Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DELLA XVIII SEDUTA PUBBLICA DELLE PONTIFICIE ACCADEMIE, 28.01.2014


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE IN OCCASIONE DELLA XVIII SEDUTA PUBBLICA DELLE PONTIFICIE ACCADEMIE

Nel pomeriggio di oggi, a Roma, presso l’Aula Magna del Palazzo San Pio X in via della Conciliazione, si è tenta la XVIII Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie, che quest’anno ha per tema: "Oculata fides. Leggere la realtà con gli occhi di Cristo".
I lavori sono stati introdotti dal Card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e del Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie.
Nel corso della Seduta, l’Arcivescovo Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha dato lettura del Messaggio inviato da Papa Francesco.
Ne riportiamo di seguito il testo:

● MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

Al Venerato Fratello
Cardinale GIANFRANCO RAVASI
Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura
e del Consiglio di Coordinamento tra Accademie Pontificie

 In occasione della XVIII Seduta Pubblica delle Pontificie Accademie sono lieto di farLe pervenire il mio cordiale saluto, che volentieri estendo ai Presidenti e agli Accademici, come pure ai Cardinali, ai Vescovi, agli Ambasciatori e a tutti i partecipanti.

La sessione di quest’anno, volutamente convocata nel giorno della memoria liturgica di san Tommaso d’Aquino, è stata organizzata dalla Pontificia Accademia a lui intitolata e dalla Pontificia Accademia di Teologia, e ha come tema: "Oculata fides. Leggere la realtà con gli occhi di Cristo". Tale tema rimanda proprio ad una espressione del Doctor Angelicus citata nella Lettera Enciclica Lumen fidei. Vi ringrazio per aver voluto proporre alla riflessione questa tematica, come anche il rapporto tra l’Enciclica e la recente Esortazione apostolica Evangelii gaudium.

In entrambi questi Documenti, infatti, ho voluto invitare a riflettere sulla dimensione "luminosa" della fede e sulla connessione tra fede e verità, da indagare non solo con gli occhi della mente ma anche con quelli del cuore, cioè nella prospettiva dell’amore. San Paolo afferma: «Con il cuore si crede» (Rm 10,10). «È in questo intreccio della fede con l’amore che si comprende la forma di conoscenza propria della fede, la sua forza di convinzione, la sua capacità di illuminare i nostri passi. La fede conosce in quanto è legata all'amore, in quanto l'amore stesso porta una luce. La comprensione della fede è quella che nasce quando riceviamo il grande amore di Dio che ci trasforma interiormente e ci dona occhi nuovi per vedere la realtà» (Lumen fidei, 26). All’indomani della Risurrezione di Gesù, i suoi discepoli non contemplarono una verità puramente interiore o astratta, ma una verità che si dischiudeva loro proprio nell’incontro col Risorto, nella contemplazione della sua vita, dei suoi misteri. Giustamente san Tommaso d’Aquino afferma che si tratta di una oculata fides, di una fede che vede! (cfr ibid., 30).

Di qui derivano importanti conseguenze sia per l’agire dei credenti, sia per il metodo di lavoro dei teologi: «La verità oggi è ridotta spesso ad autenticità soggettiva del singolo, valida solo per la vita individuale. Una verità comune ci fa paura, perché la identifichiamo con l’imposizione intransigente dei totalitarismi. Se però la verità è la verità dell’amore, se è la verità che si schiude nell’incontro personale con l’Altro e con gli altri, allora resta liberata dalla chiusura nel singolo e può fare parte del bene comune … Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti» (ibid., 34).

Questa prospettiva – di una Chiesa tutta in cammino e tutta missionaria – è quella che si sviluppa nell’Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale. Il «sogno di una scelta missionaria capace di rinnovare ogni cosa» (Evangelii gaudium, 27) riguarda tutta la Chiesa ed ogni sua parte. Anche le Accademie Pontificie sono chiamate a questa trasformazione, per non far mancare al Corpo ecclesiale il contributo loro proprio. Non si tratta però di fare operazioni esteriori, "di facciata". Si tratta piuttosto, anche per voi, di concentrarsi ancora di più «sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario» (ibid., 35). In tal modo «la proposta si semplifica, senza perdere per questo profondità e verità, e così diventa più convincente e radiosa» (ibid.). Per questo, cari e illustri Fratelli, domando la vostra qualificata collaborazione, al servizio della missione di tutta la Chiesa.

Proprio per incoraggiare quanti, tra i giovani studiosi di teologia, vogliono offrire il proprio contributo alla promozione e alla realizzazione di un nuovo umanesimo cristiano attraverso la loro ricerca, sono lieto di assegnare ex aequo il Premio delle Pontificie Accademie, dedicato quest’anno alla ricerca teologica e allo studio delle opere di san Tommaso d’Aquino, a due giovani studiosi: il Rev. Prof. Alessandro Clemenzia, per l’opera dal titolo Nella Trinità come Chiesa. In dialogo con Heribert Mühlen, e la Prof.ssa Maria Silvia Vaccarezza per l’opera Le ragioni del contingente. La saggezza pratica tra Aristotele e Tommaso d'Aquino.

Augurando, infine, agli Accademici e a tutti i presenti un impegno fruttuoso nei rispettivi campi di ricerca, affido ciascuno alla materna protezione della Vergine Maria, Sedes Sapientiae, domando un ricordo nella preghiera per me e per il mio ministero e di cuore imparto una speciale Benedizione Apostolica.

 Dal Vaticano, 28 gennaio 2014

 FRANCISCUS

[00131-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0065-XX.01]