al individualismo, a la rivalidad y a los enfrentamientos exacerbados: es una mentalidad mundana que puede contagiar también a la comunidad cristiana. No se desanimen ante estas dificultades, no tengan miedo de mantenerse en el camino del Señor. Él está siempre a su lado y los asiste con su gracia para que se apoyen unos a otros, para que sean comprensivos y misericordiosos y acepten a cada uno como es, para que cultiven la comunión fraterna.

La evangelización es más eficaz cuando cuenta con iniciativas compartidas y con una sincera colaboración entre las diversas realidades eclesiales y entre los misioneros y el clero local: esto requiere determinación para no cejar en la búsqueda de formas de trabajo común y de ayuda recíproca en los campos de la catequesis, de la educación católica, así como en la promoción humana y en la caridad. En estos ámbitos, es valiosa también la aportación de los movimientos eclesiales, dispuestos a planificar y trabajar en comunión con sus Pastores y entre ellos. Es lo que veo aquí: obispos, sacerdotes, religiosos y laicos, una Iglesia que quiere caminar en fraternidad y en unidad.

Cuando el amor a Cristo está por encima de todo, incluso de las legítimas exigencias particulares, entonces es posible salir de uno mismo, de nuestras "minucias" personales y grupales, y salir al encuentro de Jesús en los hermanos; sus llagas son todavía visibles hoy en el cuerpo de tantos hombres y mujeres que tienen hambre y sed, que son humillados, que están en la cárcel o en los hospitales. Y precisamente tocando y sanando con ternura esas llegas, es posible vivir en profundidad el Evangelio y adorar a Dios vivo en medio de nosotros.

¡Son muchos los problemas que se presentan cada día! Todos ellos los estimulan a lanzarse con pasión a una generosa actividad apostólica. Sin embargo, sabemos que nosotros solos no podemos hacer nada: «Si el Señor no construye la casa, en vano se cansan los albañiles" (Sal 127,1). Esta certeza nos invita a dar cada día el espacio debido al Señor, a dedicarle tiempo, a abrirle el corazón, para que actúe en nuestra vida y en nuestra misión. Lo que el Señor promete a la oración confiada y perseverante supera cuanto podamos imaginar (cf. Lc 11,11-12): además de lo que pedimos, nos da también el Espíritu Santo. La dimensión contemplativa es así indispensable en medio de los compromisos más urgentes e importantes. Cuanto más nos llama la misión a ir a las periferias existenciales, más siente nuestro corazón la íntima necesidad de estar unido al de Cristo, lleno de misericordia y de amor.

Y teniendo en cuenta que aún se necesitan más sacerdotes y consagrados, el Señor les repite también hoy a ustedes: «La mies es abundante, pero los trabajadores son pocos; rogad, pues, al Señor de la mies que mande trabajadores a su mies» (Mt 9,37-38). No podemos olvidar que esta oración está precedida por una mirada: la mirada de Jesús que ve la abundancia de la cosecha. ¿Tenemos también nosotros esta mirada? ¿Sabemos reconocer la abundancia de los frutos que la gracia de Dios ha hecho crecer y la labor que hay que hacer en el campo del Señor? De esta mirada de fe sobre el campo de Dios, nace la oración, la petición cotidiana e insistente al Señor por las vocaciones sacerdotales y religiosas. Ustedes, queridos seminaristas, y ustedes, queridos postulantes y novicios, son fruto de esta oración del pueblo de Dios, que siempre precede y acompaña su respuesta personal. La Iglesia de Albania tiene necesidad de su entusiasmo y de su generosidad. El tiempo que hoy dedican a una sólida formación espiritual, teológica, comunitaria y pastoral, dará fruto oportuno en su futuro servicio al pueblo de Dios. La gente, más que maestros, busca testigos: testigos humildes de la misericordia y de la ternura de Dios; sacerdotes y religiosos configurados con Cristo Buen Pastor, capaces de comunicar a todos la caridad de Cristo.

En este sentido, junto a ustedes y a todo el pueblo de Albania, quiero dar gracias a Dios por tantos misioneros y misioneras, cuya acción ha sido determinante para que la Iglesia resurja en Albania y todavía hoy sigue teniendo gran relevancia. Ellos han contribuido notablemente a consolidar el patrimonio espiritual que obispos, sacerdotes, personas consagradas y laicos albaneses conservaron en medio de durísimas pruebas y tribulaciones. Pensemos en el gran trabajo hecho por los institutos religiosos para el relanzamiento de la educación católica: este trabajo merece reconocimiento y apoyo.

Queridos hermanos y hermanas, no se desanimen ante las dificultades; siguiendo las huellas de sus antepasados, den testimonio de Cristo con perseverancia, caminando "juntos con Dios, hacia la esperanza que no defrauda". En este camino, siéntanse siempre acompañados y sostenidos por el afecto de toda la Iglesia. Les agradezco de corazón este encuentro y encomiendo a cada uno de ustedes y a sus comunidades, sus proyectos y esperanzas a la Santa Madre de Dios. Los bendigo afectuosamente y les pido, por favor, que recen por mí.

[01454-04.01] [Texto original: Italiano]

[B0658-XX.02]