Sala Stampa

www.vatican.va

Sala Stampa Back Top Print Pdf
Sala Stampa


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL PRIMO NUMERO DELLA NUOVA VERSIONE CARTACEA E DIGITALE DE LA CIVILTÀ CATTOLICA, 05.04.2013


CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL PRIMO NUMERO DELLA NUOVA VERSIONE CARTACEA E DIGITALE DE LA CIVILTÀ CATTOLICA

INTERVENTO DI MONS. ANTOINE CAMILLERI

INTERVENTO DI PADRE ANTONIO SPADARO, S.I.

Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la conferenza stampa di presentazione del primo numero della nuova versione cartacea e digitale de La Civiltà Cattolica.
Intervengono: S.E. Mons. Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali; Mons. Antoine Camilleri, Sotto-Segretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato e Padre Antonio Spadaro, S.I., Direttore de La Civiltà Cattolica.
Pubblichiamo di seguito gli interventi di Mons. Antoine Camilleri e di Padre Antonio Spadaro, S.I.:

INTERVENTO DI MONS. ANTOINE CAMILLERI

Oggi siamo qui per presentare il rinnovamento grafico della Civiltà Cattolica, che approda anche nell’ambiente digitale grazie alle applicazioni per tablet e la presenza nei social networks, ma anche per dare l’avvio ufficiale a una serie di innovazioni importanti che rafforzano e rendono ancora più attuale questa storica rivista, la più antica d’Italia che mai ha interrotto le pubblicazioni. Tra queste, la possibilità per chiunque, comodamente da casa, di consultare liberamente l’archivio di 158 anni.

L’editoriale del primo numero rinnovato ha per titolo una frase che Benedetto XVI rivolse agli Scrittori del Collegio durante l’udienza del 17 febbraio 2006: «La Civiltà Cattolica, per essere fedele alla sua natura e al suo compito, non mancherà di rinnovarsi continuamente». E noi siamo qui per celebrare un rinnovamento. Non è solamente esteriore, come potrebbe apparire superficialmente, ma è un aggiornamento che colloca La Civiltà Cattolica in maniera adeguata nel panorama contemporaneo del giornalismo culturale di alto profilo.

In questo senso i gesuiti del 2013 sono eredi dei primi gesuiti della rivista che furono innovatori, immaginando l’uso della stampa che era il mezzo stesso di cui si servivano i rivoluzionari, i liberali e gli anarchici, e la diffusione ampia sul territorio italiano che allora non era ancora unito. Paolo VI definì la fondazione della rivista un «gesto d’audacia» in un contesto «privo di cultura proporzionata ai bisogni e alle aspirazioni delle nuove generazioni» (Discorso ai Responsabili della Rivista «La Civiltà Cattolica», 14 giugno 1975). E definì la rivista stessa «giovanile e pugnace». Oggi occorre quella stessa audacia, e sono qui, non solo per testimoniare il consolidato legame tra la Segreteria di Stato e La Civiltà Cattolica, ma anche per augurarvi la stessa audacia dei vostri predecessori.

La rivista è nata il 6 aprile 1850 ed è stata voluta da Pio IX, il quale con il Breve Gravissimum supremi del 12 febbraio 1866 ha dato ad essa uno statuto e l’ha posta alle dirette dipendenze del Superiore generale della Compagnia di Gesù. Da allora La Civiltà Cattolica ha sempre avuto un vincolo particolare col Papa e con la Santa Sede: «un vincolo di amore e di fedeltà» che i vari Pontefici fino a Benedetto XVI hanno riconosciuto come «carattere essenziale di questa rivista».

Giovanni Paolo II, parlando di questo vincolo nel suo Discorso agli Scrittori della Civiltà Cattolica ha affermato: «È mio vivo desiderio che questo vincolo non solo si mantenga, ma si rafforzi. Ciò impone a voi tutti uno sforzo costante di fedeltà alla Santa Sede e alle sue direttive, anche se questo può costare talvolta sacrifici e rinunzie a giudizio e punti di vista personali. Siate sicuri che questi sacrifici e queste rinunzie, compiuti nello spirito del voto di speciale obbedienza al Papa che è proprio della Compagnia di Gesù, non mancheranno di produrre frutti spirituali per il bene della Chiesa e per la vostra vita religiosa» (Discorso agli Scrittori de «La Civiltà Cattolica», 19 gennaio 1990). Nella stessa occasione il Pontefice esortava: «siate certi che esso è benedetto da Dio e ricco di frutti abbondanti: adempie infatti a un servizio che la Santa Sede apprezza molto e sul quale è sicura di poter contare in ogni circostanza» (ibid.).

La Civiltà Cattolica non è una rivista specializzata, ma è una rivista di cultura. Il suo taglio è specificamente «cattolico», nel senso che intende aiutare il lettore a pensare «cristianamente» la realtà odierna. Inizialmente l’atteggiamento e lo stile della rivista furono combattivi e spesso anche aspramente polemici, in sintonia con il clima generale di tensione, quando non addirittura di lotta frontale, allora imperante. Oggi la situazione è molto cambiata. Col Concilio Vaticano II, la Chiesa desidera stabilire con tutti gli uomini «un dialogo che sia ispirato dal solo amore della verità», e un confronto e un dibattito con coloro che non condividono la fede cristiana, ma «hanno il culto di alti valori umani», e perfino «con coloro che si oppongono alla Chiesa e la perseguitano in varie maniere» (Gaudium et spes, n. 92).

In questa situazione una rivista come La Civiltà Cattolica deve necessariamente aprirsi ai grandi problemi del mondo di oggi: sociali, politici, economici, morali, scientifici, artistici e religiosi. Ecco, allora, dove si colloca la missione di una rivista di cultura come La Civiltà Cattolica: partecipare attivamente al dibattito culturale contemporaneo. Paolo VI vi aveva chiesto di prendere «viva parte al travaglio del secolo, interpretandone le correnti, indicandone i traviamenti, sceverandone gli elementi positivi, costituendo una sicura pietra di paragone». La fedeltà alla Chiesa richiede oggi l’intelligenza e la volontà della ricerca, lo sforzo di indagare, di accostare il pensiero degli altri, la fatica della conquista personale. Il «disegno costituzionale» della Rivista rimane quello delineato in termini moderni da Paolo VI:

1. l’osservazione informativa, ampia, eclettica, obiettiva e tempestiva;

2. il giudizio sereno, sincero e forte, circa gli avvenimenti alla luce del Vangelo;

3. lo sguardo profetico e dinamico verso l’avvenire per scoprire, indovinare se occorre, le vie aperte all’avvenire della società e della Chiesa.

Leone XIII nel Breve Sapienti consilio dell’8 luglio 1890 ha insistito esplicitamente sull’importanza di attenersi a quella collegialità che fin dall’inizio caratterizzò la redazione della Rivista. «Gli Scrittori – si legge nel Breve – continuino ad applicarsi con impegno collegialmente (collatis inter se consiliis) in quella varietà di materie, alle quali fin dal principio si dedicarono». In fondo, è proprio quello che il nostro tempo ha bisogno di scorgere in ogni manifestazione della vita della Chiesa: l’esempio vissuto di un’autentica comunione, nel rispetto e nell’armonia delle voci, del pensiero e delle esperienze, il cui legittimo pluralismo sia motivo di arricchimento. Come in un coro affiatato, ciascuno deve avere la sua voce e porla in armonia con quella degli altri; ciascuno deve contribuire, con il suo pensiero e con la sua esperienza, all’orientamento appunto collegiale della Rivista a vantaggio della sua capacità d’incidere nel dibattito culturale.

Vi auguro dunque di vivere la vocazione del giornalista così come l’ha presentata di recente Papa Francesco dicendo agli operatori dei media: «voi avete la capacità di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo, di offrire gli elementi per una lettura della realtà. Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza». Nel mutare degli uomini, degli eventi e delle situazioni storiche, La Civiltà Cattolica si è mantenuta fedele, meritando una fitta trama di gesti concreti e amabili da parte dei Pontefici, oltre che la stima e l’affetto dei lettori cattolici e il rispetto e l’attenzione di quelli non cattolici.

Auguro anch’io alla rivista, a nome della Segreteria di Stato, che questa stima e questo rispetto – anche grazie al rinnovamento che avete attuato – si mantengano e anzi si accrescano nel tempo. E, usando le parole di Giovanni XXIII al direttore dell’epoca, il p. Tucci, oggi cardinale, rinnovo l’augurio, che la «rivista sia sempre più giovane a misura del suo invecchiare»! (9 febbraio 1963).

[00452-01.01]

INTERVENTO DI PADRE ANTONIO SPADARO, S.I.

La Civiltà Cattolica, è la rivista più antica d’Italia tra quelle che non hanno mai interrotto le pubblicazioni. Esce da 163 anni ogni quindici giorni con fascicoli di oltre 100 pagine. È una rivista di cultura che ospita articoli scritti solamente da gesuiti. I suoi redattori sono specialisti ma usano un linguaggio per non «addetti ai lavori». Inoltre è una rivista che potremmo dire «certificata» da una sintonia speciale con la Santa Sede e che addirittura arriva con la valigia diplomatica a tutti i Nunzi del mondo.

Nata nel 1850, La Civiltà Cattolica intende condividere un’esperienza intellettuale illuminata dalla fede e profondamente innestata nella vita culturale, sociale, economica, politica, artistica e scientifica dei nostri giorni. Non vuole condividere le proprie riflessioni solamente all’interno del mondo cattolico, ma con chiunque intenda avere fonti di formazione affidabili, capaci di far pensare e di far maturare il giudizio personale. Pochi giorni fa un nostro lettore che aveva deciso di non rinnovare l’abbonamento dopo alcuni mesi ci ha ripensato per «la sensazione di aver acquisito, attraverso La Civiltà Cattolica, una forma mentale più introspettiva e, probabilmente, più umile che – continuava – spero di trasmettere a mio figlio».

Il nostro vero tesoro come rivista della Compagnia di Gesù è questa forma mentis che ha la sua radice nella spiritualità di Ignazio di Loyola: una spiritualità umanistica, curiosa e attenta alla ricerca della presenza di Dio nel mondo, che nei secoli ha forgiato santi, intellettuali, scienziati e formatori… e anche un Papa. Principio ispiratore di questa spiritualità è un criterio molto semplice: «cercare e trovare Dio in tutte le cose», come scrive sant’Ignazio. Appena nominato direttore lessi con cura il primo editoriale della rivista e rimasi molto colpito dal modo in cui sin dall’inizio la nostra rivista ha interpretato la propria «cattolicità»: «Una Civiltà cattolica non sarebbe cattolica, cioè universale, se non potesse comporsi con qualunque forma di cosa pubblica».

La Civiltà Cattolica per tradizione e natura esprime una forma «alta» di giornalismo culturale collocandosi in un difficile territorio di confine. Vogliamo continuare a rispondere all’appello dei Pontefici rivolto alla Compagnia di Gesù nel suo complesso, e in particolare a quello di Paolo VI, ripreso poi da Benedetto XVI: «Ovunque nella Chiesa, anche nei campi più difficili e di punta, nei crocevia delle ideologie, nelle trincee sociali, vi è stato e vi è il confronto tra le esigenze brucianti dell’uomo e il perenne messaggio del Vangelo, là vi sono stati e vi sono i Gesuiti».

Non intendiamo semplicemente «seguire» e commentare eventi culturali o riflessioni già formulate. Per quanto ci è possibile vogliamo intuire ciò che sarà, anticipare le tendenze e i fenomeni, prevederne l’impatto, tenere desta l’attenzione dei nostri lettori, dunque. Paolo VI ci aveva chiesto di avere uno «sguardo profetico e dinamico verso l’avvenire […] per scoprire, indovinare se occorre, i segni dei tempi, cioè i doveri, i bisogni, le vie aperte all’avvenire della società e specialmente della Chiesa pellegrinante verso il domani».

Dal 1850 al 1933 la rivista non firmava gli articoli per significare che essi sono espressione non di un singolo ma di una comunità, il cosiddetto «collegio degli scrittori», composto attualmente da 7 gesuiti. Oggi più che mai però la cultura è diversificata. Aumenterà dunque, rispetto al passato, la presenza di firme internazionali di padri gesuiti e la varietà degli argomenti trattati, anche se la rivista sarà sempre «cucinata» in casa all’interno di una redazione stabile.

***

 In cosa consistono le principali innovazioni?

La Civiltà Cattolica non cambiava veste grafica dal 1970. Adesso è la prima volta, in 163 anni di vita della rivista, che questa veste viene sottoposta a un vera e propria progettazione coordinata, che va dal restyling della testata, alla creazione di un marchio, dall’impaginazione della copertina, alle gabbie interne, fino alla declinazione per tablet.

Il vero filo conduttore grafico della rivista dalla fondazione a oggi è il font Bodoni, che è stato preservato e valorizzato, passando dal Bodoni Poster al Bodoni Normal, leggermente ridisegnato, per avere un’identità sobria, ravvivata dalla presenza del colore bordeaux. Anche tutti i titoli interni sono rimasti in Bodoni. È cambiato, invece, il carattere interno, mutando dal Simoncini Garamond al Cardo, font più «tondo» e chiaro, che facilita una lettura più riposante. Le gabbie interne sono state riprogettate secondo tre varianti, a secondo della sezione della rivista, a uno o due colonne.

A livello di struttura scompaiono le «cronache» in un mondo in cui la cronaca è affidata ai quotidiani, e oggi anche ai blog e ai tweets in tempo reale. Insisteremo invece sui «ponti», cioè sulle riflessioni, le valutazioni critiche, i ragionamenti, anche sulla contemporaneità più attuale, grazie alla rubrica «Focus» con articoli legati all’attualità di carattere politico, economico, internazionale, di società, di diritto. La riflessione sulla Chiesa avrà un posto fisso al cuore, cioè al centro, della rivista. Appariranno nuove rubriche mobili quali il «Profilo» e l’«Intervista».

I nostri predecessori chiesero al tipografo di acquistare in Inghilterra una «macchina celere» in sostituzione di quella per la stampa a mano. E questo per fedeltà alla richiesta di Pio IX riguardo ai loro scritti di «spargerli e diffonderli ampiamente in tutti i Paesi», come si legge nella Gravissimum supremi. Nel 1854 la tiratura salì a 13.000 copie. Oggi per noi questo ha significato l’approdo sui supporti digitali per rendere la rivista maggiormente fruibile da parte di un numero maggiore di persone. La rivista così oggi diventa disponibile su tutti i tablet con applicazioni su iPad, iPhone, Android, Kindle Fire e Windows 8. È possibile sin da questo momento scaricare gli ultimi due numeri della rivista: l’ultimo della vecchia versione e il primo della nuova.

La Civiltà Cattolica, nata nel 1850, ha solcato decenni nei quali sono cambiati non solamente le modalità della comunicazione, ma i suoi stessi significati. Il nostro tempo è segnato profondamente dalle reti sociali e dai nuovi media digitali. Oggi comunicare significa sempre meno «trasmettere» notizie e sempre più essere testimoni e «condividere» con altri visioni e idee. Per questo il contenuto della rivista nella forma essenziale dell’abstract è reso «aperto» alle reti sociali per la fruizione, la condivisione, il commento, il dibattito, nelle forme che saranno possibili nell’ambito proprio: non il nostro sito ma i networks sociali come Facebook e Twitter.

Inoltre, grazie alla collaborazione di Google, è stato avviato un progetto per cui saranno resi fruibili su web tutti i fascicoli pubblicati dal 1850 al 2008. Google aveva infatti digitalizzato i volumi nel contesto del suo progetto Google Libri, attraverso accordi con diverse biblioteche in Europa e negli Stati Uniti. I volumi ancora tutelati da copyright verranno ora resi disponibili su nostra autorizzazione.

Noi gesuiti che oggi componiamo la redazione della Civiltà Cattolica siamo convinti che – come ci disse Benedetto XVI nel 2006 – «La Civiltà Cattolica, per essere fedele alla sua natura e al suo compito, non mancherà di rinnovarsi continuamente». E il rinnovamento che oggi presentiamo è una tappa di questo cammino.

 [00448-01.01]

[B0202-XX.01]