CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA MISSIONE SANITARIA PER I BAMBINI SIRIANI RIFUGIATI IN LIBANO, PROMOSSA DAL PONTIFICIO CONSIGLIO COR UNUM, DALL’OSPEDALE PEDIATRICO BAMBINO GESÙ E DA CARITAS LIBANO ● INTERVENTO DEL CARD. ROBERT SARAH
● INTERVENTO DEL PROF. GIUSEPPE PROFITI
● INTERVENTO DI PADRE SIMON FADDOUL
● INTERVENTO DELLA DOTT.SSA MAY EL HACHEM
Alle ore 12.30 di oggi, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la conferenza stampa di presentazione della Missione Sanitaria per i bambini siriani in Libano promossa dal Pontificio Consiglio Cor Unum, dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e da Caritas Libano.
Intervengono: l’Em.mo Card. Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum; il Prof. Giuseppe Profiti, Presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù; Padre Simon Faddoul, Presidente di Caritas Libano e la Dott.ssa May El Hachem, Responsabile di Dermatologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:
● INTERVENTO DEL CARD. ROBERT SARAH
Cari Amici!
Mi sia concesso anzitutto di ringraziare coloro che sono presenti quest’oggi e, in particolare, coloro che hanno condiviso con il Santo Padre, e con noi, la necessità di questo progetto in favore dei bambini siriani rifugiati in Libano. Ringrazio quindi, a nome di Papa Francesco e del Pontificio Consiglio "Cor Unum", il Prof. Giuseppe Profiti, presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, la Dott.ssa May El Hachem, responsabile di Dermatologia dell’Ospedale Bambino Gesù, e Mons. Simon Faddoul, presidente di Caritas Libano, per le energie e il supporto fornito nella realizzazione della missione sanitaria che è sorta nella Valle della Bekaa.
Siamo particolarmente felici di poter presentare oggi alla stampa e al pubblico questa missione, che segnala il grande impegno e la stretta collaborazione che strutture diverse della Santa Sede, accomunate dalla condivisione della pastorale della carità e dalla testimonianza del Vangelo verso gli ultimi, hanno saputo sviluppare. E’ una straordinaria manifestazione di come la Chiesa sappia agire con un cuore solo sotto l’insegna della Croce, nella volontà di legare in maniera sempre più stretta la carità con l’evangelizzazione. Ed è, per esempio, anche la testimonianza fraterna che la Caritas Libano ha reso concreta nell’aprire pochi giorni fa un canale di aiuti per le popolazioni colpite dal tifone nelle Filippine.
Pensate che con i fondi stanziati per questa importante missione potremo essere in grado, in un primo momento, di aiutare tra i 3 e i 4 mila bambini, comprando il medicinale pediatrico necessario. Si avvicina il Santo Natale, un periodo nel quale purtroppo il consumismo sopravanza spesso il messaggio dell’Annuncio della Nascita di Gesù: noi crediamo che il regalo più bello che possiamo fare per aiutare i bambini che soffrono a causa della guerra siriana sia quello di far ritrovare loro il sorriso e di poter continuare a vivere, accompagnandoli in una crescita che deve essere non solo materiale, ma anche e soprattutto spirituale e umana.
Come ben sapete, "Cor Unum" è lo strumento del Santo Padre per la promozione della carità, là dove vi sono emergenze umanitarie, conflitti, catastrofi naturali che riguardano l’uomo e la sua integrità umana, sociale e culturale. La guerra che si sta combattendo in Siria costituisce, da questo punto di vista, una tragedia di fronte alla quale non si può rimanere inermi.
Il Papa e "Cor Unum" hanno seguito da subito l’evolversi della situazione: i nunzi apostolici, gli organismi caritativi con i quali siamo in contatto, e le notizie costanti attraverso gli organi di stampa, ci trasmettono una sensazione di inquietudine per la popolazione coinvolta e, in particolare, per i bambini, coloro che dovrebbero rappresentare il futuro, la vita gioiosa e piena, e sono invece vittime di una situazione per la quale essi non hanno responsabilità. Secondo le informazioni in nostro possesso, nel complesso sono più di 2 milioni i siriani rifugiati, la maggior parte nei Paesi dell’area mediorientale e mediterranea, dei quali oltre 800 mila solo in Libano, 515 mila in Giordania, 460 mila in Turchia (fonte UNHCR). Tra questi, dobbiamo constatare con grande preoccupazione e dolore che circa il 52% è composto da bambini e ragazzi sotto i 17 anni. Ma anche all’interno della Siria vi sono oltre 4 milioni di sfollati.
Al termine della riunione di coordinamento per gli aiuti in Siria con le organizzazioni caritative direttamente impegnate sul campo, e che si è svolta il 4 e 5 giugno presso il Pontificio Consiglio "Cor Unum", Papa Francesco ci esortava proprio in questo senso: "Aiutare la popolazione siriana, al di là delle appartenenze etniche o religiose, è il modo più diretto per offrire un contributo alla pacificazione e alla edificazione di una società aperta a tutte le diverse componenti", diceva allora il Santo Padre.
E ancora qualche giorno fa, nell’udienza generale del 13 novembre, ha ammonito tutti – e cito le Sue parole – affinché "queste tragedie non accadano mai", invitandoci alla preghiera e all’azione per i più bisognosi e i più poveri. E’ su queste basi che è nato il progetto di questa missione sanitaria, che oggi presentiamo e grazie alla quale la testimonianza di Cristo e della Chiesa non si esauriranno ma proseguiranno nei mesi a venire.
Come frutto della nostra riunione del giugno scorso, è nato a Beirut un ufficio informazioni e comunicazione relativamente alle attività che si stanno svolgendo e agli aiuti distribuiti. Si tratta di un risultato importantissimo, che permette di aggregare tutti gli organismi caritativi cattolici in un’area di grande significato storico e spirituale per il cristianesimo. Questa struttura, che continuerà a essere centrale anche nella fase, speriamo vicina, nella quale il conflitto sarà terminato, è il frutto della collaborazione degli organismi di carità, che in nome della missione della Chiesa universale hanno deciso di condividere le proprie competenze e la propria opera di testimonianza. Di questo risultato, quindi, noi siamo particolarmente fieri, e crediamo che possa essere assunto come "buona pratica" anche in altri casi.
Grazie a questo ufficio, oggi sappiamo che sono stati stanziati per la crisi siriana oltre 78 milioni di dollari dalla Chiesa cattolica nel suo complesso, in particolare nei settori dell’assistenza sanitaria, dell’educazione, dell’assistenza agli anziani, dell’alimentazione, ma non solo.
Tali aiuti sono stati distribuiti in 20 città siriane, tra cui Damasco, Aleppo, Homs, Hama, Hasské, Idlib, Marmarita, Kaméchli, Hauran, Bosra, Lattaqieh, ma l’aiuto umanitario è arrivato anche ai rifugiati negli Stati confinanti: Libano, Giordania, Turchia, Cipro, Egitto, Iraq, Armenia. Le istituzioni che operano oggi sul campo sono più di 62, mentre sono oltre 42 gli organismi cattolici che hanno finanziato questi sforzi.
Desidero cogliere questa occasione per annunciare che io stesso, tra qualche giorno, assieme al Segretario di "Cor Unum", Mons. Giampietro Dal Toso, dal 4 all’8 dicembre, intraprenderò un viaggio in Libano al fine di incontrare i vescovi e gli organismi di carità, e verificare al tempo stesso il procedere della missione sanitaria avviata per i bambini siriani.
Nella veglia di preghiera per la pace, il 7 settembre, Papa Francesco ha detto: "Nel silenzio della Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio della riconciliazione, del perdono, del dialogo, della pace". E’ questo il linguaggio che la Chiesa, tutta insieme, vuole e deve parlare, in questo caso con gli amici dell’Ospedale Bambino Gesù e di Caritas Libano, per i bambini siriani rifugiati, per loro e per le loro famiglie. Ma in generale, verso tutti coloro che sono nel bisogno e nella povertà, non solo materiale, ma anche spirituale.
Grazie.
[01758-01.02] [Testo originale: Italiano]
● INTERVENTO DEL PROF. GIUSEPPE PROFITI
L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù non è solo il più grande Policlinico e Centro di ricerca pediatrico in Europa, una realtà sanitaria e scientifica di prestigio riconosciuta in Italia e all’estero. Il Bambino Gesù è l’ "Ospedale del Papa" – come viene spesso chiamato dalle famiglie –, opera carissima al cuore del Santo Padre.
Proprio il prossimo anno, nel 2014, festeggeremo i 90 anni dalla donazione dell’Ospedale alla Santa Sede da parte della famiglia Salviati, che nel 1869 aveva fondato a Roma il primo Ospedale pediatrico della storia d’Italia e nel 1924, per garantirgli un futuro certo, volle donarlo al Papa, che da allora ne ha sempre promosso il sostegno a tutela della salute dei bambini.
Si capisce allora facilmente come non potevamo restare insensibili di fronte ad una situazione grave e difficile come quella dei profughi siriani e in particolare dei bambini, costretti a fuggire dalle proprie case e dal proprio Paese. Ricordo in particolare la veglia del 7 settembre in Piazza San Pietro per la pace in Siria, e poi ancora l’appello di Papa Francesco lo scorso 18 settembre, a ridosso della Giornata mondale della Pace, per la "cara popolazione siriana, la cui tragedia umana – disse il Santo Padre - può essere risolta solo con il dialogo e la trattativa, nel rispetto della giustizia e della dignità di ogni persona, specialmente i più deboli e indifesi". La cura dei "più deboli e indifesi" – primi tra tutti i bambini – è la missione specifica dell’Ospedale Bambino Gesù, non solo in Italia. Da qui la nostra risposta all’appello del Santo Padre.
Dall’inizio degli anni 80 l’Ospedale è impegnato nella assistenza e cura dei bambini nei paesi in Via di Sviluppo (PVS). La storia delle Attività Internazionali del Bambino Gesù è quella di un percorso che ha mosso i primi passi grazie all’impegno assunto dall’Ospedale nell’accogliere e curare bambini provenienti da Paesi sconvolti da conflitti o fortemente disagiati. Un’assistenza presto giudicata insufficiente perché limitata ai soli piccoli pazienti che riuscivano ad essere trasportati in Italia. Fu così che alcuni medici cominciarono a manifestare l’esigenza di intervenire direttamente nei Paesi bisognosi di attenzioni.
L’Eritrea fu tra i primi ad accogliere i medici del Bambino Gesù nel corso degli anni ottanta per dirigere il reparto di Pediatria presso l’Ospedale Regina Elena in Asmara (Eritrea). Da questa esperienza è nata l’idea di una presenza stabile e istituzionalizzata che passasse anche attraverso accordi con i governi locali, per sviluppare iniziative adatte a fornire un servizio di assistenza ancor più completo ed efficiente che non poteva certo esaurirsi nell’intervento del singolo medico.
Idee che hanno trovato uno sviluppo nel tempo. E’ proprio grazie all’esperienza maturata infatti che oggi l’Ospedale può contare su un servizio strutturato nella sede del Gianicolo e radicato nei Paesi in cui interviene. L’esperienza ha consentito anche di acquisire e di applicare i principi di sostenibilità e le modalità operative della moderna cooperazione internazionale.
L’Ospedale Bambino Gesù ha così dato vita a diversi progetti sanitari in molti paesi del mondo, offrendo servizi sanitari adeguati attraverso medici infermieri e personale qualificato che stabilmente si impegnano nei Paesi ove i Progetti sono attivi.
Attualmente l’impegno dell’Ospedale si concretizza in interventi assistenziali di cooperazione in 12 Paesi: centri clinico-chirurgici, progetti di alta specializzazione, formazione residenziale, assistenza clinico-chirurgica a Roma per i casi più gravi. I progetti più rilevanti sono quelli che stabilmente offrono assistenza e cura nel tempo e sono rappresentati dai Centri del Bambino Gesù in Cambogia (Takeo), Tanzania (Itigi) e Vietnam (Hanoi).
L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù si è impegnato per ultimo nella grave crisi siriana supportando attività cliniche in Giordania presso l’Ospedale Italiano di Karak, gestito da oltre 60 anni dalle Suore Comboniane, e nei campi profughi gestiti da UNHCR ( Jerash Souf) attraverso la collaborazione con la Cooperazione Italiana (MAE), inviando team di medici specialisti in Neurologia per assistere i più emarginati. La neuro-riabilitazione è una specialità poco presente nel Paese e l’ultima missione ha potuto trattare oltre 135 bambini affetti da gravi patologie neurologiche incluso il trattamento della epilessia.
In Libano, ora, in cooperazione con Caritas Libano e Cor Unum, l’Ospedale andrà a supportare nella regione della Bekaa lo screening dei bambini e la somministrazione gratuita di medicinali. Il Progetto prevede di supportare Caritas finanziando un medico ed un infermiere locale che possano raggiungere i campi profughi della regione offrendo servizi alle donne e bambini che non avrebbero accesso a servizi sanitari qualificati.
Chi lavora al Bambino Gesù è consapevole di essere parte di un Ospedale senza mura, perimetri o limiti, un ospedale – siamo soliti dire – "grande cinque Continenti". Cambogia, Tanzania, Vietnam o Russia, più che luoghi di una missione sono in realtà la realizzazione di un’idea, poiché lo scopo è sempre lo stesso ovunque: non più soltanto curare i bambini, ma prendersi cura di loro. E questa continua ad essere la missione delle Attività Internazionali dell’Ospedale Bambino Gesù, l’ "Ospedale del Papa".
[01759-01.01] [Testo originale: Italiano]
● INTERVENTO DI PADRE SIMON FADDOUL
Your Eminence Cardinal Robert Sarah president of CorUnum,
Your Excellency the president of Bambino Gesù Pediatric Hospital Professor Giuseppe Profiti,
Distinguished guests and media representatives,
I carry a warm greeting to all of you from the land of continuous suffering, the land of present time refugees, from the holy lands of Lebanon and Syria which are experiencing all sorts of ordeals and carrying the cross of the suffering humanity.
On behalf of all Caritas Lebanon members and all beneficiaries especially the Syrian refugees I’d like to start by saluting our God-sent Pope Francis who has set a great example to all of us in following in the footsteps of Our Lord Jesus who bestowed love and compassion upon the poor of the world identifying himself with "all those little ones".
Dear friends,
As the situation in Syria gets worse, more and more refugees are fleeing their country to join other families in Lebanon. Official statistics given by UNHCR indicate the presence of over 800000 Syrian refugees who have registered or are in the process of being registered; while the numbers given by the Lebanese authorities talk about well over 1.2 million refugees in the country.
AS for the numbers of refugees Caritas Lebanon has served since April 2011, 32000 families have been registered and catered to; that is around 160000 individuals (94.3% Muslims and 5.7% Christians).
26944 Syrian and Lebanese children have received assistance to enroll in formal education with enrollment efforts continuing as a part of a UNICEF program. Caritas Lebanon is working with around 382 schools to help these children with tuition fees and school supplies.
On the medical front, Caritas Lebanon has provided during September and October 2013 the following medical services:
- 6177 nursing care services
- 4079 pediatric and general practitioner consultations
- 677 gynecologic consultations
- 5077 pharmaceutical services
- 158 ultrasound tests
- 301 vaccinations
I mentioned those numbers to pinpoint the fact that the joint program announced today is most needed; it aims at reducing the pain and suffering of many children living in Lebanon, be that Syrian refugees or children of host communities. This category has not been properly served by any humanitarian agency on Lebanon’s soil.
It is Caritas Lebanon’s great honor and privilege to be partnering with Bambino Gesu Pediatric Hospital and Cor Unum in this venture as we set the course of action towards reaching out to all families who meet the set criteria.
In short, Caritas Lebanon will be "providing necessary infrastructures and human resources in an adequate manner and will be directly responsible for the management of financial and in-kind contributions provided by Cor Unum and Bambino Gesu Pediatric Hospital…" This is one of the important aspects of our organization’s work; I shall leave the presentation of the details of the program to the relevant authority.
Finally, I can’t but address Caritas Lebanon’s thanks and appreciation to Cor Unum in the person of His Eminence Cardinal Sarah for their continuous support and encouragement, and to Bambino Gesu Hospital for their outreach program and their enthusiasm in implementing the program with our staff and volunteers.
May our collaboration produce the positive results we look for and manifest the kind and loving Christian spirit we are called to exhibit as we serve the neediest and lowliest.
Thank you all for your kind attention!
[01760-01.01] [Original text: English]
● INTERVENTO DELLA DOTT.SSA MAY EL HACHEM
Capo Progetto della missione in Libano, promossa nell’ambito
delle Attività Internazionali dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
Vista la peculiarità del nostro Ospedale, di proprietà della Santa Sede, il Servizio Attività Internazionali del Bambino Gesù, diretto dal dott. Lorenzo Borghese ha richiesto – come primo passo – che fosse contattato il Nunzio Apostolico in Libano, Sua Ecc. Mons. Gabriele Caccia. Il Nunzio ha confermato la necessità di un nostro intervento in Libano, che risulta essere il Paese maggiormente bisognoso tra quelli che hanno accolto i profughi siriani, e ha suggerito di contattare il Pontificio Consiglio Cor Unum e Caritas Libano per i dettagli e le indicazioni specifiche. È stato quindi contattato il Segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum, Mons. Giovanni Pietro Dal Toso, che ha confermato l’opportunità di intervenire in Libano data la presenza di un maggior numero di profughi, la loro problematica organizzazione e le difficoltà già esistenti nel Paese.
Nel mese di ottobre, il Responsabile delle Attività Internazionali e il Capo Progetto hanno effettuato un sopralluogo in Libano incontrando il Nunzio, il Patriarca Maronita Sua Eminenza Mons. Bechara Rahi, l'Ambasciatore italiano Giuseppe Morabito, i rappresentanti di UNICEF, la cooperazione italiana, l’AVSI e la Caritas Libano, in particolare il Presidente Padre Simon Faddoul, il Direttore Georges Khoury e la referente dei progetti a favore dei siriani Rita Rhayem. Alla luce degli incontri è stato deciso confermare la missione in Libano.
I partner. Il Pontificio Consiglio Cor Unum ha aderito con entusiasmo al progetto proposto dall'Ospedale Bambino Gesù, proponendosi immediatamente come partner. Il lavoro di Caritas Libano è riconosciuto da tutti come molto efficace: organizzazione e coordinamento perfetti uniti a dedizione totale a favore dei profughi siriani, bambini e adulti, aspetti medici, sociali, culturali, etc. È un'Istituzione caritativa della Chiesa locale e dipende dall'Assemblea dei Patriarchi e Vescovi cattolici del Libano, nonché membro di Caritas Internationalis. Pertanto il progetto coinvolge tre partner il cui unico obiettivo è quello di aiutare e curare i bambini.
Cosa fare: da fare c'è molto! Necessità mediche, sociali e scolastiche, ma la Missione del Bambino Gesù è medica, quindi riguarderà le cure pediatriche. Articolazione del progetto: normalmente gli interventi promossi dalle Attività Internazionali del Bambino Gesù prevedono formazione del personale locale e cure mediche e/o chirurgiche ai bambini affetti da patologie complesse o in paesi carenti di strutture e operatori sanitari. In questo caso, il bisogno è di pediatria di base e vaccinazioni, esigenze che possono essere assolte da personale libanese, opportunamente formato, assistito e coordinato. Il progetto prevede la fornitura dei farmaci e un compenso agli operatori sanitari libanesi. Il supervisore e coordinatore del progetto è un medico del Bambino Gesù, che si recherà mensilmente in Libano per valutare l'andamento della Missione. Altri medici dell'Ospedale saranno coinvolti in un secondo tempo per casi complessi, che saranno eventualmente selezionati. È stato deciso di non inviare per ora pediatri e infermieri da Roma, anche per non sovraccaricare il lavoro logistico di Caritas Libano: il personale dell’Ospedale necessita infatti di interprete, alloggio, trasporto etc.
Dove lavorare: i profughi siriani sono sparsi in tutto il Paese. Caritas ha suggerito di lavorare nella Bekaa, regione al confine con la Siria, a maggioranza musulmana dove, per le distanze e per le insicurezze politico-militari, la situazione è più disagiata e non vi sono strutture né personale. Saremo alloggiati a Deir El Ahmar, cittadina prevalentemente cristiana, dove e' già presente un'attività sociale e scolastica importante svolta da Caritas. L'ambulatorio sarà in un Ospedale nuovo costruito su un terreno del Vescovado Maronita. A Deir El Ahmar ci sono diversi agglomerati di tendopoli e qualora la sicurezza lo permetta si opererà nei dintorni, tutti Villaggi musulmani. La missione partirà nei prossimi giorni, a inizio dicembre, e avrà una durata iniziale di tre mesi.
[01761-01.01] [Testo originale: Italiano]
[B0789-XX.01]