Alle ore 9 di oggi, festa della Esaltazione della Santa Croce, il Santo Padre Francesco ha presieduto nella Basilica Vaticana la Santa Messa con il rito del Sacramento del matrimonio celebrato da 20 coppie della diocesi di Roma.
Hanno concelebrato con il Papa il Cardinale Vicario Agostino Vallini, S.E. Mons. Filippo Iannone, Vicegerente e direttore del Centro per la pastorale familiare della diocesi di Roma, e quaranta sacerdoti amici degli sposi.
Riportiamo di seguito il testo dell’omelia che il Papa ha pronunciato dopo la proclamazione del Santo Vangelo e prima della liturgia del matrimonio:
Omelia del Santo Padre
Traduzione in lingua francese
Traduzione in lingua inglese
Traduzione in lingua tedesca
Traduzione in lingua spagnola
Traduzione in lingua portoghese
Omelia del Santo Padre
La prima Lettura ci parla del cammino del popolo nel deserto. Pensiamo a quella gente in marcia, guidata da Mosè; erano soprattutto famiglie: padri, madri, figli, nonni; uomini e donne di ogni età, tanti bambini, con i vecchi che facevano fatica… Questo popolo fa pensare alla Chiesa in cammino nel deserto del mondo di oggi, fa pensare al Popolo di Dio, che è composto in maggior parte da famiglie.
Questo fa pensare alle famiglie, le nostre famiglie, in cammino sulle strade della vita, nella storia di ogni giorno… E’ incalcolabile la forza, la carica di umanità contenuta in una famiglia: l’aiuto reciproco, l’accompagnamento educativo, le relazioni che crescono con il crescere delle persone, la condivisione delle gioie e delle difficoltà… Le famiglie sono il primo luogo in cui noi ci formiamo come persone e nello stesso tempo sono i "mattoni" per la costruzione della società.
Ritorniamo al racconto biblico. A un certo punto «il popolo non sopportò il viaggio» (Nm 21,4). Sono stanchi, manca l’acqua e mangiano solo la "manna", un cibo prodigioso, donato da Dio, ma che in quel momento di crisi sembra troppo poco. Allora si lamentano e protestano contro Dio e contro Mosè: "Perché ci avete fatto partire?..." (cfr Nm 21,5). C’è la tentazione di tornare indietro, di abbandonare il cammino.
Viene da pensare alle coppie di sposi che "non sopportano il viaggio", il viaggio della vita coniugale e familiare. La fatica del cammino diventa una stanchezza interiore; perdono il gusto del Matrimonio, non attingono più l’acqua dalla fonte del Sacramento. La vita quotidiana diventa pesante e, tante volte, "nauseante".
In quel momento di smarrimento – dice la Bibbia – arrivano i serpenti velenosi che mordono la gente, e tanti muoiono. Questo fatto provoca il pentimento del popolo, che chiede perdono a Mosè e gli domanda di pregare il Signore perché allontani i serpenti. Mosè supplica il Signore ed Egli dà il rimedio: un serpente di bronzo, appeso ad un’asta; chiunque lo guarda, viene guarito dal veleno mortale dei serpenti.
Che cosa significa questo simbolo? Dio non elimina i serpenti, ma offre un "antidoto": attraverso quel serpente di bronzo, fatto da Mosè, Dio trasmette la sua forza di guarigione che è la sua misericordia, più forte del veleno del tentatore.
Gesù, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, si è identificato con questo simbolo: il Padre, infatti, per amore ha «dato» Lui, il Figlio Unigenito, agli uomini perché abbiano la vita (cfr Gv 3,13-17); e questo amore immenso del Padre spinge il Figlio, Gesù, a farsi uomo, a farsi servo, a morire per noi e a morire su una croce; per questo il Padre lo ha risuscitato e gli ha dato la signoria su tutto l’universo. Così si esprime l’inno della Lettera di san Paolo ai Filippesi (2,6-11). Chi si affida a Gesù crocifisso riceve la misericordia di Dio che guarisce dal veleno mortale del peccato.
Il rimedio che Dio offre al popolo vale anche, in particolare, per gli sposi che "non sopportano il cammino" e vengono morsi dalle tentazioni dello scoraggiamento, dell’infedeltà, della regressione, dell’abbandono... Anche a loro Dio Padre dona il suo Figlio Gesù, non per condannarli, ma per salvarli: se si affidano a Lui, li guarisce con l’amore misericordioso che sgorga dalla sua Croce, con la forza di una grazia che rigenera e rimette in cammino sulla strada della vita coniugale e familiare.
L’amore di Gesù, che ha benedetto e consacrato l’unione degli sposi, è in grado di mantenere il loro amore e di rinnovarlo quando umanamente si perde, si lacera, si esaurisce. L’amore di Cristo può restituire agli sposi la gioia di camminare insieme; perché questo è il matrimonio: il cammino insieme di un uomo e di una donna, in cui l’uomo ha il compito di aiutare la moglie ad essere più donna, e la donna ha il compito di aiutare il marito ad essere più uomo. Questo è il compito che avete tra voi. "Ti amo, e per questo ti faccio più donna" – "Ti amo, e per questo ti faccio più uomo". E’ la reciprocità delle differenze. Non è un cammino liscio, senza conflitti: no, non sarebbe umano. E’ un viaggio impegnativo, a volte difficile, a volte anche conflittuale, ma questa è la vita! E in mezzo a questa teologia che ci dà la Parola di Dio sul popolo in cammino, anche sulle famiglie in cammino, sugli sposi in cammino, un piccolo consiglio. E’ normale che gli sposi litighino, è normale. Sempre si fa. Ma vi consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace. Mai. E’ sufficiente un piccolo gesto. E così si continua a camminare. Il matrimonio è simbolo della vita, della vita reale, non è una "fiction"! E’ sacramento dell’amore di Cristo e della Chiesa, un amore che trova nella Croce la sua verifica e la sua garanzia. Auguro a tutto voi un bel cammino: un cammino fecondo; che l’amore cresca. Vi auguro felicità. Ci saranno le croci, ci saranno. Ma sempre il Signore è lì per aiutarci ad andare avanti. Che il Signore vi benedica!
[01407-01.02] [Testo originale: Italiano]
Traduzione in lingua francese
La première lecture nous parle de la marche du peuple dans le désert. Pensons à ces gens en marche, guidés par Moïse ; c’était surtout des familles : des pères, des mères, des enfants, des grands-parents ; des hommes et des femmes de tout âge, beaucoup d’enfants, avec les vieux qui éprouvaient la fatigue… Ce peuple fait penser à l’Église en marche dans le désert du monde d’aujourd’hui, il fait penser au Peuple de Dieu, qui est composé en majorité de familles.
Cela fait penser aux familles, à nos familles, en chemin sur les routes de la vie, dans l’histoire de chaque jour… Elle est incalculable la force, la charge d’humanité contenue dans une famille : l’aide réciproque, l’accompagnement éducatif, les relations qui grandissent avec la croissance des personnes, le partage des joies et des difficultés… Mais, les familles sont le premier lieu où nous nous formons comme personnes et en même temps elles sont les "briques" pour la construction de la société.
Revenons au récit biblique. À un certain point « le peuple n’a pas supporté le voyage » (cf. Nb 21, 4). Ils sont fatigués, l’eau manque et ils mangent seulement la "manne", une nourriture prodigieuse, donnée par Dieu, mais qui en ce moment de crise semble insuffisante. Alors ils se lamentent et protestent contre Dieu et contre Moïse : « Pourquoi nous avez-vous fait partir ?... » (cf. Nb 21, 5). Il y a la tentation de revenir en arrière, d’abandonner le chemin.
Cela fait penser aux couples d’époux qui "ne supportent pas le voyage", le voyage de la vie conjugale et familiale. La fatigue du chemin devient une lassitude intérieure ; ils perdent le goût du Mariage, ils ne puisent plus l’eau de la source du sacrement. La vie quotidienne devient pesante, et bien des fois, "écœurante".
En ce moment de désarroi – dit la Bible – arrivent les serpents venimeux qui mordent les gens, et beaucoup meurent. Ce fait provoque le repentir du peuple, qui demande pardon à Moïse et lui demande de prier le Seigneur pour qu’il éloigne les serpents. Moïse supplie le Seigneur et celui-ci donne le remède : un serpent de bronze, suspendu à une hampe ; quiconque le regarde sera guéri du venin mortel des serpents.
Que signifie ce symbole ? Dieu n’élimine pas les serpents, mais il offre un "antidote": à travers ce serpent de bronze, fait par Moïse, Dieu transmet sa force de guérison – force de guérison - qui est sa miséricorde, plus forte que le venin du tentateur.
Jésus, comme nous l’avons entendu dans l’Évangile, s’est identifié à ce symbole : en effet, le Père, par amour, l’a « donné » aux hommes, Lui, le Fils unique, pour qu’ils aient la vie (cf. Jn 3, 13-17) ; et cet amour immense du Père pousse le Fils, Jésus, à se faire homme, à se faire serviteur, à mourir pour nous et à mourir sur une croix ; à cause de cela, le Père l’a ressuscité et lui a donné la domination sur tout l’univers. Ainsi s’exprime l’hymne de la Lettre de saint Paul aux Philippiens (2, 6-11). Celui qui se confie à Jésus crucifié reçoit la miséricorde de Dieu qui guérit du venin mortel du péché.
Le remède que Dieu offre au peuple vaut aussi, en particulier, pour les époux qui "ne supportent pas le chemin" et sont mordus par les tentations du découragement, de l’infidélité, de la régression, de l’abandon… À eux aussi, Dieu le Père donne son Fils Jésus, non pour les condamner, mais pour les sauver: s’ils se confient à Lui, il les guérit par l’amour miséricordieux qui surgit de sa croix, par la force d’une grâce qui régénère et remet en chemin, sur la route de la vie conjugale et familiale.
L’amour de Jésus, qui a béni et consacré l’union des époux, est en mesure de maintenir leur amour et de le renouveler quand humainement il se perd, se déchire, s’épuise. L’amour du Christ peut rendre aux époux la joie de cheminer ensemble ; parce que le mariage, c’est cela : le cheminement ensemble d’un homme et d’une femme, dans lequel l’homme a la tâche d’aider son épouse à être davantage femme, et la femme a la tâche d’aider son mari à être davantage homme. C’est la tâche que vous avez entre vous. "Je t’aime, et par cela je te fais plus femme" – "Je t’aime, et par cela je te fais plus homme". C’est la réciprocité des différences. Ce n’est pas un chemin simple, sans conflits, non, il ne serait pas humain. C’est un voyage exigeant, parfois difficile, parfois aussi conflictuel, mais c’est la vie ! Et parmi cette théologie que nous donne la Parole de Dieu sur le peuple en marche, aussi sur les familles en marche, sur les époux en marche, un petit conseil. Il est normal que les époux se disputent : c’est normal. Cela arrive toujours. Mais je vous conseille : ne jamais finir la journée sans faire la paix. Jamais. Un petit geste est suffisant. Et ainsi on continue à marcher. Le mariage est symbole de la vie, de la vie réelle, ce n’est pas une "fiction" ! C’est le sacrement de l’amour du Christ et de l’Église, un amour qui trouve dans la Croix sa vérification et sa garantie. Je vous souhaite, à vous tous, un beau chemin : un chemin fécond ; que l’amour grandisse. Je vous souhaite du bonheur. Il y aura les croix : elles y seront ! Mais le Seigneur est toujours là pour nous aider à avancer. Que le Seigneur vous bénisse !
[01407-03.02] [Texte original: Italien]
Traduzione in lingua inglese
Today’s first reading speaks to us of the people’s journey through the desert. We can imagine them as they walked, led by Moses; they were families: fathers, mothers, sons and daughters, grandparents, men and women of all ages, accompanied by many children and the elderly who struggled to make the journey. This people reminds us of the Church as she makes her way across the desert of the contemporary world, reminds us of the People of God composed, for the most part, of families.
This makes us think of families, our families, walking along the paths of life with all their day to day experiences. It is impossible to quantify the strength and depth of humanity contained in a family: mutual help, educational support, relationships developing as family members mature, the sharing of joys and difficulties. Families are the first place in which we are formed as persons and, at the same time, the "bricks" for the building up of society.
Let us return to the biblical story. At a certain point, "the people became impatient on the way" (Num 21:4). They are tired, water supplies are low and all they have for food is manna, which, although plentiful and sent by God, seems far too meagre in a time of crisis. And so they complain and protest against God and against Moses: "Why did you make us leave?..." (cf. Num. 21:5). They are tempted to turn back and abandon the journey.
Here our thoughts turn to married couples who "become impatient on the way", the way of conjugal and family life. The hardship of the journey causes them to experience interior weariness; they lose the flavour of matrimony and they cease to draw water from the well of the Sacrament. Daily life becomes burdensome, and often, even "nauseating".
During such moments of disorientation – the Bible says – poisonous serpents come and bite the people, and many die. This causes the people to repent and to turn to Moses for forgiveness, asking him to beseech the Lord so that he will cast out the snakes. Moses prays to the Lord, and the Lord offers a remedy: a bronze serpent set on a pole; whoever looks at it will be saved from the deadly poison of the vipers.
What is the meaning of this symbol? God does not destroy the serpents, but rather offers an "antidote": by means of the bronze serpent fashioned by Moses, God transmits his healing strength, namely his mercy, which is more potent than the Tempter’s poison.
As we have heard in the Gospel, Jesus identifies himself with this symbol: out of love the Father "has given" his only begotten Son so that men and women might have eternal life (cf. Jn 3:13-17). Such immense love of the Father spurs the Son to become man, to become a servant and to die for us upon a cross. Out of such love, the Father raises up his son, giving him dominion over the entire universe. This is expressed by Saint Paul in his hymn in the Letter to the Philippians (cf. 2:6-11). Whoever entrusts himself to Jesus crucified receives the mercy of God and finds healing from the deadly poison of sin.
The cure which God offers the people applies also, in a particular way, to spouses who "have become impatient on the way" and who succumb to the dangerous temptation of discouragement, infidelity, weakness, abandonment… To them too, God the Father gives his Son Jesus, not to condemn them, but to save them: if they entrust themselves to him, he will bring them healing by the merciful love which pours forth from the Cross, with the strength of his grace that renews and sets married couples and families once again on the right path.
The love of Christ, which has blessed and sanctified the union of husband and wife, is able to sustain their love and to renew it when, humanly speaking, it becomes lost, wounded or worn out. The love of Christ can restore to spouses the joy of journeying together. This is what marriage is all about: man and woman walking together, wherein the husband helps his wife to become ever more a woman, and wherein the woman has the task of helping her husband to become ever more a man. This is the task that you both share. "I love you, and for this love I help you to become ever more a woman"; "I love you, and for this love I help you to become ever more a man". Here we see the reciprocity of differences. The path is not always a smooth one, free of disagreements, otherwise it would not be human. It is a demanding journey, at times difficult, and at times turbulent, but such is life! Within this theology which the word of God offers us concerning the people on a journey, spouses on a journey, I would like to give you some advice. It is normal for husband and wife to argue: it’s normal. It always happens. But my advice is this: never let the day end without having first made peace. Never! A small gesture is sufficient. Thus the journey may continue. Marriage is a symbol of life, real life: it is not "fiction"! It is the Sacrament of the love of Christ and the Church, a love which finds its proof and guarantee in the Cross. My desire for you is that you have a good journey, a fruitful one, growing in love. I wish you happiness. There will be crosses! But the Lord is always there to help us move forward. May the Lord bless you!
[01407-02.02] [Original text: Italian]
Traduzione in lingua tedesca
Die erste Lesung berichtet uns vom Weg des Volkes durch die Wüste. Denken wir an jene Menschen, die unter der Führung des Mose unterwegs sind. Es waren vor allem Familien: Väter, Mütter, Kinder, Großeltern; Männer und Frauen jeden Alters, viele Kinder, mit den Alten, die sich abmühten… Dieses Volk verweist auf die Kirche, die durch die Wüste der Welt von heute wandert, es verweist auf das Gottesvolk, das größtenteils aus Familien zusammengesetzt ist.
Das erinnert uns an die Familien, an unsere Familien, die auf den Straßen des Lebens unterwegs sind, in der Geschichte des Alltags… Unschätzbar ist die Kraft, das Aufkommen an Menschlichkeit, das in einer Familie vorhanden ist: die gegenseitige Hilfe, die erzieherische Begleitung, die Beziehungen, die mit den Menschen mitwachsen, das Teilen der Freuden und der Schwierigkeiten… Die Familien sind der erste Ort, an dem wir uns als Person heranbilden, und zugleich sind sie die „Bausteine" für den Aufbau der Gesellschaft.
Kehren wir zur biblischen Erzählung zurück. An einem bestimmten Punkt des Weges »verlor das Volk den Mut« (Num 21,4). Sie sind müde, es fehlt an Wasser, und sie essen nur das Manna, eine von Gott geschenkte wunderbare Speise, die aber in diesem Moment der Krise zu wenig zu sein scheint. Und so beklagen sie sich und lehnen sich gegen Gott und gegen Mose auf: Warum habt ihr uns überhaupt aufbrechen lassen?..." (vgl. Num 21,5). Es besteht die Versuchung, zurückzukehren und die Wanderung aufzugeben.
Da kommt der Gedanke an die Ehepaare auf, die „den Weg nicht durchstehen", den Weg des Ehe- und Familienlebens. Die Mühe des Weges wird zu einer inneren Müdigkeit; sie verlieren den Geschmack an der Ehe, schöpfen das Wasser nicht mehr aus der Quelle des Sakramentes. Das Alltagsleben wird drückend und oft zum „Überdruss".
In diesem Moment der Demotivation – sagt die Bibel – kommen die giftigen Schlangen, die die Menschen beißen, und viele sterben. Das löst im Volk die Reue aus; sie bitten Mose, ihnen zu verzeihen und zum Herrn zu beten, damit er die Schlangen entfernt. Mose fleht zum Herrn, und dieser schenkt das Heilmittel: eine Schlange aus Bronze, aufgehängt an einem Pfahl; wer sie ansieht, wird vom tödlichen Gift der Schlangen geheilt.
Was bedeutet dieses Symbol? Gott beseitigt die Schlangen nicht, sondern er bietet ein „Gegengift": Durch jene bronzene Schlange, die Mose angefertigt hat, übermittelt Gott seine Heilkraft: die Barmherzigkeit, die stärker ist, als das Gift des Versuchers.
Wie wir im Evangelium gehört haben, identifiziert Jesus sich mit diesem Symbol: Aus Liebe hat nämlich der Vater ihn, seinen eingeborenen Sohn, den Menschen „gegeben", damit sie das Leben haben (vgl. Joh 3,13-17); und diese unermessliche Liebe des Vaters drängt den Sohn, Mensch zu werden, sich zum Sklaven zu machen, für uns zu sterben und zwar am Kreuz zu sterben. Darum hat der Vater ihn auferweckt und ihm die Herrschaft über das ganze Universum verliehen. So sagt es der Hymnus des Briefes des heiligen Paulus an die Philipper beschrieben (vgl. 2,6-11). Wer sich dem gekreuzigten Jesus anvertraut, empfängt die Barmherzigkeit Gottes und wird durch sie vom tödlichen Gift der Sünde geheilt.
Das Heilmittel, das Gott dem Volk anbietet, taugt besonders auch für die Eheleute, die unterwegs „den Mut verlieren" und von den Versuchungen der Verzagtheit, der Untreue, des Rückzugs, des Verlassens gebissen werden. Auch ihnen schenkt Gott Vater seinen Sohn Jesus, nicht um sie zu richten, sondern um sie zu retten: Wenn sie sich ihm anvertrauen, heilt er sie mit seiner barmherzigen Liebe, die aus seinem Kreuz entspringt, mit der Kraft einer Gnade, die sie wieder aufleben lässt und ihnen zu neuem Schwung auf dem Weg des Ehe- und Familienlebens verhilft.
Die Liebe Jesu, der den Bund der Brautleute gesegnet und geheiligt hat, ist fähig, ihre Liebe zu erhalten und sie zu erneuern, wenn sie –menschlich gesehen – verloren geht, in die Brüche geht, sich erschöpft. Die Liebe Christi kann den Eheleuten die Freude zurückgeben, gemeinsam voranzugehen. Denn das ist die Ehe: der gemeinsame Weg eines Mannes und einer Frau, wobei der Mann die Aufgabe hat, seiner Frau zu helfen, mehr Frau zu sein, und die Frau die Aufgabe hat, ihrem Mann zu helfen, mehr Mann zu sein. Dies ist die Aufgabe die ihr untereinander habt. „Ich liebe dich, und dadurch mache ich dich mehr zur Frau" – „Ich liebe dich, und dadurch mache ich dich mehr zum Mann". Es ist die Wechselwirkung der Verschiedenheiten. Das ist kein leichter Weg, ohne Konflikte, nein, das wäre nicht menschlich. Es ist eine anspruchsvolle, manchmal schwierige, bisweilen sogar konfliktgeladene Reise, aber so ist das Leben! Und inmitten dieser Theologie, die uns das Wort Gottes über das Volk auf dem Weg wie auch über die Familien auf dem Weg und die Eheleute auf dem Weg schenkt, ein kleiner Rat. Es ist normal, dass die Eheleute streiten, es ist normal. Das macht man immer. Aber ich rate euch: Beendet nie einen Tag, ohne Frieden zu schließen. Nie. Es genügt eine kleine Geste. Und so geht man weiter. Die Ehe ist ein Symbol des Lebens, des realen Lebens, es ist keine Fiktion! Sie ist ein Sakrament der Liebe Christi und der Kirche, einer Liebe, die sich im Kreuz bewahrheitet und in ihm ihre Garantie findet. Ich wünsche euch, euch allen, einen guten Weg, einen fruchtbaren Weg, dass die Liebe wachse. Ich wünsche euch Glück. Es wird Kreuze geben. Die werden da sein! Aber immer wird der Herr da sein, um uns zu helfen weiterzugehen. Der Herr segne euch!
[01407-05.02] [Originalsprache: Italienisch]
Traduzione in lingua spagnola
La prima Lectura nos habla del camino del pueblo en el desierto. Pensemos en aquella gente en marcha, siguiendo a Moisés; eran sobre todo familias: padres, madres, hijos, abuelos; hombres y mujeres de todas las edades, muchos niños, con los ancianos que avanzaban con dificultad… Este pueblo nos lleva a pensar en la Iglesia en camino por el desierto del mundo actual, nos lleva a pensar en el Pueblo de Dios, compuesto en su mayor parte por familias.
Y nos hace pensar también en las familias, nuestras familias, en camino por los derroteros de la vida, por las vicisitudes de cada día… Es incalculable la fuerza, la carga de humanidad que hay en una familia: la ayuda mutua, la educación de los hijos, las relaciones que maduran a medida que crecen las personas, las alegrías y las dificultades compartidas… En efecto, las familias son el primer lugar en que nos formamos como personas y, al mismo tiempo, son los "adobes" para la construcción de la sociedad.
Volvamos al texto bíblico. En un momento dado, «el pueblo estaba extenuado del camino» (Nm 21,4). Estaban cansados, no tenían agua y comían sólo "maná", un alimento milagroso, dado por Dios, pero que, en aquel momento de crisis, les parecía demasiado poco. Y entonces se quejaron y protestaron contra Dios y contra Moisés: "¿Por qué nos habéis sacado…?" (cf. Nm 21,5). Es la tentación de volver atrás, de abandonar el camino.
Esto me lleva a pensar en las parejas de esposos que "se sienten extenuadas del camino", del camino de la vida conyugal y familiar. El cansancio del camino se convierte en agotamiento interior; pierden el gusto del Matrimonio, no encuentran ya en el Sacramento la fuente de agua. La vida cotidiana se hace pesada, y muchas veces "da náusea".
En ese momento de desorientación –dice la Biblia–, llegaron serpientes venenosas que mordían a la gente, y muchos murieron. Esto provocó el arrepentimiento del pueblo, que pidió perdón a Moisés y le suplicó que rogase al Señor que apartase las serpientes. Moisés rezó al Señor y Él dio el remedio: una serpiente de bronce sobre un estandarte; quien la mire, quedará sano del veneno mortal de las serpientes.
¿Qué significa este símbolo? Dios no acaba con las serpientes, sino que da un "antídoto": mediante esa serpiente de bronce, hecha por Moisés, Dios comunica su fuerza de curación, fuerza de curación que es su misericordia, más fuerte que el veneno del tentador.
Jesús, como hemos escuchado en el Evangelio, se identificó con este símbolo: el Padre, por amor, lo ha "entregado" a Él, el Hijo Unigénito, a los hombres para que tengan vida (cf. Jn 3,13-17); y este amor inmenso del Padre lleva al Hijo, a Jesús, a hacerse hombre, a hacerse siervo, a morir por nosotros y a morir en una cruz; por eso el Padre lo ha resucitado y le ha dado poder sobre todo el universo. Así se expresa el himno de la Carta de San Pablo a los Filipenses (2,6-11). Quien confía en Jesús crucificado recibe la misericordia de Dios que cura del veneno mortal del pecado.
El remedio que Dios da al pueblo vale también, especialmente, para los esposos que, "extenuados del camino", sienten la tentación del desánimo, de la infidelidad, de mirar atrás, del abandono… También a ellos Dios Padre les entrega a su Hijo Jesús, no para condenarlos, sino para salvarlos: si confían en Él, los cura con el amor misericordioso que brota de su Cruz, con la fuerza de una gracia que regenera y encauza de nuevo la vida conyugal y familiar.
El amor de Jesús, que ha bendecido y consagrado la unión de los esposos, es capaz de mantener su amor y de renovarlo cuando humanamente se pierde, se hiere, se agota. El amor de Cristo puede devolver a los esposos la alegría de caminar juntos; porque eso es el matrimonio: un camino en común de un hombre y una mujer, en el que el hombre tiene la misión de ayudar a su mujer a ser mejor mujer, y la mujer tiene la misión de ayudar a su marido a ser mejor hombre. Ésta es vuestra misión entre vosotros. "Te amo, y por eso te hago mejor mujer"; "te amo, y por eso te hago mejor hombre". Es la reciprocidad de la diferencia. No es un camino llano, sin problemas, no, no sería humano. Es un viaje comprometido, a veces difícil, a veces complicado, pero así es la vida. Y en el marco de esta teología que nos ofrece la Palabra de Dios sobre el pueblo que camina, también sobre las familias en camino, sobre los esposos en camino, un pequeño consejo. Es normal que los esposos discutan. Es normal. Siempre se ha hecho. Pero os doy un consejo: que vuestras jornadas jamás terminen sin hacer las paces. Jamás. Basta un pequeño gesto. Y de este modo se sigue caminando. El matrimonio es símbolo de la vida, de la vida real, no es una "novela". Es sacramento del amor de Cristo y de la Iglesia, un amor que encuentra en la Cruz su prueba y su garantía. Os deseo, a todos vosotros, un hermoso camino: un camino fecundo; que el amor crezca. Deseo que seáis felices. No faltarán las cruces, no faltarán. Pero el Señor estará allí para ayudaros a avanzar. Que el Señor os bendiga.
[01407-04.02] [Texto original: Italiano]
Traduzione in lingua portoghese
A primeira Leitura fala-nos do caminho do povo no deserto. Pensemos naquele povo em marcha, guiado por Moisés! Era formado sobretudo por famílias: pais, mães, filhos, avós; homens e mulheres de todas as idades, muitas crianças, com idosos que sentiam dificuldade em caminhar... Este povo lembra a Igreja em caminho no deserto do mundo actual; lembra o Povo de Deus que é composto, na sua maioria, por famílias.
Isto faz pensar nas famílias, nas nossas famílias, em caminho pelas estradas da vida, na história de cada dia... É incalculável a força, a carga de humanidade presente numa família: a ajuda mútua, o acompanhamento educativo, as relações que crescem com o crescimento das pessoas, a partilha das alegrias e das dificuldades... As famílias constituem o primeiro lugar onde nos formamos como pessoas e, ao mesmo tempo, são os «tijolos» para a construção da sociedade.
Voltemos à narração bíblica... A certa altura, o povo israelita «não suportou o caminho» (Nm 21, 4): estão cansados, falta a água e comem apenas o «maná», um alimento prodigioso, dado por Deus, mas que, naquele momento de crise, lhes parece demasiado pouco. Então lamentam-se e protestam contra Deus e contra Moisés: «Porque nos fizestes sair do Egipto?» (Nm 21, 5). Sentem a tentação de voltar para trás, de abandonar o caminho.
Isto faz-nos pensar nos casais que «não suportam o caminho», o caminho da vida conjugal e familiar. A fadiga do caminho torna-se um cansaço interior; perdem o gosto do Matrimónio, deixam de ir buscar água à fonte do Sacramento. A vida diária torna-se pesada e, muitas vezes, «nauseante».
Naquele momento de extravio – diz a Bíblia – chegam as serpentes venenosas que mordem as pessoas; e muitas morrem. Este facto provoca o arrependimento do povo, que pede perdão a Moisés, suplicando-lhe que reze ao Senhor para afastar as serpentes. Moisés pede ao Senhor, que lhe dá o remédio: uma serpente de bronze, pendurada num poste. Quem olhar para ela, fica curado do veneno mortal das serpentes.
Que significa este símbolo? Deus não elimina as serpentes, mas oferece um «antídoto»: através daquela serpente de bronze, feita por Moisés, Deus transmite a sua força que cura – uma foça que cura –, ou seja, a sua misericórdia, mais forte que o veneno do tentador.
Como ouvimos no Evangelho, Jesus identificou-Se com este símbolo: na verdade, por amor, o Pai «entregou» Jesus, o seu Filho Unigénito, aos homens para que tenham a vida (cf. Jo 3, 13-17). E este amor imenso do Pai impele o Filho, Jesus, a fazer-Se homem, a fazer-Se servo, a morrer por nós e a morrer numa cruz; por isso, o Pai ressuscitou-O e deu-Lhe o domínio sobre todo o universo. Assim se exprime o hino da Carta de São Paulo aos Filipenses (2, 6-11). Quem se entrega a Jesus crucificado recebe a misericórdia de Deus, que cura do veneno mortal do pecado.
O remédio que Deus oferece ao povo vale também e de modo particular para os casais que «não suportam o caminho» e acabam mordidos pelas tentações do desânimo, da infidelidade, do retrocesso, do abandono... Também a eles Deus Pai entrega o seu Filho Jesus, não para os condenar, mas para os salvar: se se entregarem a Jesus, Ele cura-os com o amor misericordioso que jorra da sua Cruz, com a força duma graça que regenera e põe de novo a caminhar pela estrada da vida conjugal e familiar.
O amor de Jesus, que abençoou e consagrou a união dos esposos, é capaz de manter o seu amor e de o renovar quando humanamente se perde, rompe, esgota. O amor de Cristo pode restituir aos esposos a alegria de caminharem juntos. Pois o matrimónio é isto mesmo: o caminho conjunto de um homem e de uma mulher, no qual o homem tem o dever de ajudar a esposa a ser mais mulher, e a mulher tem o dever de ajudar o marido a ser mais homem. Este é o dever que tendes entre vós: «Amo-te e por isso faço-te mais mulher» - «Amo-te e por isso faço-te mais homem». É a reciprocidade das diferenças. Não é um caminho suave, sem conflitos, não! Não seria humano. É uma viagem laboriosa, por vezes difícil, chegando mesmo a ser conflituosa, mas isto é a vida! E, no meio desta teologia que a Palavra de Deus nos oferece sobre o povo em caminho, mas também sobre as famílias em caminho, sobre os esposos em caminho, um pequeno conselho. É normal que os esposos litiguem: é normal! Acontece sempre. Mas dou-vos um conselho: nunca deixeis terminar o dia sem fazer a paz. Nunca. É suficiente um pequeno gesto. E assim continua-se a caminhar. O matrimónio é símbolo da vida, da vida real, não é uma «ficção»! É sacramento do amor de Cristo e da Igreja, um amor que tem na Cruz a sua confirmação e garantia. Desejo, a todos vós, um caminho lindo, um caminho fecundo. Que o amor cresça! Desejo-vos a felicidade. Existirão as cruzes… Existirão, mas o Senhor sempre estará lá para nos ajudar a seguir em frente. Que o Senhor vos abençoe!
[01407-06.02] [Texto original: Italiano]
[B0633-XX.02]