SANTA MESSA CONCELEBRATA DA PAPA FRANCESCO CON IL PATRIARCA DI ALESSANDRIA DEI COPTI CATTOLICI, S.B. IBRAHIM ISAAC SIDRAK ● OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
● SALUTO DEL PATRIARCA COPTO, S.B. IBRAHIM ISAAC SIDRAK
Alla Santa Messa celebrata da Papa Francesco questa mattina alle ore 7 nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, ha partecipato il Patriarca di Alessandria dei Copti Cattolici, S.B. Ibrahim Isaac Sidrak, che aveva ricevuto la Ecclesiastica communio da Papa Benedetto XVI il 18 gennaio scorso.
Con il Santo Padre e il Patriarca Copto ha concelebrato anche il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.
Di seguito riportiamo il testo dell’omelia pronunciata dal Papa nel corso della Celebrazione eucaristica e il saluto rivolto al Santo Padre dal Patriarca Copto:
● OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Beatitudine, Eminenza,
Venerati fratelli nell’episcopato e nel sacerdozio,
Cari fratelli e sorelle,
Per la prima volta ho la gioia di accogliere come Vescovo di Roma un nuovo Patriarca venuto a compiere un significativo gesto di comunione con il Successore di Pietro. Accettando l’elezione canonica, Vostra Beatitudine ha subito chiesto la «ecclesiastica communio» con la "Chiesa che presiede alla carità universale". Il mio venerato Predecessore l’ha concessa di buon grado, memore del legame col Successore di Pietro che la Chiesa di Alessandria dei Copti Cattolici ha sempre mantenuto lungo la sua storia. Siete espressione della predicazione di San Marco Evangelista: ed è proprio questa l’eredità che egli vi ha lasciato come buon interprete dell’Apostolo Pietro.
Nella prima lettura, il profeta Isaia (cfr 35,1-10) ha risvegliato nei nostri cuori l’attesa del ritorno glorioso del Signore. L’incoraggiamento «agli smarriti di cuore» lo sentiamo rivolto a quanti nella vostra amata terra egiziana sperimentano insicurezza e violenza, talora a motivo della fede cristiana. «Coraggio: non temete!»: ecco le consolanti parole che trovano conferma nella fraterna solidarietà. Sono grato a Dio per questo incontro che mi dà modo di rafforzare la vostra e la nostra speranza, perché è la stessa: «...la terra bruciata ...e il suolo riarso - infatti - si muteranno in sorgenti d’acqua» e si aprirà finalmente la «via santa», la via della gioia e della felicità, «e fuggiranno tristezza e pianto». Questa è la nostra speranza, la speranza comune delle nostre due Chiese.
Il vangelo (cfr Lc 5,17-26) ci presenta Cristo che vince le paralisi dell’umanità. Descrive la potenza della misericordia divina che perdona e scioglie ogni peccato quando incontra una fede autentica. Le paralisi delle coscienze sono contagiose. Con la complicità delle povertà della storia, e del nostro peccato, possono espandersi ed entrare nelle strutture sociali e nelle comunità fino a bloccare popoli interi. Ma il comando di Cristo può ribaltare la situazione: «Àlzati, e cammina!». Preghiamo con fiducia perché in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente la pace possa sempre rialzarsi dalle soste troppo ricorrenti e talora drammatiche. Si fermino, invece, per sempre l’inimicizia e le divisioni. Riprendano speditamente le intese di pace spesso paralizzate da contrapposti e oscuri interessi. Siano date finalmente reali garanzie di libertà religiosa a tutti, insieme al diritto per i cristiani di vivere serenamente là dove sono nati, nella patria che amano come cittadini da duemila anni, per contribuire come sempre al bene di tutti. Il Signore Gesù, che esperimentò con la Santa Famiglia la fuga e venne ospitato nella vostra terra generosa, vegli sugli egiziani che per le strade del mondo cercano dignità e sicurezza. E andiamo sempre avanti, cercando il Signore, cercando nuove strade, nuove vie per avvicinarci al Signore. E se fosse necessario aprire un buco sul tetto per avvicinarci tutti al Signore, che la nostra immaginazione creativa della carità ci porti a questo: a trovare e a fare strade di incontro, strade di fratellanza, strade di pace.
Per parte nostra desideriamo «glorificare Dio», sostituendo al timore lo stupore: ancora oggi possiamo vedere «cose prodigiose». Il prodigio dell’Incarnazione del Verbo e, perciò, della assoluta vicinanza di Dio all’umanità, nel quale sempre ci colloca il mistero dell’Avvento. Il vostro grande padre Atanasio, posto così vicino alla Cattedra di Pietro nella Basilica Vaticana, interceda per noi, con San Marco e San Pietro, e soprattutto con l’Immacolata e Tuttasanta Madre di Dio. Ci ottengano dal Signore la gioia del Vangelo, donata in abbondanza ai discepoli e ai testimoni. Così sia.
[01847-01.01] [Testo originale: Italiano]
● SALUTO DEL PATRIARCA COPTO, S.B. IBRAHIM ISAAC SIDRAK
Beatissimo Padre,
è con sensi di profonda venerazione che porto a Sua Santità il mio più sentito ringraziamento per la possibilità concessa di celebrare con lei la divina liturgia in occasione della significazione pubblica della "eccelesiastica communio". Insieme le presento la riconoscenza profonda dei vescovi, dei presbiteri, dei religiosi e delle religiose e di tutti i fedeli della Chiesa copto-cattolica che si estende anche all’eminentissimo cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, e a tutti i suoi collaboratori che hanno lavorato affinché si realizzasse questo momento così significativo per me e per tutta la Chiesa che sono chiamato a servire come capo e padre. Essa, in questo delicato momento storico, sente l’esigenza di essere sostenuta dal suo paterno abbraccio, Santità, e dai suoi continui insegnamenti di vita. Nel tempo che ci prepara a celebrare l’incarnazione del Verbo, non posso non ricordare il legame storico della mia Terra con questo mistero, dal momento che fu proprio l’Egitto il primo luogo di accoglienza per la Sacra Famiglia in fuga dalle persecuzioni di Erode. Quell’angolo di terra tra il deserto e il Nilo ha conosciuto, e ancora conosce, il doloroso dramma di tante persone desiderose di essere ascoltate e ospitate. La nostra Chiesa è lì, pronta ad accogliere chiunque bussi alla porta, ad offrire ospitalità a chi chiede aiuto, a soccorrere i bisognosi, gli abbandonati ed a testimoniare il Vangelo, così come le è stato trasmesso dall’evangelista San Marco. E’ alla sua predicazione, come discepolo di San Pietro, che la Chiesa in Egitto deve la sua nascita e oggi più che mai, come figli, abbiamo bisogno del sostegno che solo la paternità sua, in quanto Successore di Pietro apostolo, può darci. Affido alle sue preghiere il nostro Paese e in particolare la comunità copto-cattolica, il clero ed i fedeli che lo Spirito Santo ha voluto affidarmi attraverso i Padri sinodali. Sin da ora, Santo Padre, preghiamo per lei: il Signore la custodisca e le doni la forza per continuare a trasmettere ad ogni uomo la gioia del Vangelo – "evangelii gaudium". Possa la luce del Santo Natale essere la stella che rivela la strada dell’amore, dell’unità, della riconciliazione e della pace, doni di cui la mia Terra ha così grande bisogno. Chiedendo la sua benedizione, Padre Santo, l’aspettiamo in Egitto.
[01848-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0822-XX.01]