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UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO DI COORDINAMENTO TRA GLI ORGANISMI CARITATIVI CATTOLICI CHE OPERANO NEL CONTESTO DELLA CRISI IN SIRIA, PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO "COR UNUM", 05.06.2013


UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO DI COORDINAMENTO TRA GLI ORGANISMI CARITATIVI CATTOLICI CHE OPERANO NEL CONTESTO DELLA CRISI IN SIRIA, PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO "COR UNUM"

DISCORSO DEL SANTO PADRE

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Alle ore 9.15 di questa mattina, nel Salone della Domus Sanctae Marthae, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Incontro di coordinamento tra gli Organismi caritativi cattolici che operano nel contesto della crisi in Siria e nei Paesi vicini, promosso dal Pontificio Consiglio "Cor Unum".
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti:

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cari amici!

Vi ringrazio per questo incontro e per tutta l’attività umanitaria che state svolgendo in Siria e nei Paesi vicini, in aiuto alle popolazioni vittime dell’attuale conflitto. Ho incoraggiato io stesso il Pontificio Consiglio Cor Unum a promuovere questa riunione di coordinamento dell’attività svolta dagli organismi di carità cattolici nella regione. Ringrazio il Cardinale Sarah per il suo indirizzo di saluto. Rivolgo uno speciale benvenuto a coloro che provengono dal Medio Oriente, in particolare a chi rappresenta la Chiesa in Siria.

La preoccupazione della Santa Sede per la crisi siriana e in modo più specifico per la popolazione, spesso inerme, che soffre le conseguenze del conflitto, è ben nota. Benedetto XVI ha ripetutamente chiesto che tacciano le armi e che si possa trovare una soluzione nel dialogo per giungere ad una profonda riconciliazione tra le parti. Che tacciano le armi! Inoltre, egli aveva voluto esprimere la sua personale vicinanza lo scorso novembre, inviando il Cardinale Sarah in quelle zone, accompagnando tale gesto con la richiesta di "non risparmiare alcuno sforzo nella ricerca della pace" e manifestando la sua concreta e paterna sollecitudine con un dono a cui hanno contribuito pure i Padri Sinodali lo scorso ottobre.

Anche a me personalmente la sorte della popolazione siriana sta particolarmente a cuore. Il giorno di Pasqua ho chiesto pace «soprattutto per l’amata Siria, ho detto, per la sua popolazione ferita dal conflitto, e per i numerosi profughi che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?».

Di fronte al perdurare di violenze e sopraffazioni rinnovo con forza il mio appello alla pace. Nelle ultime settimane la comunità internazionale ha ribadito l’intenzione di promuovere iniziative concrete per avviare un dialogo fruttuoso con lo scopo di mettere fine alla guerra. Sono tentativi che vanno sostenuti e che si spera possano condurre alla pace. La Chiesa si sente chiamata a dare la testimonianza umile, ma concreta ed efficace, della carità che ha imparato da Cristo, Buon Samaritano. Sappiamo che dove qualcuno soffre, Cristo è presente. Non possiamo tirarci indietro, proprio nelle situazioni di maggiore dolore! La vostra presenza alla riunione di coordinamento manifesta la volontà di continuare con fedeltà la preziosa opera di assistenza umanitaria, nella Siria e nei Paesi vicini che generosamente ospitano chi fugge dalla guerra. La vostra azione sia puntuale e coordinata, espressione di quella comunione che è essa stessa testimonianza, come ha suggerito il recente Sinodo sul Medio Oriente. Alla Comunità internazionale, accanto alla ricerca di una soluzione negoziale del conflitto, chiedo di favorire l’aiuto umanitario per i profughi e i rifugiati siriani, mirando in primo luogo al bene della persona e alla tutela della sua dignità. Per la Santa Sede l’opera delle Agenzie di carità cattoliche è estremamente significativa: aiutare la popolazione siriana, al di là delle appartenenze etniche o religiose, è il modo più diretto per offrire un contributo alla pacificazione e alla edificazione di una società aperta a tutte le diverse componenti. A questo tende anche lo sforzo della Santa Sede: costruire un futuro di pace per la Siria, in cui tutti possano vivere liberamente ed esprimersi nella loro peculiarità.

Il pensiero del Papa va in questo momento anche alle comunità cristiane che abitano la Siria e tutto il Medio Oriente. La Chiesa sostiene quelle sue membra che oggi sono particolarmente in difficoltà. Esse hanno il grande compito di continuare a rendere presente il Cristianesimo nella regione in cui è nato. Ed è un nostro impegno favorire la permanenza di questa testimonianza. La partecipazione di tutta la comunità cristiana a questa grande opera di assistenza e di aiuto è un imperativo nel momento presente. E pensiamo tutti, tutti pensiamo alla Siria. Quanta sofferenza, quanta povertà, quanto dolore di Gesù che soffre, che è povero, che è cacciato via dalla sua Patria. E’ Gesù! Quello è un mistero, ma è il nostro mistero cristiano. Guardiamo Gesù sofferente negli abitanti dell’amata Siria.

Vi ringrazio ancora per questa iniziativa e invoco su ciascuno di voi la benedizione divina. Essa si estende in particolare ai cari fedeli che vivono in Siria e a tutti quei siriani che attualmente sono costretti a lasciare le loro case a motivo della guerra. Voi qui presenti siate lo strumento per dire al caro popolo siriano e del Medio Oriente che il Papa li accompagna ed è loro vicino. La Chiesa non li abbandona!

[00807-01.02] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Chers amis,

Je vous remercie pour cette rencontre et pour toute l’activité humanitaire que vous déployez en Syrie et dans les pays voisins, en aide aux populations victimes du conflit actuel. J’ai encouragé moi-même le Conseil Pontifical Cor Unum à promouvoir cette réunion de coordination de l’activité déployée par les organismes caritatifs catholiques dans la région. Je remercie le Cardinal Sarah pour son adresse de salutation. Je souhaite une bienvenue spéciale à ceux qui viennent du Moyen-Orient, en particulier à ceux qui représentent l’Eglise en Syrie.

La préoccupation du Saint-Siège pour la crise syrienne, et plus particulièrement pour la population, souvent sans défense, qui souffre des conséquences du conflit, est bien connue. Benoît XVI a maintes fois demandé que se taisent les armes et que l’on puisse trouver une solution dans le dialogue, pour parvenir à une réconciliation en profondeur entre les parties. Que se taisent les armes ! De plus, il avait voulu exprimer sa proximité personnelle en novembre dernier, en envoyant le Cardinal Sarah dans cette région, accompagnant ce geste de la demande de « n’épargner aucun effort dans la recherche de la paix », et en manifestant concrètement sa paternelle sollicitude par un don auquel ont contribué les Pères du Synode d’octobre dernier.

A moi aussi personnellement, le sort de la population syrienne me tient particulièrement à cœur. Le jour de Pâques j’ai demandé la paix « surtout pour la Syrie bien-aimée, ai-je dit, pour sa population blessée par le conflit, et pour les nombreux réfugiés qui attendent aide et consolation. Que de sang a été versé ! Et que de souffrances devront encore être infligées avant qu’on réussisse à trouver une solution politique à la crise ? » (Message Urbi et Orbi, 31 mars 2013).

Devant la persistance des violences et des abus, je renouvelle avec force mon appel à la paix. Ces dernières semaines, la communauté internationale a confirmé son intention de promouvoir des initiatives concrètes pour engager un dialogue fructueux dans le but de mettre fin à la guerre. Ce sont des tentatives qui doivent être soutenues et dont on espère qu’elles pourront conduire à la paix. L’Eglise se sent appelée à donner le témoignage humble, mais concret et efficace, de la charité qu’elle a reçu du Christ, Bon Samaritain. Nous savons que là où une personne souffre, là le Christ est présent. Vraiment, nous ne pouvons pas reculer dans les situation de grande souffrance ! Votre présence à la réunion de coordination manifeste votre volonté de continuer avec fidélité l’œuvre précieuse d’assistance humanitaire, en Syrie et dans les pays voisins qui, généreusement, accueillent ceux qui fuient la guerre. Que votre action soit ponctuelle et coordonnée, expression de cette communion qui est en elle-même témoignage, comme l’a suggéré le récent Synode sur le Moyen-Orient. A la communauté internationale, à côté de la recherche d’une solution négociée du conflit, je demande de favoriser l’aide humanitaire aux personnes déplacées et aux réfugiés syriens, en recherchant en premier lieu le bien de la personne et la sauvegarde de sa dignité. Pour le Saint-Siège, l’œuvre des Agences de charité catholiques est extrêmement significative : aider la population syrienne, au-delà des appartenances ethniques et religieuses, est le moyen le plus direct pour offrir une contribution à la pacification et à l’édification d’une société ouverte à toutes ses diverses composantes. L’effort du Saint-Siège tend également à ceci : construire un avenir de paix pour la Syrie, dans laquelle tous puissent vivre librement et s’exprimer dans leur particularité.

La pensée du Pape va en ce moment aussi aux communautés chrétiennes qui vivent en Syrie et dans tout le Moyen-Orient. L’Église soutient ceux de ses membres qui sont aujourd’hui particulièrement en difficulté. Ceux-ci ont la grande tâche de continuer à rendre présent le christianisme dans cette région où il est né. Et c’est notre engagement de favoriser la permanence de ce témoignage. La participation de toute la communauté chrétienne à cette grande œuvre d’assistance et d’aide est une exigence dans le moment présent. Et nous pensons tous, tous nous pensons à la Syrie. Que de souffrance, que de pauvreté, que de douleur de Jésus qui souffre, qui est pauvre, qui est chassé de sa patrie. C’est Jésus ! C’est un mystère, mais c’est notre mystère chrétien. Regardons Jésus souffrant dans les habitants de la bien-aimée Syrie.

Je vous remercie encore pour cette initiative et j’invoque sur chacun de vous la bénédiction divine. Celle-ci s’étend en particulier aux chers fidèles qui vivent en Syrie, et à tous ces Syriens qui sont actuellement contraints d’abandonner leurs maisons à cause de la guerre. Vous qui êtes ici présents, soyez l’instrument pour dire aux chers peuples de Syrie et du Moyen-Orient que le Pape les accompagne et leur est proche. L’Eglise ne les abandonne pas !

[00807-03.02] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

Dear Friends,

I would like to thank you for coming together and for all the humanitarian work which you are doing to aid the suffering peoples of Syria and nearby countries owing to the conflict there. I encouraged the Pontifical Council Cor Unum to promote this meeting designed to coordinate the activities carried out by Catholic charitable organizations in the region. I wish to express my gratitude to Cardinal Sarah for his greetings. I offer a special welcome to those who have come from the Middle East, especially those representing the Church in Syria.

The Holy See’s concern for the crisis in Syria, and in a particular way, for the people, often defenceless, who are suffering as a result of it, is well known. Benedict XVI repeatedly called for a ceasefire and for a search for a resolution through dialogue in order to achieve a profound reconciliation between sides. Let the weapons be silent! Furthermore, he wished to express his personal closeness this past November, when he sent Cardinal Sarah into the region, accompanying this gesture with the request to "spare no effort in the search for peace" and manifesting his concrete and fatherly solicitude with a donation, to which the Synod Fathers had also contributed in October.

The destiny of the Syrian people is a concern that is close to my heart also. On Easter Sunday I asked for peace: "above all for dear Syria", I said, "for its people torn by conflict, and for the many refugees who await help and comfort. How much blood has been shed! And how much suffering must there be before a political solution to the crisis is found" (His Holiness Pope Francis, Urbi et Orbi Message, 31 March 2013).

In the face of ongoing and overwhelming violence, I strongly renew my appeal for peace. In recent weeks the international community has reaffirmed its intention to promote concrete initiatives to bring about a fruitful dialogue designed to bring an end to the war. These initiatives are to be encouraged, and it is hoped that they will lead to peace. The Church feels herself called to give her humble yet concrete and sincere witness to the charity which she has learned from Christ, the Good Samaritan. We know that where there is suffering, Christ is present. We cannot pull back, precisely from those situations where the suffering is greatest. Your presence at this coordinating meeting demonstrates your will to faithfully continue this precious work of humanitarian assistance, in Syria and in neighbouring countries which generously receive those who have fled from the war. May your timely and coordinated work be an expression of the communion to which it gives witness, as the recent Synod on the Church in the Middle East suggested. To the international community, besides the pursuit of a negotiated solution to the conflict, I ask for the provision of humanitarian aid for the displaced and refugees, and Syrians who have lost their homes, showing in the first place the good of each human person and guarding their dignity. For the Holy See the work of various Catholic charitable agencies is extremely significant: assisting the Syrian population, without regard for ethnic or religious affiliation, is the most direct way to contribute to peace and to the upbuilding of a society open and welcoming to all of its different constituent parts. To this also the Holy See lends its efforts: to the building of a future of peace for a Syria in which everyone can live freely and express themselves in their own particular way.

My thoughts at this moment also go to the Christian communities who live in Syria and throughout the Middle East. The Church supports the members of these communities who today find themselves in special difficulty. These have the great task of continuing to offer a Christian presence in the place where they were born. And it is our task to ensure that this witness remain there. The participation of the entire Christian community to this important work of assistance and aid is imperative at this time. And let every one of us, let each of us think of Syria. What great suffering, what great poverty, what great grief experienced by Jesus who suffers, who is poor, who is expelled from his homeland. It is Jesus! This is a mystery, but it is our Christian mystery. Let us contemplate Jesus suffering in the inhabitants of beloved Syria.

I offer my gratitude once again for this initiative and I invoke upon each one of you abundant divine blessings. This heavenly benediction extends in a particular way to the beloved faithful who live in Syria and to all Syrians who have been forced to leave their homes because of the war. May all of you here present tell the beloved people of Syria and the Middle East that the Pope accompanies them and is near to them. The Church will not abandon them!

[00807-02.02] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Liebe Freunde!

Ich danke Ihnen für diese Zusammenkunft und für alle humanitären Initiativen, die Sie in Syrien und in den Nachbarländern als Hilfe für die Bevölkerung leisten, die Opfer des aktuellen Konflikts geworden ist. Ich selbst habe den Päpstlichen Rat Cor Unum ermutigt, dieses Treffen zu organisieren, um die Tätigkeit der verschiedenen katholischen karitativen Einrichtungen in der Region zu koordinieren. Kardinal Sarah danke ich für seine Begrüßungsworte. Ich heiße besonders jene willkommen, die aus dem Nahen Osten stammen und vor allem die, welche die Kirche in Syrien vertreten.

Die Sorge des Heiligen Stuhls um die Krise in Syrien und insbesondere um die Bevölkerung, die oft wehrlos ist und an den Folgen des Konflikts leidet, ist wohl bekannt. Benedikt XVI. hat wiederholt gefordert, dass die Waffen schweigen und sich eine Lösung im Dialog finden lasse, um zu einer tiefen Versöhnung zwischen den Parteien zu gelangen. Mögen die Waffen doch schweigen! Zudem hat er seine persönliche Anteilnahme im vergangenen November zum Ausdruck gebracht, als er Kardinal Sarah in diese Gebiete schickte und diese Geste mit der Bitte verband, „keine Anstrengung in den Friedensbemühungen zu unterlassen", wobei er seine konkrete väterliche Fürsorge mit einer Gabe deutlich machte, zu der auch die Synodenväter im Oktober ihren Teil beigetragen haben.

Auch mir persönlich liegt das Los der syrischen Bevölkerung besonders am Herzen. Am Ostersonntag habe ich um Frieden gebeten „vor allem für das geschätzte Land Syrien," – so sagte ich – „für seine von den Auseinandersetzungen geschlagene Bevölkerung und für die vielen Flüchtlinge, die Hilfe und Trost erwarten. Wie viel Blut ist vergossen worden! Und wie viele Leiden müssen noch auferlegt werden, ehe es gelingt, eine politische Lösung der Krise zu finden?" (Botschaft Urbi et Orbi, 31. März 2013).

Angesichts der Fortdauer der Gewaltakte und Übergriffe erneuere ich mit Nachdruck meinen Friedensappell. In den letzten Wochen hat die internationale Gemeinschaft die Absicht bekräftigt, konkrete Initiativen zu fördern, um einen fruchtbaren Dialog einzuleiten mit dem Ziel, den Krieg zu beenden. Diese Versuche, von denen man hofft, dass sie zum Frieden führen, sind zu stützen. Die Kirche weiß sich gerufen, ihren bescheidenen, aber konkreten und wirkungsvollen Beitrag zur Nächstenliebe zu leisten, wie sie von Christus, dem barmherzigen Samariter, gelernt hat. Wir wissen, dass dort, wo jemand leidet, Christus gegenwärtig ist. Wir können uns nicht zurückziehen, gerade in diesen Situationen größten Schmerzes! Ihre Anwesenheit an dem Koordinationstreffen zeigt den Willen, mit Treue am wertvollen Werk humanitärer Hilfe in Syrien und in den Nachbarländern, die Flüchtlinge des Krieges aufgenommen haben, mitzuwirken. Ihre Aktion sei eingehend und koordiniert; sie sei Ausdruck jener Gemeinschaft, die selbst Zeugnis ist, wie die kürzliche Bischofssynode zum Nahen Osten nahe gelegt hat. Die internationale Gemeinschaft bitte ich, neben der Bemühung um eine Verhandlungslösung des Konfliktes humanitäre Hilfe für die syrischen Flüchtlinge und Vertriebenen zu fördern, indem sie in erster Linie das Wohl der Person und den Schutz seiner Würde im Auge haben. Für den Heiligen Stuhl ist das Werk der katholischen Hilfsorganisationen äußerst bedeutsam: der syrischen Bevölkerung ungeachtet ihrer ethnischen und religiösen Zugehörigkeit zu helfen, ist der direkteste Weg, einen Beitrag zur Befriedung und zum Aufbau einer Gesellschaft, die für alle ihre Glieder offen ist, zu leisten. Dahin geht auch die Bemühung des Heiligen Stuhls: eine Zukunft in Frieden für Syrien aufzubauen, in der alle frei leben und ihre Besonderheit zum Ausdruck bringen können.

Die Gedanken des Papstes gehen in diesem Moment auch zu den christlichen Gemeinschaften, die in Syrien und im gesamten Nahen Osten leben. Die Kirche unterstützt diese ihre Glieder, die heute besonders in Schwierigkeiten sind. Sie haben die große Aufgabe, das Christentum weiterhin präsent zu halten in der Region, in der es entstanden ist. Und es ist unsere Verpflichtung, das Fortdauern dieses Zeugnisses zu unterstützen. Die Beteiligung der gesamten Christenheit an dieser großen Aufgabe der Unterstützung und der Hilfe ist ein Gebot in dieser Stunde. Und wir denken wirklich alle an Syrien. Wie viele Qualen, wie viel Armut, wie tiefer Schmerz Jesu Christi hier zum Ausdruck kommt: Jesus, der leidet, der bedürftig ist, der aus seiner Heimat verstoßen wird! Es ist Jesus! Das ist ein Geheimnis, aber es ist unser christliches Geheimnis. Betrachten wir den leidenden Jesus in den Einwohnern des geliebten Syriens.

Nochmals danke ich Ihnen für diese Initiative und erbitte jedem von Ihnen den göttlichen Segen. Er komme besonders auf die lieben Gläubigen herab, die in Syrien leben, wie auch auf jene Syrer, die zur Zeit gezwungen sind, aufgrund des Krieges ihre Häuser zu verlassen. An sie alle, die Sie hier anwesend sind, richte ich die Bitte: Seien Sie das Organ, das dem geschätzten syrischen Volk und dem Nahen Osten versichert, dass der Papst sie begleitet und ihnen nahe ist. Die Kirche lässt sie nicht im Stich!

[00807-05.01] [Originalsprache: Italienisch]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

Queridos amigos

Os agradezco este encuentro y toda la actividad humanitaria que realizáis en Siria y en los países vecinos, para ayudar a las poblaciones que son víctimas del conflicto actual. Personalmente he animado al Pontificio Consejo Cor Unum para que promoviera esta reunión de coordinación de la actividad que desarrollan en la región los organismos caritativos católicos. Agradezco al cardenal Sarah sus palabras de saludo. Doy la bienvenida de modo especial a los que vienen de Oriente Medio, en particular a los que representan a la Iglesia en Siria.

Todos conocen la preocupación de la Santa Sede por la crisis siria y de modo concreto por la población, que con frecuencia sufre de manera inerme las consecuencias del conflicto. Benedicto XVI pidió varias veces que callasen las armas y se encontrase una solución a través del diálogo, para alcanzar una profunda reconciliación entre las partes. ¡Que callen las armas! Además, en noviembre pasado, quiso expresar su cercanía personal enviando a aquella zona al cardenal Sarah, al mismo tiempo que acompañó ese gesto con la petición de «no ahorrar ningún esfuerzo en la búsqueda de la paz», y manifestando su concreta y paterna solicitud con un don, al que contribuyeron también los padres sinodales en octubre pasado.

De modo personal, también a mí me preocupa la suerte de la población siria. El día de Pascua pedí la paz «sobre todo para la amada Siria, para su población herida por el conflicto, y para los numerosos prófugos que esperan una ayuda y un consuelo. ¡Cuánta sangre se ha derramado! ¿Y cuántos sufrimientos habrá que soportar todavía antes de que se encuentre una solución política a la crisis?» (Mensaje Urbi et Orbi, 31 marzo 2013).

Frente a la continuación de la violencia y los atropellos renuevo con fuerza mi llamamiento a la paz. En las últimas semanas la comunidad internacional ha reafirmado su intención de promover iniciativas concretas para poner en marcha un diálogo provechoso, con el fin de acabar con la guerra. Son intentos que hay que apoyar y de los que se espera el acercamiento de la paz. La Iglesia se siente llamada a dar el testimonio humilde, pero concreto y eficaz, de la caridad que ha aprendido de Cristo, Buen Samaritano. Sabemos que allí donde alguien sufre, Cristo está presente. No podemos echarnos atrás, especialmente ante las situaciones de mayor dolor. Vuestra presencia en la reunión de coordinación manifiesta la voluntad de continuar con fidelidad la maravillosa obra de asistencia humanitaria, en Siria y en los países vecinos, que generosamente acogen a los que huyen de la guerra. Que vuestra actividad sea puntual y coordinada, expresión de la comunión que, como ha sugerido el reciente Sínodo sobre Oriente Medio, es en sí misma testimonio. Pido a la Comunidad internacional, junto a la búsqueda de una solución negociada del conflicto, favorecer la ayuda humanitaria para los prófugos y refugiados sirios, mirando en primer lugar el bien de la persona y la tutela de su dignidad. Para la Santa Sede, la actividad de las Agencias de caridad católicas es extremadamente significativa: ayudar a la población siria, más allá de las diferencias étnicas o religiosas, es el modo más directo de contribuir a la pacificación y edificación de una sociedad abierta a todos sus componentes. También hacia esto tiende el esfuerzo de la Santa Sede: construir un futuro de paz para Siria, en el que todos puedan vivir libremente y expresarse según su peculiaridad.

El pensamiento del Papa se dirige también en este momento a las comunidades cristianas que viven en Siria y en todo el Oriente Medio. La Iglesia sostiene a sus miembros que hoy pasan por un momento de particular dificultad. Ellos tienen la gran tarea de seguir haciendo presente el cristianismo en la región en que ha nacido. Y nuestro compromiso consistirá en favorecer la permanencia de este testimonio. La participación de toda la comunidad cristiana en esta gran obra de asistencia y ayuda es actualmente un imperativo. Y todos pensamos, todos pensamos en Siria. Cuánto sufrimiento, cuánta pobreza, cuándo dolor de Jesús que sufre, que es pobre, que es arrojado de su Patria. ¡Es Jesús! Esto es un misterio, pero es nuestro misterio cristiano. Veamos a Jesús que sufre en los habitantes de la querida Siria.

Os agradezco una vez más esta iniciativa e invoco sobre cada uno de vosotros la bendición divina. La extiendo de modo particular a los queridos fieles que viven en Siria y a todos los sirios que actualmente se ven obligados a dejar sus casas a causa de la guerra. Que a través de vosotros, aquí presentes, el querido pueblo de Siria y del Oriente Medio sepa que el Papa está cerca y los acompaña. La Iglesia no los abandona.

[00807-04.02] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Queridos amigos!

Agradeço-vos pela participação neste encontro e por toda a actividade humanitária que realizais na Síria e nos países vizinhos em benefício das populações vítimas do actual conflito. Eu mesmo encorajei o Conselho Pontifício Cor Unum a promover esta reunião de coordenação da actividade desenvolvida pelos organismos caritativos católicos na região. Agradeço ao Cardeal Sarah as suas palavras de saudação e dou as boas-vindas de modo especial a quantos provêm do Médio Oriente, nomeadamente a quem representa a Igreja na Síria.

A preocupação da Santa Sé com a crise síria e, de forma mais específica, com a população frequentemente inerme que sofre as consequências do conflito, é bem conhecida. Bento XVI pediu reiteradamente que as armas se calassem e se encontrasse uma solução no diálogo para se chegar a uma reconciliação profunda entre as partes envolvidas. Que as armas se calem! Além disso, em Novembro passado, ele quis manifestar a sua proximidade pessoal enviando àquela região o Cardeal Sarah com o pedido de «não se pouparem esforços na busca da paz» e manifestando concretamente a sua solicitude paterna com um dom para o qual contribuíram também os Padres Sinodais no precedente mês de Outubro.

Quanto a mim, pessoalmente, tenho tido particularmente a peito a sorte da população síria. No dia de Páscoa, pedi paz «sobretudo para a amada Síria – disse –, para a sua população vítima do conflito e para os numerosos refugiados, que esperam ajuda e conforto. Já foi derramado tanto sangue… Quantos sofrimentos deverão ainda atravessar antes de se conseguir encontrar uma solução política para a crise?» (Mensagem «Urbi et Orbi», 31/III/2013).

Frente ao perdurar de violências e opressões, renovo vigorosamente o meu apelo à paz. Nas últimas semanas, a comunidade internacional reafirmou a intenção de promover iniciativas concretas para se dar início a um diálogo frutuoso com o objectivo de pôr fim à guerra; são tentativas que devem ser apoiadas, na esperança que possam levar à paz. A Igreja sente-se chamada a dar o testemunho, humilde mas concreto e eficaz, da caridade que aprendeu de Cristo, Bom Samaritano. Sabemos que onde alguém sofre, Cristo está presente. Não podemos desertar precisamente nas situações de maior sofrimento! A vossa presença na reunião de coordenação manifesta a vontade de continuardes, fielmente, a valiosa obra de assistência humanitária na Síria e nos países vizinhos que generosamente dão guarida a quem foge da guerra. A vossa acção seja diligente e coordenada, expressão daquela comunhão que, em si mesma, já é um testemunho, como sugeriu recentemente o Sínodo sobre o Médio Oriente. À comunidade internacional peço que, juntamente com a busca de uma solução negociada para o conflito, se favoreça a ajuda humanitária aos prófugos e refugiados sírios, visando em primeiro lugar o bem da pessoa e a tutela da sua dignidade. Para a Santa Sé, a obra dos Organismos Caritativos Católicos é extremamente significativa: ajudar a população síria, sem olhar a pertenças étnicas ou religiosas, é a forma mais directa de contribuir para a pacificação e a edificação duma sociedade aberta a todos e cada um dos seus componentes. A isto mesmo tende também o esforço da Santa Sé: construir um futuro de paz para a Síria, onde todos possam viver livremente e exprimir-se na sua peculiaridade.

Neste momento, o meu pensamento vai até às comunidades cristãs que habitam na Síria e todo o Médio Oriente. A Igreja sustenta estes seus membros que, hoje, se encontram particularmente em dificuldade; eles têm a grande tarefa de continuar a fazer o cristianismo presente na região onde nasceu; e é nossa obrigação favorecer a permanência deste testemunho. A participação de toda a comunidade cristã nesta grande obra de assistência e ajuda é um imperativo no momento presente. Pensemos todos… todos devemos pensar na Síria! Tanto sofrimento, tanta pobreza, tanta dor de Jesus que sofre, que é pobre, que é expulso da sua Pátria! É Jesus! Isto é um mistério; é o nosso mistério cristão. Vejamos Jesus que sofre nos habitantes da amada Síria.

Mais uma vez vos agradeço por esta iniciativa, invocando sobre cada um de vós a bênção divina, que se estende de maneira particular aos dilectos fiéis que vivem na Síria e a todos os sírios que, devido à guerra, se vêem actualmente obrigados a deixar as suas casas. Sede, vós aqui presentes, o instrumento para dizer ao querido povo sírio e do Médio Oriente que o Papa o acompanha e está unido a ele. A Igreja não o abandona!

[00807-06.02] [Texto original: Italiano]

[B0354-XX.03]