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L’UDIENZA GENERALE, 16.01.2013


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

APPELLO DEL SANTO PADRE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di fedeli e pellegrini provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa ha ripreso il ciclo di catechesi dedicato all’Anno della fede.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi ha rivolto un appello per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla divina Rivelazione Dei Verbum, afferma che l’intima verità di tutta la Rivelazione di Dio risplende per noi «in Cristo, che è insieme il mediatore e la pienezza di tutta la Rivelazione» (n. 2). L’Antico Testamento ci narra come Dio, dopo la creazione, nonostante il peccato originale, nonostante l’arroganza dell’uomo di volersi mettere al posto del suo Creatore, offre di nuovo la possibilità della sua amicizia, soprattutto attraverso l’alleanza con Abramo e il cammino di un piccolo popolo, quello di Israele, che Egli sceglie non con criteri di potenza terrena, ma semplicemente per amore. E’ una scelta che rimane un mistero e rivela lo stile di Dio che chiama alcuni non per escludere altri, ma perché facciano da ponte nel condurre a Lui: elezione è sempre elezione per l'altro. Nella storia del popolo di Israele possiamo ripercorrere le tappe di un lungo cammino in cui Dio si fa conoscere, si rivela, entra nella storia con parole e con azioni. Per questa opera Egli si serve di mediatori, come Mosè, i Profeti, i Giudici, che comunicano al popolo la sua volontà, ricordano l’esigenza di fedeltà all’alleanza e tengono desta l’attesa della realizzazione piena e definitiva delle promesse divine.

Ed è proprio la realizzazione di queste promesse che abbiamo contemplato nel Santo Natale: la Rivelazione di Dio giunge al suo culmine, alla sua pienezza. In Gesù di Nazaret, Dio visita realmente il suo popolo, visita l’umanità in un modo che va oltre ogni attesa: manda il suo Figlio Unigenito; si fa uomo Dio stesso. Gesù non ci dice qualcosa di Dio, non parla semplicemente del Padre, ma è rivelazione di Dio, perché è Dio, e ci rivela così il volto di Dio. Nel Prologo del suo Vangelo, san Giovanni scrive: «Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18).

Vorrei soffermarmi su questo "rivelare il volto di Dio". A tale riguardo, san Giovanni, nel suo Vangelo, ci riporta un fatto significativo che abbiamo ascoltato ora. Avvicinandosi la Passione, Gesù rassicura i suoi discepoli invitandoli a non avere timore e ad avere fede; poi instaura un dialogo con loro nel quale parla di Dio Padre (cfr Gv 14,2-9). Ad un certo punto, l’apostolo Filippo chiede a Gesù: «Signore, mostraci il Padre e ci basta» (Gv 14,8). Filippo è molto pratico e concreto, dice anche quanto noi vogliamo dire: "vogliamo vedere, mostraci il Padre", chiede di "vedere" il Padre, di vedere il suo volto. La risposta di Gesù è risposta non solo a Filippo, ma anche a noi e ci introduce nel cuore della fede cristologica; il Signore afferma: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,9). In questa espressione si racchiude sinteticamente la novità del Nuovo Testamento, quella novità che è apparsa nella grotta di Betlemme: Dio si può vedere, Dio ha manifestato il suo volto, è visibile in Gesù Cristo.

In tutto l’Antico Testamento è ben presente il tema della "ricerca del volto di Dio", il desiderio di conoscere questo volto, il desiderio di vedere Dio come è, tanto che il termine ebraico pānîm, che significa "volto", vi ricorre ben 400 volte, e 100 di queste sono riferite a Dio: 100 volte ci si riferisce a Dio, si vuol vedere il volto di Dio. Eppure la religione ebraica proibisce del tutto le immagini, perché Dio non si può rappresentare, come invece facevano i popoli vicini con l’adorazione degli idoli; quindi, con questa proibizione di immagini, l'Antico Testamento sembra escludere totalmente il "vedere" dal culto e dalla pietà. Che cosa significa allora, per il pio israelita, tuttavia cercare il volto di Dio, nella consapevolezza che non può esserci alcuna immagine? La domanda è importante: da una parte si vuole dire che Dio non si può ridurre ad un oggetto, come un'immagine che si prende in mano, ma neppure si può mettere qualcosa al posto di Dio; dall’altra parte, però, si afferma che Dio ha un volto, cioè è un «Tu» che può entrare in relazione, che non è chiuso nel suo Cielo a guardare dall’alto l’umanità. Dio è certamente sopra ogni cosa, ma si rivolge a noi, ci ascolta, ci vede, parla, stringe alleanza, è capace di amare. La storia della salvezza è la storia di Dio con l'umanità, è la storia di questo rapporto di Dio che si rivela progressivamente all’uomo, che fa conoscere se stesso, il suo volto.

Proprio all’inizio dell’anno, il 1° gennaio, abbiamo ascoltato, nella liturgia, la bellissima preghiera di benedizione sul popolo: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,24-26). Lo splendore del volto divino è la fonte della vita, è ciò che permette di vedere la realtà; la luce del suo volto è la guida della vita. Nell’Antico Testamento c’è una figura a cui è collegato in modo del tutto speciale il tema del "volto di Dio"; si tratta di Mosé, colui che Dio sceglie per liberare il popolo dalla schiavitù d’Egitto, donargli la Legge dell’alleanza e guidarlo alla Terra promessa. Ebbene, nel capitolo 33 del Libro dell’Esodo, si dice che Mosé aveva un rapporto stretto e confidenziale con Dio: «Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico» (v. 11). In forza di questa confidenza, Mosè chiede a Dio: «Mostrami la tua gloria!», e la risposta di Dio è chiara: «Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome… Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo… Ecco un luogo vicino a me… Tu vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere» (vv. 18-23). Da un lato, allora, c’è il dialogo faccia a faccia come tra amici, ma dall’altro c’è l’impossibilità, in questa vita, di vedere il volto di Dio, che rimane nascosto; la visione è limitata. I Padri dicono che queste parole, "tu puoi solo vedere le mie spalle", vogliono dire: tu puoi solo seguire Cristo e seguendo vedi dalle spalle il mistero di Dio; Dio si può seguire vedendo le sue spalle.

Qualcosa di completamente nuovo avviene, però, con l’Incarnazione. La ricerca del volto di Dio riceve una svolta inimmaginabile, perché questo volto si può ora vedere: è quello di Gesù, del Figlio di Dio che si fa uomo. In Lui trova compimento il cammino di rivelazione di Dio iniziato con la chiamata di Abramo, Lui è la pienezza di questa rivelazione perché è il Figlio di Dio, è insieme «mediatore e pienezza di tutta la Rivelazione" (Cost. dogm. Dei Verbum, 2), in Lui il contenuto della Rivelazione e il Rivelatore coincidono. Gesù ci mostra il volto di Dio e ci fa conoscere il nome di Dio. Nella Preghiera sacerdotale, nell’Ultima Cena, Egli dice al Padre: «Ho manifestato il tuo nome agli uomini… Io ho fatto conoscere loro il tuo nome» (cfr Gv 17,6.26). L’espressione "nome di Dio" significa Dio come Colui che è presente tra gli uomini. A Mosè, presso il roveto ardente, Dio aveva rivelato il suo nome, cioè si era reso invocabile, aveva dato un segno concreto del suo "esserci" tra gli uomini. Tutto questo in Gesù trova compimento e pienezza: Egli inaugura in un nuovo modo la presenza di Dio nella storia, perché chi vede Lui, vede il Padre, come dice a Filippo (cfr Gv 14,9). Il Cristianesimo - afferma san Bernardo - è la «religione della Parola di Dio»; non, però, di «una parola scritta e muta, ma del Verbo incarnato e vivente» (Hom. super missus est, IV, 11: PL 183, 86B). Nella tradizione patristica e medioevale si usa una formula particolare per esprimere questa realtà: si dice che Gesù è il Verbum abbreviatum (cfr Rm 9,28, riferito a Is 10,23), il Verbo abbreviato, la Parola breve, abbreviata e sostanziale del Padre, che ci ha detto tutto di Lui. In Gesù tutta la Parola è presente.

In Gesù anche la mediazione tra Dio e l’uomo trova la sua pienezza. Nell’Antico Testamento vi è una schiera di figure che hanno svolto questa funzione, in particolare Mosè, il liberatore, la guida, il "mediatore" dell’alleanza, come lo definisce anche il Nuovo Testamento (cfr Gal 3,19; At 7,35; Gv 1,17). Gesù, vero Dio e vero uomo, non è semplicemente uno dei mediatori tra Dio e l’uomo, ma è "il mediatore" della nuova ed eterna alleanza (cfr Eb 8,6; 9,15; 12,24); «uno solo, infatti, è Dio - dice Paolo - e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù» (1 Tm 2,5; cfr Gal 3,19-20). In Lui noi vediamo e incontriamo il Padre; in Lui possiamo invocare Dio con il nome di "Abbà, Padre"; in Lui ci viene donata la salvezza.

Il desiderio di conoscere Dio realmente, cioè di vedere il volto di Dio è insito in ogni uomo, anche negli atei. E noi abbiamo forse inconsapevolmente questo desiderio di vedere semplicemente chi Egli è, che cosa è, chi è per noi. Ma questo desiderio si realizza seguendo Cristo, così vediamo le spalle e vediamo infine anche Dio come amico, il suo volto nel volto di Cristo. L'importante è che seguiamo Cristo non solo nel momento nel quale abbiamo bisogno e quando

Troviamo uno spazio nelle nostre occupazioni quotidiane, ma con la nostra vita in quanto tale. L'intera esistenza nostra deve essere orientata all’incontro con Gesù Cristo all’amore verso di Lui; e, in essa, un posto centrale lo deve avere l’amore al prossimo, quell’amore che, alla luce del Crocifisso, ci fa riconoscere il volto di Gesù nel povero, nel debole, nel sofferente. Ciò è possibile solo se il vero volto di Gesù ci è diventato familiare nell’ascolto della sua Parola, nel parlare interiormente, nell'entrare in questa Parola così che realmente lo incontriamo, e naturalmente nel Mistero dell’Eucaristia. Nel Vangelo di san Luca è significativo il brano dei due discepoli di Emmaus, che riconoscono Gesù allo spezzare il pane, ma preparati dal cammino con Lui, preparati dall'invito che hanno fatto a Lui di rimanere con loro, preparati dal dialogo che ha fatto ardere il loro cuore; così, alla fine, vedono Gesù. Anche per noi l’Eucaristia è la grande scuola in cui impariamo a vedere il volto di Dio, entriamo in rapporto intimo con Lui; e impariamo, allo stesso tempo a rivolgere lo sguardo verso il momento finale della storia, quando Egli ci sazierà con la luce del suo volto. Sulla terra noi camminiamo verso questa pienezza, nell’attesa gioiosa che si compia realmente il Regno di Dio. Grazie.

[00057-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs,

Dieu se révèle dans l’Ancien Testament à travers l’histoire du peuple d’Israël. Ses promesses se réalisent pleinement dans l’Incarnation de son Fils. En effet, dans la grotte de Bethleem, il a manifesté son visage en Jésus. S’il est vrai que Dieu ne peut pas être réduit à un objet, à une simple image, il est aussi vrai qu’il a un visage : celui du Christ. Il nous parle, nous écoute et nous voit. En Jésus, le contenu de la Révélation et son Révélateur coïncident. Jésus nous fait connaître le nom de Dieu : il est celui qui est présent parmi les hommes. Jésus est la Parole abrégée et substantielle du Père, le Médiateur de la nouvelle et éternelle alliance. En lui, nous voyons et rencontrons le Père ; en lui, nous pouvons invoquer Dieu avec le nom de « Abbà, Père ». Si nous désirons voir le visage de Dieu, toute notre existence doit s’orienter vers la rencontre avec Jésus, vers l’amour pour lui et pour nos frères et sœurs. L’Eucharistie est la grande école où nous apprenons à voir le visage de Dieu, et où nous entrons en relation avec lui, en ayant le regard tourné vers le moment où Dieu nous comblera de la lumière de son visage pour toujours.

Je salue cordialement les pèlerins francophones, particulièrement les élèves venus de Strasbourg ! Je vous invite à l’écoute assidue de la Parole de Dieu et à vivre pleinement du Mystère de l’Eucharistie, pour être familiers du visage de Jésus. Vous pourrez alors le reconnaître dans les personnes qui sont pauvres, faibles et souffrantes. Bon pèlerinage à tous !

[00058-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

During the Christmas season we celebrated the mystery of the Incarnation as the culmination of God’s gradual self-revelation to Israel, a revelation mediated by those great figures such as Moses and the Prophets who kept alive the expectation of God’s fulfilment of his promises. Jesus, the Word made flesh, is truly God among us, "the mediator and the fullness of all revelation" (Dei Verbum, 2). In him, the ancient blessing is fulfilled: God has made his face to shine upon us (cf. Num 6:25). As the Incarnate Son, the one mediator between God and man (cf. 1 Tim 2:5), Jesus does not simply speak to us about God; he shows us the very face of God and enables us to call him our Father. As he says to the apostle Philip, "whoever has seen me has seen the Father" (Jn 14:9). May our desire to see the Lord’s face grow through our daily encounter with him in prayer, in meditation on his word and in the Eucharist, and thus prepare us to contemplate for ever the light of his countenance in the fullness of his eternal Kingdom.

I am pleased to greet all the English-speaking visitors present at today’s Audience, including the pilgrimage groups from Australia and the United States of America. My particular greeting goes to the pilgrims from the Catholic Near East Welfare Association. I also welcome the deacons from Saint Paul Seminary and the many college and university students present. May the light of the Lord’s face shine upon all of you and fill you with his richest blessings of joy and peace!

[00059-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

In der heutigen Katechese geht es um die Frage: Was ist das eigentlich – Offenbarung? Was und wie hat Gott sich offenbart? In Stufen, würde ich sagen. Die Schöpfung selbst ist eine Offenbarung Gottes, durch die er durchscheint, hindurchleuchtet. Und wenigstens in Augenblicken, in denen wir ihrer großen Schönheit begegnen, spüren wir es: Durch sie hindurch sehen wir den Schöpfer, den lebendigen, guten Gott. Aber unsere Augen sind stumpf, unser Herz ist stumpf, daher reicht uns die Schöpfung nicht aus. So hat Gott eine zweite Stufe beschritten: Er schickt Propheten – Menschen, die er erfüllt und die von ihm angerührt zu den anderen sprechen und ihnen Gott irgendwie zeigen können – von Abraham her, auf Mose und die Propheten hin. Und schließlich ist die höchste und eigentliche Stufe Jesus Christus, in dem Gott selbst ein Mensch ist und wir in einem Menschen Gott sehen können, wirklich sehen können. Heute haben wir vor dieser Audienz die Lesung aus den Abschiedsreden Jesu gehört, wo schließlich Philippus irgendwie ungeduldig wird und zu Jesus sagt: »Du sprichst immer vom Vater. Zeig uns doch den Vater! Das reicht uns dann.« Und Jesus scheint verwundert und sagt: »So lange bin ich bei euch, und du hast mich nicht erkannt. Wer mich sieht, sieht den Vater« (vgl. Joh 14,8–9). In Jesus ist das Gesicht Gottes selbst sichtbar, und wir müssen Jesus sehen lernen, dann sehen wir Gott, sehen wir, wer er ist und wie er ist,l und werden Freunde mit ihm. So ist Offenbarung die Begegnung mit Jesus selbst, der zu uns spricht in der Heiligen Schrift, in der wir aber wirklich ihm selbst zuhören, das Herz auftun müssen, ihm entgegengehen müssen, damit wir nicht nur irgendwelche Wörter der Vergangenheit, sondern in den Wörtern das Wort, ihn selbst hören; damit wir nicht so lange bei ihm sind wie Philippus, der ihn noch immer nicht erkannt hatte. Philippus ist ein Bild für uns selbst. Wir sind als Christen so lange mit Christus und haben Gott doch nicht gesehen. Wir müssen Christus näher kennenlernen, näher bei ihm sein, inwendig mit ihm sein, damit wir ihn kennenlernen und dann Gott sehen. Und wenn wir Gott in Christus sehen, dann sehen wir Gott auch in den Armen, in den Verlassenen, weil er dann seine Liebe in uns entzündet, und durch die Liebe hindurch wir in denen, die der Liebe bedürfen, wiederum den lebendigen Gott sehen. So ist Weihnachten für uns eine Aufforderung, den Gott, der so gütig ist, daß er sich zu einem Menschen, einem Kind gemacht hat, näher kennenzulernen, uns mit Jesus wirklich zu befreunden, damit wir Gott sehen und dann im Nächsten Jesus erkennen können und dann recht zu leben lernen.

Ganz herzlich grüße ich alle Brüder und Schwestern deutscher Sprache. Ich sagte schon: Wenn wir Gottes Antlitz sehen wollen, müssen wir Christus nachfolgen. Als Zeugen seiner Liebe wollen wir es tun. Der Heilige Geist schenke euch allen Frieden und wahre Freude.

[00060-05.02] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

La historia de la salvación es la historia de la relación de Dios que se revela al hombre progresivamente. Para esta obra, que inicia con la llamada de Abraham, se sirve de mediadores, como Moisés, los profetas y los jueces, que comunican al pueblo su voluntad, recuerdan la exigencia de fidelidad a la alianza y conservan la expectación plena y definitiva de las promesas divinas. Es un largo camino en el que el Señor se deja conocer, se revela a sí mismo, entra en la historia con hechos y palabras. Con la encarnación, el rostro de Dios se nos manifiesta por la revelación en Cristo, que es al mismo tiempo «mediador y plenitud de toda la Revelación». Jesús inaugura en la historia un nuevo modo de presencia de Dios, porque quien lo ha visto a Él ha visto al Padre; él es «el mediador» de la nueva y eterna alianza; en él encontramos a Dios, al que podemos invocar con el nombre de «Abba, Padre» y por el que nos viene dada la salvación. Si queremos ver el rostro de Dios, aquel rostro que da sentido, solidez y serenidad a nuestro camino, debemos seguir a Cristo.

Saludo a los fieles de lengua española provenientes de España y Latinoamérica. Invito a todos a escuchar la Palabra y a participar en la Eucaristía, en donde se manifiesta especialmente el rostro de Cristo. Así crecerá nuestro amor y podremos también reconocer al Señor en el que sufre y en el pobre. Muchas gracias.

[00061-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

Deus dá-se a conhecer, revela-se, entra na história, agindo por meio de mediadores, como Moisés, os Juízes, os Profetas, que comunicam ao seu povo a Sua vontade. Esta revelação alcança a sua plenitude em Jesus Cristo. N’Ele, Deus vem visitar a humanidade, de um modo que excede tudo o que se podia esperar: fazendo-Se homem. Com Cristo, se concretiza um desejo que permeava todo o Antigo Testamento: ver a face de Deus. De fato, por um lado, o povo de Israel sabia que Deus tinha uma face, ou seja, é Alguém com quem podemos entrar em relação, mas por outro lado, estavam cientes de que era impossível, nesta vida, ver a face de Deus; esta permanecia misteriosa, inacessível e, portanto, não representável. Mas, com a Encarnação, Deus assume uma face humana. Jesus nos mostra a face de Deus e por isso é o Mediador e a plenitude de toda a revelação: n’Ele vemos e encontramos o Pai; n’Ele podemos invocar a Deus como Pai; n’Ele temos a salvação.

Uma saudação cordial aos peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente ao grupo de "Cantorias", da Diocese de Viseu: me quisestes recordar em vosso canto. Agradeço-vos e, de bom grado, vos encorajo na consagração à Virgem Maria para um feliz êxito na vossa configuração a Cristo. Desçam sobre vós e vossas famílias as Bênçãos de Deus. Obrigado.

[00062-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua araba

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca

Witam polskich pielgrzymów. Dziś zwracamy swe myśli ku Temu, który jest pośrednikiem i pełnią Bożego Objawienia. W Jezusie z Nazaretu Bóg nawiedza swój lud, posyłając swego Jednorodzonego Syna, który stał się człowiekiem. Jezus nie tylko mówi o Bogu, ale objawia Jego oblicze. Wpatrzeni w nie każdego dnia, zmierzajmy ku tej pełni, oczekując realizacji Królestwa Bożego. Niech Bóg wam błogosławi!

[Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Oggi volgiamo i nostri pensieri verso Colui che è mediatore e pienezza della Rivelazione divina. In Gesù di Nazareth, Dio visita il suo popolo, manda il suo Figlio Unigenito che si fa uomo. Gesù non solo parla di Dio, ma ci rivela il Suo volto. Fissandone lo sguardo ogni giorno, camminiamo verso questa pienezza, nell’attesa che si compia il Regno di Dio.]

[00063-09.01] [Testo originale: Polacco]

 Saluto in lingua araba

البَابَا يُصْلِي مِنْ أَجَلِ جَمِيعِ النَّاطِقينَ بِاللُّغَةِ العَرَبِيَّةِ. لِيُبَارِك الرَّبّ جَمِيعَكُمْ. 

[Il Papa prega per tutte le persone di lingua araba. Dio vi benedica tutti.]

[00064-08.01] [Testo originale: Arabo]

Saluto in lingua italiana

E adesso, rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare saluto i fedeli della Diocesi di Civita Castellana - sono tanti, tremila - accompagnati dal Vescovo Mons. Romano Rossi. Cari amici, l’esempio della Beata Cecilia Eusepi aiuti ciascuno di voi, specialmente i giovani, a perseverare nella generosa adesione a Cristo e nella gioiosa testimonianza del Vangelo. Saluto poi gli studenti della diocesi di Caserta; anche voi dovevate essere accompagnati dal vostro Vescovo Mons. Pietro Farina, che è ammalato mi dicono, preghiamo per lui. Questo incontro rafforzi in ciascuno la fede e l’impegno di vita cristiana. E saluto con affetto i piccoli degenti dell’Istituto nazionale per la ricerca e la cura dei tumori di Milano ed assicuro la mia preghiera affinché il Signore sostenga ognuno con la sua grazia.

Mi rivolgo, infine, ai giovani, ai malati ed agli sposi novelli. Domani celebreremo la memoria liturgica di sant’Antonio Abate, insigne padre del monachesimo, maestro spirituale e modello sublime di vita cristiana. Il suo esempio aiuti voi, cari giovani, a seguire Cristo senza compromessi; sostenga voi, cari malati, nei momenti di sconforto e di prova; e stimoli voi, sposi novelli, a non trascurare la preghiera nella vita di ogni giorno. Grazie.

[00065-01.01] [Testo originale: Italiano]

APPELLO DEL SANTO PADRE

Dopodomani, venerdì 18 gennaio, inizia la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani, che quest'anno ha come tema: «Quel che il Signore esige da noi», ispirato a un passo del profeta Michea (cfr Mi 6, 6-8). Invito tutti a pregare, chiedendo con insistenza a Dio il grande dono dell’unità tra tutti i discepoli del Signore. La forza inesauribile dello Spirito Santo ci stimoli ad un impegno sincero di ricerca dell'unità, perché possiamo professare tutti insieme che Gesù è il Salvatore del mondo.

[00066-01.01] [Testo originale: Italiano]

[B0024-XX.01]