UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI ● DISCORSO DEL SANTO PADRE
● TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
● TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA
● TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA
● TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE
● TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA
Poco dopo le ore 12 di oggi, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, che ha iniziato i suoi lavori il 19 settembre e si conclude oggi, sul tema: "La rete e la Chiesa".
Dopo l’indirizzo di omaggio dell’Arcivescovo Claudio Maria Celli, Presidente del Dicastero, il Papa ha rivolto ai presenti il discorso che riportiamo di seguito:
● DISCORSO DEL SANTO PADRE
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Vi saluto tutti e vi ringrazio per il servizio che svolgete in un settore importante, quello della comunicazione, ma dopo aver sentito mons. Celli devo cancellare "settore"… una "dimensione esistenziale" importante… Ringrazio Mons. Claudio Maria Celli per il saluto che mi ha rivolto anche a nome vostro. Vorrei condividere con voi alcuni pensieri.
1. Primo: l’importanza della comunicazione per la Chiesa. Quest’anno ricorrono i 50 anni dell’approvazione del Decreto Conciliare Inter mirifica. Non si tratta solo di un ricordo; quel Documento esprime l’attenzione della Chiesa alla comunicazione e ai suoi strumenti, importanti anche in una dimensione evangelizzatrice. Ma agli strumenti della comunicazione; la comunicazione non è uno strumento! E’ un’altra cosa… Negli ultimi decenni i mezzi di comunicazione si sono molto evoluti, ma questa sollecitudine rimane, assumendo nuove sensibilità e forme. Il panorama comunicativo è diventato a poco a poco per molti un "ambiente di vita", una rete dove le persone comunicano, dilatano i confini delle proprie conoscenze e delle proprie relazioni (cfr BENEDETTO XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2013). Sottolineo soprattutto questi aspetti positivi, nonostante siamo tutti consapevoli dei limiti e dei fattori nocivi che pure esistono.
2. In questo contesto - ed ecco il secondo pensiero - ci dobbiamo domandare: che ruolo deve avere la Chiesa con le sue realtà operative e comunicative? In ogni situazione, al di là delle tecnologie, credo che l’obiettivo sia quello di sapersi inserire nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi, Sapersi inserire nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi, per comprenderne le attese, i dubbi, le speranze. Sono uomini e donne a volte un po’ delusi da un cristianesimo che a loro sembra sterile, in difficoltà proprio nel comunicare in modo incisivo il senso profondo che dona la fede. In effetti, noi assistiamo, proprio oggi, nell’era della globalizzazione, ad una crescita del disorientamento, della solitudine; vediamo diffondersi lo smarrimento circa il senso della vita, l’incapacità di fare riferimento ad una "casa", la fatica di intessere legami profondi. E’ importante, allora, saper dialogare, entrando, con discernimento, anche negli ambiti creati dalle nuove tecnologie, nelle reti sociali, per far emergere una presenza, una presenza che ascolta, dialoga, incoraggia. Non abbiate timore di essere questa presenza, portando la vostra identità cristiana nel farvi cittadini di questo ambiente. Una Chiesa che accompagna il cammino, sa mettersi in cammino con tutti! E anche c’è un’antica regola dei pellegrini, che Sant’Ignazio assume, per questo io la conosco! In una delle sue regole dice che quello che accompagna un pellegrino e che va col pellegrino, deve andare al passo del pellegrino, non più avanti e non ritardare. E questo è quello che voglio dire: una Chiesa che accompagna il cammino e che sappia mettersi in cammino, come cammina oggi. Questa regola del pellegrino ci aiuterà a ispirare le cose.
3. Il terzo: è una sfida quella che tutti noi affrontiamo insieme, in questo contesto comunicativo, e la problematica non è principalmente tecnologica. Ci dobbiamo domandare: siamo capaci, anche in questo campo, di portare Cristo, o meglio di portare all’incontro di Cristo? Di camminare col pellegrino esistenziale, ma come camminava Gesù con quelli di Emmaus, riscaldando il cuore, facendo trovare loro il Signore? Siamo capaci di comunicare il volto di una Chiesa che sia la "casa" per tutti? Noi parliamo della Chiesa con le porte chiuse. Ma questo è più che una Chiesa con le porte aperte, è più! Trovare insieme, fare "casa", fare Chiesa, fare "casa". Chiesa con le porte chiuse, Chiesa con le porte aperte. E’ questo: in cammino fare Chiesa. Una sfida! Far riscoprire, anche attraverso i mezzi di comunicazione sociale, oltre che nell’incontro personale, la bellezza di tutto ciò che è alla base del nostro cammino e della nostra vita, la bellezza della fede, la bellezza dell’incontro con Cristo. Anche nel contesto della comunicazione serve una Chiesa che riesca a portare calore, ad accendere il cuore. La nostra presenza, le nostre iniziative sanno rispondere a questa esigenza o rimaniamo tecnici? Abbiamo un tesoro prezioso da trasmettere, un tesoro che porta luce e speranza. Ce n’è tanto bisogno! Ma tutto ciò esige un’attenta e qualificata formazione, di sacerdoti, di religiosi, di religiose, laici, anche in questo settore. Il grande continente digitale non è semplicemente tecnologia, ma è formato da uomini e donne reali che portano con sé ciò che hanno dentro, le proprie speranze, le proprie sofferenze, le proprie ansie, la ricerca del vero, del bello e del buono. C’è bisogno di saper indicare e portare Cristo, condividendo queste gioie e speranze, come Maria che ha portato Cristo al cuore dell’uomo; c’è bisogno di saper entrare nella nebbia dell’indifferenza senza perdersi; c’è bisogno di scendere anche nella notte più buia senza essere invasi dal buio e smarrirsi; c’è bisogno di ascoltare le illusioni di tanti, senza lasciarsi sedurre; c’è bisogno di accogliere le delusioni, senza cadere nell’amarezza; di toccare la disintegrazione altrui, senza lasciarsi sciogliere e scomporsi nella propria identità (cfr Discorso all’Episcopato del Brasile, 27 luglio 2013, 4). Questo è il cammino. Questa è la sfida.
È importante cari amici, l’attenzione e la presenza della Chiesa nel mondo della comunicazione, per dialogare con l’uomo d’oggi e portarlo all’incontro con Cristo, ma l’incontro con Cristo è un incontro personale. Non si può manipolare. In questo tempo noi abbiamo una grande tentazione nella Chiesa, che è l’"acoso" [molestia] spirituale: manipolare le coscienze; un lavaggio di cervello teologale, che alla fine ti porta a un incontro con Cristo puramente nominalistico, non con la Persona di Cristo Vivo. Nell’incontro di una persona con Cristo, c’entra Cristo e la persona! Non quello che vuole l’ingegnere spirituale che vuol manipolare. Questa è la sfida. Portarlo all’incontro con Cristo nella consapevolezza, però, che noi siamo mezzi e che il problema di fondo non è l’acquisizione di sofisticate tecnologie, anche se necessarie ad una presenza attuale e valida. Sia sempre ben chiaro in noi che il Dio in cui crediamo, un Dio appassionato per l’uomo, vuole manifestarsi attraverso i nostri mezzi, anche se sono poveri, perché è Lui che opera, è Lui che trasforma, è Lui che salva la vita dell’uomo.
E la nostra preghiera, di tutti, perché il Signore riscaldi il nostro cuore e ci sostenga nell’affascinante missione di portarlo al mondo. Mi raccomando alle vostre preghiere, perché anche io ho questa missione, e volentieri vi do la mia Benedizione.
[01321-01.02] [Testo originale: Italiano]
● TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
Chers frères et sœurs, bonjour !
Je vous salue tous et vous remercie pour le service que vous accomplissez dans un secteur important, celui de la communication, mais après avoir entendu Mgr Celli je dois supprimer « secteur » ... une « dimension essentielle » importante… Je remercie Monseigneur Claudio Maria Celli pour le salut qu’il m’a adressé également en votre nom. Je voudrais partager avec vous quelques pensées.
1. La première : l’importance de la communication pour l’Église. Nous célébrons cette année les 50 ans de l’approbation du Décret conciliaire Inter mirifica. Il ne s’agit pas seulement d’un souvenir ; ce Document exprime l’attention de l’Église à la communication et à ses instruments, importants aussi dans leur dimension évangélisatrice. Mais aux instruments de la communication ; la communication n’est pas un instrument ! Elle est tout autre chose… Dans les dernières décennies, les moyens de communication ont beaucoup évolué, mais cette sollicitude demeure, en assumant de nouvelles sensibilités et formes. Le panorama de la communication est devenu peu à peu pour beaucoup un « milieu de vie », un réseau où les personnes communiquent, font reculer les frontières de leurs connaissances et de leurs relations (cf. Benoît XVI, Message pour la Journée mondiale des Communications sociales 2013). Je souligne surtout ces aspects positifs, bien que nous soyons tous conscients des limites et des facteurs nuisibles qui existent aussi.
2. Dans ce contexte – et c’est la seconde pensée – nous devons nous demander : quel rôle doit avoir l’Église avec ses réalités opérationnelles et communicatives ? Dans chaque situation, au-delà des technologies, je crois que l’objectif est de savoir s’insérer dans le dialogue avec les hommes et les femmes d’aujourd’hui, savoir s’insérer dans le dialogue avec les hommes et les femmes d’aujourd’hui, pour en comprendre les attentes, les doutes, les espérances. Il y a des hommes et des femmes parfois un peu déçus par un christianisme qui leur semble stérile, en difficulté justement dans la manière incisive de communiquer le sens profond que donne la foi. En effet, nous assistons aujourd’hui, à l’ère de la mondialisation à une croissance de la désorientation, de la solitude ; nous voyons se diffuser la perte du sens de la vie, l’incapacité à faire référence à une "maison", la peine à tisser des liens profonds. Il est important alors de savoir dialoguer, en entrant, avec discernement, même dans les milieux créés par les nouvelles technologies, dans les réseaux sociaux, pour faire émerger une présence, une présence qui écoute, dialogue, encourage. N’ayez pas peur d’être cette présence, en apportant votre identité chrétienne dans la manière de vous faire citoyen de ce milieu. Une Église qui accompagne le chemin, sait se mettre en chemin avec tous ! Et il y a aussi une vieille règle des pèlerins, que saint Ignace assume, c’est pourquoi je la connais ! Dans une de ses règles il dit que celui qui accompagne un pèlerin et marche avec le pèlerin, doit aller au rythme du pèlerin, pas en avant ni en arrière. Et voici ce que je veux dire : une Église qui accompagne la marche et qui sache se mettre en marche, comme on marche aujourd’hui. Cette règle du pèlerin nous aidera à inspirer les choses.
3. La troisième pensée : c’est un défi que tous nous affrontons ensemble, dans ce contexte de la communication, et la problématique n’est pas principalement technologique. Nous devons nous demander : sommes-nous capables, même dans ce domaine, de porter le Christ, ou mieux de conduire à la rencontre du Christ ? De marcher avec le pèlerin existentiel, mais de marcher comme Jésus avec les pèlerins d’Emmaüs, réchauffant le cœur, et leur faisant trouver le Seigneur ? Sommes-nous capables de communiquer le visage d’une Église qui soit « la maison » pour tous ? Nous parlons de l’Église avec les portes fermées. Mais c’est plus qu’une Église avec les portes ouvertes, c’est plus ! Trouver ensemble, faire « maison », faire Église, faire « maison ». Église avec les portes fermées, Église avec les portes ouvertes. C’est ceci : en marche faire Église. Un défi ! Faire découvrir, même par les moyens de communication sociale, mais également par la rencontre personnelle, la beauté de tout ce qui est à la base de notre marche et de notre vie, la beauté de la foi, la beauté de la rencontre avec le Christ. Même dans le contexte de la communication, on a besoin d’une Église qui réussisse à donner de la chaleur, à enflammer le cœur. Notre présence, nos initiatives savent-elles répondre à cette exigence ou restons-nous des techniciens ? Nous avons un précieux trésor à transmettre, un trésor qui apporte lumière et espérance. On en a tant besoin ! Mais tout cela exige une formation attentive et qualifiée de prêtres, de religieux, de religieuses, de laïcs, dans ce secteur aussi. Le grand continent digital n’est pas seulement technologique, mais il est formé d’hommes et de femmes concrets qui portent avec eux ce qu’ils ont au fond d’eux-mêmes, leurs espérances, leurs souffrances, leurs angoisses, la recherche de ce qui est vrai, beau et bon. Il faut savoir indiquer et apporter le Christ, en partageant ces joies et ces espérances, comme Marie qui a porté le Christ au cœur de l’homme ; il faut savoir entrer dans le brouillard de l’indifférence sans se perdre ; il faut savoir descendre aussi dans la nuit la plus obscure sans être envahi par l’obscurité ni s’égarer ; il faut savoir écouter les illusions de nombreuses personnes, sans se laisser séduire ; il faut savoir accueillir les déceptions, sans tomber dans l’amertume ; toucher la désintégration de l’autre, sans se laisser défaire ou se décomposer dans son identité (cf. Discours à l’Épiscopat du Brésil, 27 juillet 2013, n. 4). C’est cela le chemin. C’est cela le défi.
Chers amis, l’attention et la présence de l’Église dans le monde de la communication sont importantes, afin de dialoguer avec l’homme d’aujourd’hui et de le conduire à la rencontre avec le Christ, mais la rencontre avec le Christ est une rencontre personnelle. On ne peut pas la manipuler. Ces temps-ci, nous avons une grande tentation dans l’Église, qui est le "harcèlement spirituel" : manipuler les consciences ; un lavage du cerveau théologal, qui, au final, te conduit à une rencontre avec le Christ purement nominaliste, pas avec la Personne du Christ vivant. Dans la rencontre d’une personne avec le Christ, il y a le Christ et la personne ! Non ce que veut l’ingénieur spirituel qui cherche à manipuler. C’est cela le défi. Conduire l’homme d’aujourd’hui à la rencontre avec le Christ en sachant que, cependant, nous sommes des instruments et le problème de fond n’est pas l’acquisition de technologies sophistiquées, même si elles sont nécessaires pour une présence actuelle et valide. Qu’il nous soit toujours bien clair que le Dieu auquel nous croyons, un Dieu passionné de l’homme, veut se manifester par nos moyens, même s’ils sont pauvres, car c’est lui qui agit, c’est lui qui transforme, c’est lui qui sauve la vie de l’homme.
C’est notre prière, de tous : que le Seigneur réchauffe notre cœur et nous soutienne dans la fascinante mission de le porter au monde. Je me confie à votre prière, car moi aussi j’ai cette mission, et je vous donne volontiers ma Bénédiction.
[01321-03.02] [Texte original: Italien]
● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
Dear Brothers and Sisters, good morning!
I am pleased to greet you and to thank you for your work in the important sector of social communications, but after having heard Monsignor Celli I feel I must remove the word "sector"…and instead refer to an important "ecclesial dimension". I wish to thank Archbishop Claudio Maria Celli for his kind words of greeting extended to me on your behalf. I would like to share some thoughts with you.
1. First: the importance that the Church attaches to the area of communication. This year is the fiftieth anniversary of the Conciliar Decree Inter Mirifica. This anniversary is more than a commemoration; the Decree expresses the Church’s solicitude for communication in all its forms, which are important tools in the work of evangelization. There is a difference between these forms, that are functional means of communication, and communication itself which is something else entirely. In the last few decades the various means of communication have evolved significantly, but the Church’s concern remains the same, though it assumes new ways of expression. The world of communications, more and more, has become an "environment" for many, one in which people communicate with one another, expanding their possibilities for knowledge and relationship (cf. Benedict XVI, Message for the 2013 World Communications Day). I wish to underline these positive aspects notwithstanding the limits and the harmful factors that also exist and which we are all aware of.
2. In this context - and this is the second reflection - we must ask ourselves: what role should the Church have in terms of the practical means of communication at her disposal? In every situation, beyond technological considerations, I believe that the goal is to understand how to enter into dialogue with the men and women of today, to know how to engage this dialogue in order to appreciate their desires, their doubts and their hopes. They are men and women who sometimes feel let down by a Christianity that to them appears sterile and in difficulty as it tries to communicate the depth of meaning that comes with the gift of faith. We do in fact witness today, in the age of globalization, a growing sense of disorientation and isolation; we see, increasingly, a loss of meaning to life, an inability to connect with a "home" and a struggle to build meaningful relationships. It is therefore important to know how to dialogue and, with discernment, to use modern technologies and social networks in such a way as to reveal a presence that listens, converses and encourages. Allow yourselves, without fear, to be this presence, expressing your Christian identity as you become citizens of this environment. A Church that follows this path learns how to walk with everyone. There is an ancient rule for pilgrims, which Saint Ignatius adopts, and which is why I know it! In one of his rules he says that the person accompanying the pilgrim must walk at his or her pace, not going on ahead or falling behind. In other words, I envisage a Church that knows how to walk with men and women along the path. The pilgrim’s rule will help inspire us.
3. The third thought: this is a challenge which we must all face together in this environment of communications where the issues are not principally technological. We must ask ourselves: are we up to the task of bringing Christ into this area, or better still, of bringing others to meet Christ? Can we walk alongside the pilgrim of today’s world as Jesus walked with those companions to Emmaus, warming their hearts on the way and bringing them to an encounter with the Lord? Are we able to communicate the face of a Church which is "home" to all? We sometimes speak of a Church that has its doors closed, but here we are contemplating much more than a Church with open doors, much more! We must, together, build this "home", build this Church, make this "home". A Church with closed doors or open doors; the task is to move forward and help build the Church. The challenge is to rediscover, through the means of social communication as well as by personal contact, the beauty that is at the heart of our existence and journey, the beauty of faith and of the beauty of the encounter with Christ. Even in this world of communications, the Church must warm the hearts of men and women. Do our presence and plans measure up to this requirement or do we remain technicians? We hold a precious treasure that is to be passed on, a treasure that brings light and hope. They are greatly needed. All this, however, means that priests, religious and laity must have a thorough and adequate formation. The great digital continent not only involves technology but is made up of real men and women who bring with them their hopes, their suffering, their concerns and their pursuit of what is true, beautiful and good. We need to bring Christ to others, through these joys and hopes, like Mary, who brought Christ to the hearts of men and women; we need to pass through the clouds of indifference without losing our way; we need to descend into the darkest night without being overcome and disorientated; we need to listen to the dreams, without being seduced; we need to share their disappointments, without becoming despondent; to sympathize with those whose lives are falling apart, without losing our own strength and identity (cf. Pope Francis, Address to the Bishops of Brazil, 27 July 2013, n. 4). This is the path. This is the challenge.
It is important, dear friends, to bring the solicitude and the presence of the Church into the world of communications so as to dialogue with the men and women of today and bring them to meet Christ, but it is an encounter which is personal. It is not to be manipulated. Today there exists a great temptation in the Church which is a spiritual form of "abuse": to manipulate the mind; a sort of theological brainwashing which ultimately brings one to a superficial meeting with Christ but not to an encounter with the Person of Christ Alive! Within this encounter, there is the person and there is Christ. There is no room for the spiritual engineer who wishes to manipulate. This is the challenge: to bring the person to Christ. This must be done, however, in complete awareness that we ourselves are means of communication and that the real problem does not concern the acquisition of the latest technologies, even if these make a valid presence possible. It is necessary to be absolutely clear that the God in whom we believe, who loves all men and women intensely, wants to reveal himself through the means at our disposal, however poor they are, because it is he who is at work, he who transforms and saves us.
It is our prayer, the prayer of all, that the Lord may make us zealous and sustain us in the engaging mission of bringing him to the world. I ask you for your prayers because I too share this mission and I gladly assure you of my Blessing.
[01321-02.02] [Original text: Italian]
● TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA
Liebe Brüder und Schwestern, guten Tag!
Sie alle grüße ich und danke Ihnen für den Dienst, den Sie in dem wichtigen Bereich der Kommunikation leisten. – Aber nachdem ich Erzbischof Celli gehört habe, muss ich „Bereich" streichen … es ist eine wichtige „existenzielle Dimension". – Ich danke Erzbischof Claudio Maria Celli für seinen Gruß, den er auch in Ihrem Namen an mich gerichtet hat. Ich möchte mit Ihnen einige Gedanken austauschen.
1. Der erste Gedanke: die Bedeutung der Kommunikation für die Kirche. Dieses Jahr begehen wir den 50. Jahrestag der Verabschiedung des Konzilsdekrets Inter mirifica. Es geht nicht nur um ein Gedenken, denn dieses Dokument ist Ausdruck der Aufmerksamkeit der Kirche gegenüber der Kommunikation und ihrer Mittel, die auch unter dem Aspekt der Evangelisierung wichtig sind. – Aber was die Kommunikationsmittel betrifft: Die Kommunikation selber ist kein Mittel! Sie ist etwas anderes. – In den letzten Jahrzehnten haben sich die Kommunikationsmittel sehr weiter entwickelt, aber diese Aufmerksamkeit bleibt bestehen und nimmt neue Sensibilität und Formen an. Das Panorama der Kommunikation wurde für viele nach und nach zu einem „Lebensumfeld", zu einem Netz, wo Menschen miteinander kommunizieren und die Grenzen der eigenen Kenntnisse und Beziehungen ausweiten (vgl. Benedikt XVI., Botschaft zum Welttag der sozialen Kommunikationsmittel 2013). Ich hebe vor allem diese positiven Aspekte hervor, obgleich wir alle uns der Grenzen und der schädlichen Faktoren bewusst sind, die gleicherweise bestehen.
2. In diesem Kontext – und dies ist der zweite Gedanke – müssen wir uns fragen: Welche Rolle soll die Kirche in ihren Wirk- und Kommunikationsbereichen spielen? Ich denke, dass in allen Situationen über die Technologien hinaus das Ziel darin liegt, in den Dialog mit den Männern und Frauen von heute treten zu können. In den Dialog mit den Männern und Frauen von heute treten können, um ihre Erwartungen, Zweifel und Hoffnungen zu verstehen. Diese Männer und Frauen sind mitunter ein wenig enttäuscht von einem Christentum, das ihnen steril erscheint und eben darin Schwierigkeiten hat, auf wirksame Weise den tiefen Sinn, den der Glaube schenkt, zu vermitteln. In der Tat erleben wir gerade heute, im Zeitalter der Globalisierung, eine zunehmende Orientierungslosigkeit und Einsamkeit; wir sehen, wie sich Verwirrung hinsichtlich des Sinns des Lebens ausbreitet, wir sehen die Unfähigkeit, sich auf ein „Zuhause" zu beziehen, und die Mühe, tiefe Bande zu knüpfen. Es ist also wichtig, einen Dialog führen zu können, indem man mit Klugheit auch in die von den neuen Technologien geschaffenen Bereiche geht, in die sozialen Netzwerke, um präsent zu sein, um so zuzuhören, miteinander zu reden, zu ermutigen. Fürchten Sie sich nicht, diese Präsenz zu verkörpern und dabei Ihre christliche Identität einzubringen, wenn Sie Teil dieser Bereiche werden. Eine Kirche, die den Weg begleitet, weiß sich mit allen auf den Weg zu machen! Es gibt auch eine alte Pilgerregel, die der heiligen Ignatius aufgreift, und daher ist sie mir bekannt. Eine Regel besagt: Wer einen Pilger begleitet und mit ihm geht, muss im Tritt des Pilgers gehen, nicht schneller und nicht langsamer. Genau das möchte ich sagen: eine Kirche, die den Weg begleitet und sich auf den Weg zu machen weiß, wie sie heute unterwegs ist. Diese Pilgerregel wird uns helfen, dies alles zu inspirieren.
3. Der dritte Gedanke: Es ist eine Herausforderung, der wir uns alle im Kontext der Kommunikation gemeinsam stellen; es handelt sich nicht hauptsächlich um eine technologische Problematik. Wir müssen uns fragen: Sind wir auch auf diesem Gebiet fähig, Christus zu bringen, oder besser: zur Begegnung mit Christus zu führen? Mit dem Pilger auf seinem Lebensweg zu gehen, aber so wie Jesus mit den Emmausjüngern, als er ihr Herz brennend machte und sie den Herrn finden ließ? Sind wir fähig, das Gesicht einer Kirche zu vermitteln, die für alle das „Zuhause" ist? Wir sprechen manchmal von einer Kirche mit geschlossenen Türen. Aber dieses Zuhause ist sogar mehr als eine Kirche mit offenen Türen, weit mehr! Es muss zusammen gehen: ein „Zuhause" bilden, Kirche bilden, ein „Zuhause" schaffen. Kirche mit geschlossenen Türen, Kirche mit offenen Türen – es geht darum, auf dem Weg Kirche zu bilden. Es ist eine Herausforderung! Außer durch die persönliche Begegnung soll auch durch die sozialen Kommunikationsmittel die Schönheit von all dem wiederentdeckt werden, das unserem Weg und unserem Leben zugrunde liegt, die Schönheit des Glaubens und die Schönheit der Begegnung mit Christus. Auch im Kontext der Kommunikation braucht es eine Kirche, der es gelingt, Wärme zu bringen und die Herzen zu entflammen. Können unsere Präsenz, unsere Initiativen diesen Bedürfnissen entsprechen oder bleiben wir Fachleute? Wir haben einen kostbaren Schatz weiterzugeben, einen Schatz, der Licht und Hoffnung bringt. Daran herrscht großer Bedarf! Aber dies alles erfordert eine sorgfältige und qualifizierte Ausbildung von Priestern, Ordensleuten und Laien auch auf diesem Sektor. Der große „digitale Kontinent" ist nicht einfach Technologie, sondern besteht aus realen Männern und Frauen, die das, was sie in ihrem Inneren bewegt, mit sich bringen – die eigenen Hoffnungen, die eigenen Leiden, die eigenen Sorgen, die Suche nach dem Wahren, Schönen und Guten. Man muss Christus zeigen und bringen können, indem man die Freuden und Hoffnungen teilt, so wie Maria, die Christus dem Herzen des Menschen gebracht hat; man muss in den Nebel der Gleichgültigkeit hineingehen können, ohne sich zu verlieren; man muss auch in die dunkelste Nacht hinabsteigen, ohne vom Dunkel durchdrungen zu werden und zu verzagen; man muss die falschen Hoffnungen vieler anhören, ohne sich verführen zu lassen; man muss die Enttäuschungen aufnehmen, ohne in Bitterkeit zu geraten; die Desintegration anderer berühren, ohne sich in der eigenen Identität auflösen zu lassen und die innere Einheit zu verlieren (vgl. Ansprache an die brasilianischen Bischöfe, 27. Juli 2013, Nr. 4). Das ist der Weg. Das ist die Herausforderung.
Wichtig sind, liebe Freunde, die Aufmerksamkeit der Kirche und ihre Präsenz in der Welt der Kommunikation, um mit dem Menschen von heute ins Gespräch zu kommen und ihn zur Begegnung mit Christus zu führen. Die Begegnung mit Christus ist aber eine persönliche Begegnung. Sie kann nicht manipuliert werden. In dieser Zeit finden wir in der Kirche die große Versuchung des spirituellen „acoso", einer spirituellen Form von Aufdringlichkeit: die Gewissen zu manipulieren; eine theologische „Gehirnwäsche", die am Ende zu einer Begegnung mit Christus bloß dem Namen nach führt und nicht mit der Person des lebendigen Christus. Bei der Begegnung eines Menschen mit Christus geht es um Christus und die Person selber. Es geht nicht um das, was der „Spiritualitätsingenieur" möchte, der manipulieren will. Das ist die Herausforderung: Es geht darum, den Menschen zur Begegnung mit Christus zu führen. Dabei ist uns aber bewusst, dass wir Werkzeuge sind und dass das Grundproblem nicht der Erwerb ausgeklügelter Technologien ist, auch wenn sie für eine aktuelle und wirksame Präsenz notwendig sind. In uns muss die Vorstellung immer sehr klar sein, dass der Gott, an den wir glauben, ein Gott voll Leidenschaft für den Menschen ist, der sich durch unsere Werkzeuge, selbst wenn sie armselig sind, zeigen will. Denn Gott ist es, der am Werk ist, der verwandelt, der das Leben des Menschen rettet.
Darum bitten wir alle, dass der Herr unser Herz erwärme und uns unterstütze in der faszinierenden Sendung, ihn der Welt zu bringen. Ich empfehle mich Ihren Gebeten, denn es ist auch meine Sendung, und erteile Ihnen gerne meinen Segen.
[01321-05.02] [Originalsprache: Italienisch]
● TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA
Queridos hermanos y hermanas, buenos días:
Saludo a todos y les doy las gracias por el servicio que prestan en un campo tan importante como es el de la comunicación, aunque después de haber oído a Mons. Celli debo borrar «campo»… una «dimensión existencial» importante… Agradezco a Mons. Claudio Celli las palabras que me ha dirigido en nombre de todos. Quisiera compartir con ustedes algunas ideas:
1. La primera: la importancia de la comunicación para la Iglesia. Este año se cumple el 50 aniversario de la aprobación del Decreto conciliar Inter mirifica. No se trata sólo de una conmemoración; ese documento expresa el interés de la Iglesia por la comunicación y por sus instrumentos, importantes también en una dimensión evangelizadora. Pero por los instrumentos de la comunicación; la comunicación no es un instrumento. Es otra cosa… En los últimos decenios los medios de comunicación se han desarrollado mucho, pero esta solicitud continúa, asumiendo nuevas sensibilidades y nuevas formas. El panorama comunicativo se ha convertido poco a poco para muchos en un "ambiente vital", una red donde las personas se comunican, amplían el horizonte de sus contactos y de sus relaciones (cf. Benedicto XVI, Mensaje para la Jornada mundial de las Comunicaciones Sociales 2013). Subrayo, sobre todo, estos aspectos positivos, aunque todos somos conscientes de que también hay límites y elementos nocivos.
2. En este contexto –y ésta es la segunda idea– nos tenemos que preguntar: ¿Qué papel tiene que desempeñar la Iglesia con sus medios operativos y comunicativos? En cualquier situación, más allá de la puramente tecnológica, creo que el objetivo ha de ser lograr inserirse en el diálogo con los hombres y mujeres de hoy, lograr inserirse en el diálogo con los hombres y las mujeres de hoy, para comprender sus expectativas, sus dudas, sus esperanzas. Son hombres y mujeres a veces un poco desilusionados con un cristianismo que les parece estéril, que tiene dificultades precisamente para comunicar incisivamente el sentido profundo que da la fe. En efecto, precisamente hoy, en la era de la globalización, estamos asistiendo a un aumento de la desorientación, de la soledad; vemos difundirse la pérdida del sentido de la vida, la incapacidad para tener una "casa" de referencia, la dificultad para trabar relaciones profundas. Es importante, por eso, saber dialogar, entrando también, aunque no sin discernimiento, en los ambientes creados por las nuevas tecnologías, en las redes sociales, para hacer visible una presencia, una presencia que escucha, dialoga, anima. No tengan miedo de ser esa presencia, llevando consigo su identidad cristiana cuando se hacen ciudadanos de estos ambientes. ¡Una Iglesia que acompaña en el camino, sabe ponerse en camino con todos! Y hay también una antigua regla de los peregrinos, que San Ignacio asume, por eso yo la conozco. En una de sus reglas dice que aquel que acompaña a un peregrino y que va con él, debe ir al paso del peregrino, sin adelantarse ni retrasarse. Y esto es lo que quiero decir: una Iglesia que acompaña en el camino y que sepa ponerse en camino, como camina hoy. Esta regla del peregrino nos ayudará a inspirar las cosas.
3. El tercero: Es un reto que afrontamos todos juntos, en este contexto de la comunicación, y la problemática no es principalmente tecnológica. Nos tenemos que preguntar ¿somos capaces, también en este campo, de llevar a Cristo, o mejor, de llevar al encuentro de Cristo? ¿De caminar con el peregrino existencial, pero como lo hacía Jesús con los de Emaús, encendiendo sus corazones, haciéndoles encontrar al Señor? ¿Somos capaces de comunicar el rostro de una Iglesia que es "casa" de todos? Hablamos de la Iglesia con las puertas cerradas. Pero esto es más que una Iglesia con las puertas abiertas, es mucho más. Es encontrar juntos, hacer «casa», hacer Iglesia, hacer «casa». Iglesia con las puertas cerradas, Iglesia con las puertas abiertas. Es esto: hacer Iglesia, caminando. Un desafío. Se trata de hacer descubrir, también a través de los medios de comunicación social, además de en el encuentro personal, la belleza de todo lo que constituye el fundamento de nuestro camino y de nuestra vida, la belleza de la fe, la belleza del encuentro con Cristo. También en el contexto de la comunicación es necesario que la Iglesia consiga llevar calor, que enardezca los corazones. ¿Nuestra presencia, nuestras iniciativas responden a esta exigencia o permanecemos técnicos? Tenemos un tesoro precioso que transmitir, un tesoro que da luz y esperanza. ¡Son tan necesarias! Pero todo esto requiere una cuidada y cualificada formación, de sacerdotes, religiosos, religiosas, laicos, también en este campo. El gran continente digital no es simplemente tecnología, sino que está formado por hombres y mujeres que llevan consigo lo que tienen dentro, sus experiencias, sus sufrimientos, sus anhelos, la búsqueda de la verdad, de la belleza, de la bondad. Es necesario saber indicar y llevar a Cristo, compartiendo estas alegrías y esperanzas, como María que llevó a Cristo al corazón del hombre; es necesario saber entrar en la niebla de la indiferencia sin perderse; es necesario bajar también a la noche más oscura sin verse dominados por la oscuridad y perderse; es necesario escuchar las ilusiones de muchos, sin dejarse seducir; es necesario acoger las desilusiones, sin caer en la amargura; palpar la desintegración ajena, sin dejarse disolver o descomponer en la propia identidad (cf. Discurso al episcopado de Brasil, 27 julio 2013, 4). Este es el camino. Este es el desafío.
Es importante, queridos amigos, la atención y la presencia de la Iglesia en el mundo de la comunicación, para dialogar con el hombre de hoy y llevarlo al encuentro con Cristo, pero el encuentro con Cristo es un encuentro personal. No se puede manipular. En este tiempo tenemos una gran tentación en la Iglesia, que es el «acoso» espiritual: manipular las conciencias; un lavado de cerebro teologal, que al final te lleva a un encuentro con Cristo puramente nominal, no con la Persona de Cristo Vivo. En el encuentro de una persona con Cristo, entran Cristo y la persona. No lo que quiere el ingeniero espiritual que busca manipular. Este es el desafío. Llevarlo al encuentro con Cristo siendo conscientes, no obstante, de que nosotros somos medios y que el problema de fondo no es la adquisición de sofisticadas tecnologías, aunque sean necesarias para una presencia actual y significativa. Que nos quede siempre claro que creemos en un Dios apasionado por el hombre, que quiere manifestarse mediante nuestros medios, aunque siempre son pobres, porque es Él quien obra, transforma, salva la vida del hombre.
Y nuestra oración, la de todos, para que el Señor enardezca nuestro corazón y nos sostenga en la misión fascinante de llevarle al mundo. Me encomiendo a sus oraciones porque también yo tengo esta misión, y les imparto de corazón mi Bendición.
[01321-04.02] [Texto original: Italiano]
● TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE
Queridos irmãos e irmãs, bom dia!
Saúdo-vos a todos, agradecido pelo serviço que realizais no importante sector – mas agora, depois de ter ouvido D. Cláudio Celli, devo cancelar a palavra «sector» e dizer – na importante «dimensão existencial» da comunicação…. Agradeço ao Arcebispo Cláudio Maria Celli a saudação que me dirigiu também em vosso nome. Queria partilhar convosco alguns pensamentos.
1. Primeiro : a importância da comunicação para a Igreja. Este ano completam-se 50 anos da aprovação do Decreto Conciliar Inter mirifica. Não se trata apenas de uma recordação; este Documento exprime a atenção que a Igreja dá à comunicação e aos seus instrumentos, importantes nomeadamente para a dimensão evangelizadora. Temos, pois, os instrumentos da comunicação e a comunicação; esta não é um instrumento, é outra coisa… Nas últimas décadas, os meios de comunicação evoluíram muito, mas a solicitude permanece, assumindo novas sensibilidades e formas. Pouco a pouco o panorama da comunicação foi-se tornando, para muitos, um «ambiente de vida», uma rede onde as pessoas comunicam, alargam as fronteiras dos seus conhecimento e das suas relações (cf. Bento XVI, Mensagem para o Dia Mundial das Comunicações Sociais de 2013). Sublinho sobretudo estes aspectos positivos, apesar de todos estarmos cientes dos limites e factores nocivos que também existem.
2. Neste contexto – e passo ao segundo pensamento –, devemos interrogar-nos: Qual é o papel que a Igreja deve ter com as suas realidades e actividades de comunicação? Em cada situação, independentemente das tecnologias, acho que o objectivo é saber inserir-se no diálogo com os homens e as mulheres de hoje, saber inserir-se no diálogo com os homens e as mulheres de hoje, para compreender as suas expectativas, dúvidas, esperanças. São homens e mulheres por vezes um pouco desiludidos por um cristianismo que lhes parece estéril, com dificuldade precisamente em comunicar de forma incisiva o sentido profundo que a fé dá. Com efeito, assistimos hoje, precisamente na era da globalização, a um aumento da desorientação, da solidão; vemos alastrar a confusão sobre o sentido da vida, a incapacidade de fazer referimento a uma «casa», a dificuldade em tecer laços profundos. Assim, é importante saber dialogar, entrando, com discernimento, também nos ambientes criados pelas novas tecnologias, nas redes sociais, para fazer emergir uma presença, uma presença que escuta, dialoga, encoraja. Não tenhais medo de ser esta presença, afirmando a vossa identidade cristã ao fazer-vos cidadãos deste ambiente. Uma Igreja companheira de estrada sabe pôr-se a caminho com todos! Há também uma regra antiga dos peregrinos, que Santo Inácio adoptou (por isso é que a conheço!). Diz ele, numa das suas regras, que o companheiro de um peregrino, que faz a estrada com o peregrino, deve caminhar com o passo do peregrino, nem ir mais adiante nem ficar para trás. Com isto, quero dizer: é precisa uma Igreja companheira de estrada que saiba pôr-se a caminho, como se caminha hoje. Esta regra do peregrino pode servir-nos de inspiração para a realidade.
3. O terceiro: Neste contexto da comunicação, todos nós enfrentamos juntos um desafio, e a problemática principal não é de ordem tecnológica. Devemos interrogar-nos: Somos nós capazes, neste campo também, de levar Cristo, ou melhor, de levar ao encontro de Cristo? De caminhar existencialmente com o peregrino, mas como caminhava Jesus com os peregrinos de Emaús, inflamando o coração, fazendo-lhes encontrar o Senhor? Somos capazes de comunicar o rosto de uma Igreja que seja a «casa» para todos? Falamos da Igreja com as portas fechadas. Mas aqui trata-se de algo mais que uma Igreja com as portas abertas… é algo mais! É tentarmos juntos construir «casa», construir Igreja, construir «casa». Não é Igreja com as portas fechadas, nem Igreja com as portas abertas, mas, sim, em caminho construir Igreja. Um desafio! Fazer redescobrir, no encontro pessoal e também através dos meios de comunicação social, a beleza de tudo o que está na base do nosso caminho e da nossa vida, a beleza da fé, a beleza do encontro com Cristo. Também aqui no contexto da comunicação, é precisa uma Igreja que consiga levar calor, inflamar o coração. A nossa presença, as nossas iniciativas sabem dar resposta a esta exigência ou permanecemos meros técnicos? Temos um precioso tesouro para transmitir, um tesouro que gera luz e esperança. E há tanta necessidade disso! Mas tudo isto exige uma formação cuidadosa e qualificada de sacerdotes, religiosos, religiosas, leigos, também neste sector. O grande continente digital não é simplesmente tecnologia, mas é formado por homens e mulheres reais que trazem consigo aquilo que têm dentro, as suas esperanças, os seus sofrimentos, as suas ansiedades, a busca do verdadeiro, do belo e do bom. É preciso saber indicar e levar Cristo, partilhando estas alegrias e esperanças, como Maria que trouxe Cristo ao coração do homem; é preciso saber penetrar no nevoeiro da indiferença, sem se perder; há necessidade de descer mesmo na noite mais escura, sem ser invadido pela escuridão nem se perder; há necessidade de ouvir as ilusões de muitos, sem se deixar seduzir; há necessidade de acolher as desilusões, sem cair na amargura; tocar a desintegração alheia, sem se deixar dissolver e decompor na própria identidade (cf. Discurso aos Bispos do Brasil, 27 de Julho de 2013, 4). Este é o caminho. Este é o desafio.
É importante, queridos amigos, a atenção e a presença da Igreja no mundo da comunicação, para dialogar com o homem de hoje e levá-lo ao encontro com Cristo. Mas, o encontro com Cristo é um encontro pessoal. Não se pode manipular. Neste tempo, temos uma grande tentação na Igreja, que é uma moléstia espiritual: manipular as consciências; uma lavagem teologal do cérebro, que no fim te leva a um encontro com Cristo, mas puramente nominal e não com a Pessoa de Cristo Vivo. No encontro de uma pessoa com Cristo, intervêm Cristo e a pessoa! Não aquilo que quer o engenheiro espiritual que pretende manipular. Este é o desfio. Levar o homem de hoje ao encontro com Cristo, na certeza, porém, de que somos meios e que o problema fundamental não é a aquisição de tecnologias sofisticadas, embora necessárias para uma presença actual e válida. Esteja sempre bem claro em nós que o Deus em quem acreditamos, um Deus apaixonado pelo homem, quer manifestar-Se através dos nossos meios, ainda que pobres, porque é Ele que opera, é Ele que transforma, é Ele que salva a vida do homem.
E a nossa oração, a oração de todos, seja esta: que o Senhor inflame o nosso coração e nos sustente na missão fascinante de levá-Lo ao mundo. Recomendo-me às vossas orações, porque também eu tenho esta missão, e, de bom grado, dou-vos a minha Bênção.
[01321-06.02] [Texto original: Italiano]
● TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA
Drodzy bracia i siostry, dzień dobry!
Pozdrawiam was wszystkich i dziękuję za pełnioną przez was posługę w ważnej dziedzinie, dziedzinie komunikacji, ale usłyszawszy arcybiskupa Celli muszę zrezygnować z określenia "dziedzina"... trzeba by powiedzieć – w ważnym "wymiarze egzystencjalnym"... Dziękuję arcybiskupowi Claudio Maria Celli za pozdrowienie skierowane do mnie, także w waszym imieniu. Pozwólcie, że podzielę się z wami kilkoma przemyśleniami .
1. Po pierwsze: znaczenie komunikacji dla Kościoła. W tym roku przypada 50-lecie zatwierdzenia soborowego dekretu "Inter mirifica". Nie chodzi jednie o wspomnienie. Dokument ten wyraża troskę Kościoła o komunikację i jej narzędzia, ważne także w wymiarze ewangelizacji. Chodzi o narzędzia komunikacji – komunikacja nie jest narzędziem! Jest czymś innym... W ciągu ostatnich dekad środki przekazu bardzo się zmieniły, ale owa troska trwa nadal, przybierając nową wrażliwość i formy. Przestrzeń komunikacyjna stała się stopniowo dla wielu ludzi "środowiskiem życia", siecią, gdzie ludzie się komunikują, poszerzają granice swojej wiedzy i swoich relacji (por. Benedykt XVI, Orędzie na Światowy Dzień Środków Społecznego Przekazu, 2013 ). Szczególnie podkreślam te aspekty pozytywne, choć wszyscy zdajemy sobie sprawę z ograniczeń i czynników szkodliwych, które także istnieją.
2. W tym kontekście – to druga myśl – musimy zadać sobie pytanie: jaką rolę powinien odgrywać Kościół ze swoimi ruchami oraz instytucjami przekazu? Myślę że w każdej sytuacji chodzi nie tylko o technologie. Celem jest umiejętność wejścia w dialog z ludźmi naszych czasów, umiejętność wejścia w dialog z ludźmi naszych czasów, aby zrozumieć ich oczekiwania, wątpliwości i nadzieje. Ludziom niekiedy trochę rozczarowanym chrześcijaństwem, zdającym się im bezpłodnym, trudno wyraziście przekazywać głęboki sens, jaki daje wiara. W istocie mamy dziś, w dobie globalizacji, do czynienia z narastaniem dezorientacji, samotności. Widzimy upowszechnianie się zagubienia jeśli idzie o sens życia, niezdolność, by odnieść się do "domu", trudność, by nawiązać głębokie więzy. Ważna jest więc umiejętność dialogowania, wchodząc z rozeznaniem także w środowiska stworzone przez nowe technologie, w portale społecznościowe, aby pojawiła się obecność, obecność, która słucha, prowadzi dialog, dodaje otuchy. Nie obawiajcie się bycia tą obecnością, niosąc waszą tożsamość chrześcijańską, kiedy stajecie się obywatelami tego środowiska. Kościół towarzyszący w drodze umie wyruszyć w drogę ze wszystkimi! Jest też stara zasada pielgrzymów, którą przyjął św. Ignacy i dlatego ją znam! W jednej ze swych reguł powiada on, że ten, który towarzyszy pielgrzymowi i idzie z pielgrzymem musi iść krokiem pielgrzyma, nie wyprzedzać go i nie wlec się za nim. Właśnie to pragnę powiedzieć: Kościół winien towarzyszyć drodze i umieć wyruszyć w drogę, tak jak ona dziś przebiega. Ta reguła pielgrzyma pomoże nam w inspirowaniu różnych spraw.
3. Po trzecie: w tym kontekście przekazu istnieje wyzwanie, przed którym stajemy wszyscy razem, a problematyka ta nie jest zasadniczo natury technologicznej. Musimy zadać sobie pytanie: czy jesteśmy w stanie, także w tej dziedzinie, by nieść Chrystusa, a raczej doprowadzić do spotkania z Chrystusem? Podążać z pielgrzymką egzystencjalną, ale tak jak szedł Jezus z uczniami do Emaus, rozpalając serce, sprawiając, aby znaleźli Pana? Czy potrafimy przekazywać oblicze takiego Kościoła, który byłby "domem" dla wszystkich? Mówimy o Kościele, którego drzwi są zamknięte. Ale tutaj chodzi o coś więcej niż Kościół o drzwiach otwartych, o coś więcej! O wspólne odnajdywanie, czynienie "domem", czynienie Kościołem, czynienie "domem". Kościół o drzwiach zamkniętych przemienić w Kościół o drzwiach otwartych. To jest to właśnie: proces czynienia Kościołem. Wyzwanie! Umożliwienie odkrycia, nie tylko w spotkaniu osobowym, ale również poprzez środki społecznego przekazu piękna tego wszystkiego, co jest u podstaw naszej drogi i naszego życia, piękna wiary, piękna spotkania z Chrystusem. Także w kontekście komunikacji potrzebny jest Kościół potrafiący nieść ciepło, rozpalić serce. Czy nasza obecność, nasze inicjatywy potrafią odpowiedzieć na tę potrzebę, czy też pozostajemy jedynie na poziomie techniki? Mamy do przekazania cenny skarb, skarb niosący światło i nadzieję. Tak bardzo ich potrzeba! Ale to wszystko wymaga starannego i kwalifikowanego formowania kapłanów, zakonników, zakonnic, świeckich, także w tej dziedzinie. Wielki kontynent cyfrowy nie jest po prostu technologią, ale tworzą go realni ludzie wraz z tym, co mają w sobie: własnymi nadziejami, cierpieniami, lękami, poszukiwaniem prawdy, piękna i dobra. Trzeba umiejętności wskazywania i niesienia Chrystusa, dzieląc te radości i nadzieje, niczym Maryja, która przyniosła Chrystusa sercu człowieka. Trzeba umiejętnego wejścia w tę mgłę obojętności bez błądzenia. Trzeba wejścia w tę najciemniejszą noc, nie dając się ogarnąć ciemnościom i zagubieniu. Trzeba wsłuchiwać się w złudzenia tak wielu, nie pozwalając się jednak uwieść; przyjmować rozczarowania, ale bez popadania w zgorzknienie; dotykać dezintegracji drugiego, ale nie pozbawiając się własnej tożsamości (por. Przemówienie do episkopatu Brazylii, 27 lipca 2013,4). Taka jest droga. To właśnie jest wyzwaniem.
Drodzy przyjaciele, ważna jest zainteresowanie i obecność Kościoła w świecie komunikacji, by prowadzić dialog z dzisiejszym człowiekiem i prowadzić go na spotkanie z Chrystusem. Z tym, że spotkanie z Chrystusem ma charakter osobowy. Nie wolno manipulować. W naszych czasach mamy w Kościele wielką pokusę manipulowania sumieniami, takiego teologalnego prania mózgu, które ostatecznie prowadzi do spotkania z Chrystusem czysto nominalistycznym, a nie z żywą Osobą. Tymczasem w tym spotkaniu chodzi o Chrystusa, który jest Osobą, a nie tym, czym chciałby je mieć duchowy inżynier-manipulator. To właśnie jest wyzwanie. Doprowadzić go na spotkanie z Chrystusem, będąc jednakże świadomymi, że jesteśmy środkami i że istotnym problemem nie jest zdobycie zaawansowanej technologii, choć są one niezbędne dla obecności aktualnej i znaczącej. Niech zawsze będzie w nas wyraźnie widoczne, że Bóg, w którego wierzymy, Bóg zamiłowany do człowieka, chce się przejawiać poprzez nasze środki, nawet jeśli są ubogie, gdyż to On działa, to On przekształca, to On zbawia ludzkie życie.
Wszyscy modlimy się o to, aby Pan rozpalił nasze serca i wspierał nas w fascynującej misji, aby nieść Go światu. Polecam się waszym modlitwom, bo ja też mam tę misję, i chętnie wam udzielam mojego błogosławieństwa.
[01321-09.01] [Testo originale: Italiano]
[B0593-XX.03]