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VEGLIA PASQUALE NELLA NOTTE SANTA DI PASQUA, 30.03.2013


Alle ore 20.30 il Santo Padre Francesco presiede, nella Basilica Vaticana, la solenne Veglia nella Notte Santa di Pasqua. Il Rito ha inizio nell’atrio della Basilica di San Pietro con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. Alla processione verso l’Altare con il cero pasquale acceso e il canto dell’Exsultet, fanno seguito la Liturgia della Parola, la Liturgia Battesimale - nel corso della quale il Papa amministra i Sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima e Prima Comunione) a 4 neofiti, provenienti da: Italia, Albania, Russia e Stati Uniti d’America - e la Liturgia Eucaristica, concelebrata con i Cardinali.
Pubblichiamo di seguito l’omelia che Papa Francesco pronuncia dopo la proclamazione del Santo Vangelo:

OMELIA DEL SANTO PADRE

Cari fratelli e sorelle!

1. Nel Vangelo di questa Notte luminosa della Vigilia Pasquale incontriamo per prime le donne che si recano al sepolcro di Gesù con gli aromi per ungere il suo corpo (cfr Lc 24,1-3). Vanno per compiere un gesto di compassione, di affetto, di amore, un gesto tradizionale verso una persona cara defunta, come ne facciamo anche noi. Avevano seguito Gesù, l’avevano ascoltato, si erano sentite comprese nella loro dignità e lo avevano accompagnato fino alla fine, sul Calvario, e al momento della deposizione dalla croce. Possiamo immaginare i loro sentimenti mentre vanno alla tomba: una certa tristezza, il dolore perché Gesù le aveva lasciate, era morto, la sua vicenda era terminata. Ora si ritornava alla vita di prima. Però nelle donne continuava l’amore, ed è l’amore verso Gesù che le aveva spinte a recarsi al sepolcro. Ma a questo punto avviene qualcosa di totalmente inaspettato, di nuovo, che sconvolge il loro cuore e i loro programmi e sconvolgerà la loro vita: vedono la pietra rimossa dal sepolcro, si avvicinano, e non trovano il corpo del Signore. E’ un fatto che le lascia perplesse, dubbiose, piene di domande: "Che cosa succede?", "Che senso ha tutto questo?" (cfr Lc 24,4). Non capita forse anche a noi così quando qualcosa di veramente nuovo accade nel succedersi quotidiano dei fatti? Ci fermiamo, non comprendiamo, non sappiamo come affrontarlo. La novità spesso ci fa paura, anche la novità che Dio ci porta, la novità che Dio ci chiede. Siamo come gli Apostoli del Vangelo: spesso preferiamo tenere le nostre sicurezze, fermarci ad una tomba, al pensiero verso un defunto, che alla fine vive solo nel ricordo della storia come i grandi personaggi del passato. Abbiamo paura delle sorprese di Dio. Cari fratelli e sorelle, nella nostra vita abbiamo paura delle sorprese di Dio! Egli ci sorprende sempre! Il Signore è così.

Fratelli e sorelle, non chiudiamoci alla novità che Dio vuole portare nella nostra vita! Siamo spesso stanchi, delusi, tristi, sentiamo il peso dei nostri peccati, pensiamo di non farcela. Non chiudiamoci in noi stessi, non perdiamo la fiducia, non rassegniamoci mai: non ci sono situazioni che Dio non possa cambiare, non c’è peccato che non possa perdonare se ci apriamo a Lui.

2. Ma torniamo al Vangelo, alle donne e facciamo un passo avanti. Trovano la tomba vuota, il corpo di Gesù non c’è, qualcosa di nuovo è avvenuto, ma tutto questo ancora non dice nulla di chiaro: suscita interrogativi, lascia perplessi, senza offrire una risposta. Ed ecco due uomini in abito sfolgorante, che dicono: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24, 5-6). Quello che era un semplice gesto, un fatto, compiuto certo per amore - il recarsi al sepolcro – ora si trasforma in avvenimento, in un evento che cambia veramente la vita. Nulla rimane più come prima, non solo nella vita di quelle donne, ma anche nella nostra vita e nella nostra storia dell’umanità. Gesù non è un morto, è risorto, è il Vivente! Non è semplicemente tornato in vita, ma è la vita stessa, perché è il Figlio di Dio, che è il Vivente (cfr Nm 14,21-28; Dt 5,26; Gs 3,10). Gesù non è più nel passato, ma vive nel presente ed è proiettato verso il futuro, Gesù è l’«oggi» eterno di Dio. Così la novità di Dio si presenta davanti agli occhi delle donne, dei discepoli, di tutti noi: la vittoria sul peccato, sul male, sulla morte, su tutto ciò che opprime la vita e le dà un volto meno umano. E questo è un messaggio rivolto a me, a te, cara sorella, a te caro fratello. Quante volte abbiamo bisogno che l’Amore ci dica: perché cercate tra i morti colui che è vivo? I problemi, le preoccupazioni di tutti i giorni tendono a farci chiudere in noi stessi, nella tristezza, nell’amarezza… e lì sta la morte. Non cerchiamo lì Colui che è vivo!

Accetta allora che Gesù Risorto entri nella tua vita, accoglilo come amico, con fiducia: Lui è la vita! Se fino ad ora sei stato lontano da Lui, fa’ un piccolo passo: ti accoglierà a braccia aperte. Se sei indifferente, accetta di rischiare: non sarai deluso. Se ti sembra difficile seguirlo, non avere paura, affidati a Lui, stai sicuro che Lui ti è vicino, è con te e ti darà la pace che cerchi e la forza per vivere come Lui vuole.

3. C’è un ultimo semplice elemento che vorrei sottolineare nel Vangelo di questa luminosa Veglia Pasquale. Le donne si incontrano con la novità di Dio: Gesù è risorto, è il Vivente! Ma di fronte alla tomba vuota e ai due uomini in abito sfolgorante, la loro prima reazione è di timore: «tenevano il volto chinato a terra» - nota san Luca -, non avevano il coraggio neppure di guardare. Ma quando ascoltano l’annuncio della Risurrezione, l’accolgono con fede. E i due uomini in abito sfolgorante introducono un verbo fondamentale: ricordate. «Ricordatevi come vi parlò, quando era ancora in Galilea… Ed esse si ricordarono delle sue parole» (Lc 24,6.8). Questo è l’invito a fare memoria dell’incontro con Gesù, delle sue parole, dei suoi gesti, della sua vita; ed è proprio questo ricordare con amore l’esperienza con il Maestro che conduce le donne a superare ogni timore e a portare l’annuncio della Risurrezione agli Apostoli e a tutti gli altri (cfr Lc 24,9). Fare memoria di quello che Dio ha fatto e fa per me, per noi, fare memoria del cammino percorso; e questo spalanca il cuore alla speranza per il futuro. Impariamo a fare memoria di quello che Dio ha fatto nella nostra vita!

In questa Notte di luce, invocando l’intercessione della Vergine Maria, che custodiva ogni avvenimento nel suo cuore (cfr Lc 2,19.51), chiediamo che il Signore ci renda partecipi della sua Risurrezione: ci apra alla sua novità che trasforma, alle sorprese di Dio, tanto belle; ci renda uomini e donne capaci di fare memoria di ciò che Egli opera nella nostra storia personale e in quella del mondo; ci renda capaci di sentirlo come il Vivente, vivo ed operante in mezzo a noi; ci insegni, cari fratelli e sorelle, ogni giorno a non cercare tra i morti Colui che è vivo. Amen.

[00426-01.02] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

Chers frères et sœurs,

1. Dans l’évangile de cette nuit lumineuse de la Vigile pascale, nous rencontrons d’abord les femmes qui se rendent au tombeau de Jésus avec les aromates pour oindre son corps (cf. Lc 24,1-3). Elles viennent pour accomplir un geste de compassion, d’affection, d’amour, un geste traditionnel envers une chère personne défunte, comme nous le faisons nous aussi. Elles avaient suivi Jésus, l’avaient écouté, s’étaient senties comprises dans leur dignité et l’avaient accompagné jusqu’à la fin, sur le Calvaire, et au moment de la déposition de la croix. Nous pouvons imaginer leurs sentiments tandis qu’elles vont au tombeau : une certaine tristesse, le chagrin parce que Jésus les avait quittées, il était mort, son histoire était terminée. Maintenant on revenait à la vie d’avant. Cependant en ces femmes persistait l’amour, et c’est l’amour envers Jésus qui les avait poussées à se rendre au tombeau. Mais à moment-là il se passe quelque chose de totalement inattendu, de nouveau, qui bouleverse leur cœur et leurs programmes et bouleversera leur vie : elles voient la pierre enlevée du tombeau, elles s’approchent, et ne trouvent pas le corps du Seigneur. C’est un fait qui les laisse hésitantes, perplexes, pleines de questions : « Que s’est-il passé ? », « Quel sens tout cela a-t-il ? » (cf. Lc 24,4). Cela ne nous arrive-t-il pas peut-être aussi à nous quand quelque chose de vraiment nouveau arrive dans la succession quotidienne des faits ? Nous nous arrêtons, nous ne comprenons pas, nous ne savons pas comment l’affronter. La nouveauté souvent nous fait peur, mais aussi la nouveauté que Dieu nous apporte, la nouveauté que Dieu nous demande. Nous sommes comme les Apôtres de l’Évangile : nous préférons souvent garder nos sécurités, nous arrêter sur une tombe, à une pensée pour un défunt, qui à la fin vit seulement dans le souvenir de l’histoire comme les grands personnages du passé. Nous avons peur des surprises de Dieu. Chers frères et sœurs, dans notre vie nous avons peur des surprises de Dieu ! Il nous surprend toujours ! Le Seigneur est ainsi.

Frères et sœurs, ne nous fermons pas à la nouveauté que Dieu veut apporter dans notre vie ! Ne sommes-nous pas souvent fatigués, déçus, tristes, ne sentons-nous pas le poids de nos péchés, ne pensons-nous pas que nous n’y arriverons pas ? Ne nous replions pas sur nous-mêmes, ne perdons pas confiance, ne nous résignons jamais : il n’y a pas de situations que Dieu ne puisse changer, il n’y a aucun péché qu’il ne puisse pardonner si nous nous ouvrons à Lui.

2. Mais revenons à l’Évangile, aux femmes et faisons un pas en avant. Elles trouvent la tombe vide, le corps de Jésus n’y est pas, quelque chose de nouveau est arrivé, mais tout cela ne dit encore rien de clair : cela suscite des interrogations, laisse perplexe, sans offrir de réponse. Et voici deux hommes en vêtement éclatant, qui disent : « Pourquoi cherchez-vous le Vivant  parmi les morts ? Il n’est pas ici, il est ressuscité » (Lc 24,5-6). Ce qui était un simple geste, un fait, accompli bien sûr par amour – le fait de se rendre au tombeau –se transforme maintenant en événement, en un fait qui change vraiment la vie. Rien ne demeure plus comme avant, non seulement dans la vie de ces femmes, mais aussi dans notre vie et dans l’histoire de notre humanité. Jésus n’est pas un mort, il est ressuscité, il est le Vivant ! Il n’est pas seulement revenu à la vie, mais il est la vie même, parce qu’il est le Fils de Dieu, qu’il est le Vivant (cf. Nb 14, 21-28, Dt 5,26, Jon 3,10) Jésus n’est plus dans le passé, mais il vit dans le présent et est projeté vers l’avenir, Jésus est l’« aujourd’hui » éternel de Dieu. Ainsi la nouveauté de Dieu se présente aux yeux des femmes, des disciples, de nous tous : la victoire sur le péché, sur le mal, sur la mort, sur tout ce qui pèse sur la vie et lui donne un visage moins humain. Et c’est un message qui est adressé à moi, à toi chère sœur et à toi cher frère. Combien de fois avons-nous besoin de ce que l’Amour nous dise : pourquoi cherchez-vous parmi les morts Celui qui est vivant ? Les problèmes, les préoccupations de tous les jours nous poussent à nous replier sur nous-mêmes, dans la tristesse, dans l’amertume… et là, c’est la mort. Ne cherchons pas là Celui qui est vivant !

Accepte alors que Jésus Ressuscité entre dans ta vie, accueille-le comme ami, avec confiance : Lui est la vie ! Si jusqu’à présent tu as été loin de Lui, fais un petit pas : il t’accueillera à bras ouverts. Si tu es indifférent, accepte de risquer : tu ne seras pas déçu. S’il te semble difficile de le suivre, n’aies pas peur, fais-lui confiance, sois sûr que Lui, il est proche de toi, il est avec toi et te donnera la paix que tu cherches et la force pour vivre comme Lui le veut.

3. Il y a un dernier élément tout simple que je voudrais souligner dans l’Évangile de cette lumineuse Vigile pascale. Les femmes découvrent la nouveauté de Dieu : Jésus est ressuscité, il est le Vivant ! Mais devant le tombeau vide et les deux hommes en vêtement éclatant, leur première réaction est une réaction de crainte : « elles baissaient le visage vers le sol » - note saint Luc -, elles n’avaient pas non plus le courage de regarder. Mais quand elles entendent l’annonce de la Résurrection, elles l’accueillent avec foi. Et les deux hommes en vêtement éclatant introduisent un verbe fondamental : rappelez-vous. « Rappelez-vous ce qu’il vous a dit quand il était encore en Galilée… Et elles se rappelèrent ses paroles » (Lc 24,6.8). C’est donc l’invitation à faire mémoire de la rencontre avec Jésus, de ses paroles, de ses gestes, de sa vie ; et c’est vraiment le fait de se souvenir avec amour de l’expérience avec le Maître qui conduit les femmes à dépasser toute peur et à porter l’annonce de la Résurrection aux Apôtres et à tous les autres (cf. Lc 24,9). Faire mémoire de ce que Dieu a fait et fait pour moi, pour nous, faire mémoire du chemin parcouru ; et cela ouvre le cœur à l’espérance pour l’avenir. Apprenons à faire mémoire de ce que Dieu a fait dans notre vie.

En cette Nuit de lumière, invoquant l’intercession de la Vierge Marie, qui gardait chaque événement dans son cœur (cf. Lc 2, 19.51), demandons que le Seigneur nous rende participants de sa Résurrection : qu’il nous ouvre à sa nouveauté qui transforme, aux surprises de Dieu qui sont si belles ; qu’il fasse de nous des hommes et des femmes capables de faire mémoire de ce lui accomplit dans notre histoire personnelle et dans celle du monde ; qu’il nous rende capables de le reconnaître comme le Vivant, vivant et agissant au milieu de nous ; qu’il nous enseigne chaque jour, chers frères et sœurs à ne pas chercher parmi les morts Celui qui est vivant. Amen.

[00426-03.02] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

Dear Brothers and Sisters,

1. In the Gospel of this radiant night of the Easter Vigil, we first meet the women who go the tomb of Jesus with spices to anoint his body (cf. Lk 24:1-3). They go to perform an act of compassion, a traditional act of affection and love for a dear departed person, just as we would. They had followed Jesus, they had listened to his words, they had felt understood by him in their dignity and they had accompanied him to the very end, to Calvary and to the moment when he was taken down from the cross. We can imagine their feelings as they make their way to the tomb: a certain sadness, sorrow that Jesus had left them, he had died, his life had come to an end. Life would now go on as before. Yet the women continued to feel love, the love for Jesus which now led them to his tomb. But at this point, something completely new and unexpected happens, something which upsets their hearts and their plans, something which will upset their whole life: they see the stone removed from before the tomb, they draw near and they do not find the Lord’s body. It is an event which leaves them perplexed, hesitant, full of questions: "What happened?", "What is the meaning of all this?" (cf. Lk 24:4). Doesn’t the same thing also happen to us when something completely new occurs in our everyday life? We stop short, we don’t understand, we don’t know what to do. Newness often makes us fearful, including the newness which God brings us, the newness which God asks of us. We are like the Apostles in the Gospel: often we would prefer to hold on to our own security, to stand in front of a tomb, to think about someone who has died, someone who ultimately lives on only as a memory, like the great historical figures from the past. We are afraid of God’s surprises. Dear brothers and sisters, we are afraid of God’s surprises! He always surprises us! The Lord is like that.

Dear brothers and sisters, let us not be closed to the newness that God wants to bring into our lives! Are we often weary, disheartened and sad? Do we feel weighed down by our sins? Do we think that we won’t be able to cope? Let us not close our hearts, let us not lose confidence, let us never give up: there are no situations which God cannot change, there is no sin which he cannot forgive if only we open ourselves to him.

2. But let us return to the Gospel, to the women, and take one step further. They find the tomb empty, the body of Jesus is not there, something new has happened, but all this still doesn’t tell them anything certain: it raises questions; it leaves them confused, without offering an answer. And suddenly there are two men in dazzling clothes who say: "Why do you look for the living among the dead? He is not here; but has risen" (Lk 24:5-6). What was a simple act, done surely out of love – going to the tomb – has now turned into an event, a truly life-changing event. Nothing remains as it was before, not only in the lives of those women, but also in our own lives and in the history of mankind. Jesus is not dead, he has risen, he is alive! He does not simply return to life; rather, he is life itself, because he is the Son of God, the living God (cf. Num 14:21-28; Deut 5:26; Josh 3:10). Jesus no longer belongs to the past, but lives in the present and is projected towards the future; Jesus is the everlasting "today" of God. This is how the newness of God appears to the women, the disciples and all of us: as victory over sin, evil and death, over everything that crushes life and makes it seem less human. And this is a message meant for me and for you dear sister, for you dear brother. How often does Love have to tell us: Why do you look for the living among the dead? Our daily problems and worries can wrap us up in ourselves, in sadness and bitterness... and that is where death is. That is not the place to look for the One who is alive!

Let the risen Jesus enter your life, welcome him as a friend, with trust: he is life! If up till now you have kept him at a distance, step forward. He will receive you with open arms. If you have been indifferent, take a risk: you won’t be disappointed. If following him seems difficult, don’t be afraid, trust him, be confident that he is close to you, he is with you and he will give you the peace you are looking for and the strength to live as he would have you do.

3. There is one last little element that I would like to emphasize in the Gospel for this Easter Vigil. The women encounter the newness of God. Jesus has risen, he is alive! But faced with empty tomb and the two men in brilliant clothes, their first reaction is one of fear: "they were terrified and bowed their faced to the ground", Saint Luke tells us – they didn’t even have courage to look. But when they hear the message of the Resurrection, they accept it in faith. And the two men in dazzling clothes tell them something of crucial importance: remember. "Remember what he told you when he was still in Galilee… And they remembered his words" (Lk 24:6,8). This is the invitation to remember their encounter with Jesus, to remember his words, his actions, his life; and it is precisely this loving remembrance of their experience with the Master that enables the women to master their fear and to bring the message of the Resurrection to the Apostles and all the others (cf. Lk 24:9). To remember what God has done and continues to do for me, for us, to remember the road we have travelled; this is what opens our hearts to hope for the future. May we learn to remember everything that God has done in our lives.

On this radiant night, let us invoke the intercession of the Virgin Mary, who treasured all these events in her heart (cf. Lk 2:19,51) and ask the Lord to give us a share in his Resurrection. May he open us to the newness that transforms, to the beautiful surprises of God. May he make us men and women capable of remembering all that he has done in our own lives and in the history of our world. May he help us to feel his presence as the one who is alive and at work in our midst. And may he teach us each day, dear brothers and sisters, not to look among the dead for the Living One. Amen.

[00426-02.02] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA

Liebe Brüder und Schwestern!

1. Im Evangelium dieser lichtvollen Osternacht begegnen wir als ersten den Frauen, die sich mit den wohlriechenden Salben zum Grab Jesu begeben, um seinen Leichnam zu salben (vgl. Lk 24,1-3). Sie gehen, um eine Geste des Mitleids, der Zuneigung, der Liebe auszuführen, eine traditionelle Geste gegenüber einem lieben Verstorbenen, wie auch wir sie zu tun pflegen. Sie waren Jesus gefolgt, hatten ihm zugehört, hatten sich von ihm in ihrer Würde verstanden gefühlt und hatten ihn bis zum Ende begleitet, bis auf den Kalvarienberg und bis zum Moment der Kreuzesabnahme. Wir können uns ihre Gefühle vorstellen, während sie zum Grab gehen: eine gewisse Traurigkeit, der Schmerz, weil Jesus sie verlassen hatte, tot war; seine Geschichte war zu Ende. Nun kehrte man zu dem vorigen Leben zurück. Doch in den Frauen blieb die Liebe wach, und die Liebe zu Jesus ist es, die sie gedrängt hatte, zum Grab zu gehen. Doch an diesem Punkt geschieht etwas völlig Unerwartetes, Neues, das ihre Herzen erschüttert und ihre Pläne umstößt und das auch ihr Leben in andere Bahnen werfen wird: Sie sehen den Stein weggewälzt vom Grab, kommen näher und finden den Leichnam des Herrn nicht. Das ist etwas, das sie ratlos macht, Zweifel aufkommen lässt, sie mit Fragen erfüllt: „Was ist los?", „Was soll das alles bedeuten?" (vgl. Lk 24,4). Geht es nicht auch uns so, wenn im täglichen Ablauf der Dinge etwas wirklich Neues geschieht? Wir halten inne, verstehen nicht, wissen nicht, wie wir damit umgehen sollen. Das Neue macht uns häufig Angst, auch das Neue, was Gott uns bringt, das Neue, das Gott von uns verlangt. Wir sind wie die Apostel aus dem Evangelium: Oft ziehen wir es vor, unsere Sicherheiten beizubehalten, bei einem Grab stehenzubleiben im Gedanken an den Verstorbenen, der schließlich nur in der Erinnerung der Geschichte lebt wie die großen Persönlichkeiten der Vergangenheit. Wir haben Angst vor den Überraschungen Gottes; liebe Brüder und Schwestern, in unserem Leben haben wir Angst vor den Überraschungen Gottes! Er überrascht uns immer! So ist der Herr.

Brüder und Schwestern, verschließen wir uns nicht dem Neuen, das Gott in unser Leben bringen will! Sind wir oft müde, enttäuscht, traurig, spüren wir die Last unserer Sünden, meinen wir, es nicht zu schaffen? Verschließen wir uns nicht in uns selbst, verlieren wir nicht die Zuversicht, geben wir niemals auf: Es gibt keine Situation, die Gott nicht ändern kann, es gibt keine Sünde, die er nicht vergeben kann, wenn wir uns ihm öffnen.

2. Doch kehren wir zum Evangelium zurück, zu den Frauen, und gehen wir einen Schritt weiter. Sie finden das leere Grab, der Leichnam Jesu ist nicht da, etwas Neues ist geschehen, aber all das besagt noch nichts Klares – es löst Fragen aus, Ratlosigkeit, ohne eine Antwort zu bieten. Und siehe da, plötzlich zwei Männer in leuchtenden Gewändern, die sagen: „Was sucht ihr den Lebenden bei den Toten? Er ist nicht hier, sondern er ist auferstanden" (Lk 24,5-6). Was eine einfache Geste, eine Tat, sicher aus Liebe getan – das Gehen zum Grab – verwandelt sich jetzt in ein Ereignis, in ein Geschehnis, das wirklich das Leben verändert. Nichts bleibt wie zuvor, nicht nur im Leben jener Frauen, sondern auch in unserem Leben und in unserer Menschheitsgeschichte. Jesus ist nicht ein Toter, er ist auferstanden, er ist der Lebende! Er ist nicht einfach ins Leben zurückgekehrt, sondern er ist das Leben selbst, denn er ist der Sohn Gottes, des Lebendigen (vgl. Num 14,21-28; Dtn 5,26; Jos 3,10). Jesus ist nicht mehr in der Vergangenheit, sondern er lebt in der Gegenwart und ist auf die Zukunft hin ausgerichtet, Jesus ist das ewige „Heute" Gottes. So zeigt sich die Neuheit Gottes vor den Augen der Frauen, der Jünger, vor unser aller Augen: der Sieg über die Sünde, über das Böse, über den Tod, über alles, was das Leben belastet und ihm ein weniger menschliches Aussehen verleiht. Und das ist eine Botschaft, die an mich, an dich, liebe Schwester, an dich lieber Bruder, gerichtet ist. Wie oft brauchen wir es, dass die Liebe uns sagt: Was sucht ihr den Lebenden bei den Toten? Die Probleme, die Sorgen des Alltags können uns leicht dazu bringen, uns in uns selbst, in der Traurigkeit, in der Bitterkeit zu verschließen… und darin liegt der Tod. Suchen wir nicht dort den Lebenden!

Lass also zu, dass der auferstandene Jesus in dein Leben eintritt, nimm ihn auf als Freund, mit Vertrauen: Er ist das Leben! Wenn du bis jetzt fern von ihm warst, tu einen kleinen Schritt: Er wird dich mit offenen Armen empfangen. Wenn du gleichgültig bist, akzeptiere das Risiko: Du wirst nicht enttäuscht sein. Wenn es dir schwierig erscheint, ihm zu folgen, hab’ keine Angst, vertrau’ dich ihm an, sei sicher, dass er dir nahe ist, er ist auf deiner Seite und wird dir den Frieden geben, den du suchst, und die Kraft, so zu leben, wie er will.

3. Da ist noch ein letztes Element im Evangelium dieser lichtvollen Osternacht, das ich hervorheben möchte. Die Frauen begegnen der Neuheit Gottes: Jesus ist auferstanden, er ist der Lebende! Aber angesichts des leeren Grabes und der beiden Männer in leuchtenden Gewändern ist ihre erste Reaktion ein Erschrecken: Sie „blickten zu Boden" – bemerkt der heilige Lukas –, hatten nicht einmal den Mut aufzusehen. Als sie aber die Verkündigung von der Auferstehung hören, nehmen sie sie gläubig an. Und die beiden Männer in leuchtenden Gewändern führen ein grundlegendes Verb ein: erinnern. „Erinnert euch an das, was er euch gesagt hat, als er noch in Galiläa war …Da erinnerten sie sich an seine Worte" (Lk 24,6.8). Dies ist die Einladung, sich an die Begegnung mit Jesus, an seine Worte, seine Taten, sein Leben zu erinnern; und gerade dieses liebevolle Sich-Erinnern an die Erfahrung mit dem Meister ist es, was die Frauen dazu bringt, jegliche Furcht zu überwinden und die Verkündigung von der Auferstehung zu den Aposteln und zu allen anderen zu bringen (vgl. Lk 24,9). Sich an das erinnern, was Gott für mich, für uns getan hat und tut, sich an den zurückgelegten Weg erinnern – das öffnet das Herz für die Hoffnung auf die Zukunft. Lernen wir, uns an das zu erinnern, was Gott in unserem Leben getan hat.

In dieser Nacht des Lichtes bitten wir auf die Fürsprache der Jungfrau Maria, die alle Ereignisse in ihrem Herzen bewahrte (vgl. Lk 2,19.51), dass der Herr uns an seiner Auferstehung teilhaben lasse: Er öffne uns für die verwandelnde Neuheit, für die Überraschungen Gottes, die so schön sind; er mache uns zu Menschen, die fähig sind, sich an das zu erinnern, was er in ihrer persönlichen Geschichte und in der Welt gewirkt hat; er mache uns fähig, ihn zu spüren als den Lebenden, der mitten unter uns lebt und wirkt; er lehre uns, liebe Brüder und Schwestern, Tag für Tag, den Lebenden nicht bei den Toten zu suchen. Amen.

[00426-05.02] [Originalsprache: Italienisch]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA

Queridos hermanos y hermanas

1. En el Evangelio de esta noche luminosa de la Vigilia Pascual, encontramos primero a las mujeres que van al sepulcro de Jesús, con aromas para ungir su cuerpo (cf. Lc 24,1-3). Van para hacer un gesto de compasión, de afecto, de amor; un gesto tradicional hacia un ser querido difunto, como hacemos también nosotros. Habían seguido a Jesús. Lo habían escuchado, se habían sentido comprendidas en su dignidad, y lo habían acompañado hasta el final, en el Calvario y en el momento en que fue bajado de la cruz. Podemos imaginar sus sentimientos cuando van a la tumba: una cierta tristeza, la pena porque Jesús les había dejado, había muerto, su historia había terminado. Ahora se volvía a la vida de antes. Pero en las mujeres permanecía el amor, y es el amor a Jesús lo que les impulsa a ir al sepulcro. Pero, a este punto, sucede algo totalmente inesperado, una vez más, que perturba sus corazones, trastorna sus programas y alterará su vida: ven corrida la piedra del sepulcro, se acercan, y no encuentran el cuerpo del Señor. Esto las deja perplejas, dudosas, llenas de preguntas: «¿Qué es lo que ocurre?», «¿qué sentido tiene todo esto?» (cf. Lc 24,4). ¿Acaso no nos pasa así también a nosotros cuando ocurre algo verdaderamente nuevo respecto a lo de todos los días? Nos quedamos parados, no lo entendemos, no sabemos cómo afrontarlo. A menudo, la novedad nos da miedo, también la novedad que Dios nos trae, la novedad que Dios nos pide. Somos como los apóstoles del Evangelio: muchas veces preferimos mantener nuestras seguridades, pararnos ante una tumba, pensando en el difunto, que en definitiva sólo vive en el recuerdo de la historia, como los grandes personajes del pasado. Tenemos miedo de las sorpresas de Dios. Queridos hermanos y hermanas, en nuestra vida, tenemos miedo de las sorpresas de Dios. Él nos sorprende siempre. Dios es así.

Hermanos y hermanas, no nos cerremos a la novedad que Dios quiere traer a nuestras vidas. ¿Estamos acaso con frecuencia cansados, decepcionados, tristes; sentimos el peso de nuestros pecados, pensamos no lo podemos conseguir? No nos encerremos en nosotros mismos, no perdamos la confianza, nunca nos resignemos: no hay situaciones que Dios no pueda cambiar, no hay pecado que no pueda perdonar si nos abrimos a él.

2. Pero volvamos al Evangelio, a las mujeres, y demos un paso hacia adelante. Encuentran la tumba vacía, el cuerpo de Jesús no está allí, algo nuevo ha sucedido, pero todo esto todavía no queda nada claro: suscita interrogantes, causa perplejidad, pero sin ofrecer una respuesta. Y he aquí dos hombres con vestidos resplandecientes, que dicen: «¿Por qué buscáis entre los muertos al que vive? No está aquí, ha resucitado» (Lc 24,5-6). Lo que era un simple gesto, algo hecho ciertamente por amor – el ir al sepulcro –, ahora se transforma en acontecimiento, en un evento que cambia verdaderamente la vida. Ya nada es como antes, no sólo en la vida de aquellas mujeres, sino también en nuestra vida y en nuestra historia de la humanidad. Jesús no está muerto, ha resucitado, es el Viviente. No es simplemente que haya vuelto a vivir, sino que es la vida misma, porque es el Hijo de Dios, que es el que vive (cf. Nm 14,21-28; Dt 5,26, Jos 3,10). Jesús ya no es del pasado, sino que vive en el presente y está proyectado hacia el futuro, Jesús es el «hoy» eterno de Dios. Así, la novedad de Dios se presenta ante los ojos de las mujeres, de los discípulos, de todos nosotros: la victoria sobre el pecado, sobre el mal, sobre la muerte, sobre todo lo que oprime la vida, y le da un rostro menos humano. Y este es un mensaje para mí, para ti, querida hermana y querido hermano. Cuántas veces tenemos necesidad de que el Amor nos diga: ¿Por qué buscáis entre los muertos al que está vivo? Los problemas, las preocupaciones de la vida cotidiana tienden a que nos encerremos en nosotros mismos, en la tristeza, en la amargura..., y es ahí donde está la muerte. No busquemos ahí a Aquel que vive.

Acepta entonces que Jesús Resucitado entre en tu vida, acógelo como amigo, con confianza: ¡Él es la vida! Si hasta ahora has estado lejos de él, da un pequeño paso: te acogerá con los brazos abiertos. Si eres indiferente, acepta arriesgar: no quedarás decepcionado. Si te parece difícil seguirlo, no tengas miedo, confía en él, ten la seguridad de que él está cerca de ti, está contigo, y te dará la paz que buscas y la fuerza para vivir como él quiere.

3. Hay un último y simple elemento que quisiera subrayar en el Evangelio de esta luminosa Vigilia Pascual. Las mujeres se encuentran con la novedad de Dios: Jesús ha resucitado, es el Viviente. Pero ante la tumba vacía y los dos hombres con vestidos resplandecientes, su primera reacción es de temor: estaban «con las caras mirando al suelo» – observa san Lucas –, no tenían ni siquiera valor para mirar. Pero al escuchar el anuncio de la Resurrección, la reciben con fe. Y los dos hombres con vestidos resplandecientes introducen un verbo fundamental: Recordad. «Recordad cómo os habló estando todavía en Galilea... Y recordaron sus palabras» (Lc 24,6.8). Esto es la invitación a hacer memoria del encuentro con Jesús, de sus palabras, sus gestos, su vida; este recordar con amor la experiencia con el Maestro, es lo que hace que las mujeres superen todo temor y que lleven la proclamación de la Resurrección a los Apóstoles y a todos los otros (cf. Lc 24,9). Hacer memoria de lo que Dios ha hecho por mí, por nosotros, hacer memoria del camino recorrido; y esto abre el corazón de par en par a la esperanza para el futuro. Aprendamos a hacer memoria de lo que Dios ha hecho en nuestras vidas.

En esta Noche de luz, invocando la intercesión de la Virgen María, que guardaba todos estas cosas en su corazón (cf. Lc 2,19.51), pidamos al Señor que nos haga partícipes de su resurrección: nos abra a su novedad que trasforma, a las sorpresas de Dios, tan bellas; que nos haga hombres y mujeres capaces de hacer memoria de lo que él hace en nuestra historia personal y la del mundo; que nos haga capaces de sentirlo como el Viviente, vivo y actuando en medio de nosotros; que nos enseñe cada día, queridos hermanos y hermanas, a no buscar entre los muertos a Aquel que vive. Amén.

[00426-04.02] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Amados irmãos e irmãs!

1. No Evangelho desta noite luminosa da Vigília Pascal, encontramos em primeiro lugar as mulheres que vão ao sepulcro de Jesus levando perfumes para ungir o corpo d’Ele (cf. Lc 24, 1-3). Vão cumprir um gesto de piedade, de afeto, de amor, um gesto tradicionalmente feito a um ente querido falecido, como fazemos nós também. Elas tinham seguido Jesus, ouviram-No, sentiram-se compreendidas na sua dignidade e acompanharam-No até ao fim no Calvário e ao momento da descida do seu corpo da cruz. Podemos imaginar os sentimentos delas enquanto caminham para o túmulo: tanta tristeza, tanta pena porque Jesus as deixara; morreu, a sua história terminou. Agora se tornava à vida que levavam antes. Contudo, nas mulheres, continuava o amor, e foi o amor por Jesus que as impelira a irem ao sepulcro. Mas, chegadas lá, verificam algo totalmente inesperado, algo de novo que lhes transtorna o coração e os seus programas e subverterá a sua vida: vêem a pedra removida do sepulcro, aproximam-se e não encontram o corpo do Senhor. O caso deixa-as perplexas, hesitantes, cheias de interrogações: «Que aconteceu?», «Que sentido tem tudo isto?» (cf. Lc 24, 4). Porventura não se dá o mesmo também conosco, quando acontece qualquer coisa de verdadeiramente novo na cadência diária das coisas? Paramos, não entendemos, não sabemos como enfrentá-la. Frequentemente mete-nos medo a novidade, incluindo a novidade que Deus nos traz, a novidade que Deus nos pede. Fazemos como os apóstolos, no Evangelho: muitas vezes preferimos manter as nossas seguranças, parar junto de um túmulo com o pensamento num defunto que, no fim de contas, vive só na memória da história, como as grandes figuras do passado. Tememos as surpresas de Deus. Queridos irmãos e irmãs, na nossa vida, temos medo das surpresas de Deus! Ele não cessa de nos surpreender! O Senhor é assim.

Irmãos e irmãs, não nos fechemos à novidade que Deus quer trazer à nossa vida! Muitas vezes sucede que nos sentimos cansados, desiludidos, tristes, sentimos o peso dos nossos pecados, pensamos que não conseguimos? Não nos fechemos em nós mesmos, não percamos a confiança, não nos demos jamais por vencidos: não há situações que Deus não possa mudar; não há pecado que não possa perdoar, se nos abrirmos a Ele.

2. Mas voltemos ao Evangelho, às mulheres, para vermos mais um ponto. Elas encontram o túmulo vazio, o corpo de Jesus não está lá… Algo de novo acontecera, mas ainda nada de claro resulta de tudo aquilo: levanta questões, deixa perplexos, sem oferecer uma resposta. E eis que aparecem dois homens em trajes resplandecentes, dizendo: «Porque buscais o Vivente entre os mortos? Não está aqui; ressuscitou!» (Lc 24, 5-6). E aquilo que começara como um simples gesto, certamente cumprido por amor – ir ao sepulcro –, transforma-se em acontecimento, e num acontecimento tal que muda verdadeiramente a vida. Nada mais permanece como antes, e não só na vida daquelas mulheres mas também na nossa vida e na nossa história da humanidade. Jesus não é um morto, ressuscitou, é o Vivente! Não regressou simplesmente à vida, mas é a própria vida, porque é o Filho de Deus, que é o Vivente (cf. Nm 14, 21-28; Dt 5, 26, Js 3, 10). Jesus já não está no passado, mas vive no presente e lança-Se para o futuro; Jesus é o «hoje» eterno de Deus. Assim se apresenta a novidade de Deus diante dos olhos das mulheres, dos discípulos, de todos nós: a vitória sobre o pecado, sobre o mal, sobre a morte, sobre tudo o que oprime a vida e lhe dá um rosto menos humano. E isto é uma mensagem dirigida a mim, a ti, amada irmã, a ti amado irmão. Quantas vezes precisamos que o Amor nos diga: Porque buscais o Vivente entre os mortos? Os problemas, as preocupações de todos os dias tendem a fechar-nos em nós mesmos, na tristeza, na amargura… e aí está a morte. Não procuremos aí o Vivente!

Aceita então que Jesus Ressuscitado entre na tua vida, acolhe-O como amigo, com confiança: Ele é a vida! Se até agora estiveste longe d’Ele, basta que faças um pequeno passo e Ele te acolherá de braços abertos. Se és indiferente, aceita arriscar: não ficarás desiludido. Se te parece difícil segui-Lo, não tenhas medo, entrega-te a Ele, podes estar seguro de que Ele está perto de ti, está contigo e dar-te-á a paz que procuras e a força para viver como Ele quer.

3. Há ainda um último elemento, simples, que quero sublinhar no Evangelho desta luminosa Vigília Pascal. As mulheres se encontram com a novidade de Deus: Jesus ressuscitou, é o Vivente! Mas, à vista do túmulo vazio e dos dois homens em trajes resplandecentes, a primeira reação que têm é de medo: «amedrontadas – observa Lucas –, voltaram o rosto para o chão», não tinham a coragem sequer de olhar. Mas, quando ouvem o anúncio da Ressurreição, acolhem-no com fé. E os dois homens em trajes resplandecentes introduzem um verbo fundamental: lembrai. «Lembrai-vos de como vos falou, quando ainda estava na Galiléia (...) Recordaram-se então das suas palavras» (Lc 24, 6.8). Este é o convite a fazer memória do encontro com Jesus, das suas palavras, dos seus gestos, da sua vida; e é precisamente este recordar amorosamente a experiência com o Mestre que faz as mulheres superarem todo o medo e levarem o anúncio da Ressurreição aos Apóstolos e a todos os restantes (cf. Lc 24, 9). Fazer memória daquilo que Deus fez e continua a fazer por mim, por nós, fazer memória do caminho percorrido; e isto abre de par em par o coração à esperança para o futuro. Aprendamos a fazer memória daquilo que Deus fez na nossa vida.

Nesta Noite de luz, invocando a intercessão da Virgem Maria, que guardava todos os acontecimentos no seu coração (cf. Lc 2, 19.51), peçamos ao Senhor que nos torne participantes da sua Ressurreição: que nos abra à sua novidade que transforma, às surpresas de Deus, que são tão belas; que nos torne homens e mulheres capazes de fazer memória daquilo que Ele opera na nossa história pessoal e na do mundo; que nos torne capazes de O percebermos como o Vivente, vivo e operante no meio de nós; que nos ensine, queridos irmãos e irmãs, cada dia a não procurarmos entre os mortos Aquele que está vivo. Assim seja.

[00426-06.02] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA

Drodzy Bracia i Siostry!

1. W Ewangelii tej jaśniejącej nocy Wigilii Paschalnej jako pierwsze spotykamy kobiety, udające się do grobu Jezusa z olejkami, aby namaścić Jego ciało (por. Łk 24, 1-3). Idą dokonać aktu litości, czułości, miłości, tradycyjnego gestu wobec zmarłej drogiej osoby, podobnie jak czynimy to także i my. Chodziły za Jezusem, słuchały Go, czuły, że rozumiał ich godność i towarzyszyły Mu aż do końca – na Kalwarii, a także w chwili zdjęcia z krzyża. Możemy sobie wyobrazić uczucia, z jakimi szły do grobu: pewien smutek, ból, gdyż Jezus je opuścił, umarł, Jego życie się skończyło. Teraz powraca do wcześniejszego życia. Jednakże w kobietach trwała miłość, i to właśnie miłość do Jezusa skłoniła je, by udać się do grobu. W tym momencie dzieje się jednak coś zupełnie niespodziewanego, nowego, co wstrząsa ich sercem i burzy plany, co wstrząśnie ich życiem. Widzą kamień odsunięty od grobu, podchodzą bliżej i nie znajdują ciała Pana. Fakt ten wprawia je w zmieszanie, rodzi w nich wątpliwości, mnóstwo pytań: „Co się dzieje?", „Jaki sens ma to wszystko?" (por. Łk 24, 4). Czy i nam się to nie zdarza, gdy dzieje się coś naprawdę nowego w codziennej rzeczywistości? Zatrzymujemy się, nie rozumiemy, nie wiemy, jak z tym sobie poradzić. Nowość często budzi w nas lęk, także nowość, którą przynosi nam Bóg, nowość, jakiej Bóg od nas oczekuje. Jesteśmy jak apostołowie z Ewangelii: często wolimy trzymać się naszych pewności, zatrzymać się przy grobie, z myślą o zmarłym, który ostatecznie żyje jedynie w pamięci historii jak wielkie postaci z przeszłości. Boimy się niespodzianek Boga. Drodzy bracia i siostry, w naszym życiu boimy się niespodzianek Boga ! On zawsze nas zaskakuje! Taki jest Pan.

Bracia i siostry, nie zamykajmy się na nowość, którą Bóg pragnie wnieść w nasze życie! Często jesteśmy zmęczeni, rozczarowani, smutni, odczuwamy ciężar naszych grzechów, myślimy, że nie podołamy? Nie zamykajmy się w sobie, nie traćmy ufności, nigdy nie ulegajmy zniechęceniu: nie ma takich sytuacji, których Bóg nie mógłby odmienić, nie ma takiego grzechu, którego nie mógłby nam przebaczyć, jeśli się na Niego otworzymy.

2. Ale wróćmy do Ewangelii, do kobiet, i pójdźmy krok naprzód. Zastają pusty grób, nie ma ciała Jezusa, wydarzyło się coś nowego, ale to wszystko niczego jeszcze nie wyjaśnia: rodzi pytania, wprawia w zakłopotanie, nie dając odpowiedzi. I oto dwaj mężczyźni w lśniących szatach mówią: „Dlaczego szukacie żyjącego wśród umarłych? Nie ma Go tutaj; zmartwychwstał" (Łk 24, 5-6). To, co było prostym gestem, aktem dokonanym niewątpliwie z miłości – udanie się do grobu – teraz przemienia się w zdarzenie, w wydarzenie, które naprawdę zmienia życie. Nic nie jest już takie jak wcześniej, nie tylko w życiu tych kobiet, ale także w naszym życiu i w dziejach ludzkości. Jezus nie pozostał martwy, zmartwychwstał, Żyje! Nie powrócił po prostu do życia, ale jest samym życiem, bo jest Synem Bożym, jest Żywy (por. Lb 14, 21-28; Pwt 5, 26; Joz 3, 10). Jezus nie należy już do przeszłości, ale żyje w teraźniejszości i jest ukierunkowany ku przyszłości, Jezus jest wiecznym „dzisiaj" Boga. I tak nowość Boga ukazuje się oczom kobiet, uczniów, nas wszystkich: jako zwycięstwo nad grzechem, złem, śmiercią, nad tym wszystkim, co gnębi życie i czyni je mniej ludzkim. To właśnie jest orędzie skierowane do mnie, do ciebie, droga siostro, do ciebie drogi bracie. Jakże często potrzebujemy, aby Miłość nam powiedziała: dlaczego szukacie żyjącego wśród umarłych? Problemy, troski dnia powszedniego sprawiają, że skłonni jesteśmy zamknąć się w sobie, w smutku, zgorzknieniu... a tam jest śmierć. Nie szukajmy tam Tego, który żyje!

Zgódź się więc, aby zmartwychwstały Jezus wszedł w twoje życie, przyjmij Go jak przyjaciela, z ufnością: On jest życiem! Jeśli dotąd byłeś od Niego daleko, zrób mały krok – przyjmie cię z otwartymi ramionami. Jeśli jesteś obojętny – zaryzykuj: nie rozczarujesz się. Jeśli zdaje ci się, że trudno za Nim iść, nie lękaj się, powierz się Jemu, bądź pewien, że On jest blisko ciebie, jest z tobą i obdarzy cię pokojem, którego szukasz, i siłą, by żyć tak, jak On chce.

3. Jest jeszcze jeden, ostatni prosty element, na który chciałbym zwrócić uwagę w Ewangelii tej pełnej światła Wigilii Paschalnej. Kobiety spotykają się z nowością Boga: Jezus zmartwychwstał, On Żyje! Ale w obliczu pustego grobu i dwóch mężczyzn w lśniących szatach ich pierwszą reakcją jest strach: „pochyliły twarze ku ziemi" – pisze św. Łukasz – nie miały nawet odwagi patrzeć. Kiedy jednak usłyszały wieść o zmartwychwstaniu, przyjmują ją z wiarą. Dwaj mężczyźni w lśniących szatach wypowiadają fundamentalne słowa: przypomnijcie sobie. „Przypomnijcie sobie, jak wam mówił, będąc jeszcze w Galilei (…). Wtedy przypomniały sobie Jego słowa" (Łk 24, 5. 6. 8). Jest to zachęta, aby wspominać spotkanie z Jezusem, Jego słowa, Jego gesty, Jego życie. To właśnie owo wspominanie z miłością przebywania z Mistrzem prowadzi kobiety do przezwyciężenia wszelkiego lęku i do niesienia wieści o zmartwychwstaniu apostołom i wszystkim pozostałym (Łk 24, 9). Trzeba pamiętać o tym, co Bóg uczynił dla mnie, dla nas, pamiętać o przebytej drodze – to właśnie otwiera szeroko serce na nadzieję na przyszłość. Uczmy się pamiętać o tym, co Bóg uczynił w naszym życiu.

W tę Noc światła, przyzywając wstawiennictwa Dziewicy Maryi, która zachowywała każde wydarzenie w swym sercu (Łk 2, 19. 51), prośmy, aby Pan dał nam udział w swoim Zmartwychwstaniu: niech nas otwiera na swoją nowość, która przemienia, na niespodzianki Boga – tak piękne. Niech nas czyni ludźmi zdolnymi do pamiętania o tym, czego On dokonuje w naszych dziejach osobistych i dziejach świata. Niech sprawi, abyśmy potrafili odczuwać Go jako żyjącego, żywego i działającego pośród nas. Niech nas uczy każdego dnia, drodzy bracia i siostry, byśmy nie szukali wśród umarłych Tego, który żyje. Nie się tak stanie.

[00426-09.02] [Testo originale: Italiano]

[B0190-XX.02]