Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


SANTA MESSA CELEBRATA DAL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA "GIORNATA MARIANA" IN OCCASIONE DELL’ANNO DELLA FEDE, 13.10.2013


SANTA MESSA CELEBRATA DAL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA "GIORNATA MARIANA" IN OCCASIONE DELL’ANNO DELLA FEDE

OMELIA DEL SANTO PADRE

ATTO DI AFFIDAMENTO ALLA BEATA VERGINE MARIA DI FATIMA

Alle ore 10.30 di questa mattina, XXVIII Domenica del Tempo Ordinario, sul Sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha celebrato la Santa Messa per la "Giornata Mariana", in occasione dell’Anno della fede.

Era presente la statua originale della Madonna di Fatima che, dopo l’ingresso del Santo Padre in piazza San Pietro, è stata intronizzata solennemente dall’obelisco fino all’altare.

Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Vangelo, il Papa ha pronunciato l’omelia che riportiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

 TESTO IN LINGUA ITALIANA

 TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

 TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

 TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

 TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

 TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

 TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA

 

 TESTO IN LINGUA ITALIANA

Nel Salmo abbiamo recitato: "Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie" (Sal 97,1).

Oggi siamo di fronte ad una delle meraviglie del Signore: Maria! Una creatura umile e debole come noi, scelta per essere Madre di Dio, Madre del suo Creatore.

Proprio guardando a Maria, alla luce delle Letture che abbiamo ascoltato, vorrei riflettere con voi su tre realtà: prima, Dio ci sorprende; seconda, Dio ci chiede fedeltà; terza, Dio è la nostra forza.

1. La prima: Dio ci sorprende. La vicenda di Naaman, capo dell’esercito del re di Aram, è singolare: per guarire dalla lebbra si rivolge al profeta di Dio, Eliseo, che non compie riti magici, né gli chiede cose straordinarie, ma solo fidarsi di Dio e di immergersi nell’acqua del fiume; non però dei grandi fiumi di Damasco, ma del piccolo fiume Giordano. E’ una richiesta che lascia Naaman perplesso, anche sorpreso: che Dio può essere quello che chiede qualcosa di così semplice? Vuole tornare indietro, ma poi fa il passo, si immerge nel Giordano e subito guarisce (cfr 2 Re 5,1-14). Ecco, Dio ci sorprende; è proprio nella povertà, nella debolezza, nell’umiltà che si manifesta e ci dona il suo amore che ci salva, ci guarisce, ci dà forza. Chiede solo che seguiamo la sua parola e ci fidiamo di Lui.

Questa è l’esperienza della Vergine Maria: davanti all’annuncio dell’Angelo, non nasconde la sua meraviglia. E’ lo stupore di vedere che Dio, per farsi uomo, ha scelto proprio lei, una semplice ragazza di Nazaret, che non vive nei palazzi del potere e della ricchezza, che non ha compiuto imprese straordinarie, ma che è aperta a Dio, sa fidarsi di Lui, anche se non comprende tutto: "Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola" (Lc 1,38). E’ la sua risposta. Dio ci sorprende sempre, rompe i nostri schemi, mette in crisi i nostri progetti, e ci dice: fidati di me, non avere paura, lasciati sorprendere, esci da te stesso e seguimi!

Oggi chiediamoci tutti se abbiamo paura di quello che Dio potrebbe chiederci o di quello che ci chiede. Mi lascio sorprendere da Dio, come ha fatto Maria, o mi chiudo nelle mie sicurezze, sicurezze materiali, sicurezze intellettuali, sicurezze ideologiche, sicurezze dei miei progetti? Lascio veramente entrare Dio nella mia vita? Come gli rispondo?

2. Nel brano di san Paolo che abbiamo ascoltato, l’Apostolo si rivolge al discepolo Timoteo dicendogli: ricordati di Gesù Cristo, se con Lui perseveriamo, con Lui anche regneremo (cfr 2 Tm 2,8-13). Ecco il secondo punto: ricordarsi sempre di Cristo, la memoria di Gesù Cristo, e questo è perseverare nella fede; Dio ci sorprende con il suo amore, ma chiede fedeltà nel seguirlo. Noi possiamo diventare "non fedeli", ma Lui non può, Lui è "il fedele" e chiede da noi la stessa fedeltà. Pensiamo a quante volte ci siamo entusiasmati per qualcosa, per qualche iniziativa, per qualche impegno, ma poi, di fronte ai primi problemi, abbiamo gettato la spugna. E questo purtroppo, avviene anche nelle scelte fondamentali, come quella del matrimonio. La difficoltà di essere costanti, di essere fedeli alle decisioni prese, agli impegni assunti. Spesso è facile dire "sì", ma poi non si riesce a ripetere questo "sì" ogni giorno. Non si riesce ad essere fedeli.

Maria ha detto il suo "sì" a Dio, un "sì" che ha sconvolto la sua umile esistenza di Nazaret, ma non è stato l’unico, anzi è stato solo il primo di tanti "sì" pronunciati nel suo cuore nei suoi momenti gioiosi, come pure in quelli di dolore, tanti "sì" culminati in quello sotto la Croce. Oggi, qui ci sono tante mamme; pensate fino a che punto è arrivata la fedeltà di Maria a Dio: vedere il suo unico Figlio sulla Croce. La donna fedele, in piedi, distrutta dentro, ma fedele e forte.

E io mi domando: sono un cristiano "a singhiozzo", o sono un cristiano sempre? La cultura del provvisorio, del relativo entra anche nel vivere la fede. Dio ci chiede di essergli fedeli, ogni giorno, nelle azioni quotidiane e aggiunge che, anche se a volte non gli siamo fedeli, Lui è sempre fedele e con la sua misericordia non si stanca di tenderci la mano per risollevarci, di incoraggiarci a riprendere il cammino, di ritornare a Lui e dirgli la nostra debolezza perché ci doni la sua forza. E questo è il cammino definitivo: sempre col Signore, anche nelle nostre debolezze, anche nei nostri peccati. Mai andare sulla strada del provvisorio. Questo ci uccide. La fede è fedeltà definitiva, come quella di Maria.

3. L’ultimo punto: Dio è la nostra forza. Penso ai dieci lebbrosi del Vangelo guariti da Gesù: gli vanno incontro, si fermano a distanza e gridano: "Gesù, maestro, abbi pietà di noi!" (Lc 17,13). Sono malati, bisognosi di essere amati, di avere forza e cercano qualcuno che li guarisca. E Gesù risponde liberandoli tutti dalla loro malattia. Fa impressione, però, vedere che uno solo torna indietro per lodare Dio a gran voce e ringraziarlo. Gesù stesso lo nota: dieci hanno gridato per ottenere la guarigione e solo uno è ritornato per gridare a voce alta il suo grazie a Dio e riconoscere che Lui è la nostra forza. Saper ringraziare, saper lodare per quanto il Signore fa per noi.

Guardiamo Maria: dopo l’Annunciazione, il primo gesto che compie è di carità verso l’anziana parente Elisabetta; e le prime parole che pronuncia sono: "L’anima mia magnifica il Signore", cioè un canto di lode e di ringraziamento a Dio non solo per quello che ha operato in lei, ma per la sua azione in tutta la storia della salvezza. Tutto è suo dono. Se noi possiamo capire che tutto è dono di Dio, quanta felicità nel nostro cuore! Tutto è suo dono. Lui è la nostra forza! Dire grazie è così facile, eppure così difficile! Quante volte ci diciamo grazie in famiglia? E’ una delle parole chiave della convivenza. "Permesso", "scusa", "grazie": se in una famiglia si dicono queste tre parole, la famiglia va avanti. "Permesso", "scusami", "grazie". Quante volte diciamo "grazie" in famiglia? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, ci è vicino, ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. E’ facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma andare a ringraziarlo: "Mah, non mi viene".

Continuando l’Eucaristia invochiamo l’intercessione di Maria, perché ci aiuti a lasciarci sorprendere da Dio senza resistenze, ad essergli fedeli ogni giorno, a lodarlo e ringraziarlo perché è Lui la nostra forza. Amen

[01480-01.02] [Testo originale: Italiano]

 TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Dans le Psaume, nous avons récité : « Chantez au Seigneur un chant nouveau, car il a fait des merveilles » (Ps 97, 1).

Aujourd’hui nous sommes devant une des merveilles du Seigneur : Marie ! Une créature humble et faible comme nous, choisie pour être Mère de Dieu, Mère de son Créateur.

En regardant justement Marie, à la lumière des lectures que nous avons écoutées, je voudrais réfléchir avec vous sur trois réalités : La première, Dieu nous surprend ; la deuxième, Dieu nous demande la fidélité ; la troisième, Dieu est notre force.

1. La première : Dieu nous surprend. L’épisode de Naaman, chef de l’armée du roi d’Aram, est singulier : pour guérir de la lèpre, il s’adresse au prophète de Dieu, Élisée, qui n’accomplit pas de rites magiques, ni ne lui demande des choses extraordinaires, mais d’avoir seulement confiance en Dieu et de se plonger dans l’eau du fleuve ; non pas cependant dans l’eau des grands fleuves de Damas, mais du petit fleuve Jourdain. C’est une demande qui laisse Naaman perplexe, et même surpris : quel Dieu peut être celui qui demande quelque chose d’aussi simple ? Il veut faire marche arrière, mais ensuite il fait le pas, il se plonge dans le Jourdain et il guérit immédiatement (cf. 2 R 5, 1-14). Voici, Dieu nous surprend ; il est vraiment dans la pauvreté, dans la faiblesse, dans l’humilité qui se manifeste et nous donne son amour qui nous sauve, nous guérit et nous donne force. Il demande seulement que nous suivions sa parole et que nous ayons confiance en Lui.

C’est l’expérience de la Vierge Marie : devant l’annonce de l’Ange, elle ne cache pas son étonnement. C’est la stupeur de voir que, pour se faire homme, Dieu l’a vraiment choisie, elle, une simple jeune fille de Nazareth, qui ne vit pas dans les palais du pouvoir et de la richesse, qui n’a pas accompli des exploits, mais qui est ouverte à Dieu, sait se fier à Lui, même si elle ne comprend pas tout : « Voici la servante du Seigneur ; que tout se passe pour moi selon ta parole » (Lc 1, 38). C’est sa réponse. Dieu nous surprend toujours, il rompt nos schémas, bouleverse nos projets, et nous dit : fais-moi confiance, n’aie pas peur, laisse-toi surprendre, sors de toi-même et suis-moi !

Aujourd’hui demandons-nous tous si nous avons peur de ce que Dieu pourrait me demander ou de ce qu’il me demande. Est-ce que je me laisse surprendre par Dieu, comme a fait Marie, ou est-ce que je m’enferme dans mes sécurités, sécurités matérielles, sécurités intellectuelles, sécurités idéologiques, sécurités de mes projets ? Est-ce que je laisse vraiment Dieu entrer dans ma vie ? Comment est-ce que je lui réponds ?

2. Dans le passage de saint Paul que nous avons écouté, l’Apôtre s’adresse à son disciple Timothée en lui disant de se souvenir de Jésus Christ, si nous persévérons avec Lui, avec Lui aussi nous règnerons (cf. 2 Tm 2, 8-13). Voici le deuxième point : se souvenir toujours du Christ, la mémoire de Jésus Christ, et cela c’est persévérer dans la foi : Dieu nous surprend avec son amour, mais il demande la fidélité dans le fait de le suivre. Nous pouvons devenir « non-fidèles », mais lui ne le peut pas, il est « le fidèle » et il nous demande la même fidélité. Pensons à toutes ces fois où nous nous sommes enthousiasmés pour quelque chose, pour une initiative, pour un engagement, mais ensuite, face aux premiers problèmes, nous avons jeté l’éponge. Et malheureusement, cela arrive aussi dans les choix fondamentaux, comme celui du mariage. La difficulté d’être constants, d’être fidèles aux décisions prises, aux engagements pris. Il est souvent facile de dire « oui », mais ensuite, on n’arrive pas à répéter ce « oui » chaque jour. On ne réussit pas à être fidèles.

Marie a dit son « oui » à Dieu, un « oui » qui a bouleversé son humble existence de Nazareth, mais ce « oui » n’a pas été l’unique, au contraire il a été seulement le premier de beaucoup de « oui » prononcés dans son cœur dans ses moments joyeux, comme aussi dans les moments de douleur, beaucoup de « oui » qui atteignent leur sommet dans celui dit au pied de la Croix. Aujourd’hui, il y a ici beaucoup de mamans ; pensez jusqu’où est arrivée la fidélité de Marie à Dieu : voir son Fils unique sur la Croix. La femme fidèle, debout, détruite à l’intérieur, mais fidèle et forte.

Et je me demande : suis-je un chrétien "par à-coups", ou suis-je un chrétien toujours ? La culture du provisoire, du relatif pénètre aussi dans la vie de la foi. Dieu nous demande de lui être fidèles, chaque jour, dans les actions quotidiennes et il ajoute que, même si parfois nous ne lui sommes pas fidèles, Lui est toujours fidèle et avec sa miséricorde il ne se lasse pas de nous tendre la main pour nous relever, de nous encourager à reprendre la marche, pour revenir à Lui et lui dire notre faiblesse pour qu’il nous donne sa force. Et cela c’est le chemin définitif : toujours avec le Seigneur, même dans nos faiblesses, même dans nos péchés. Ne jamais aller sur la route du provisoire. Cela nous tue. La foi est fidélité définitive, comme celle de Marie.

3. Le dernier point : Dieu est notre force. Je pense aux dix lépreux de l’Évangile guéris par Jésus : ils vont à sa rencontre, ils s’arrêtent à distance et ils crient : « Jésus, maître, prends pitié de nous ! » (Lc 17, 13). Ils sont malades, ils ont besoin d’être aimés, d’avoir de la force et ils cherchent quelqu’un qui les guérisse. Et Jésus répond en les libérant tous de leur maladie. C’est impressionnant, cependant, de voir qu’un seul revient sur ses pas pour louer Dieu, haut et fort, et le remercier. Jésus lui-même le remarque : dix ont crié pour obtenir la guérison et un seul est revenu pour crier à haute voix son merci à Dieu et reconnaître que c’est Lui notre force. Savoir remercier, savoir louer pour ce que le Seigneur fait pour nous.

Regardons Marie : après l’Annonciation, le premier geste qu’elle accomplit est un geste de charité envers sa vieille parente Élisabeth ; et les premières paroles qu’elle prononce sont : « Mon âme exalte le Seigneur », c’est-à-dire un chant de louange et d’action de grâce à Dieu, non seulement pour ce qu’il a fait en elle, mais aussi pour son action dans toute l’histoire du salut. Tout est donné par lui. Si nous pouvons comprendre que tout est don de Dieu, quel bonheur dans notre cœur ! Tout est donné par lui. Il est notre force ! Dire merci est si facile, et pourtant si difficile ! Combien de fois nous disons-nous merci en famille ? C’est un des mots-clés de la vie en commun. « Vous permettez », « excusez-moi », « merci » : si dans une famille on se dit ces trois mots, la famille progresse. « Vous permettez », « excusez-moi », « merci ». Combien de fois disons-nous « merci » en famille ? Combien de fois disons-nous merci à celui qui nous aide, nous est proche, nous accompagne dans la vie ? Souvent nous tenons tout pour acquis ! Et cela arrive aussi avec Dieu. C’est facile d’aller chez le Seigneur demander quelque chose, mais aller le remercier : « Bah, je n’y pense pas ».

En continuant la célébration eucharistique invoquons l’intercession de Marie, pour qu’elle nous aide à nous laisser surprendre par Dieu sans opposer de résistance, à lui être fidèles chaque jour, à le louer et à le remercier, car c’est lui notre force. Amen.

[01480-03.02] [Texte original: Italien]

 TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

In the Psalm we said: "Sing to the Lord a new song, for he has done marvellous things" (Ps 98:1).

Today we consider one of the marvellous things which the Lord has done: Mary! A lowly and weak creature like ourselves, she was chosen to be the Mother of God, the Mother of her Creator.

Considering Mary in the light of the readings we have just heard, I would like to reflect with you on three things: first, God surprises us, second, God asks us to be faithful, and third, God is our strength.

1. First: God surprises us. The story of Naaman, the commander of the army of the king of Aram, is remarkable. In order to be healed of leprosy, he turns to the prophet of God, Elisha, who does not perform magic or demand anything unusual of him, but asks him simply to trust in God and to wash in the waters of the river. Not, however, in one of the great rivers of Damascus, but in the little stream of the Jordan. Naaman is left surprised, even taken aback. What kind of God is this who asks for something so simple? He wants to turn back, but then he goes ahead, he immerses himself in the Jordan and is immediately healed (cf. 2 Kg 5:1-4). There it is: God surprises us. It is precisely in poverty, in weakness and in humility that he reveals himself and grants us his love, which saves us, heals us and gives us strength. He asks us only to obey his word and to trust in him.

This was the experience of the Virgin Mary. At the message of the angel, she does not hide her surprise. It is the astonishment of realizing that God, to become man, had chosen her, a simple maid of Nazareth. Not someone who lived in a palace amid power and riches, or one who had done extraordinary things, but simply someone who was open to God and put her trust in him, even without understanding everything: "Here I am, the servant of the Lord; let it be with me according to your word" (Lk 1:38). That was her answer. God constantly surprises us, he bursts our categories, he wreaks havoc with our plans. And he tells us: Trust me, do not be afraid, let yourself be surprised, leave yourself behind and follow me!

Today let us all ask ourselves whether we are afraid of what God might ask, or of what he does ask. Do I let myself be surprised by God, as Mary was, or do I remain caught up in my own safety zone: in forms of material, intellectual or ideological security, taking refuge in my own projects and plans? Do I truly let God into my life? How do I answer him?

2. In the passage from Saint Paul which we have heard, the Apostle tells his disciple Timothy: Remember Jesus Christ; if we persevere with him, we will also reign with him (cf. 2 Tim 2:8-13). This is the second thing: to remember Christ always – to be mindful of Jesus Christ – and thus to persevere in faith. God surprises us with his love, but he demands that we be faithful in following him. We can be unfaithful, but he cannot: he is "the faithful one" and he demands of us that same fidelity. Think of all the times when we were excited about something or other, some initiative, some task, but afterwards, at the first sign of difficulty, we threw in the towel. Sadly, this also happens in the case of fundamental decisions, such as marriage. It is the difficulty of remaining steadfast, faithful to decisions we have made and to commitments we have made. Often it is easy enough to say "yes", but then we fail to repeat this "yes" each and every day. We fail to be faithful.

Mary said her "yes" to God: a "yes" which threw her simple life in Nazareth into turmoil, and not only once. Any number of times she had to utter a heartfelt "yes" at moments of joy and sorrow, culminating in the "yes" she spoke at the foot of the Cross. Here today there are many mothers present; think of the full extent of Mary’s faithfulness to God: seeing her only Son hanging on the Cross. The faithful woman, still standing, utterly heartbroken, yet faithful and strong.

And I ask myself: Am I a Christian by fits and starts, or am I a Christian full-time? Our culture of the ephemeral, the relative, also takes it toll on the way we live our faith. God asks us to be faithful to him, daily, in our everyday life. He goes on to say that, even if we are sometimes unfaithful to him, he remains faithful. In his mercy, he never tires of stretching out his hand to lift us up, to encourage us to continue our journey, to come back and tell him of our weakness, so that he can grant us his strength. This is the real journey: to walk with the Lord always, even at moments of weakness, even in our sins. Never to prefer a makeshift path of our own. That kills us. Faith is ultimate fidelity, like that of Mary.

3. The last thing: God is our strength. I think of the ten lepers in the Gospel who were healed by Jesus. They approach him and, keeping their distance, they call out: "Jesus, Master, have mercy on us!" (Lk 17:13). They are sick, they need love and strength, and they are looking for someone to heal them. Jesus responds by freeing them from their disease. Strikingly, however, only one of them comes back, praising God and thanking him in a loud voice. Jesus notes this: ten asked to be healed and only one returned to praise God in a loud voice and to acknowledge that he is our strength. Knowing how to give thanks, to give praise for everything that the Lord has done for us.

Take Mary. After the Annunciation, her first act is one of charity towards her elderly kinswoman Elizabeth. Her first words are: "My soul magnifies the Lord", in other words, a song of praise and thanksgiving to God not only for what he did for her, but for what he had done throughout the history of salvation. Everything is his gift. If we can realize that everything is God’s gift, how happy will our hearts be! Everything is his gift. He is our strength! Saying "thank you" is such an easy thing, and yet so hard! How often do we say "thank you" to one another in our families? These are essential words for our life in common. "Sorry", "excuse me", "thank you". If families can say these three things, they will be fine. "Sorry", "excuse me", "thank you". How often do we say "thank you" in our families? How often do we say "thank you" to those who help us, those close to us, those at our side throughout life? All too often we take everything for granted! This happens with God too. It is easy to approach the Lord to ask for something, but to go and thank him: "Well, I don’t need to".

As we continue our celebration of the Eucharist, let us invoke Mary’s intercession. May she help us to be open to God’s surprises, to be faithful to him each and every day, and to praise and thank him, for he is our strength. Amen.

[01480-02.02] [Original text: Italian]

 TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Im Antwortpsalm haben wir gesungen: »Singt dem Herrn ein neues Lied; denn er hat wunderbare Taten vollbracht« (Ps 98,1).

Heute stehen wir vor einem dieser Wunder des Herrn: Maria! Ein bescheidenes, schwaches Geschöpf wie wir, das erwählt wurde, die Mutter Gottes, die Mutter ihres Schöpfers zu sein.

Gerade im Blick auf Maria möchte ich mit Euch im Licht der Lesungen, die wir gehört haben, über drei Tatsachen nachdenken: erstens: Gott überrascht uns, zweitens: Gott fordert Treue von uns, drittens: Gott ist unsere Stärke.

1. Erstens: Gott überrascht uns. Die Geschichte von Naaman, dem Feldherrn des Königs von Aram, ist einzigartig: Um vom Aussatz geheilt zu werden, wendet er sich an Elischa, den Propheten Gottes, und dieser vollzieht weder magische Riten, noch fordert er Außergewöhnliches von ihm, sondern verlangt nur, dass er Gott vertraut und sich im Wasser des Flusses wäscht – aber nicht in dem der großen Flüsse von Damaskus, sondern in dem des kleinen Jordan. Das ist eine Forderung, die Naaman verblüfft und auch überrascht: Kann denn, wer so Einfaches verlangt, ein Gott sein? Er will umkehren, doch dann tut er den Schritt, wäscht sich im Jordan und wird unverzüglich geheilt (vgl. 2 Kön 5,1-14). Wirklich: Gott überrascht uns. Gerade in der Armut, in der Schwachheit, in der Niedrigkeit zeigt er sich und schenkt uns seine Liebe, die uns rettet, uns heilt und uns Kraft verleiht. Er erwartet von uns nur, dass wir seinem Wort folgen und ihm vertrauen.

Das ist auch die Erfahrung der Jungfrau Maria: Angesichts der Verkündigung des Engels verbirgt sie nicht ihre Verwunderung. Es ist das Erstaunen zu sehen, dass Gott, um Mensch zu werden, ausgerechnet sie erwählt hat, ein einfaches Mädchen aus Nazareth, das nicht in den Palästen der Macht und des Reichtums wohnt, das keine außerordentlichen Heldentaten vollbracht hat, das aber offen ist für Gott und fähig, ihm zu vertrauen, auch wenn sie nicht alles versteht: »Ich bin die Magd des Herrn; mir geschehe, wie du es gesagt hast« (Lk 1,38). Das ist ihre Antwort. Gott überrascht uns immer, bricht unsere festen Vorstellungen auf, versetzt uns in Krise und sagt uns: Vertrau’ auf mich, hab’ keine Angst, lass dich überraschen, gehe aus dir selbst heraus und folge mir!

Heute wollen wir alle uns fragen, ob wir Angst haben vor dem, was Gott von uns verlangen könnte, oder vor dem, was er von uns verlangt. Lasse ich mich von Gott überraschen wie Maria, oder verschließe ich mich in meinen Sicherheiten, in materiellen Sicherheiten, in geistigen Sicherheiten, in ideologischen Sicherheiten, in Sicherheiten meiner Pläne? Lasse ich Gott wirklich in mein Leben eintreten? Wie antworte ich ihm?

2. In dem Textabschnitt des heiligen Paulus, den wir gehört haben, wendet sich der Apostel an seinen Schüler Timotheus und sagt ihm: Denk an Jesus Christus; wenn wir mit ihm standhaft bleiben, werden wir auch mit ihm herrschen (vgl. 2 Tim 2,8-13). Das ist der zweite Punkt: immer an Christus denken, ein Bewusstsein von Jesus Christus haben, und dies ist standhaft bleiben im Glauben: Gott überrascht uns mit seiner Liebe, aber fordert Treue in seiner Nachfolge. Wir können „un-treu" werden, aber er kann es nicht, er ist „der Treue" und er bittet uns um die gleiche Treue. Denken wir daran, wie oft wir uns für etwas begeistert haben, für eine Initiative, für einen Einsatz, aber dann, angesichts der ersten Probleme, haben wir das Handtuch geworfen. Und das geschieht leider auch in den grundlegenden Entscheidungen, wie der der Ehe. Die Schwierigkeit, beständig zu sein, treu gegenüber den gefassten Beschlüssen, gegenüber den übernommenen Verpflichtungen. Oft ist es leicht, „Ja" zu sagen, doch dann gelingt es einem nicht, dieses „Ja" täglich zu wiederholen. Man schafft es nicht, treu zu sein.

Maria hat ihr „Ja" zu Gott gesagt, ein „Ja", das ihr bescheidenes Leben in Nazareth umgewälzt hat, aber es war nicht das einzige, nein, es war nur das erste von vielen „Ja", die sie in ihrem Herzen gesprochen hat, in ihren frohen wie auch in den schmerzlichen Momenten, viele „Ja", die in jenem unter dem Kreuz ihren Höhepunkt fanden. Heute sind hier viele Mütter zugegen. Bedenkt einmal, bis zu welchem Punkt Marias Treue gegenüber Gott reichte: ihren einzigen Sohn am Kreuz zu sehen. Die treue Frau, sie steht, innerlich zunichte gemacht, aber treu und stark.

Und ich frage mich: bin ich ein Gelegenheitschrist, oder bin ich immer Christ? Die Kultur des Provisorischen, des Relativen dringt auch in die Art, den Glauben zu leben, ein. Gott erwartet von uns, dass wir ihm treu sind, jeden Tag, in den alltäglichen Handlungen, und er fügt hinzu, dass er, sogar wenn wir ihm manchmal nicht treu sind, immer treu ist und in seiner Barmherzigkeit nicht müde wird, uns die Hand zu reichen, um uns wieder aufzurichten, uns zu ermutigen, den Weg wieder aufzunehmen, zu ihm zurückzukehren und ihm unsere Schwachheit einzugestehen, damit er uns seine Kraft schenkt. Und das ist der endgültige Weg: immer mit dem Herrn, auch in unseren Schwächen, auch in unseren Sünden. Gehen wir nie auf der Straße der Vorläufigkeit. Das tötet uns. Der Glaube ist endgültige Treue, wie jene Marias.

3. er letzte Punkt: Gott ist unsere Stärke. Ich denke an die zehn Aussätzigen aus dem Evangelium, die von Jesus geheilt wurden: Sie gehen ihm entgegen, bleiben in der Ferne stehen und rufen: »Jesus, Meister, hab Erbarmen mit uns!« (Lk 17,13). Sie sind krank, bedürfen der Liebe, brauchen Kraft und suchen jemanden, der sie heilt. Und Jesus reagiert, indem er sie alle von ihrer Krankheit befreit. Bestürzend ist es aber zu sehen, dass nur einer zurückkehrt, um mit lauter Stimme Gott zu loben und ihm zu danken. Jesus selbst bemerkt es: Zehn haben gerufen, um Heilung zu erlangen, und nur einer ist zurückgekehrt, um mit lauter Stimme Gott seinen Dank zu bekunden und zu bekennen, dass er unsere Stärke ist. Lob und Dank zu sagen wissen für alles, was der Herr für uns tut.

Schauen wir auf Maria: Das Erste, was sie nach der Verkündigung vollbringt, ist eine Tat der Nächstenliebe gegenüber ihrer alten Verwandten Elisabeth; und die ersten Worte, die sie spricht, sind: »Meine Seele preist die Größe des Herrn«, d.h. ein Lob- und Dankgesang an Gott, nicht nur für das, was er in ihr gewirkt hat, sondern für sein Handeln in der gesamten Heilsgeschichte. Alles ist sein Geschenk. Wenn wir verstehen können, dass alles Geschenk Gottes ist, welche Freude ist dann in unserem Herzen! Alles ist sein Geschenk. Er ist unsere Stärke! Dank sagen ist so einfach und doch so schwer! Wie oft sagen wir einander Dank in der Familie? Es ist eines der Schlüsselwörter des Zusammenlebens. „Bitte", „Entschuldigung", „Danke": wenn man in einer Familie diese drei Worte sagt, kommt die Familie voran. „Bitte", „Entschuldigung", „Danke". Wie oft sagen wir „danke" in der Familie? Wie oft sagen wir Dank dem, der uns hilft, uns nahe ist, uns im Leben begleitet? Oft nehmen wir alles selbstverständlich! Und das geschieht auch Gott gegenüber. Es ist leicht, zum Herrn zu gehen und ihn um etwas zu bitten. Aber ihm zu danken, das kommt mir nicht in den Sinn.

Wenn wir nun in der Eucharistiefeier fortfahren, wollen wir die Fürsprache Marias erbitten, damit sie uns helfe, uns vorbehaltlos von Gott überraschen zu lassen, ihm jeden Tag treu zu sein und ihn zu loben und ihm zu danken, weil er unsere Stärke ist. Amen.

[01480-05.02] [Originalsprache: Italienisch]

 TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

En el Salmo hemos recitado: "Cantad al Señor un cántico nuevo, porque ha hecho maravillas" (Sal 97,1).

Hoy nos encontramos ante una de esas maravillas del Señor: ¡María! Una criatura humilde y débil como nosotros, elegida para ser Madre de Dios, Madre de su Creador.

Precisamente mirando a María a la luz de las lecturas que hemos escuchado, me gustaría reflexionar con ustedes sobre tres puntos: Primero, Dios nos sorprende; segundo, Dios nos pide fidelidad; tercero, Dios es nuestra fuerza.

1. El primero: Dios nos sorprende. La historia de Naamán, jefe del ejército del rey de Aram, es llamativa: para curarse de la lepra se presenta ante el profeta de Dios, Eliseo, que no practica ritos mágicos, ni le pide cosas extraordinarias, sino únicamente fiarse de Dios y lavarse en el agua del río; y no en uno de los grandes ríos de Damasco, sino en el pequeño Jordán. Es un requerimiento que deja a Naamán perplejo y también sorprendido: ¿qué Dios es este que pide una cosa tan simple? Decide marcharse, pero después da el paso, se baña en el Jordán e inmediatamente queda curado (cf. 2 R 5,1-14). Dios nos sorprende; precisamente en la pobreza, en la debilidad, en la humildad es donde se manifiesta y nos da su amor que nos salva, nos cura, nos da fuerza. Sólo pide que sigamos su palabra y nos fiemos de él.

Ésta es también la experiencia de la Virgen María: ante el anuncio del Ángel, no oculta su asombro. Es el asombro de ver que Dios, para hacerse hombre, la ha elegido precisamente a Ella, una sencilla muchacha de Nazaret, que no vive en los palacios del poder y de la riqueza, que no ha hecho cosas extraordinarias, pero que está abierta a Dios, se fía de él, aunque no lo comprenda del todo: "He aquí la esclava el Señor, hágase en mí según tu palabra" (Lc 1,38). Es su respuesta. Dios nos sorprende siempre, rompe nuestros esquemas, pone en crisis nuestros proyectos, y nos dice: Fíate de mí, no tengas miedo, déjate sorprender, sal de ti mismo y sígueme.

Preguntémonos hoy todos nosotros si tenemos miedo de lo que el Señor pudiera pedirnos o de lo que nos está pidiendo. ¿Me dejo sorprender por Dios, como hizo María, o me cierro en mis seguridades, seguridades materiales, seguridades intelectuales, seguridades ideológicas, seguridades de mis proyectos? ¿Dejo entrar a Dios verdaderamente en mi vida? ¿Cómo le respondo?

2. En la lectura de San Pablo que hemos escuchado, el Apóstol se dirige a su discípulo Timoteo diciéndole: Acuérdate de Jesucristo; si perseveramos con él, reinaremos con él (cf. 2 Tm 2,8-13). Éste es el segundo punto: acordarse siempre de Cristo, la memoria de Jesucristo, y esto es perseverar en la fe: Dios nos sorprende con su amor, pero nos pide que le sigamos fielmente. Nosotros podemos convertirnos en «no fieles», pero él no puede, él es «el fiel», y nos pide a nosotros la misma fidelidad. Pensemos cuántas veces nos hemos entusiasmado con una cosa, con un proyecto, con una tarea, pero después, ante las primeras dificultades, hemos tirado la toalla. Y esto, desgraciadamente, sucede también con nuestras opciones fundamentales, como el matrimonio. La dificultad de ser constantes, de ser fieles a las decisiones tomadas, a los compromisos asumidos. A menudo es fácil decir "sí", pero después no se consigue repetir este "sí" cada día. No se consigue ser fieles.

María ha dicho su "sí" a Dios, un "sí" que ha cambiado su humilde existencia de Nazaret, pero no ha sido el único, más bien ha sido el primero de otros muchos "sí" pronunciados en su corazón tanto en sus momentos gozosos como en los dolorosos; todos estos "sí" culminaron en el pronunciado bajo la Cruz. Hoy, aquí hay muchas madres; piensen hasta qué punto ha llegado la fidelidad de María a Dios: hasta ver a su Hijo único en la Cruz. La mujer fiel, de pie, destrozada por dentro, pero fiel y fuerte.

Y yo me pregunto: ¿Soy un cristiano a ratos o soy siempre cristiano? La cultura de lo provisional, de lo relativo entra también en la vida de fe. Dios nos pide que le seamos fieles cada día, en las cosas ordinarias, y añade que, a pesar de que a veces no somos fieles, él siempre es fiel y con su misericordia no se cansa de tendernos la mano para levantarnos, para animarnos a retomar el camino, a volver a él y confesarle nuestra debilidad para que él nos dé su fuerza. Y este es el camino definitivo: siempre con el Señor, también en nuestras debilidades, también en nuestros pecados. no ir jamás por el camino de lo provisional. Esto nos mata. La fe es fidelidad definitiva, como la de María.

3. El último punto: Dios es nuestra fuerza. Pienso en los diez leprosos del Evangelio curados por Jesús: salen a su encuentro, se detienen a lo lejos y le dicen a gritos: "Jesús, maestro, ten compasión de nosotros" (Lc 17,13). Están enfermos, necesitados de amor y de fuerza, y buscan a alguien que los cure. Y Jesús responde liberándolos a todos de su enfermedad. Llama la atención, sin embargo, que solamente uno regrese alabando a Dios a grandes gritos y dando gracias. Jesús mismo lo indica: diez han dado gritos para alcanzar la curación y uno solo ha vuelto a dar gracias a Dios a gritos y reconocer que en él está nuestra fuerza. Saber agradecer, saber alabar al Señor por lo que hace por nosotros.

Miremos a María: después de la Anunciación, lo primero que hace es un gesto de caridad hacia su anciana pariente Isabel; y las primeras palabras que pronuncia son: "Proclama mi alma la grandeza del Señor", es decir, un cántico de alabanza y de acción de gracias a Dios no sólo por lo que ha hecho en Ella, sino por lo que ha hecho en toda la historia de salvación. Todo es don suyo; Si podemos entender que todo es don de Dios, ¡cuánta felicidad habrá en nuestro corazón! él es nuestra fuerza. Decir gracias es tan fácil, y sin embargo tan difícil. ¿Cuántas veces nos decimos gracias en la familia? Es una de las palabras clave de la convivencia. «Por favor», «perdona», «gracias»: si en una familia se dicen estas tres palabras, la familia va adelante. «Por favor», «perdona», «gracias». ¿Cuántas veces decimos «gracias» en la familia? ¿Cuántas veces damos las gracias a quien nos ayuda, se acerca a nosotros, nos acompaña en la vida? Muchas veces damos todo por descontado. Y así hacemos también con Dios. Es fácil ir al Señor a pedirle algo, pero ir a darle gracias... ¡Ah!, no se me ocurre.

Continuemos la Eucaristía invocando la intercesión de María para que nos ayude a dejarnos sorprender por Dios sin oponer resistencia, a ser hijos fieles cada día, a alabarlo y darle gracias porque él es nuestra fuerza. Amén.

[01480-04.02] [Texto original: Italiano]

 TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Recitamos no salmo: «Cantai ao Senhor um cântico novo, porque Ele fez maravilhas» (Sl 97, 1).

Encontramo-nos hoje diante duma das maravilhas do Senhor: Maria! Uma criatura humilde e frágil como nós, escolhida para ser Mãe de Deus, Mãe do seu Criador.

Precisamente olhando Maria à luz das Leituras que acabámos de escutar, queria reflectir convosco sobre três realidades: a primeira, Deus surpreende-nos; a segunda, Deus pede-nos fidelidade; a terceira, Deus é a nossa força.

1. A primeira: Deus surpreende-nos. O caso de Naamã, comandante do exército do rei da Síria, é notável: para se curar da lepra, vai ter com o profeta de Deus, Eliseu, que não realiza ritos mágicos, nem lhe pede nada de extraordinário. Pede-lhe apenas para confiar em Deus e mergulhar na água do rio; e não dos grandes rios de Damasco, mas de um rio pequeno como o Jordão. É uma exigência que deixa Naamã perplexo e também surpreendido: Que Deus poderá ser este que pede uma coisa tão simples? A vontade primeira dele é retornar ao País, mas depois decide-se a fazê-lo, mergulha no Jordão e imediatamente fica curado (cf. 2Re 5,1-14). Vedes!? Deus surpreende-nos; é precisamente na pobreza, na fraqueza, na humildade que Ele Se manifesta e nos dá o seu amor que nos salva, cura, dá força. Pede somente que sigamos a sua palavra e tenhamos confiança n’Ele.

Esta é a experiência da Virgem Maria: perante o anúncio do Anjo, não esconde a sua admiração. Fica admirada ao ver que Deus, para Se fazer homem, escolheu precisamente a ela, jovem simples de Nazaré, que não vive nos palácios do poder e da riqueza, que não realizou feitos extraordinários, mas que está disponível a Deus, sabe confiar n’Ele, mesmo não entendendo tudo: «Eis a serva do Senhor, faça-se em Mim segundo a tua palavra» (Lc 1, 38). É a sua resposta. Deus surpreende-nos sempre, rompe os nossos esquemas, põe em crise os nossos projectos, e diz-nos: confia em Mim, não tenhas medo, deixa-te surpreender, sai de ti mesmo e segue-Me!

Hoje perguntemo-nos, todos, se temos medo daquilo que Deus me poderá pedir ou está pedindo. Deixo-me surpreender por Deus, como fez Maria, ou fecho-me nas minhas seguranças, seguranças materiais, seguranças intelectuais, seguranças ideológicas, seguranças dos meus projectos? Deixo verdadeiramente Deus entrar na minha vida? Como Lhe respondo?

2. Na passagem lida de São Paulo, ouvimos o Apóstolo dizer ao seu discípulo Timóteo: Lembra-te de Jesus Cristo; se perseverarmos com Ele, também com Ele reinaremos (cf. 2Tm 2,8-13). Aqui está o segundo ponto: lembrar-se sempre de Cristo, a memória de Jesus Cristo, e isto significa perseverar na fé. Deus surpreende-nos com o seu amor, mas pede fidelidade em segui-Lo. Podemos nos tornar "não fiéis", mas Ele não pode; Ele é "o fiel" e pede-nos a mesma fidelidade. Pensemos quantas vezes já nos entusiasmámos por qualquer coisa, por uma iniciativa, por um compromisso, mas depois, ao surgirem os primeiros problemas, abandonámos. E, infelizmente, isto acontece também com as opções fundamentais, como a do matrimónio. É a dificuldade de ser constantes, de ser fiéis às decisões tomadas, aos compromissos assumidos. Muitas vezes é fácil dizer «sim», mas depois não se consegue repetir este «sim» todos os dias. Não se consegue ser fiéis.

Maria disse o seu «sim» a Deus, um «sim» que transtornou a sua vida humilde de Nazaré, mas não foi o único; antes, foi apenas o primeiro de muitos «sins» pronunciados no seu coração tanto nos seus momentos felizes, como nos dolorosos… muitos «sins» que culminaram no «sim» ao pé da Cruz. Estão aqui hoje muitas mães; pensai até onde chegou a fidelidade de Maria a Deus: ver o seu único Filho na Cruz. A mulher fiel, de pé, destruída por dentro, mas fiel e forte.

E eu me pergunto: sou um cristão "soluçante", ou sou cristão sempre? Infelizmente, a cultura do provisório, do relativo penetra também na vivência da fé. Deus pede-nos para Lhe sermos fiéis, todos os dias, nas acções quotidianas; e acrescenta: mesmo se às vezes não Lhe somos fiéis, Ele é sempre fiel e, com a sua misericórdia, não se cansa de nos estender a mão para nos erguer e encorajar a retomar o caminho, a voltar para Ele e confessar-Lhe a nossa fraqueza a fim de que nos dê a sua força. E este é o caminho definitivo: sempre com o Senhor, mesmo com as nossas fraquezas, mesmo com os nossos pecados. Nunca podemos ir pela estrada do provisório. Isto nos destrói. A fé é a fidelidade definitiva, como a de Maria.

3. O último ponto: Deus é a nossa força. Penso nos dez leprosos do Evangelho curados por Jesus: vão ao seu encontro, param à distância e gritam: «Jesus, Mestre, tem compaixão de nós» (Lc 17, 13). Estão doentes, necessitados de serem amados, de terem força e procuram alguém que os cure. E Jesus responde, libertando-os a todos da sua doença. Causa estranheza, porém, o facto de ver que só regressa um para Lhe agradecer, louvando a Deus em alta voz. O próprio Jesus o sublinha: eram dez que gritaram para obter a cura, mas só um voltou para gritar em voz alta o seu obrigado a Deus e reconhecer que Ele é a nossa força. É preciso saber agradecer, saber louvar o Senhor pelo que faz por nós.

Vejamos Maria: depois da Anunciação, o primeiro gesto que ela realiza é um acto de caridade para com a sua parente idosa Isabel; e as primeiras palavras que profere são: «A minha alma enaltece o Senhor», ou seja, um cântico de louvor e agradecimento a Deus, não só pelo que fez n’Ela, mas também pela sua acção em toda a história da salvação. Tudo é dom d’Ele. Se conseguimos entender que tudo é dom de Deus, então quanta felicidade teremos no nosso coração! Tudo é dom d’Ele. Ele é a nossa força! Dizer obrigado parece tão fácil, e todavia é tão difícil! Quantas vezes dizemos obrigado em família? Esta é uma das palavras-chaves da convivência. "Com licença", "perdão", "obrigado": se numa família se dizem estas três palavras, a família segue adiante. "Com licença", "perdão", "obrigado". Quantas vezes dizemos "obrigado" junto da família? Quantas vezes dizemos obrigado a quem nos ajuda, vive perto de nós e nos acompanha na vida? Muitas vezes damos tudo isso como suposto! E o mesmo acontece com Deus. É fácil ir até ao Senhor para pedir alguma coisa, mas ir agradece-Lo… "Ah, isso é difícil".

Continuando a Eucaristia, invocamos a intercessão de Maria, para que nos ajude a deixarmo-nos surpreender por Deus sem resistências, a sermos-Lhe fiéis todos os dias, a louvá-Lo e agradecer-Lhe porque Ele é a nossa força. Amen.

[01480-06.02] [Texto original: Italiano]

 TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA

W Psalmie responsoryjnym powtarzaliśmy: „Śpiewajcie Panu pieśń nową, albowiem uczynił cuda" (Ps 97,1)

Dziś stajemy w obliczu jednego z cudów Pana: Maryi! Stworzenia pokornego i słabego, tak jak my, wybranej by była Matką Boga, Matką swego Stworzyciela.

Właśnie patrząc na Maryję, w świetle usłyszanych czytań, pragnę wraz z wami rozważyć trzy sprawy: pierwsza, Bóg nas zaskakuje; druga, Bóg żąda od nas wierności; trzecia, Bóg jest naszą siłą.

1. Pierwsza: Bóg nas zaskakuje. Historia Naamana, wodza wojska króla Aramu jest wyjątkowa: aby wyleczyć się z trądu zwraca się do Bożego proroka, Elizeusza, który nie wykonuje magicznych obrzędów ani żąda od niego czegoś nadzwyczajnego, ale jedynie zaufania Bogu i zanurzenia się w wodach rzeki. Jednakże nie w żadnej z wielkich rzek Damaszku, ale małej rzece Jordan. To żądanie wprawia Naamana w zakłopotanie, a także jest zaskoczeniem: co to za Bóg, który żąda czegoś tak prostego? Chce się wycofać, ale w końcu stawia krok, zanurza się w Jordanie i natychmiast odzyskuje zdrowie (por. 2 Krl 5,1-14). Oto Bóg nas zaskakuje. Ukazuje się właśnie w ubóstwie, w słabości, w pokorze i daje nam swoją miłość, która nas zbawia, uzdrawia i daje nam siłę. Żąda jedynie, abyśmy poszli za Jego słowem i Jemu zaufali.

To jest doświadczenie Maryi Panny: w obliczu zwiastowania anielskiego nie kryje swojego zadziwienia. Jest to zdumienie, gdy widzi, że Bóg aby stać się człowiekiem wybrał właśnie ją, prostą dziewczynę z Nazaretu, która nie mieszkała w pałacach ludzi władzy i bogactwa, która nie dokonała niezwykłych czynów, ale która otwarta jest na Boga, potrafi Jemu zaufać, nawet jeśli nie wszystko rozumie: „Oto Ja służebnica Pańska, niech Mi się stanie według Twego słowa!"(Łk 1,38 ). Jest Jej odpowiedź. Bóg nas zawsze zaskakuje, łamie nasze schematy, powoduje załamanie się naszych planów i mówi: zaufaj mi, nie lękaj się, daj się zadziwić, opuść siebie i idź za Mną!

Zadajmy dziś sobie pytanie, czy boimy się tego, co Bóg może ode mnie zażądać, czy tego, czego ode mnie żąda? Czy pozwalam się Bogu zaskoczyć, jak to uczyniła Maryja, czy też zamykam się w moich zabezpieczeniach, zabezpieczeniach materialnych, zabezpieczeniach intelektualnych, zabezpieczeniach ideologicznych, zabezpieczeniach w moich planach? Czy naprawdę pozwalam Bogu wejść moje życie? Jak Jemu odpowiadam?

2. W usłyszanym fragmencie z listu św. Pawła Apostoł zwraca się do swego ucznia Tymoteusza, mówiąc mu, by pamiętał o Jezusie Chrystusie, bowiem jeśli z Nim wytrwamy, to będziemy też wraz z Nim królować (por. 2 Tym 2,8-13). Oto drugi punkt: zawsze pamiętać o Chrystusie, pamięć o Jezusie Chrystusie, to znaczy wytrwać w wierze: Bóg nas zaskakuje swoją miłością, ale żąda wierności w naśladowaniu Go. My możemy stać się „niewiernymi", ale On nie może, On jest „wierny" i oczekuje od nas tej samej wierności. Pomyślmy, ile razy byliśmy z jakiegoś powodu rozentuzjazmowani, z powodu jakiejś inicjatywy, jakiegoś zaangażowania, ale później w obliczu pierwszych problemów poddaliśmy się. Ma to niestety także miejsce w przypadku wyborów podstawowych, takich jak małżeństwo. Trudno być stałym, wiernym podjętym decyzjom, zobowiązaniom. Często łatwo powiedzieć „tak", ale później nie udaje się powtórzyć tego „tak" każdego dnia. Nie udaje się być wiernym.

Maryja wypowiedziała swoje „tak" Bogu, „tak", które wstrząsnęło Jej pokornym życiem w Nazarecie. Nie było to jednak jedyne, a wręcz było to tylko pierwsze z wielu „tak" wypowiedzianych w Jej sercu, w Jej chwilach radosnych, jak i tych bolesnych, wiele „tak", których kulminacją było owo „tak" pod krzyżem. Dzisiaj jest tutaj wiele mam. Pomyślcie, jak daleko zaszła wierność Maryi wobec Boga: zobaczyć swego jedynego Syna na Krzyżu. Niewiasta wierna, u stóp, wewnętrznie zrozpaczona, lecz wierna i mocna.

Stawiam sobie pytanie: czy jestem chrześcijaninem od czasu do czasu, czy też zawsze? Kultura tymczasowości, względności wkracza także do przeżywania wiary. Bóg żąda od nas, abyśmy byli Jemu wierni, każdego dnia, w działaniach codziennych i dodaje, że nawet jeśli czasami nie jesteśmy Jemu wierni, to On zawsze jest wierny i będąc miłosierny, nie przestaje trzymać nas za rękę, aby nas podnieść, zachęcić do wznowienia pielgrzymki, żebyśmy powrócili do Niego i powiedzieli Mu o naszej słabości, żeby dał nam Swoją siłę. To jest droga ostateczna: zawsze z Bogiem, także w naszych słabościach, także w naszych grzechach. Nigdy nie wybierajmy prowizoryczności. Ona nas zabija. Wiara jest wiernością ostateczną, jak ta Maryi.

3. Ostatni punkt: Bóg jest naszą siłą. Myślę o dziesięciu trędowatych z Ewangelii, uzdrowionych przez Jezusa: wyszli naprzeciw Niego, zatrzymali się z daleka i głośno zawołali: „Jezusie, Mistrzu, ulituj się nad nami" (Łk 17,13). Są chorzy, chcą być kochani, silni i szukają kogoś, kto byłby ich uzdrowił. A Jezus odpowiada uwalniając ich ze wszystkich ich chorób. Jednakże wywiera jednakże, iż tylko jeden wraca, aby chwalić Boga donośnym głosem i podziękować Mu. Zauważa to sam Jezus: dziesięciu wołało, pragnąc zyskać uzdrowienie, a tylko jeden powrócił, żeby głośno wyrazić swoje dziękczynienie Bogu i uznać, że On jest naszą siłą. Umieć podziękować, umieć uwielbiać Pana, za wszystko, co dla nas uczynił.

Spójrzmy na Maryję: po zwiastowaniu, pierwszym wykonanym przez nią gestem jest akt miłości wobec starszej krewnej Elżbiety, a pierwsze słowa, jakie mówi brzmią: „Wielbi dusza moja Pana", to jest pieśń uwielbienia i dziękczynienia Bogu nie tylko za to, czego w Niej dokonał, ale za Jego działanie w całej historii zbawienia. Wszystko jest Jego darem. Jeśli potrafimy zrozumieć, że wszystko jest darem Boga, jak wielka radość rodzi się w naszym sercu! Wszystko jest jego darem. On jest naszą siłą! Tak łatwo powiedzieć dziękuję, a jednak tak ciężko! Ile razy mówimy „dziękuję" w rodzinie? To jedno ze słów, które jest kluczem współżycia. „Pozwól", „przepraszam", „dziękuję": jeżeli w rodzinie mówi się te trzy słowa, rodzina funkcjonuje. „Pozwól", „przepraszam", „dziękuję". Ile razy mówimy „dziękuję" w rodzinie? Ile razy dziękujemy tym, którzy nam pomagają, są blisko nas, towarzyszą nam w życiu? Często wszystko bierzemy za oczywiste! Zachodzi to także w relacji z Bogiem. Łatwo jest zwracać się do Boga, by o coś prosić, lecz zwracać się, by Jemu dziękować: „Hm, nie udaje mi się".

Kontynuując Eucharystię przyzywajmy wstawiennictwa Maryi, aby nam pomogła dać się zaskoczyć Bogu bez oporu, być Jemu wiernymi każdego dnia, uwielbiać Go i dziękować Mu, bo On jest naszą siłą. Amen.

[01480-09.02] [Testo originale: Italiano]

ATTO DI AFFIDAMENTO ALLA BEATA VERGINE MARIA DI FATIMA

Al termine della Santa Messa celebrata sul sagrato della Basilica Vaticana, per la "Giornata Mariana" in occasione dell’Anno della fede, S.E. Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ha rivolto al Papa un indirizzo di saluto.

Quindi Papa Francesco ha compiuto l’Atto di Affidamento alla Beata Vergine Maria di Fatima, recitando la preghiera che riportiamo di seguito:

 PREGHIERA DEL SANTO PADRE

Beata Maria Vergine di Fatima,

con rinnovata gratitudine per la tua presenza materna

uniamo la nostra voce a quella di tutte le generazioni

che ti dicono beata.

 

Celebriamo in te le grandi opere di Dio,

che mai si stanca di chinarsi con misericordia

sull’umanità, afflitta dal male e ferita dal peccato,

per guarirla e per salvarla.

 

Accogli con benevolenza di Madre

l’atto di affidamento che oggi facciamo con fiducia,

dinanzi a questa tua immagine a noi tanti cara.

 

Siamo certi che ognuno di noi è prezioso ai tuoi occhi

e che nulla ti è estraneo di tutto ciò che abita nei nostri cuori.

Ci lasciamo raggiungere dal tuo dolcissimo sguardo

e riceviamo la consolante carezza del tuo sorriso.

 

Custodisci la nostra vita fra le tue braccia:

benedici e rafforza ogni desiderio di bene;

ravviva e alimenta la fede;

sostieni e illumina la speranza;

suscita e anima la carità;

guida tutti noi nel cammino della santità.

 

Insegnaci il tuo stesso amore di predilezione

per i piccoli e i poveri,

per gli esclusi e i sofferenti,

per i peccatori e gli smarriti di cuore:

raduna tutti sotto la tua protezione

e tutti consegna al tuo diletto Figlio, il Signore nostro Gesù.

Amen.

[01477-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0658-XX.03]