CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA 47a GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI ● INTERVENTO DI S.E. MONS. CLAUDIO MARIA CELLI
● INTERVENTO DEL REV.MO MONS. PAUL TIGHE
Alle ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, si tiene la conferenza stampa di presentazione del Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la 47a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali sul tema: "Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione".
Intervengono: S.E. Mons. Claudio Maria Celli, Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali; il Rev.mo Mons. Paul Tighe, Segretario del medesimo Pontificio Consiglio.
Ne pubblichiamo di seguito gli interventi:
● INTERVENTO DI S.E. MONS. CLAUDIO MARIA CELLI
1. Desidero dare inizio a questo nostro incontro sottoponendo alla vostra considerazione vari dati statistici riguardanti la frequentazione delle reti sociali. Alcuni di questi dati sono legati alla realtà americana ed emergono da una indagine condotta dalla Georgetown University di Washington nel 2012; gli altri, come avrò l’opportunità di sottolineare, sono forniti da una società internazionale e riguardano i dati relativi a 21 Paesi dei 5 Continenti.
2. Il secondo punto di riferimento è dato da una linea di pensiero tendente a sottolineare gli effetti negativi che l’uso di Internet causa nello sviluppo della nostra persona. Faccio riferimento agli articoli e ai libri di un autore americano, il quale, senza mezzi termini, si domanda se la rete non ci renda stupidi, affermando come la rete, se da un lato rende più rapido il lavoro e più stimolante il tempo libero, dall’altra parte favorisce la riduzione delle nostre capacità di pensare in modo approfondito. La rete ci renderebbe superficiali, dato che ci porta a scorrere in forma frenetica fonti disparate per ricavarne dei dati. L’autore si domanda, inoltre, se la rete non stia modificando anche il nostro cervello.
3. In questo contesto, si situa il Messaggio di questa Giornata Mondiale che presenta una valutazione positiva dei social media, anche se non ingenua. Essi sono visti come opportunità di dialogo e di dibattito e con la riconosciuta capacità di rafforzare i legami di unità tra le persone e di promuovere efficacemente l’armonia della famiglia umana. Questa positività esige però che si agisca nel rispetto della privacy con responsabilità e dedizione alla verità , e con autenticità dato che non si condividono solo informazioni e conoscenze ma in sostanza si comunica una parte di noi stessi.
4. La dinamica dei social media – è opportuno sottolinearlo – è inserita in quella ancor più ricca e profonda della ricerca esistenziale del cuore umano. C’è un intrecciarsi di domande e di risposte che dà un senso al cammino dell’uomo.
5. In questo contesto Papa Benedetto XVI tocca un aspetto delicato della vicenda, quando cioè il mare delle eccessive informazioni sovrasta "la voce discreta della ragione".
6. Il tema dell’attuale Giornata parla di nuovi spazi di evangelizzazione, evangelizzazione che è annuncio della Parola, che è annuncio di Gesù Cristo. Occorre però ricordare, a questo proposito, quanto già Papa Benedetto XVI scriveva nel Messaggio della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2011, quando sottolineava che non si tratta solo di una espressione esplicita della Fede ma sostanzialmente di una efficace testimonianza, cioè nel modo in cui si comunicano "scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita". Nel contesto delle reti sociali e delle varie esigenze esistenziali di coloro che le "abitano" ha particolare valore l’indicazione data da Papa Benedetto: "Donare se stessi agli altri attraverso la disponibilità a coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del senso dell’esistenza umana".
7. Nell’attuale contesto multiculturale e multireligioso della nostra società chi vuole coinvolgersi nel dialogo e nel dibattito anche nell’agorà originata dalle reti sociali trova nel magistero di Papa Benedetto due fondamentali punti di riferimento:
a. "La convivenza della Chiesa, nella sua ferma adesione al carattere perenne della verità, con il rispetto per altre "verità", o con la verità degli altri, è un’ apprendistato che la Chiesa stessa sta facendo. In questo rispetto dialogante si possono aprire nuove porte alla trasmissione della verità".
b. "Costatata la diversità culturale, bisogna far sì che le persone non solo accettino l’esistenza della cultura dell’altro, ma aspirino anche a venire arricchite da essa e ad offrirle ciò che si possiede di bene, di vero e di bello". (Centro Cultural de Belém – Lisboa – 12 maggio 2010).
[00117-01.01]
● INTERVENTO DEL REV.MO MONS. PAUL TIGHE
Testo in lingua italiana
Testo in lingua inglese
Testo in lingua italiana
Il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2013, può essere forse meglio compreso come l'ultimo capitolo della sua riflessione permanente sui nuovi media. Negli ultimi cinque anni, Papa Benedetto ha mostrato una grande attenzione alla realtà in evoluzione dei media digitali e al loro significato per l'umanità e per la Chiesa. Quest'anno, la sua attenzione si focalizza sui social network e la sua preoccupazione consiste nell’invitare le persone ad apprezzare il potenziale di queste reti per contribuire alla promozione dello sviluppo umano e della solidarietà. Egli delinea alcuni degli atteggiamenti fondamentali e degli impegni che saranno richiesti a coloro che sono attivi nei social network, se si vuole che sviluppino questo potenziale. Inoltre, durante questo Anno della Fede, si rivolge ai credenti impegnati nelle reti sociali e chiede loro di riflettere su come la loro presenza può contribuire a far conoscere il messaggio evangelico dell'amore di Dio per tutti gli uomini.
Papa Benedetto XVI aveva già definito le nuove tecnologie della comunicazione "un dono per l'umanità" (Messaggio, 2009) e aveva sottolineato che "non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa" (Messaggio, 2011). Le tecnologie, tuttavia, non portano automaticamente a un cambiamento per il meglio: "I mezzi di comunicazione sociale non favoriscono la libertà né globalizzano lo sviluppo e la democrazia per tutti semplicemente perché moltiplicano le possibilità di interconnessione e di circolazione delle idee. Per raggiungere simili obiettivi bisogna che essi siano centrati sulla promozione della dignità delle persone e dei popoli, siano espressamente animati dalla carità e siano posti al servizio della verità, del bene e della fraternità naturale e soprannaturale" (Caritas in veritate 73, 2009). Afferma chiaramente che sono necessari uno sforzo e un impegno da parte dell’uomo, dal momento che "lo scambio di informazioni può diventare vera comunicazione, i collegamenti possono maturare in amicizia, le connessioni agevolare la comunione" (Messaggio, 2013).
I commentatori spesso parlano di contenuti generati dagli utenti (user generated content) con riferimento ai social network. Papa Benedetto XVI ci ricorda che la stessa cultura delle reti sociali è generata dagli utenti. Se le reti sono intese come spazi in cui buone comunicazioni positive possono contribuire a promuovere il benessere individuale e sociale, allora gli utenti, le persone che compongono le reti, devono essere attenti al tipo di contenuti che stanno creando e condividendo. Una recente ricerca è stata dedicata alla crescente importanza delle reti sociali nel formare l'identità umana ("Foresight Future Identities", previsione di identità future, Londra, 2013); in questo contesto è sempre più urgente che siamo attenti a garantire che questi ambienti risultino sicuri e umanamente arricchenti. Quanti ne usano devono evitare la condivisione di parole e immagini degradanti per l’essere umano, ed escludere quindi ciò che alimenta l’odio e l’intolleranza, svilisce la bellezza e l’intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi (Messaggio, 2009).
È evidente che le reti possono essere veramente sociali solo se gli utenti eviteranno tutte le forme antisociali di comportamento e di espressione. Se vogliamo che le reti realizzino il loro potenziale per essere un forum che aiuti le persone a crescere nella comprensione e nell'apprezzamento reciproco, allora dovremmo cercare di essere rispettosi nelle nostre modalità espressive. Se vogliamo che aiutino le persone a crescere nella conoscenza e nella verità, allora dobbiamo impegnarci per l'onestà e l'autenticità dei nostri contributi. In un ambiente che permette alle persone di essere presenti in forma anonima, dobbiamo essere attenti a non perdere mai il senso della nostra responsabilità personale. Anche se i social network spesso sembrano dare maggiore attenzione a coloro che appaiono più provocatori o appariscenti nel loro stile di presentazione, dobbiamo insistere sull'importanza del dibattito ragionato, dell’argomentazione logica e della persuasione non aggressiva. Anche se i social network rischiano di diventare "bozzoli di informazioni" o "camere a eco" (Sunstein, 2012) in cui le persone entrano in contatto soltanto con coloro che condividono le loro stesse opinioni e idee, il Papa ci ricorda che il dialogo e il dibattito possono fiorire solo quando siamo disposti a coinvolgere chi è diverso da noi e a prendere sul serio le sue idee. I social network esibiranno il massimo della loro ricchezza se saranno inclusivi.
Il Papa dà per scontata l'importanza dell'ambiente digitale come una realtà nella vita di molte persone. Non si tratta di una sorta di mondo parallelo, o solo virtuale, ma di un ambiente esistenziale in cui le persone vivono e si muovono. Si tratta di un 'continente' in cui la Chiesa deve essere presente e dove i credenti, se vogliono risultare autentici nella loro presenza, dovranno cercare di condividere con gli altri la fonte più profonda della loro gioia e della loro speranza, Gesù Cristo. Il forum creato dai social network ci permette di condividere la verità che il Signore ha trasmesso alla sua Chiesa, di ascoltare gli altri, di conoscere i loro interessi e le loro preoccupazioni, di capire chi sono e che cosa stanno cercando.
Il Papa individua alcune delle sfide che dobbiamo affrontare se vogliamo che la nostra presenza risulti efficace. Dobbiamo migliorare la nostra conoscenza del linguaggio dei social network, un linguaggio che nasce da una convergenza di testo, immagini e suoni, un linguaggio che si caratterizza per la sua brevità e che mira a coinvolgere i cuori e le menti, ma anche l'intelletto. A questo proposito, il Papa ci esorta ad attingere al nostro patrimonio cristiano, che è ricco di segni, simboli ed espressioni artistiche. Abbiamo bisogno di ricordare una verità fondamentale della comunicazione: la nostra testimonianza - le nostre azioni e i nostri modelli di comportamento - è spesso più eloquente delle nostre parole e dichiarazioni per esprimere chi siamo e ciò in cui crediamo. In ambito digitale, il Papa suggerisce che la nostra volontà di coinvolgerci con pazienza e rispetto nelle domande e nei dubbi di coloro che incontriamo nelle reti può costituire una potente espressione della nostra attenzione e sollecitudine nei loro confronti. Nonostante le sfide, dobbiamo sempre sperare. Ricordiamo la «forza propria della Parola di Dio di toccare i cuori, prima ancora di ogni nostro sforzo» (Messaggio, 2013).
Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata. (Isaia 55, 10-11).
[00119-01.01]
Testo in lingua inglese
The Pope’s Message for World Communications Day 2013 is, perhaps, best understood as the latest chapter in his on-going reflection on new media. Over the last five years, Pope Benedict has been attentive to the evolving reality of digital media and its significance for humanity and the Church. This year, his focus is on the social networks and his concern is to invite people to appreciate the potential of these networks to contribute to the promotion of human development and solidarity. He outlines some of the fundamental attitudes and commitments that will be required of those who are active in the social networks if they are to achieve this potential. Moreover, during this Year of Faith, he addresses believers who are engaged in the social networks and he asks them to consider how their presence can help to make known the Gospel message of God’s love for all people.
Pope Benedict has previously characterized the new communications technologies as ‘a gift for humanity’ (Message, 2009) and he has emphasized that they ‘are not only changing the way we communicate, but communication itself’ (Message, 2011). The technologies, however, will not automatically lead to a change for the better: ‘Just because social communications increase the possibilities of interconnection and the dissemination of ideas, it does not follow that they promote freedom or internationalize development and democracy for all. To achieve goals of this kind, they need to focus on promoting the dignity of persons and peoples, they need to be clearly inspired by charity and placed at the service of truth, of the good, and of natural and supernatural fraternity’ (Caritas in veritate, 73. 2009). He is clear that human effort and commitment is required so that the ‘exchange of information can become true communication, links ripen into friendships, and connections facilitate communion’ (Message, 2013).
Commentators frequently speak of user generated content with reference to the social networks. Pope Benedict reminds us that the very culture of the social networks is user generated. If the networks are to be spaces where good positive communications can help to promote individual and social well-being then the users, the people who make up the networks, need to be attentive to the type of content they are creating and sharing. Recent research is pointing to the increasing importance of the social networks in forming human identity (Foresight Future Identities, London, 2013); in this context it is ever more urgent that we are attentive to ensure that these environments are safe and humanly enriching. All users will avoid the sharing of words and images that are degrading of human beings, that promote hatred and intolerance, that debase the goodness and intimacy of human sexuality or that exploit the weak and vulnerable (Message, 2009).
It is self obvious that the networks can only be truly social if users avoid all forms of anti-social behaviour and expression. If networks are to realize their potential to be a forum to help people grow in understanding and appreciation of each other, then we should seek to be respectful in our modes of expression. If they are to help people to grow in knowledge and in truth, then we must commit ourselves to honesty and authenticity in our contributions. In an environment that allows people to be present anonymously, we must be attentive never to lose our sense of personal responsibility. Even though the social networks often seem to give greater attention to those who are most provocative or strident in their style of presentation, we should insist on the importance of reasoned debate, logical argumentation and gentle persuasion. Although the social networks may risk becoming ‘information cocoons’ or ‘echo chambers’ (Sunstein, 2012) where people only engage with those who share their views and opinions, the Pope reminds us that dialogue and debate can only flourish when we are willing to engage with and take seriously the ideas of those who are different from us. Social networks will be richest when they are inclusive.
The Pope takes for granted the importance of the digital environment as a reality in the lives of many people. It is not some sort of parallel or merely virtual world but an existential environment where people live and move. It is a ‘continent’ where the Church must be present and where believers, if they are to be authentic in their presence, will seek to share with others the deepest source of their joy and hope, Jesus Christ. The forum created by the social networks allows us to share the truth that the Lord has passed to His Church, to listen to others, to learn about their cares and concerns, to understand who they are and for what they are searching.
The Pope identifies some of the challenges that we must address if our presence is to be effective. We must become more fluent in the language of the social networks; a language that is born of the convergence of text, image and sound, a language that is characterized by brevity and that seeks to engage hearts and minds as well as the intellect. In this regard, the Pope reminds us to draw on our Christian heritage which is rich in signs, symbols and artistic expression. We need to remember a basic truth of communications: our witness – our actions and our patterns of behaviour – is often more eloquent than our words and proclamations in expressing who we are and what we believe. In the digital arena, the Pope suggests that our willingness to engage patiently and respectfully with the questions and doubts of those we encounter in the networks can be a powerful expression of our care and concern for them. Notwithstanding the challenges, we should always be hopeful. We remember the power of the word of God itself to touch hearts, prior to any of our own efforts (Message, 2013).
As the rain and the snow come down from heaven, and do not return to it without watering the earth and making it bud and flourish, so that it yields seed for the sower and bread for the eater, so is my word that goes out from my mouth: It will not return to me empty, but will accomplish what I desire and achieve the purpose for which I sent it. (Isaiah 55, 10-11).
[00119-02.01]
[B0041-XX.01]