SANTA MESSA PER LA CHIUSURA DELL’ANNO DELLA FEDE ● OMELIA DEL SANTO PADRE
Alle ore 10.30 di oggi, Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo, il Santo Padre Francesco ha presieduto, sul Sagrato della Basilica Vaticana, la Celebrazione Eucaristica in occasione della chiusura dell’Anno della fede, che era stato inaugurato da Papa Benedetto XVI l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II.
Hanno concelebrato con il Santo Padre i Cardinali, i Patriarchi e gli Arcivescovi Maggiori delle Chiese Orientali Cattoliche, gli Arcivescovi e i Vescovi.
A lato dell’altare sono state esposte le reliquie dell’Apostolo Pietro, contenute in una cassetta in bronzo che reca la scritta Ex ossibus quae in Arcibasilicae Vaticanae hypogeo inventa Beati Petri Apostoli esse putantur ("Dalle ossa rinvenute nell’ipogeo della Basilica Vaticana, che sono ritenute del Beato Pietro Apostolo").
Prima dell’inizio della Santa Messa, è stata effettuata una raccolta di offerte da destinare alle popolazioni delle Filippine recentemente colpite da una grave calamità naturale.
Al termine della Celebrazione, il Santo Padre ha consegnato la sua Esortazione Apostolica Evangelii gaudium a 36 rappresentanti del Popolo di Dio provenienti da 18 diversi Paesi: un vescovo, un sacerdote e un diacono scelti tra i più giovani ad essere stati ordinati; religiosi e religiose, quindi alcuni rappresentanti di ogni evento di questo Anno della fede: dei cresimati, un seminarista e una novizia, una famiglia, dei catechisti, un non vedente (che ha ricevuto dal Papa il documento in Cd-rom tale da essere riprodotto in forma auditiva), dei giovani, esponenti delle confraternite, dei movimenti, e infine due artisti e due rappresentanti dei media.
Di seguito pubblichiamo il testo dell’omelia che Papa Francesco ha pronunciato dopo la proclamazione del Santo Vangelo:
● OMELIA DEL SANTO PADRE
TESTO IN LINGUA ITALIANA
TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA
TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA
TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE
TESTO IN LINGUA ITALIANA
La solennità odierna di Cristo Re dell’universo, coronamento dell’anno liturgico, segna anche la conclusione dell’Anno della fede, indetto dal Papa Benedetto XVI, al quale va ora il nostro pensiero pieno di affetto e di riconoscenza per questo dono che ci ha dato. Con tale provvidenziale iniziativa, egli ci ha offerto l’opportunità di riscoprire la bellezza di quel cammino di fede che ha avuto inizio nel giorno del nostro Battesimo, che ci ha resi figli di Dio e fratelli nella Chiesa. Un cammino che ha come meta finale l’incontro pieno con Dio, e durante il quale lo Spirito Santo ci purifica, ci eleva, ci santifica, per farci entrare nella felicità a cui anela il nostro cuore.
Desidero anche rivolgere un cordiale e fraterno saluto ai Patriarchi e agli Arcivescovi Maggiori delle Chiese Orientali Cattoliche, qui presenti. Lo scambio della pace, che compirò con loro, vuole significare anzitutto la riconoscenza del Vescovo di Roma per queste Comunità, che hanno confessato il nome di Cristo con una esemplare fedeltà, spesso pagata a caro prezzo.
Allo stesso modo, per loro tramite, con questo gesto intendo raggiungere tutti i cristiani che vivono nella Terra Santa, in Siria e in tutto l’Oriente, al fine di ottenere per tutti il dono della pace e della concordia.
Le Letture bibliche che sono state proclamate hanno come filo conduttore la centralità di Cristo. Cristo è al centro, Cristo è il centro. Cristo centro della creazione, Cristo centro del popolo, Cristo centro della storia.
1. L’Apostolo Paolo ci offre una visione molto profonda della centralità di Gesù. Ce lo presenta come il Primogenito di tutta la creazione: in Lui, per mezzo di Lui e in vista di Lui furono create tutte le cose. Egli è il centro di tutte le cose, è il principio: Gesù Cristo, il Signore. Dio ha dato a Lui la pienezza, la totalità, perché in Lui siano riconciliate tutte le cose (cfr 1,12-20). Signore della creazione, Signore della riconciliazione.
Questa immagine ci fa capire che Gesù è il centro della creazione; e pertanto l’atteggiamento richiesto al credente, se vuole essere tale, è quello di riconoscere e di accogliere nella vita questa centralità di Gesù Cristo, nei pensieri, nelle parole e nelle opere. E così i nostri pensieri saranno pensieri cristiani, pensieri di Cristo. Le nostre opere saranno opere cristiane, opere di Cristo, le nostre parole saranno parole cristiane, parole di Cristo. Invece, quando si perde questo centro, perché lo si sostituisce con qualcosa d’altro, ne derivano soltanto dei danni, per l’ambiente attorno a noi e per l’uomo stesso.
2. Oltre ad essere centro della creazione e centro della riconciliazione, Cristo è centro del popolo di Dio. E proprio oggi è qui, al centro di noi. Adesso è qui nella Parola, e sarà qui sull’altare, vivo, presente, in mezzo a noi, il suo popolo. E’ quanto ci viene mostrato nella prima Lettura, dove si racconta del giorno in cui le tribù d’Israele vennero a cercare Davide e davanti al Signore lo unsero re sopra Israele (cfr2Sam 5,1-3). Attraverso la ricerca della figura ideale del re, quegli uomini cercavano Dio stesso: un Dio che si facesse vicino, che accettasse di accompagnarsi al cammino dell’uomo, che si facesse loro fratello.
Cristo, discendente del re Davide, è proprio il "fratello" intorno al quale si costituisce il popolo, che si prende cura del suo popolo, di tutti noi, a costo della sua vita. In Lui noi siamo uno;un solo popolo uniti a Lui, condividiamo un solo cammino, un solo destino. Solamente in Lui, in Lui come centro, abbiamo l’identità come popolo.
3. E, infine, Cristo è il centro della storia dell’umanità, e anche il centro della storia di ogni uomo. A Lui possiamo riferire le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di cui è intessuta la nostra vita. Quando Gesù è al centro, anche i momenti più bui della nostra esistenza si illuminano, e ci dà speranza, come avviene per il buon ladrone nel Vangelo di oggi.
Mentre tutti gli altri si rivolgono a Gesù con disprezzo – "Se tu sei il Cristo, il Re Messia, salva te stesso scendendo dal patibolo!" – quell’uomo, che ha sbagliato nella vita, alla fine si aggrappa pentito a Gesù crocifisso implorando: «Ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42). E Gesù gli promette: «Oggi con me sarai nel paradiso» (v. 43): il suo Regno. Gesù pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna; e quando l’uomo trova il coraggio di chiedere questo perdono, il Signore non lascia mai cadere una simile richiesta. Oggi tutti noi possiamo pensare alla nostra storia, al nostro cammino. Ognuno di noi ha la sua storia; ognuno di noi ha anche i suoi sbagli, i suoi peccati, i suoi momenti felici e i suoi momenti bui. Ci farà bene, in questa giornata, pensare alla nostra storia, e guardare Gesù, e dal cuore ripetergli tante volte, ma con il cuore, in silenzio, ognuno di noi: "Ricordati di me, Signore, adesso che sei nel tuo Regno! Gesù, ricordati di me, perché io ho voglia di diventare buono, ho voglia di diventare buona, ma non ho forza, non posso: sono peccatore, sono peccatore. Ma ricordati di me, Gesù! Tu puoi ricordarti di me, perché Tu sei al centro, Tu sei proprio nel tuo Regno!". Che bello! Facciamolo oggi tutti, ognuno nel suo cuore, tante volte. "Ricordati di me, Signore, Tu che sei al centro, Tu che sei nel tuo Regno!".
La promessa di Gesù al buon ladrone ci dà una grande speranza: ci dice che la grazia di Dio è sempre più abbondante della preghiera che l’ha domandata. Il Signore dona sempre di più, è tanto generoso, dona sempre di più di quanto gli si domanda: gli chiedi di ricordarsi di te, e ti porta nel suo Regno! Gesù è proprio il centro dei nostri desideri di gioia e di salvezza. Andiamo tutti insieme su questa strada!
[01747-01.02] [Testo originale: Italiano]
TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
Aujourd’hui, la solennité du Christ Roi de l’univers, couronnement de l’année liturgique, marque également la conclusion de l’Année de la Foi, promulguée par le Pape Benoît XVI, pour qui nous avons maintenant une pensée pleine d’affection et de reconnaissance pour ce don qu’il nous a fait. Avec cette initiative providentielle, il nous a donné la possibilité de redécouvrir la beauté de ce chemin de foi qui a débuté le jour de notre Baptême, qui nous a faits fils de Dieu et frères dans l’Église. Un chemin qui a pour objectif final la pleine rencontre avec Dieu, et au cours duquel l’Esprit Saint nous purifie, nous élève, nous sanctifie, pour nous faire entrer dans le bonheur auquel aspire notre cœur.
Je désire également adresser une salutation cordiale et fraternelle aux Patriarches et aux Archevêques Majeurs des Églises orientales catholiques, ici présents. L’échange de la paix, que j’accomplirai avec eux, veut exprimer avant tout la reconnaissance de l’Évêque de Rome à l’égard de ces communautés, qui ont confessé le nom du Christ avec une fidélité exemplaire, souvent payée fort cher.
En même temps, par leur intermédiaire, je veux rejoindre avec ce geste tous les chrétiens qui vivent en Terre Sainte, en Syrie et dans tout l’Orient, afin d’obtenir pour tous le don de la paix et de la concorde.
Les lectures bibliques qui ont été proclamées ont comme fil conducteur la centralité du Christ. Le Christ est au centre, le Christ est le centre. Le Christ centre de la création, le Christ centre du peuple, le Christ centre de l’histoire.
1. L’Apôtre Paul nous offre une vision très profonde de la centralité de Jésus. Il nous le présente comme le Premier-né de toute la création : en lui, par lui et pour lui toutes choses furent créées. Il est le centre de toutes choses, il est le principe : Jésus Christ, le Seigneur. Dieu lui a donné la plénitude, la totalité, pour qu’en lui toutes choses soient réconciliées (cf. Col. 1, 12-20). Seigneur de la création, Seigneur de la réconciliation.
Cette image nous fait comprendre que Jésus est le centre de la création ; et, par conséquent, l’attitude demandée au croyant, s’il veut être tel, est de reconnaître et d’accueillir dans sa vie cette centralité de Jésus-Christ, dans ses pensées, dans ses paroles et dans ses œuvres. Et ainsi nos pensées seront des pensées chrétiennes, des pensées du Christ. Nos œuvres seront des œuvres chrétiennes, des œuvres du Christ, nos paroles seront des paroles chrétiennes, des paroles du Christ. Par contre, quand on perd ce centre, parce qu’on le substitue avec quelque chose d’autre, il n’en vient que des dommages, pour l’environnement autour de nous et pour l’homme lui-même.
2. En plus d’être le centre de la création et centre de la réconciliation, le Christ est le centre du peuple de Dieu. Et précisément aujourd’hui il est ici, au milieu de nous. Maintenant il est ici dans la Parole, et il sera ici sur l’autel, vivant, présent, au milieu de nous, son peuple. C’est ce qui nous est exposé dans la première Lecture, qui raconte le jour où les tribus d’Israël vinrent chercher David et, devant le Seigneur, lui donnèrent l’onction de roi sur Israël (cf. 2 S 5, 1-3). À travers la recherche de la figure idéale du roi, ces hommes cherchaient en réalité Dieu lui-même : un Dieu qui se fasse proche, qui accepte de devenir compagnon de route de l’homme, qui se fasse leur frère.
Le Christ, descendant du roi David, est justement le "frère" autour duquel se constitue le peuple, qui prend soin de son peuple, de nous tous, au prix de sa vie. En lui nous sommes un ; un seul peuple uni à lui, nous partageons un seul chemin, un seul destin. C’est seulement en lui, en lui comme centre, que nous avons notre identité comme peuple.
3. Enfin, le Christ est le centre de l’histoire de l’humanité, et aussi le centre de l’histoire de tout homme. C’est à lui que nous pouvons rapporter les joies et les espérances, les tristesses et les angoisses dont notre vie est tissée. Lorsque Jésus est au centre, même les moments les plus sombres de notre existence s’éclairent, et il nous donne l’espérance, comme cela arrive au bon larron dans l’Évangile d’aujourd’hui.
Tandis que tous les autres s’adressent à Jésus avec mépris – " Si tu es le Christ, le Roi Messie, sauve-toi toi-même en descendant de la croix !" – cet homme, qui a commis des erreurs dans sa vie, à la fin, repenti, s’agrippe à Jésus crucifié en implorant : « Souviens-toi de moi quand tu entreras dans ton Royaume » (Lc 23, 42). Et Jésus lui promet : « Aujourd’hui, avec moi, tu seras dans le Paradis » (v. 43) : son Royaume. Jésus prononce seulement la parole du pardon, non celle de la condamnation ; et quand l’homme trouve le courage de demander ce pardon, le Seigneur ne laisse jamais tomber une telle demande. Aujourd’hui, nous pouvons tous penser à notre histoire, à notre cheminement. Chacun de nous a son histoire ; chacun de nous a aussi ses erreurs, ses péchés, ses moments heureux et ses moments sombres. Cela fera du bien, au cours de cette journée, de penser à notre histoire, et regarder Jésus, et de tout cœur lui répéter de nombreuses fois, mais avec le cœur, en silence, chacun de nous : "Souviens-toi de moi, Seigneur, maintenant que tu es dans ton Royaume ! Jésus, souviens-toi de moi, parce que je veux devenir bon, je veux devenir bon, mais je n’ai pas la force, je ne peux pas : je suis pécheur, je suis pécheresse. Mais souviens-toi de moi, Jésus. Tu peux te souvenir de moi, parce que tu es au centre, tu es justement dans ton Royaume !". Que c’est beau ! Faisons-le tous aujourd’hui, chacun dans son cœur, de nombreuses fois. "Souviens-toi de moi, Seigneur, toi qui es au centre, toi qui es dans ton Royaume!".
La promesse de Jésus au bon larron nous donne une grande espérance : elle nous dit que la grâce de Dieu est toujours plus abondante que la prière qui l’a demandée. Le Seigneur donne toujours plus, il est tellement généreux, il donne toujours plus que ce qui lui est demandé : tu lui demandes qu’il se rappelle de toi, et il t’emmène dans son Royaume ! Jésus est bien le centre de nos désirs de joie et de salut. Allons tous ensemble sur cette route !
[01747-03.02] [Texte original: Italien]
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
Today’s solemnity of Our Lord Jesus Christ, King of the Universe, the crowning of the liturgical year, also marks the conclusion of the Year of Faith opened by Pope Benedict XVI, to whom our thoughts now turn with affection and gratitude for this gift which he has given us. By this providential initiative, he gave us an opportunity to rediscover the beauty of the journey of faith begun on the day of our Baptism, which made us children of God and brothers and sisters in the Church. A journey which has as its ultimate end our full encounter with God, and throughout which the Holy Spirit purifies us, lifts us up and sanctifies us, so that we may enter into the happiness for which our hearts long.
I offer a cordial and fraternal greeting to the Patriarchs and Major Archbishops of the Eastern Catholic Churches present. The exchange of peace which I will share with them is above all a sign of the appreciation of the Bishop of Rome for these communities which have confessed the name of Christ with exemplary faithfulness, often at a high price.
With this gesture, through them, I would like to reach all those Christians living in the Holy Land, in Syria and in the entire East, and obtain for them the gift of peace and concord.
The Scripture readings proclaimed to us have as their common theme the centrality of Christ. Christ is at the centre, Christ is the centre. Christ is the centre of creation, Christ is the centre of his people and Christ is the centre of history.
1. The apostle Paul, in the second reading, taken from the letter to the Colossians, offers us a profound vision of the centrality of Jesus. He presents Christ to us as the first-born of all creation: in him, through him and for him all things were created. He is the centre of all things, he is the beginning: Jesus Christ, the Lord. God has given him the fullness, the totality, so that in him all things might be reconciled (cf. Col1:12-20). He is the Lord of creation, he is the Lord of reconciliation.
This image enables to see that Jesus is the centre of creation; and so the attitude demanded of us as true believers is that of recognizing and accepting in our lives the centrality of Jesus Christ, in our thoughts, in our words and in our works. And so our thoughts will be Christian thoughts, thoughts of Christ. Our works will be Christian works, works of Christ; and our words will be Christian words, words of Christ. But when this centre is lost, when it is replaced by something else, only harm can result for everything around us and for ourselves.
2. Besides being the centre of creation and the centre of reconciliation, Christ is the centre of the people of God. Today, he is here in our midst. He is here right now in his word, and he will be here on the altar, alive and present amid us, his people. We see this in the first reading which describes the time when the tribes of Israel came to look for David and anointed him king of Israel before the Lord (cf. 2 Sam 5:1-3). In searching for an ideal king, the people were seeking God himself: a God who would be close to them, who would accompany them on their journey, who would be a brother to them.
Christ, the descendant of King David, is really the"brother" around whom God’s people come together. It is he who cares for his people, for all of us, even at the price of his life. In him we are all one, one people, united with him and sharing a single journey, a single destiny. Only in him, in him as the centre, do we receive our identity as a people.
3. Finally, Christ is the centre of the history of humanity and also the centre of the history of every individual. To him we can bring the joys and the hopes, the sorrows and troubles which are part of our lives. When Jesus is the centre, light shines even amid the darkest times of our lives; he gives us hope, as he does to the good thief in today’s Gospel.
Whereas all the others treat Jesus with disdain – "If you are the Christ, the Messiah King, save yourself by coming down from the cross!" – the thief who went astray in his life but now repents, clings to the crucified Jesus and begs him: "Remember me, when you come into your kingdom" (Lk 23:42). Jesus promises him: "Today you will be with me in paradise" (v.43), in his kingdom. Jesus speaks only a word of forgiveness, not of condemnation; whenever anyone finds the courage to ask for this forgiveness, the Lord does not let such a petition go unheard. Today we can all think of our own history, our own journey. Each of us has his or her own history: we think of our mistakes, our sins, our good times and our bleak times. We would do well, each one of us, on this day, to think about our own personal history, to look at Jesus and to keep telling him, sincerely and quietly: "Remember me, Lord, now that you are in your kingdom! Jesus, remember me, because I want to be good, but I just don’t have the strength: I am a sinner, I am a sinner. But remember me, Jesus! You can remember me because you are at the centre, you are truly in your kingdom!" How beautiful this is! Let us all do this today, each one of us in his or her own heart, again and again. "Remember me, Lord, you who are at the centre, you who are in your kingdom".
Jesus’ promise to the good thief gives us great hope: it tells us that God’s grace is always greater than the prayer which sought it. The Lord always grants more, he is so generous, he always gives more than what he has been asked: you ask him to remember you, and he brings you into his kingdom! Let us go forward together on this road!
[01747-02.02] [Original text: Italian]
TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA
Das heutige Hochfest Christkönig ist die Krönung des Kirchenjahres und markiert auch den Abschluss des Jahres des Glaubens, das von Papst Benedikt XVI. ausgerufen worden war. Zu ihm gehen in diesem Moment unsere Gedanken in herzlicher Dankbarkeit für das Geschenk, das er uns gegeben hat. Mit seiner gottgewollten Initiative hat er uns die Gelegenheit gegeben, die Schönheit jenes Glaubenswegs wiederzuentdecken, der am Tag unserer Taufe seinen Anfang genommen und uns zu Kindern Gottes wie auch zu Brüdern und Schwestern in der Kirche gemacht hat. Dieser Weg hat als endgültiges Ziel die Fülle der Begegnung mit Gott. Unterwegs reinigt uns der Heilige Geist, er erhebt und heiligt uns, um uns in die Glückseligkeit eintreten zu lassen, nach dem sich unser Herz sehnt.
Einen herzlichen und brüderlichen Gruß möchte ich auch an die Patriarchen und Großerzbischöfe der katholischen Ostkirchen richten, die hier anwesend sind. Den Friedensgruß, den ich mit ihnen austauschen werde, soll zugleich ein Zeichen der Anerkennung seitens des Bischofs von Rom für diese Gemeinschaften sein, die den Namen Christi mit beispielhafter Treue bekannt und dies oft teuer bezahlt haben.
Durch sie möchte ich mit dieser Geste zugleich auch alle Christen erreichen, die im Heiligen Land, in Syrien und im ganzen Orient leben, und dadurch will ich allen die Gabe des Friedens und der Eintracht vermitteln.
Die biblischen Lesungen, die uns zu Gehör gebracht wurden, haben Christus als Mittelpunkt zum Leitmotiv. Christus ist im Mittelpunkt und Christus ist der Mittelpunkt. Christus ist der Mittelpunkt der Schöpfung, des Volkes und der Geschichte.
1. In der zweiten Lesung hörten wir einen Abschnitt aus dem Brief des Apostels Paulus an die Kolosser. Er bietet uns eine sehr tiefgreifende Vision der Zentralität Jesu. Er zeigt ihn uns als Erstgeborenen der ganzen Schöpfung: in Ihm, durch Ihn und auf Ihn hin wurde alles erschaffen. Er ist die Mitte aller Dinge, Er ist ihr Ursprung: Jesus Christus, der Herr. Gott hat Ihm die Fülle, die Gesamtheit übergeben, um durch Ihn alles zu versöhnen (vgl. 1, 12-20). Herr der Schöpfung und Herr der Versöhnung.
Durch dieses Bild können wir verstehen, dass Jesus die Mitte der Schöpfung ist. Vom Glaubenden, wenn er ein solcher sein will, wird daher eine Haltung erwartet, diese Zentralität Jesu Christi anzuerkennen und in seinem Leben aufzunehmen, in den Gedanken, in Worten und Taten Gestalt werden zu lassen. Und so werden unsere Gedanken christliche Gedanken sein, Gedanken Christi. Unsere Werke werden christliche Werke sein, Werke Christi, unsere Worte werden christliche Worte sein, Worte Christi. Wenn man hingegen diese Mitte verliert, weil man sie durch etwas Anderes ersetzt, werden davon nur Schäden entstehen, sowohl für die Umgebung um uns wie auch für den Menschen selbst.
2. Christus ist nicht nur die Mitte der Schöpfung und Mittelpunkt der Versöhnung, er ist auch die Mitte des Volkes Gottes. Und gerade heute und hier, mitten unter uns. Jetzt ist er hier im Wort, und er wird hier auf dem Altar gegenwärtig sein, lebendig, mitten unter uns, seinem Volk. Das wird uns in der ersten Lesung gezeigt, die von dem Tag erzählt, an dem die Stämme Israels sich auf die Suche nach David begeben und ihn vor dem Herrn zum König über Israel salben (vgl. 2 Sam 5,1-3). Mit der Suche nach der idealen Gestalt des Königs suchten diese Menschen Gott selber: einen Gott, der dem Menschen nahe käme, der hinnähme, zu seinem Weggefährten zu werden, der sein Bruder würde.
Christus, der Nachkomme des Königs David, ist genau der „Bruder", um den sich das Volk bildet, der sich um sein Volk kümmert, um uns alle, auf Kosten seines Lebens. In Ihm sind wir eins; ein einziges Volk mit Ihm vereint, teilen wir einen einzigen Weg, eine einzige Bestimmung. Nur in Ihm, in Ihm als Mittelpunkt haben wir die Identität als Volk.
3. Schließlich ist Christus die Mitte der Geschichte der Menschheit und auch die Mitte der Geschichte jedes Menschen. Ihm können wir die Freuden und Hoffnungen, die Kümmernisse und Ängste sagen, von denen unser Leben durchwoben ist. Wenn Jesus in der Mitte ist, dann werden auch die dunkelsten Augenblicke unseres Daseins hell, und er gibt uns Hoffnung, wie es beim guten Schächer im heutigen Evangelium der Fall ist.
Während alle anderen Jesus verhöhnen – „Wenn du der Christus, der König und Messias bist, hilf dir selbst und steig herab vom Kreuz" –, klammert sich jener Mann, der in seinem Leben Fehler begangen hat, aber bereut, schließlich an Jesus und bittet ihn: »Denk an mich, wenn du in dein Reich kommst« (Lk 23,42). Und Jesus verspricht ihm: »Heute noch wirst du mit mir im Paradies sein« (V. 43): sein Reich Jesus spricht nur das Wort der Vergebung, nicht der Verurteilung; und wenn der Mensch den Mut findet, um diese Vergebung zu bitten, dann lässt der Herr eine solche Bitte nie fallen. Heute können wir alle an unsere Geschichte, an unseren Weg denken. Jeder von uns hat seine Geschichte; jeder von uns hat auch seine Fehler, seine Sünden, seine glücklichen Augenblicke und seine dunklen Augenblicke. An diesem Tag wird es uns gut tun, an unsere Geschichte zu denken, auf Jesus zu schauen und mit dem Herzen ihm immer wieder zu sagen – wohlgemerkt mit dem Herzen, im Schweigen, jeder von uns: „Herr, denke an mich, jetzt, wo du in deinem Reich bist! Jesus, denke an mich, denn ich will gut werden, aber ich habe nicht die Kraft, ich kann nicht: ich bin ein Sünder, eine Sünderin. Aber denke an mich, Jesus! Du kannst an mich denken, denn Du bist im Mittelpunkt, du bist wirklich in Deinem Reich!" Wie schön! Machen wir das alle heute, jeder in seinem Herzen, mehrmals. „Denke an mich, Herr, Du, der Du im Mittelpunkt bist, Du, der Du in Deinem Reich bist!"
Die Verheißung Jesu an den guten Schächer gibt uns eine große Hoffnung, nämlich dass die Gnade Gottes immer viel größer ist als das Gebet dessen, der darum gebeten hat. Der Herr schenkt immer mehr, er ist so großzügig, er schenkt immer mehr, als man von ihm erbittet: Du bittest ihn, an dich zu denken, und er führt dich in sein Reich! Jesus ist wirklich die Mitte unsere Wünsche nach Freude und Erlösung. Gehen wir alle zusammen auf diesem Weg.
[01747-05.01] [Originalsprache: Italienisch]
TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA
La solemnidad de Cristo Rey del Universo, coronación del año litúrgico, señala también la conclusión del Año de la Fe, convocado por el Papa Benedicto XVI, a quien recordamos ahora con afecto y reconocimiento por este don que nos ha dado. Con esa iniciativa providencial, nos ha dado la oportunidad de descubrir la belleza de ese camino de fe que comenzó el día de nuestro bautismo, que nos ha hecho hijos de Dios y hermanos en la Iglesia. Un camino que tiene como meta final el encuentro pleno con Dios, y en el que el Espíritu Santo nos purifica, eleva, santifica, para introducirnos en la felicidad que anhela nuestro corazón.
Dirijo también un saludo cordial y fraterno a los Patriarcas y Arzobispos Mayores de las Iglesias orientales católicas, aquí presentes. El saludo de paz que nos intercambiaremos quiere expresar sobre todo el reconocimiento del Obispo de Roma a estas Comunidades, que han confesado el nombre de Cristo con una fidelidad ejemplar, pagando con frecuencia un alto precio.
Del mismo modo, y por su medio, deseo dirigirme a todos los cristianos que viven en Tierra Santa, en Siria y en todo el Oriente, para que todos obtengan el don de la paz y la concordia.
Las lecturas bíblicas que se han proclamado tienen como hilo conductor la centralidad de Cristo. Cristo está en el centro, Cristo es el centro. Cristo centro de la creación, del pueblo y de la historia.
1. El apóstol Pablo, en la segunda lectura, tomada de la carta a los Colosenses, nos ofrece una visión muy profunda de la centralidad de Jesús. Nos lo presenta como el Primogénito de toda la creación: en él, por medio de él y en vista de él fueron creadas todas las cosas. Él es el centro de todo, es el principio: Jesucristo, el Señor. Dios le ha dado la plenitud, la totalidad, para que en él todas las cosas sean reconciliadas (cf. 1,12-20). Señor de la creación, Señor de la reconciliación.
Esta imagen nos ayuda a entender que Jesús es el centro de la creación; y así la actitud que se pide al creyente, que quiere ser tal, es la de reconocer y acoger en la vida esta centralidad de Jesucristo, en los pensamientos, las palabras y las obras. Y así nuestros pensamientos serán pensamientos cristianos, pensamientos de Cristo. Nuestras obras serán obras cristianas, obras de Cristo, nuestras palabras serán palabras cristianas, palabras de Cristo. En cambio, La pérdida de este centro, al sustituirlo por otra cosa cualquiera, solo provoca daños, tanto para el ambiente que nos rodea como para el hombre mismo.
2. Además de ser centro de la creación y centro de la reconciliación, Cristo es centro del pueblo de Dios. Y precisamente hoy está aquí, en el centro. Ahora está aquí en la Palabra, y estará aquí en el altar, vivo, presente, en medio de nosotros, su pueblo. Nos lo muestra la primera lectura, en la que se habla del día en que las tribus de Israel se acercaron a David y ante el Señor lo ungieron rey sobre todo Israel (cf. 2S 5,1-3). En la búsqueda de la figura ideal del rey, estos hombres buscaban a Dios mismo: un Dios que fuera cercano, que aceptara acompañar al hombre en su camino, que se hiciese hermano suyo.
Cristo, descendiente del rey David, es precisamente el «hermano» alrededor del cual se constituye el pueblo, que cuida de su pueblo, de todos nosotros, a precio de su vida. En él somos uno; un único pueblo unido a él, compartimos un solo camino, un solo destino. Sólo en él, en él como centro, encontramos la identidad como pueblo.
3. Y, por último, Cristo es el centro de la historia de la humanidad, y también el centro de la historia de todo hombre. A él podemos referir las alegrías y las esperanzas, las tristezas y las angustias que entretejen nuestra vida. Cuando Jesús es el centro, incluso los momentos más oscuros de nuestra existencia se iluminan, y nos da esperanza, como le sucedió al buen ladrón en el Evangelio de hoy.
Mientras todos se dirigen a Jesús con desprecio -«Si tú eres el Cristo, el Mesías Rey, sálvate a ti mismo bajando de la cruz»- aquel hombre, que se ha equivocado en la vida pero se arrepiente, al final se agarra a Jesús crucificado implorando: «Acuérdate de mí cuando llegues a tu reino» (Lc 23,42). Y Jesús le promete: «Hoy estarás conmigo en el paraíso» (v. 43): su Reino. Jesús sólo pronuncia la palabra del perdón, no la de la condena; y cuando el hombre encuentra el valor de pedir este perdón, el Señor no deja de atender una petición como esa. Hoy todos podemos pensar en nuestra historia, nuestro camino. Cada uno de nosotros tiene su historia; cada uno tiene también sus equivocaciones, sus pecados, sus momentos felices y sus momentos tristes. En este día, nos vendrá bien pensar en nuestra historia, y mirar a Jesús, y desde el corazón repetirle a menudo, pero con el corazón, en silencio, cada uno de nosotros: "Acuérdate de mí, Señor, ahora que estás en tu Reino. Jesús, acuérdate de mí, porque yo quiero ser bueno, quiero ser buena, pero me falta la fuerza, no puedo: soy pecador, soy pecadora. Pero, acuérdate de mí, Jesús. Tú puedes acordarte de mí porque tú estás en el centro, tú estás precisamente en tu Reino." ¡Qué bien! Hagámoslo hoy todos, cada uno en su corazón, muchas veces. "Acuérdate de mí, Señor, tú que estás en el centro, tú que estas en tu Reino."
La promesa de Jesús al buen ladrón nos da una gran esperanza: nos dice que la gracia de Dios es siempre más abundante que la plegaria que la ha pedido. El Señor siempre da más, es tan generoso, da siempre más de lo que se le pide: le pides que se acuerde de ti y te lleva a su Reino. Jesús es el centro de nuestros deseos de gozo y salvación. Vayamos todos juntos por este camino.
[01747-04.02] [Texto original: Italiano]
TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE
A solenidade de Cristo Rei do universo, que hoje celebramos como coroamento do ano litúrgico, marca também o encerramento do Ano da Fé, proclamado pelo Papa Bento XVI, para quem neste momento se dirige o nosso pensamento cheio de carinho e de gratidão por este dom que nos deu. Com esta iniciativa providencial, ele ofereceu-nos a oportunidade de redescobrirmos a beleza daquele caminho de fé que teve início no dia do nosso Baptismo e nos tornou filhos de Deus e irmãos na Igreja; um caminho que tem como meta final o encontro pleno com Deus e durante o qual o Espírito Santo nos purifica, eleva, santifica para nos fazer entrar na felicidade por que anseia o nosso coração.
Desejo também dirigir uma cordial e fraterna saudação aos Patriarcas e aos Arcebispos Maiores das Igrejas Orientais Católicas, aqui presentes. O abraço da paz, que trocarei com eles, quer significar antes de tudo o reconhecimento do Bispo de Roma por estas Comunidades que confessaram o nome de Cristo com uma fidelidade exemplar, paga muitas vezes por caro preço.
Com este gesto pretendo igualmente, através deles, alcançar todos os cristãos que vivem na Terra Santa, na Síria e em todo o Oriente, a fim de obter para todos o dom da paz e da concórdia.
As Leituras bíblicas que foram proclamadas têm como fio condutor a centralidade de Cristo: Cristo está no centro, Cristo é o centro. Cristo, centro da criação, do povo e da história.
1. O Apóstolo Paulo, na segunda Leitura tirada da Carta aos Colossenses, dá-nos uma visão muito profunda da centralidade de Jesus. Apresenta-O como o Primogénito de toda a criação: n’Ele, por Ele e para Ele foram criadas todas as coisas. Ele é o centro de todas as coisas, é o princípio: Jesus Cristo, o Senhor. Deus deu-Lhe a plenitude, a totalidade, para que n’Ele fossem reconciliadas todas as coisas (cf. 1, 12-20). Senhor da criação, Senhor da reconciliação.
Esta imagem faz-nos compreender que Jesus é o centro da criação; e, portanto, a atitude que se requer do crente – se o quer ser de verdade - é reconhecer e aceitar na vida esta centralidade de Jesus Cristo, nos pensamentos, nas palavras e nas obras. E, assim, os nossos pensamentos serão pensamentos cristãos, pensamentos de Cristo. As nossas obras serão obras cristãs, obras de Cristo, as nossas palavras serão palavras cristãs, palavras de Cristo. Diversamente, quando se perde este centro, substituindo-o por outra coisa qualquer, disso só derivam danos para o meio ambiente que nos rodeia e para o próprio homem.
2. Além de ser centro da criação e centro da reconciliação, Cristo é centro do povo de Deus. E hoje mesmo Ele está aqui, no centro da nossa assembleia. Está aqui agora na Palavra e estará aqui no altar, vivo, presente, no meio de nós, seu povo. Assim no-lo mostra a primeira Leitura, que narra o dia em que as tribos de Israel vieram procurar David e ungiram-no rei sobre Israel diante do Senhor (cf. 2 Sam 5, 1-3). Na busca da figura ideal do rei, aqueles homens procuravam o próprio Deus: um Deus que Se tornasse vizinho, que aceitasse caminhar com o homem, que Se fizesse seu irmão.
Cristo, descendente do rei David, é precisamente o «irmão» ao redor do qual se constitui o povo, que cuida do seu povo, de todos nós, a preço da sua vida. N’Ele, nós somos um só; um só povo unido a Ele, partilhamos um só caminho, um único destino. Somente n’Ele, n’Ele por centro, temos a identidade como povo.
3. E, por último, Cristo é o centro da história da humanidade e também o centro da história de cada homem. A Ele podemos referir as alegrias e as esperanças, as tristezas e as angústias de que está tecida a nossa vida. Quando Jesus está no centro, até os momentos mais sombrios da nossa existência se iluminam: Ele dá-nos esperança, como fez com o bom ladrão no Evangelho de hoje.
Enquanto todos os outros se dirigem a Jesus com desprezo – «Se és o Cristo, o Rei Messias, salva-Te a Ti mesmo, descendo do patíbulo!» –, aquele homem, que errou na vida, no fim agarra-se arrependido a Jesus crucificado suplicando: «Lembra-Te de mim, quando entrares no teu Reino» (Lc 23, 42). E Jesus promete-lhe: «Hoje mesmo estarás comigo no Paraíso» (23, 43): o seu Reino. Jesus pronuncia apenas a palavra do perdão, não a da condenação; e quando o homem encontra a coragem de pedir este perdão, o Senhor nunca deixa sem resposta um tal pedido. Hoje todos nós podemos pensar na nossa história, no nosso caminho. Cada um de nós tem a sua história; cada um de nós tem também os seus erros, os seus pecados, os seus momentos felizes e os seus momentos sombrios. Neste dia, far-nos-á bem pensar na nossa história, olhar para Jesus e, do fundo do coração, repetir-lhe muitas vezes – mas com o coração, em silêncio – cada um de nós: «Lembra-Te de mim, Senhor, agora que estás no teu Reino! Jesus, lembra-Te de mim, porque eu tenho vontade de me tornar bom, mas não tenho força, não posso: sou pecador, sou pecadora. Mas lembra-Te de mim, Jesus! Tu podes lembrar-Te de mim, porque Tu estás no centro, Tu estás precisamente no teu Reino!». Que bom! Façamo-lo hoje todos, cada um no seu coração, muitas vezes: «Lembra-Te de mim, Senhor, Tu que estás no centro, Tu que estás no teu Reino!»
A promessa de Jesus ao bom ladrão dá-nos uma grande esperança: diz-nos que a graça de Deus é sempre mais abundante de quanto pedira a oração. O Senhor dá sempre mais – Ele é tão generoso! –, dá sempre mais do que se Lhe pede: pedes-Lhe que Se lembre de ti, e Ele leva-te para o seu Reino! Jesus é precisamente o centro dos nossos desejos de alegria e de salvação. Caminhemos todos juntos por esta estrada!
[01747-06.02] [Texto original: Italiano]
[B0777-XX.02]