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INTERVENTO DEL CAPO DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE ALLA 38a SESSIONE DELLA CONFERENZA DELLA FAO, 19.06.2013


INTERVENTO DEL CAPO DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE ALLA 38a SESSIONE DELLA CONFERENZA DELLA FAO

Dal 15 al 22 giugno è in corso a Roma la 38a Sessione della Conferenza della Fao su "Lo stato dell’insicurezza alimentare nel mondo".
Riportiamo di seguito l’intervento che il Capo della Delegazione della Santa Sede, S.E. Mons. Luigi Travaglino, Nunzio Apostolico, ha pronunciato questa mattina nel corso della Conferenza:

● INTERVENTO DI S.E. MONS. LUIGI TRAVAGLINO

Signor Presidente,
Signor Direttore Generale,
Signore e Signori,

1. Desidero anzitutto ringraziare Lei, Signor Presidente, per avermi concesso la parola e, al tempo stesso, rivolgerLe un deferente saluto, che estendo alle illustri Delegazioni qui convenute.
In questa occasione la Delegazione della Santa Sede vuole ribadire il proprio apprezzamento per l’attività della FAO volta a favorire lo sviluppo agricolo e a garantire la sicurezza alimentare, come pure riaffermare la sua disponibilità a sostenere questo compito che concerne un aspetto fondamentale della vita di singole persone e comunità.
In questo momento di particolare difficoltà per l’economia mondiale, il nostro incoraggiamento è rivolto a tutte la parti interessate perché assecondino l’attuazione dei programmi dell’Organizzazione nei diversi settori dell’agricoltura, delle foreste e della pesca, soprattutto in vista dell’obiettivo della sicurezza alimentare, diventato imprescindibile. Occorre tuttavia passare dalle parole ai fatti, mettendo a disposizione della FAO le risorse necessarie. Questo implica una solidarietà da rendere concreta attraverso un apporto al bilancio, proporzionale alla capacità e ai bisogni di ciascuno. Ciò permetterà alla FAO di operare in modo proficuo, coerente e trasparente, e consentirà a tutti di guardare al futuro con maggiore serenità e fiducia.

2. Dall’esame del Programma di lavoro per il biennio trascorso emerge la validità dell’azione svolta in continuità dalla FAO, come pure la disponibilità degli Stati membri, pur nelle diverse posizioni di contribuenti alle risorse e di beneficiari dell’assistenza. Si tratta di un segnale positivo di fronte a crisi alimentari endemiche o ricorrenti che, non solo impediscono lo sviluppo integrale di ogni essere umano, ma costituiscono un’evidente violazione dei suoi diritti fondamentali; un segnale che consente a tanti Paesi di poter rilanciare la loro produzione, riconsiderare le necessità alimentari dei loro abitanti e di programmare un futuro meno incerto.
Infatti è sempre più evidente che l’attività agricola rappresenta un fattore essenziale per determinare la generale capacità produttiva di un Paese. Le risorse dell’agricoltura, dell’allevamento, della pesca e dei settori connessi rappresentano un apporto importante per il lavoro, l’occupazione e le condizioni di sviluppo economico, oltre a contribuire al fabbisogno nutrizionale. Inoltre la loro disponibilità è essenziale per forme di aiuto divenute sempre più importanti per le più diverse situazioni d’emergenza causate da conflitti, spostamenti forzati di popolazione e, non ultimo, cambiamenti climatici.
Quanto alla programmazione per il prossimo biennio, la Delegazione della Santa Sede auspica che siano ampliate le forme di sostegno alle attività e pratiche artigianali che costituiscono la realtà economica di base per la maggior parte dei Paesi in via di sviluppo, i quali hanno nelle monocolture, nelle risorse forestali, nello sfruttamento delle risorse marine o nelle attività di acquacoltura, un riferimento essenziale - e spesso purtroppo unico - per le loro economie e per la loro disponibilità alimentare. Questo potrebbe essere un modo specifico per dare coerente attuazione ad alcuni degli Obiettivi del Cadre Stratégique Révisé su cui si vuole orientare la futura attività dell’Organizzazione. La riduzione della povertà rurale e il miglioramento della capacità di ripresa (resilience) in caso di crisi può essere facilitata dall’agricoltura su piccola scala, specialmente dall’impresa agricola familiare, al cui interno spiccano la trasmissione di valori fondamentali, la custodia del sapere tradizionale, il rapporto tra le generazioni e il ruolo insostituibile della donna.
Per la Santa Sede si tratta di una priorità che certamente sarà valorizzata nel prossimo anno dedicato dalla FAO alla famiglia rurale, verso cui anche la Chiesa cattolica manifesta attenzione e costante disponibilità a collaborare con le sue forze e strutture, come pure mediante l’esperienza di associazioni e cooperative di agricoltori, pescatori e lavoratori artigianali.

3. L’agenda di questa Conferenza offre un ulteriore motivo di riflessione attirando l’attenzione sul modo di impostare le politiche di sviluppo agricolo combinandole con l’azione internazionale di cooperazione e di assistenza. La crescita integrale dei vari Paesi, delle comunità e delle persone domanda l’adozione di strumenti specifici per garantire un’effettiva responsabilità di condotta degli Stati, anzitutto per assicurare un adeguato livello di sicurezza alimentare alle rispettive popolazioni, come pure per favorire un cambiamento degli stili di vita legati all’eccessivo consumo, allo spreco di cibo o all’uso non alimentare di prodotti agricoli.
In particolare, per la Delegazione della Santa Sede il riferimento alla sostenibilità dei sistemi alimentari non può limitarsi alle tecniche di lavorazione, alla conservazione delle risorse o allo scambio di informazioni. Il traguardo della sostenibilità agricola e alimentare potrà essere più efficace se si collega anche ad una piena partecipazione delle popolazioni rurali nella elaborazione di piani d’azione e di strategie, come pure nello sforzo di attuarli in conformità agli imperativi di sviluppo integrale dei singoli e delle comunità. Questo approccio di sostenibilità legata alla persona umana ci sembra possa contribuire a dare significato alla responsabilità di noi tutti nei confronti delle future generazioni.
La responsabilità stessa va tradotta nei vari aspetti che interessano i diversi settori dell’agricoltura, delle foreste e della pesca, non solo per le questioni legate all’ecologia, ma anche alla gestione delle risorse che è poi, in definitiva, anche un’attenzione alla cosiddetta responsabilità ecologica.
In questa fase di ripensamento dell’intera strategia di sviluppo da parte del Sistema delle Nazioni Unite, la responsabilità riguarda l’uso sostenibile delle risorse agro-alimentari in relazione alla domanda crescente di alimenti. Queste, infatti, sebbene prodotte a livello mondiale in quantità nettamente superiore al reale fabbisogno dell’attuale popolazione mondiale, non riescono a eliminare o almeno a ridurre drasticamente il numero degli affamati. Appare evidente la necessità di precisare la distinzione tra le risorse non immediatamente rinnovabili, come è nel caso dell’acqua e dei suoli, e quelle che invece hanno possibilità di rinnovarsi se adeguatamente gestite, come è il caso delle biodiversità. La questione pertanto si sposta sul piano della volontà e della responsabilità politica rispetto alle future strategie di sviluppo.
La responsabilità richiede una maggiore coerenza e fedeltà alle regole che la FAO pone a fondamento della sua azione. Il riferimento va in primo luogo alle diverse linee-guida che dal diritto all’alimentazione si sono completate con le questioni riguardanti l’accesso alla terra, la questione dei regimi fondiari fino a quelle riguardanti la compatibilità ambientale dell’attività agricola. Tutti ambiti che tanto peso hanno nell’azione per lo sviluppo, ma la cui forza vincolante risiede non solo nell’aspetto formale, ma in una sempre più tangibile condivisione. Si auspica pertanto un lavoro di elaborazione di apposite linee-guida che specifichino l’obiettivo della sostenibilità per i vari settori basandosi sugli indicatori di insicurezza alimentare o di denutrizione, magari con una particolare considerazione per le peculiarità regionali e sub-regionali. Questo potrebbe favorire un maggiore livello di collegamento responsabile tra le attività di cooperazione e di assistenza per la sicurezza alimentare, l’eliminazione della povertà, la custodia delle risorse e la protezione dei diversi ecosistemi del mondo agricolo.
La preservazione del patrimonio genetico domanda, poi, la responsabilità di vigilare sulle attività che producono danni, spesso irreparabili, riducendo la molteplicità delle specie e, di conseguenza, modificando o limitando sia i regimi alimentari di intere popolazioni sia le possibilità di occupazione. In questo ambito il mancato riferimento a una benché minima regolamentazione rischia di escludere dai cicli produttivi i Paesi che non hanno possibilità di proteggere le proprie risorse, e possono quindi perdere consistenti apporti in termini nutrizionali. La responsabilità rispetto a tale problema non può però limitarsi a proporre dei sistemi di controllo, per quanto necessari, ma deve trovare soluzioni anzitutto a vantaggio delle comunità rurali e dei gruppi di autoctoni che restano, in molti casi, unici custodi delle risorse della Creazione

4. Le forti preoccupazioni per la crisi economica globale non possono far dimenticare le sue ripercussioni sul commercio dei prodotti provenienti dall’agricoltura, dalle foreste e dalla pesca. Essi, oltre a costituire un’essenziale componente alimentare, sono collegati direttamente alle regole multilaterali nel settore commerciale. Nell’attività della FAO, infatti, non manca la preoccupazione per il rafforzamento della commercializzazione, e questo fa comprendere come sia necessario muoversi verso la giusta direzione nell’ambito dei negoziati sul commercio, soprattutto per prevedere una regolamentazione che tenga conto di alcuni aspetti essenziali.
Mi riferisco ai criteri di gestione della produzione che, se orientati unicamente al profitto, rischiano di determinare una maggiore volatilità dei prezzi con conseguenze negative sulla sicurezza alimentare e sui regimi nutrizionali. Non si tratta solo di favorire un aumento della produttività o di prevedere un accesso il più ampio possibile al mercato degli alimenti, ma di rivedere quelle politiche di sostegno pensate solo per garantire zone o interessi particolari e che nella pratica si trasformano in forme di protezione più o meno palesi. Sono invece da considerare e approntare misure che consentano a tutti i Paesi – in particolare a quelli in via di sviluppo – di disporre degli alimenti necessari e di collocare la propria produzione sul mercato internazionale, soprattutto quando essa rappresenta la sola fonte di introito in valuta, oltre che naturale fonte di reddito e di attività economica per la popolazione.

Signor Presidente,
Alla luce di queste riflessioni, la Delegazione della Santa Sede richiama la necessità di una prospettiva essenzialmente etica, all’interno della quale ogni decisione e conseguente azione è frutto di quel principio di solidarietà, che sta alla base di una convivenza giusta e pacifica tra le nazioni. Così si potrà promuovere in concreto l’effettivo sviluppo di tutti e di ciascuno, anche attraverso le complesse decisioni di ordine politico, economico e finanziario che dovranno essere prese in relazione all’attività della FAO.
Dato che, per rispettare i limiti di tempo, mi sono limitato a presentare soltanto alcuni punti del mio intervento, sono a chiederLe, Signor Presidente, di voler disporre perché il testo integrale sia pubblicato nei Procès-Verbaux.
Infine mi permetto di ricordare alle numerose Delegazioni presenti l’incontro che domani, 20 giugno, la Conferenza avrà con Sua Santità Papa Francesco, proseguendo una lunga tradizione, iniziata esattamente 60 anni fa con l’approdo della FAO a Roma.
Grazie.

[00922-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0401-XX.01]