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L’UDIENZA GENERALE, 10.10.2012


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 in Piazza San Pietro dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa, alla vigilia del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, ha incentrato la sua meditazione sui documenti conciliari.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

siamo alla vigilia del giorno in cui celebreremo i cinquant’anni dall’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e l’inizio dell’Anno della fede. Con questa Catechesi vorrei iniziare a riflettere - con qualche breve pensiero - sul grande evento di Chiesa che è stato il Concilio, evento di cui sono stato testimone diretto. Esso, per così dire, ci appare come un grande affresco, dipinto nella sua grande molteplicità e varietà di elementi, sotto la guida dello Spirito Santo. E come di fronte a un grande quadro, di quel momento di grazia continuiamo anche oggi a coglierne la straordinaria ricchezza, a riscoprirne particolari passaggi, frammenti, tasselli.

Il Beato Giovanni Paolo II, alle soglie del terzo millennio, scrisse: «Sento più che mai il dovere di additare il Concilio come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre» (Lett. ap. Novo millennio ineunte, 57). Penso che questa immagine sia eloquente. I documenti del Concilio Vaticano II, a cui bisogna ritornare, liberandoli da una massa di pubblicazioni che spesso invece di farli conoscere li hanno nascosti, sono, anche per il nostro tempo, una bussola che permette alla nave della Chiesa di procedere in mare aperto, in mezzo a tempeste o ad onde calme e tranquille, per navigare sicura ed arrivare alla meta.

Io ricordo bene quel periodo: ero un giovane professore di teologia fondamentale all’Università di Bonn, e fu l’Arcivescovo di Colonia, il Cardinale Frings, per me un punto di riferimento umano e sacerdotale, che mi portò con sé a Roma come suo consulente teologo; poi fui anche nominato perito conciliare. Per me è stata un’esperienza unica: dopo tutto il fervore e l’entusiasmo della preparazione, ho potuto vedere una Chiesa viva - quasi tremila Padri conciliari da tutte le parti del mondo riuniti sotto la guida del Successore dell’Apostolo Pietro - che si mette alla scuola dello Spirito Santo, il vero motore del Concilio. Rare volte nella storia si è potuto, come allora, quasi «toccare» concretamente l’universalità della Chiesa in un momento della grande realizzazione della sua missione di portare il Vangelo in ogni tempo e fino ai confini della terra. In questi giorni, se rivedrete le immagini dell’apertura di questa grande Assise, attraverso la televisione o gli altri mezzi di comunicazione, potrete percepire anche voi la gioia, la speranza e l’incoraggiamento che ha dato a tutti noi il prendere parte a questo evento di luce, che si irradia fino ad oggi.

Nella storia della Chiesa, come penso sappiate, vari Concili hanno preceduto il Vaticano II. Di solito queste grandi Assemblee ecclesiali sono state convocate per definire elementi fondamentali della fede, soprattutto correggendo errori che la mettevano in pericolo. Pensiamo al Concilio di Nicea nel 325, per contrastare l’eresia ariana e ribadire con chiarezza la divinità di Gesù Figlio Unigenito di Dio Padre; o a quello di Efeso, del 431, che definì Maria come Madre di Dio; a quello di Calcedonia, del 451, che affermò l’unica persona di Cristo in due nature, la natura divina e quella umana. Per venire più vicino a noi, dobbiamo nominare il Concilio di Trento, nel XVI secolo, che ha chiarito punti essenziali della dottrina cattolica di fronte alla Riforma protestante; oppure il Vaticano I, che iniziò a riflettere su varie tematiche, ma ebbe il tempo di produrre solo due documenti, uno sulla conoscenza di Dio, la rivelazione, la fede e i rapporti con la ragione e l’altro sul primato del Papa e sull’infallibilità, perché fu interrotto per l’occupazione di Roma nel settembre del 1870.

Se guardiamo al Concilio Ecumenico Vaticano II, vediamo che in quel momento del cammino della Chiesa non c’erano particolari errori di fede da correggere o condannare, né vi erano specifiche questioni di dottrina o di disciplina da chiarire. Si può capire allora la sorpresa del piccolo gruppo di Cardinali presenti nella sala capitolare del monastero benedettino a San Paolo Fuori le Mura, quando, il 25 gennaio 1959, il Beato Giovanni XXIII annunciò il Sinodo diocesano per Roma e il Concilio per la Chiesa Universale. La prima questione che si pose nella preparazione di questo grande evento fu proprio come cominciarlo, quale compito preciso attribuirgli. Il Beato Giovanni XXIII, nel discorso di apertura, l’11 ottobre di cinquant’anni fa, diede un’indicazione generale: la fede doveva parlare in un modo «rinnovato», più incisivo - perché il mondo stava rapidamente cambiando - mantenendo però intatti i suoi contenuti perenni, senza cedimenti o compromessi. Il Papa desiderava che la Chiesa riflettesse sulla sua fede, sulle verità che la guidano. Ma da questa seria, approfondita riflessione sulla fede, doveva essere delineato in modo nuovo il rapporto tra la Chiesa e l’età moderna, tra il Cristianesimo e certi elementi essenziali del pensiero moderno, non per conformarsi ad esso, ma per presentare a questo nostro mondo, che tende ad allontanarsi da Dio, l’esigenza del Vangelo in tutta la sua grandezza e in tutta la sua purezza (cfr Discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi, 22 dicembre 2005). Lo indica molto bene il Servo di Dio Paolo VI nell’omelia alla fine dell’ultima sessione del Concilio - il 7 dicembre 1965 - con parole straordinariamente attuali, quando afferma che, per valutare bene questo evento: «deve essere visto nel tempo in cui si è verificato. Infatti - dice il Papa - è avvenuto in un tempo in cui, come tutti riconoscono, gli uomini sono intenti al regno della terra piuttosto che al regno dei cieli; un tempo, aggiungiamo, in cui la dimenticanza di Dio si fa abituale, quasi la suggerisse il progresso scientifico; un tempo in cui l’atto fondamentale della persona umana, resa più cosciente di sé e della propria libertà, tende a rivendicare la propria autonomia assoluta, affrancandosi da ogni legge trascendente; un tempo in cui il "laicismo" è ritenuto la conseguenza legittima del pensiero moderno e la norma più saggia per l’ordinamento temporale della società… In questo tempo si è celebrato il nostro Concilio a lode di Dio, nel nome di Cristo, ispiratore lo Spirito Santo». Così Paolo VI. E concludeva indicando nella questione di Dio il punto centrale del Concilio, quel Dio, che «esiste realmente, vive, è una persona, è provvido, è infinitamente buono; anzi, non solo buono in sé, ma buono immensamente altresì per noi, è nostro Creatore, nostra verità, nostra felicità, a tal punto che l’uomo, quando si sforza di fissare la mente ed il cuore in Dio nella contemplazione, compie l’atto più alto e più pieno del suo animo, l’atto che ancor oggi può e deve essere il culmine degli innumerevoli campi dell’attività umana, dal quale essi ricevono la loro dignità» (AAS 58 [1966], 52-53).

Noi vediamo come il tempo in cui viviamo continui ad essere segnato da una dimenticanza e sordità nei confronti di Dio. Penso, allora, che dobbiamo imparare la lezione più semplice e più fondamentale del Concilio e cioè che il Cristianesimo nella sua essenza consiste nella fede in Dio, che è Amore trinitario, e nell’incontro, personale e comunitario, con Cristo che orienta e guida la vita: tutto il resto ne consegue. La cosa importante oggi, proprio come era nel desiderio dei Padri conciliari, è che si veda - di nuovo, con chiarezza - che Dio è presente, ci riguarda, ci risponde. E che, invece, quando manca la fede in Dio, crolla ciò che è essenziale, perché l’uomo perde la sua dignità profonda e ciò che rende grande la sua umanità, contro ogni riduzionismo. Il Concilio ci ricorda che la Chiesa, in tutte le sue componenti, ha il compito, il mandato di trasmettere la parola dell’amore di Dio che salva, perché sia ascoltata e accolta quella chiamata divina che contiene in sé la nostra beatitudine eterna.

Guardando in questa luce alla ricchezza contenuta nei documenti del Vaticano II, vorrei solo nominare le quattro Costituzioni, quasi i quattro punti cardinali della bussola capace di orientarci. La Costituzione sulla sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium ci indica come nella Chiesa all’inizio c’è l’adorazione, c’è Dio, c’è la centralità del mistero della presenza di Cristo. E la Chiesa, corpo di Cristo e popolo pellegrinante nel tempo, ha come compito fondamentale quello di glorificare Dio, come esprime la Costituzione dogmatica Lumen gentium. Il terzo documento che vorrei citare è la Costituzione sulla divina Rivelazione Dei Verbum: la Parola vivente di Dio convoca la Chiesa e la vivifica lungo tutto il suo cammino nella storia. E il modo in cui la Chiesa porta al mondo intero la luce che ha ricevuto da Dio perché sia glorificato, è il tema di fondo della Costituzione pastorale Gaudium et spes.

Il Concilio Vaticano II è per noi un forte appello a riscoprire ogni giorno la bellezza della nostra fede, a conoscerla in modo profondo per un più intenso rapporto con il Signore, a vivere fino in fondo la nostra vocazione cristiana. La Vergine Maria, Madre di Cristo e di tutta la Chiesa, ci aiuti a realizzare e a portare a compimento quanto i Padri conciliari, animati dallo Spirito Santo, custodivano nel cuore: il desiderio che tutti possano conoscere il Vangelo e incontrare il Signore Gesù come via, verità e vita. Grazie.

[01299-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

Sintesi della catechesi in lingua francese

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, à la veille de la célébration du cinquantième anniversaire de l’ouverture du Concile Vatican II, je voudrais rappeler ce matin combien les documents de ce Concile sont pour notre temps une boussole qui permet à l’Église d’avancer en haute mer, au milieu des tempêtes comme sur les flots calmes et tranquilles, pour naviguer en sûreté et arriver au but. En convoquant ce Concile, le bienheureux Pape Jean XXIII désirait que l’Église réfléchisse sur sa foi, sur les vérités qui la guident. À partir de là, devait être esquissée de façon nouvelle la relation entre l’Église et l’époque moderne, entre le Christianisme et certains éléments essentiels de la pensée moderne, pour présenter à notre monde, qui tend à s’en éloigner, l’exigence de l’Évangile dans toute sa grandeur et sa pureté. Dans un monde encore marqué par un oubli de Dieu et une surdité à son égard, le Concile nous rappelle que, dans son essence, le Christianisme consiste dans la foi en Dieu qui est amour trinitaire, et dans la rencontre personnelle et communautaire avec le Christ qui oriente et guide notre vie. Tout le reste en découle. Chers amis, le Concile Vatican II est pour nous un appel vigoureux à redécouvrir chaque jour la beauté de notre foi, à la connaître toujours mieux pour une relation plus intense avec le Seigneur, et à vivre jusqu’au bout notre vocation chrétienne.

Je vous salue cordialement, chers amis francophones, particulièrement les pèlerins de France, du Canada et du Gabon. Je vous invite à redécouvrir les richesses de l’enseignement du Concile Vatican II pour en vivre personnellement et dans vos communautés chrétiennes. Bon pèlerinage à tous!

[01300-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters in Christ,

Today marks the eve of the fiftieth anniversary of the opening of the Second Vatican Council. I remember well the enthusiasm, the hope and the joy, not only of the bishops, but of the whole Church during that period. As we begin tomorrow the Year of Faith, it is more necessary than ever to return to the documents of this great Council, which was convoked, in the words of Blessed John the twenty-third, to proclaim the truths of the faith in a "renewed" way, all the while keeping intact their perennial content. Our own era, which has forgotten God, needs to be reminded of the profound message of the Council, that Christianity consists of faith in the triune God and in a personal and communal encounter with Christ who orients and gives meaning to life. Everything else flows from this. As in the time of the Council, may we in our time recognize with clarity that God is present, he is watching over us, he responds to us, and that when man forgets God, he forgets what is essential to his own human dignity. The fiftieth anniversary of the Council thus reminds us that the Church, in all its members, has the task of transmitting the message of God’s love which saves and which leads us to eternal beatitude.

I greet all the English-speaking pilgrims, visitors and groups present today, including those from England, Scotland, Ireland, Denmark, Norway, Ghana, Australia, India, Japan, Malaysia, Canada and the United States. Upon all of you, I invoke God’s blessings of joy and peace!

[01301-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Morgen sind es fünfzig Jahre, daß Papst Johannes XXIII. das Zweite Vatikanische Konzil eröffnet hat, und an diesem Tag beginnen wir auch ein Jahr des Glaubens, um uns wieder neu in das Wollen dieses Konzils und den Willen des Herrn selbst hineinzugeben, glauben zu lernen und aus dem Glauben zu leben. Johannes XXIII. hat das Konzil einberufen aus dem Bewußtsein heraus, daß Christentum müde geworden war und nicht mehr recht in der Zeit zu stehen schien, in Sprache und Formen der Vergangenheit zugehörig schien. Und so hat er das Stichwort »Aggiornamento« geprägt, »es wieder auf den Tag bringen«, das heißt nicht einfach irgendwie äußerliches Neu-Anstreichen, sondern es bedeutet, seine innere Gegenwart neu zu entdecken. Er wollte, daß die beständige und lebendige Gegenwärtigkeit des Glaubens wieder sichtbar wird, daß er wieder heute lebt und Menschen von heute und die Welt von heute formt. Wenn wir zurückschauen, können wir sagen, das Wesentliche, was uns das Konzil gesagt hat, ist eigentlich sehr einfach: Gott gibt es. Er ist nicht eine Hypothese. Er ist Wirklichkeit. Und Gott ist nicht nur irgendwo fern, sondern er ist selbst Mensch geworden. Gott ist so, wie Jesus Christus ist, denn Christus ist Mensch und Gott. Und wir können Gott begegnen, auf ihn zu leben und so unser Leben und die Welt reicher und größer machen. In diese einfache Mitte des Glaubens hinein wollte und will das Konzil uns wieder führen, und wir wollen sie heute neu erlernen und so wieder heute Christen sein, damit heute Gott in die Welt hereinleuchte und so der Mensch seine Würde wieder neu entdecken kann. Denn wenn Gott wegfällt, ist auch unsere Würde dürftig geworden. Wir wollen den Herrn bitten, daß er uns hilft, dieses Jahr freudig zu begehen und neu den Glauben zu entdecken, uns von ihm entdecken zu lassen und so auf den Herrn zuzugehen und der Erneuerung der Welt zu dienen.

Ganz herzlich grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher, besonders die vielen jungen Gäste und natürlich besonders auch die Kötztinger Pfingstreiter. Christus lädt uns ein, die Freundschaft mit ihm im Gebet zu pflegen und so gemeinsam für eine bessere Zukunft zu leben. Bitten wir ihn um seinen Heiligen Geist, der die Liebe in der Welt zum Sieg führt. Der Herr geleite euch alle freudig auf seinen Wegen in dieser unserer Zeit.

[01302-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

En la vigilia en que celebramos los cincuenta años de la apertura del Concilio Vaticano Segundo y el inicio del Año de la fe deseo hablar de este gran evento eclesial. Los documentos conciliares son una brújula que permite a la barca de la Iglesia navegar en mar abierto, en medio de las tempestades o de la calma, para llegar a la meta. Debemos aprender las lecciones más simples y fundamentales del Concilio, a saber: que el cristianismo en su esencia consiste en la fe en Dios y en el encuentro con Cristo, que orienta y guía la vida. Lo más importante hoy, como era el deseo de los Padres conciliares, es que se vea, de nuevo, con claridad, que Dios está presente, nos mira, nos responde; y que, por el contrario, cuando falta la fe en Él, cae lo que es esencial, porque el hombre pierde su dignidad. El Concilio recuerda que la Iglesia tiene el mandato de transmitir la palabra del amor de Dios que salva, para que sea escuchada y acogida aquella llamada divina que contiene en sí las bienaventuranzas eternas. El Concilio es una fuerte invitación a redescubrir cada día la belleza de la fe y a conocerla de modo profundo, para una más intensa relación con el Señor y a vivir auténticamente la vocación cristiana.

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los fieles provenientes de España, México, Costa Rica, Argentina, Paraguay, Perú, Guatemala, Colombia, Chile y otros países latinoamericanos. Que la Virgen María, Madre de Cristo y de toda la Iglesia, nos ayude a llevar a plenitud el deseo de los Padres conciliares: que todos puedan conocer el Evangelio y encontrar al Señor Jesús como Camino, Verdad y Vida. Muchas gracias.

 [01303-04.01] [Texto original: Español]

 Sintesi della catechesi in lingua portoghese

 Queridos irmãos e irmãs,

Amanhã, estaremos celebrando os 50 anos da abertura do Concílio Vaticano II e o início do Ano da Fé. Hoje, queria refletir sobre a importância que este Concílio teve na vida da Igreja, um evento do qual fui uma testemunha direta. Foi uma oportunidade de ver uma Igreja viva: quase três mil Padres conciliares vindos de todas as partes do mundo, reunidos sob a guia do Sucessor do Apóstolo Pedro; era possível quase tocar de modo concreto a universalidade da Igreja. O Concílio Vaticano II, ao contrário dos Concílios precedentes, não foi convocado para definir elementos fundamentais da fé, corrigindo erros doutrinais ou disciplinares, mas tinha como objetivo delinear de um modo novo a relação da Igreja com a idade moderna: não para conformar-se a ela, mas para apresentar a este mundo, que tende a afastar-se de Deus, a beleza da fé em toda a sua grandeza e pureza, para que todos os homens possam conhecer o Evangelho e encontrar o Senhor Jesus, como caminho, verdade e vida.

 Saúdo todos os peregrinos de língua portuguesa, especialmente os diversos grupos de brasileiros, com votos de que esta peregrinação vos sirva de estímulo para aprender a redescobrir a cada dia a beleza da fé, para que tenhais uma união sempre mais intensa com Cristo, vivendo plenamente a vossa vocação cristã. Que Deus vos abençoe! Obrigado.

[01304-06.01] [Texto original: Português]

 SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua araba

Saluto in lingua ceca

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua ungherese

Saluto in lingua russa

Saluto in lingua italiana

 Saluto in lingua polacca

 Witam przybyłych na audiencję pielgrzymów polskich, a szczególnie Kompanię Węglową i Holding Węglowy ze Śląska. Jutro, wspominając złoty jubileusz inauguracji Soboru Watykańskiego II rozpoczniemy uroczyście Rok Wiary. Niech będzie on czasem ożywienia w sercach oczekiwań Ojców Soboru, by wszyscy ludzie mogli poznać Ewangelię i spotkać Chrystusa, który jest Drogą, Prawdą i Życiem. Z serca wam wszystkim błogosławię.

 [Do il mio benvenuto ai Polacchi presenti a quest’udienza e in modo particolare alla Società di Miniere di Carbone dalla Slesia. Domani, ricordando la celebrazione giubilare dell’apertura del Concilio Vaticano II, inizieremo in maniera solenne l’Anno della Fede. Possa esso rinvigorire nei cuori le attese dei Padri Conciliari, affinché tutti gli uomini conoscano il Vangelo e incontrino Gesù che è la Via, la Verità e la Vita. Benedico di cuore voi tutti.]

 [01305-09.01] [Testo originale: Polacco]

 Saluto in lingua araba

البَابَا يُصْلِي مِنْ أَجَلِ جَمِيعِ النَّاطِقينَ بِاللُّغَةِ العَرَبِيَّةِ. لِيُبَارِك الرَّبّ جَمِيعَكُمْ.

[Il Papa prega per tutte le persone di lingua araba. Dio vi benedica tutti.]

 [01306-08.01] [Testo originale: Arabo]

 Saluto in lingua ceca

 Srdečne vítám poutníky z České republiky. Minulou neděli jsem prohlásil svatého Jana z Avily a svatou Hildegardu z Bingen za Učitele církve. Jejich životy kontemplativní modlitby a evangelizace jsou vzorem lásky k Bohu. Kéž vám na jejich přímluvu Pán žehná. Chvála Kristu.

 [Un cordiale benvenuto ai pellegrini della Repubblica Ceca. Domenica scorsa ho proclamato San Giovanni d’Avila e Santa Ildegarda di Bingen Dottori della Chiesa. La loro vita è un modello di amore a Dio, espresso specialmente nella preghiera contemplativa e nella diffusione del Vangelo in tutto il mondo. Per loro intercessione, il Signore vi benedica! Sia lodato Gesù Cristo!]

 [01307-AA.01] [Testo originale: Ceco]

 Saluto in lingua slovacca

 S láskou vítam slovenských pútnikov, osobitne z Košíc, Bytče a Svidníka. Bratia a sestry, minulú nedeľu začala Synoda biskupov o Novej evanjelizácii a zajtra otvoríme Rok viery. Sprevádzajte svojimi intenzívnymi modlitbami tieto významné udalosti v živote Cirkvi a venujte im svoju pozornosť. Všetkých vás žehnám. Pochválený buď Ježiš Kristus!

 [Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, in particolare a quelli provenienti da Košice, Bytča e Svidník. Fratelli e sorelle, domenica scorsa ha avuto inizio il Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione e domani apriremo l’Anno della Fede. Accompagnate con le vostre intense preghiere e seguite con l’attenzione questi importanti eventi nella vita della Chiesa. Vi benedico tutti. Sia lodato Gesù Cristo!]

 [01308-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

 Saluto in lingua ungherese

 Isten hozta a magyar híveket, különösen is azokat, akik Budapestről és Csíkszeredáról érkeztek. Tegnap ünnepeltétek Magyarok Nagyasszonya ünnepét. Az ő anyai pártfogása kísérjen Titeket minden utatokon. Szívből adom rátok apostoli áldásomat. Dicsértessék a Jézus Krisztus!

 [Un saluto cordiale ai fedeli di lingua ungherese, specialmente ai membri dei gruppi arrivati da Budapest e da Csíkszereda. Ieri avete celebrato la festa della Magna Domina Hungarorum. La sua materna protezione vi accompagni sulle vostre vie. Volentieri vi imparto la mia Benedizione. Sia lodato Gesù Cristo!]

 [01309-AA.01] [Testo originale: Ungherese]

 Saluto in lingua russa

 Приветствую паломников, приехавших из Казахстана. Дорогие друзья, благодарю вас за ваше присутствие и охотно благoславляю фасад алтаря из национального святилища Богородицы в Озёрном. Хочу также передать через вас мои молитвенные намерения обо всех жителях вашей страны, но особенно о детях, о больных и страждущих. Слава Иисусу Христу!

[Saluto i pellegrini provenienti dal Kazakhstan. Cari amici, vi ringrazio della vostra presenza e volentieri benedico il paliotto dell'altare del vostro Santuario Mariano nazionale a Oziornoe. Per il vostro tramite invio un orante pensiero a tutti gli abitanti del vostro Paese, specialmente ai bambini, agli ammalati e a quanti soffrono. Sia lodato Gesù Cristo!]

 [01310-10.01] [Testo originale: Russo]

 Saluto in lingua italiana

Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto l’Associazione Famiglie per l’Accoglienza, nel trentesimo anniversario di fondazione, i partecipanti al convegno promosso da Radio Maria e i diaconi permanenti dell’Arcidiocesi di Milano. Benvenuti! Saluto i fedeli di Bosconero con il Cardinale Giuseppe Bertello, e quelli di San Giorgio Lomellina e di Pignola.

Saluto poi con affetto i giovani, i malati e gli sposi novelli, invitandoli a rivolgere il pensiero a Maria, invocata in questo mese di ottobre come Regina del santo Rosario. Guardate a Lei, cari giovani, specialmente voi studenti delle Scuole delle Figlie di Maria Ausiliatrice della Campania e della Basilicata, e siate pronti a rinnovare il vostro «sì» al disegno d’amore che Dio ha per ognuno di voi. Cari malati, condividete con Maria le vostre sofferenze, offrendole come dono di salvezza per i fratelli. Perseverate insieme con Maria nella preghiera, cari sposi novelli, come gli Apostoli nel Cenacolo, e le vostre famiglie sperimenteranno la consolante presenza dello Spirito Santo.

 [01311-01.01] [Testo originale: Italiano]

 [B0573-XX.01]