Alle ore 11 di questa mattina, il Santo Padre Francesco riceve in Udienza l’Arcivescovo di Canterbury e Primate della Comunione Anglicana, Sua Grazia Justin Welby, con la Consorte e Seguito.
L’Incontro ufficiale inizia con l’udienza privata in biblioteca; quindi, alla presenza della Delegazione che accompagna Sua Grazia Justin Welby, hanno luogo i discorsi ufficiali e lo scambio dei doni. Infine si svolge un momento di preghiera comune nella Cappella Redemptoris Mater.
Di seguito pubblichiamo il testo del discorso che Papa Francesco pronuncia nel corso dell’Udienza:
● TESTO IN LINGUA ITALIANA
Vostra Grazia,
cari amici,
nella felice circostanza del nostro primo incontro, desidero darvi il benvenuto con le stesse parole con cui il mio predecessore, il Venerabile Servo di Dio Paolo VI, si rivolse all’Arcivescovo Michael Ramsey durante la sua storica visita del 1966: «I Suoi passi non arrivano in una casa straniera […] Noi siamo lieti di aprirLe le porte e, con le porte, il Nostro cuore; perché Noi siamo contenti ed onorati […] di accoglierla "non come ospite e forestiero, ma come concittadino dei Santi e della Famiglia di Dio" (cfr Ef 2, 19-20)».
So che Vostra Grazia, durante la cerimonia di installazione nella Cattedrale di Canterbury, ha ricordato nella preghiera il nuovo Vescovo di Roma. Le sono profondamente grato e penso che, avendo iniziato i nostri rispettivi ministeri a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, avremo sempre un motivo particolare per sostenerci a vicenda con la preghiera.
La storia delle relazioni tra la Chiesa d’Inghilterra e la Chiesa di Roma è lunga e complessa, non priva di momenti dolorosi. Gli ultimi decenni, tuttavia, sono stati caratterizzati da un cammino di avvicinamento e di fraternità, per il quale dobbiamo rendere sinceramente grazie a Dio. Tale cammino si è realizzato sia mediante il dialogo teologico, con i lavori della Commissione internazionale anglicana-cattolica, sia mediante l’intrecciarsi, a tutti i livelli, di rapporti cordiali e di una quotidiana convivenza, caratterizzata da profondo rispetto reciproco e sincera collaborazione. A questo riguardo, sono davvero lieto che sia presente oggi, insieme a Lei, l’Arcivescovo di Westminster Mons. Vincent Nichols. La solidità di questi legami ha consentito di mantenere la rotta anche quando, nel dialogo teologico, sono emerse difficoltà maggiori di quelle che ci si potesse immaginare all’inizio del cammino.
Sono grato, poi, per il sincero sforzo che la Chiesa d’Inghilterra ha mostrato per comprendere le ragioni che hanno portato il mio Predecessore, Benedetto XVI, ad offrire una struttura canonica in grado di rispondere alle domande di quei gruppi di anglicani che hanno chiesto di essere ricevuti, anche corporativamente, nella Chiesa cattolica: sono certo che ciò permetterà di meglio conoscere e apprezzare nel mondo cattolico le tradizioni spirituali, liturgiche e pastorali che costituiscono il patrimonio anglicano.
L’odierno incontro, caro fratello, è l’occasione per ricordarci che l’impegno per la ricerca dell’unità tra i cristiani non deriva da ragioni di ordine pratico, ma dalla volontà stessa del Signore Gesù Cristo, che ci ha resi fratelli suoi e figli dell’unico Padre. Per questo la preghiera, che oggi insieme eleviamo, è di fondamentale importanza.
Dalla preghiera si rinnoverà giorno per giorno l’impegno a camminare verso l’unità, che potrà trovare espressione nella collaborazione in diversi ambiti della vita quotidiana. Tra essi, particolare significato riveste la testimonianza del riferimento a Dio e della promozione dei valori cristiani, di fronte ad una società che sembra talora mettere in discussione alcune delle basi stesse della convivenza, quali il rispetto verso la sacralità della vita umana, o la solidità dell’istituto della famiglia fondata sul matrimonio, valore che Lei ha avuto modo di richiamare recentemente.
Vi è poi l’impegno per una maggiore giustizia sociale, per un sistema economico che si ponga al servizio dell’uomo e al vantaggio del bene comune. Tra i nostri compiti, quali testimoni dell’amore di Cristo, vi è quello di dare voce al grido dei poveri, affinché non siano abbandonati alle leggi di un’economia che sembra talora considerare l’uomo solo in quanto consumatore.
So che Vostra Grazia è particolarmente sensibile a tutte queste tematiche, nelle quali condividiamo molte idee, così come sono al corrente del Suo impegno per favorire la riconciliazione e la risoluzione dei conflitti tra le nazioni. A questo proposito, insieme all’Arcivescovo Nichols, Ella ha sollecitato le autorità a trovare una soluzione pacifica al conflitto siriano, che garantisca anche la sicurezza di tutta la popolazione, incluse le minoranze, tra le quali ci sono le antiche comunità cristiane locali. Come Ella stessa ha evidenziato, noi cristiani portiamo la pace e la grazia come un tesoro da donare al mondo, ma questi doni possono produrre frutti soltanto quando i cristiani vivono e lavorano insieme in armonia. Sarà così più facile contribuire a costruire relazioni di rispetto e pacifica convivenza con quanti appartengono ad altre tradizioni religiose e anche con i non credenti.
L’unità, alla quale sinceramente aneliamo, è un dono che viene dall’alto e che si fonda nella nostra comunione d’amore con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Cristo stesso ha promesso: "dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20). Camminiamo, caro fratello, verso l’unità, uniti fraternamente nella carità e avendo come punto di riferimento costante Gesù Cristo, il nostro Fratello maggiore. Nell’adorazione di Gesù Cristo troveremo il fondamento e la ragione d’essere del nostro cammino. Possa il Padre misericordioso udire ed esaudire le preghiere che gli rivolgiamo insieme. Riponiamo le nostre speranze in Lui, »che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare» (Ef 3,20).
[00875-01.02] [Testo originale: Italiano]
● TESTO IN LINGUA INGLESE
Your Grace, Dear Friends,
On the happy occasion of our first meeting, I make my own the words of Pope Paul VI, when he addressed Archbishop Michael Ramsey during his historic visit in 1966: "Your steps have not brought you to a foreign dwelling ... we are pleased to open the doors to you, and with the doors, our heart, pleased and honoured as we are ... to welcome you ‘not as a guest or a stranger, but as a fellow citizen of the Saints and the Family of God’" (cf. Eph 2:19-20).
I know that during Your Grace’s installation in Canterbury Cathedral you remembered in prayer the new Bishop of Rome. I am deeply grateful to you – and since we began our respective ministries within days of each other, I think we will always have a particular reason to support one another in prayer.
The history of relations between the Church of England and the Catholic Church is long and complex, and not without pain. Recent decades, however, have been marked by a journey of rapprochement and fraternity, and for this we give heartfelt thanks to God. This journey has been brought about both via theological dialogue, through the work of the Anglican-Roman Catholic International Commission, and via the growth of cordial relations at every level through shared daily lives in a spirit of profound mutual respect and sincere cooperation. In this regard, I am very pleased to welcome alongside you Archbishop Vincent Nichols of Westminster. These firm bonds of friendship have enabled us to remain on course even when difficulties have arisen in our theological dialogue that were greater than we could have foreseen at the start of our journey.
I am grateful, too, for the sincere efforts the Church of England has made to understand the reasons that led my Predecessor, Benedict XVI, to provide a canonical structure able to respond to the wishes of those groups of Anglicans who have asked to be received collectively into the Catholic Church: I am sure this will enable the spiritual, liturgical and pastoral traditions that form the Anglican patrimony to be better known and appreciated in the Catholic world.
Today’s meeting, my dear brother, is an opportunity to remind ourselves that the search for unity among Christians is prompted not by practical considerations, but by the will of the Lord Jesus Christ himself, who made us his brothers and sisters, children of the One Father. Hence the prayer that we make today is of fundamental importance.
This prayer gives a fresh impulse to our daily efforts to grow towards unity, which are concretely expressed in our cooperation in various areas of daily life. Particularly important among these is our witness to the reference to God and the promotion of Christian values in a world that seems at times to call into question some of the foundations of society, such as respect for the sacredness of human life or the importance of the institution of the family built on marriage, a value that you yourself have had occasion to recall recently.
Then there is the effort to achieve greater social justice, to build an economic system that is at the service of man and promotes the common good. Among our tasks as witnesses to the love of Christ is that of giving a voice to the cry of the poor, so that they are not abandoned to the laws of an economy that seems at times to treat people as mere consumers.
I know that Your Grace is especially sensitive to all these questions, in which we share many ideas, and I am also aware of your commitment to foster reconciliation and resolution of conflicts between nations. In this regard, together with Archbishop Nichols, you have urged the authorities to find a peaceful solution to the Syrian conflict such as would guarantee the security of the entire population, including the minorities, not least among whom are the ancient local Christian communities. As you yourself have observed, we Christians bring peace and grace as a treasure to be offered to the world, but these gifts can bear fruit only when Christians live and work together in harmony. This makes it easier to contribute to building relations of respect and peaceful coexistence with those who belong to other religious traditions, and with non-believers.
The unity we so earnestly long for is a gift that comes from above and it is rooted in our communion of love with the Father, the Son and the Holy Spirit. As Christ himself promised, "where two or three are gathered in my name, there am I in the midst of them" (Mt 18:20). My dear brother, let us travel the path towards unity, fraternally united in charity, and with Jesus Christ, our elder Brother, as our constant point of reference. In our worship of Jesus Christ we will find the foundation and raison d’être of our journey. May the merciful Father hear and grant the prayers that we make to him together. Let us place all our hope in him who "is able to do far more abundantly than all that we ask or think" (Eph 3:20).
[00875-02.02] [Original text: English]
[B0381-XX.02]