VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVI IN LIBANO IN OCCASIONE DELLA FIRMA E DELLA PUBBLICAZIONE DELL’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE DELL’ASSEMBLEA SPECIALE PER IL MEDIO ORIENTE DEL SINODO DEI VESCOVI (14-16 SETTEMBRE 2012) (IV) ● INCONTRO DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI CON I GIORNALISTI DURANTE IL VOLO VERSO IL LIBANO
TESTO DELL’INTERVISTA
TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
Questa mattina, nel corso del viaggio aereo da Roma a Beirut (Libano), il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i giornalisti del Volo Papale. Pubblichiamo di seguito la trascrizione dell’intervista concessa dal Papa agli operatori dei media:
TESTO DELL’INTERVISTA
P. Lombardi: Santità, benvenuto e grazie per essere qui con noi. I giornalisti al seguito sono poco più di 50, di diverse lingue e nazionalità. Naturalmente ce ne sono molte centinaia, forse migliaia, che ci aspettano invece in Libano e tutti sono molto attenti a questo viaggio sapendone l’impegno e l’importanza. Le siamo grati per essere con noi per rispondere a delle domande impegnative che i giornalisti stessi hanno formulato nei giorni precedenti. Le prime due domande le formulo in francese. Il Santo Padre risponde in francese come lingua più o meno ufficiale del viaggio e le altre tre in italiano.
Saint-Père, en ces jours, il y a des anniversaires terribles, comme le 11 septembre ou le massacre de Sabra et Chatila ; aux frontières du Liban, il y a une sanglante guerre civile, et nous voyons aussi dans d’autres pays, le risque de la violence toujours présent. Saint-Père, avec quels sentiments vous affrontez ce voyage ? Est-ce que vous avez été tenté d’y renoncer pour l’insécurité, ou quelqu’un vous a-t-il suggéré d’y renoncer ?
[Santo Padre, in questi giorni ricorrono anniversari terribili, come quello dell’11 settembre, o quello del massacro di Sabra e Chatila; ai confini del Libano vi è una sanguinosa guerra civile, e vediamo anche che in altri Paesi il rischio della violenza è sempre attuale. Santo Padre, con quali sentimenti affronta questo viaggio? E’ stato tentato di rinunciarvi a motivo dell’insicurezza, o qualcuno Le ha suggerito di rinunciarvi?]
Santo Padre: Chers amis, je suis très heureux et reconnaissant pour cette possibilité de parler avec vous. Je puis dire que personne ne m’a conseillé de renoncer à ce voyage, et pour ma part, je n’ai jamais pensé à cette hypothèse parce que je sais que, si la situation devient plus compliquée, il est encore plus nécessaire de donner ce signe de fraternité, d’encouragement, de solidarité. Et donc, c’est le sens de mon voyage : inviter au dialogue, inviter à la paix contre la violence, aller ensemble pour trouver les solutions des problèmes. Et donc, mes sentiments pour ce voyage sont surtout des sentiments de reconnaissance pour la possibilité d’aller en ce moment dans ce grand pays, ce pays qui est – comme l’a dit le Pape Jean-Paul II – un message multiple, dans cette Région, de la rencontre et de l’origine des trois religions abrahamiques. Et je suis reconnaissant surtout au Seigneur qui m’a donné cette possibilité ; je suis reconnaissant à toutes les Institutions et aux personnes qui ont collaboré et collaborent encore pour cette possibilité. Et je suis reconnaissant pour tant de personnes qui m’accompagnent avec la prière. Avec cette protection de la prière et de la collaboration, je suis heureux et je suis sûr que nous pouvons faire un service réel pour le bien des hommes et pour la paix.
[Cari amici, sono molto lieto e riconoscente per questa possibilità di parlare con voi. Posso dire che nessuno mi ha mai consigliato di rinunciare a questo viaggio e, da parte mia, non ho mai contemplato questa ipotesi, perché so che se la situazione si fa più complicata, è più necessario offrire questo segno di fraternità, di incoraggiamento e di solidarietà. E’ il significato del mio viaggio: invitare al dialogo, invitare alla pace contro la violenza, procedere insieme per trovare la soluzione dei problemi. Dunque, i miei sentimenti in questo viaggio sono soprattutto sentimenti di riconoscenza per la possibilità di andare in questo momento in questo grande Paese, questo Paese che - come ha detto Papa Giovanni Paolo II - è un messaggio molteplice, in questa Regione, dell’incontro e dell’origine delle tre religioni abramitiche. Sono riconoscente soprattutto al Signore che me ne ha dato la possibilità; sono riconoscente a tutte le Istituzioni e alle persone che hanno collaborato e collaborano ancora per questa possibilità. E sono riconoscente alle tante persone che mi accompagnano con la preghiera. In questa protezione della preghiera e della collaborazione, sono felice e sono certo che possiamo fare un servizio reale per il bene dell’uomo e per la pace.]
P. Lombardi : Merci Saint-Père. Un grand nombre de catholiques manifestent leur inquiétude devant la croissance des fondamentalismes dans différentes régions du monde et devant les agressions dont sont victimes plusieurs chrétiens. Dans ce contexte difficile et souvent sanglant, comment l’Église peut-elle répondre à l’impératif du dialogue avec l’islam, sur lequel vous avez plusieurs fois insisté ?
[Grazie Santo Padre. Molti cattolici manifestano la loro inquietudine dinanzi alla crescita dei fondamentalismi in diverse regioni del mondo e alle aggressioni di cui sono vittime numerosi cristiani. In questo contesto difficile e sovente sanguinoso, la Chiesa come può rispondere all’imperativo del dialogo con l’islam, su cui Lei ha più volte insistito?]
Santo Padre: Le fondamentalisme est toujours une falsification de la religion. Il va contre l’essence de la religion qui veut réconcilier et créer la paix de Dieu dans le monde. Donc, la tâche de l’Église et des religions est se purifier, une haute purification de cette tentation de la religion est toujours nécessaire. Il est de notre tâche d’illuminer et de purifier les consciences et de rendre clair que chaque homme est une image de Dieu, et nous devons respecter dans l’autre, non seulement son altérité, mais dans l’altérité, la réelle essence commune d’être image de Dieu et traiter l’autre comme une image de Dieu. Donc, le message fondamental de la religion doit être contre la violence qui en est une falsification – comme le fondamentalisme – et doit être l’éducation, l’illumination et la purification des consciences pour les rendre capables du dialogue, de la réconciliation et de la paix.
[Il fondamentalismo è sempre una falsificazione della religione. Va contro l’essenza della religione, che vuole riconciliare e creare la pace di Dio nel mondo. Dunque, il compito della Chiesa e delle religioni è quello di purificarsi; un’alta purificazione della religione da queste tentazioni è sempre necessaria. E’ nostro compito illuminare e purificare le coscienze e rendere chiaro che ogni uomo è un’immagine di Dio; e noi dobbiamo rispettare nell’altro non soltanto la sua alterità, ma, nell’alterità la reale essenza comune di essere immagine di Dio, e trattare l’altro come un’immagine di Dio. Quindi, il messaggio fondamentale della religione dev’essere contro la violenza, che ne è una falsificazione, come il fondamentalismo, e dev’essere l’educazione e l’illuminazione e la purificazione delle coscienze, per renderle capaci di dialogo, di riconciliazione e di pace.]
P. Lombardi: Continuiamo in italiano. Nel contesto dell’onda di desiderio di democrazia che si è messa in moto in tanti Paesi del Medio Oriente con la cosiddetta "primavera araba", data la realtà sociale nella maggioranza di questi Paesi, in cui i cristiani sono minoranza, non c’è il rischio di una tensione inevitabile fra il dominio della maggioranza e la sopravvivenza del cristianesimo?
Santo Padre: Direi che, di per sé, la primavera araba è una cosa positiva: è un desiderio di maggiore democrazia, maggiore libertà, di maggiore cooperazione, di una rinnovata identità araba. E questo grido della libertà, che viene da una gioventù più formata culturalmente e professionalmente, che desidera maggiore partecipazione nella vita politica, nella vita sociale, è un progresso, una cosa molto positiva e salutata proprio anche da noi cristiani. Naturalmente, dalla storia delle rivoluzioni, sappiamo che il grido della libertà, così importante e positivo, è sempre in pericolo di dimenticare un aspetto, una dimensione fondamentale della libertà, cioè la tolleranza dell’altro; il fatto che la libertà umana è sempre una libertà condivisa, che solo nella condivisione, nella solidarietà, nel vivere insieme, con determinate regole, può crescere. Questo è sempre il pericolo, così è anche il pericolo in questo caso. Dobbiamo fare tutti il possibile perché il concetto di libertà, il desiderio di libertà vada nella giusta direzione, non dimentichi la tolleranza, l’insieme, la riconciliazione, come parte fondamentale della libertà. Così anche la rinnovata identità araba implica - penso - pure il rinnovamento dell’insieme secolare e millenario di cristiani e arabi, che proprio insieme, nella tolleranza di maggioranza e minoranza, hanno costruito queste terre e non possono non vivere insieme. Perciò penso sia importante vedere l’elemento positivo in questi movimenti e fare la nostra parte perché la libertà sia concepita in modo giusto e risponda a maggior dialogo e non al dominio di uno contro gli altri.
P. Lombardi: Santo Padre, in Siria, come tempo fa in Iraq, molti cristiani si sentono costretti a lasciare a malincuore il loro Paese. Che cosa intende fare o dire la Chiesa cattolica per aiutare in questa situazione, per arginare la scomparsa dei cristiani in Siria e in altri Paesi mediorientali?
Santo Padre: Devo dire innanzi tutto che non solo cristiani fuggono, ma anche musulmani. Naturalmente il pericolo che i cristiani si allontanino e perdano la loro presenza in queste terre è grande e noi dobbiamo fare il possibile per aiutarli a rimanere. L’aiuto essenziale sarebbe la cessazione della guerra, della violenza: questa crea la fuga. Quindi, il primo atto è fare tutto il possibile perché finisca la violenza e sia realmente creata una possibilità di rimanere insieme anche in futuro. Che cosa possiamo fare contro la guerra? Diciamo, naturalmente, sempre diffondere il messaggio della pace, chiarire che la violenza non risolve mai un problema e rafforzare le forze della pace. Importante qui è il lavoro dei giornalisti, che possono aiutare molto per mostrare come la violenza distrugge, non costruisce, non è utile per nessuno. Poi direi forse gesti della cristianità, giornate di preghiera per il Medio Oriente, per i cristiani e i musulmani, mostrare possibilità di dialogo e di soluzioni. Direi anche che deve finalmente cessare l’importazione di armi: perché senza l’importazione di armi la guerra non potrebbe continuare. Invece di importare le armi, che è un peccato grave, dovremmo importare idee di pace, creatività, trovare soluzioni per accettare ognuno nella sua alterità; dobbiamo quindi rendere visibile nel mondo il rispetto delle religioni, le une delle altre, il rispetto dell’uomo come creatura di Dio, l’amore del prossimo come fondamentale per tutte le religioni. In questo senso, con tutti i gesti possibili, con aiuti anche materiali, aiutare perché cessi la guerra, la violenza, e tutti possano ricostruire il Paese.
P. Lombardi: Santo Padre, Lei porta un’Esortazione apostolica indirizzata a tutti i cristiani del Medio Oriente. Oggi questa è una popolazione sofferente. Oltre alla preghiera e ai sentimenti di solidarietà, Lei vede passi concreti che le Chiese e i cattolici dell’Occidente, soprattutto in Europa e America, possono fare per sostenere i fratelli del Medio Oriente?
Santo Padre: Direi che dobbiamo influire sull’opinione politica e sui politici per impegnarsi realmente, con tutte le forze, con tutte le possibilità, con vera creatività, per la pace, contro la violenza. Nessuno dovrebbe sperare vantaggi dalla violenza, tutti devono contribuire. In questo senso, un lavoro di ammonizione, di educazione, di purificazione è molto necessario da parte nostra. Inoltre, le nostre organizzazioni caritative dovrebbero anche aiutare in modo materiale e fare di tutto. Abbiamo organizzazioni come i Cavalieri del Santo Sepolcro, di per sé solo per la Terra Santa, ma simili organizzazioni potrebbero aiutare materialmente, politicamente, umanamente anche in questi Paesi. Direi, ancora una volta, gesti visibili di solidarietà, giornate di preghiera pubblica, simili cose possono richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica, essere fattori reali. Siamo convinti che la preghiera ha un effetto; se fatta con tanta fiducia e fede, avrà il suo effetto.
[01165.XX.01][Testo originale: Plurilingue]
TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
P. Lombardi : Saint-Père, en ces jours, il y a des anniversaires terribles, comme le 11 septembre ou le massacre de Sabra et Chatila ; aux frontières du Liban, il y a une sanglante guerre civile, et nous voyons aussi dans d’autres pays, le risque de la violence toujours présent. Saint-Père, avec quels sentiments vous affrontez ce voyage ? Est-ce que vous avez été tenté d’y renoncer pour l’insécurité, ou quelqu’un vous a-t-il suggéré d’y renoncer ?
Saint-Père : Chers amis, je suis très heureux et reconnaissant pour cette possibilité de parler avec vous. Je puis dire que personne ne m’a conseillé de renoncer à ce voyage, et pour ma part, je n’ai jamais pensé à cette hypothèse parce que je sais que, si la situation devient plus compliquée, il est encore plus nécessaire de donner ce signe de fraternité, d’encouragement, de solidarité. Et donc, c’est le sens de mon voyage : inviter au dialogue, inviter à la paix contre la violence, aller ensemble pour trouver les solutions des problèmes. Et donc, mes sentiments pour ce voyage sont surtout des sentiments de reconnaissance pour la possibilité d’aller en ce moment dans ce grand pays, ce pays qui est – comme l’a dit le Pape Jean-Paul II – un message multiple, dans cette Région, de la rencontre et de l’origine des trois religions abrahamiques. Et je suis reconnaissant surtout au Seigneur qui m’a donné cette possibilité ; je suis reconnaissant à toutes les Institutions et aux personnes qui ont collaboré et collaborent encore pour cette possibilité. Et je suis reconnaissant pour tant de personnes qui m’accompagnent avec la prière. Avec cette protection de la prière et de la collaboration, je suis heureux et je suis sûr que nous pouvons faire un service réel pour le bien des hommes et pour la paix.
Père Lombardi : Merci Saint-Père. Un grand nombre de catholiques manifestent leur inquiétude devant la croissance des fondamentalismes dans différentes régions du monde et devant les agressions dont sont victimes plusieurs chrétiens. Dans ce contexte difficile et souvent sanglant, comment l’Église peut-elle répondre à l’impératif du dialogue avec l’islam, sur lequel vous avez plusieurs fois insisté ?
Saint-Père : Le fondamentalisme est toujours une falsification de la religion. Il va contre l’essence de la religion qui veut réconcilier et créer la paix de Dieu dans le monde. Donc, la tâche de l’Église et des religions est se purifier, une haute purification de cette tentation de la religion est toujours nécessaire. Il est de notre tâche d’illuminer et de purifier les consciences et de rendre clair que chaque homme est une image de Dieu, et nous devons respecter dans l’autre, non seulement son altérité, mais dans l’altérité, la réelle essence commune d’être image de Dieu et traiter l’autre comme une image de Dieu. Donc, le message fondamental de la religion doit être contre la violence qui en est une falsification – comme le fondamentalisme – et doit être l’éducation, l’illumination et la purification des consciences pour les rendre capables du dialogue, de la réconciliation et de la paix.
Père Lombardi : Dans le contexte de la vague de désir de démocratie qui s’est mise en mouvement dans beaucoup de pays du Moyen-Orient avec ledit « printemps arabe », vu la réalité sociale, dans la plupart de ces pays, où les chrétiens sont minoritaires, n’y-a-t-il pas le risque d’une tension inévitable entre la domination de la majorité et la survie du christianisme ?
Saint-Père : Je dirais qu’en lui-même, le printemps arabe est une chose positive : il est un désir de plus de démocratie, de plus de liberté, de plus de coopération, d’une rénovation de l’identité arabe. Et ce cri de liberté qui vient d’une jeunesse plus formée sur le plan culturel et professionnel, qui désire une plus grande participation à la vie politique et sociale, est un progrès, une chose très positive et saluée aussi par nous les chrétiens. De l’histoire des révolutions, nous savons bien que le cri de la liberté, aussi important et positif, est toujours guetté par le danger d’oublier un aspect, une dimension fondamentale de la liberté, qui est la tolérance envers l’autre, le fait que la liberté humaine est toujours une liberté partagée, qui peut se développer seulement dans le partage, dans la solidarité et dans le "vivre ensemble", avec des règles précises. C’est toujours le danger, c’est aussi le danger dans ce cas. Nous devons faire tout notre possible pour que le concept de liberté, le désir de liberté aillent dans la juste direction, et n’oublient pas la tolérance, le "vivre ensemble", la réconciliation, comme faisant partie fondamentalement de la liberté. De même, la rénovation de l’identité arabe implique aussi – je pense – un renouvellement de la convivialité séculaire et millénaire des chrétiens et des arabes, qui, dans la tolérance entre la majorité et la minorité, ont construit ces terres et ne peuvent pas ne pas y vivre ensemble. C’est pourquoi, je pense qu’il est important de voir l’élément positif dans ces mouvements et de faire notre part afin que la liberté soit comprise d’une manière juste et réponde à plus de dialogue et non à la domination des uns sur les autres.
Père Lombardi : Saint-Père, en Syrie, comme en Irak il y a quelques années, de nombreux chrétiens se sentent contraints à quitter, à contre cœur, leur pays. Qu’est-ce que l’Église catholique entend faire ou dire pour aider dans cette situation, pour empêcher la disparition des chrétiens en Syrie et dans d’autres pays moyen-orientaux ?
Saint-Père : Je dois dire avant tout, que non seulement les chrétiens fuient mais aussi les musulmans. Naturellement, le danger que les chrétiens s’éloignent et ne soient plus présents sur ces terres est grand, et nous devons faire notre possible pour les aider à rester. L’aide essentielle serait la cessation de la guerre, de la violence : celle-ci crée la fuite. Donc, la première chose est de faire tout ce qui est possible pour que finisse la violence et que soit réellement créée une possibilité de rester ensemble aussi dans l’avenir. Que pouvons-nous faire contre la guerre ? Nous disons, naturellement, répandre toujours le message de la paix, rendre clair que la violence ne résout jamais un problème et consolider les forces de la paix. Ici est important le travail des journalistes, qui peuvent beaucoup aider à montrer comment la violence détruit, ne construit pas, n’est utile à personne. Ensuite, je dirais peut-être des gestes du peuple chrétien, des jours de prière pour le Moyen-Orient, pour les chrétiens et les musulmans, et montrer la possibilité de dialogue et de solutions. Je dirais aussi que doit enfin cesser l’importation des armes : parce que sans l’importation des armes, la guerre ne pourrait continuer. Au lieu d’importer les armes, qui est un péché grave, nous devrions importer des idées de paix, de créativité, trouver des solutions pour accepter chacun dans son altérité ; nous devons donc rendre visible dans le monde, le respect des religions les unes vis à vis des autres, le respect de l’homme comme créature de Dieu, l’amour du prochain comme fondamental pour toutes les religions. En ce sens, avec tous les gestes possibles, avec les aides matérielles aussi, aider pour que cesse la guerre, la violence, et que tous puissent reconstruire le pays.
Père Lombardi : Saint-Père, vous apportez une Exhortation apostolique adressée à tous les chrétiens du Moyen-Orient. Aujourd’hui, c’est une population qui souffre. En plus de la prière et des sentiments de solidarité, voyez-vous des pas concrets que les Églises et les catholiques de l’Occident, surtout en Europe et en Amérique, peuvent faire pour soutenir leurs frères du Moyen-Orient ?
Saint-Père : Je dirais que nous devons influer sur l’opinion politique et sur les hommes politiques pour qu’on s’engage réellement, avec toutes les forces, toutes les possibilités, avec une vraie créativité, pour la paix, contre la violence. Personne ne devrait attendre de la violence des avantages, tous doivent apporter leur contribution. En ce sens, un travail d’avertissement, d’éducation, de purification est très nécessaire de notre part. En outre, nos organisations caritatives devraient aussi aider matériellement et faire tout ce qui est possible. Nous avons des organisations comme les Chevaliers du Saint-Sépulcre, en soi pour la Terre Sainte, mais des organisations similaires pourraient aussi aider sur le plan matériel, politique et humain dans ces pays. Une fois encore, je dirais que des gestes visibles de solidarité, des journées de prière publique, des choses similaires peuvent attirer l’attention de l’opinion publique, en être de réels facteurs. Nous sommes convaincus que la prière a un effet ; si elle est faite avec beaucoup de confiance et de foi, elle aura son effet.
[01165-03.01] [Texte original: Italien]
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
Father Lombardi: Your Holiness, welcome and thank you for being here with us. There are just over 50 journalists in the entourage, representing different language groups and nationalities. Naturally there are many hundreds, perhaps thousands more, waiting for us in Lebanon, and they are all paying close attention to this journey, as they know how demanding and how important it is. We are grateful to you for being with us to answer some challenging questions that the journalists themselves have put together in recent days. The first two questions I will ask in French. The Holy Father will answer in French, as this is more or less the official language of the journey, and the other three will be in Italian.
Your Holiness, many terrible anniversaries are occurring at this time, for example that of the 11 September attacks, and the massacre at the Sabra and Chatila refugee camps. On the borders of Lebanon a civil war is being fought, amid much bloodshed, and in other countries too we see an ever-present risk of violence. Holy Father, what are your feelings as you undertake this journey? Have you been tempted to cancel it for security reasons, or has anyone suggested that you should cancel it?
Holy Father: Dear friends, I am very pleased and grateful for this opportunity to speak with you. I can tell you that no one advised me to cancel this journey, and for my part I never considered doing so, because I know that as the situation becomes more complex, it is all the more necessary to offer this sign of fraternal encouragement and solidarity. That is the aim of my visit: to issue an invitation to dialogue, to peace and against violence, to go forward together to find solutions to the problems. My feelings on this journey are above all feelings of gratitude for the opportunity to visit this great country at this time, a country which – as Pope John Paul II said – is a multiple message, within the region, of encounter and of the origin of the three Abrahamic religions. Above all I am grateful to the Lord who has given me this opportunity, I am grateful to all the institutions and people who have worked and continue to work for this journey. And I am grateful to all those who are accompanying me in prayer. With this protection through prayer and hard work, I am content and I am sure that we can be of real service to the good of humanity and to the cause of peace.
Father Lombardi: Thank you, Holy Father.
Many Catholics are expressing concern about increasing forms of fundamentalism in various parts of the world and about attacks that claim large numbers of Christians as victims. In this difficult and often violent context, how can the Church respond to the imperative of dialogue with Islam, on which you have often insisted?
Holy Father: Fundamentalism is always a falsification of religion. It goes against the essence of religion, which seeks to reconcile and to create God’s peace throughout the world. Therefore the task of the Church and of religions is to undertake a purification – a lofty purification of religion from such temptations is always necessary. It is our task to illumine and purify consciences and to make it clear that every person is an image of God. We must respect in the other not only his otherness, but also, within that otherness, the essence we truly have in common as the image of God, and we must treat the other as an image of God. So the essential message of religion must be against violence – which is a falsification of it, like fundamentalism – and it must be the education, illumination and purification of consciences so as to make them capable of dialogue, reconciliation and peace.
Father Lombardi: Let us continue in Italian. In the context of the surging clamour for democracy that has begun to spread in many countries of the Middle East through the so-called "Arab Spring", and in view of the social conditions in most of these countries, where Christians are a minority, is there not a risk of an inevitable tension between the dominant majority and the survival of Christianity?
Holy Father: I would say that in itself, the Arab spring is a positive thing: it is a desire for greater democracy, greater freedom, greater cooperation and a revived Arab identity. This cry for freedom, which comes from a young generation with more cultural and professional formation, who seek greater participation in political and social life, is a mark of progress, a truly positive development that has been hailed by Christians too. Of course, bearing in mind the history of revolutions, we know that this important and positive cry for freedom is always in danger of overlooking one aspect – one fundamental dimension of freedom – namely tolerance of the other, the fact that human freedom is always a shared freedom, which can only grow through sharing, solidarity and living side by side according to certain rules. This is always the danger, and it is the danger in this case too. We must do all we can to ensure that the concept of freedom, the desire for freedom, goes in the right direction and does not overlook tolerance, the overall social fabric, and reconciliation, which are essential elements of freedom. Hence the renewed Arab identity seems to me to imply also a renewal of the centuries-old, millennia-old, coexistence of Christians and Arabs, who side by side, in mutual tolerance of majority and minority, built these lands and cannot do other than live side by side. I therefore think it important to recognize the positive elements in these movements and to do all we can to ensure that freedom is correctly conceived and corresponds to growth in dialogue rather than domination of one group over others.
Father Lombardi: Holy Father, in Syria today, as in Iraq a while ago, many Christians have felt obliged, reluctantly, to leave their homeland. What does the Catholic Church intend to do or say in order to help in this situation and to stem the flow of Christians from Syria and other Middle Eastern countries?
Holy Father: First of all I must say that it is not only Christians who are leaving, but also Muslims. Naturally, there is a great danger of Christians leaving these lands and their presence there being lost, and we must do all we can to help them to stay. The essential way to help would be to put an end to war and violence which is causing this exodus. Therefore the first priority is to do all we can to halt the violence and to open up a real possibility of staying together for the future. What can we do against war? Of course we can always spread the message of peace, we can make it clear that violence never solves problems and we can build up the forces of peace. The work of journalists is important here, as they can help a great deal to show that violence destroys rather than builds, that it is of no use to anyone. Then Christian gestures may help, days of prayer for the Middle East, for Christians and Muslims, to demonstrate the possibilities for dialogue and for solutions. I also believe that there must be an end to the importation of arms: without which, war could not continue. Instead of importing weapons, which is a grave sin, we should import ideas of peace and creativity, we should find ways of accepting each person in his otherness, we should therefore make visible before the world the respect that religions have for one another, respect for man as God’s creation and love of neighbour as fundamental to all religions. In this way, using all possible means, including material assistance, we must help to bring an end to war and violence so that all can help rebuild the country.
Father Lombardi: Holy Father, you bring with you an Apostolic Exhortation addressed to all the Christians of the Middle East. Today this is a suffering population. Besides prayer and sentiments of solidarity, do you see concrete steps that the Churches and the Catholics of the West, especially in Europe and America, can take in order to support their brethren in the Middle East?
Holy Father: I would say that we need to influence public opinion and politicians to make a real commitment, using all their resources, all their opportunities, with real creativity, in favour of peace and against violence. No one should hope to gain from violence, all must contribute positively. In this sense, we have a real duty to warn, to educate and to purify. Moreover, our charitable organizations should offer material help and do everything they can. We have organizations like the Knights of the Holy Sepulchre, specifically for the Holy Land, but other similar organizations could also provide material, political and human assistance in these lands. I would like to say once again that visible signs of solidarity, days of public prayer, and other such gestures can catch the attention of public opinion and produce concrete results. We are convinced that prayer is effective. If it is carried out with great confidence and faith, it will leave its mark.
[01165-02.01] [Original text: Italian]
[B0512-XX.03]