Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


SANTA MESSA A CASTEL GANDOLFO NELLA SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA, 15.08.2013


SANTA MESSA A CASTEL GANDOLFO NELLA SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

OMELIA DEL SANTO PADRE

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA

Alle ore 9.00 di oggi, il Santo Padre Francesco ha lasciato in auto il Vaticano ed ha raggiunto Castel Gandolfo, recandosi subito in visita al Monastero di clausura "Immacolata Concezione" delle Clarisse di Albano, all’interno delle Ville Pontificie.
Alle 10.30, in piazza della Libertà, il Papa ha presieduto la Celebrazione della Santa Messa nella Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, per i fedeli della Parrocchia pontificia di san Tommaso da Villanova.
Di seguito, riportiamo il testo dell’omelia che Papa Francesco ha pronunciato dopo la proclamazione del Santo Vangelo:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

Al termine della Costituzione sulla Chiesa, il Concilio Vaticano II ci ha lasciato una meditazione bellissima su Maria Santissima. Ricordo soltanto le espressioni che si riferiscono al mistero che celebriamo oggi: La prima è questa: «L’immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste col suo corpo e la sua anima, e dal Signore esaltata come la regina dell’universo» (n. 59). E poi, verso la fine, vi è quest’altra: «La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in cammino, fino a quando non verrà il giorno del Signore» (n. 68). Alla luce di questa bellissima icona di nostra Madre, possiamo considerare il messaggio contenuto nelle Letture bibliche che abbiamo appena ascoltato. Possiamo concentrarci su tre parole-chiave: lotta, risurrezione, speranza.

Il brano dell’Apocalisse presenta la visione della lotta tra la donna e il drago. La figura della donna, che rappresenta la Chiesa, è da una parte gloriosa, trionfante, e dall’altra ancora in travaglio. Così in effetti è la Chiesa: se in Cielo è già associata alla gloria del suo Signore, nella storia vive continuamente le prove e le sfide che comporta il conflitto tra Dio e il maligno, il nemico di sempre. E in questa lotta che i discepoli di Gesù devono affrontare – noi tutti, noi, tutti i discepoli di Gesù dobbiamo affrontare questa lotta – Maria non li lascia soli; la Madre di Cristo e della Chiesa è sempre con noi. Sempre, cammina con noi, è con noi. Anche Maria, in un certo senso, condivide questa duplice condizione. Lei, naturalmente, è ormai una volta per sempre entrata nella gloria del Cielo. Ma questo non significa che sia lontana, che sia staccata da noi; anzi, Maria ci accompagna, lotta con noi, sostiene i cristiani nel combattimento contro le forze del male. La preghiera con Maria, in particolare il Rosario – ma sentite bene: il Rosario. Voi pregate il Rosario tutti i giorni? Ma, non so… [i presenti gridano: Sì!] Sicuro? Ecco, la preghiera con Maria, in particolare il Rosario ha anche questa dimensione "agonistica", cioè di lotta, una preghiera che sostiene nella battaglia contro il maligno e i suoi complici. Anche il Rosario ci sostiene nella battaglia.

La seconda Lettura ci parla della risurrezione. L’apostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, insiste sul fatto che essere cristiani significa credere che Cristo è veramente risorto dai morti. Tutta la nostra fede si basa su questa verità fondamentale che non è un’idea ma un evento. E anche il mistero dell’Assunzione di Maria in corpo e anima è tutto inscritto nella Risurrezione di Cristo. L’umanità della Madre è stata "attratta" dal Figlio nel suo passaggio attraverso la morte. Gesù è entrato una volta per sempre nella vita eterna con tutta la sua umanità, quella che aveva preso da Maria; così lei, la Madre, che Lo ha seguito fedelmente per tutta la vita, Lo ha seguito con il cuore, è entrata con Lui nella vita eterna, che chiamiamo anche Cielo, Paradiso, Casa del Padre.
Anche Maria ha conosciuto il martirio della croce: il martirio del suo cuore, il martirio dell’anima. Lei ha sofferto tanto, nel suo cuore, mentre Gesù soffriva sulla croce. La Passione del Figlio l’ha vissuta fino in fondo nell’anima. E’ stata pienamente unita a Lui nella morte, e per questo le è stato dato il dono della risurrezione. Cristo è la primizia dei risorti, e Maria è la primizia dei redenti, la prima di «quelli che sono di Cristo». E’ nostra Madre, ma anche possiamo dire è la nostra rappresentante, è la nostra sorella, la nostra prima sorella, è la prima dei redenti che è arrivata in Cielo.

Il Vangelo ci suggerisce la terza parola: speranza. Speranza è la virtù di chi, sperimentando il conflitto, la lotta quotidiana tra la vita e la morte, tra il bene e il male, crede nella Risurrezione di Cristo, nella vittoria dell’Amore. Abbiamo sentito il Canto di Maria, il Magnificat: è il cantico della speranza, è il cantico del Popolo di Dio in cammino nella storia. E’ il cantico di tanti santi e sante, alcuni noti, altri, moltissimi, ignoti, ma ben conosciuti a Dio: mamme, papà, catechisti, missionari, preti, suore, giovani, anche bambini, nonni, nonne: questi hanno affrontato la lotta della vita portando nel cuore la speranza dei piccoli e degli umili. Maria dice: «L’anima mia magnifica il Signore» - anche oggi canta questo la Chiesa e lo canta in ogni parte del mondo. Questo cantico è particolarmente intenso là dove il Corpo di Cristo patisce oggi la Passione. Dove c’è la Croce, per noi cristiani c’è la speranza, sempre. Se non c’è la speranza, noi non siamo cristiani. Per questo a me piace dire: non lasciatevi rubare la speranza. Che non ci rubino la speranza, perché questa forza è una grazia, un dono di Dio che ci porta avanti guardando il Cielo. E Maria è sempre lì, vicina a queste comunità, a questi nostri fratelli, cammina con loro, soffre con loro, e canta con loro il Magnificat della speranza.

Cari fratelli e sorelle, uniamoci anche noi, con tutto il cuore, a questo cantico di pazienza e di vittoria, di lotta e di gioia, che unisce la Chiesa trionfante con quella pellegrinante, noi; che unisce la terra con il Cielo, che unisce la nostra storia con l’eternità, verso la quale camminiamo. Così sia.

[01163-01.02] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Chers frères et sœurs !

A la fin de la Constitution sur l’Eglise, le Concile Vatican II nous a laissé une très belle méditation sur la Vierge Marie. Je rappelle seulement les expressions qui se réfèrent au mystère que nous célébrons aujourd’hui : la première est celle-ci : « La Vierge Immaculée, préservée (par Dieu) de toute atteinte de la faute originelle, ayant accompli le cours de sa vie terrestre, fut élevée corps et âme à la gloire du ciel, et exaltée par le Seigneur comme Reine de l’univers » (n.59). Et ensuite, vers la fin, il y a cette autre expression : « Tout comme dans le ciel, où elle est déjà glorifiée corps et âme, la Mère de Jésus représente et inaugure l’Eglise en son achèvement dans le siècle futur, de même sur cette terre, en attendant la venue du Jour du Seigneur, elle brille déjà comme un signe d’espérance assurée et de consolation, devant le peuple de Dieu en pèlerinage » (n. 68). A la lumière de cette très belle icône de notre Mère, nous pouvons entendre le message contenu dans les lectures bibliques que nous venons d’entendre. Nous pouvons nous concentrer sur trois paroles-clé : lutte, résurrection, espérance.

Le passage de l’Apocalypse présente la vision de la lutte entre la femme et le dragon. La figure de la femme, qui représente l’Eglise, est d’un côté glorieuse, triomphante, et de l’autre, encore en travail. Telle est, en effet, l’Eglise : si elle est déjà associée, au ciel, à la gloire de son Seigneur, elle vit continuellement, dans l’histoire, les épreuves et les défis que comporte le conflit entre Dieu et le malin, l’ennemi de toujours. Et dans cette lutte, que les disciples de Jésus doivent affronter - nous tous, nous, tous les disciples de Jésus nous devons affronter cette lutte - Marie ne les laisse pas seuls ; la Mère du Christ et de l’Eglise est toujours avec nous. Toujours, elle marche avec nous, elle est avec nous. Marie aussi, en un certain sens, partage cette double condition. Naturellement, elle est désormais, une fois pour toutes, entrée dans la gloire du ciel. Mais cela ne signifie pas qu’elle soit loin, qu’elle soit séparée de nous ; au contraire, Marie nous accompagne, elle lutte avec nous, elle soutient les chrétiens dans le combat contre les forces du mal. La prière avec Marie, en particulier le Rosaire - écoutez bien : le Rosaire. Est-ce que vous priez le Rosaire tous les jours ? Je ne sais… [la foule crie : Oui !] C’est sûr ? Et bien la prière avec Marie, en particulier le Rosaire a aussi cette dimension « agonistique », c'est-à-dire de lutte, une prière qui soutient dans la bataille contre le malin et ses complices. Le Rosaire aussi nous soutient dans la bataille.

La seconde lecture nous parle de la résurrection. L’Apôtre Paul, écrivant aux Corinthiens, insiste sur le fait qu’être chrétien signifie croire que le Christ est vraiment ressuscité des morts. Toute notre foi se base sur cette vérité fondamentale qui n’est pas une idée mais un évènement. De même, le mystère de l’Assomption de Marie corps et âme est tout entier inscrit dans la Résurrection du Christ. L’humanité de la Mère a été « attirée » par le Fils dans son passage à travers la mort. Jésus est entré une foi pour toutes dans la vie éternelle avec toute son humanité, celle qu’il avait prise de Marie ; ainsi, Elle, la Mère, qui l’a suivi fidèlement toute sa vie, qui l’a suivi avec son cœur, est entrée avec Lui dans la vie éternelle, que nous appelons aussi le ciel, le Paradis, la Maison du Père.
Marie a connu aussi le martyre de la croix : Le martyre de son cœur, le martyre de son âme. Elle a tant souffert dans son cœur, pendant que Jésus souffrait sur la croix. la Passion du Fils, elle l’a vécue jusqu’au fond de son âme. Elle a été pleinement unie à Lui dans la mort, et à cause de cela, le don de la résurrection lui a été fait. Le Christ est le premier des ressuscités, et Marie est la première des rachetés, la première de « ceux qui appartiennent au Christ ». Elle est notre Mère, mais nous pouvons dire aussi qu’elle est notre représentante, elle est notre sœur, notre grande sœur, elle est la première des rachetés qui est arrivée au ciel.

L’Evangile nous suggère la troisième parole : espérance. L’espérance est la vertu de qui, faisant l’expérience du conflit, de la lutte quotidienne entre la vie et la mort, entre le bien et le mal, croit en la Résurrection du Christ, en la victoire de l’Amour. Nous avons entendu le chant de Marie, le Magnificat : C’est le cantique de l’espérance, il est le cantique du Peuple de Dieu en marche dans l’histoire. C’est le cantique de tant de saints et de saintes, certains connus, d’autres, beaucoup plus nombreux, inconnus, mais bien connus de Dieu : mamans, papas, catéchistes, missionnaires, prêtres, sœurs, jeunes, également des enfants, grand pères, grand mères : ils qui ont affronté la lutte de la vie en portant dans le cœur l’espérance des petits et des humbles. Marie dit : « Mon âme exalte le Seigneur ». L’Eglise le chante encore aujourd’hui l’Eglise, et elle le chante partout dans le monde. Ce cantique est particulièrement intense là où le Corps du Christ souffre aujourd’hui la Passion. Où il y a la croix, pour nous chrétiens, il y a l’espérance, toujours. S’il n’y a pas l’espérance, nous ne sommes pas chrétiens. C’est pourquoi j’aime dire : ne vous laissez pas voler l’espérance. Qu’on ne nous vole pas l’espérance, parce que cette force est une grâce, un don de Dieu qui nous porte en avant, en regardant le ciel. Et Marie est toujours là, proche de ces communautés, de nos frères, elle marche avec eux, elle souffre avec eux, et elle chante avec eux le Magnificat de l’espérance.

Chers frères et sœurs, unissons-nous, nous aussi, de tout notre cœur, à ce cantique de patience et de victoire, de lutte et de joie, qui unit l’Eglise triomphante et l’Eglise pérégrinante, qui unit la terre et le ciel, qui unit notre histoire et l’éternité, vers laquelle nous marchons. Ainsi soit-il.

[01163-03.02] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

Dear Brothers and Sisters!

At the end of its Constitution on the Church, the Second Vatican Council left us a very beautiful meditation on Mary Most Holy. Let me just recall the words referring to the mystery we celebrate today: "the immaculate Virgin preserved free from all stain of original sin, was taken up body and soul into heavenly glory, when her earthly life was over, and exalted by the Lord as Queen over all things" (no. 59). Then towards the end, there is: "the Mother of Jesus in the glory which she possesses in body and soul in heaven is the image and the beginning of the church as it is to be perfected in the world to come. Likewise, she shines forth on earth, until the day of the Lord shall come" (no. 68). In the light of this most beautiful image of our Mother, we are able to see the message of the biblical readings that we have just heard. We can focus on three key words: struggle, resurrection, hope.

The passage from Revelation presents the vision of the struggle between the woman and the dragon. The figure of the woman, representing the Church, is, on the one hand, glorious and triumphant and yet, on the other, still in travail. And the Church is like that: if in heaven she is already associated in some way with the glory of her Lord, in history she continually lives through the trials and challenges which the conflict between God and the evil one, the perennial enemy, brings. And in the struggle which the disciples must confront – all of us, all the disciples of Jesus, we must face this struggle - Mary does not leave them alone: the Mother of Christ and of the Church is always with us. She walks with us always, she is with us. And in a way, Mary shares this dual condition. She has of course already entered, once and for all, into heavenly glory. But this does not mean that she is distant or detached from us; rather Mary accompanies us, struggles with us, sustains Christians in their fight against the forces of evil. Prayer with Mary, especially the rosary – but listen carefully: the Rosary. Do you pray the Rosary every day? But I’m not sure you do… [the people shout "Yes!"] Really? Well, prayer with Mary, especially the Rosary, has this "suffering" dimension, that is of struggle, a sustaining prayer in the battle against the evil one and his accomplices. The Rosary also sustains us in the battle.

The second reading speaks to us of resurrection. The Apostle Paul, writing to the Corinthians, insists that being Christian means believing that Christ is truly risen from the dead. Our whole faith is based upon this fundamental truth which is not an idea but an event. Even the mystery of Mary’s Assumption body and soul is fully inscribed in the resurrection of Christ. The Mother’s humanity is "attracted" by the Son in his own passage from death to life. Once and for all, Jesus entered into eternal life with all the humanity he had drawn from Mary; and she, the Mother, who followed him faithfully throughout her life, followed him with her heart, and entered with him into eternal life which we also call heaven, paradise, the Father’s house.
Mary also experienced the martyrdom of the Cross: the martyrdom of her heart, the martyrdom of her soul. She lived her Son’s Passion to the depths of her soul. She was fully united to him in his death, and so she was given the gift of resurrection. Christ is the first fruits from the dead and Mary is the first of the redeemed, the first of "those who are in Christ". She is our Mother, but we can also say that she is our representative, our sister, our eldest sister, she is the first of the redeemed, who has arrived in heaven.

The Gospel suggests to us the third word: hope. Hope is the virtue of those who, experiencing conflict – the struggle between life and death, good and evil – believe in the resurrection of Christ, in the victory of love. We heard the Song of Mary, the Magnificat: it is the song of hope, it is the song of the People of God walking through history. It is the song many saints, men and women, some famous, and very many others unknown to us but known to God: mums, dads, catechists, missionaries, priests, sisters, young people, even children and grandparents: these have faced the struggle of life while carrying in their heart the hope of the little and the humble. Mary says: "My souls glorifies the Lord" – today, the Church too sings this in every part of the world. This song is particularly strong in places where the Body of Christ is suffering the Passion. For us Christians, wherever the Cross is, there is hope, always. If there is no hope, we are not Christian. That is why I like to say: do not allow yourselves to be robbed of hope. May we not be robbed of hope, because this strength is a grace, a gift from God which carries us forward with our eyes fixed on heaven. And Mary is always there, near those communities, our brothers and sisters, she accompanies them, suffers with them, and sings the Magnificat of hope with them.

Dear Brothers and Sisters, with all our heart let us too unite ourselves to this song of patience and victory, of struggle and joy, that unites the triumphant Church with the pilgrim one, earth with heaven, and that joins our lives to the eternity towards which we journey. Amen.

[01163-02.02] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Liebe Brüder und Schwestern,

im Schlussteil der Konstitution über die Kirche hat das Zweite Vatikanische Konzil uns eine wunderschöne Meditation über die Allerseligste Jungfrau Maria hinterlassen. Ich erwähne nur die Aussagen, die sich auf das Geheimnis beziehen, das wir heute feiern. Die erste lautet: »Die unbefleckte Jungfrau, von jedem Makel der Erbsünde unversehrt bewahrt, [wurde] nach Vollendung des irdischen Lebenslaufs mit Leib und Seele in die himmlische Herrlichkeit aufgenommen und als Königin des Alls vom Herrn erhöht« (Nr. 59). Und gegen Ende des Textes heißt es dann: »Wie die Mutter Jesu, im Himmel schon mit Leib und Seele verherrlicht, Bild und Anfang der in der kommenden Weltzeit zu vollendenden Kirche ist, so leuchtet sie auch hier auf Erden in der Zwischenzeit bis zur Ankunft des Tages des Herrn als Zeichen der sicheren Hoffnung und des Trostes dem wandernden Gottesvolk voran« (Nr. 68). Im Licht dieser wunderschönen Ikone unserer Mutter können wir die Botschaft betrachten, die in den biblischen Lesungen enthalten ist, die wir eben gehört haben. Dabei können wir uns auf drei Schlüsselworte konzentrieren: Kampf, Auferstehung, Hoffnung.

Der Abschnitt aus der Offenbarung stellt die Vision eines Kampfes zwischen der Frau und dem Drachen vor Augen. Die Gestalt der Frau, die für die Kirche steht, ist einerseits herrlich, triumphierend, und andererseits liegt sie noch in Geburtswehen. So ist die Kirche tatsächlich: Auch wenn sie im Himmel schon an der Herrlichkeit ihres Herrn teilhat, erlebt sie in der Geschichte unablässig die Prüfungen und die Herausforderungen, die der Konflikt zwischen Gott und dem Bösen – dem Feind von jeher – mit sich bringt. Und in diesem Kampf, dem die Jünger Jesu sich stellen müssen – wir alle, wir, alle Jünger Christi müssen diesen Kampf aufnehmen –, lässt Maria sie nicht allein; die Mutter Christi und der Kirche ist immer bei uns. Immer ist sie mit uns unterwegs, ist bei uns. In gewissem Sinne teilt auch Maria diesen zweifachen Zustand. Natürlich ist sie bereits ein für allemal in die Herrlichkeit des Himmels eingetreten. Doch das bedeutet nicht, dass sie fern, dass sie von uns getrennt ist; im Gegenteil, Maria begleitet uns, sie kämpft an unserer Seite, sie unterstützt die Christen im Kampf gegen die Kräfte des Bösen. Das Gebet mit Maria, besonders der Rosenkranz – aber hört gut zu: der Rosenkranz! Betet ihr den Rosenkranz jeden Tag? – [Die Leute rufen: Ja!] – Aber ich weiß nicht… Wirklich? Na gut. Das Gebet mit Maria, besonders der Rosenkranz, besitzt auch diese „kämpferische" Dimension des Ringens; es ist ein Gebet, das in der Schlacht gegen den Bösen und seine Helfershelfer Unterstützung bietet. Auch der Rosenkranz unterstützt uns im Kampf!

Die zweite Lesung spricht uns von der Auferstehung. Der Apostel Paulus betont in seinem Brief an die Korinther mit Nachdruck, dass Christ sein bedeutet, daran zu glauben, dass Christus wirklich von den Toten auferstanden ist. Unser ganzer Glaube gründet sich auf diese fundamentale Wahrheit, die keine Idee, sondern ein Ereignis ist. Und auch das Geheimnis von der Aufnahme Marias in den Himmel mit Leib und Seele ist ganz in die Auferstehung Christi eingefügt. Die Menschheit der Mutter ist vom Sohn in dessen Übergang durch den Tod hindurch gleichsam „mit hineingezogen" worden. Jesus ist ein für allemal ins ewige Leben eingegangen, mit seiner ganzen Menschheit – jener Menschheit, die er von Maria genommen hatte. So ist Maria, die Mutter, die ihm das ganze Leben hindurch treu gefolgt ist – ihm mit dem Herzen gefolgt ist – mit ihm ins ewige Leben eingetreten, das wir auch Himmel, Paradies, Vaterhaus nennen.
Auch Maria hat das Martyrium des Kreuzes kennen gelernt: das Martyrium ihres Herzens, das Martyrium der Seele. Sie hat so sehr gelitten, in ihrem Herzen, als Jesus am Kreuz litt. Sie hat den Leidensweg ihres Sohnes in ihrem Innern bis zum Grund durchlebt. Im Tod war sie mit ihm völlig vereint, und darum wurde ihr das Geschenk der Auferstehung zuteil. Christus ist er Erste der Auferstandenen, und Maria ist die Erste der Erlösten, die Erste von denen, »die zu ihm gehören«. Sie ist unsere Mutter, doch wir können auch sagen, sie ist unsere Repräsentantin; sie ist unsere Schwester, unsere erste Schwester, sie ist die Erste der Erlösten, die im Himmel angekommen ist.

Das Evangelium schlägt uns das dritte Wort vor: Hoffnung. Hoffnung ist die Tugend dessen, der im Erleben des Konflikts, des täglichen Ringens zwischen Leben und Tod, zwischen Gut und Böse an die Auferstehung Christi, an den Sieg der Liebe glaubt. Wir haben den Gesang Marias gehört, das Magnificat: Es ist der Gesang der Hoffnung, es ist der Gesang des Gottesvolkes, das in der Geschichte unterwegs ist. Es ist der Gesang so vieler Heiliger, von denen einige bekannt, ganz viele andere unbekannt, Gott aber bestens bekannt sind: Mütter, Väter, Katecheten, Missionare, Priester, Schwestern, Jugendliche, sogar Kinder, Großväter und Großmütter: Diese haben sich dem Kampf des Lebens gestellt, indem sie die Hoffnung der Kleinen und der Demütigen im Herzen trugen. Maria sagt: »Meine Seele preist die Größe des Herrn«,; das singt an diesem Tag auch die Kirche, und sie singt es in allen Teilen der Welt. Dieser Gesang ist besonders intensiv, wo der Leib Christi heute die Passion erleidet. Wo das Kreuz ist, da gibt es für uns Christen auch Hoffnung. Immer. Wenn keine Hoffnung da ist, sind wir keine Christen. Darum sage ich gerne: Lasst euch die Hoffnung nicht stehlen! Dass sie uns die Hoffnung nicht stehlen, denn diese Kraft ist eine Gnade, ein Geschenk Gottes, das uns voranbringt, indem wir auf den Himmel schauen! Und Maria ist immer dort, nahe bei den Gemeinschaften, die leiden, bei diesen unseren Brüdern und Schwestern, ist mit ihnen unterwegs, leidet mit ihnen und singt mit ihnen das Magnificat der Hoffnung.

Liebe Brüder und Schwestern, stimmen auch wir aus ganzem Herzen in diesen Gesang der Geduld und des Sieges, des Kampfes und der Freude ein – in diesen Gesang, der die triumphierende mit der wandernden Kirche, mit uns verbindet, der die Erde mit dem Himmel verbindet, der unsere Geschichte mit der Ewigkeit verbindet, zu der wir unterwegs sind. So sei es.

[01163-05.02] [Originalsprache: Italienisch]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

Queridos hermanos y hermanas

El Concilio Vaticano II, al final de la Constitución sobre la Iglesia, nos ha dejado una bellísima meditación sobre María Santísima. Recuerdo solamente las palabras que se refieren al misterio que hoy celebramos. La primera es ésta: «La Virgen Inmaculada, preservada libre de toda mancha de pecado original, terminado el curso de su vida en la tierra, fue llevada en cuerpo y alma a la gloria del cielo y elevada al trono por el Señor como Reina del universo» (n. 59). Y después, hacia el final, ésta otra: «La Madre de Jesús, glorificada ya en los cielos en cuerpo y alma, es la imagen y comienzo de la Iglesia que llegará a su plenitud en el siglo futuro. También en este mundo, hasta que llegue el día del Señor, brilla ante el Pueblo de Dios en marcha, como señal de esperanza cierta y de consuelo» (n. 68). A la luz de esta imagen bellísima de nuestra Madre, podemos considerar el mensaje que contienen las lecturas bíblicas que hemos apenas escuchado. Podemos concentrarnos en tres palabras clave: lucha, resurrección, esperanza.

El pasaje del Apocalipsis presenta la visión de la lucha entre la mujer y el dragón. La figura de la mujer, que representa a la Iglesia, aparece por una parte gloriosa, triunfante, y por otra con dolores. Así es en efecto la Iglesia: si en el Cielo ya participa de la gloria de su Señor, en la historia vive continuamente las pruebas y desafíos que comporta el conflicto entre Dios y el maligno, el enemigo de siempre. En esta lucha que los discípulos de Jesús han de sostener – todos nosotros, todos los discípulos de Jesús debemos sostener esta lucha –, María no les deja solos; la Madre de Cristo y de la Iglesia está siempre con nosotros. Siempre camina con nosotros, está con nosotros. También María participa, en cierto sentido, de esta doble condición. Ella, naturalmente, ha entrado definitivamente en la gloria del Cielo. Pero esto no significa que esté lejos, que se separe de nosotros; María, por el contrario, nos acompaña, lucha con nosotros, sostiene a los cristianos en el combate contra las fuerzas del mal. La oración con María, en especial el Rosario – pero escuchadme con atención: el Rosario. ¿Vosotros rezáis el Rosario todos los días? No creo... [la gente grita: Sí] ¿Seguro? Pues bien, la oración con María, en particular el Rosario, tiene también esta dimensión «agonística», es decir, de lucha, una oración que sostiene en la batalla contra el maligno y sus cómplices. También el Rosario nos sostiene en la batalla.

La segunda lectura nos habla de la resurrección. El apóstol Pablo, escribiendo a los corintios, insiste en que ser cristianos significa creer que Cristo ha resucitado verdaderamente de entre los muertos. Toda nuestra fe se basa en esta verdad fundamental, que no es una idea sino un acontecimiento. También el misterio de la Asunción de María en cuerpo y alma se inscribe completamente en la resurrección de Cristo. La humanidad de la Madre ha sido «atraída» por el Hijo en su paso a través de la muerte. Jesús entró definitivamente en la vida eterna con toda su humanidad, la que había tomado de María; así ella, la Madre, que lo ha seguido fielmente durante toda su vida, lo ha seguido con el corazón, ha entrado con él en la vida eterna, que llamamos también Cielo, Paraíso, Casa del Padre.
María ha conocido también el martirio de la cruz: el martirio de su corazón, el martirio del alma. Ha sufrido mucho en su corazón, mientras Jesús sufría en la cruz. Ha vivido la pasión del Hijo hasta el fondo del alma. Ha estado completamente unida a él en la muerte, y por eso ha recibido el don de la resurrección. Cristo es la primicia de los resucitados, y María es la primicia de los redimidos, la primera de «aquellos que son de Cristo». Es nuestra Madre, pero también podemos decir que es nuestra representante, es nuestra hermana, nuestra primera hermana, es la primera de los redimidos que ha llegado al cielo.

El evangelio nos sugiere la tercera palabra: esperanza. Esperanza es la virtud del que experimentando el conflicto, la lucha cotidiana entre la vida y la muerte, entre el bien y el mal, cree en la resurrección de Cristo, en la victoria del amor. Hemos escuchado el Canto de María, el Magnificat es el cántico de la esperanza, el cántico del Pueblo de Dios que camina en la historia. Es el cántico de tantos santos y santas, algunos conocidos, otros, muchísimos, desconocidos, pero que Dios conoce bien: mamás, papás, catequistas, misioneros, sacerdotes, religiosas, jóvenes, también niños, abuelos, abuelas, estos han afrontado la lucha por la vida llevando en el corazón la esperanza de los pequeños y humildes. María dice: «Proclama mi alma la grandeza del Señor», hoy la Iglesia también canta esto y lo canta en todo el mundo. Este cántico es especialmente intenso allí donde el Cuerpo de Cristo sufre hoy la Pasión. Donde está la cruz, para nosotros los cristianos hay esperanza, siempre. Si no hay esperanza, no somos cristianos. Por esto me gusta decir: no os dejéis robar la esperanza. Que no os roben la esperanza, porque esta fuerza es una gracia, un don de Dios que nos hace avanzar mirando al cielo. Y María está siempre allí, cercana a esas comunidades, a esos hermanos nuestros, camina con ellos, sufre con ellos, y canta con ellos el Magnificat de la esperanza.

Queridos hermanos y hermanas, unámonos también nosotros, con el corazón, a este cántico de paciencia y victoria, de lucha y alegría, que une a la Iglesia triunfante con la peregrinante, nosotros; que une el cielo y la tierra, que une nuestra historia con la eternidad, hacia la que caminamos. Amén.

[01163-04.02] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Queridos irmãos e irmãs!

No final da Constituição sobre a Igreja, o Concílio Vaticano II deixou-nos uma meditação belíssima sobre Maria Santíssima. Destaco apenas as expressões que se referem ao mistério que celebramos hoje. A primeira é esta: «A Virgem Imaculada, preservada imune de toda a mancha de culpa original, terminado o curso da vida terrena, foi elevada ao Céu em corpo e alma e exaltada por Deus como Rainha» (Cost. dogm. Lumen gentium, 59). Em seguida, perto do final do documento, encontramos esta expressão: «A Mãe de Jesus, assim como, glorificada já em corpo e alma, é imagem e início da Igreja que há de se consumar no século futuro, assim também na terra brilha como sinal de esperança segura e de consolação, para o Povo de Deus ainda peregrinante, até que chegue o dia do Senhor» (ibid., 68). À luz deste belíssimo ícone de Nossa Mãe, podemos considerar a mensagem contida nas Leituras bíblicas que acabamos de ouvir. Podemos nos concentrar em três palavras-chave: luta, ressurreição e esperança.

A passagem do livro do Apocalipse apresenta a visão da luta entre a mulher e o dragão. A figura da mulher, que representa a Igreja, é por um lado gloriosa, triunfante, e por outro ainda se encontra em dificuldade. De fato, assim é a Igreja: se no Céu já está associada com a glória de seu Senhor, na história enfrenta constantemente as provações e desafios que supõe o conflito entre Deus e o maligno, o inimigo de todos os tempos. E, nesta luta que os discípulos de devem enfrentar – todos nós, todos os discípulos de Jesus devemos enfrentar esta luta -, Maria não os deixa sozinhos; a Mãe de Cristo e da Igreja está sempre conosco. Sempre caminha conosco, está conosco. Maria também, em certo sentido, compartilha esta dupla condição. Ela, é claro, entrou definitivamente na glória do Céu. Mas isso não significa que Ela esteja longe, que esteja separada de nós; na verdade, Maria nos acompanha, luta conosco, sustenta os cristãos no combate contra as forças do mal. A oração com Maria, especialmente o Terço – atenção: o Terço! Rezais o Terço todos os dias? Mas, não sei não... [os fiéis gritam: sim!] Sério? Bem, a oração com Maria, especialmente o Terço, também tem essa dimensão "agonística", ou seja, de luta, uma oração que dá apoio na luta contra o maligno e seus aliados. O Terço também nos sustenta nesta batalha.

A segunda leitura fala da ressurreição. O apóstolo Paulo, escrevendo aos Coríntios, insiste no fato de que ser cristão significa acreditar que Cristo ressuscitou verdadeiramente dos mortos. Toda a nossa fé se baseia nesta verdade fundamental, que não é uma ideia, mas um evento. E o mistério da Assunção de Maria em corpo e alma também está inteiramente inscrito na Ressurreição de Cristo. A humanidade da Mãe foi "atraída" pelo Filho na sua passagem através da morte. Jesus entrou de uma vez por todas na vida eterna com toda a sua humanidade, a qual ele recebera de Maria. Assim, Ela, a Mãe, que o seguira fielmente durante toda a sua vida, tinha-O seguido com o coração, entrou com Ele na vida eterna, que também chamamos de Céu, Paraiso, Casa do Pai.
Maria também conheceu o martírio da Cruz: o martírio do seu coração, o martírio da alma. Ela sofreu tanto, no seu coração, enquanto que Jesus sofria na Cruz. Ela viveu a Paixão do Filho até o fundo de sua alma. Ela estava totalmente unida com Ele na morte, e por isso foi-Lhe dado o dom da ressurreição. Cristo como primícias dos Ressuscitados, e Maria como primícias dos redimidos, a primeira daqueles "que pertencem a Cristo". Ela é nossa Mãe, mas também podemos dizer que é nossa representante, nossa irmã, nossa primeira irmã; Ela é a primeira entre os redimidos que chegou ao Céu.

O Evangelho nos sugere uma terceira palavra: esperança. A esperança é a virtude daqueles que, experimentando o conflito, a luta diária entre a vida e a morte, entre o bem e o mal, creem na Ressurreição de Cristo, na vitória do Amor. Escutamos o canto de Maria, o Magnificat: é o cântico da esperança, é o cântico do Povo de Deus no seu caminhar através da história. É o cântico de muitos santos e santas, alguns conhecidos, outros – muitíssimos – desconhecidos, mas bem conhecidos por Deus: mães, pais, catequistas, missionários, padres, freiras, jovens, e também crianças, avôs e avós; eles enfrentaram a luta da vida, levando no coração esperança dos pequenos e dos humildes. Maria diz: «A minha alma engrandece ao Senhor» - hoje a Igreja também canta a mesma coisa, e o canta em todas as partes do mundo. Este cântico é particularmente intenso, onde o Corpo de Cristo hoje está sofrendo a Paixão. Onde está a Cruz, para nós cristãos, há esperança, sempre. Se não há esperança, nós não somos cristãos. Por isso gosto de dizer: não deixeis que vos roubem a esperança. Que não vos roubeis a esperança, porque esta força é uma graça, um dom de Deus que nos leva para frente, olhando para o Céu. E Maria está sempre lá, próxima dessas comunidades, desses nossos irmãos, caminhando com eles, sofrendo com eles, e cantando com eles o Magnificat da esperança.

Queridos irmãos e irmãs, unamo-nos com todo o coração a este cântico de paciência e de vitória, de luta e de alegria, que une a Igreja triunfante com a Igreja que peregrina, ou seja, nós; que une a terra com o Céu, que une a nossa história com a eternidade, para a qual caminhamos. Assim seja.

[01163-06.02] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA

Drodzy bracia i siostry!

Na zakończenie Konstytucji dogmatycznej o Kościele Sobór Watykański II zostawił nam przepiękną medytację o Najświętszej Maryi Pannie. Przypomnę jedynie słowa, które odnoszą się do świętowanej dziś tajemnicy. Pierwsze z nich to: „Niepokalana Dziewica, zachowana jako wolna od wszelkiej skazy pierworodnej winy, dopełniwszy biegu ziemskiego życia z ciałem i duszą została wzięta do niebieskiej chwały i wywyższona przez Pana jako Królowa wszystkiego" (n. 59). Dalej, pod koniec są też inne: „Jak w niebie Matka Jezusowa doznaje już chwały co do ciała i duszy, będąc obrazem i początkiem Kościoła mającego osiągnąć pełnię w przyszłym wieku, tak tu na ziemi, dopóki nie nadejdzie dzień Pański (por. 2 P 3,10), przyświeca Ona pielgrzymującemu Ludowi Bożemu jako znak niezawodnej nadziei i pociechy" (n. 68). W świetle tej przepięknej ikony naszej Matki możemy rozważyć przesłanie zawarte w dopiero co usłyszanych czytaniach biblijnych. Możemy skoncentrować się na trzech słowach-kluczach: walka, zmartwychwstanie, nadzieja.

Fragment z Apokalipsy przedstawia wizję walki między niewiastą a smokiem. Postać niewiasty, reprezentującej Kościół jest z jednej strony chwalebna, triumfująca, a z drugiej mająca rodzić. Taki w istocie jest Kościół: o ile w niebie jest już złączony z chwałą swego Pana, to w historii nieustannie przeżywa próby i wyzwania wiążące się z konfliktem między Bogiem a złym, odwiecznym nieprzyjacielem. W tej walce, w której muszą stawić czoła uczniowie Jezusa – my wszyscy, my, wszyscy uczniowie Jezusa musimy w tej walce stawić czoła – Maryja nie zostawia ich samymi. Matka Chrystusa i Kościoła jest z nami zawsze. Także Maryja, w pewnym sensie, podziela tę podwójną kondycję. Oczywiście weszła Ona raz na zawsze do chwały nieba. Nie oznacza to jednak, że jest od nas daleko, że jest od nas oddzielona. Wręcz przeciwnie: Maryja nam towarzyszy, walczy wraz z nami, wspiera chrześcijan w walce z siłami zła. Modlitwa wraz z Maryją, zwłaszcza Różaniec – lecz słuchajcie uważnie: Różaniec. Czy wy odmawiacie Różaniec we wszystkie dni? Lecz, nie wiem … /wierni skandują: Tak!/ Na pewno? Oto, modlitwa z Maryją, a szczególnie Różaniec ma także ten wymiar „zmagania", to znaczy walki, modlitwy, która wspiera w walce ze złym i jego wspólnikami. Także Różaniec wspiera nas w walce.

Drugie czytanie mówi nam o zmartwychwstaniu. Apostoł Paweł, pisząc do Koryntian kładzie nacisk na fakt, że bycie chrześcijaninem oznacza wiarę to, iż Chrystus naprawdę zmartwychwstał. Cała nasza wiara ma swoją podstawę w tej zasadniczej prawdzie, która nie jest ideą, ale wydarzeniem. Także tajemnica Wniebowstąpienia Maryi z duszą i ciałem jest w pełni wpisana w Zmartwychwstanie Chrystusa. Człowieczeństwo Matki zostało „pociągnięte" przez Syna w Jego przejściu przez śmierć. Jezus wszedł raz na zawsze w życie wieczne z całym swoim człowieczeństwem, które przyjął od Maryi. W ten sposób Ona, Matka, która wiernie szła za Nim przez całe swe życie, szła za Nim z całego serca i weszła wraz z Nim do życia wiecznego, które nazywamy też niebem, rajem, domem Ojca.
Także Maryja zaznała męczeństwa krzyża: męczeństwa swego serca, męczeństwa duszy. Ona bardzo cierpiała w swoim sercu, kiedy Jezus cierpiał na krzyżu. Mękę swego Syna przeżywała aż do głębi duszy. Była z Nim w pełni zjednoczona w śmierci, i z tego względu otrzymała dar zmartwychwstania. Chrystus jest pierwszym ze zmartwychwstałych, a Maryja jest pierwszą z odkupionych, pierwszą z „tych, którzy należą do Chrystusa". Jest naszą Matką, ale możemy także powiedzieć jest naszą orędowniczką, jest naszą Siostrą, naszą pierwszą Siostrą, jest pierwszą wśród odkupionych, którzy przybyli do nieba.

Ewangelia podsuwa nam trzecie słowo: nadzieja. Nadzieja jest cnotą ludzi, którzy doświadczając konfliktu, codziennej walki między życiem a śmiercią, między dobrem a złem, wierzą w Zmartwychwstanie Chrystusa, w zwycięstwo Miłości. Słyszeliśmy Kantyk Maryi: Magnificat, jest on kantykiem nadziei, kantykiem Ludu Bożego pielgrzymującego w dziejach. Jest to też kantyk wielu świętych. Niektórzy z nich są znani, inni, bardzo liczni – nieznani, ale doskonale znani Bogu: matki, ojcowie, katechiści, misjonarze, księża, siostry, młodzi, także dzieci, dziadkowie, babcie: którzy stawiali czoła zmaganiom życiowym niosąc w sercu nadzieję maluczkich i pokornych. Maria wypowiada: „Wielbi dusza moja Pana" – to śpiewa dzisiaj także Kościół i śpiewa to w każdej części świata. Ten śpiew jest szczególnie gromki tam, gdzie Ciało Chrystusa cierpi dziś mękę. Gdzie znajduje się Krzyż, tam zawsze dla nas chrześcijan jest nadzieja. Jeżeli nie ma w nas nadziei, nie jesteśmy chrześcijanami. Dlatego lubię powtarzać: nie pozwólcie, aby was pozbawiono nadziei. Aby wam nie ukradziono nadziei, ponieważ ta moc jest łaską, darem Boga, która wiedzie nas spoglądając w niebo. Maryja jest tam zawsze, bliska tym wspólnotom i tym naszym braciom, podąża wraz z nimi, cierpi wraz z nimi i wraz z nimi śpiewa Magnificat nadziei.

Drodzy bracia i siostry! Także i my włączmy się z całego serca w ten kantyk cierpliwości i zwycięstwa, zmagań i radości, łączący Kościół triumfujący z pielgrzymującym; my, których łączy ziemia i niebo, których łączy nasza historia z wiecznością, do której zdążamy. Amen.

[01163-09.02] [Testo originale: Italiano]

[B0525-XX.02]