CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2014 Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco per la Quaresima 2014, che ha per tema: Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8, 9).
Intervengono: l’Em.mo Card. Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum; Mons. Giampietro Dal Toso, Segretario del medesimo Pontificio; Mons. Segundo Tejado Muñoz, Sotto-Segretario del Dicastero e i coniugi Anna Zumbo e Davide Dotta, missionari in Haiti.
Pubblichiamo di seguito l’intervento del Card. Robert Sarah:
● INTERVENTO DEL CARD. ROBERT SARAH
Cari Amici!
Vi ringrazio per la vostra presenza per la consueta presentazione del Messaggio quaresimale del Santo Padre e, in particolare, saluto la coppia di sposi Anna Zumbo e Davide Dotta che, assieme ai loro bambini Giona e Tobia, hanno da poco vissuto una importante esperienza di carità nella terra di Haiti, colpita nel 2010 da un terremoto che ha causato oltre 220 mila morti e coinvolto complessivamente 3 milioni di persone e che io stesso visiterò di nuovo nel mese di marzo per inaugurare una scuola che abbiamo finanziato a nome del Santo Padre come segno della Sua presenza e del Suo incoraggiamento verso quelle popolazioni.
Siamo particolarmente felici di poter presentare oggi alla stampa e a tutto il mondo il Messaggio per la Quaresima, dedicato quest’anno al tema della povertà e intitolato significativamente "Si è fatto povero per arricchirci della sua povertà" (cfr. 2 Cor 8,9). E’ un messaggio straordinario, attraverso il quale Papa Francesco vuole guidarci nel percorso della Quaresima, affinché sia vissuta da tutta la Chiesa in modo pieno e consapevole rispetto all’impegno che ciascun battezzato e ciascun pastore deve avere verso i poveri.
Il testo del messaggio quaresimale di quest’anno è concentrato sulla povertà e sulla povertà di Cristo in particolare. Come sapete, questo concetto della povertà è molto caro a Papa Francesco, che dall’inizio del Suo Pontificato ha voluto mettere un’enfasi particolare su questa dimensione della vita del cristiano. Ribadendo nuovamente questo atteggiamento della povertà cristiana, ci aiuta a svolgere un percorso per una comprensione più profonda di "povertà".
Infatti la visione cristiana della povertà non è la stessa che governa il comune sentire. Troppo spesso si considera la povertà semplicemente nella sua dimensione sociologica e la si comprende come mancanza di beni. Inoltre il concetto di "Chiesa povera per i poveri" viene spesso evocato come forma di contestazione alla Chiesa, purtroppo anche opponendo una Chiesa dei poveri, una Chiesa buona, una Chiesa che fa il bene, una Chiesa la cui missione principale sarebbe quella della promozione sociale, ad una Chiesa della predicazione e della verità, ad una Chiesa dedita alla preghiera e alla difesa della dottrina e della morale.
Sono molto grato a Papa Francesco che ci riporta ad una visione integrale della povertà. Il primo riferimento per un cristiano per capire la povertà infatti è Cristo, che si è fatto povero per arricchirci della sua povertà. Così recita il titolo del nostro Messaggio odierno, tratto dalla seconda lettera ai Corinzi. La scelta della povertà da parte di Cristo ci suggerisce che esiste una dimensione positiva della povertà, che peraltro risuona anche nel vangelo, che proclama beati i poveri. E’ evidente che in questa dimensione della povertà c’è un aspetto di spoliazione e di rinuncia. Ma ciò è possibile perché – cito il Messaggio - la vera "ricchezza di Gesù è il suo essere il Figlio".
Non pensiamo di mettere a posto le nostre coscienze borghesi – vuole dire il Papa – denunciando la mancanza di beni di altri o denunciando la povertà come sistema. La povertà tocca la profondità del cuore umano: come Cristo è sceso dal suo trono regale per compiere la volontà del Padre e venire così incontro ai suoi fratelli bisognosi di salvezza, così il cristiano entra in una dinamica di povertà e di dono, perché è ricco del fatto di essere figlio di Dio.
Quando la Chiesa parla di povertà non vuole e, sull’esempio di Cristo, non può dunque intendere la povertà alla stregua di chi contesta l’esistenza della povertà in quanto tale, perché sa che la povertà è l’oggetto di una scelta precisa, fatta per amore di Cristo e dei fratelli.
Perciò il messaggio quaresimale che oggi presentiamo si diffonde su una distinzione importante tra povertà e miseria. Non è la povertà, che è un atteggiamento evangelico, ma è la miseria che vogliamo combattere. Non occorre ribadire che questa è stata una testimonianza della Chiesa fin dall’inizio della sua esistenza, quando la prima comunità cristiana sovveniva reciprocamente ai bisogni dei membri della stessa comunità. La storia della Chiesa è piena di esempi di persone che – per amore di Cristo povero – hanno scelto la povertà per combattere la miseria. Il nostro Dicastero Cor Unum, che segue gli organismi cattolici che si dedicano al servizio della carità sa come in tutto il mondo la Chiesa è apprezzata per questa testimonianza di persone concrete che, non per una ideologia e non in nome di un mondo fatto a nostra immagine e somiglianza, ma per amore di Cristo pagano in prima persona per affrontare la miseria umana.
Il Santo Padre nel suo discorso enumera tre tipi di miseria: la miseria materiale, la miseria morale e la miseria spirituale. La prima "tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona umana… Di fronte a questa miseria la Chiesa offre il suo servizio, la sua diakonia, per andare incontro ai bisogni e guarire queste piaghe che deturpano il volto dell’umanità".
La miseria morale "consiste nel diventare schiavi del vizio e del peccato". Questa "forma di miseria, che è anche causa di rovina economica, si collega sempre alla miseria spirituale, che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore". Qualche paragrafo prima il Papa indica addirittura che "vi è una sola vera miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo".
"Il Vangelo", scrive il Papa, "è il vero antidoto contro la miseria spirituale".
Credo che proprio questa visione ampia della povertà, della miseria, e di conseguenza dell’aiuto che la Chiesa offre all’uomo, ci aiutino anche ad una visione più completa di chi è l’uomo e dei suoi bisogni, senza cadere in un riduzionismo antropologico che pretende di risolvere i problemi della persona solo perché ha risolto i problemi del suo benessere fisico e materiale.
D’altro canto, Papa Francesco non è nuovo a questa visione profonda, che ci ha comunicato anche nella esortazione apostolica Evangelii gaudium. Cito il nr. 200:
"Dal momento che questa esortazione apostolica è rivolta ai membri della Chiesa cattolica, desidero affermare con dolore che la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede. L’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria".
Tutti capiamo che questa frase è centrale proprio per non trasformare la Chiesa in quella ONG di cui Papa Francesco parlava nella sua prima Santa Messa da Pontefice ai Padri Cardinali. Guai se il nostro sguardo a chi è nel bisogno prescindesse da quella miseria spirituale che spesso si annida nel cuore dell’uomo e lo fa soffrire profondamente, anche se ha a disposizione molti beni materiali. Guai se la Chiesa non vedesse proprio in queste ferite profonde del cuore che vengono dalla mancanza di Dio e della conoscenza del suo amore di Padre l’origine di ogni sofferenza e dunque la prima missione che Dio le affida da compiere. Guai per questo se Chiesa povera significasse solo una Chiesa senza beni materiali.
Ma se vogliamo cogliere in pienezza il messaggio di Papa Francesco dobbiamo declinarlo nella sua valenza antropologica. L’uomo per natura è figlio di Dio. Questa è la sua ricchezza! La grande colpa della cultura moderna è di aver pensato ad un uomo felice senza Dio, negando così ciò che di più profondo c’è nella persona, cioè il suo legame esistenziale con un Padre che gli dà la vita. E qui vedo una grande continuità del Magistero di questo Pontefice con Benedetto XVI, che ha indicato a più riprese, e forse si può dire ha fatto di questa denuncia della mancanza di Dio nella cultura moderna il cuore del Suo Magistero. Così come è un delitto privare il povero della presenza di Dio, così è un delitto considerare l’uomo e far vivere l’uomo come se Dio non ci fosse, negare la creaturalità e dunque la profonda appartenenza, la figliolanza dell’uomo rispetto a Dio. Ringrazio Papa Francesco che ha voluto ricordarci questo afflato profondo che deve animare la nostra visione della persona e dunque dell’aiuto che dobbiamo prestare. L’opera di sviluppo non può perciò essere quella di provocare nuovi bisogni indotti, ma di prendere sul serio cosa è la persona.
D’altro canto, non è nella natura stessa della Quaresima che il pensare al fratello nel bisogno sgorga proprio da un tempo di maggiore apertura e contemplazione dell’azione di Dio?
Ringrazio perciò dell’attenzione che vorrete riservare a questo messaggio e alla sua diffusione, per fare in modo che tutti impariamo a guardare alla povertà di Cristo e, soprattutto nella Chiesa, sposiamo questa povertà per guardare all’altro con gli stessi occhi di Cristo. Vi ringrazio.
[00170-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0084-XX.02]