Alle ore 9.30 di oggi il Santo Padre Francesco presiede, in Piazza San Pietro, la solenne celebrazione liturgica della Domenica delle Palme e della Passione del Signore.
Al centro della piazza, presso l’obelisco, il Papa benedice le palme e gli ulivi e, al termine della processione che raggiunge il sagrato, celebra la Santa Messa della Passione del Signore.
Alla celebrazione prendono parte, in occasione della ricorrenza diocesana della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù, sul tema: "Andate e fate discepoli tutti i popoli!" (Mt 28, 19) giovani di Roma e di altre Diocesi, come preludio della GMG 2013 che si terrà dal 23 al 28 luglio a Rio de Janeiro (Brasile).
Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre Francesco pronuncia dopo la proclamazione della Passione del Signore secondo Luca:
● OMELIA DEL SANTO PADRE
1. Gesù entra in Gerusalemme. La folla dei discepoli lo accompagna in festa, i mantelli sono stesi davanti a Lui, si parla di prodigi che ha compiuto, un grido di lode si leva: «Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli» (Lc 19,38).
Folla, festa, lode, benedizione, pace: è un clima di gioia quello che si respira. Gesù ha risvegliato nel cuore tante speranze soprattutto tra la gente umile, semplice, povera, dimenticata, quella che non conta agli occhi del mondo. Lui ha saputo comprendere le miserie umane, ha mostrato il volto di misericordia di Dio e si è chinato per guarire il corpo e l’anima.
Questo è Gesù. Questo è il suo cuore che guarda tutti noi, che guarda le nostre malattie, i nostri peccati. E’ grande l’amore di Gesù. E così entra in Gerusalemme con questo amore, e guarda tutti noi. E’ una scena bella: piena di luce - la luce dell’amore di Gesù, quello del suo cuore - di gioia, di festa.
All’inizio della Messa l’abbiamo ripetuta anche noi. Abbiamo agitato le nostre palme. Anche noi abbiamo accolto Gesù; anche noi abbiamo espresso la gioia di accompagnarlo, di saperlo vicino, presente in noi e in mezzo a noi, come un amico, come un fratello, anche come re, cioè come faro luminoso della nostra vita. Gesù è Dio, ma si è abbassato a camminare con noi. E’ il nostro amico, il nostro fratello. Qui ci illumina nel cammino. E così oggi lo abbiamo accolto. E questa è la prima parola che vorrei dirvi: gioia! Non siate mai uomini e donne tristi: un cristiano non può mai esserlo! Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento! La nostra non è una gioia che nasce dal possedere tante cose, ma nasce dall’aver incontrato una Persona: Gesù, che è in mezzo a noi; nasce dal sapere che con Lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! E in questo momento viene il nemico, viene il diavolo, mascherato da angelo tante volte, e insidiosamente ci dice la sua parola. Non ascoltatelo! Seguiamo Gesù! Noi accompagniamo, seguiamo Gesù, ma soprattutto sappiamo che Lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù.
2. Ma ci chiediamo: Seconda parola. Perché Gesù entra in Gerusalemme, o forse meglio: come entra Gesù in Gerusalemme? La folla lo acclama come Re. E Lui non si oppone, non la fa tacere (cfr Lc 19,39-40). Ma che tipo di Re è Gesù? Guardiamolo: cavalca un puledro, non ha una corte che lo segue, non è circondato da un esercito simbolo di forza. Chi lo accoglie è gente umile, semplice, che ha il senso di guardare in Gesù qualcosa di più; ha quel senso della fede, che dice: Questo è il Salvatore. Gesù non entra nella Città Santa per ricevere gli onori riservati ai re terreni, a chi ha potere, a chi domina; entra per essere flagellato, insultato e oltraggiato, come preannuncia Isaia nella Prima Lettura (cfr Is 50,6); entra per ricevere una corona di spine, un bastone, un mantello di porpora, la sua regalità sarà oggetto di derisione; entra per salire il Calvario carico di un legno. E allora ecco la seconda parola: Croce. Gesù entra a Gerusalemme per morire sulla Croce. Ed è proprio qui che splende il suo essere Re secondo Dio: il suo trono regale è il legno della Croce! Penso a quello che Benedetto XVI diceva ai Cardinali: Voi siete principi, ma di un Re crocifisso. Quello è il trono di Gesù. Gesù prende su di sé... Perché la Croce? Perché Gesù prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, di tutti noi, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia, con l’amore di Dio. Guardiamoci intorno: quante ferite il male infligge all’umanità! Guerre, violenze, conflitti economici che colpiscono chi è più debole, sete di denaro, che poi nessuno può portare con sé, deve lasciarlo. Mia nonna diceva a noi bambini: il sudario non ha tasche. Amore al denaro, potere, corruzione, divisioni, crimini contro la vita umana e contro il creato! E anche - ciascuno di noi lo sa e lo conosce - i nostri peccati personali: le mancanze di amore e di rispetto verso Dio, verso il prossimo e verso l’intera creazione. E Gesù sulla croce sente tutto il peso del male e con la forza dell’amore di Dio lo vince, lo sconfigge nella sua risurrezione. Questo è il bene che Gesù fa a tutti noi sul trono della Croce. La croce di Cristo abbracciata con amore non mai porta alla tristezza, ma alla gioia, alla gioia di essere salvati e di fare un pochettino quello che ha fatto Lui quel giorno della sua morte.
3. Oggi in questa Piazza ci sono tanti giovani: da 28 anni la Domenica delle Palme è la Giornata della Gioventù! Ecco la terza parola: giovani! Cari giovani, vi ho visto nella processione, quando entravate; vi immagino a fare festa intorno a Gesù, agitando i rami d’ulivo; vi immagino mentre gridate il suo nome ed esprimete la vostra gioia di essere con Lui! Voi avete una parte importante nella festa della fede! Voi ci portate la gioia della fede e ci dite che dobbiamo vivere la fede con un cuore giovane, sempre: un cuore giovane, anche a settanta, ottant’anni! Cuore giovane! Con Cristo il cuore non invecchia mai! Però tutti noi lo sappiamo e voi lo sapete bene che il Re che seguiamo e che ci accompagna è molto speciale: è un Re che ama fino alla croce e che ci insegna a servire, ad amare. E voi non avete vergogna della sua Croce! Anzi, la abbracciate, perché avete capito che è nel dono di sé, nel dono di sé, nell’uscire da se stessi, che si ha la vera gioia e che con l’amore di Dio Lui ha vinto il male. Voi portate la Croce pellegrina attraverso tutti i continenti, per le strade del mondo! La portate rispondendo all’invito di Gesù «Andate e fate discepoli tutti i popoli» (cfr Mt 28,19), che è il tema della Giornata della Gioventù di quest’anno. La portate per dire a tutti che sulla croce Gesù ha abbattuto il muro dell’inimicizia, che separa gli uomini e i popoli, e ha portato la riconciliazione e la pace. Cari amici, anch’io mi metto in cammino con voi, da oggi, sulle orme del beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Ormai siamo vicini alla prossima tappa di questo grande pellegrinaggio della Croce. Guardo con gioia al prossimo luglio, a Rio de Janeiro! Vi do appuntamento in quella grande città del Brasile! Preparatevi bene, soprattutto spiritualmente nelle vostre comunità, perché quell’Incontro sia un segno di fede per il mondo intero. I giovani devono dire al mondo: è buono seguire Gesù; è buono andare con Gesù; è buono il messaggio di Gesù; è buono uscire da se stessi, alle periferie del mondo e dell’esistenza per portare Gesù! Tre parole: gioia, croce, giovani.
Chiediamo l’intercessione della Vergine Maria. Lei ci insegna la gioia dell’incontro con Cristo, l’amore con cui lo dobbiamo guardare sotto la croce, l’entusiasmo del cuore giovane con cui lo dobbiamo seguire in questa Settimana Santa e in tutta la nostra vita. Così sia.
[00398-01.01] [Testo originale: Italiano]
● TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
1. Jésus entre à Jérusalem. La foule des disciples l’accompagne en fête, les manteaux sont étendus devant lui, on parle des prodiges qu’il a accomplis, un cri de louange s’élève : « Béni soit celui qui vient, lui, notre roi, au nom du Seigneur. Paix dans le ciel et gloire au plus haut des cieux » (Lc, 19, 38).
Foule, fête, louange, bénédiction, paix : c’est un climat de joie que l’on respire. Jésus a réveillé dans le cœur tant d’espérances surtout chez les gens humbles, simples, pauvres, oubliés, ceux qui ne comptent pas aux yeux du monde. Lui a su comprendre les misères humaines, il a montré le visage de miséricorde de Dieu, il s’est baissé pour guérir le corps et l’âme.
Ça, c’est Jésus. Ça, c’est son cœur qui nous regarde tous, qui regarde nos maladies, nos péchés. L’amour de Jésus est grand. Et ainsi il entre dans Jérusalem avec cet amour, et nous regarde tous. C’est une belle scène : pleine de lumière – la lumière de l’amour de Jésus, celui de son cœur –, de joie, de fête.
Au commencement de la Messe nous l’avons répété nous aussi. Nous avons agité nos palmes, nos rameaux d’olivier. Nous aussi nous avons accueilli Jésus ; nous aussi nous avons exprimé notre joie de l’accompagner, de le savoir proche, présent en nous et au milieu de nous, comme un ami, comme un frère, aussi comme un roi, c’est-à-dire comme un phare lumineux de notre vie. Jésus est Dieu, mais il s’est abaissé pour marcher avec nous. Il est notre ami, notre frère. En cela il illumine notre marche. Et ainsi nous l’avons accueilli aujourd’hui. Et c’est la première parole que je voudrais vous dire : joie ! Ne soyez jamais des hommes et des femmes tristes : un chrétien ne peut jamais l’être ! Ne vous laissez jamais prendre par le découragement ! Notre joie n’est pas une joie qui naît du fait de posséder de nombreuses choses, mais elle naît du fait d’avoir rencontré une Personne : Jésus, qui est parmi nous ; elle naît du fait de savoir qu’avec lui nous ne sommes jamais seuls, même dans les moments difficiles, même quand le chemin de la vie se heurte à des problèmes et à des obstacles qui semblent insurmontables, et il y en a tant ! Et à moment-là vient l’ennemi, vient le diable, si souvent déguisé en ange, et insidieusement nous dit sa parole. Ne l’écoutez pas ! Suivons Jésus ! Nous accompagnons, nous suivons Jésus, mais surtout nous savons que lui nous accompagne et nous met sur ses épaules : ici se trouve notre joie, l’espérance que nous devons porter dans notre monde. Et s’il vous plaît ! ne vous laissez pas voler l’espérance ! Ne vous laissez pas voler l’espérance ! Celle que Jésus nous donne.
2. Deuxième parole. Pourquoi Jésus entre-t-il à Jérusalem, ou peut-être mieux : comment Jésus entre-t-il à Jérusalem ? La foule l’acclame comme Roi. Et lui ne s’oppose pas, il ne la fait pas taire (cf. Lc 19, 39-40). Mais quel type de Roi est Jésus ? Regardons-le : il monte un petit âne, il n’a pas une cour qui le suit, il n’est pas entouré d’une armée symbole de force. Ceux qui l’accompagnent ce sont des gens humbles, simples, qui ont la capacité de voir en Jésus quelque chose de plus ; qui ont le sens de la foi, qui dit : C’est le Sauveur. Jésus n’entre pas dans la Ville sainte pour recevoir les honneurs réservés aux rois terrestres, à qui a le pouvoir, à qui domine ; il entre pour être flagellé, insulté et outragé, comme l’annonce Isaïe dans la première Lecture (cf. Is 50, 6) ; il entre pour recevoir une couronne d’épines, un bâton, un manteau de pourpre, sa royauté sera objet de dérision ; il entre pour monter au Calvaire chargé d’un bois. Et alors voici la deuxième parole : Croix. Jésus entre à Jérusalem pour mourir sur la Croix. Et c’est justement ici que resplendit son être de Roi selon Dieu : son trône royal est le bois de la Croix ! Je pense à ce que Benoît XVI disait aux Cardinaux : vous êtes des princes, mais d’un Roi crucifié. Le bois de la croix est le trône de Jésus. Jésus prend sur lui… Pourquoi la Croix. Parce Jésus prend sur lui le mal, la saleté, le péché du monde, et aussi notre péché, de nous tous, et il le lave, il le lave avec son sang, avec la miséricorde, avec l’amour de Dieu. Regardons autour de nous : combien de blessures le mal inflige-t-il à l’humanité ! Guerres, violences, conflits économiques qui frappent celui qui est plus faible, soif d’argent, que personne ne peut emporter avec soi, on doit le laisser. Ma grand-mère nous disait à nous enfants : le linceul n’a pas de poches. Amour de l’argent, pouvoir, corruption, divisions, crimes contre la vie humaine et contre la création ! Et aussi – chacun de nous le sait et le reconnaît – nos péchés personnels : les manques d’amour et de respect envers Dieu, envers le prochain et envers la création tout entière. Et sur la croix Jésus sent tout le poids du mal et avec la force de l’amour de Dieu le vainc, le défait dans sa résurrection. C’est le bien que Jésus fait à nous tous sur le trône de la Croix. La croix du Christ embrassée avec amour ne porte pas à la tristesse, mais à la joie, à la joie d’être sauvés et de faire un tout petit peu ce qu’il a fait le jour de sa mort !
3. Aujourd’hui sur cette place il y a beaucoup de jeunes : depuis 28 ans le Dimanche des Rameaux est la Journée de la Jeunesse ! Voici la troisième parole : jeunes ! Chers jeunes, je vous ai vus dans la procession, quand vous entriez ; je vous imagine à faire la fête autour de Jésus, agitant les rameaux d’olivier ; je vous imagine alors que vous criez son nom et exprimez votre joie d’être avec lui ! Vous avez une part importante dans la fête de la foi ! Vous nous portez la joie de la foi et vous nous dites que nous devons vivre la foi avec un cœur jeune, toujours : un cœur jeune, même à soixante-dix ou quatre-vingts ans ! Cœur jeune ! Avec le Christ, le cœur ne vieillit jamais ! Pourtant nous le savons tous et vous le savez bien que le Roi que nous suivons et qui nous accompagne est très spécial : c’est un Roi qui aime jusqu’à la croix et qui nous enseigne à servir, à aimer. Et vous n’avez pas honte de sa Croix ! Au contraire, vous l’embrassez, parce que vous avez compris que c’est dans le don de soi, dans le don de soi, dans le fait de sortir de soi-même, que se trouve la véritable joie et que par l’amour de Dieu, le Christ, Lui a vaincu le mal ! Vous portez la Croix pèlerine à travers tous les continents, par les routes du monde ! Vous la portez en répondant à l’invitation de Jésus « Allez ! De toutes les nations faites des disciples » (cf. Mt 28, 19), qui est le thème de la Journée de la Jeunesse de cette année. Vous la portez pour dire à tous que sur la croix Jésus a abattu le mur de l’inimitié, qui sépare les hommes et les peuples, et qu’il a apporté la réconciliation et la paix. Chers amis, moi aussi je me mets en route avec vous, dès aujourd’hui, sur les traces du bienheureux Jean-Paul II et de Benoît XVI. Désormais nous sommes proches de la prochaine étape de ce grand pèlerinage de la Croix. Je regarde avec joie vers juillet prochain, à Rio de Janeiro ! Je vous donne rendez-vous dans cette grande ville du Brésil ! Préparez-vous bien, surtout spirituellement dans vos communautés, pour que cette Rencontre soit un signe de foi pour le monde entier. Les jeunes doivent dire au monde : il est bon de suivre Jésus ; il est bon d’aller avec Jésus ; le message de Jésus est bon ; il est bon de sortir de soi-même, vers les périphéries du monde et de l’existence pour apporter Jésus. Trois paroles : joie, croix, jeunes.
Demandons l’intercession de la Vierge Marie. Elle nous enseigne la joie de la rencontre avec le Christ, l’amour avec lequel nous devons le regarder sous la croix, l’enthousiasme du cœur jeune avec lequel nous devons le suivre en cette Semaine sainte et dans toute notre vie. Ainsi soit-il.
[00398-03.01] [Texte original: Italien]
● TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
1. Jesus enters Jerusalem. The crowd of disciples accompanies him in festive mood, their garments are stretched out before him, there is talk of the miracles he has accomplished, and loud praises are heard: "Blessed is the King who comes in the name of the Lord. Peace in heaven and glory in the highest!" (Lk 19:38).
Crowds, celebrating, praise, blessing, peace: joy fills the air. Jesus has awakened great hopes, especially in the hearts of the simple, the humble, the poor, the forgotten, those who do not matter in the eyes of the world. He understands human sufferings, he has shown the face of God’s mercy, and he has bent down to heal body and soul.
This is Jesus. This is his heart which looks to all of us, to our sicknesses, to our sins. The love of Jesus is great. And thus he enters Jerusalem, with this love, and looks at us. It is a beautiful scene, full of light - the light of the love of Jesus, the love of his heart - of joy, of celebration.
At the beginning of Mass, we too repeated it. We waved our palms, our olive branches. We too welcomed Jesus; we too expressed our joy at accompanying him, at knowing him to be close, present in us and among us as a friend, a brother, and also as a King: that is, a shining beacon for our lives. Jesus is God, but he lowered himself to walk with us. He is our friend, our brother. He illumines our path here. And in this way we have welcomed him today. And here the first word that I wish to say to you: joy! Do not be men and women of sadness: a Christian can never be sad! Never give way to discouragement! Ours is not a joy born of having many possessions, but from having encountered a Person: Jesus, in our midst; it is born from knowing that with him we are never alone, even at difficult moments, even when our life’s journey comes up against problems and obstacles that seem insurmountable, and there are so many of them! And in this moment the enemy, the devil, comes, often disguised as an angel, and slyly speaks his word to us. Do not listen to him! Let us follow Jesus! We accompany, we follow Jesus, but above all we know that he accompanies us and carries us on his shoulders. This is our joy, this is the hope that we must bring to this world. Please do not let yourselves be robbed of hope! Do not let hope be stolen! The hope that Jesus gives us.
2. The second word. Why does Jesus enter Jerusalem? Or better: how does Jesus enter Jerusalem? The crowds acclaim him as King. And he does not deny it, he does not tell them to be silent (cf. Lk 19:39-40). But what kind of a King is Jesus? Let us take a look at him: he is riding on a donkey, he is not accompanied by a court, he is not surrounded by an army as a symbol of power. He is received by humble people, simple folk who have the sense to see something more in Jesus; they have that sense of the faith which says: here is the Saviour. Jesus does not enter the Holy City to receive the honours reserved to earthly kings, to the powerful, to rulers; he enters to be scourged, insulted and abused, as Isaiah foretold in the First Reading (cf. Is 50:6). He enters to receive a crown of thorns, a staff, a purple robe: his kingship becomes an object of derision. He enters to climb Calvary, carrying his burden of wood. And this brings us to the second word: Cross. Jesus enters Jerusalem in order to die on the Cross. And it is precisely here that his kingship shines forth in godly fashion: his royal throne is the wood of the Cross! It reminds me of what Benedict XVI said to the Cardinals: you are princes, but of a king crucified. That is the throne of Jesus. Jesus takes it upon himself… Why the Cross? Because Jesus takes upon himself the evil, the filth, the sin of the world, including the sin of all of us, and he cleanses it, he cleanses it with his blood, with the mercy and the love of God. Let us look around: how many wounds are inflicted upon humanity by evil! Wars, violence, economic conflicts that hit the weakest, greed for money that you can’t take with you and have to leave. When we were small, our grandmother used to say: a shroud has no pocket. Love of power, corruption, divisions, crimes against human life and against creation! And – as each one of us knows and is aware - our personal sins: our failures in love and respect towards God, towards our neighbour and towards the whole of creation. Jesus on the Cross feels the whole weight of the evil, and with the force of God’s love he conquers it, he defeats it with his resurrection. This is the good that Jesus does for us on the throne of the Cross. Christ’s Cross embraced with love never leads to sadness, but to joy, to the joy of having been saved and of doing a little of what he did on the day of his death.
3. Today in this Square, there are many young people: for twenty-eight years Palm Sunday has been World Youth Day! This is our third word: youth! Dear young people, I saw you in the procession as you were coming in; I think of you celebrating around Jesus, waving your olive branches. I think of you crying out his name and expressing your joy at being with him! You have an important part in the celebration of faith! You bring us the joy of faith and you tell us that we must live the faith with a young heart, always: a young heart, even at the age of seventy or eighty. Dear young people! With Christ, the heart never grows old! Yet all of us, all of you know very well that the King whom we follow and who accompanies us is very special: he is a King who loves even to the Cross and who teaches us to serve and to love. And you are not ashamed of his Cross! On the contrary, you embrace it, because you have understood that it is in giving ourselves, in giving ourselves, in emerging from ourselves that we have true joy and that, with his love, God conquered evil. You carry the pilgrim Cross through all the Continents, along the highways of the world! You carry it in response to Jesus’ call: "Go, make disciples of all nations" (Mt 28:19), which is the theme of World Youth Day this year. You carry it so as to tell everyone that on the Cross Jesus knocked down the wall of enmity that divides people and nations, and he brought reconciliation and peace. Dear friends, I too am setting out on a journey with you, starting today, in the footsteps of Blessed John Paul II and Benedict XVI. We are already close to the next stage of this great pilgrimage of the Cross. I look forward joyfully to next July in Rio de Janeiro! I will see you in that great city in Brazil! Prepare well – prepare spiritually above all – in your communities, so that our gathering in Rio may be a sign of faith for the whole world. Young people must say to the world: to follow Christ is good; to go with Christ is good; the message of Christ is good; emerging from ourselves, to the ends of the earth and of existence, to take Jesus there, is good! Three points, then: joy, Cross, young people.
Let us ask the intercession of the Virgin Mary. She teaches us the joy of meeting Christ, the love with which we must look to the foot of the Cross, the enthusiasm of the young heart with which we must follow him during this Holy Week and throughout our lives. May it be so.
[00398-02.01] [Original text: Italian]
● TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA
1. Jesus zieht in Jerusalem ein. Die Menge der Jünger begleitet ihn in Feststimmung, die Kleider sind vor ihm ausgebreitet, man spricht von den Wundertaten, die er vollbracht hat, ein Lobruf ertönt: „Gesegnet sei der König, der kommt im Namen des Herrn. Im Himmel Friede und Herrlichkeit in der Höhe!" (Lk 19,38).
Menschenmenge, Fest, Lobpreis, Frieden – ein Klima der Freude liegt in der Luft. Jesus hat in den Herzen viele Hoffnungen geweckt, vor allem bei den bescheidenen, einfachen, armen, vergessenen Menschen, bei denen, die in den Augen der Welt nicht zählen. Er war imstande, das menschliche Elend nachzuempfinden, hat das Gesicht der Barmherzigkeit Gottes gezeigt, hat sich niedergebeugt, um Leib und Seele zu heilen.
So ist Jesus! So ist sein Herz, das auf uns alle schaut, das auf unsere Krankheiten, auf unsere Sünden schaut. Groß ist die Liebe Jesu! Und so zieht er in Jerusalem ein: mit dieser Liebe. Und schaut uns alle an. Es ist eine schöne Szene: voller Licht – Licht der Liebe Jesu, Licht seines Herzens – Freude, Feststimmung.
Zu Beginn der Messe haben auch wir es wiederholt. Wir haben unsere Palmen geschwenkt. Auch wir haben Jesus empfangen; auch wir haben die Freude zum Ausdruck gebracht, ihn zu begleiten, ihn nahe zu wissen, in uns und unter uns gegenwärtig als ein Freund, als ein Bruder, auch als König, das heißt als leuchtender Bezugspunkt unseres Lebens. Jesus ist Gott, doch er hat sich erniedrigt, unseren Weg mitzugehen. Er ist unser Freund, unser Bruder. Hier gibt er uns Licht auf unserem Weg. Und so haben wir ihn heute empfangen. Und dies ist das erste Word, das ich euch sagen möchte: Freude! Seid niemals traurige Menschen: ein Christ darf das niemals sein! Lasst euch niemals von Mutlosigkeit überwältigen! Unsere Freude entspringt nicht aus dem Besitzen vieler Dinge, sondern daraus, einer Person begegnet zu sein: Jesus, der in unserer Mitte ist; sie entspringt aus dem Wissen, dass wir mit ihm niemals einsam sind, selbst in schwierigen Momenten nicht, auch dann nicht, wenn der Lebensweg auf Probleme und Hindernisse stößt, die unüberwindlich scheinen, und davon gibt es viele! Und in diesem Moment kommt der Feind, kommt der Teufel, oftmals als Engel verkleidet, und heimtückisch sagt er uns ein Wort. Hört nicht auf ihn! Folgen wir Jesus! Wir begleiten, wir folgen Jesus, aber vor allem wissen wir, dass er uns begleitet und uns auf seine Schultern lädt: darin liegt unsere Freude, die Hoffnung, die wir in diese unsere Welt tragen müssen. Und bitte lasst euch die Hoffnung nicht nehmen! Lasst nicht zu, dass die Hoffnung geraubt wird! Jene, die Jesus uns schenkt.
2. Das zweite Wort – Warum zieht Jesus in Jerusalem ein, oder vielleicht besser: Wie zieht Jesus in Jerusalem ein? Die Menschenmenge bejubelt ihn als König. Und er widersetzt sich nicht, er bringt sie nicht zum Schweigen (vgl. Lk 19,39-40). Doch was für eine Art König ist Jesus? Schauen wir ihn an: Er reitet auf einem Fohlen, hat keinen Hof, der ihm folgt, ist nicht von einem Heer als Symbol der Macht umgeben. Die ihn empfangen, sind niedrige, einfache Leute, die das Gespür haben, in Jesus mehr zu sehen; die das Gespür des Glaubens haben, der sagt: Das ist der Retter! Jesus zieht nicht in die Heilige Stadt ein, um die Ehren zu empfangen, die den irdischen Königen, den Machthabern, den Herrschern vorbehalten sind; er zieht ein, um gegeißelt, beschimpft und geschmäht zu werden, wie Jesaja in der ersten Lesung ankündigt (vgl. Jes 50,6); er zieht ein, um eine Dornenkrone, einen Stock und einen Purpurmantel zu erhalten, sein Königtum wird Gegenstand des Spottes sein; er zieht ein, um mit einem Balken beladen zum Kalvarienberg hinaufzugehen. Und da haben wir das zweite Wort: Kreuz. Jesus zieht nach Jerusalem ein, um am Kreuz zu sterben. Und genau hier erstrahlt sein Königsein im Sinne Gottes: Sein Königsthron ist das Holz des Kreuzes! Ich denke an das, was Benedikt XVI. zu den Kardinälen sagte: Ihr seid Fürsten – aber die eines gekreuzigten Königs. Das ist der Thron Jesu. Jesus nimmt auf sich… warum das Kreuz? Weil Jesus das Böse, den Schmutz, die Sünde der Welt – auch unsere Sünde, unser aller Sünde! – auf sich nimmt, und er wäscht es, wäscht es mit seinem Blut, mit der Barmherzigkeit, mit der Liebe Gottes. Schauen wir uns um: Wie viele Wunden schlägt das Böse der Menschheit! Kriege, Gewalttaten, Wirtschaftskonflikte, die die Schwächeren treffen; Geldgier – und keiner kann es doch mitnehmen; man muss es zurücklassen! Meine Großmutter sagte zu uns Kindern: Das Totenhemd hat keine Taschen –, Gewinnsucht, Machtstreben, Korruption, Spaltungen, Verbrechen gegen das menschliche Leben und gegen die Schöpfung! Und auch – jeder von uns weiß es und kennt sie – unsere persönlichen Sünden: der Mangel an Liebe und Achtung gegenüber Gott, gegenüber dem Nächsten und gegenüber der gesamten Schöpfung. Und am Kreuz spürt Jesus das ganze Gewicht des Bösen, und mit der Kraft der Liebe Gottes überwindet er es, besiegt es in seiner Auferstehung. Das ist das Gute, das Jesus uns allen erweist – auf dem Thron des Kreuzes. Das mit Liebe angenommene Kreuz Christi führt niemals in die Traurigkeit, sondern zur Freude, zur Freude, gerettet zu sein, und ein klein wenig das zu tun, was er an jenem Tag seines Todes getan hat.
3. Heute sind auf diesem Platz sehr viele junge Menschen: Seit 28 Jahren ist der Palmsonntag der Tag der Jugend! Und da haben wir das dritte Wort: Jugendliche! Liebe junge Freunde, ich habe euch in der Prozession gesehen, als ihr eingezogen seid; ich stelle mir vor, wir ihr in Jesu Umgebung feiert, indem ihr die Olivenzweige schwenkt; ich stelle mir vor, wie ihr seinen Namen ruft und eure Freude, bei ihm zu sein, zum Ausdruck bringt! Ihr spielt eine wichtige Rolle beim Fest des Glaubens! Ihr bringt uns die Freude des Glaubens und sagt uns, dass wir den Glauben mit einem jungen Herzen leben müssen, immer: mit jungem Herzen, auch mit siebzig, achtzig Jahren! Ein junges Herz! Mit Christus wird das Herz niemals alt! Doch wir alle wissen – und ihr wisst es sehr wohl –, dass der König, dem wir folgen und der uns begleitet, ein ganz besonderer König ist: ein König, dessen Liebe bis zum Kreuz geht und der uns lehrt zu dienen, zu lieben. Und ihr schämt euch des Kreuzes nicht! Nein, Ihr bekennt euch zu ihm, denn ihr habt begriffen, dass in der Selbsthingabe – im Verschenken des eigenen Selbst, im Herausgehen aus sich selbst – die wahre Freude liegt und dass Er mit der Liebe Gottes das Böse überwunden hat. Ihr tragt das Pilgerkreuz durch alle Kontinente, auf den Straßen der Welt! Ihr tragt es, indem ihr der Einladung Jesu folgt: „Geht und macht alle Völker zu meinen Jüngern" (Mt 28,19); das ist auch das Motto des diesjährigen Weltjugendtags. Ihr tragt es, um allen zu sagen, dass Jesus am Kreuz die Mauer der Feindschaft, die Menschen und Völker voneinander trennt, niedergerissen und Versöhnung und Frieden gestiftet hat. Liebe Freunde, auch ich mache mich mit euch auf den Weg, von heute an, auf den Spuren des seligen Johannes Pauls II. und Benedikts XVI. Schon sind wir der nächsten Etappe dieser großen Pilgerreise des Kreuzes nahe. Mit Freude sehe ich dem kommenden Juli in Rio de Janeiro entgegen! Ich verabrede mich mit euch in dieser großen Stadt Brasiliens! Bereitet euch gut vor, vor allem in spirituellem Sinn in euren Gemeinschaften, damit dieses Treffen ein Zeichen des Glaubens für die ganze Welt wird. Die jungen Menschen müssen der Welt sagen: Es ist gut, Jesus zu folgen; es ist gut, mit Jesus zu gehen; gut ist die Botschaft Jesu; es ist gut, aus sich herauszugehen, bis an die Grenzen der Erde und der eigenen Existenz, um Jesus zu bringen. Drei Worte: Freude, Kreuz, Jugend.
Erbitten wir die Fürsprache der Jungfrau Maria. Sie lehrt uns die Freude der Begegnung mit Christus, die Liebe, mit der wir unter dem Kreuz auf ihn schauen müssen, die Begeisterung des jungen Herzens, mit der wir ihm in dieser Karwoche und in unserem ganzen Leben folgen sollen. Ja, so sei es!
[00398-05.01] [Originalsprache: Italienisch]
● TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA
1. Jesús entra en Jerusalén. La muchedumbre de los discípulos lo acompaña festivamente, se extienden los mantos ante él, se habla de los prodigios que ha hecho, se eleva un grito de alabanza: «¡Bendito el que viene como rey, en nombre del Señor! Paz en el cielo y gloria en lo alto» (Lc 19,38).
Gentío, fiesta, alabanza, bendición, paz. Se respira un clima de alegría. Jesús ha despertado en el corazón tantas esperanzas, sobre todo entre la gente humilde, simple, pobre, olvidada, esa que no cuenta a los ojos del mundo. Él ha sabido comprender las miserias humanas, ha mostrado el rostro de misericordia de Dios y se ha inclinado para curar el cuerpo y el alma.
Este es Jesús. Este es su corazón atento a todos nosotros, que ve nuestras debilidades, nuestros pecados. El amor de Jesús es grande. Y, así, entra en Jerusalén con este amor, y nos mira a todos nosotros.
Es una bella escena, llena de luz – la luz del amor de Jesús, de su corazón –, de alegría, de fiesta.
Al comienzo de la Misa, también nosotros la hemos repetido. Hemos agitado nuestras palmas. También nosotros hemos acogido al Señor; también nosotros hemos expresado la alegría de acompañarlo, de saber que nos es cercano, presente en nosotros y en medio de nosotros como un amigo, como un hermano, también como rey, es decir, como faro luminoso de nuestra vida. Jesús es Dios, pero se ha abajado a caminar con nosotros. Es nuestro amigo, nuestro hermano. El que nos ilumina en nuestro camino. Y así lo hemos acogido hoy. Y esta es la primera palabra que quisiera deciros: alegría. No seáis nunca hombres y mujeres tristes: un cristiano jamás puede serlo. Nunca os dejéis vencer por el desánimo. Nuestra alegría no es algo que nace de tener tantas cosas, sino de haber encontrado a una persona, Jesús; que está entre nosotros; nace del saber que, con él, nunca estamos solos, incluso en los momentos difíciles, aun cuando el camino de la vida tropieza con problemas y obstáculos que parecen insuperables, y ¡hay tantos! Y en este momento viene el enemigo, viene el diablo, tantas veces disfrazado de ángel, e insidiosamente nos dice su palabra. No le escuchéis. Sigamos a Jesús. Nosotros acompañamos, seguimos a Jesús, pero sobre todo sabemos que él nos acompaña y nos carga sobre sus hombros: en esto reside nuestra alegría, la esperanza que hemos de llevar en este mundo nuestro. Y, por favor, no os dejéis robar la esperanza, no dejéis robar la esperanza. Esa que nos da Jesús.
2. Segunda palabra: ¿Por qué Jesús entra en Jerusalén? O, tal vez mejor, ¿cómo entra Jesús en Jerusalén? La multitud lo aclama como rey. Y él no se opone, no la hace callar (cf. Lc 19,39-40). Pero, ¿qué tipo de rey es Jesús? Mirémoslo: montado en un pollino, no tiene una corte que lo sigue, no está rodeado por un ejército, símbolo de fuerza. Quien lo acoge es gente humilde, sencilla, que tiene el sentido de ver en Jesús algo más; tiene ese sentido de la fe, que dice: Éste es el Salvador. Jesús no entra en la Ciudad Santa para recibir los honores reservados a los reyes de la tierra, a quien tiene poder, a quien domina; entra para ser azotado, insultado y ultrajado, como anuncia Isaías en la Primera Lectura (cf. Is 50,6); entra para recibir una corona de espinas, una caña, un manto de púrpura: su realeza será objeto de burla; entra para subir al Calvario cargando un madero. Y, entonces, he aquí la segunda palabra: cruz. Jesús entra en Jerusalén para morir en la cruz. Y es precisamente aquí donde resplandece su ser rey según Dios: su trono regio es el madero de la cruz. Pienso en lo que decía Benedicto XVI a los Cardenales: Vosotros sois príncipes, pero de un rey crucificado. Ese es el trono de Jesús. Jesús toma sobre sí... ¿Por qué la cruz? Porque Jesús toma sobre sí el mal, la suciedad, el pecado del mundo, también el nuestro, el de todos nosotros, y lo lava, lo lava con su sangre, con la misericordia, con el amor de Dios. Miremos a nuestro alrededor: ¡cuántas heridas inflige el mal a la humanidad! Guerras, violencias, conflictos económicos que se abaten sobre los más débiles, la sed de dinero, que nadie puede llevárselo consigo, lo debe dejar. Mi abuela nos decía a los niños: El sudario no tiene bolsillos. Amor al dinero, al poder, la corrupción, las divisiones, los crímenes contra la vida humana y contra la creación. Y también – cada uno lo sabe y lo conoce – nuestros pecados personales: las faltas de amor y de respeto a Dios, al prójimo y a toda la creación. Y Jesús en la cruz siente todo el peso del mal, y con la fuerza del amor de Dios lo vence, lo derrota en su resurrección. Este es el bien que Jesús nos hace a todos en el trono de la cruz. La cruz de Cristo, abrazada con amor, nunca conduce a la tristeza, sino a la alegría, a la alegría de ser salvados y de hacer un poquito eso que ha hecho él aquel día de su muerte.
3. Hoy están en esta plaza tantos jóvenes: desde hace 28 años, el Domingo de Ramos es la Jornada de la Juventud. Y esta es la tercera palabra: jóvenes. Queridos jóvenes, os he visto en la procesión cuando entrabais; os imagino haciendo fiesta en torno a Jesús, agitando ramos de olivo; os imagino mientras aclamáis su nombre y expresáis la alegría de estar con él. Vosotros tenéis una parte importante en la celebración de la fe. Nos traéis la alegría de la fe y nos decís que tenemos que vivir la fe con un corazón joven, siempre: un corazón joven incluso a los setenta, ochenta años. Corazón joven. Con Cristo el corazón nunca envejece. Pero todos sabemos, y vosotros lo sabéis bien, que el Rey a quien seguimos y nos acompaña es un Rey muy especial: es un Rey que ama hasta la cruz y que nos enseña a servir, a amar. Y vosotros no os avergonzáis de su cruz. Más aún, la abrazáis porque habéis comprendido que la verdadera alegría está en el don de sí mismo, en el don de sí, en salir de uno mismo, y en que él ha triunfado sobre el mal con el amor de Dios. Lleváis la cruz peregrina a través de todos los continentes, por las vías del mundo. La lleváis respondiendo a la invitación de Jesús: «Id y haced discípulos de todos los pueblos» (Mt 28,19), que es el tema de la Jornada Mundial de la Juventud de este año. La lleváis para decir a todos que, en la cruz, Jesús ha derribado el muro de la enemistad, que separa a los hombres y a los pueblos, y ha traído la reconciliación y la paz. Queridos amigos, también yo me pongo en camino con vosotros, desde hoy, sobre las huellas del beato Juan Pablo II y Benedicto XVI. Ahora estamos ya cerca de la próxima etapa de esta gran peregrinación de la cruz de Cristo. Aguardo con alegría el próximo mes de julio, en Río de Janeiro. Os doy cita en aquella gran ciudad de Brasil. Preparaos bien, sobre todo espiritualmente en vuestras comunidades, para que este encuentro sea un signo de fe para el mundo entero. Los jóvenes deben decir al mundo: Es bueno seguir a Jesús; es bueno ir con Jesús; es bueno el mensaje de Jesús; es bueno salir de uno mismo, a las periferias del mundo y de la existencia, para llevar a Jesús. Tres palabras: alegría, cruz, jóvenes.
Pidamos la intercesión de la Virgen María. Ella nos enseña el gozo del encuentro con Cristo, el amor con el que debemos mirarlo al pie de la cruz, el entusiasmo del corazón joven con el que hemos de seguirlo en esta Semana Santa y durante toda nuestra vida. Que así sea.
[00398-04.01] [Texto original: Italiano]
● TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE
1. Jesus entra em Jerusalém. A multidão dos discípulos acompanha-O em festa, os mantos são estendidos diante d’Ele, fala-se dos prodígios que realizou, ergue-se um grito de louvor: «Bendito seja o Rei que vem em nome do Senhor! Paz no céu e glória nas alturas!» (Lc 19, 38).
Multidão, festa, louvor, bênção, paz: respira-se um clima de alegria. Jesus despertou tantas esperanças no coração, especialmente das pessoas humildes, simples, pobres, abandonadas, pessoas que não contam aos olhos do mundo. Soube compreender as misérias humanas, mostrou o rosto misericordioso de Deus e inclinou-Se para curar o corpo e a alma.
Assim é Jesus. Assim é o seu coração, que nos vê a todos, que vê as nossas enfermidades, os nossos pecados. Grande é o amor de Jesus! E entra em Jerusalém assim com este amor que nos vê a todos. É um espectáculo lindo: cheio de luz – a luz do amor de Jesus, do amor do seu coração –, de alegria, de festa.
No início da Missa, também nós o reproduzimos. Agitámos os nossos ramos de palmeira. Também nós acolhemos Jesus; também nós manifestamos a alegria de O acompanhar, de O sentir perto de nós, presente em nós e no nosso meio, como um amigo, como um irmão, mas também como rei, isto é, como farol luminoso da nossa vida. Jesus é Deus, mas desceu a caminhar connosco como nosso amigo, como nosso irmão; e aqui nos ilumina ao longo do caminho. E assim hoje O acolhemos. E aqui temos a primeira palavra que vos queria dizer: alegria! Nunca sejais homens e mulheres tristes: um cristão não o pode ser jamais! Nunca vos deixeis invadir pelo desânimo! A nossa alegria não nasce do facto de possuirmos muitas coisas, mas de termos encontrado uma Pessoa: Jesus, que está no meio de nós; nasce do facto de sabermos que, com Ele, nunca estamos sozinhos, mesmo nos momentos difíceis, mesmo quando o caminho da vida é confrontado com problemas e obstáculos que parecem insuperáveis… e há tantos! E nestes momentos vem o inimigo, vem o diabo, muitas vezes disfarçado de anjo, e insidiosamente nos diz a sua palavra. Não o escuteis! Sigamos Jesus!. Nós acompanhamos, seguimos Jesus, mas sobretudo sabemos que Ele nos acompanha e nos carrega aos seus ombros: aqui está a nossa alegria, a esperança que devemos levar a este nosso mundo. E, por favor, não deixeis que vos roubem a esperança! Não deixeis roubar a esperança… aquela que nos dá Jesus!
2. Segunda palavra. Para que entra Jesus em Jerusalém? Ou talvez melhor: Como entra Jesus em Jerusalém? A multidão aclama-O como Rei. E Ele não Se opõe, não a manda calar (cf. Lc 19, 39-40). Mas, que tipo de Rei seria Jesus? Vejamo-Lo… Monta um jumentinho, não tem uma corte como séquito, nem está rodeado de um exército como símbolo de força. Quem O acolhe são pessoas humildes, simples, que possuem um sentido para ver em Jesus algo mais; têm o sentido da fé que diz: Este é o Salvador. Jesus não entra na Cidade Santa, para receber as honras reservadas aos reis terrenos, a quem tem poder, a quem domina; entra para ser flagelado, insultado e ultrajado, como preanuncia Isaías na Primeira Leitura (cf. Is 50, 6); entra para receber uma coroa de espinhos, uma cana, um manto de púrpura (a sua realeza será objecto de ludíbrio); entra para subir ao Calvário carregado com um madeiro. E aqui temos a segunda palavra: Cruz. Jesus entra em Jerusalém para morrer na Cruz. E é precisamente aqui que refulge o seu ser Rei segundo Deus: o seu trono real é o madeiro da Cruz! Vem-me à mente aquilo que Bento XVI dizia aos Cardeais: Vós sois príncipes, mas de um Rei crucificado. Tal é o trono de Jesus. Jesus toma-o sobre Si… Porquê a Cruz? Porque Jesus toma sobre Si o mal, a sujeira, o pecado do mundo, incluindo o nosso pecado, o pecado de todos nós, e lava-o; lava-o com o seu sangue, com a misericórdia, com o amor de Deus. Olhemos ao nosso redor… Tantas feridas infligidas pelo mal à humanidade: guerras, violências, conflitos económicos que atingem quem é mais fraco, sede de dinheiro, que depois ninguém pode levar consigo, terá de o deixar. A minha avó dizia-nos (éramos nós meninos): a mortalha não tem bolsos. Amor ao dinheiro, poder, corrupção, divisões, crimes contra a vida humana e contra a criação! E também – como bem o sabe e conhece cada um de nós - os nossos pecados pessoais: as faltas de amor e respeito para com Deus, com o próximo e com a criação inteira. E na cruz, Jesus sente todo o peso do mal e, com a força do amor de Deus, vence-o, derrota-o na sua ressurreição. Este é o bem que Jesus realiza por todos nós sobre o trono da Cruz.
Abraçada com amor, a cruz de Cristo nunca leva à tristeza, mas à alegria, à alegria de sermos salvos e de realizarmos um bocadinho daquilo que Ele fez no dia da sua morte.
3. Hoje, nesta Praça, há tantos jovens. Desde há 28 anos que o Domingo de Ramos é a Jornada da Juventude! E aqui aparece a terceira palavra: jovens! Queridos jovens, vi-vos quando entráveis em procissão; imagino-vos fazendo festa ao redor de Jesus, agitando os ramos de oliveira; imagino-vos gritando o seu nome e expressando a vossa alegria por estardes com Ele! Vós tendes um parte importante na festa da fé! Vós trazeis-nos a alegria da fé e dizeis-nos que devemos viver a fé com um coração jovem, sempre : um coração jovem, mesmo aos setenta, oitenta anos! Coração jovem! Com Cristo, o coração nunca envelhece. Entretanto todos sabemos – e bem o sabeis vós – que o Rei que seguimos e nos acompanha, é muito especial: é um Rei que ama até à cruz e nos ensina a servir, a amar. E vós não tendes vergonha da sua Cruz; antes, abraçai-la, porque compreendestes que é no dom de si, no dom de si, no sair de si mesmo, que se alcança a verdadeira alegria e que com o amor de Deus Ele venceu o mal. Vós levais a Cruz peregrina por todos os continentes, pelas estradas do mundo. Levai-la, correspondendo ao convite de Jesus: «Ide e fazei discípulos entre as nações» (cf. Mt 28, 19), que é o tema da Jornada da Juventude deste ano. Levai-la para dizer a todos que, na cruz, Jesus abateu o muro da inimizade, que separa os homens e os povos, e trouxe a reconciliação e a paz. Queridos amigos, na esteira do Beato João Paulo II e de Bento XVI, também eu, desde hoje, me ponho a caminho convosco. Já estamos perto da próxima etapa desta grande peregrinação da Cruz. Olho com alegria para o próximo mês de Julho, no Rio de Janeiro. Vinde! Encontramo-nos naquela grande cidade do Brasil! Preparai-vos bem, sobretudo espiritualmente, nas vossas comunidades, para que o referido Encontro seja um sinal de fé para o mundo inteiro. Os jovens devem dizer ao mundo: é bom seguir Jesus; é bom andar com Jesus; é boa a mensagem de Jesus; é bom sair de nós mesmos para levar Jesus às periferias do mundo e da existência. Três palavras: alegria, cruz, jovens.
Peçamos a intercessão da Virgem Maria. Que Ela nos ensine a alegria do encontro com Cristo, o amor com que O devemos contemplar ao pé da cruz, o entusiasmo do coração jovem com que O devemos seguir nesta Semana Santa e por toda a nossa vida. Assim seja.
[00398-06.01] [Texto original: Italiano]
● TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA
1. Jezus wjeżdża do Jerozolimy. Towarzyszy mu świętujący tłum uczniów, rozłożono przed nim płaszcze, mówi się o dokonanych przez niego cudach, rozlega się okrzyk chwały: „Błogosławiony Król, który przychodzi w imię Pańskie" (Łk 19, 38).
Tłum, święto, uwielbienie, błogosławieństwo, pokój: oddycha się atmosferą radości. Jezus rozbudził w sercu wiele nadziei, zwłaszcza wśród ludzi pokornych, prostych, biednych, zapomnianych, tych, którzy się nie liczą w oczach świata. Potrafił On zrozumieć ludzkie niedole, ukazał oblicze miłosierdzia Bożego, pochylił się, by uzdrowić ciało i duszę.
Taki jest Jezus. Takie jest Jego serce, które patrzy na nas wszystkich, patrzy na nasze choroby, na nasze grzechy. Wielka jest miłość Jezusa. I tak wkracza do Jerozolimy, z tą miłością, i patrzy na nas wszystkich!
Jest to piękna scena: pełna światła, światła miłości Jezusa, światła Jego serca, radości i świętowania.
Na początku Mszy świętej i my także ją ponowiliśmy. Wymachiwaliśmy naszymi palmami. I my także przyjęliśmy Jezusa. I my także wyraziliśmy radość, że Mu towarzyszymy, iż wiemy, że jest blisko nas, obecny w nas i pośród nas, jak przyjaciel, brat, także jako król, to znaczy jako jaśniejące światło, ukierunkowujące nasze życie. Jezus jest Bogiem, ale uniżył samego siebie, aby iść z nami. Jest naszym przyjacielem, naszym bratem. Oświeca nas w drodze. I tak Go przyjęliśmy. I to jest pierwsze słowo, jakie chcę wam powiedzieć: radość! Nigdy nie bądźcie ludźmi smutnymi: chrześcijanin nigdy nie może być smutny! Nie poddawajcie się zniechęceniu! Nasza radość nie pochodzi z posiadania wielu rzeczy, ale rodzi się ze spotkania Osoby: Jezusa, z tego, że wiemy, iż będąc z Nim, nigdy nie jesteśmy sami, nawet w chwilach trudnych, nawet kiedy na drodze życia napotykamy problemy czy trudności, które wydają się nie do pokonania, a jest ich tak wiele! Wówczas przychodzi nieprzyjaciel, przychodzi diabeł, wielokrotnie w masce anioła, i podstępnie wypowiada swoje słowo. Nie słuchajcie go! Idźmy za Jezusem! My towarzyszymy Jezusowi, idziemy za Nim, ale przede wszystkim wiemy, że to On nam towarzyszy i bierze nas na ramiona: na tym polega nasza radość, nadzieja, którą musimy wnosić w nasz świat. I, proszę was, nie pozwólcie wykraść sobie nadziei! Tej nadziei, którą daje nam Jezus.
2. Drugie słowo. Dlaczego Jezus wkracza do Jerozolimy, a może lepiej; jak wkracza do Jerozolimy? Tłum okrzykuje Go królem, a on nie jest przeciwny, nie ucisza tłumu (por. Łk 19,39- 40). Jakim jednak królem jest Jezus? Spójrzmy na Niego: jedzie na osiołku, nie ma dworu, który za nim podąża, nie jest otoczony wojskiem – symbolem siły. Przyjmują go ludzie pokorni, prości, którzy mają „zmysł" widzenia w Jezusie czegoś więcej; zmysł wiary, która mówi: Oto Zbawiciel. Jezus nie wkracza do Miasta Świętego by otrzymać honory przysługujące doczesnym królom, sprawującym władzę, panującym. Wkracza, aby być ubiczowanym, znieważonym i zelżonym, jak zapowiada w pierwszym czytaniu Izajasz (por. Iz 50,6). Wkracza, by otrzymać koronę cierniową, żeby zostać pobitym, dostać purpurowy płaszcz, Jego królestwo będzie przedmiotem drwin. Wkracza, aby wyjść na Kalwarię, niosąc drzewo krzyża. I tu pojawia się drugie słowo: Krzyż. Jezus wkracza do Jerozolimy, aby umrzeć na krzyżu. To tutaj właśnie jaśnieje to, że jest Królem zgodnie z zamysłem Boga: jego tronem królewskim jest drzewo krzyża! Myślę o tym, co Benedykt XVI powiedział do Kardynałów: Jesteście książętami, ale książętami Króla ukrzyżowanego. To jest tron Jezusa. Jezus bierze na siebie... Dlaczego krzyż? Ponieważ Jezus bierze na siebie zło, brud, grzech świata, także nasz grzech, wszystkich nas, i go obmywa – obmywa swoją krwią, miłosierdziem, miłością Boga. Rozejrzyjmy się wokół: jak wiele ran zło zadaje ludzkości! Wojny, przemoc, konflikty gospodarcze, uderzające w najsłabszych, pragnienie pieniędzy, których i tak nikt nie może zabrać ze sobą, musi je zostawić. Moja babcia mawiała: całun pośmiertny nie ma kieszeni. Miłość pieniądza, władzy, korupcja, podziały, zbrodnie przeciw życiu ludzkiemu i światu stworzonemu! Także – każdy z nas to wie i zna – nasze grzechy osobiste: brak miłości i szacunku wobec Boga, bliźniego i całego stworzenia. Jezus na krzyżu odczuwa cały ciężar zła i zwycięża je mocą miłości Boga, pokonuje w swoim zmartwychwstaniu. To jest dobro, które Jezus sprawia dla nas wszystkich na tronie krzyża. Krzyż Chrystusa przyjęty z miłością nigdy nie prowadzi do smutku, lecz do radości – radości z tego, że jesteśmy zbawieni i że robimy odrobinę tego, co On zrobił w dniu swojej śmierci.
3. Dzisiaj na tym placu jest tak wielu ludzi młodych. Od 28 lat Niedziela Palmowa jest Światowym Dniem Młodzieży! Oto trzecie słowo: młodzi! Droga młodzieży, widziałem was podczas procesji, kiedy wchodziliście; widzę, jak świętujecie wokół Jezusa, wymachując gałązkami oliwnymi. Widzę jak wykrzykujecie Jego imię i wyrażacie swą radość, że jesteście wraz z Nim! Zajmujecie ważne miejsce w święcie wiary! Przynosicie nam radość wiary i mówicie, że powinniśmy przeżywać wiarę młodym sercem, zawsze, także kiedy się ma siedemdziesiąt czy osiemdziesiąt lat. Młode serce! Z Chrystusem serce nigdy się nie starzeje! Wszyscy jednak wiemy, i wy wiecie o tym dobrze, że Król, za którym idziemy i który nam towarzyszy jest bardzo szczególny: jest to Król, który kocha aż po krzyż i uczy nas służenia, miłowania. Wy nie wstydzicie się Jego krzyża! Wręcz go obejmujecie, gdyż zrozumieliście, że w darze z siebie, w wychodzeniu poza siebie samych, mieści się prawdziwa radość i że Bóg zwyciężył zło miłością. Niesiecie pielgrzymujący krzyż przez wszystkie kontynenty, przez ulice świata! Niesiecie go odpowiadając na zachętę Jezusa: „Idźcie i nauczajcie wszystkie narody" (Mt 28,19), będącą tematem tegorocznego Dnia Młodzieży. Niesiecie go, aby wszystkim powiedzieć, że na krzyżu Jezus obalił mur wrogości, oddzielający ludzi i narody, i przyniósł pojednanie i pokój. Drodzy przyjaciele, ja również od dzisiaj wyruszam z wami w drogę, śladami błogosławionego Jana Pawła II i Benedykta XVI. Jesteśmy już blisko kolejnego etapu tej wielkiej pielgrzymki krzyża. Z radością spoglądam ku lipcowi tego roku, w Rio de Janeiro! Umawiam się z wami w tym wielkim brazylijskim mieście! Dobrze się przygotujcie, zwłaszcza duchowo w waszych wspólnotach, aby spotkanie to było znakiem wiary dla całego świata. Młodzi muszą powiedzieć światu: dobrze jest naśladować Jezusa; dobrze jest iść z Jezusem; dobre jest przesłanie Jezusa; dobrze jest wykraczać poza samych siebie na peryferie świata i istnienia, aby nieść Jezusa! Trzy słowa: radość, krzyż, młodzi.
Przyzywajmy wstawiennictwa Najświętszej Maryi Panny. Niech Ona nauczy nas radości spotkania z Chrystusem, miłości, z którą musimy na Niego patrzeć pod krzyżem, entuzjazmu młodego serca, którym powinniśmy iść za Nim w tym Wielkim Tygodniu i w całym naszymżyciu. Amen.
[00398-09.01] [Testo originale: Italiano]
● TRADUZIONE IN LINGUA ARABA
عظة قداسة البابا فرنسيس
أحد الشعانين
بساحة القديس بطرس
الأحد الموافق 24 مارس / آذار 2013
1. يدخل يسوع إلى أورشليم. ترافقه جموع التلاميذ في جو احتفاليٍّ، ويَبسُطونَأَردِيَتَهمعلىالطَّريق، يتكلمون بِأعلىأَصواتِهِمعلىجَميعِماشاهَدوامِنَالمعجِزات التي صنعها: "تَبارَكَالآتي،المَلِكُبِاسمِالرَّبّ! السَّلامُفيالسَّماء ! والمَجدُفيالعُلى!" (لو 19، 38).
جموع، عيد، تسبيح، بركة، سلام: إن ما يتنسمه الجميع هو جو من الفرح. لقد أيقظ يسوع في القلب كثيرا من الرجاء بين الجموع المتواضعة، والبسيطة، والفقيرة، والمنسية، تلك التي بلا قيمة في عيون العالم. لقد عرف يسوع أن يدرك المآسي البشرية، وأظهر وجه الله الرحيم، لقد انحنى ليشفي الجسد والنفس.
هذا هو يسوع. هذا هو قلبه الذي يحتضن الجميع، الذي يرى أمراضنا، وخطايانا. عظيمة هي محبة يسوع. وهكذا يدخل إلى أورشليم بهذه المحبة، وينظر لنا جميعا!إنه لمشهد رائع: ممتلئ بالنور -نور محبة المسيح، نور قلبه- وبالفرحة، وبالعيد.
إن هذا هو ما كررناه نحن أيضا في بداية القداس. لقد حركنا أغصانالنخيل. لقد استقبلنا نحن ايضا يسوعَ؛ لقد عبرنا نحن ايضا عن سعدتنا بمرافقته، بمعرفة أنه قريب، حاضر فينا، حاضر في وسطنا، كصديق، وكأخ، وأيضا كملك، أي كفنار مضيء لحياتنا. يسوع هو الله، ولكنه احنى ذاته ليسير معنا. إنه صديقنا، إنه أخانا. هو مَنيُنيرنا في الطريق. هكذا استقبلناه اليوم. هذه هي الكلمة الأولى التي أودّ أن اقولها لكم: فرح!. لا تكونوا ابدا رجالا ونساء تعساء: فالمسيحيُّ لا يمكن لها أبدا أن يكون بائسا! لا تتركوا انفسكم للإحباط! ففرحتنا لا تنبع مطلقا من امتلاك أشياء كثيرة، ولكنها تنبع من لقائنا مع شخص: يسوع، الذي في وسطنا، تنبع من معرفة أننا معه لسنا أبدا وحيدين، حتى في الأوقات الصعوبة، حتى عندما تتعثر مسيرة حياتنا أمام المشاكل والعوائق التي تبدو مستعصية، وما أكثرها! وفي هذه اللحظة يأتي العدو، يأتي الشيطان، متنكرا غالِبا تحت شكل ملاك، ويقول لنا بخبث كلمته. لا تسمعوا له! فلنسير خلفيسوع!فنحن نرافق، ونتبع يسوع، وقبل كل شيء نعرف أنه هو الذي يرافقنا ويحملنا على كتفيه:في هذا تكمن فرحتنا، ويكمن الرجاء الذي يجب أن نحمله في عالمنا هذا. فمن فضلكم لا تتركوا الرجاء يسرق منكم! لا تتركوا الرجاء يسرق منكم! ذاك الرجاء الذي يمنحنا اياه يسوع.
2. الكلمة الثانية.لماذا يدخل يسوع إلى أورشليم، بل بالأحرى: كيف يدخل يسوع إلى أورشليم؟ الجموع تهتف له كملك. وهو لا يعترض على هذا، ولم يطلب منهم أن يسكتوا (راجع لو 19، 39-40). ولكن أي نوع من الملوك هو يسوع؟ لننظر له: يركب جحشا، ولا ترافقه حاشية، ولا يحيط به جيش كعلامة عن القوة. تستقبله جموع متواضعة وبسيطة، لكنها تمتلك "حس" أن ترى في يسوع شيئا أكثر، تمتلك حس الإيمان الذي يقول لنا: يسوع هذا هو المخلص. فيسوع لم يدخل إلى المدينة المقدسة ليحصل على التشريفات الخاصة بالملوك الأرضيين، والمرتبطة بمَن لديه السلطان، ومَن يحكم؛ إنه يدخل إلى أورشليم لكي يُجلَّد، ويُسب ويهان، كما سبق وأعلن النبي أشعيا في القراءة الأولى (راجع أش 50، 6)؛ يدخل لكي يكلل بإكليل الشوك، وبعصا وبرداء من أرجوان، لتتحول ملوكيته إلى سبب سخرية؛ إنه يدخل إلى أورشليم ليصعد جبل الجلجثة حاملا خشبة. وها هنا تأتي الكلمة الثانية: الصليب. يدخل يسوع إلى أورشليم ليموت فوق الصليب. وفي هذا بالتحديد يتلألأ كونُه ملكا بحسب مشيئة الله: فعرشه الملوكي هو خشبة الصليب!.يحضر في ذهني ما قاله بيندكتُس السادس عشر للكرادلة: أنتم أمراء، ولكن لملك مصلوب. هذا هو عرش يسوع. إن يسوع يحمله على كتفيه... لماذا الصليب؟ ولماذا يحمل يسوع على ذاته الشر، والأرجاس، وخطيئة العالم، ويحمل أيضا خطيئتنا نحن، نحن جميعا، ليغسلها،يغسلها بدمه، وبرحمته، وبمحبة الله. فلننظر حولنا: كم من الجراح يحدثها الشر في البشرية! حروب، وعنف، وصراعات اقتصادية تُصيب الأكثر ضعفا، وجشع للمال، الذي لن يستطيع احد أن يأخذه معه، بل سيترك. كانت جدتي تقول لنا ونحن أطفال: لا جيوب للكفن. محبة المال والسلطة، وفساد، وانقسامات، وجرائم ضد الحياة الإنسانية وضد الخليقة! إضافةأيضا إلى – ما يعرفه كل واحد منّا – أي خطايانا الشخصية: غياب المحبة والاحترام تجاه الله، وتجاه القريب وتجاه الخليقة كلها. لقد شعر يسوع فوق الصليب بثقل كل هذا الشر وانتصر عليه بواسطة قوة محبة الله، وهزمه بقيامته.إن صليب المسيح يحتضن بمحبة ولا يقود مطلقاللحزن، بل للفرح!لفرح أن نكون مُخلَّصين وأن نقوم، ولو قليلا، بنفس ما قام هو به في يوم موته.
3. اليوم في هذه الساحة هناك العديد من الشباب: إن يوم أحد الشعانين منذ 28 عام هو مكرس ليوم الشبيبة العالمي! وهذه هي الكلمة الثالثة: الشباب! الشباب الأحباء، لقد رأيتكم أثناء التطواف، عندما دخلتم؛ واتخيلكم وانتم تهللون بأغصان الزيتون حول يسوع، أتخيلكم وانتم تصرخون باسمه معبرين عن فرحكم بكونكم معه!. إن نصيبكم من "عيد الإيمان" هو مهم للغاية!.فانتم من تحملون لنا فرحة الإيمان وتعلنون لنا واجب عيش الإيمان دائما بقلب شاب: قلب شاب، حتى إذا كان عمرنا سبعين أو ثمانين عاما! قلب شاب! فمع المسيح لا يشيخ القلب ابدا! فجميعنا يعرف جيدا، وانتم أيضا، أن الملك الذي نتبعه والذي يرافقنا هو فريد للغاية: فهو ملك يحب حتى الصليب ويعلمنا أن نخدم، وأن نحب. فلا تخجلوا من صليبه! على العكس، عانقوها، لأنكم قد فهمت أن في تقدمة الذات تكمن الفرحة، في تقدمة الذات، وفي الخروج من الذات تكمن الفرحة الحقيقية والتي، بمحبة الله، قد جعلته يهزم الشر. أنكمتحملون "الصليب الحاج" إلى أقاصي الأرض، وعبر دروب العالم! تحملونها استجابةً لدعوة يسوع "اذهَبواوتَلمِذواجَميعَالأُمَم" (راجع مت 28، 19)، وهو ذات موضوع يوم الشبيبة العالمي لهذا العام. أنكم تحملون الصليب لتقولوا للجميع أن فوق الصليب قد هدم يسوع حائط العداوة، الذي يفصل البشر والشعوب، وحقق المصالحة والسلام. الأصدقاء الأحباء، من اليوم أضع نفسي أنا أيضا في مسيرة معكم، على خطى الطوباوي يوحنا بولس الثاني وبيندكتس السادس عشر. فقد اصبحنا قريبين من الخطوة المقبلة لهذا الحج العظيم لصليب المسيح. إني أتطلع بفرح نحو شهر يوليو / تموز القادم، نحو مدينة ريوديجانيرو (Rio de Janeiro "نهريناير")! وأنتظركم في هذه المدينة العظيمة من مدن البرازيل! استعدوا جيدا، قبل كل شيء روحيا في جماعاتكم، ليكن هذا اللقاء علامة إيمان للعالم أجمع. يجب على الشباب أن يعلنوا للعالم: ما أروع اتباع يسوع؛ رائع هو السير مع يسوع؛ بديعة هي رسالة يسوع؛ رائع هو الخروج من الذات، إلى ضواحي العالم والوجود للتبشير بيسوع! ثلاث كلمات: فرح، صليب، شباب.
لنطلب شفاعة العذراء مريم. فهي تعلمنا فرحَ اللقاء مع المسيح، والمحبةَ التي يجب أن نحبه بها ناظرين له من تحت الصليب، وأن نتبعه بحماس قلب الشباب في اسبوع الآلام هذا وفي كل حياتنا. ليكن هكذا.
[00398-08.01] [Testo originale: Italiano]
[B0175-XX.04]