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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXVIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (23-28 LUGLIO 2013), 16.11.2012


MESSAGGIO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI PER LA XXVIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÙ (23-28 LUGLIO 2013)

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE  

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE  

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA  

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

Pubblichiamo di seguito il testo del Messaggio che il Santo Padre Benedetto XVI invia ai giovani e alle giovani del mondo, in occasione della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù che sarà celebrata dal 23 al 28 luglio 2013 a Rio de Janeiro (Brasile):

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE

"Andate e fate discepoli tutti i popoli" (cfr Mt 28,19)

Cari giovani,

vorrei far giungere a tutti voi il mio saluto pieno di gioia e di affetto. Sono certo che molti di voi sono tornati dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid maggiormente «radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede» (cfr Col 2,7). Quest’anno, nelle varie Diocesi, abbiamo celebrato la gioia di essere cristiani, ispirati dal tema: «Siate sempre lieti nel Signore!» (Fil 4,4). E ora ci stiamo preparando alla prossima Giornata Mondiale, che si celebrerà a Rio de Janeiro, in Brasile, nel luglio 2013.

Desidero anzitutto rinnovarvi l’invito a partecipare a questo importante appuntamento. La celebre statua del Cristo Redentore, che domina quella bella città brasiliana, ne sarà il simbolo eloquente: le sue braccia aperte sono il segno dell’accoglienza che il Signore riserverà a tutti coloro che verranno a Lui e il suo cuore raffigura l’immenso amore che Egli ha per ciascuno e per ciascuna di voi. Lasciatevi attrarre da Lui! Vivete questa esperienza di incontro con Cristo, insieme ai tanti altri giovani che convergeranno a Rio per il prossimo incontro mondiale! Lasciatevi amare da Lui e sarete i testimoni di cui il mondo ha bisogno.

Vi invito a prepararvi alla Giornata Mondiale di Rio de Janeiro meditando fin d’ora sul tema dell’incontro: «Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19). Si tratta della grande esortazione missionaria che Cristo ha lasciato alla Chiesa intera e che rimane attuale ancora oggi, dopo duemila anni. Ora questo mandato deve risuonare con forza nel vostro cuore. L’anno di preparazione all’incontro di Rio coincide con l’Anno della fede, all’inizio del quale il Sinodo dei Vescovi ha dedicato i suoi lavori a «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana». Perciò sono contento che anche voi, cari giovani, siate coinvolti in questo slancio missionario di tutta la Chiesa: far conoscere Cristo è il dono più prezioso che potete fare agli altri.

1. Una chiamata pressante

La storia ci ha mostrato quanti giovani, attraverso il dono generoso di se stessi, hanno contribuito grandemente al Regno di Dio e allo sviluppo di questo mondo, annunciando il Vangelo. Con grande entusiasmo, essi hanno portato la Buona Notizia dell’Amore di Dio manifestato in Cristo, con mezzi e possibilità ben inferiori a quelli di cui disponiamo al giorno d’oggi. Penso, per esempio, al Beato José de Anchieta, giovane gesuita spagnolo del XVI secolo, partito in missione per il Brasile quando aveva meno di vent’anni e divenuto un grande apostolo del Nuovo Mondo. Ma penso anche a quanti di voi si dedicano generosamente alla missione della Chiesa: ne ho avuto una sorprendente testimonianza alla Giornata Mondiale di Madrid, in particolare nell’incontro con i volontari.

Oggi non pochi giovani dubitano profondamente che la vita sia un bene e non vedono chiarezza nel loro cammino. Più in generale, di fronte alle difficoltà del mondo contemporaneo, molti si chiedono: io che cosa posso fare? La luce della fede illumina questa oscurità, ci fa comprendere che ogni esistenza ha un valore inestimabile, perché frutto dell’amore di Dio. Egli ama anche chi si è allontanato da Lui o lo ha dimenticato: ha pazienza e attende; anzi, ha donato il suo Figlio, morto e risorto, per liberarci radicalmente dal male. E Cristo ha inviato i suoi discepoli per portare a tutti i popoli questo annuncio gioioso di salvezza e di vita nuova.

La Chiesa, nel continuare questa missione di evangelizzazione, conta anche su di voi. Cari giovani, voi siete i primi missionari tra i vostri coetanei! Alla fine del Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui quest’anno celebriamo il 50° anniversario, il Servo di Dio Paolo VI consegnò ai giovani e alle giovani del mondo un Messaggio che si apriva con queste parole: «E’ a voi, giovani uomini e donne del mondo intero, che il Concilio vuole rivolgere il suo ultimo messaggio. Perché siete voi che raccoglierete la fiaccola dalle mani dei vostri padri e vivrete nel mondo nel momento delle più gigantesche trasformazioni della sua storia. Siete voi che, raccogliendo il meglio dell’esempio e dell’insegnamento dei vostri genitori e dei vostri maestri, formerete la società di domani: voi vi salverete o perirete con essa». E concludeva con un appello: «Costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale!» (Messaggio ai giovani, 8 dicembre 1965).

Cari amici, questo invito è di grande attualità. Stiamo attraversando un periodo storico molto particolare: il progresso tecnico ci ha offerto possibilità inedite di interazione tra uomini e tra popolazioni, ma la globalizzazione di queste relazioni sarà positiva e farà crescere il mondo in umanità solo se sarà fondata non sul materialismo ma sull’amore, l’unica realtà capace di colmare il cuore di ciascuno e di unire le persone. Dio è amore. L’uomo che dimentica Dio è senza speranza e diventa incapace di amare il suo simile. Per questo è urgente testimoniare la presenza di Dio affinché ognuno possa sperimentarla: è in gioco la salvezza dell’umanità e la salvezza di ciascuno di noi. Chiunque comprenda questa necessità, non potrà che esclamare con san Paolo: «Guai a me se non annuncio il Vangelo!» (1 Cor 9,16).

2. Diventate discepoli di Cristo

Questa chiamata missionaria vi viene rivolta anche per un’altra ragione: è necessaria per il nostro cammino di fede personale. Il Beato Giovanni Paolo II scriveva: «La fede si rafforza donandola» (Enc. Redemptoris missio, 2). Annunciando il Vangelo voi stessi crescete nel radicarvi sempre più profondamente in Cristo, diventate cristiani maturi. L’impegno missionario è una dimensione essenziale della fede: non si è veri credenti senza evangelizzare. E l’annuncio del Vangelo non può che essere la conseguenza della gioia di avere incontrato Cristo e di aver trovato in Lui la roccia su cui costruire la propria esistenza. Impegnandovi a servire gli altri e ad annunciare loro il Vangelo, la vostra vita, spesso frammentata tra diverse attività, troverà la sua unità nel Signore, costruirete anche voi stessi, crescerete e maturerete in umanità.

Ma che cosa vuol dire essere missionari? Significa anzitutto essere discepoli di Cristo, ascoltare sempre di nuovo l’invito a seguirlo, l’invito a guardare a Lui: «Imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Un discepolo, in effetti, è una persona che si pone all’ascolto della Parola di Gesù (cfr Lc 10,39), riconosciuto come il Maestro che ci ha amati fino al dono della vita. Si tratta dunque, per ciascuno di voi, di lasciarsi plasmare ogni giorno dalla Parola di Dio: essa vi renderà amici del Signore Gesù e capaci di far entrare altri giovani in questa amicizia con Lui.

Vi consiglio di fare memoria dei doni ricevuti da Dio per trasmetterli a vostra volta. Imparate a rileggere la vostra storia personale, prendete coscienza anche della meravigliosa eredità delle generazioni che vi hanno preceduto: tanti credenti ci hanno trasmesso la fede con coraggio, affrontando prove e incomprensioni. Non dimentichiamolo mai: facciamo parte di una catena immensa di uomini e donne che ci hanno trasmesso la verità della fede e contano su di noi affinché altri la ricevano. L’essere missionari presuppone la conoscenza di questo patrimonio ricevuto, che è la fede della Chiesa: è necessario conoscere ciò in cui si crede, per poterlo annunciare. Come ho scritto nell’introduzione di YouCat, il Catechismo per giovani che vi ho donato all’Incontro Mondiale di Madrid, «dovete conoscere la vostra fede con la stessa precisione con cui uno specialista di informatica conosce il sistema operativo di un computer; dovete conoscerla come un musicista conosce il suo pezzo; sì, dovete essere ben più profondamente radicati nella fede della generazione dei vostri genitori, per poter resistere con forza e decisione alle sfide e alle tentazioni di questo tempo.» (Premessa).

3. Andate!

Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione con questo mandato: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato» (Mc 16,15-16). Evangelizzare significa portare ad altri la Buona Notizia della salvezza e questa Buona Notizia è una persona: Gesù Cristo. Quando lo incontro, quando scopro fino a che punto sono amato da Dio e salvato da Lui, nasce in me non solo il desiderio, ma la necessità di farlo conoscere ad altri. All’inizio del Vangelo di Giovanni vediamo Andrea il quale, dopo aver incontrato Gesù, si affretta a condurre da Lui suo fratello Simone (cfr 1,40-42). L’evangelizzazione parte sempre dall’incontro con il Signore Gesù: chi si è avvicinato a Lui e ha fatto esperienza del suo amore vuole subito condividere la bellezza di questo incontro e la gioia che nasce da questa amicizia. Più conosciamo Cristo, più desideriamo annunciarlo. Più parliamo con Lui, più desideriamo parlare di Lui. Più ne siamo conquistati, più desideriamo condurre gli altri a Lui.

Mediante il Battesimo, che ci genera a vita nuova, lo Spirito Santo prende dimora in noi e infiamma la nostra mente e il nostro cuore: è Lui che ci guida a conoscere Dio e ad entrare in amicizia sempre più profonda con Cristo; è lo Spirito che ci spinge a fare il bene, a servire gli altri, a donare noi stessi. Attraverso la Confermazione, poi, siamo fortificati dai suoi doni per testimoniare in modo sempre più maturo il Vangelo. È dunque lo Spirito d’amore l’anima della missione: ci spinge ad uscire da noi stessi, per «andare» ed evangelizzare. Cari giovani, lasciatevi condurre dalla forza dell’amore di Dio, lasciate che questo amore vinca la tendenza a chiudersi nel proprio mondo, nei propri problemi, nelle proprie abitudini; abbiate il coraggio di «partire» da voi stessi per «andare» verso gli altri e guidarli all’incontro con Dio.

4. Raggiungete tutti i popoli

Cristo risorto ha mandato i suoi discepoli a testimoniare la sua presenza salvifica a tutti i popoli, perché Dio nel suo amore sovrabbondante, vuole che tutti siano salvi e nessuno sia perduto. Con il sacrificio di amore della Croce, Gesù ha aperto la strada affinché ogni uomo e ogni donna possa conoscere Dio ed entrare in comunione di amore con Lui. E ha costituito una comunità di discepoli per portare l’annuncio di salvezza del Vangelo fino ai confini della terra, per raggiungere gli uomini e le donne di ogni luogo e di ogni tempo. Facciamo nostro questo desiderio di Dio!

Cari amici, volgete gli occhi e guardate intorno a voi: tanti giovani hanno perduto il senso della loro esistenza. Andate! Cristo ha bisogno anche di voi. Lasciatevi coinvolgere dal suo amore, siate strumenti di questo amore immenso, perché giunga a tutti, specialmente ai «lontani». Alcuni sono lontani geograficamente, altri invece sono lontani perché la loro cultura non lascia spazio a Dio; alcuni non hanno ancora accolto il Vangelo personalmente, altri invece, pur avendolo ricevuto, vivono come se Dio non esistesse. A tutti apriamo la porta del nostro cuore; cerchiamo di entrare in dialogo, nella semplicità e nel rispetto: questo dialogo, se vissuto in una vera amicizia, porterà frutto. I «popoli» ai quali siamo inviati non sono soltanto gli altri Paesi del mondo, ma anche i diversi ambiti di vita: le famiglie, i quartieri, gli ambienti di studio o di lavoro, i gruppi di amici e i luoghi del tempo libero. L’annuncio gioioso del Vangelo è destinato a tutti gli ambiti della nostra vita, senza alcun limite.

Vorrei sottolineare due campi in cui il vostro impegno missionario deve farsi ancora più attento. Il primo è quello delle comunicazioni sociali, in particolare il mondo di internet. Come ho già avuto modo di dirvi, cari giovani, «sentitevi impegnati ad introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita! [...] A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo "continente digitale"» (Messaggio per la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 maggio 2009). Sappiate dunque usare con saggezza questo mezzo, considerando anche le insidie che esso contiene, in particolare il rischio della dipendenza, di confondere il mondo reale con quello virtuale, di sostituire l’incontro e il dialogo diretto con le persone con i contatti in rete.

Il secondo ambito è quello della mobilità. Oggi sono sempre più numerosi i giovani che viaggiano, sia per motivi di studio o di lavoro, sia per divertimento. Ma penso anche a tutti i movimenti migratori, con cui milioni di persone, spesso giovani, si trasferiscono e cambiano Regione o Paese per motivi economici o sociali. Anche questi fenomeni possono diventare occasioni provvidenziali per la diffusione del Vangelo. Cari giovani, non abbiate paura di testimoniare la vostra fede anche in questi contesti: è un dono prezioso per chi incontrate comunicare la gioia dell’incontro con Cristo.

5. Fate discepoli!

Penso che abbiate sperimentato più volte la difficoltà di coinvolgere i vostri coetanei nell’esperienza di fede. Spesso avrete constatato come in molti giovani, specialmente in certe fasi del cammino della vita, ci sia il desiderio di conoscere Cristo e di vivere i valori del Vangelo, ma questo sia accompagnato dal sentirsi inadeguati e incapaci. Che cosa fare? Anzitutto la vostra vicinanza e la vostra semplice testimonianza saranno un canale attraverso il quale Dio potrà toccare il loro cuore. L’annuncio di Cristo non passa solamente attraverso le parole, ma deve coinvolgere tutta la vita e tradursi in gesti di amore. L’essere evangelizzatori nasce dall’amore che Cristo ha infuso in noi; il nostro amore, quindi, deve conformarsi sempre di più al suo. Come il buon Samaritano, dobbiamo essere sempre attenti a chi incontriamo, saper ascoltare, comprendere, aiutare, per condurre chi è alla ricerca della verità e del senso della vita alla casa di Dio che è la Chiesa, dove c’è speranza e salvezza (cfr Lc 10,29-37). Cari amici, non dimenticate mai che il primo atto di amore che potete fare verso il prossimo è quello di condividere la sorgente della nostra speranza: chi non dà Dio, dà troppo poco! Ai suoi apostoli Gesù comanda: «Fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). I mezzi che abbiamo per «fare discepoli» sono principalmente il Battesimo e la catechesi. Ciò significa che dobbiamo condurre le persone che stiamo evangelizzando a incontrare Cristo vivente, in particolare nella sua Parola e nei Sacramenti: così potranno credere in Lui, conosceranno Dio e vivranno della sua grazia. Vorrei che ciascuno si chiedesse: ho mai avuto il coraggio di proporre il Battesimo a giovani che non l’hanno ancora ricevuto? Ho invitato qualcuno a seguire un cammino di scoperta della fede cristiana? Cari amici, non temete di proporre ai vostri coetanei l’incontro con Cristo. Invocate lo Spirito Santo: Egli vi guiderà ad entrare sempre più nella conoscenza e nell’amore di Cristo e vi renderà creativi nel trasmettere il Vangelo.

6. Saldi nella fede

Di fronte alle difficoltà della missione di evangelizzare, talvolta sarete tentati di dire come il profeta Geremia: «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Ma anche a voi Dio risponde: «Non dire: "Sono giovane". Tu andrai da tutti coloro a cui ti manderò» (Ger 1,6-7). Quando vi sentite inadeguati, incapaci, deboli nell’annunciare e testimoniare la fede, non abbiate timore. L’evangelizzazione non è una nostra iniziativa e non dipende anzitutto dai nostri talenti, ma è una risposta fiduciosa e obbediente alla chiamata di Dio, e perciò si basa non sulla nostra forza, ma sulla sua. Lo ha sperimentato l’apostolo Paolo: «Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi» (2 Cor 4,7).

Per questo vi invito a radicarvi nella preghiera e nei Sacramenti. L’evangelizzazione autentica nasce sempre dalla preghiera ed è sostenuta da essa: dobbiamo prima parlare con Dio per poter parlare di Dio. E nella preghiera, affidiamo al Signore le persone a cui siamo inviati, supplicandolo di toccare loro il cuore; domandiamo allo Spirito Santo di renderci suoi strumenti per la loro salvezza; chiediamo a Cristo di mettere le parole sulle nostre labbra e di farci segni del suo amore. E, più in generale, preghiamo per la missione di tutta la Chiesa, secondo la richiesta esplicita di Gesù: «Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Mt 9,38). Sappiate trovare nell’Eucaristia la sorgente della vostra vita di fede e della vostra testimonianza cristiana, partecipando con fedeltà alla Messa domenicale e ogni volta che potete nella settimana. Ricorrete frequentemente al Sacramento della Riconciliazione: è un incontro prezioso con la misericordia di Dio che ci accoglie, ci perdona e rinnova i nostri cuori nella carità. E non esitate a ricevere il Sacramento della Confermazione o Cresima se non l’avete ricevuto, preparandovi con cura e impegno. Con l’Eucaristia, esso è il Sacramento della missione, perché ci dona la forza e l’amore dello Spirito Santo per professare senza paura la fede. Vi incoraggio inoltre a praticare l’adorazione eucaristica: sostare in ascolto e dialogo con Gesù presente nel Sacramento diventa punto di partenza di nuovo slancio missionario.

Se seguirete questo cammino, Cristo stesso vi donerà la capacità di essere pienamente fedeli alla sua Parola e di testimoniarlo con lealtà e coraggio. A volte sarete chiamati a dare prova di perseveranza, in particolare quando la Parola di Dio susciterà chiusure od opposizioni. In certe regioni del mondo, alcuni di voi vivono la sofferenza di non poter testimoniare pubblicamente la fede in Cristo, per mancanza di libertà religiosa. E c’è chi ha già pagato anche con la vita il prezzo della propria appartenenza alla Chiesa. Vi incoraggio a restare saldi nella fede, sicuri che Cristo è accanto a voi in ogni prova. Egli vi ripete: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli» (Mt 5,11-12).

7. Con tutta la Chiesa

Cari giovani, per restare saldi nella confessione della fede cristiana là dove siete inviati, avete bisogno della Chiesa. Nessuno può essere testimone del Vangelo da solo. Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione insieme: «fate discepoli» è rivolto al plurale. È dunque sempre come membri della comunità cristiana che noi offriamo la nostra testimonianza, e la nostra missione è resa feconda dalla comunione che viviamo nella Chiesa: dall’unità e dall’amore che abbiamo gli uni per gli altri ci riconosceranno come discepoli di Cristo (cfr Gv 13,35). Sono grato al Signore per la preziosa opera di evangelizzazione che svolgono le nostre comunità cristiane, le nostre parrocchie, i nostri movimenti ecclesiali. I frutti di questa evangelizzazione appartengono a tutta la Chiesa: «uno semina e l’altro miete», diceva Gesù (Gv 4,37).

A tale proposito, non posso che rendere grazie per il grande dono dei missionari, che dedicano tutta la loro vita ad annunciare il Vangelo sino ai confini della terra. Allo stesso modo benedico il Signore per i sacerdoti e i consacrati, che offrono interamente se stessi affinché Gesù Cristo sia annunciato e amato. Desidero qui incoraggiare i giovani che sono chiamati da Dio, a impegnarsi con entusiasmo in queste vocazioni: «Si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35). A coloro che lasciano tutto per seguirlo, Gesù ha promesso il centuplo e la vita eterna! (cfr Mt 19,29).

Rendo grazie anche per tutti i fedeli laici che si adoperano per vivere il loro quotidiano come missione là dove sono, in famiglia o sul lavoro, affinché Cristo sia amato e servito e cresca il Regno di Dio. Penso in particolare a quanti operano nel campo dell’educazione, della sanità, dell’impresa, della politica e dell’economia e in tanti altri ambiti dell’apostolato dei laici. Cristo ha bisogno del vostro impegno e della vostra testimonianza. Nulla - né le difficoltà, né le incomprensioni - vi faccia rinunciare a portare il Vangelo di Cristo nei luoghi in cui vi trovate: ognuno di voi è prezioso nel grande mosaico dell’evangelizzazione!

8. «Eccomi, Signore!»

In conclusione, cari giovani, vorrei invitarvi ad ascoltare nel profondo di voi stessi la chiamata di Gesù ad annunciare il suo Vangelo. Come mostra la grande statua di Cristo Redentore a Rio de Janeiro, il suo cuore è aperto all’amore verso tutti, senza distinzioni, e le sue braccia sono tese per raggiungere ciascuno. Siate voi il cuore e le braccia di Gesù! Andate a testimoniare il suo amore, siate i nuovi missionari animati dall’amore e dall’accoglienza! Seguite l’esempio dei grandi missionari della Chiesa, come san Francesco Saverio e tanti altri.

Al termine della Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid, ho benedetto alcuni giovani di diversi continenti che partivano in missione. Essi rappresentavano i tantissimi giovani che, riecheggiando il profeta Isaia, dicono al Signore: «Eccomi, manda me!» (Is 6,8). La Chiesa ha fiducia in voi e vi è profondamente grata per la gioia e il dinamismo che portate: usate i vostri talenti con generosità al servizio dell’annuncio del Vangelo! Sappiamo che lo Spirito Santo si dona a coloro che, in umiltà di cuore, si rendono disponibili a tale annuncio. E non abbiate paura: Gesù, Salvatore del mondo, è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20)!

Questo appello, che rivolgo ai giovani di tutta la terra, assume un rilievo particolare per voi, cari giovani dell’America Latina! Infatti, alla V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano che si è svolta ad Aparecida nel 2007, i Vescovi hanno lanciato una «missione continentale». E i giovani, che in quel continente costituiscono la maggioranza della popolazione, rappresentano una forza importante e preziosa per la Chiesa e per la società. Siate dunque voi i primi missionari! Ora che la Giornata Mondiale della Gioventù fa il suo ritorno in America Latina, esorto tutti i giovani del continente: trasmettete ai vostri coetanei del mondo intero l’entusiasmo della vostra fede!

La Vergine Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione, invocata anche con i titoli di Nostra Signora di Aparecida e Nostra Signora di Guadalupe, accompagni ciascuno di voi nella sua missione di testimone dell’amore di Dio. A tutti, con particolare affetto, imparto la mia Benedizione Apostolica.

Dal Vaticano, 18 ottobre 2012

BENEDICTUS PP. XVI

[01516-01.01] [Testo originale: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE

« Allez ! De toutes les nations faites des disciples. » (cf. Mt 28, 19)

Chers jeunes,

J’adresse à chacun de vous mes salutations pleines de joie et d’affection. Je suis sûr que beaucoup d’entre vous sont revenus de la Journée Mondiale de la Jeunesse de Madrid 2011, encore plus « enracinés et fondés dans le Christ, affermis dans la foi » (cf. Col 2, 7). Dans les différents diocèses, nous avons célébré cette année la joie d’être chrétiens, inspirés par le thème : « Soyez toujours dans la joie du Seigneur ! » (Ph 4, 4). A présent, nous nous préparons à la prochaine Journée Mondiale qui sera célébrée à Rio de Janeiro au Brésil en 2013.

Je voudrais tout d’abord vous renouveler mon invitation à participer nombreux à cet événement important. La célèbre statue du Christ Rédempteur qui surplombe la belle ville de Rio de Janeiro en sera le symbole éloquent : ses bras ouverts sont le signe de l’accueil que le Christ Rédempteur réservera à tous ceux qui viendront à lui et son Cœur représente l’immense amour qu’il a pour chacun et chacune d’entre vous. Laissez-vous attirer par lui ! Vivez cette expérience de rencontre avec le Christ avec de nombreux autres jeunes qui convergeront vers Rio de Janeiro pour la prochaine rencontre internationale ! Laissez-vous aimer par lui et vous serez les témoins dont le monde a besoin.

Je vous encourage à vous préparer à la Journée Mondiale de Rio de Janeiro, en méditant dès à présent le thème de cette rencontre : « Allez ! De toutes les nations faites des disciples » (cf. Mt 28, 19). Il s’agit de la grande exhortation missionnaire que le Christ a laissée à l’Église tout entière et qui, après 2000 ans, n’a rien perdu de son actualité. Cet appel missionnaire doit maintenant retentir avec force dans votre cœur. L’année de préparation à la rencontre de Rio de Janeiro coïncide avec l’Année de la foi, au début de laquelle le Synode des évêques a consacré ses travaux sur « la nouvelle évangélisation pour la transmission de la foi ». C’est pourquoi je suis heureux que vous soyez, vous aussi, chers jeunes, associés à cet élan missionnaire de toute l’Église : faire connaître le Christ est le don le plus précieux que vous pouvez faire aux autres.

1. Un appel pressant

L’histoire nous a montré combien de jeunes ont contribué grandement, par le don généreux d’eux-mêmes, à l’avènement du Royaume de Dieu et au développement de ce monde par l’annonce de l’Évangile. Avec un grand enthousiasme, ils ont porté la Bonne Nouvelle de l’Amour de Dieu manifesté dans le Christ, avec des moyens et de facilités bien inférieurs à ceux dont nous disposons aujourd’hui. Je pense, par exemple, au bienheureux José de Anchieta, jeune religieux jésuite espagnol du XVIème siècle, parti en mission au Brésil âgé de moins de vingt ans, et devenu un grand apôtre du Nouveau Monde. Mais je pense aussi à tous ceux d’entre vous qui donnent généreusement de leur personne pour la mission de l’Église : j’en ai été un témoin émerveillé lors de la Journée Mondiale de Madrid, en particulier lors de ma rencontre avec les volontaires.

Aujourd’hui tant de jeunes doutent profondément de la bonté de la vie et cherchent comment avancer dans la vie. Plus généralement, face aux difficultés actuelles que traverse le monde, de nombreux jeunes s’interrogent : que pouvons-nous faire ? La lumière de la foi éclaire cette obscurité et nous fait comprendre que toute existence a une valeur inestimable parce qu’elle est le fruit de l’amour de Dieu. Il aime aussi celui qui s’est éloigné de lui et l’a oublié. Avec patience, Il l’attend. Bien plus, il a donné son Fils, mort et ressuscité, pour nous libérer radicalement du mal. Et le Christ a envoyé ses disciples pour porter à tous les peuples cette joyeuse nouvelle du salut et d’une vie nouvelle.

Dans sa mission d’évangélisation, l’Église compte aussi sur vous. Chers jeunes, vous êtes les premiers missionnaires parmi vos pairs. À la fin du Concile Œcuménique Vatican II, dont nous fêtons le 50ème anniversaire, le Serviteur de Dieu Paul VI avait adressé aux jeunes du monde, un message qui commençait ainsi : « C’est à vous enfin, jeunes gens et jeunes filles du monde entier, que le Concile veut adresser son dernier message. Car c’est vous qui allez recueillir le flambeau des mains de vos aînés et vivre dans le monde au moment des plus gigantesques transformations de son histoire. C’est vous qui, recueillant le meilleur de l’exemple et de l’enseignement de vos parents et de vos maîtres, allez former la société de demain: vous vous sauverez ou vous périrez avec elle." Et il concluait par cet appel : « construisez dans l’enthousiasme un monde meilleur que celui de vos aînés! » (Message de Paul VI aux jeunes, 8 décembre 1965).

Chers amis, cette invitation reste encore de grande actualité ! Nous traversons une période de l’histoire de l’humanité très particulière. Le progrès technique nous a offert des possibilités sans précédent d’interaction entre les hommes et entre les peuples. Mais la mondialisation des échanges que nous observons ne sera réussie et ne fera grandir le monde en humanité que dans la mesure où elle sera fondée non pas sur le matérialisme mais sur l’amour, la seule réalité capable de combler le cœur de l’homme et d’unir les peuples. Dieu est amour. L’homme qui oublie Dieu est sans espérance et devient incapable d’aimer son semblable. Voilà pourquoi il est urgent de témoigner de l’existence de Dieu, afin que chacun puisse en vivre. Il en va du salut de l’humanité et du salut de chacun de nous. Celui qui comprend cette nécessité, ne peut que s’écrier avec Saint Paul : «Malheur à moi si je n’annonçais pas l’Évangile ! » (1 Co 9, 16).

2. Devenez mes disciples

Cet appel missionnaire vous est aussi adressé pour une autre raison : vous en avez besoin pour votre cheminement personnel de foi. Le bienheureux Jean-Paul II écrivait : « La foi grandit quand on la donne » (Encycl. Redemptoris Missio, 2). C’est en annonçant l’Evangile que vous vous enracinez profondément dans le Christ et devenez des chrétiens mûrs. L’engagement missionnaire est une dimension essentielle de la foi : on ne peut être un croyant véritable sans évangéliser. Et l’annonce de l’Évangile n’est autre que la conséquence de la joie d’avoir rencontré le Christ et d’avoir trouvé en lui le roc sur lequel fonder notre existence. En vous engageant à servir les autres et à leur annoncer l’Évangile, votre vie, si souvent éparpillée entre des activités différentes, trouvera son unité dans le Seigneur. Vous vous construirez vous-mêmes, vous grandirez et deviendrez toujours plus riches en humanité.

Mais que signifie être missionnaires ? Être missionnaire suppose d’abord d’être soi-même disciple du Christ, écouter sans cesse l’appel à le suivre, l’appel à le regarder, lui : « Devenez mes disciples, car je suis doux et humble de cœur » (Mt 11, 29). Un disciple, c’est donc celui qui se met à l’écoute de la Parole de Jésus (cf. Lc 10, 39), le reconnaissant ainsi comme le Bon Maître qui nous a aimés jusqu’au don de sa vie. Il s’agit donc, pour chacun de vous, de se laisser façonner chaque jour par la Parole de Dieu : elle fera de vous des amis de Jésus, capables d’introduire d’autres jeunes dans cette amitié avec lui.

Je vous conseille de faire mémoire des dons reçus de Dieu pour les transmettre à votre tour. Apprenez à relire votre histoire personnelle, prenez aussi conscience de l’héritage magnifique reçue des générations passées : tant de croyants nous ont transmis la foi avec courage, affrontant parfois de dures épreuves et des incompréhensions. Rappelons-nous toujours que nous faisons partie d’une chaîne immense d’hommes et de femmes qui nous ont transmis la vérité de la foi et qui comptent sur nous pour que d’autres la reçoivent. Être missionnaire suppose de connaître ce patrimoine reçu qui constitue la foi de l’Église : vous devez connaître ce en quoi vous croyez, pour pouvoir l’annoncer. Comme je vous l’ai écrit dans l’introduction du YouCat, le catéchisme des jeunes que je vous ai remis lors de la rencontre internationale de Madrid, « vous devez connaître votre foi avec la même précision avec laquelle un spécialiste en informatique connaît le système d’exploitation d’un ordinateur; vous devez la connaître comme un musicien connaît son morceau ; oui, vous devez être bien plus profondément enracinées dans la foi que la génération de vos parents, pour pouvoir résister avec force et détermination aux défis et aux tentations de ce temps. » (Benoît XVI, Introduction au YouCat)

3. Allez !

Jésus a envoyé ses disciples en mission, avec cet ordre : « Allez dans le monde entier. Proclamez la Bonne Nouvelle à toute la création. Celui qui croira et sera baptisé sera sauvé. » (Mc 16, 15-16). Évangéliser, c’est porter à d’autres la Bonne Nouvelle du salut et cette Bonne Nouvelle est une personne : Jésus Christ. Quand je le rencontre, quand je découvre à quel point je suis aimé par Dieu et sauvé par lui, alors naît en moi non seulement le désir, mais la nécessité de le faire connaître à d’autres. Au début de l’Évangile de Saint Jean, nous voyons comment André rencontre le Seigneur et s’empresse de conduire son frère Simon à Jésus (cf. Jn 1, 40-42). L’évangélisation part toujours de la rencontre avec le Seigneur Jésus. Qui s’est approché de lui et a fait l’expérience de son Amour veut aussitôt partager la beauté de cette rencontre et la joie qui naît de cette amitié. Plus nous connaissons le Christ, plus nous désirons L’annoncer. Plus nous parlons avec lui, plus nous désirons parler de lui. Plus nous sommes conquis par le Christ, plus nous désirons conduire les autres à lui !

Par le baptême, qui nous fait naître à la vie nouvelle, l’Esprit Saint habite en nous et embrase notre esprit et notre cœur. C’est lui qui nous fait connaître Dieu et nous guide toujours plus loin dans l’amitié avec le Christ. C’est l’Esprit qui nous pousse à faire le bien, à servir les autres, à donner de nous-mêmes. Par la confirmation nous sommes fortifiés par les dons de l’Esprit pour témoigner de l’Évangile de manière de plus en plus mûre. L’Esprit d’amour est donc l’âme même de la mission : Il nous pousse à sortir de nous-mêmes pour « aller » et évangéliser. Chers jeunes, laissez-vous faire par la force de l’amour de Dieu ; laissez faire cet amour pour vaincre la tendance à vous replier sur vous-mêmes, chacun replié sur ses propres problèmes et sur ses propres habitudes. Ayez le courage de « partir », de sortir de vous-mêmes pour « aller » à la rencontre des autres et les guider vers la rencontre avec Dieu.

4. À toutes les nations

Jésus a envoyé ses disciples pour témoigner de sa présence salvifique à toutes les nations parce que Dieu, dans la surabondance de son amour pour tous les hommes, veut que tous soient sauvés et qu’aucun ne soit perdu. Par son sacrifice d’amour sur la croix, Jésus a ouvert la voie afin que tout homme, toute femme puisse connaître Dieu et entrer dans la communion d’amour avec Lui. Et il a formé une communauté de disciples pour porter la bonne nouvelle du salut jusqu’aux confins de la terre, pour rejoindre les hommes et les femmes de toutes les nations et de tous les temps. Faisons nôtre ce désir de Dieu!

Chers amis, ouvrez les yeux et regardez autour de vous : tant de jeunes ont perdu le sens de leur existence. Allez ! Le Christ a aussi besoin de vous. Laissez-vous entraîner par son amour ; devenez les instruments de cet amour immense afin qu’il puisse rejoindre tous les hommes, en particulier ceux qui sont « éloignés ». Certains sont loin géographiquement, d’autres sont loin parce que leur culture ne laisse pas de place à Dieu, d’autres sont loin parce qu’ils n’ont pas encore accueilli l’Évangile de façon personnelle. D’autres encore sont loin parce que, bien qu’ayant reçu la foi, ils vivent comme si Dieu n’existait pas. À tous, ouvrons notre cœur ; cherchons à entrer en dialogue avec eux, dans la simplicité et le respect réciproque. Un tel dialogue, s’il est habité par une vraie amitié, portera du fruit. Ces « nations » auxquelles nous sommes envoyés sont non seulement tous les pays du monde, mais aussi les lieux où nous vivons : nos familles, nos quartiers, nos lieux d’études ou de travail, nos cercles d’amis, nos les lieux de loisirs. L’annonce joyeuse de l’Évangile vise tous ces espaces où nous vivons, sans aucune limite.

Je voudrais signaler deux domaines dans lesquels votre engagement missionnaire est particulièrement requis. Le premier champ d’apostolat est le monde des communications sociales, en particulier le monde d’internet. Très chers jeunes, comme j’ai déjà eu l’occasion de vous le dire, « engagez-vous à introduire dans la culture de ce nouvel espace communicatif et informatif les valeurs sur lesquelles s’appuie votre vie ! (…) C’est à vous, jeunes, qui vous trouvez presque spontanément en syntonie avec ces nouveaux moyens de communication, qu’incombe, en particulier, la tâche de l’Évangélisation de ce « continent digital ». » (Benoît XVI, Message pour la XLIIIème Journée Mondiale des communications sociales, 24 mai 2009). Usez donc ce moyen de communication avec sagesse, en évitant les pièges inhérents à internet, en particulier le risque de dépendance, le danger de confondre le monde réel et le monde virtuel, de substituer la rencontre et le dialogue direct avec les personnes par des contacts sur le web.

Le deuxième domaine est celui des voyages. Aujourd’hui, de plus en plus de jeunes ont l’occasion de voyager, soit pour leurs études, soit pour leur travail, soit pour des loisirs. Je pense aussi à tous les mouvements migratoires, où des millions de personnes se déplacent et changent de régions ou de pays pour des raisons économiques ou sociales. Ces phénomènes peuvent aussi devenir de providentielles occasions pour la diffusion de l’Évangile. Chers jeunes, n’ayez pas peur de témoigner de votre foi dans ces contextes aussi. Communiquer la joie de la rencontre avec le Christ : voilà un cadeau magnifique que vous pourriez faire à ceux qui vous accueillent.

5. Faites des disciples !

Je suis sûr que vous avez, au moins une fois, rencontré la difficulté de faire faire à vos amis une expérience de foi. Vous avez sans doute constaté à quel point de nombreux jeunes, spécialement dans certaines phases de la vie, nourrissent le désir de connaître le Christ et de vivre les valeurs de l’Évangile, mais s’en sentent inadéquats et incapables. Que faire ? Tout d’abord, nous devons leur être proches et par notre témoignage tout simple, le Seigneur pourra toucher leurs cœurs. L’annonce de l’Évangile ne se réduit pas seulement à parler de Dieu, mais englobe toute la vie et se traduit par des gestes d’amour. C’est l’amour du Christ versé en nos cœurs qui nous fait devenir des apôtres. Notre amour doit donc ressembler au sien. Comme le Bon Samaritain, nous devons toujours être attentifs aux personnes que nous rencontrons, savoir écouter, comprendre, aider. C’est seulement ainsi que nous pouvons conduire ceux qui sont à la recherche de la vérité et du sens de leur vie vers la maison de Dieu qu’est l’Église, où ils trouveront l’espérance et le salut (cf. Lc 10, 29-37). Chers amis, n’oubliez pas que le premier geste d’amour envers le prochain consiste à partager avec lui la source de notre espérance : qui ne donne pas Dieu, donne trop peu ! Jésus ordonne à ses apôtres de « faire des disciples de toutes les nations », et il poursuit : « les baptisant au nom du Père, et du Fils, et du Saint-Esprit et leur apprenant à garder tous les commandements que je vous ai donnés » (Mt 28, 19-20). Les moyens que nous avons pour « faire des disciples » sont donc principalement le baptême et la catéchèse. Cela signifie que nous devons conduire ceux que nous évangélisons à rencontrer le Christ vivant, en particulier dans sa Parole et dans les sacrements : ainsi ils pourront croire en Lui, connaîtront Dieu et vivront de sa grâce. J’aimerais que chacun se pose les questions suivantes : ai-je déjà osé proposer le baptême à des jeunes qui ne l’ont pas encore reçu ? Ai-je déjà invité des personnes à suivre un parcours de découverte de la foi chrétienne ? Chers amis, ne craignez pas de proposer à vos amis la rencontre avec le Christ. Invoquez l’Esprit Saint : Il vous introduira toujours plus profondément dans la connaissance et dans l’amour du Christ et vous rendra créatifs dans la transmission de l’Évangile.

6. Affermis dans la foi

Face à la difficulté de la mission d’évangélisation, vous serez parfois tentés de dire comme le prophète Jérémie : « Ah, Seigneur Dieu, vois, je ne sais pas parler  : je suis trop jeune ! » Mais à vous aussi, le Seigneur répond toujours : « Ne dis pas ‘je suis jeune’ ! Mais va vers tous ceux à qui je t’enverrai. » (cf. Jr 1, 6-7). À chaque fois que vous vous sentirez inadéquats et pas à la hauteur de la mission d’annoncer et de témoigner la foi, soyez sans crainte. En effet, l’évangélisation n’est pas d’abord notre initiative et elle ne dépend pas d’abord de nos talents, mais elle est une réponse confiante et obéissante à l’appel de Dieu. Par conséquent, elle se fonde avant tout sur sa force et non sur la nôtre. Saint Paul lui-même en a fait l’expérience : « Ce trésor, nous, les Apôtres, nous le portons en nous comme dans des poteries sans valeur; ainsi, on voit bien que cette puissance extraordinaire ne vient pas de nous, mais de Dieu. » (2 Co 4, 9)

C’est pourquoi, je vous exhorte à vous enraciner dans la prière et dans les Sacrements. L’évangélisation authentique naît toujours de la prière et est portée par la prière. Il nous faut d’abord parler avec Dieu pour pouvoir parler de Dieu. Dans la prière, nous présentons au Seigneur les personnes vers qui nous sommes envoyés. Nous le supplions de toucher leurs cœurs. Et nous demandons à l’Esprit Saint de faire de nous les instruments de son salut pour ces personnes. Nous demandons au Christ de mettre sur nos lèvres ses paroles et de faire de nous des témoins de son amour. Et, plus largement, nous confions au Seigneur toute la mission de l’Église, selon le commandement explicite de Jésus : « Priez donc le maître de la moisson d’envoyer des ouvriers pour sa moisson. » (Mt 9, 38). Sachez trouver dans l’Eucharistie, la source de votre vie de foi et de votre témoignage chrétien, en participant assidument à la messe du dimanche et autant que vous pouvez aux messes célébrées en semaine ! Recourez souvent au sacrement de réconciliation : c’est le lieu de la rencontre précieuse avec la miséricorde de Dieu qui nous accueille, nous pardonne et renouvelle nos cœurs dans la charité. Et n’hésitez pas à recevoir le sacrement de confirmation, si vous ne l’avez pas encore reçu, vous y préparant avec soin et engagement ! Avec l’Eucharistie, c’est le sacrement par excellence de la mission, celui qui nous donne la force et l’amour de l’Esprit Saint pour professer sans crainte notre foi. Je vous encourage aussi à pratiquer l’adoration eucharistique : se recueillir dans l’écoute et le dialogue avec Jésus avec présent dans le Saint Sacrement devient le point de départ d’un nouvel élan missionnaire.

Si vous suivez ces recommandations, le Christ lui-même vous donnera d’être pleinement fidèles à sa Parole et de témoigner de lui avec franchise et courage. Parfois vous serez appelés à faire preuve de persévérance, spécialement lorsque la Parole de Dieu suscite des fermetures ou des oppositions. Dans certaines régions du monde, des jeunes chrétiens souffrent de ne point pouvoir témoigner publiquement de leur foi au Christ par manque de liberté religieuse. Et certains ont même déjà payé de leurs vies le prix de leur appartenance à l’Église. Je vous encourage à demeurer fermes dans la foi, sûrs que le Christ est à vos côtés dans chaque épreuve. Il vous répète : « Heureux serez-vous si l’on vous insulte, si l’on vous persécute et si l’on dit faussement toute sorte de mal contre vous, à cause de moi. Réjouissez-vous, soyez dans l’allégresse, car votre récompense sera grande dans les cieux ! » (Mt 5, 11-12)

7. Avec toute l’Église

Chers jeunes, pour rester fermes dans la confession de la foi chrétienne là où vous êtes envoyés, vous avez besoin de l’Église. On n’est pas témoin de l’Évangile tout seul. Jésus a envoyé les disciples en mission ensemble. Son exhortation « Faites des disciples » est au pluriel. C’est toujours comme membres de la communauté chrétienne que nous témoignons. Et notre mission est fécondée par la communion que nous vivons dans l’Église : c’est à l’amour que nous avons les uns pour les autres, que l’on reconnaîtra que nous sommes disciples de Jésus (cf. Jn 13, 35). Je loue Dieu pour la précieuse œuvre d’évangélisation de nos communautés chrétiennes, de nos paroisses et de nos mouvements ecclésiaux. Les fruits de cette mission appartiennent à toute l’Église : « l’un sème, l’autre moissonne » disait Jésus (Jn 4, 38).

À cet égard, je ne peux que rendre grâce pour le don si grand des missionnaires, qui offrent toute leur vie pour l’annonce de l’Évangile aux quatre coins du monde. De même, je bénis Dieu pour les prêtres et les personnes consacrées, qui se donnent sans compter pour que le Christ Jésus soit annoncé et aimé. Et je désire ici encourager les jeunes qui se sentent appelés par Dieu à s’engager dans ces vocations avec enthousiasme : « Il y a plus de bonheur à donner qu’à recevoir ! » (Ac 20, 35) A ceux qui ont tout quitté pour le suivre, Jésus a promis le centuple et la vie éternelle ! (Cf. Mt 19, 29)

Je rends grâce aussi pour tous les laïcs qui ont à cœur de vivre leur quotidien comme une mission, là où ils se trouvent, dans leur famille et sur leur lieu de travail afin que le Christ soit aimé et servi, et que le Royaume de Dieu grandisse. Je pense en particulier à tous ceux qui travaillent dans le domaine de l’éducation, de la santé, de l’entreprise, de la politique et de l’économie, et dans tant d’autres domaines de l’apostolat des laïcs. Le Christ a besoin de votre engagement et de votre témoignage. Que rien – ni les difficultés, ni les incompréhensions – ne vous fasse renoncer à annoncer l’Evangile du Christ dans les lieux où vous êtes : chacun de vous est précieux dans la grande mosaïque de l’évangélisation !

8. « Me voici, Seigneur ! »

En conclusion, chers jeunes, je voudrais vous exhorter à entendre au plus profond de vous-mêmes l’appel du Christ à annoncer son Évangile. Comme l’indique si bien la grande statue de Rio, son Cœur est brûlant d’amour pour tous les hommes, sans distinction, et ses bras ouverts veulent rejoindre tous les hommes. Devenez le cœur et les bras de Jésus ! Allez témoigner de son amour, soyez les nouveaux missionnaires animés par l’amour et le sens de l’accueil ! Suivez l’exemple des grands missionnaires de l’Eglise tels que Saint François Xavier et bien d’autres.

Au terme de la Journée Mondiale de la Jeunesse à Madrid, j’ai eu la joie de bénir quelques jeunes des différents continents qui partaient en mission. Ils représentaient les très nombreux jeunes qui, à la suite du prophète Isaïe, disent au Seigneur : « Me voici, envoie-moi ! » (Is 6, 8). L’Église vous fait confiance et vous remercie profondément pour la joie et le dynamisme que vous lui apportez. Déployez tous vos talents avec générosité au service de l’annonce de l’Évangile. Nous savons que l’Esprit Saint se donne à profusion à ceux qui acceptent, avec un cœur humble, de se rendre disponibles pour l’annonce de l’Évangile. Et vous, soyez sans crainte : Jésus, le Sauveur du monde, est avec nous, tous les jours jusqu’à la fin du monde (cf. Mt 28, 20).

Cet appel que j’adresse à tous les jeunes du monde entier, prend un relief particulier pour vous, chers jeunes d’Amérique Latine. En effet, lors de la Vème Conférence Générale de l’Episcopat Latino-Américain qui s’est tenue à Aparecida en 2007, les Evêques ont lancé une « mission continentale ». Et les jeunes, qui représentent la majorité de la population de ce continent, constituent un potentiel important et précieux pour l’Eglise et la société. Soyez donc les premiers missionnaires ! Et, alors que la Journée Mondiale de la Jeunesse se déroule en Amérique Latine, j’exhorte tous les jeunes de ce continent : transmettez à vos jeunes amis du monde entier l’enthousiasme de votre foi !

Que la Vierge Marie, Etoile de la Nouvelle Évangélisation, invoquée aussi sous le nom de Notre-Dame d’Aparecida et de Notre-Dame de Guadalupe, accompagne chacun de vous dans sa mission de témoin de l’Amour de Dieu ! De tout cœur, j’accorde à chacun de vous ma bénédiction apostolique.

Du Vatican, le 18 octobre 2012

BENEDICTUS PP. XVI

[01516-03.01] [Texte original: Italien]

TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE

"Go and make disciples of all nations!" (cf. Mt 28:19)

Dear young friends,

I greet all of you with great joy and affection. I am sure that many of you returned from World Youth Day in Madrid all the more "planted and built up in Jesus Christ, firm in the faith" (cf. Col 2:7). This year in our Dioceses we celebrated the joy of being Christians, taking as our theme: "Rejoice in the Lord always" (Phil 4:4). And now we are preparing for the next World Youth Day, which will take place in Rio de Janeiro, Brazil, in July 2013.

Before all else, I invite you once more to take part in this important event. The celebrated statue of Christ the Redeemer overlooking that beautiful Brazilian city will be an eloquent symbol for us. Christ’s open arms are a sign of his willingness to embrace all those who come to him, and his heart represents his immense love for everyone and for each of you. Let yourselves be drawn to Christ! Experience this encounter along with all the other young people who will converge on Rio for the next World Youth Day! Accept Christ’s love and you will be the witnesses so needed by our world.

I invite you to prepare for World Youth Day in Rio de Janeiro by meditating even now on the theme of the meeting: "Go and make disciples of all nations!" (cf. Mt 28:19). This is the great missionary mandate that Christ gave the whole Church, and today, two thousand years later, it remains as urgent as ever. This mandate should resound powerfully in your hearts. The year of preparation for the gathering in Rio coincides with the Year of Faith, which began with the Synod of Bishops devoted to "The New Evangelization for the Transmission of the Christian Faith". I am happy that you too, dear young people, are involved in this missionary outreach on the part of the whole Church. To make Christ known is the most precious gift that you can give to others.

1. A pressing call

History shows how many young people, by their generous gift of self, made a great contribution to the Kingdom of God and the development of this world by proclaiming the Gospel. Filled with enthusiasm, they brought the Good News of God’s Love made manifest in Christ; they used the means and possibilities then available, which were far inferior to those we have today. One example which comes to mind is Blessed José de Anchieta. He was a young Spanish Jesuit of the sixteenth century who went as a missionary to Brazil before he was twenty years old and became a great apostle of the New World. But I also think of those among yourselves who are generously devoted to the Church’s mission. I saw a wonderful testimony of this at World Youth Day in Madrid, particularly at the meeting with volunteers.

Many young people today seriously question whether life is something good, and have a hard time finding their way. More generally, however, young people look at the difficulties of our world and ask themselves: is there anything I can do? The light of faith illumines this darkness. It helps us to understand that every human life is priceless because each of us is the fruit of God’s love. God loves everyone, even those who have fallen away from him or disregard him. God waits patiently. Indeed, God gave his Son to die and rise again in order to free us radically from evil. Christ sent his disciples forth to bring this joyful message of salvation and new life to all people everywhere.

The Church, in continuing this mission of evangelization, is also counting on you. Dear young people, you are the first missionaries among your contemporaries! At the end of the Second Vatican Council – whose fiftieth anniversary we are celebrating this year – the Servant of God Paul VI consigned a message to the youth of the world. It began: "It is to you, young men and women of the world, that the Council wishes to address its final message. For it is you who are to receive the torch from the hands of your elders and to live in the world at the period of the most massive transformations ever realized in its history. It is you who, taking up the best of the example and the teaching of your parents and your teachers, will shape the society of tomorrow. You will either be saved or perish with it". It concluded with the words: "Build with enthusiasm a better world than what we have today!" (Message to Young People, 8 December 1965).

Dear friends, this invitation remains timely. We are passing through a very particular period of history. Technical advances have given us unprecedented possibilities for interaction between people and nations. But the globalization of these relationships will be positive and help the world to grow in humanity only if it is founded on love rather than on materialism. Love is the only thing that can fill hearts and bring people together. God is love. When we forget God, we lose hope and become unable to love others. That is why it is so necessary to testify to God’s presence so that others can experience it. The salvation of humanity depends on this, as well as the salvation of each of us. Anyone who understands this can only exclaim with Saint Paul: "Woe to me if I do not preach the gospel!" (1 Cor 9:16).

2. Become Christ’s disciples

This missionary vocation comes to you for another reason as well, and that is because it is necessary for our personal journey in faith. Blessed John Paul II wrote that "faith is strengthened when it is given to others!" (Redemptoris Missio, 2). When you proclaim the Gospel, you yourselves grow as you become more deeply rooted in Christ and mature as Christians. Missionary commitment is an essential dimension of faith. We cannot be true believers if we do not evangelize. The proclamation of the Gospel can only be the result of the joy that comes from meeting Christ and finding in him the rock on which our lives can be built. When you work to help others and proclaim the Gospel to them, then your own lives, so often fragmented because of your many activities, will find their unity in the Lord. You will also build up your own selves, and you will grow and mature in humanity.

What does it mean to be a missionary? Above all, it means being a disciple of Christ. It means listening ever anew to the invitation to follow him and look to him: "Learn from me, for I am gentle and humble in heart" (Mt 11:29). A disciple is a person attentive to Jesus’ word (cf. Lk 10:39), someone who acknowledges that Jesus is the Teacher who has loved us so much that he gave his life for us. Each one of you, therefore, should let yourself be shaped by God’s word every day. This will make you friends of the Lord Jesus and enable you to lead other young people to friendship with him.

I encourage you to think of the gifts you have received from God so that you can pass them on to others in turn. Learn to reread your personal history. Be conscious of the wonderful legacy passed down to you from previous generations. So many faith-filled people have been courageous in handing down the faith in the face of trials and incomprehension. Let us never forget that we are links in a great chain of men and women who have transmitted the truth of the faith and who depend on us to pass it on to others. Being a missionary presupposes knowledge of this legacy, which is the faith of the Church. It is necessary to know what you believe in, so that you can proclaim it. As I wrote in the introduction to the YouCat, the catechism for young people that I gave you at World Youth Day in Madrid, "you need to know your faith with that same precision with which an IT specialist knows the inner workings of a computer. You need to understand it like a good musician knows the piece he is playing. Yes, you need to be more deeply rooted in the faith than the generation of your parents so that you can engage the challenges and temptations of this time with strength and determination" (Foreward).

3. Go forth!

Jesus sent his disciples forth on mission with this command: "Go into all the world and proclaim the good news to the whole creation. The one who believes and is baptized will be saved" (Mk 16:15-16). To evangelize means to bring the Good News of salvation to others and to let them know that this Good News is a person: Jesus Christ. When I meet him, when I discover how much I am loved by God and saved by God, I begin to feel not only the desire, but also the need to make God known to others. At the beginning of John’s Gospel we see how Andrew, immediately after he met Jesus, ran off to fetch his brother Simon (cf. 1:40-42). Evangelization always begins with an encounter with the Lord Jesus. Those who come to Jesus and have experienced his love, immediately want to share the beauty of the meeting and the joy born of his friendship. The more we know Christ, the more we want to talk about him. The more we speak with Christ, the more we want to speak about him. The more we are won over by Christ, the more we want to draw others to him.

Through Baptism, which brings us to new life, the Holy Spirit abides in us and inflames our minds and hearts. The Spirit shows us how to know God and to enter into ever deeper friendship with Christ. It is the Spirit who encourages us to do good, to serve others and to give of ourselves. Through Confirmation we are strengthened by the gifts of the Spirit so that we can bear witness to the Gospel in an increasingly mature way. It is the Spirit of love, therefore, who is the driving force behind our mission. The Spirit impels us to go out from ourselves and to "go forth" to evangelize. Dear young people, allow yourselves to be led on by the power of God’s love. Let that love overcome the tendency to remain enclosed in your own world with your own problems and your own habits. Have the courage to "go out" from yourselves in order to "go forth" towards others and to show them the way to an encounter with God.

4. Gather all nations

The risen Christ sent his disciples forth to bear witness to his saving presence before all the nations, because God in his superabundant love wants everyone to be saved and no one to be lost. By his loving sacrifice on the cross, Jesus opened up the way for every man and woman to come to know God and enter into a communion of love with him. He formed a community of disciples to bring the saving message of the Gospel to the ends of the earth and to reach men and women in every time and place. Let us make God’s desire our own!

Dear friends, open your eyes and look around you. So many young people no longer see any meaning in their lives. Go forth! Christ needs you too. Let yourselves be caught up and drawn along by his love. Be at the service of this immense love, so it can reach out to everyone, especially to those "far away". Some people are far away geographically, but others are far away because their way of life has no place for God. Some people have not yet personally received the Gospel, while others have been given it, but live as if God did not exist. Let us open our hearts to everyone. Let us enter into conversation in simplicity and respect. If this conversation is held in true friendship, it will bear fruit. The "nations" that we are invited to reach out to are not only other countries in the world. They are also the different areas of our lives, such as our families, communities, places of study and work, groups of friends and places where we spend our free time. The joyful proclamation of the Gospel is meant for all the areas of our lives, without exception.

I would like to emphasize two areas where your missionary commitment is all the more necessary. Dear young people, the first is the field of social communications, particularly the world of the internet. As I mentioned to you on another occasion: "I ask you to introduce into the culture of this new environment of communications and information technology the values on which you have built your lives. [...] It falls, in particular, to young people, who have an almost spontaneous affinity for the new means of communication, to take on the responsibility for the evangelization of this ‘digital continent’" (Message for the 43rd World Communications Day, 24 May 2009). Learn how to use these media wisely. Be aware of the hidden dangers they contain, especially the risk of addiction, of confusing the real world with the virtual, and of replacing direct and personal encounters and dialogue with internet contacts.

The second area is that of travel and migration. Nowadays more and more young people travel, sometimes for their studies or work, and at other times for pleasure. I am also thinking of the movements of migration which involve millions of people, very often young, who go to other regions or countries for financial or social reasons. Here too we can find providential opportunities for sharing the Gospel. Dear young people, do not be afraid to witness to your faith in these settings. It is a precious gift for those you meet when you communicate the joy of an encounter with Christ.

5. Make disciples!

I imagine that you have at times found it difficult to invite your contemporaries to an experience of faith. You have seen how many young people, especially at certain points in their life journey, desire to know Christ and to live the values of the Gospel, but also feel inadequate and incapable. What can we do? First, your closeness and your witness will themselves be a way in which God can touch their hearts. Proclaiming Christ is not only a matter of words, but something which involves one’s whole life and translates into signs of love. It is the love that Christ has poured into our hearts which makes us evangelizers. Consequently, our love must become more and more like Christ’s own love. We should always be prepared, like the Good Samaritan, to be attentive to those we meet, to listen, to be understanding and to help. In this way we can lead those who are searching for the truth and for meaning in life to God’s house, the Church, where hope and salvation abide (cf. Lk 10:29-37). Dear friends, never forget that the first act of love that you can do for others is to share the source of our hope. If we do not give them God, we give them too little! Jesus commanded his Apostles: "Go and make disciples of all nations, baptizing them in the name of the Father and of the Son and of the Holy Spirit, and teaching them to obey everything I have commanded you." (Mt 28:19-20). The main way that we have to "make disciples" is through Baptism and catechesis. This means leading the people we are evangelizing to encounter the living Christ above all in his word and in the sacraments. In this way they can believe in him, they can come to know God and to live in his grace. I would like each of you to ask yourself: Have I ever had the courage to propose Baptism to young people who have not received it? Have I ever invited anyone to embark on a journey of discovery of the Christian faith? Dear friends, do not be afraid to suggest an encounter with Christ to people of your own age. Ask the Holy Spirit for help. The Spirit will show you the way to know and love Christ even more fully, and to be creative in spreading the Gospel.

6. Firm in the faith

When faced with difficulties in the mission of evangelizing, perhaps you will be tempted to say, like the prophet Jeremiah: "Ah, Lord God! Behold, I do not know how to speak, for I am only a youth". But God will say to you too: "Do not say, ‘I am only a youth’; for to all to whom I send you you shall go" (Jer 1:6-7). Whenever you feel inadequate, incapable and weak in proclaiming and witnessing to the faith, do not be afraid. Evangelization is not our initiative, and it does not depend on our talents. It is a faithful and obedient response to God’s call and so it is not based on our power but on God’s. Saint Paul knew this from experience: "But we have this treasure in earthen vessels, to show that the transcendent power belongs to God and not to us" (2 Cor 4:7).

For this reason, I encourage you to make prayer and the sacraments your foundation. Authentic evangelization is born of prayer and sustained by prayer. We must first speak with God in order to be able to speak about God. In prayer, we entrust to the Lord the people to whom we have been sent, asking him to touch their hearts. We ask the Holy Spirit to make us his instruments for their salvation. We ask Christ to put his words on our lips and to make us signs of his love. In a more general way, we pray for the mission of the whole Church, as Jesus explicitly asked us: "Pray therefore the Lord of the harvest to send out labourers into his harvest" (Mt 9:38). Find in the Eucharist the wellspring of your life of faith and Christian witness, regularly attending Mass each Sunday and whenever you can during the week. Approach the sacrament of Reconciliation frequently. It is a very special encounter with God’s mercy in which he welcomes us, forgives us and renews our hearts in charity. Make an effort to receive the Sacrament of Confirmation if you have not already done so, and prepare yourselves for it with care and commitment. Confirmation is, like the Eucharist, a sacrament of mission, for it gives us the strength and love of the Holy Spirit to profess fearlessly our faith. I also encourage you to practise Eucharistic adoration. Time spent in listening and talking with Jesus present in the Blessed Sacrament becomes a source of new missionary enthusiasm.

If you follow this path, Christ himself will give you the ability to be completely faithful to his word and to bear faithful and courageous witness to him. At times you will be called to give proof of your perseverance, particularly when the word of God is met with rejection or opposition. In certain areas of the world, some of you suffer from the fact that you cannot bear public witness to your faith in Christ due to the lack of religious freedom. Some have already paid with their lives the price of belonging to the Church. I ask you to remain firm in the faith, confident that Christ is at your side in every trial. To you too he says: "Blessed are you when people revile you and persecute you and utter all kinds of evil against you on my account. Rejoice and be glad, for your reward is great in heaven" (Mt 5:11-12).

7. With the whole Church

Dear young people, if you are to remain firm in professing the Christian faith wherever you are sent, you need the Church. No one can bear witness to the Gospel alone. Jesus sent forth his disciples on mission together. He spoke to them in the plural when he said: "Make disciples". Our witness is always given as members of the Christian community, and our mission is made fruitful by the communion lived in the Church. It is by our unity and love for one another that others will recognize us as Christ’s disciples (cf. Jn 13:35). I thank God for the wonderful work of evangelization being carried out by our Christian communities, our parishes and our ecclesial movements. The fruits of this evangelization belong to the whole Church. As Jesus said: "One sows and another reaps" (Jn 4:37).

Here I cannot fail to express my gratitude for the great gift of missionaries, who devote themselves completely to proclaiming the Gospel to the ends of the earth. I also thank the Lord for priests and consecrated persons, who give themselves totally so that Jesus Christ will be proclaimed and loved. Here I would like to encourage young people who are called by God to commit themselves with enthusiasm to these vocations: "It is more blessed to give than to receive" (Acts 20:35). To those who leave everything to follow him, Jesus promised a hundredfold as much and eternal life besides (cf. Mt 19:29).

I also give thanks for all those lay men and women who do their best to live their daily lives as mission wherever they find themselves, at home or at work, so that Christ will be loved and served and that the Kingdom of God will grow. I think especially of all those who work in the fields of education, health care, business, politics and finance, and in the many other areas of the lay apostolate. Christ needs your commitment and your witness. Let nothing – whether difficulties or lack of understanding – discourage you from bringing the Gospel of Christ wherever you find yourselves. Each of you is a precious piece in the great mosaic of evangelization!

8. "Here I am, Lord!"

Finally, dear young people, I would ask all of you to hear, in the depths of your heart, Jesus’ call to proclaim his Gospel. As the great statue of Christ the Redeemer in Rio de Janeiro shows, his heart is open with love for each and every person, and his arms are open wide to reach out to everyone. Be yourselves the heart and arms of Jesus! Go forth and bear witness to his love! Be a new generation of missionaries, impelled by love and openness to all! Follow the example of the Church’s great missionaries like Saint Francis Xavier and so many others.

At the conclusion of World Youth Day in Madrid, I blessed a number of young people from the different continents who were going forth on mission. They represented all those young people who, echoing the words of the prophet Isaiah, have said to the Lord: "Here I am. Send me!" (Is 6:8). The Church has confidence in you and she thanks you for the joy and energy that you contribute. Generously put your talents to use in the service of the proclamation of the Gospel! We know that the Holy Spirit is granted to those who open their hearts to this proclamation. And do not be afraid: Jesus, the Saviour of the world, is with us every day until the end of time (cf. Mt 28:20).

This call, which I make to the youth of the whole world, has a particular resonance for you, dear young people of Latin America! During the Fifth General Conference of the Latin American Bishops, in Aparecida in 2007, the Bishops launched a "continental mission". Young people form a majority of the population in South America and they are an important and precious resource for the Church and society. Be in the first line of missionaries! Now that World Youth Day is coming back to Latin America, I ask you, the young people on the continent, to transmit the enthusiasm of your faith to your contemporaries from all over the world!

May Our Lady, Star of the New Evangelization, whom we also invoke under the titles of Our Lady of Aparecida and Our Lady of Guadalupe, accompany each of you in your mission as a witness to God’s love. To all of you, with particular affection, I impart my Apostolic Blessing.

From the Vatican, 18 October 2012

BENEDICTUS PP. XVI

[01516-02.01] [Original text: Italian]

TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA 

Id y haced discípulos a todos los pueblos (cf. Mt 28,19)

Queridos jóvenes:

Quiero haceros llegar a todos un saludo lleno de alegría y afecto. Estoy seguro de que la mayoría de vosotros habéis regresado de la Jornada Mundial de la Juventud de Madrid «arraigados y edificados en Cristo, firmes en la fe» (cf. Col 2,7). En este año hemos celebrado en las diferentes diócesis la alegría de ser cristianos, inspirados por el tema: «Alegraos siempre en el Señor» (Flp 4,4). Y ahora nos estamos preparando para la próxima Jornada Mundial, que se celebrará en Río de Janeiro, en Brasil, en el mes de julio de 2013.

Quisiera renovaros ante todo mi invitación a que participéis en esta importante cita. La célebre estatua del Cristo Redentor, que domina aquella hermosa ciudad brasileña, será su símbolo elocuente. Sus brazos abiertos son el signo de la acogida que el Señor regala a cuantos acuden a él, y su corazón representa el inmenso amor que tiene por cada uno de vosotros. ¡Dejaos atraer por él! ¡Vivid esta experiencia del encuentro con Cristo, junto a tantos otros jóvenes que se reunirán en Río para el próximo encuentro mundial! Dejaos amar por él y seréis los testigos que el mundo tanto necesita.

Os invito a que os preparéis a la Jornada Mundial de Río de Janeiro meditando desde ahora sobre el tema del encuentro: Id y haced discípulos a todos los pueblos (cf. Mt 28,19). Se trata de la gran exhortación misionera que Cristo dejó a toda la Iglesia y que sigue siendo actual también hoy, dos mil años después. Esta llamada misionera tiene que resonar ahora con fuerza en vuestros corazones. El año de preparación para el encuentro de Río coincide con el Año de la Fe, al comienzo del cual el Sínodo de los Obispos ha dedicado sus trabajos a «La nueva evangelización para la transmisión de la fe cristiana». Por ello, queridos jóvenes, me alegro que también vosotros os impliquéis en este impulso misionero de toda la Iglesia: dar a conocer a Cristo, que es el don más precioso que podéis dar a los demás.

1. Una llamada apremiante

La historia nos ha mostrado cuántos jóvenes, por medio del generoso don de sí mismos y anunciando el Evangelio, han contribuido enormemente al Reino de Dios y al desarrollo de este mundo. Con gran entusiasmo, han llevado la Buena Nueva del Amor de Dios, que se ha manifestado en Cristo, con medios y posibilidades muy inferiores con respecto a los que disponemos hoy. Pienso, por ejemplo, en el beato José de Anchieta, joven jesuita español del siglo XVI, que partió a las misiones en Brasil cuando tenía menos de veinte años y se convirtió en un gran apóstol del Nuevo Mundo. Pero pienso también en los que os dedicáis generosamente a la misión de la Iglesia. De ello obtuve un sorprendente testimonio en la Jornada Mundial de Madrid, sobre todo en el encuentro con los voluntarios.

Hay muchos jóvenes hoy que dudan profundamente de que la vida sea un don y no ven con claridad su camino. Ante las dificultades del mundo contemporáneo, muchos se preguntan con frecuencia: ¿Qué puedo hacer? La luz de la fe ilumina esta oscuridad, nos hace comprender que cada existencia tiene un valor inestimable, porque es fruto del amor de Dios. Él ama también a quien se ha alejado de él; tiene paciencia y espera, es más, él ha entregado a su Hijo, muerto y resucitado, para que nos libere radicalmente del mal. Y Cristo ha enviado a sus discípulos para que lleven a todos los pueblos este gozoso anuncio de salvación y de vida nueva.

En su misión de evangelización, la Iglesia cuenta con vosotros. Queridos jóvenes: Vosotros sois los primeros misioneros entre los jóvenes. Al final del Concilio Vaticano II, cuyo 50º aniversario estamos celebrando en este año, el siervo de Dios Pablo VI entregó a los jóvenes del mundo un Mensaje que empezaba con estas palabras: «A vosotros, los jóvenes de uno y otro sexo del mundo entero, el Concilio quiere dirigir su último mensaje. Pues sois vosotros los que vais a recoger la antorcha de manos de vuestros mayores y a vivir en el mundo en el momento de las más gigantescas transformaciones de su historia. Sois vosotros quienes, recogiendo lo mejor del ejemplo y las enseñanzas de vuestros padres y maestros, vais a formar la sociedad de mañana; os salvaréis o pereceréis con ella». Concluía con una llamada: «¡Construid con entusiasmo un mundo mejor que el de vuestros mayores!» (Mensaje a los Jóvenes, 8 de diciembre de 1965).

Queridos jóvenes, esta invitación es de gran actualidad. Estamos atravesando un período histórico muy particular. El progreso técnico nos ha ofrecido posibilidades inauditas de interacción entre los hombres y la población, mas la globalización de estas relaciones sólo será positiva y hará crecer el mundo en humanidad si se basa no en el materialismo sino en el amor, que es la única realidad capaz de colmar el corazón de cada uno y de unir a las personas. Dios es amor. El hombre que se olvida de Dios se queda sin esperanza y es incapaz de amar a su semejante. Por ello, es urgente testimoniar la presencia de Dios, para que cada uno la pueda experimentar. La salvación de la humanidad y la salvación de cada uno de nosotros están en juego. Quien comprenda esta necesidad, sólo podrá exclamar con Pablo: «¡Ay de mí si no anuncio el Evangelio!» (1Co 9,16).

2. Sed discípulos de Cristo

Esta llamada misionera se os dirige también por otra razón: Es necesaria para vuestro camino de fe personal. El beato Juan Pablo II escribió: «La fe se refuerza dándola» (Enc. Redemptoris Missio, 2). Al anunciar el Evangelio vosotros mismos crecéis arraigándoos cada vez más profundamente en Cristo, os convertís en cristianos maduros. El compromiso misionero es una dimensión esencial de la fe; no se puede ser un verdadero creyente si no se evangeliza. El anuncio del Evangelio no puede ser más que la consecuencia de la alegría de haber encontrado en Cristo la roca sobre la que construir la propia existencia. Esforzándoos en servir a los demás y en anunciarles el Evangelio, vuestra vida, a menudo dispersa en diversas actividades, encontrará su unidad en el Señor, os construiréis también vosotros mismos, creceréis y maduraréis en humanidad.

¿Qué significa ser misioneros? Significa ante todo ser discípulos de Cristo, escuchar una y otra vez la invitación a seguirle, la invitación a mirarle: «Aprended de mí, que soy manso y humilde de corazón» (Mt 11,29). Un discípulo es, de hecho, una persona que se pone a la escucha de la palabra de Jesús (cf. Lc 10,39), al que se reconoce como el buen Maestro que nos ha amado hasta dar la vida. Por ello, se trata de que cada uno de vosotros se deje plasmar cada día por la Palabra de Dios; ésta os hará amigos del Señor Jesucristo, capaces de incorporar a otros jóvenes en esta amistad con él.

Os aconsejo que hagáis memoria de los dones recibidos de Dios para transmitirlos a su vez. Aprended a leer vuestra historia personal, tomad también conciencia de la maravillosa herencia de las generaciones que os han precedido: Numerosos creyentes nos han transmitido la fe con valentía, enfrentándose a pruebas e incomprensiones. No olvidemos nunca que formamos parte de una enorme cadena de hombres y mujeres que nos han transmitido la verdad de la fe y que cuentan con nosotros para que otros la reciban. El ser misioneros presupone el conocimiento de este patrimonio recibido, que es la fe de la Iglesia. Es necesario conocer aquello en lo que se cree, para poder anunciarlo. Como escribí en la introducción de YouCat, el catecismo para jóvenes que os regalé en el Encuentro Mundial de Madrid, «tenéis que conocer vuestra fe de forma tan precisa como un especialista en informática conoce el sistema operativo de su ordenador, como un buen músico conoce su pieza musical. Sí, tenéis que estar más profundamente enraizados en la fe que la generación de vuestros padres, para poder enfrentaros a los retos y tentaciones de este tiempo con fuerza y decisión» (Prólogo).

3. Id

Jesús envió a sus discípulos en misión con este encargo: «Id al mundo entero y proclamad el Evangelio a toda la creación. El que crea y sea bautizado se salvará» (Mc 16,15-16). Evangelizar significa llevar a los demás la Buena Nueva de la salvación y esta Buena Nueva es una persona: Jesucristo. Cuando le encuentro, cuando descubro hasta qué punto soy amado por Dios y salvado por él, nace en mí no sólo el deseo, sino la necesidad de darlo a conocer a otros. Al principio del Evangelio de Juan vemos a Andrés que, después de haber encontrado a Jesús, se da prisa para llevarle a su hermano Simón (cf. Jn 1,40-42). La evangelización parte siempre del encuentro con Cristo, el Señor. Quien se ha acercado a él y ha hecho la experiencia de su amor, quiere compartir en seguida la belleza de este encuentro que nace de esta amistad. Cuanto más conocemos a Cristo, más deseamos anunciarlo. Cuanto más hablamos con él, más deseamos hablar de él. Cuanto más nos hemos dejado conquistar, más deseamos llevar a otros hacia él.

Por medio del bautismo, que nos hace nacer a una vida nueva, el Espíritu Santo se establece en nosotros e inflama nuestra mente y nuestro corazón. Es él quien nos guía a conocer a Dios y a entablar una amistad cada vez más profunda con Cristo; es el Espíritu quien nos impulsa a hacer el bien, a servir a los demás, a entregarnos. Mediante la confirmación somos fortalecidos por sus dones para testimoniar el Evangelio con más madurez cada vez. El alma de la misión es el Espíritu de amor, que nos empuja a salir de nosotros mismos, para «ir» y evangelizar. Queridos jóvenes, dejaos conducir por la fuerza del amor de Dios, dejad que este amor venza la tendencia a encerrarse en el propio mundo, en los propios problemas, en las propias costumbres. Tened el valor de «salir» de vosotros mismos hacia los demás y guiarlos hasta el encuentro con Dios.

4. Llegad a todos los pueblos

Cristo resucitado envió a sus discípulos a testimoniar su presencia salvadora a todos los pueblos, porque Dios, en su amor sobreabundante, quiere que todos se salven y que nadie se pierda. Con el sacrificio de amor de la Cruz, Jesús abrió el camino para que cada hombre y cada mujer puedan conocer a Dios y entrar en comunión de amor con él. Él constituyó una comunidad de discípulos para llevar el anuncio de salvación del Evangelio hasta los confines de la tierra, para llegar a los hombres y mujeres de cada lugar y de todo tiempo.¡Hagamos nuestro este deseo de Jesús!

Queridos amigos, abrid los ojos y mirad en torno a vosotros. Hay muchos jóvenes que han perdido el sentido de su existencia. ¡Id! Cristo también os necesita. Dejaos llevar por su amor, sed instrumentos de este amor inmenso, para que llegue a todos, especialmente a los que están «lejos». Algunos están lejos geográficamente, mientras que otros están lejos porque su cultura no deja espacio a Dios; algunos aún no han acogido personalmente el Evangelio, otros, en cambio, a pesar de haberlo recibido, viven como si Dios no existiese. Abramos a todos las puertas de nuestro corazón; intentemos entrar en diálogo con ellos, con sencillez y respeto mutuo. Este diálogo, si es vivido con verdadera amistad, dará fruto. Los «pueblos» a los que hemos sido enviados no son sólo los demás países del mundo, sino también los diferentes ámbitos de la vida: las familias, los barrios, los ambientes de estudio o trabajo, los grupos de amigos y los lugares de ocio. El anuncio gozoso del Evangelio está destinado a todos los ambientes de nuestra vida, sin exclusión.

Quisiera subrayar dos campos en los que debéis vivir con especial atención vuestro compromiso misionero. El primero es el de las comunicaciones sociales, en particular el mundo de Internet. Queridos jóvenes, como ya os dije en otra ocasión, «sentíos comprometidos a sembrar en la cultura de este nuevo ambiente comunicativo e informativo los valores sobre los que se apoya vuestra vida. […] A vosotros, jóvenes, que casi espontáneamente os sentís en sintonía con estos nuevos medios de comunicación, os corresponde de manera particular la tarea de evangelizar este "continente digital"» (Mensaje para la XLIII Jornada Mundial de las Comunicaciones Sociales, 24 mayo 2009). Por ello, sabed usar con sabiduría este medio, considerando también las insidias que contiene, en particular el riesgo de la dependencia, de confundir el mundo real con el virtual, de sustituir el encuentro y el diálogo directo con las personas con los contactos en la red.

El segundo ámbito es el de la movilidad. Hoy son cada vez más numerosos los jóvenes que viajan, tanto por motivos de estudio, trabajo o diversión. Pero pienso también en todos los movimientos migratorios, con los que millones de personas, a menudo jóvenes, se trasladan y cambian de región o país por motivos económicos o sociales. También estos fenómenos pueden convertirse en ocasiones providenciales para la difusión del Evangelio. Queridos jóvenes, no tengáis miedo en testimoniar vuestra fe también en estos contextos; comunicar la alegría del encuentro con Cristo es un don precioso para aquellos con los que os encontráis.

5. Haced discípulos

Pienso que a menudo habéis experimentado la dificultad de que vuestros coetáneos participen en la experiencia de la fe. A menudo habréis constatado cómo en muchos jóvenes, especialmente en ciertas fases del camino de la vida, está el deseo de conocer a Cristo y vivir los valores del Evangelio, pero no se sienten idóneos y capaces. ¿Qué se puede hacer? Sobre todo, con vuestra cercanía y vuestro sencillo testimonio abrís una brecha a través de la cual Dios puede tocar sus corazones. El anuncio de Cristo no consiste sólo en palabras, sino que debe implicar toda la vida y traducirse en gestos de amor. Es el amor que Cristo ha infundido en nosotros el que nos hace evangelizadores; nuestro amor debe conformarse cada vez más con el suyo. Como el buen samaritano, debemos tratar con atención a los que encontramos, debemos saber escuchar, comprender y ayudar, para poder guiar a quien busca la verdad y el sentido de la vida hacia la casa de Dios, que es la Iglesia, donde se encuentra la esperanza y la salvación (cf. Lc 10,29-37). Queridos amigos, nunca olvidéis que el primer acto de amor que podéis hacer hacia el prójimo es el de compartir la fuente de nuestra esperanza: Quien no da a Dios, da muy poco. Jesús ordena a sus apóstoles: «Haced discípulos a todos los pueblos, bautizándolos en el nombre del Padre y del Hijo y del Espíritu Santo; enseñándoles a guardar todo lo que os he mandado» (Mt 28,19-20). Los medios que tenemos para «hacer discípulos» son principalmente el bautismo y la catequesis. Esto significa que debemos conducir a las personas que estamos evangelizando para que encuentren a Cristo vivo, en modo particular en su Palabra y en los sacramentos. De este modo podrán creer en él, conocerán a Dios y vivirán de su gracia. Quisiera que cada uno se preguntase: ¿He tenido alguna vez el valor de proponer el bautismo a los jóvenes que aún no lo han recibido? ¿He invitado a alguien a seguir un camino para descubrir la fe cristiana? Queridos amigos, no tengáis miedo de proponer a vuestros coetáneos el encuentro con Cristo. Invocad al Espíritu Santo: Él os guiará para poder entrar cada vez más en el conocimiento y el amor de Cristo y os hará creativos para transmitir el Evangelio.

6. Firmes en la fe

Ante las dificultades de la misión de evangelizar, a veces tendréis la tentación de decir como el profeta Jeremías: «¡Ay, Señor, Dios mío! Mira que no sé hablar, que sólo soy un niño». Pero Dios también os contesta: «No digas que eres niño, pues irás adonde yo te envíe y dirás lo que yo te ordene» (Jr 1,6-7). Cuando os sintáis ineptos, incapaces y débiles para anunciar y testimoniar la fe, no temáis. La evangelización no es una iniciativa nuestra que dependa sobre todo de nuestros talentos, sino que es una respuesta confiada y obediente a la llamada de Dios, y por ello no se basa en nuestra fuerza, sino en la suya. Esto lo experimentó el apóstol Pablo: «Llevamos este tesoro en vasijas de barro, para que se vea que una fuerza tan extraordinaria es de Dios y no proviene de nosotros» (2Co 4,7).

Por ello os invito a que os arraiguéis en la oración y en los sacramentos. La evangelización auténtica nace siempre de la oración y está sostenida por ella. Primero tenemos que hablar con Dios para poder hablar de Dios. En la oración le encomendamos al Señor las personas a las que hemos sido enviados y le suplicamos que les toque el corazón; pedimos al Espíritu Santo que nos haga sus instrumentos para la salvación de ellos; pedimos a Cristo que ponga las palabras en nuestros labios y nos haga ser signos de su amor. En modo más general, pedimos por la misión de toda la Iglesia, según la petición explícita de Jesús: «Rogad, pues, al Señor de la mies que mande trabajadores a su mies» (Mt 9,38). Sabed encontrar en la eucaristía la fuente de vuestra vida de fe y de vuestro testimonio cristiano, participando con fidelidad en la misa dominical y cada vez que podáis durante la semana. Acudid frecuentemente al sacramento de la reconciliación, que es un encuentro precioso con la misericordia de Dios que nos acoge, nos perdona y renueva nuestros corazones en la caridad. No dudéis en recibir el sacramento de la confirmación, si aún no lo habéis recibido, preparándoos con esmero y solicitud. Es, junto con la eucaristía, el sacramento de la misión por excelencia, que nos da la fuerza y el amor del Espíritu Santo para profesar la fe sin miedo. Os aliento también a que hagáis adoración eucarística; detenerse en la escucha y el diálogo con Jesús presente en el sacramento es el punto de partida de un nuevo impulso misionero.

Si seguís por este camino, Cristo mismo os dará la capacidad de ser plenamente fieles a su Palabra y de testimoniarlo con lealtad y valor. A veces seréis llamados a demostrar vuestra perseverancia, en particular cuando la Palabra de Dios suscite oposición o cerrazón. En ciertas regiones del mundo, por la falta de libertad religiosa, algunos de vosotros sufrís por no poder dar testimonio de la propia fe en Cristo. Hay quien ya ha pagado con la vida el precio de su pertenencia a la Iglesia. Os animo a que permanezcáis firmes en la fe, seguros de que Cristo está a vuestro lado en esta prueba. Él os repite: «Bienaventurados vosotros cuando os insulten y os persigan y os calumnien de cualquier modo por mi causa. Alegraos y regocijaos, porque vuestra recompensa será grande en el cielo» (Mt 5,11-12).

7. Con toda la Iglesia

Queridos jóvenes, para permanecer firmes en la confesión de la fe cristiana allí donde habéis sido enviados, necesitáis a la Iglesia. Nadie puede ser testigo del Evangelio en solitario. Jesús envió a sus discípulos a la misión en grupos: «Haced discípulos» está puesto en plural. Por tanto, nosotros siempre damos testimonio en cuanto miembros de la comunidad cristiana; nuestra misión es fecundada por la comunión que vivimos en la Iglesia, y gracias a esa unidad y ese amor recíproco nos reconocerán como discípulos de Cristo (cf. Jn 13,35). Doy gracias a Dios por la preciosa obra de evangelización que realizan nuestras comunidades cristianas, nuestras parroquias y nuestros movimientos eclesiales. Los frutos de esta evangelización pertenecen a toda la Iglesia: «Uno siembra y otro siega» (Jn 4,37).

En este sentido, quiero dar gracias por el gran don de los misioneros, que dedican toda su vida a anunciar el Evangelio hasta los confines de la tierra. Asimismo, doy gracias al Señor por los sacerdotes y consagrados, que se entregan totalmente para que Jesucristo sea anunciado y amado. Deseo alentar aquí a los jóvenes que son llamados por Dios, a que se comprometan con entusiasmo en estas vocaciones: «Hay más dicha en dar que en recibir» (Hch 20,35). A los que dejan todo para seguirlo, Jesús ha prometido el ciento por uno y la vida eterna (cf. Mt 19,29).

También doy gracias por todos los fieles laicos que allí donde se encuentran, en familia o en el trabajo, se esmeran en vivir su vida cotidiana como una misión, para que Cristo sea amado y servido y para que crezca el Reino de Dios. Pienso, en particular, en todos los que trabajan en el campo de la educación, la sanidad, la empresa, la política y la economía y en tantos ambientes del apostolado seglar. Cristo necesita vuestro compromiso y vuestro testimonio. Que nada – ni las dificultades, ni las incomprensiones – os hagan renunciar a llevar el Evangelio de Cristo a los lugares donde os encontréis; cada uno de vosotros es valioso en el gran mosaico de la evangelización.

8. «Aquí estoy, Señor»

Queridos jóvenes, al concluir quisiera invitaros a que escuchéis en lo profundo de vosotros mismos la llamada de Jesús a anunciar su Evangelio. Como muestra la gran estatua de Cristo Redentor en Río de Janeiro, su corazón está abierto para amar a todos, sin distinción, y sus brazos están extendidos para abrazar a todos. Sed vosotros el corazón y los brazos de Jesús. Id a dar testimonio de su amor, sed los nuevos misioneros animados por el amor y la acogida. Seguid el ejemplo de los grandes misioneros de la Iglesia, como san Francisco Javier y tantos otros.

Al final de la Jornada Mundial de la Juventud en Madrid, bendije a algunos jóvenes de diversos continentes que partían en misión. Ellos representaban a tantos jóvenes que, siguiendo al profeta Isaías, dicen al Señor: «Aquí estoy, mándame» (Is 6,8). La Iglesia confía en vosotros y os agradece sinceramente el dinamismo que le dais. Usad vuestros talentos con generosidad al servicio del anuncio del Evangelio. Sabemos que el Espíritu Santo se regala a los que, en pobreza de corazón, se ponen a disposición de tal anuncio. No tengáis miedo. Jesús, Salvador del mundo, está con nosotros todos los días, hasta el fin del mundo (cf. Mt 28,20).

Esta llamada, que dirijo a los jóvenes de todo el mundo, asume una particular relevancia para vosotros, queridos jóvenes de América Latina. En la V Conferencia General del Episcopado Latinoamericano, que tuvo lugar en Aparecida en 2007, los obispos lanzaron una «misión continental». Los jóvenes, que en aquel continente constituyen la mayoría de la población, representan un potencial importante y valioso para la Iglesia y la sociedad. Sed vosotros los primeros misioneros. Ahora que la Jornada Mundial de la Juventud regresa a América Latina, exhorto a todos los jóvenes del continente: Transmitid a vuestros coetáneos del mundo entero el entusiasmo de vuestra fe.

Que la Virgen María, Estrella de la Nueva Evangelización, invocada también con las advocaciones de Nuestra Señora de Aparecida y Nuestra Señora de Guadalupe, os acompañe en vuestra misión de testigos del amor de Dios. A todos imparto, con particular afecto, mi Bendición Apostólica.

Vaticano, 18 de octubre de 2012

BENEDICTUS PP. XVI

[01516-04.01] [Texto original: Italiano]

TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE

«Ide e fazei discípulos entre as nações!» (cf. Mt 28,19)

Queridos jovens,

Desejo fazer chegar a todos vós minha saudação cheia de alegria e afeto. Tenho a certeza que muitos de vós regressastes a casa da Jornada Mundial da Juventude em Madrid mais «enraizados e edificados em Cristo, firmes na fé» (cf. Col 2,7). Este ano, inspirados pelo tema: «Alegrai-vos sempre no Senhor» (Fil 4,4) celebramos a alegria de ser cristãos nas várias Dioceses. E agora estamo-nos preparando para a próxima Jornada Mundial, que será celebrada no Rio de Janeiro, Brasil, em julho de 2013.

Desejo, em primeiro lugar, renovar a vós o convite para participardes nesse importante evento. A conhecida estátua do Cristo Redentor, que se eleva sobre àquela bela cidade brasileira, será o símbolo eloquente deste convite: seus braços abertos são o sinal da acolhida que o Senhor reservará a todos quantos vierem até Ele, e o seu coração retrata o imenso amor que Ele tem por cada um e cada uma de vós. Deixai-vos atrair por Ele! Vivei essa experiência de encontro com Cristo, junto com tantos outros jovens que se reunirão no Rio para o próximo encontro mundial! Deixai-vos amar por Ele e sereis as testemunhas de que o mundo precisa.

Convido a vos preparardes para a Jornada Mundial do Rio de Janeiro, meditando desde já sobre o tema do encontro: «Ide e fazei discípulos entre as nações» (cf. Mt 28,19). Trata-se da grande exortação missionária que Cristo deixou para toda a Igreja e que permanece atual ainda hoje, dois mil anos depois. Agora este mandato deve ressoar fortemente em vosso coração. O ano de preparação para o encontro do Rio coincide com o Ano da fé, no início do qual o Sínodo dos Bispos dedicou os seus trabalhos à «nova evangelização para a transmissão da fé cristã». Por isso me alegro que também vós, queridos jovens, sejais envolvidos neste impulso missionário de toda a Igreja: fazer conhecer Cristo é o dom mais precioso que podeis fazer aos outros.

1. Uma chamada urgente

A história mostra-nos muitos jovens que, através do dom generoso de si mesmos, contribuíram grandemente para o Reino de Deus e para o desenvolvimento deste mundo, anunciando o Evangelho. Com grande entusiasmo, levaram a Boa Nova do Amor de Deus manifestado em Cristo, com meios e possibilidades muito inferiores àqueles de que dispomos hoje em dia. Penso, por exemplo, no Beato José de Anchieta, jovem jesuíta espanhol do século XVI, que partiu em missão para o Brasil quando tinha menos de vinte anos e se tornou um grande apóstolo do Novo Mundo. Mas penso também em tantos de vós que se dedicam generosamente à missão da Igreja: disto mesmo tive um testemunho surpreendente na Jornada Mundial de Madri, em particular na reunião com os voluntários.

Hoje, não poucos jovens duvidam profundamente que a vida seja um bem, e não veem com clareza o próprio caminho. De um modo geral, diante das dificuldades do mundo contemporâneo, muitos se perguntam: E eu, que posso fazer? A luz da fé ilumina esta escuridão, nos fazendo compreender que toda existência tem um valor inestimável, porque é fruto do amor de Deus. Ele ama mesmo quem se distanciou ou esqueceu d’Ele: tem paciência e espera; mais que isso, deu o seu Filho, morto e ressuscitado, para nos libertar radicalmente do mal. E Cristo enviou os seus discípulos para levar a todos os povos este alegre anúncio de salvação e de vida nova.

A Igreja, para continuar esta missão de evangelização, conta também convosco. Queridos jovens, vós sois os primeiros missionários no meio dos jovens da vossa idade! No final do Concílio Ecumênico Vaticano II, cujo cinquentenário celebramos neste ano, o Servo de Deus Paulo VI entregou aos jovens e às jovens do mundo inteiro uma Mensagem que começava com estas palavras: «É a vós, rapazes e moças de todo o mundo, que o Concílio quer dirigir a sua última mensagem, pois sereis vós a recolher o facho das mãos dos vossos antepassados e a viver no mundo no momento das mais gigantescas transformações da sua história, sois vós quem, recolhendo o melhor do exemplo e do ensinamento dos vossos pais e mestres, ides constituir a sociedade de amanhã: salvar-vos-eis ou perecereis com ela». E concluía com um apelo: «Construí com entusiasmo um mundo melhor que o dos vossos antepassados!» (Mensagem aos jovens, 8 de dezembro de 1965).

Queridos amigos, este convite é extremamente atual. Estamos passando por um período histórico muito particular: o progresso técnico nos deu oportunidades inéditas de interação entre os homens e entre os povos, mas a globalização destas relações só será positiva e fará crescer o mundo em humanidade se estiver fundada não sobre o materialismo mas sobre o amor, a única realidade capaz de encher o coração de cada um e unir as pessoas. Deus é amor. O homem que esquece Deus fica sem esperança e se torna incapaz de amar seu semelhante. Por isso é urgente testemunhar a presença de Deus para que todos possam experimentá-la: está em jogo a salvação da humanidade, a salvação de cada um de nós. Qualquer pessoa que entenda essa necessidade, não poderá deixar de exclamar com São Paulo: «Ai de mim se eu não anunciar o Evangelho» (1 Cor 9,16).

2. Tornai-vos discípulos de Cristo

Esta chamada missionária vos é dirigida também por outro motivo: é necessário para o nosso caminho de fé pessoal. O Beato João Paulo II escrevia: «É dando a fé que ela se fortalece» (Encíclica Redemptoris missio, 2). Ao anunciar o Evangelho, vós mesmos cresceis em um enraizamento cada vez mais profundo em Cristo, vos tornais cristãos maduros. O compromisso missionário é uma dimensão essencial da fé: não se crê verdadeiramente, se não se evangeliza. E o anúncio do Evangelho não pode ser senão consequência da alegria de ter encontrado Cristo e ter descoberto n’Ele a rocha sobre a qual construir a própria existência. Comprometendo-vos no serviço aos demais e no anúncio do Evangelho, a vossa vida, muitas vezes fragmentada entre tantas atividades diversas, encontrará no Senhor a sua unidade; construir-vos-eis também a vós mesmos; crescereis e amadurecereis em humanidade.

Mas, que significa ser missionário? Significa acima de tudo ser discípulo de Cristo e ouvir sem cessar o convite a segui-Lo, o convite a fixar o olhar n’Ele: «Aprendei de mim, porque sou manso e humilde de coração» (Mt 11,29). O discípulo, de fato, é uma pessoa que se põe à escuta da Palavra de Jesus (cf. Lc 10,39), a quem reconhece como o Mestre que nos amou até o dom de sua vida. Trata-se, portanto, de cada um de vós deixar-se plasmar diariamente pela Palavra de Deus: ela vos transformará em amigos do Senhor Jesus, capazes de fazer outros jovens entrar nesta mesma amizade com Ele.

Aconselho-vos a guardar na memória os dons recebidos de Deus, para poder transmiti-los ao vosso redor. Aprendei a reler a vossa história pessoal, tomai consciência também do maravilhoso legado recebido das gerações que vos precederam: tantos cristãos nos transmitiram a fé com coragem, enfrentando obstáculos e incompreensões. Não o esqueçamos jamais! Fazemos parte de uma longa cadeia de homens e mulheres que nos transmitiram a verdade da fé e contam conosco para que outros a recebam. Ser missionário pressupõe o conhecimento deste patrimônio recebido que é a fé da Igreja: é necessário conhecer aquilo em que se crê, para podê-lo anunciar. Como escrevi na introdução do YouCat, o Catecismo para jovens que vos entreguei no Encontro Mundial de Madri, «tendes de conhecer a vossa fé como um especialista em informática domina o sistema operacional de um computador. Tendes de compreendê-la como um bom músico entende uma partitura. Sim, tendes de estar enraizados na fé ainda mais profundamente que a geração dos vossos pais, para enfrentar os desafios e as tentações deste tempo com força e determinação» (Prefácio).

3. Ide!

Jesus enviou os seus discípulos em missão com este mandato: «Ide pelo mundo inteiro e anunciai o Evangelho a toda criatura! Quem crer e for batizado será salvo» (Mc 16,15-16). Evangelizar significa levar aos outros a Boa Nova da salvação, e esta Boa Nova é uma pessoa: Jesus Cristo. Quando O encontro, quando descubro até que ponto sou amado por Deus e salvo por Ele, nasce em mim não apenas o desejo, mas a necessidade de fazê-lo conhecido pelos demais. No início do Evangelho de João, vemos como André, depois de ter encontrado Jesus, se apressa em conduzir a Ele seu irmão Simão (cf. 1,40-42). A evangelização sempre parte do encontro com o Senhor Jesus: quem se aproximou d’Ele e experimentou o seu amor, quer logo partilhar a beleza desse encontro e a alegria que nasce dessa amizade. Quanto mais conhecemos a Cristo, tanto mais queremos anunciá-lo. Quanto mais falamos com Ele, tanto mais queremos falar d’Ele. Quanto mais somos conquistados por Ele, tanto mais desejamos levar outras pessoas para Ele.

Pelo Batismo, que nos gera para a vida nova, o Espírito Santo vem habitar em nós e inflama a nossa mente e o nosso coração: é Ele que nos guia para conhecer a Deus e entrar em uma amizade sempre mais profunda com Cristo. É o Espírito que nos impulsiona a fazer o bem, servindo os outros com o dom de nós mesmos. Depois, através do sacramento da Confirmação, somos fortalecidos pelos seus dons, para testemunhar de modo sempre mais maduro o Evangelho. Assim, o Espírito de amor é a alma da missão: Ele nos impele a sair de nós mesmos para «ir» e evangelizar. Queridos jovens, deixai-vos conduzir pela força do amor de Deus, deixai que este amor vença a tendência de fechar-se no próprio mundo, nos próprios problemas, nos próprios hábitos; tende a coragem de «sair» de vós mesmos para «ir» ao encontro dos outros e guiá-los ao encontro de Deus.

4. Alcançai todos os povos

Cristo ressuscitado enviou os seus discípulos para dar testemunho de sua presença salvífica a todos os povos, porque Deus, no seu amor superabundante, quer que todos sejam salvos e ninguém se perca. Com o sacrifício de amor na Cruz, Jesus abriu o caminho para que todo homem e toda mulher possa conhecer a Deus e entrar em comunhão de amor com Ele. E constituiu uma comunidade de discípulos para levar o anúncio salvífico do Evangelho até os confins da terra, a fim de alcançar os homens e as mulheres de todos os lugares e de todos os tempos. Façamos nosso esse desejo de Deus!

Queridos amigos, estendei o olhar e vede ao vosso redor: tantos jovens perderam o sentido da sua existência. Ide! Cristo precisa de também de vós. Deixai-vos envolver pelo seu amor, sede instrumentos desse amor imenso, para que alcance a todos, especialmente aos «afastados». Alguns encontram-se geograficamente distantes, enquanto outros estão longe porque a sua cultura não dá espaço para Deus; alguns ainda não acolheram o Evangelho pessoalmente, enquanto outros, apesar de o terem recebido, vivem como se Deus não existisse. A todos abramos a porta do nosso coração; procuremos entrar em diálogo com simplicidade e respeito: este diálogo, se vivido com uma amizade verdadeira, dará seus frutos. Os «povos», aos quais somos enviados, não são apenas os outros Países do mundo, mas também os diversos âmbitos de vida: as famílias, os bairros, os ambientes de estudo ou de trabalho, os grupos de amigos e os locais de lazer. O jubiloso anúncio do Evangelho se destina a todos os âmbitos da nossa vida, sem exceção.

Gostaria de destacar dois campos, nos quais deve fazer-se ainda mais solícito o vosso empenho missionário. O primeiro é o das comunicações sociais, em particular o mundo da internet. Como tive já oportunidade de dizer-vos, queridos jovens, «senti-vos comprometidos a introduzir na cultura deste novo ambiente comunicador e informativo os valores sobre os quais assenta a vossa vida! [...] A vós, jovens, que vos encontrais quase espontaneamente em sintonia com estes novos meios de comunicação, compete de modo particular a tarefa da evangelização deste "continente digital"» (Mensagem para o XLIII Dia Mundial das Comunicações Sociais, 24 de maio de 2009). Aprendei, portanto, a usar com sabedoria este meio, levando em conta também os perigos que ele traz consigo, particularmente o risco da dependência, de confundir o mundo real com o virtual, de substituir o encontro e o diálogo direto com as pessoas por contatos na rede.

O segundo campo é o da mobilidade. Hoje são sempre mais numerosos os jovens que viajam, seja por motivos de estudo ou de trabalho, seja por diversão. Mas penso também em todos os movimentos migratórios, que levam milhões de pessoas, frequentemente jovens, a se transferir e mudar de Região ou País, por razões econômicas ou sociais. Também estes fenômenos podem se tornar ocasiões providenciais para a difusão do Evangelho. Queridos jovens, não tenhais medo de testemunhar a vossa fé também nesses contextos: para aqueles com quem vos deparareis, é um dom precioso a comunicação da alegria do encontro com Cristo.

5. Fazei discípulos!

Penso que já várias vezes experimentastes a dificuldade de envolver os jovens da vossa idade na experiência da fé. Frequentemente tereis constatado que em muitos deles, especialmente em certas fases do caminho da vida, existe o desejo de conhecer a Cristo e viver os valores do Evangelho, mas tal desejo é acompanhado pela sensação de ser inadequados e incapazes. Que fazer? Em primeiro lugar, a vossa solicitude e a simplicidade do vosso testemunho serão um canal através do qual Deus poderá tocar seu coração. O anúncio de Cristo não passa somente através das palavras, mas deve envolver toda a vida e traduzir-se em gestos de amor. A ação de evangelizar nasce do amor que Cristo infundiu em nós; por isso, o nosso amor deve conformar-se sempre mais ao d’Ele. Como o bom Samaritano, devemos manter-nos solidários com quem encontramos, sabendo escutar, compreender e ajudar, para conduzir, quem procura a verdade e o sentido da vida, à casa de Deus que é a Igreja, onde há esperança e salvação (cf. Lc 10,29-37). Queridos amigos, nunca esqueçais que o primeiro ato de amor que podeis fazer ao próximo é partilhar a fonte da nossa esperança: quem não dá Deus, dá muito pouco. Aos seus apóstolos, Jesus ordena: «Fazei discípulos meus todos os povos, batizando-os em nome do Pai e do Filho e do Espírito Santo, e ensinando-os a observar tudo o que vos ordenei» (Mt 28,19-20). Os meios que temos para «fazer discípulos» são principalmente o Batismo e a catequese. Isto significa que devemos conduzir as pessoas que estamos evangelizando ao encontro com Cristo vivo, particularmente na sua Palavra e nos Sacramentos: assim poderão crer n’Ele, conhecerão a Deus e viverão da sua graça. Gostaria que cada um de vós se perguntasse: Alguma vez tive a coragem de propor o Batismo a jovens que ainda não o receberam? Convidei alguém a seguir um caminho de descoberta da fé cristã? Queridos amigos, não tenhais medo de propor aos jovens da vossa idade o encontro com Cristo. Invocai o Espírito Santo: Ele vos guiará para entrardes sempre mais no conhecimento e no amor de Cristo, e vos tornará criativos na transmissão do Evangelho.

6. Firmes na fé

Diante das dificuldades na missão de evangelizar, às vezes sereis tentados a dizer como o profeta Jeremias: «Ah! Senhor Deus, eu não sei falar, sou muito novo». Mas, também a vós, Deus responde: «Não digas que és muito novo; a todos a quem eu te enviar, irás» (Jr 1,6-7). Quando vos sentirdes inadequados, incapazes e frágeis para anunciar e testemunhar a fé, não tenhais medo. A evangelização não é uma iniciativa nossa nem depende primariamente dos nossos talentos, mas é uma resposta confiante e obediente à chamada de Deus, e portanto não se baseia sobre a nossa força, mas na d’Ele. Isso mesmo experimentou o apóstolo Paulo: «Trazemos esse tesouro em vasos de barro, para que todos reconheçam que este poder extraordinário vem de Deus e não de nós» (2 Cor 4,7).

Por isso convido-vos a enraizar-vos na oração e nos sacramentos. A evangelização autêntica nasce sempre da oração e é sustentada por esta: para poder falar de Deus, devemos primeiro falar com Deus. E, na oração, confiamos ao Senhor as pessoas às quais somos enviados, suplicando-Lhe que toque o seu coração; pedimos ao Espírito Santo que nos torne seus instrumentos para a salvação dessas pessoas; pedimos a Cristo que coloque as palavras nos nossos lábios e faça de nós sinais do seu amor. E, de modo mais geral, rezamos pela missão de toda a Igreja, de acordo com a ordem explícita de Jesus: «Pedi, pois, ao dono da messe que envie trabalhadores para a sua colheita!» (Mt 9,38). Sabei encontrar na Eucaristia a fonte da vossa vida de fé e do vosso testemunho cristão, participando com fidelidade na Missa ao domingo e sempre que possível também durante a semana. Recorrei frequentemente ao sacramento da Reconciliação: é um encontro precioso com a misericórdia de Deus que nos acolhe, perdoa e renova os nossos corações na caridade. E, se ainda não o recebestes, não hesiteis em receber o sacramento da Confirmação ou Crisma preparando-vos com cuidado e solicitude. Junto com a Eucaristia, esse é o sacramento da missão, porque nos dá a força e o amor do Espírito Santo para professar sem medo a fé. Encorajo-vos ainda à prática da adoração eucarística: permanecer à escuta e em diálogo com Jesus presente no Santíssimo Sacramento, torna-se ponto de partida para um renovado impulso missionário.

Se seguirdes este caminho, o próprio Cristo vos dará a capacidade de ser plenamente fiéis à sua Palavra e de testemunhá-Lo com lealdade e coragem. Algumas vezes sereis chamados a dar provas de perseverança, particularmente quando a Palavra de Deus suscitar reservas ou oposições. Em certas regiões do mundo, alguns de vós sofrem por não poder testemunhar publicamente a fé em Cristo, por falta de liberdade religiosa. E há quem já tenha pagado com a vida o preço da própria pertença à Igreja. Encorajo-vos a permanecer firmes na fé, certos de que Cristo está ao vosso lado em todas as provas. Ele vos repete: «Bem-aventurados sois vós, quando vos injuriarem e perseguirem e, mentindo, disserem todo tipo de mal contra vós, por causa de mim. Alegrai-vos e exultai, porque será grande a vossa recompensa nos céus» (Mt 5,11-12).

7. Com toda a Igreja

Queridos jovens, para permanecer firmes na confissão da fé cristã nos vários lugares onde sois enviados, precisais da Igreja. Ninguém pode ser testemunha do Evangelho sozinho. Jesus enviou em missão os seus discípulos juntos: o mandato «fazei discípulos» é formulado no plural. Assim, é sempre como membros da comunidade cristã que prestamos o nosso testemunho, e a nossa missão torna-se fecunda pela comunhão que vivemos na Igreja: seremos reconhecidos como discípulos de Cristo pela unidade e o amor que tivermos uns com os outros (cf. Jo 13,35). Agradeço ao Senhor pela preciosa obra de evangelização que realizam as nossas comunidades cristãs, as nossas paróquias, os nossos movimentos eclesiais. Os frutos desta evangelização pertencem a toda a Igreja: «um é o que semeia e outro o que colhe», dizia Jesus (Jo 4,37).

A propósito, não posso deixar de dar graças pelo grande dom dos missionários, que dedicam toda a sua vida ao anúncio do Evangelho até os confins da terra. Do mesmo modo bendigo o Senhor pelos sacerdotes e os consagrados, que ofertam inteiramente as suas vidas para que Jesus Cristo seja anunciado e amado. Desejo aqui encorajar os jovens chamados por Deus a alguma dessas vocações, para que se comprometam com entusiasmo: «Há mais alegria em dar do que em receber!» (At 20,35). Àqueles que deixam tudo para segui-Lo, Jesus prometeu o cêntuplo e a vida eterna (cf. Mt 19,29).

Dou graças também por todos os fiéis leigos que se empenham por viver o seu dia-a-dia como missão, nos diversos lugares onde se encontram, tanto em família como no trabalho, para que Cristo seja amado e cresça o Reino de Deus. Penso particularmente em quantos atuam no campo da educação, da saúde, do mundo empresarial, da política e da economia, e em tantos outros âmbitos do apostolado dos leigos. Cristo precisa do vosso empenho e do vosso testemunho. Que nada – nem as dificuldades, nem as incompreensões – vos faça renunciar a levar o Evangelho de Cristo aos lugares onde vos encontrais: cada um de vós é precioso no grande mosaico da evangelização!

8. «Aqui estou, Senhor!»

Em suma, queridos jovens, queria vos convidar a escutar no íntimo de vós mesmos a chamada de Jesus para anunciar o seu Evangelho. Como mostra a grande estátua do Cristo Redentor, no Rio de Janeiro, o seu coração está aberto para amar a todos sem distinção, e seus braços estendidos para alcançar a cada um. Sede vós o coração e os braços de Jesus. Ide testemunhar o seu amor, sede os novos missionários animados pelo seu amor e acolhimento. Segui o exemplo dos grandes missionários da Igreja, como São Francisco Xavier e muitos outros.

No final da Jornada Mundial da Juventude em Madrid, dei a bênção a alguns jovens de diferentes continentes que partiam em missão. Representavam a multidão de jovens que, fazendo eco às palavras do profeta Isaías, diziam ao Senhor: «Aqui estou! Envia-me» (Is 6,8). A Igreja tem confiança em vós e vos está profundamente grata pela alegria e o dinamismo que trazeis: usai os vossos talentos generosamente ao serviço do anúncio do Evangelho. Sabemos que o Espírito Santo se dá a quantos, com humildade de coração, se tornam disponíveis para tal anúncio. E não tenhais medo! Jesus, Salvador do mundo, está conosco todos os dias, até o fim dos tempos (cf. Mt 28,20).

Dirigido aos jovens de toda a terra, este apelo assume uma importância particular para vós, queridos jovens da América Latina. De fato, na V Conferência Geral do Episcopado Latino-Americano, realizada em Aparecida, no ano de 2007, os bispos lançaram uma «missão continental». E os jovens, que constituem a maioria da população naquele continente, representam uma força importante e preciosa para a Igreja e para a sociedade. Por isso sede vós os primeiros missionários. Agora que a Jornada Mundial da Juventude retorna à América Latina, exorto todos os jovens do continente: transmiti aos vossos coetâneos do mundo inteiro o entusiasmo da vossa fé.

A Virgem Maria, Estrela da Nova Evangelização, também invocada sob os títulos de Nossa Senhora Aparecida e Nossa Senhora de Guadalupe, acompanhe cada um de vós em vossa missão de testemunhas do amor de Deus. A todos, com especial carinho, concedo a minha Bênção Apostólica.

Vaticano, 18 de outubro de 2012.

BENEDICTUS PP. XVI

[01516-06.01] [Texto original: Italiano]

[B0661-XX.01]