Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE CON I MOVIMENTI, LE NUOVE COMUNITÀ, LE ASSOCIAZIONI E LE AGGREGAZIONI LAICALI, 19.05.2013


SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE CON I MOVIMENTI, LE NUOVE COMUNITÀ, LE ASSOCIAZIONI E LE AGGREGAZIONI LAICALI

OMELIA DEL SANTO PADRE

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE  

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE  

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA  

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA  

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE  

TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA  

Alle ore 10.30 di oggi, Domenica di Pentecoste, sul Sagrato della Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha celebrato la Santa Messa per i membri dei movimenti, delle nuove comunità, delle associazioni e delle aggregazioni laicali di tutto il mondo, giunti pellegrini a Roma in occasione dell’Anno della fede.
Nel corso della Celebrazione Eucaristica, dopo la proclamazione del Santo Vangelo, il Papa ha pronunciato l’omelia che pubblichiamo di seguito:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle,

in questo giorno noi contempliamo e riviviamo nella liturgia l’effusione dello Spirito Santo operata da Cristo risorto sulla sua Chiesa; un evento di grazia che ha riempito il cenacolo di Gerusalemme per espandersi nel mondo intero.

Ma che cosa avvenne in quel giorno così lontano da noi, eppure così vicino da raggiungere l’intimo del nostro cuore? San Luca ci offre la risposta nel brano degli Atti degli Apostoli che abbiamo ascoltato (2,1-11). L’evangelista ci riporta a Gerusalemme, al piano superiore della casa nella quale sono riuniti gli Apostoli. Il primo elemento che attira la nostra attenzione è il fragore che improvviso viene dal cielo, «quasi un vento che si abbatte impetuoso» e riempie la casa; poi le «lingue come di fuoco» che si dividevano e si posavano su ciascuno degli Apostoli. Fragore e lingue infuocate sono segni precisi e concreti che toccano gli Apostoli, non solo esteriormente, ma anche nel loro intimo: nella mente e nel cuore. La conseguenza è che «tutti furono colmati di Spirito Santo», il quale sprigiona il suo dinamismo irresistibile, con esiti sorprendenti: «Cominciarono a parlare in altre lingue nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi». Si apre allora davanti a noi un quadro del tutto inatteso: una grande folla si raduna ed è piena di meraviglia perché ciascuno sente parlare gli Apostoli nella propria lingua. Tutti fanno un’esperienza nuova, mai accaduta prima: «Li udiamo parlare nelle nostre lingue». E di che cosa parlano? «Delle grandi opere di Dio».

Alla luce di questo brano degli Atti, vorrei riflettere su tre parole legate all’azione dello Spirito: novità, armonia, missione.

1. La novità ci fa sempre un po’ di paura, perché ci sentiamo più sicuri se abbiamo tutto sotto controllo, se siamo noi a costruire, a programmare, a progettare la nostra vita secondo i nostri schemi, le nostre sicurezze, i nostri gusti. E questo avviene anche con Dio. Spesso lo seguiamo, lo accogliamo, ma fino ad un certo punto; ci è difficile abbandonarci a Lui con piena fiducia, lasciando che sia lo Spirito Santo l’anima, la guida della nostra vita, in tutte le scelte; abbiamo paura che Dio ci faccia percorrere strade nuove, ci faccia uscire dal nostro orizzonte spesso limitato, chiuso, egoista, per aprirci ai suoi orizzonti. Ma, in tutta la storia della salvezza, quando Dio si rivela porta novità - Dio porta sempre novità -, trasforma e chiede di fidarsi totalmente di Lui: Noè costruisce un’arca deriso da tutti e si salva; Abramo lascia la sua terra con in mano solo una promessa; Mosè affronta la potenza del faraone e guida il popolo verso la libertà; gli Apostoli, timorosi e chiusi nel cenacolo, escono con coraggio per annunciare il Vangelo. Non è la novità per la novità, la ricerca del nuovo per superare la noia, come avviene spesso nel nostro tempo. La novità che Dio porta nella nostra vita è ciò che veramente ci realizza, ciò che ci dona la vera gioia, la vera serenità, perché Dio ci ama e vuole solo il nostro bene. Domandiamoci oggi: siamo aperti alle "sorprese di Dio"? O ci chiudiamo, con paura, alla novità dello Spirito Santo? Siamo coraggiosi per andare per le nuove strade che la novità di Dio ci offre o ci difendiamo, chiusi in strutture caduche che hanno perso la capacità di accoglienza? Ci farà bene farci queste domande durante tutta la giornata.

2. Un secondo pensiero: lo Spirito Santo, apparentemente, sembra creare disordine nella Chiesa, perché porta la diversità dei carismi, dei doni; ma tutto questo invece, sotto la sua azione, è una grande ricchezza, perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità, ma ricondurre il tutto all’armonia. Nella Chiesa l’armonia la fa lo Spirito Santo. Uno dei Padri della Chiesa ha un’espressione che mi piace tanto: lo Spirito Santo "ipse harmonia est". Lui è proprio l’armonia. Solo Lui può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità. Anche qui, quando siamo noi a voler fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusivismi, portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità, l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa. Il camminare insieme nella Chiesa, guidati dai Pastori, che hanno uno speciale carisma e ministero, è segno dell’azione dello Spirito Santo; l’ecclesialità è una caratteristica fondamentale per ogni cristiano, per ogni comunità, per ogni movimento. E’ la Chiesa che mi porta Cristo e mi porta a Cristo; i cammini paralleli sono tanto pericolosi! Quando ci si avventura andando oltre (proagon) la dottrina e la Comunità ecclesiale - dice l’apostolo Giovanni nella sua Seconda Lettera - e non si rimane in esse, non si è uniti al Dio di Gesù Cristo (cfr 2Gv 1, 9). Chiediamoci allora: sono aperto all’armonia dello Spirito Santo, superando ogni esclusivismo? Mi faccio guidare da Lui vivendo nella Chiesa e con la Chiesa?

3. L’ultimo punto. I teologi antichi dicevano: l’anima è una specie di barca a vela, lo Spirito Santo è il vento che soffia nella vela per farla andare avanti, gli impulsi e le spinte del vento sono i doni dello Spirito. Senza la sua spinta, senza la sua grazia, noi non andiamo avanti. Lo Spirito Santo ci fa entrare nel mistero del Dio vivente e ci salva dal pericolo di una Chiesa gnostica e di una Chiesa autoreferenziale, chiusa nel suo recinto; ci spinge ad aprire le porte per uscire, per annunciare e testimoniare la vita buona del Vangelo, per comunicare la gioia della fede, dell’incontro con Cristo. Lo Spirito Santo è l’anima della missione. Quanto avvenuto a Gerusalemme quasi duemila anni fa non è un fatto lontano da noi, è un fatto che ci raggiunge, che si fa esperienza viva in ciascuno di noi. La Pentecoste del cenacolo di Gerusalemme è l’inizio, un inizio che si prolunga. Lo Spirito Santo è il dono per eccellenza di Cristo risorto ai suoi Apostoli, ma Egli vuole che giunga a tutti. Gesù, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, dice: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14,16). E’ lo Spirito Paràclito, il «Consolatore», che dà il coraggio di percorrere le strade del mondo portando il Vangelo! Lo Spirito Santo ci fa vedere l’orizzonte e ci spinge fino alle periferie esistenziali per annunciare la vita di Gesù Cristo. Chiediamoci se abbiamo la tendenza di chiuderci in noi stessi, nel nostro gruppo, o se lasciamo che lo Spirito Santo ci apra alla missione. Ricordiamo oggi queste tre parole: novità, armonia, missione.

La liturgia di oggi è una grande preghiera che la Chiesa con Gesù eleva al Padre, perché rinnovi l’effusione dello Spirito Santo. Ciascuno di noi, ogni gruppo, ogni movimento, nell’armonia della Chiesa, si rivolga al Padre per chiedere questo dono. Anche oggi, come al suo nascere, insieme con Maria la Chiesa invoca: «Veni Sancte Spiritus! - Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore!». Amen.

[00704-01.01] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Chers frères et sœurs,

En ce jour, nous contemplons et revivons dans la liturgie l’effusion de l’Esprit Saint opérée par le Christ ressuscité sur son Église ; un évènement de grâce qui a rempli le cénacle de Jérusalem pour se répandre dans le monde entier.

Mais que se passe-t-il en ce jour si éloigné de nous, et pourtant si proche au point de rejoindre l’intime de notre cœur ? Saint Luc nous offre la réponse dans le passage des Actes des apôtres que nous avons entendu (2, 1-11). L’évangéliste nous ramène à Jérusalem, à l’étage supérieur de la maison dans laquelle sont réunis les Apôtres. Le premier élément qui attire notre attention est le fracas qui vint soudain du ciel, « pareil à celui d’un violent coup de vent » et remplit la maison ; puis « une sorte de feu qui se partageait en langues », et se posait sur chacun des Apôtres. Fracas et langues de feu sont des signes précis et concrets qui frappent les Apôtres, non seulement extérieurement, mais aussi au plus profond d’eux-mêmes : dans l’esprit et dans le cœur. La conséquence est que « tous furent remplis du Saint Esprit » qui libère son dynamisme irrésistible, avec des résultats surprenants : « Ils se mirent à parler en d’autres langues, et chacun s’exprimait selon le don de l’Esprit ». S’ouvre alors devant nos yeux un tableau tout à fait inattendu : une grande foule se rassemble et s’émerveille parce que chacun entend parler les Apôtres dans sa propre langue. Tous font une expérience nouvelle, jamais arrivée auparavant : « Nous les entendons parler dans nos langues ». Et de quoi parlent-ils ? « Des merveilles de Dieu ».

A la lumière de ce passage des Actes, je voudrais réfléchir sur trois paroles liées à l’action de l’Esprit : nouveauté, harmonie, mission.

1. La nouveauté nous fait toujours un peu peur, parce que nous nous sentons plus rassurés si nous avons tout sous contrôle, si c’est nous-mêmes qui construisons, programmons, faisons des projets pour notre vie selon nos plans, nos sécurités, nos goûts. Et cela arrive aussi avec Dieu. Souvent, nous le suivons, nous l’accueillons, mais jusqu’à un certain point ; il nous est difficile de nous abandonner à Lui avec pleine confiance, laissant l’Esprit Saint être l’âme, le guide de notre vie dans tous les choix ; nous avons peur que Dieu nous fasse parcourir des chemins nouveaux, nous fasse sortir de notre horizon souvent limité, fermé, égoïste, pour nous ouvrir à ses horizons. Mais, dans toute l’histoire du salut, quand Dieu se révèle, il apporte la nouveauté - Dieu apporte toujours la nouveauté -, il transforme et demande de se confier totalement à Lui : Noé construit une arche, raillé par tous, et il se sauve ; Abraham laisse sa terre avec seulement une promesse en main ; Moïse affronte la puissance du pharaon et guide le peuple vers la liberté ; les Apôtres, craintifs et enfermés dans le cénacle, sortent avec courage pour annoncer l’Évangile. Ce n’est pas la nouveauté pour la nouveauté, la recherche du nouveau pour dépasser l’ennui, comme il arrive souvent de nos jours. La nouveauté que Dieu apporte dans notre vie est ce qui vraiment nous réalise, ce qui nous donne la vraie joie, la vraie sérénité, parce que Dieu nous aime et veut seulement notre bien. Demandons-nous aujourd’hui: sommes-nous ouverts aux « surprises de Dieu » ? Ou bien nous fermons-nous, avec peur, à la nouveauté de l’Esprit Saint ? Sommes-nous courageux pour aller par les nouveaux chemins que la nouveauté de Dieu nous offre ou bien nous défendons-nous, enfermés dans des structures caduques qui ont perdu la capacité d’accueil ? Cela nous fera du bien de nous poser cette question durant toute la journée.

2. Une seconde idée : l’Esprit Saint, apparemment, semble créer du désordre dans l’Église, parce qu’il apporte la diversité des charismes, des dons ; mais tout cela au contraire, sous son action, est une grande richesse, parce que l’Esprit Saint est l’Esprit d’unité, qui ne signifie pas uniformité, mais ramène le tout à l’harmonie. Dans l’Église, c’est l’Esprit Saint qui la fait, l’harmonie. Un des Pères de l’Église a une expression qui me plaît beaucoup : l’Esprit Saint « ipse harmonia est ». Il est précisément l’harmonie. Lui seul peut susciter la diversité, la pluralité, la multiplicité et, en même temps, opérer l’unité. Ici aussi, quand c’est nous qui voulons faire la diversité et que nous nous fermons sur nos particularismes, sur nos exclusivismes, nous apportons la division ; et quand c’est nous qui voulons faire l’unité selon nos desseins humains, nous finissons par apporter l’uniformité, l’homogénéité. Si au contraire, nous nous laissons guider par l’Esprit, la richesse, la variété, la diversité ne deviennent jamais conflit, parce qu’il nous pousse à vivre la variété dans la communion de l’Église. Le fait de marcher ensemble dans l’Église, guidés par les pasteurs qui ont un charisme et un ministère particuliers, est signe de l’action de l’Esprit Saint ; l’ecclésialité est une caractéristique fondamentale pour chaque chrétien, pour chaque communauté, pour chaque mouvement. C’est l’Église qui me porte le Christ et qui me porte au Christ ; les chemins parallèles sont dangereux ! Quand on s’aventure, en allant au-delà de (proagon) la doctrine et de la Communauté ecclésiale - dit l’Apôtre Jean dans sa deuxième lettre - et qu’on ne demeure pas en elles, on ne s’est pas unis au Dieu de Jésus Christ (cf. 2 Jn 1, 9). Demandons-nous alors : suis-je ouvert à l’harmonie de l’Esprit Saint, en dépassant tout exclusivisme ? Est-ce que je me laisse guider par lui en vivant dans l’Église et avec l’Église ?

3. Le dernier point. Les théologiens anciens disaient : l’âme est une espèce de bateau à voile, l’Esprit Saint est le vent qui souffle dans la voile pour le faire avancer, les impulsions et les poussées du vent sont les dons de l’Esprit. Sans sa poussée, sans sa grâce, nous n’avançons pas. L’Esprit Saint nous fait entrer dans le mystère du Dieu vivant et nous sauve du danger d’une Église gnostique et d’une Église auto-référentielle, fermée sur elle-même ; il nous pousse à ouvrir les portes pour sortir, pour annoncer et témoigner la bonne vie de l’Évangile, pour communiquer la joie de la foi, de la rencontre avec le Christ. L’Esprit Saint est l’âme de la mission. Ce qui est arrivé à Jérusalem il y a près de deux-mille ans n’est pas un événement éloigné de nous, c’est un événement qui nous rejoint, qui se fait expérience vivante en chacun de nous. La Pentecôte du cénacle de Jérusalem est le commencement, un commencement qui se prolonge. L’Esprit Saint est le don par excellence du Christ ressuscité à ses Apôtres, mais il veut qu’il parvienne à tous. Jésus, comme nous l’avons entendu dans l’Évangile, dit : « Moi, je prierai le Père, et il vous donnera un autre Défenseur qui sera pour toujours avec vous » (Jn 14, 16). C’est l’Esprit Paraclet, le « Consolateur », qui donne le courage de parcourir les routes du monde en portant l’Évangile ! L’Esprit Saint nous fait voir l’horizon et nous pousse jusqu’aux périphéries existentielles pour annoncer la vie de Jésus Christ. Demandons-nous si nous avons tendance à nous enfermer en nous-mêmes, dans notre groupe, ou si nous laissons l’Esprit nous ouvrir à la mission. Rappelons-nous aujourd’hui ces trois mots: nouveauté, harmonie, mission.

La liturgie d’aujourd’hui est une grande prière que l’Église avec Jésus élève vers le Père, pour qu’il renouvelle l’effusion de l’Esprit Saint. Que chacun de nous, chaque groupe, chaque mouvement, dans l’harmonie de l’Église, se tourne vers le Père pour demander ce don. Aujourd’hui encore, comme à sa naissance, avec Marie, l’Église invoque : « Veni Sancte Spiritus ! – Viens, Esprit-Saint, pénètre le cœur de tes fidèles ! Qu’ils soient brûlés au feu de ton amour ! ». Amen.

[00704-03.01] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

Dear Brothers and Sisters,

Today we contemplate and re-live in the liturgy the outpouring of the Holy Spirit sent by the risen Christ upon his Church; an event of grace which filled the Upper Room in Jerusalem and then spread throughout the world.

But what happened on that day, so distant from us and yet so close as to touch the very depths of our hearts? Luke gives us the answer in the passage of the Acts of the Apostles which we have heard (2:1-11). The evangelist brings us back to Jerusalem, to the Upper Room where the apostles were gathered. The first element which draws our attention is the sound which suddenly came from heaven "like the rush of a violent wind", and filled the house; then the "tongues as of fire" which divided and came to rest on each of the apostles. Sound and tongues of fire: these are clear, concrete signs which touch the apostles not only from without but also within: deep in their minds and hearts. As a result, "all of them were filled with the Holy Spirit", who unleashed his irresistible power with amazing consequences: they all "began to speak in different languages, as the Spirit gave them ability". A completely unexpected scene opens up before our eyes: a great crowd gathers, astonished because each one heard the apostles speaking in his own language. They all experience something new, something which had never happened before: "We hear them, each of us, speaking our own language". And what is it that they are they speaking about? "God’s deeds of power".

In the light of this passage from Acts, I would like to reflect on three words linked to the working of the Holy Spirit: newness, harmony and mission.

1. Newness always makes us a bit fearful, because we feel more secure if we have everything under control, if we are the ones who build, programme and plan our lives in accordance with our own ideas, our own comfort, our own preferences. This is also the case when it comes to God. Often we follow him, we accept him, but only up to a certain point. It is hard to abandon ourselves to him with complete trust, allowing the Holy Spirit to be the soul and guide of our lives in our every decision. We fear that God may force us to strike out on new paths and leave behind our all too narrow, closed and selfish horizons in order to become open to his own. Yet throughout the history of salvation, whenever God reveals himself, he brings newness - God always brings newness - , and demands our complete trust: Noah, mocked by all, builds an ark and is saved; Abram leaves his land with only a promise in hand; Moses stands up to the might of Pharaoh and leads his people to freedom; the apostles, huddled fearfully in the Upper Room, go forth with courage to proclaim the Gospel. This is not a question of novelty for novelty’s sake, the search for something new to relieve our boredom, as is so often the case in our own day. The newness which God brings into our life is something that actually brings fulfilment, that gives true joy, true serenity, because God loves us and desires only our good. Let us ask ourselves today: Are we open to "God’s surprises"? Or are we closed and fearful before the newness of the Holy Spirit? Do we have the courage to strike out along the new paths which God’s newness sets before us, or do we resist, barricaded in transient structures which have lost their capacity for openness to what is new? We would do well to ask ourselves these questions all through the day.

2. A second thought: the Holy Spirit would appear to create disorder in the Church, since he brings the diversity of charisms and gifts; yet all this, by his working, is a great source of wealth, for the Holy Spirit is the Spirit of unity, which does not mean uniformity, but which leads everything back to harmony. In the Church, it is the Holy Spirit who creates harmony. One of Fathers of the Church has an expression which I love: the Holy Spirit himself is harmony – "Ipse harmonia est". He is indeed harmony. Only the Spirit can awaken diversity, plurality and multiplicity, while at the same time building unity. Here too, when we are the ones who try to create diversity and close ourselves up in what makes us different and other, we bring division. When we are the ones who want to build unity in accordance with our human plans, we end up creating uniformity, standardization. But if instead we let ourselve be guided by the Spirit, richness, variety and diversity never become a source of conflict, because he impels us to experience variety within the communion of the Church. Journeying together in the Church, under the guidance of her pastors who possess a special charism and ministry, is a sign of the working of the Holy Spirit. Having a sense of the Church is something fundamental for every Christian, every community and every movement. It is the Church which brings Christ to me, and me to Christ; parallel journeys are very dangerous! When we venture beyond (proagon) the Church’s teaching and community - the Apostle John tells us in his Second Letter - and do not remain in them, we are not one with the God of Jesus Christ (cf. 2 Jn 1, 9). So let us ask ourselves: Am I open to the harmony of the Holy Spirit, overcoming every form of exclusivity? Do I let myself be guided by him, living in the Church and with the Church?

3. A final point. The older theologians used to say that the soul is a kind of sailboat, the Holy Spirit is the wind which fills its sails and drives it forward, and the gusts of wind are the gifts of the Spirit. Lacking his impulse and his grace, we do not go forward. The Holy Spirit draws us into the mystery of the living God and saves us from the threat of a Church which is gnostic and self-referential, closed in on herself; he impels us to open the doors and go forth to proclaim and bear witness to the good news of the Gospel, to communicate the joy of faith, the encounter with Christ. The Holy Spirit is the soul of mission. The events that took place in Jerusalem almost two thousand years ago are not something far removed from us; they are events which affect us and become a lived experience in each of us. The Pentecost of the Upper Room in Jerusalem is the beginning, a beginning which endures. The Holy Spirit is the supreme gift of the risen Christ to his apostles, yet he wants that gift to reach everyone. As we heard in the Gospel, Jesus says: "I will ask the Father, and he will give you another Advocate to remain with you forever" (Jn 14:16). It is the Paraclete Spirit, the "Comforter", who grants us the courage to take to the streets of the world, bringing the Gospel! The Holy Spirit makes us look to the horizon and drive us to the very outskirts of existence in order to proclaim life in Jesus Christ. Let us ask ourselves: do we tend to stay closed in on ourselves, on our group, or do we let the Holy Spirit open us to mission? Today let us remember these three words: newness, harmony and mission.

Today’s liturgy is a great prayer which the Church, in union with Jesus, raises up to the Father, asking him to renew the outpouring of the Holy Spirit. May each of us, and every group and movement, in the harmony of the Church, cry out to the Father and implore this gift. Today too, as at her origins, the Church, in union with Mary, cries out:"Veni, Sancte Spiritus! Come Holy Spirit, fill the hearts of your faithful, and kindle in them the fire of your love!" Amen.

[00704-02.01] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Liebe Brüder und Schwestern,

an diesem Tag betrachten wir in der Liturgie und feiern von neuem die durch den auferstandenen Christus erwirkte Ausgießung des Heiligen Geistes über seine Kirche – ein Ereignis der Gnade, das den Abendmahlssaal zu Jerusalem erfüllt hat, um sich dann über die ganze Erde auszubreiten.

Aber was geschah denn an jenem Tag, der uns so fern ist und doch so nah, dass er das Innerste unseres Herzens berührt? Der heilige Lukas gibt uns die Antwort in dem Abschnitt aus der Apostelgeschichte, den wir gehört haben (2,1-11). Der Evangelist führt uns nach Jerusalem, in das Obergemach des Hauses, in dem die Apostel versammelt sind. Das erste Element, das unsere Aufmerksamkeit auf sich zieht, ist das Brausen, das plötzlich vom Himmel her kommt, „wie wenn ein heftiger Sturm daherfährt", und das Haus erfüllt; und dann die „Zungen wie von Feuer", die sich verteilten und sich auf jeden der Apostel niederließen. Das Brausen und die Feuerzungen sind deutliche und konkrete Zeichen, welche die Apostel nicht nur von außen, sondern auch in ihrem Innern anrühren: im Geist und im Herzen. Die Folge ist, dass „alle mit dem Heiligen Geist erfüllt" wurden, der seine unwiderstehliche Dynamik entfaltet, mit überraschenden Ergebnissen: Sie „begannen, in fremden Sprachen zu reden, wie es der Geist ihnen eingab". Und dann eröffnet sich uns ein völlig unerwartetes Bild: Eine große Menschenmenge strömt zusammen und ist völlig verwundert, denn jeder hört die Apostel in seiner eigenen Sprache reden. Alle machen eine nie dagewesene neue Erfahrung: „Wir hören sie in unseren Sprachen" reden. Und wovon sprechen sie? Sie verkünden „Gottes große Taten".

Im Licht dieses Abschnitts aus der Apostelgeschichte möchte ich über drei Worte nachdenken, die mit dem Wirken des Heiligen Geistes verbunden sind: Neuheit, Harmonie, Mission.

1. Das Neue macht uns immer ein wenig Angst, denn wir fühlen uns sicherer, wenn wir alles unter Kontrolle haben, wenn wir es sind, die unser Leben nach unseren Mustern, unseren Sicherheiten, nach unserem Geschmack aufbauen, programmieren und planen. Und das geschieht auch gegenüber Gott. Oft folgen wir ihm, nehmen ihn an, aber nur bis zu einem gewissen Punkt. Es fällt uns schwer, uns in vollem Vertrauen ihm hinzugeben und zuzulassen, dass der Heilige Geist die Seele unseres Lebens ist und die Führung über all unsere Entscheidungen übernimmt. Wir haben Angst, Gott könne uns neue Wege gehen lassen, uns herausführen aus unserem oft begrenzten, geschlossenen, egoistischen Horizont, um uns für seine Horizonte zu öffnen. Doch in der gesamten Heilsgeschichte ist es so: Wenn Gott sich offenbart, bringt er Neues - Gott bringt immer Neues -, verwandelt und verlangt, dass man ihm völlig vertraut: Noach baut eine von allen belächelte Arche und wird gerettet; Abraham verlässt sein Land, und hat nichts in der Hand als eine Verheißung; Mose nimmt es mit der Macht des Pharao auf und führt das Volk in die Freiheit; die Apostel, die furchtsam im Abendmahlssaal eingeschlossen waren, gehen mutig hinaus, um das Evangelium zu verkünden. Es ist nicht die Neuheit um der Neuheit willen, die Suche nach dem Neuen, um die Langeweile zu überwinden, wie es in unserer Zeit häufig geschieht. Die Neuheit, die Gott in unser Leben bringt, ist das, was uns tatsächlich verwirklicht, das, was uns die wahre Freude schenkt, die wahre Gelassenheit, denn Gott liebt uns und will nur unser Bestes. Fragen wir uns heute: Sind wir offen für die „Überraschungen Gottes"? Oder verschließen wir uns ängstlich vor der Neuheit des Heiligen Geistes? Sind wir mutig, die neuen Wege zu beschreiten, die die Neuheit Gottes uns anbietet, oder verteidigen wir uns, eingeschlossen in vergängliche Strukturen, die ihre Aufnahmefähigkeit verloren haben? Es wird uns gut tun, diese Fragen im Tagesverlauf immer vor Augen zu haben.

2. Ein zweiter Gedanke: Dem Anschein nach schafft der Heilige Geist Unordnung in der Kirche, weil er die Unterschiedlichkeit der Charismen, der Gaben bringt, doch unter seinem Wirken ist all das ein großer Reichtum, denn der Heilige Geist ist der Geist der Einheit, was nicht Einförmigkeit bedeutet, sondern eine Rückführung von allem in die Harmonie. Die Harmonie bewirkt in der Kirche der Heilige Geist. Einer der Kirchenväter verwendet einen Ausdruck, der mir sehr gefällt: Der Heilige Geist „ipse harmonia est" – ist selbst die Harmonie. Nur er kann die Unterschiedlichkeit, die Pluralität, die Vielfalt erwecken und zugleich die Einheit bewirken. Auch hier gilt: Wenn wir selbst die Verschiedenheit schaffen wollen und uns in unseren Parteilichkeiten, in unseren Ausschließlichkeiten verschließen, führen wir in die Spaltung; und wenn wir selbst nach unseren menschlichen Plänen die Einheit herstellen wollen, schaffen wir letztlich die Einförmigkeit, die Schematisierung. Wenn wir uns hingegen vom Geist leiten lassen, führen Reichtum, Vielfältigkeit, Unterschiedlichkeit nie zum Konflikt, denn er bringt uns dazu, die Vielfältigkeit im Miteinander der Kirche zu leben. Das gemeinsame Unterwegssein in der Kirche unter der Führung der Hirten, die ein spezielles Charisma und Amt haben, ist ein Zeichen für das Wirken des Heiligen Geistes; die Kirchlichkeit ist ein grundsätzliches Merkmal für jeden Christen, für jede Gemeinschaft, für jede Bewegung. Die Kirche ist es, die mir Christus bringt und mich zu Christus führt; Parallelwege sind so gefährlich! Wenn man sich darauf einlässt, sich jenseits (proagon) der Lehre und der kirchlichen Gemeinschaft zu bewegen - wie der Apostel Johannes in seinem Zweiten Brief schreibt, und nicht darin bleibt, ist man nicht mit dem Gott Jesu Christi verbunden (vgl. 2 Joh 1, 9). Fragen wir uns also: Bin ich offen für die Harmonie des Heiligen Geistes, indem ich jegliche Ausschließlichkeit überwinde? Lasse ich mich von ihm leiten, indem ich in und mit der Kirche lebe?

3. Letzter Punkt. Die Theologen der frühen Kirche sagten: Die Seele ist eine Art Segelboot; der Heilige Geist ist der Wind, der in das Segel bläst, um das Boot voranzutreiben; die Triebkraft und der Schub des Windes sind die Gaben des Geistes. Ohne seinen Antrieb, ohne seine Gnade kommen wir nicht voran. Der Heilige Geist lässt uns in das Geheimnis des lebendigen Gottes eintreten und bewahrt uns vor der Gefahr einer gnostischen und einer selbstbezogenen, in ihr Gehege eingeschlossenen Kirche; er drängt uns, die Türen zu öffnen, um hinauszugehen, um das gute Leben des Evangeliums zu verkünden und zu bezeugen, um die Freude des Glaubens, der Begegnung mit Christus zu übertragen. Der Heilige Geist ist die Seele der Mission. Was in Jerusalem vor fast zweitausend Jahren geschah, ist kein weit von uns entferntes Ereignis, es ist etwas, das uns einholt, das in jedem von uns zur lebendigen Erfahrung wird. Das Pfingstereignis im Abendmahlssaal von Jerusalem ist der Anfang, ein Anfang, der sich über die Zeit hinzieht. Der Heilige Geist ist die Gabe schlechthin, die der auferstandene Christus seinen Aposteln schenkt, aber er möchte, dass sie sie alle erreicht. Wie wir im Evangelium gehört haben, sagt Jesus: „Ich werde den Vater bitten, und er wird euch einen anderen Beistand geben, der für immer bei euch bleiben soll" (Joh 14,16). Es ist der Paraklet, der „Tröster", der den Mut schenkt, die Straßen der Welt zu durchwandern und das Evangelium zu überbringen! Der Heilige Geist lässt uns den Horizont erblicken und drängt uns bis an die Peripherien des Seins, um das Leben Jesu Christi zu verkünden. Fragen wir uns, ob wir dazu neigen, uns in uns selbst, in unserer Gruppe zu verschließen, oder ob wir zulassen, dass der Heilige Geist uns für die Mission öffnet. Merken wir uns diese drei Wörter: Neuheit, Harmonie, Mission.

Die heutige Liturgie ist ein großes Gebet, das die Kirche heute mit Jesus zum Vater erhebt, damit er die Ausgießung des Heiligen Geistes erneuere. Jeder Einzelne von uns, jede Gruppe, jede Bewegung wende sich in der Harmonie der Kirche an den Vater mit der Bitte um diese Gabe. Wie im Moment ihres Entstehens, so ruft die Kirche auch heute gemeinsam mit Maria: „Veni Sancte Spiritus! – Komm, Heiliger Geist, erfülle die Herzen deiner Gläubigen und entzünde in ihnen das Feuer deiner Liebe!" Amen.

[00704-05.01] [Originalsprache: Italienisch]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

Queridos hermanos y hermanas:

En este día, contemplamos y revivimos en la liturgia la efusión del Espíritu Santo que Cristo resucitado derramó sobre la Iglesia, un acontecimiento de gracia que ha desbordado el cenáculo de Jerusalén para difundirse por todo el mundo.

Pero, ¿qué sucedió en aquel día tan lejano a nosotros, y sin embargo, tan cercano, que llega adentro de nuestro corazón? San Lucas nos da la respuesta en el texto de los Hechos de los Apóstoles que hemos escuchado (2,1-11). El evangelista nos lleva hasta Jerusalén, al piso superior de la casa donde están reunidos los Apóstoles. El primer elemento que nos llama la atención es el estruendo que de repente vino del cielo, «como de viento que sopla fuertemente», y llenó toda la casa; luego, las «lenguas como llamaradas», que se dividían y se posaban encima de cada uno de los Apóstoles. Estruendo y lenguas de fuego son signos claros y concretos que tocan a los Apóstoles, no sólo exteriormente, sino también en su interior: en su mente y en su corazón. Como consecuencia, «se llenaron todos de Espíritu Santo», que desencadenó su fuerza irresistible, con resultados llamativos: «Empezaron a hablar en otras lenguas, según el Espíritu les concedía manifestarse». Asistimos, entonces, a una situación totalmente sorprendente: una multitud se congrega y queda admirada porque cada uno oye hablar a los Apóstoles en su propia lengua. Todos experimentan algo nuevo, que nunca había sucedido: «Los oímos hablar en nuestra lengua nativa». ¿Y de qué hablaban? «De las grandezas de Dios».

A la luz de este texto de los Hechos de los Apóstoles, deseo reflexionar sobre tres palabras relacionadas con la acción del Espíritu: novedad, armonía, misión.

1. La novedad nos da siempre un poco de miedo, porque nos sentimos más seguros si tenemos todo bajo control, si somos nosotros los que construimos, programamos, planificamos nuestra vida, según nuestros esquemas, seguridades, gustos. Y esto nos sucede también con Dios. Con frecuencia lo seguimos, lo acogemos, pero hasta un cierto punto; nos resulta difícil abandonarnos a Él con total confianza, dejando que el Espíritu Santo anime, guíe nuestra vida, en todas las decisiones; tenemos miedo a que Dios nos lleve por caminos nuevos, nos saque de nuestros horizontes con frecuencia limitados, cerrados, egoístas, para abrirnos a los suyos. Pero, en toda la historia de la salvación, cuando Dios se revela, aparece su novedad - Dios ofrece siempre novedad -, trasforma y pide confianza total en Él: Noé, del que todos se ríen, construye un arca y se salva; Abrahán abandona su tierra, aferrado únicamente a una promesa; Moisés se enfrenta al poder del faraón y conduce al pueblo a la libertad; los Apóstoles, de temerosos y encerrados en el cenáculo, salen con valentía para anunciar el Evangelio. No es la novedad por la novedad, la búsqueda de lo nuevo para salir del aburrimiento, como sucede con frecuencia en nuestro tiempo. La novedad que Dios trae a nuestra vida es lo que verdaderamente nos realiza, lo que nos da la verdadera alegría, la verdadera serenidad, porque Dios nos ama y siempre quiere nuestro bien. Preguntémonos hoy: ¿Estamos abiertos a las "sorpresas de Dios"? ¿O nos encerramos, con miedo, a la novedad del Espíritu Santo? ¿Estamos decididos a recorrer los caminos nuevos que la novedad de Dios nos presenta o nos atrincheramos en estructuras caducas, que han perdido la capacidad de respuesta? Nos hará bien hacernos estas preguntas durante toda la jornada.

2. Una segunda idea: el Espíritu Santo, aparentemente, crea desorden en el Iglesia, porque produce diversidad de carismas, de dones; sin embargo, bajo su acción, todo esto es una gran riqueza, porque el Espíritu Santo es el Espíritu de unidad, que no significa uniformidad, sino reconducir todo a la armonía. En la Iglesia, la armonía la hace el Espíritu Santo. Un Padre de la Iglesia tiene una expresión que me gusta mucho: el Espíritu Santo "ipse harmonia est". Él es precisamente la armonía. Sólo Él puede suscitar la diversidad, la pluralidad, la multiplicidad y, al mismo tiempo, realizar la unidad. En cambio, cuando somos nosotros los que pretendemos la diversidad y nos encerramos en nuestros particularismos, en nuestros exclusivismos, provocamos la división; y cuando somos nosotros los que queremos construir la unidad con nuestros planes humanos, terminamos por imponer la uniformidad, la homologación. Si, por el contrario, nos dejamos guiar por el Espíritu, la riqueza, la variedad, la diversidad nunca provocan conflicto, porque Él nos impulsa a vivir la variedad en la comunión de la Iglesia. Caminar juntos en la Iglesia, guiados por los Pastores, que tienen un especial carisma y ministerio, es signo de la acción del Espíritu Santo; la eclesialidad es una característica fundamental para los cristianos, para cada comunidad, para todo movimiento. La Iglesia es quien me trae a Cristo y me lleva a Cristo; los caminos paralelos son muy peligrosos. Cuando nos aventuramos a ir más allá (proagon) de la doctrina y de la Comunidad eclesial - dice el Apóstol Juan en la segunda lectura -, y no permanecemos en ellas, no estamos unidos al Dios de Jesucristo (cf. 2Jn 1, 9). Así, pues, preguntémonos: ¿Estoy abierto a la armonía del Espíritu Santo, superando todo exclusivismo? ¿Me dejo guiar por Él viviendo en la Iglesia y con la Iglesia?

3. El último punto. Los teólogos antiguos decían: el alma es una especie de barca de vela; el Espíritu Santo es el viento que sopla la vela para hacerla avanzar; la fuerza y el ímpetu del viento son los dones del Espíritu. Sin su fuerza, sin su gracia, no iríamos adelante. El Espíritu Santo nos introduce en el misterio del Dios vivo, y nos salvaguarda del peligro de una Iglesia gnóstica y de una Iglesia autorreferencial, cerrada en su recinto; nos impulsa a abrir las puertas para salir, para anunciar y dar testimonio de la bondad del Evangelio, para comunicar el gozo de la fe, del encuentro con Cristo. El Espíritu Santo es el alma de la misión. Lo que sucedió en Jerusalén hace casi dos mil años no es un hecho lejano, es algo que llega hasta nosotros, que cada uno de nosotros podemos experimentar. El Pentecostés del cenáculo de Jerusalén es el inicio, un inicio que se prolonga. El Espíritu Santo es el don por excelencia de Cristo resucitado a sus Apóstoles, pero Él quiere que llegue a todos. Jesús, como hemos escuchado en el Evangelio, dice: «Yo le pediré al Padre que os dé otro Paráclito, que esté siempre con vosotros» (Jn 14,16). Es el Espíritu Paráclito, el «Consolador», que da el valor para recorrer los caminos del mundo llevando el Evangelio. El Espíritu Santo nos muestra el horizonte y nos impulsa a las periferias existenciales para anunciar la vida de Jesucristo. Preguntémonos si tenemos la tendencia a cerrarnos en nosotros mismos, en nuestro grupo, o si dejamos que el Espíritu Santo nos conduzca a la misión. Recordemos hoy estas tres palabras: novedad, armonia, misión.

La liturgia de hoy es una gran oración, que la Iglesia con Jesús eleva al Padre, para que renueve la efusión del Espíritu Santo. Que cada uno de nosotros, cada grupo, cada movimiento, en la armonía de la Iglesia, se dirija al Padre para pedirle este don. También hoy, como en su nacimiento, junto con María, la Iglesia invoca: «Veni Sancte Spiritus! – Ven, Espíritu Santo, llena el corazón de tus fieles y enciende en ellos el fuego de tu amor». Amén.

[00704-04.01] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Amados irmãos e irmãs,

Neste dia, contemplamos e revivemos na liturgia a efusão do Espírito Santo realizada por Cristo ressuscitado sobre a sua Igreja; um evento de graça que encheu o Cenáculo de Jerusalém para se estender ao mundo inteiro.

Então que aconteceu naquele dia tão distante de nós e, ao mesmo tempo, tão perto que alcança o íntimo do nosso coração? São Lucas dá-nos a resposta na passagem dos Actos dos Apóstolos que ouvimos (2, 1-11). O evangelista leva-nos a Jerusalém, ao andar superior da casa onde se reuniram os Apóstolos. A primeira coisa que chama a nossa atenção é o rombo improviso que vem do céu, «comparável ao de forte rajada de vento», e enche a casa; depois, as «línguas à maneira de fogo» que se iam dividindo e pousavam sobre cada um dos Apóstolos. Rombo e línguas de fogo são sinais claros e concretos, que tocam os Apóstolos não só externamente mas também no seu íntimo: na mente e no coração. Em consequência, «todos ficaram cheios do Espírito Santo», que esparge seu dinamismo irresistível com efeitos surpreendentes: «começaram a falar outras línguas, conforme o Espírito lhes inspirava que se exprimissem». Abre-se então diante de nós um cenário totalmente inesperado: acorre uma grande multidão e fica muito admirada, porque cada qual ouve os Apóstolos a falarem na própria língua. É uma coisa nova, experimentada por todos e que nunca tinha sucedido antes: «Ouvimo-los falar nas nossas línguas». E de que falam? «Das grandes obras de Deus».

À luz deste texto dos Actos, quereria reflectir sobre três palavras relacionadas com a acção do Espírito: novidade, harmonia e missão.

1. A novidade causa sempre um pouco de medo, porque nos sentimos mais seguros se temos tudo sob controle, se somos nós a construir, programar, projectar a nossa vida de acordo com os nossos esquemas, as nossas seguranças, os nossos gostos. E isto verifica-se também quando se trata de Deus. Muitas vezes seguimo-Lo e acolhemo-Lo, mas até um certo ponto; sentimos dificuldade em abandonar-nos a Ele com plena confiança, deixando que o Espírito Santo seja a alma, o guia da nossa vida, em todas as decisões; temos medo que Deus nos faça seguir novas estradas, faça sair do nosso horizonte frequentemente limitado, fechado, egoísta, para nos abrir aos seus horizontes. Mas, em toda a história da salvação, quando Deus Se revela traz novidade - Deus traz sempre novidade -, transforma e pede para confiar totalmente n’Ele: Noé construiu uma arca, no meio da zombaria dos demais, e salva-se; Abraão deixa a sua terra, tendo na mão apenas uma promessa; Moisés enfrenta o poder do Faraó e guia o povo para a liberdade; os Apóstolos, antes temerosos e trancados no Cenáculo, saem corajosamente para anunciar o Evangelho. Não se trata de seguir a novidade pela novidade, a busca de coisas novas para se vencer o tédio, como sucede muitas vezes no nosso tempo. A novidade que Deus traz à nossa vida é verdadeiramente o que nos realiza, o que nos dá a verdadeira alegria, a verdadeira serenidade, porque Deus nos ama e quer apenas o nosso bem. Perguntemo-nos hoje a nós mesmos: Permanecemos abertos às «surpresas de Deus»? Ou fechamo-nos, com medo, à novidade do Espírito Santo? Mostramo-nos corajosos para seguir as novas estradas que a novidade de Deus nos oferece, ou pomo-nos à defesa fechando-nos em estruturas caducas que perderam a capacidade de acolhimento? Far-nos-á bem pormo-nos estas perguntas durante todo o dia.

2. Segundo pensamento: à primeira vista o Espírito Santo parece criar desordem na Igreja, porque traz a diversidade dos carismas, dos dons. Mas não; sob a sua acção, tudo isso é uma grande riqueza, porque o Espírito Santo é o Espírito de unidade, que não significa uniformidade, mas a recondução do todo à harmonia. Quem faz a harmonia na Igreja é o Espírito Santo. Um dos Padres da Igreja usa uma expressão de que gosto muito: o Espírito Santo «ipse harmonia est – Ele próprio é a harmonia». Só Ele pode suscitar a diversidade, a pluralidade, a multiplicidade e, ao mesmo tempo, realizar a unidade. Também aqui, quando somos nós a querer fazer a diversidade fechando-nos nos nossos particularismos, nos nossos exclusivismos, trazemos a divisão; e quando somos nós a querer fazer a unidade segundo os nossos desígnios humanos, acabamos por trazer a uniformidade, a homogeneização. Se, pelo contrário, nos deixamos guiar pelo Espírito, a riqueza, a variedade, a diversidade nunca dão origem ao conflito, porque Ele nos impele a viver a variedade na comunhão da Igreja. O caminhar juntos na Igreja, guiados pelos Pastores – que para isso têm um carisma e ministério especial – é sinal da acção do Espírito Santo; uma característica fundamental para cada cristão, cada comunidade, cada movimento é a eclesialidade. É a Igreja que me traz Cristo e me leva a Cristo; os caminhos paralelos são muito perigosos! Quando alguém se aventura ultrapassando (proagon) a doutrina e a Comunidade eclesial - diz o apóstolo João na sua Segunda Carta e deixa de permanecer nelas, não está unido ao Deus de Jesus Cristo (cf. 2 Jo 9). Por isso perguntemo-nos: Estou aberto à harmonia do Espírito Santo, superando todo o exclusivismo? Deixo-me guiar por Ele, vivendo na Igreja e com a Igreja?

3. O último ponto. Diziam os teólogos antigos: a alma é uma espécie de barca à vela; o Espírito Santo é o vento que sopra na vela, impelindo-a para a frente; os impulsos e incentivos do vento são os dons do Espírito. Sem o seu incentivo, sem a sua graça, não vamos para a frente. O Espírito Santo faz-nos entrar no mistério do Deus vivo e salva-nos do perigo de uma Igreja gnóstica e de uma Igreja narcisista, fechada no seu recinto; impele-nos a abrir as portas e sair para anunciar e testemunhar a vida boa do Evangelho, para comunicar a alegria da fé, do encontro com Cristo. O Espírito Santo é a alma da missão. O sucedido em Jerusalém, há quase dois mil anos, não é um facto distante de nós, mas um facto que nos alcança e se torna experiência viva em cada um de nós. O Pentecostes do Cenáculo de Jerusalém é o início, um início que se prolonga. O Espírito Santo é o dom por excelência de Cristo ressuscitado aos seus Apóstolos, mas Ele quer que chegue a todos. Como ouvimos no Evangelho, Jesus diz: «Eu apelarei ao Pai e Ele vos dará outro Paráclito para que esteja sempre convosco» (Jo 14, 16). É o Espírito Paráclito, o «Consolador», que dá a coragem de levar o Evangelho pelas estradas do mundo! O Espírito Santo ergue o nosso olhar para o horizonte e impele-nos para as periferias da existência a fim de anunciar a vida de Jesus Cristo. Perguntemo-nos, se tendemos a fechar-nos em nós mesmos, no nosso grupo, ou se deixamos que o Espírito Santo nos abra à missão. Recordemos hoje estas três palavras: novidade, harmonia, missão.

A liturgia de hoje é uma grande súplica, que a Igreja com Jesus eleva ao Pai, para que renove a efusão do Espírito Santo. Cada um de nós, cada grupo, cada movimento, na harmonia da Igreja, se dirija ao Pai pedindo este dom. Também hoje, como no dia do seu nascimento, a Igreja invoca juntamente com Maria: «Veni Sancte Spiritus… – Vinde, Espírito Santo, enchei os corações dos vossos fiéis e acendei neles o fogo do vosso amor»! Amen.

[00704-06.01] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA

Drodzy bracia i siostry,

Dzisiaj rozważamy i na nowo przeżywamy w liturgii Zesłanie Ducha Świętego na Kościół, dokonane przez Chrystusa zmartwychwstałego. Jest to wydarzenie łaski, która napełniła Wieczernik w Jerozolimie, aby rozprzestrzenić się na cały świat.

Cóż takiego się wydarzyło owego dnia, tak od nas odległego, a zarazem bliskiego, aby dotrzeć do głębi naszych serc? Odpowiedź daje nam św. Łukasz w wysłuchanym przez nas fragmencie z Dziejów Apostolskich (2,1-11). Ewangelista prowadzi nas z powrotem do Jerozolimy, do sali na górze domu, w którym zgromadzeni byli apostołowie. Pierwszym elementem, który przyciąga naszą uwagę jest szum, który nagle daje się słyszeć z nieba, „jakby uderzenie gwałtownego wiatru" i napełnia dom. Następnie „języki jakby z ognia", które się rozdzieliły, i spoczęły na każdym z apostołów. Szum i płonące ognie są wyraźnymi i konkretnymi znakami, poruszającymi apostołów nie tylko zewnętrznie, ale także w ich głębi: w umyśle i w sercu. Konsekwencją jest to, że „wszyscy zostali napełnieni Duchem Świętym", który uwalnia swój niepohamowany dynamizm, z zaskakującymi skutkami: „zaczęli mówić obcymi językami, tak jak im Duch pozwalał mówić". Otwiera się więc przed nami całkowicie nieoczekiwany obraz: gromadzi się wielki tłum i pełen jest zdumienia, ponieważ każdy słyszał jak apostołowie przemawiali w jego własnym języku. Wszyscy doświadczają czegoś nowego, czego nie było nigdy wcześniej: „każdy z nas słyszy swój własny język ojczysty". O czym mówią apostołowie? O wielkich dziełach Bożych.

W świetle tego fragmentu Dziejów Apostolskich chciałbym zastanowić się nad trzema słowami związanymi z działaniem Ducha Świętego: nowość, harmonia, misja.

1. Nowość zawsze napełnia nas po trosze lękiem, bo czujemy się bardziej bezpieczni, jeśli mamy wszystko pod kontrolą, jeśli to my budujemy, programujemy, planujemy nasze życie według naszych schematów, naszych zabezpieczeń, naszych gustów. Dzieje się tak również w odniesieniu do Boga. Często idziemy za Nim, przyjmujemy Go, ale tylko do pewnego punktu. Trudno nam powierzyć się Jemu z pełną ufnością, godząc się, aby Duch Święty był Tym, który ożywia, prowadzi nasze życie we wszystkich wyborach; obawiamy się, że Bóg będzie nam kazał przemierzać nowe drogi, że każe nam wyjść z naszych perspektyw często ograniczonych, zamkniętych, egoistycznych, aby otworzyć nam nowe horyzonty. Ale w całej historii zbawienia, kiedy Bóg się objawia, przynosi nowość, przemienia i prosi, ażeby całkowicie Jemu ufać: Noe buduje arkę wyśmiewany przez wszystkich i ocala siebie; Abraham opuszcza swoją ziemię, mając jedynie w ręku obietnicę; Mojżesz stawia czoło potędze faraona i prowadzi Lud do wolności; apostołowie zastraszeni i zamknięci w Wieczerniku wychodzą odważnie, aby głosić Ewangelię. Nie jest to nowość dla nowości, poszukiwanie tego, co nowe, aby przezwyciężyć nudę, jak to często się dzieje w naszych czasach. Nowość, jaką wnosi Bóg do naszego życia jest tym, co naprawdę nas realizuje, co nam daje prawdziwą radość, prawdziwą pogodę ducha, gdyż Bóg nas miłuje i pragnie jedynie naszego dobra. Zadajmy sobie pytanie: czy jesteśmy otwarci na „Boże niespodzianki"? A może lękliwie zamykamy się na nowość Ducha Świętego? Czy mamy odwagę wyruszyć na nowe drogi, jakie ofiarowuje nam nowość Boga, czy też może się bronimy, zamknięci w przemijających strukturach, które utraciły zdolność do gościnności.

2. Druga myśl: Duch Święty, pozornie zdaje się tworzyć nieład w Kościele, ponieważ przynosi różnorodność charyzmatów, darów. Jednakże to wszystko pod Jego działaniem jest wielkim bogactwem, gdyż Duch Święty jest Duchem jedności, która nie oznacza jednolitości, ale wszystko prowadzi do harmonii. W Kościele harmonię sprawia Duch Święty. Jeden z Ojców Kościoła użył wyrażenia, które bardzo mi się podoba: Duch Święty „Ipse harmonia est". Tylko On może wzbudzić różnorodność, pluralizm, wielość, a jednocześnie sprawiać jedność. Także tutaj, kiedy my chcemy dokonywać różnorodności i zamykamy się w naszych partykularyzmach, w naszych ekskluzywizmach, wnosimy podział. I kiedy to my chcemy czynić jedność według naszych ludzkich planów, to w końcu przynosimy jednolitość, homologizację. Jeżeli natomiast dajemy się prowadzić Duchowi Świętemu, to bogactwo, odmienność, różnorodność nigdy nie stają się konfliktem, ponieważ On nas pobudza do przeżywania odmienności w komunii Kościoła. Wspólne podążanie w Kościele, pod przewodnictwem pasterzy, posiadających szczególny charyzmat i posługę, jest znakiem działania Ducha Świętego. Kościelność jest podstawową cechą dla każdego chrześcijanina, dla każdej wspólnoty, dla każdego ruchu. To Kościół niesie mi Chrystusa i prowadzi mnie do Chrystusa. Drogi paralelne są niebezpieczne. Kiedy pozwalamy sobie wykroczyć poza (proagon) naukę Kościoła i wspólnotę kościelną, i nie trwamy w nich, nie jesteśmy zjednoczeni z Bogiem Jezusa Chrystusa (por. 2 J 1,9). Zapytajmy się więc: czy jestem otwarty na harmonię Ducha Świętego, przezwyciężając wszelki ekskluzywizm? Czy daję się Jemu prowadzić żyjąc w Kościele i z Kościołem?

3. Ostatni punkt. Teologowie starożytni powiadali: dusza jest rodzajem żaglowca, Duch Święty jest wiatrem, który dmie w żagiel, aby żaglowiec mógł płynąć, a pchnięcia i tchnienia wiatru to dary Ducha Świętego. Bez Jego bodźca, bez Jego łaski nie idziemy naprzód. Duch Święty pozwala nam wejść w tajemnicę Boga żywego i ratuje nas przed niebezpieczeństwem Kościoła gnostyckiego i autoreferencyjnego, zamkniętego w samym sobie. Pobudza nas, by otworzyć bramy i wyjść, aby głosić i świadczyć o dobrym życiu Ewangelii, przekazywać radość wiary, spotkania z Chrystusem. Duch Święty jest duszą misji. To, co wydarzyło się w Jerozolimie przed niemal dwoma tysiącami lat, nie jest faktem od nas odległym, jest faktem, który do nas dociera, który staje się żywym doświadczeniem w każdym z nas. Pięćdziesiątnica Jerozolimskiego Wieczernika jest początkiem, początkiem, który trwa dalej. Duch Święty jest w najpełniejszym tego słowa znaczeniu darem zmartwychwstałego Chrystusa dla swoich apostołów, ale chce On, aby dotarł ten dar do wszystkich. Jezus, jak słyszeliśmy w Ewangelii, mówi: „Ja zaś będę prosił Ojca, a innego Pocieszyciela da wam, aby z wami był na zawsze" (J 14,16). Jest to Paraklet, „Pocieszyciel" dający męstwo do przemierzania dróg świata niosąc Ewangelię! Duch Święty pozwala nam zobaczyć perspektywę i popycha nas na egzystencjalne krańce, aby głosić życie Jezusa Chrystusa. Zadajmy sobie pytanie, czy mamy skłonność do zamykania się w sobie, w naszej grupie, czy też pozwalamy, aby Duch Święty otwierał nas na misję.

Dzisiejsza liturgia jest wielką modlitwą, jaką Kościół wraz z Jezusem wznosi do Ojca, aby ponowił Zesłanie Ducha Świętego. Każdy z nas, każda grupa, każdy ruch w harmonii Kościoła zwraca się do Ojca, aby prosić o ten dar. Także dzisiaj, podobnie jak w dniu swoich narodzin Kościół wraz z Maryją, woła: „Veni Sancte Spiritus! – Przyjdź Duchu Święty, napełnij serca swoich wiernych i zapal w nich ogień Twojej miłości". Amen.

[00704-09.01] [Testo originale: Italiano]

[B0311-XX.02]