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L’UDIENZA GENERALE, 12.09.2012


L’UDIENZA GENERALE

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

APPELLO DEL SANTO PADRE

L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 10.30 nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Benedetto XVI - proveniente in elicottero dalla residenza estiva di Castel Gandolfo - ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana il Papa, continuando il ciclo di catechesi sulla preghiera, ha incentrato la sua meditazione sul Libro dell’Apocalisse.
Dopo aver riassunto la Sua catechesi in diverse lingue, il Santo Padre ha rivolto particolari espressioni di saluto ai gruppi di fedeli presenti. Quindi, alla vigilia del Suo viaggio apostolico in Libano, ha pronunciato un appello in favore della pace e della fraternità in tutta la Regione Medio-Orientale.
L’Udienza Generale si è conclusa con il canto del Pater Noster e la Benedizion Apostolica.
Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.

CATECHESI DEL SANTO PADRE IN LINGUA ITALIANA

Cari fratelli e sorelle,

mercoledì scorso ho parlato sulla preghiera nella prima parte dell'Apocalisse, oggi passiamo alla seconda parte del libro, e mentre nella prima parte, la preghiera è orientata verso l’interno della vita ecclesiale, l'attenzione nella seconda è rivolta al mondo intero; la Chiesa, infatti, cammina nella storia, ne è parte secondo il progetto di Dio. L’assemblea che, ascoltando il messaggio di Giovanni presentato dal lettore, ha riscoperto il proprio compito di collaborare allo sviluppo del Regno di Dio come «sacerdoti di Dio e di Cristo» (Ap 20,6; cfr 1,5; 5,10), e si apre sul mondo degli uomini. E qui emergono due modi di vivere in rapporto dialettico tra loro: il primo lo potremmo definire il «sistema di Cristo», a cui l’assemblea è felice di appartenere, e il secondo il «sistema terrestre anti-Regno e anti-alleanza messo in atto dall’influsso del Maligno», il quale, ingannando gli uomini, vuole realizzare un mondo opposto a quello voluto da Cristo e da Dio (cfr Pontificia Commissione Biblica, Bibbia e Morale. Radici bibliche dell’agire cristiano, 70). L’assemblea deve allora saper leggere in profondità la storia che sta vivendo, imparando a discernere con la fede gli avvenimenti per collaborare, con la sua azione, allo sviluppo del Regno di Dio. E questa opera di lettura e di discernimento, come pure di azione, è legata alla preghiera.

Anzitutto, dopo l’appello insistente di Cristo che, nella prima parte dell’Apocalisse, ben sette volte ha detto: «Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alla Chiesa» (cfr Ap 2,7.11.17.29; 3,6.13.22), l’assemblea viene invitata a salire in Cielo per guardare la realtà con gli occhi di Dio; e qui ritroviamo tre simboli, punti di riferimento da cui partire per leggere la storia: il trono di Dio, l’Agnello e il libro (cfr Ap 4,1 – 5,14).

Primo simbolo è il trono, sul quale sta seduto un personaggio che Giovanni non descrive, perché supera qualsiasi rappresentazione umana; può solo accennare al senso di bellezza e gioia che prova trovandosi davanti a Lui. Questo personaggio misterioso è Dio, Dio onnipotente che non è rimasto chiuso nel suo Cielo, ma si è fatto vicino all’uomo, entrando in alleanza con lui; Dio che fa sentire nella storia, in modo misterioso ma reale, la sua voce simboleggiata dai lampi e dai tuoni. Vi sono vari elementi che appaiono attorno al trono di Dio, come i ventiquattro anziani e i quattro esseri viventi, che rendono lode incessantemente all’unico Signore della storia.

Primo simbolo, quindi, il trono. Secondo simbolo è il libro, che contiene il piano di Dio sugli avvenimenti e sugli uomini; è chiuso ermeticamente da sette sigilli e nessuno è in grado di leggerlo. Di fronte a questa incapacità dell’uomo di scrutare il progetto di Dio, Giovanni sente una profonda tristezza che lo porta al pianto. Ma c’è un rimedio allo smarrimento dell’uomo di fronte al mistero della storia: qualcuno è in grado di aprire il libro e di illuminarlo.

E qui appare il terzo simbolo: Cristo, l’Agnello immolato nel Sacrificio della Croce, ma che è in piedi, segno della sua Risurrezione. Ed è proprio l’Agnello, il Cristo morto e risorto, che progressivamente apre i sigilli e svela il piano di Dio, il senso profondo della storia.

Che cosa dicono questi simboli? Essi ci ricordano qual è la strada per saper leggere i fatti della storia e della nostra stessa vita. Alzando lo sguardo al Cielo di Dio, nel rapporto costante con Cristo, aprendo a Lui il nostro cuore e la nostra mente nella preghiera personale e comunitaria, noi impariamo a vedere le cose in modo nuovo e a coglierne il senso più vero. La preghiera è come una finestra aperta che ci permette di tenere lo sguardo rivolto verso Dio, non solo per ricordarci la meta verso cui siamo diretti, ma anche per lasciare che la volontà di Dio illumini il nostro cammino terreno e ci aiuti a viverlo con intensità e impegno.

In che modo il Signore guida la comunità cristiana ad una lettura più profonda della storia? Anzitutto invitandola a considerare con realismo il presente che stiamo vivendo. L’Agnello apre allora i primi quattro sigilli del libro e la Chiesa vede il mondo in cui è inserita, un mondo in cui vi sono vari elementi negativi. Vi sono i mali che l’uomo compie, come la violenza, che nasce dal desiderio di possedere, di prevalere gli uni sugli altri, tanto da giungere ad uccidersi (secondo sigillo); oppure l’ingiustizia, perché gli uomini non rispettano le leggi che si sono date (terzo sigillo). A questi si aggiungono i mali che l’uomo deve subire, come la morte, la fame, la malattia (quarto sigillo). Davanti a queste realtà, spesso drammatiche, la comunità ecclesiale è invitata a non perdere mai la speranza, a credere fermamente che l’apparente onnipotenza del Maligno si scontra con la vera onnipotenza che è quella di Dio. E il primo sigillo che scioglie l’Agnello contiene proprio questo messaggio. Narra Giovanni: «E vidi: ecco, un cavallo bianco. Colui che lo cavalcava aveva un arco; gli fu data una corona ed egli uscì vittorioso per vincere ancora» (Ap 6,2). Nella storia dell’uomo è entrata la forza di Dio, che non solo è in grado di bilanciare il male, ma addirittura di vincerlo; il colore bianco richiama la Risurrezione: Dio si è fatto così vicino da scendere nell’oscurità della morte per illuminarla con lo splendore della sua vita divina; ha preso su di sé il male del mondo per purificarlo col fuoco del suo amore.

Come crescere in questa lettura cristiana della realtà? L’Apocalisse ci dice che la preghiera alimenta in ciascuno di noi e nelle nostre comunità questa visione di luce e di profonda speranza: ci invita a non lasciarci vincere dal male, ma a vincere il male con il bene, a guardare al Cristo Crocifisso e Risorto che ci associa alla sua vittoria. La Chiesa vive nella storia, non si chiude in se stessa, ma affronta con coraggio il suo cammino in mezzo a difficoltà e sofferenze, affermando con forza che il male in definitiva non vince il bene, il buio non offusca lo splendore di Dio. Questo è un punto importante per noi; come cristiani non possiamo mai essere pessimisti; sappiamo bene che nel cammino della nostra vita incontriamo spesso violenza, menzogna, odio, persecuzione, ma questo non ci scoraggia. Soprattutto la preghiera ci educa a vedere i segni di Dio, la sua presenza e azione, anzi ad essere noi stessi luci di bene, che diffondono speranza e indicano che la vittoria è di Dio.

Questa prospettiva porta ad elevare a Dio e all’Agnello il ringraziamento e la lode: i ventiquattro anziani e i quattro esseri viventi cantano insieme il «cantico nuovo» che celebra l’opera di Cristo Agnello, il quale renderà «nuove tutte le cose» (Ap 21,5). Ma questo rinnovamento è anzitutto un dono da chiedere. E qui troviamo un altro elemento che deve caratterizzare la preghiera: invocare dal Signore con insistenza che il suo Regno venga, che l’uomo abbia il cuore docile alla signoria di Dio, che sia la sua volontà ad orientare la nostra vita e quella del mondo. Nella visione dell’Apocalisse questa preghiera di domanda è rappresentata da un particolareimportante: «i ventiquattro anziani» e «i quattro esseri viventi» tengono in mano, insieme alla cetra che accompagna il loro canto, «delle coppe d’oro piene di incenso» (5,8a) che, come viene spiegato, «sono le preghiere dei santi» (5,8b), di coloro, cioè, che hanno già raggiunto Dio, ma anche di tutti noi che ci troviamo in cammino. E vediamo che davanti al trono di Dio, un angelo tiene in mano un turibolo d’oro in cui mette continuamente i grani di incenso, cioè nostre preghiere, il cui soave odore viene offerto insieme alle preghiere che salgono al cospetto di Dio (cfr Ap 8,1-4). E’ un simbolismo che ci dice come tutte le nostre preghiere - con tutti i limiti, la fatica, la povertà, l’aridità, le imperfezioni che possono avere - vengono quasi purificate e raggiungono il cuore di Dio. Dobbiamo essere certi, cioè, che non esistono preghiere superflue, inutili; nessuna va perduta. Ed esse trovano risposta, anche se a volte misteriosa, perché Dio è Amore e Misericordia infinita. L’angelo – scrive Giovanni - «prese l’incensiere, lo riempì del fuoco preso dall’altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono tuoni, rumori, fulmini e scosse di terremoto» (Ap 8,5). Questa immagine significa che Dio non è insensibile alle nostre suppliche, interviene e fa sentire la sua potenza e la sua voce sulla terra, fa tremare e sconvolge il sistema del Maligno. Spesso, di fronte al male si ha la sensazione di non poter fare nulla, ma è proprio la nostra preghiera la risposta prima e più efficace che possiamo dare e che rende più forte il nostro quotidiano impegno nel diffondere il bene. La potenza di Dio rende feconda la nostra debolezza (cfr Rm 8,26-27).

Vorrei concludere con qualche cenno al dialogo finale (cfr Ap 22,6-21). Gesù ripete varie volte: «Ecco, io vengo presto» (Ap 22,7.12). Questa affermazione non indica solo la prospettiva futura alla fine dei tempi, ma anche quella presente: Gesù viene, pone la sua dimora in chi crede in Lui e lo accoglie. L’assemblea, allora, guidata dallo Spirito Santo, ripete a Gesù l’invito pressante a rendersi sempre più vicino: «Vieni» (Ap 22,17a). E’ come la «sposa» (22,17) che aspira ardentemente alla pienezza della nuzialità. Per la terza volta ricorre l’invocazione: «Amen. Vieni, Signore Gesù» (22,20b); e il lettore conclude con un’espressione che manifesta il senso di questa presenza: «La grazia del Signore Gesù sia con tutti (22,21).

L’Apocalisse, pur nella complessità dei simboli, ci coinvolge in una preghiera molto ricca, per cui anche noi ascoltiamo, lodiamo, ringraziamo, contempliamo il Signore, gli chiediamo perdono. La sua struttura di grande preghiera liturgica comunitaria è anche un forte richiamo a riscoprire la carica straordinaria e trasformante che ha l’Eucaristia; in particolare vorrei invitare con forza ad essere fedeli alla Santa Messa domenicale nel Giorno del Signore, la Domenica, vero centro della settimana! La ricchezza della preghiera nell’Apocalisse ci fa pensare a un diamante, che ha una serie affascinante di sfaccettature, ma la cui preziosità risiede nella purezza dell’unico nucleo centrale. Le suggestive forme di preghiera che incontriamo nell’Apocalisse fanno brillare allora la preziosità unica e indicibile di Gesù Cristo. Grazie.

[01125-01.01] [Testo originale: Italiano]

SINTESI DELLA CATECHESI NELLE DIVERSE LINGUE

○ Sintesi della catechesi in lingua francese

○ Sintesi della catechesi in lingua inglese

○ Sintesi della catechesi in lingua tedesca

○ Sintesi della catechesi in lingua spagnola

○ Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Sintesi della catechesi in lingua francese

Chers frères et sœurs, dans la deuxième partie de l’Apocalypse de Saint Jean, la prière s’ouvre sur le monde où l’Église existe et se meut. L’assemblée est heureuse d’appartenir au Christ et, grâce à la prière, elle est invitée à lire et à discerner avec foi les évènements de la vie et à collaborer au développement du Règne de Dieu, opposé à l’agir du Malin contre l’alliance avec Dieu. Face aux maux causés par l’homme et à ceux qu’il subit, la communauté ne doit jamais être pessimiste et perdre l’espérance, car la force de Dieu est entrée dans son histoire. L’Apocalypse exhorte à vaincre le mal par le bien et à regarder le Christ crucifié et ressuscité qui nous associe à sa victoire et qui nous révèle le sens profond du dessein divin. La prière nous éduque à voir la présence et l’action de Dieu, à être des "lumières de bien" et à être dociles à la volonté divine. Malgré leurs limites, toutes nos prières atteignent le cœur sensible et miséricordieux de Dieu, qui intervient et bouleverse l’agir du Malin. La prière est la première réponse et la plus efficace que nous pouvons donner à notre sensation d’incapacité face au mal, car la puissance de Dieu rend féconde notre faiblesse.

Je salue avec joie les pèlerins de langue française, en particulier ceux de Saint-Maurice en Suisse ! L’Apocalypse possède la structure d’une grande prière liturgique et communautaire. Ce livre nous appelle aussi à redécouvrir la force transformatrice de l’Eucharistie. Je vous invite à être fidèles à la Messe dominicale, véritable centre de la semaine. Vous y trouverez les forces nécessaires pour résister au Malin. Bon pèlerinage à tous !

[01126-03.01] [Texte original: Français]

Sintesi della catechesi in lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

In our continuing catechesis on prayer in the Book of Revelation, we now turn to its teaching on the importance of prayer in the Church’s pilgrimage through history. Prayer enables us to discern the events of history in the light of God’s plan for the spread of his Kingdom. That plan is symbolized by the book closed with seven seals which only the Lamb, the crucified and risen Lord, can open. In prayer, we see that Christ’s final victory over sin and death is the key to all history. While giving thanks for this victory, we continue to beg God’s grace for our earthly journey. Amid life’s evils, the Lord hears our prayers, strengthens our weakness, and enables us to trust in his sovereign power. The Book of Revelation concludes with Jesus’ promise that he will soon come, and the Church’s ardent prayer "Come, Lord Jesus!". In our own prayer, and especially in our celebration of the Eucharist, may we grow in the hope of Christ’s coming in glory, experience the transforming power of his grace, and learn to discern all things in the light of faith.

I am pleased to greet the participants in the Communications Seminar sponsored by the Pontifical University of the Holy Cross. I also welcome the priests taking part in the Institute for Continuing Theological Education at the Pontifical North American College. Upon all the English-speaking visitors, including those from England, Scotland, Wales, Denmark, Malta, India, Korea, the Philippines, Canada and the United States of America, I invoke God’s blessings!

[01127-02.01] [Original text: English]

Sintesi della catechesi in lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Vorigen Mittwoch habe ich damit begonnen, über das Gebet im Buch der Apokalypse zu sprechen, und zwar über den ersten Teil. Heute will ich über den zweiten Teil etwas sagen, der uns dazu anleitet, die Welt und die Geschichte im Licht des Glaubens zu lesen. Entscheidend ist dabei, daß wir in Gemeinschaft mit Christus bleiben. Gemäß dem Plan Gottes ist die Kirche Teil der Geschichte und hat den Auftrag, am Kommen und Wachsen des Reiches Gottes in der Geschichte mitzuarbeiten. Johannes schildert dies alles in eindrücklichen Bildern, eingebettet in einer großen Vision der Liturgie des Himmels: Gott auf dem Thron und dem Lamm, dem gekreuzigten und auferstandenen Christus, gilt der Lobpreis der himmlischen Scharen. Und Christus, der als das Lamm das Buch der Geschichte öffnet, enthüllt den Heilsplan Gottes. Wenn wir mit Christus im Gebet verbunden sind, lernen wir langsam, den Sinn der Geschichte zu erkennen und zu verstehen. Das Gebet ist wie ein offenes Fenster, das uns erlaubt, über diese Welt hinaus in Gottes Wirklichkeit hineinzuschauen, Gottes Ziel im Blick zu behalten, und zugleich kommt dann Licht von oben zu uns herunter und erleuchtet unseren Weg. So hilft uns das Gebet, Gottes Zeichen in der Geschichte, seine Gegenwart und sein Handeln wahrzunehmen und vor allem selber Licht des Guten zu werden und damit Hoffnung zu verbreiten. Deshalb dürfen wir einstimmen in das »neue Lied« auf das Erlösungswerk des Herrn, der alles neu macht (vgl. Offb 5,9; 21,5). Und wir dürfen vertrauen, daß unsere Gebete – wie unvollkommen sie auch sein mögen – Gottes Herz erreichen: Kein Gebet ist überflüssig, unnütz oder geht verloren, jedes erhält Antwort, wenn auch auf geheimnisvolle Weise.

Mit Freude grüße ich alle Brüder und Schwestern deutscher Sprache, vor allem die Pilger der Loretto-Bewegung aus Österreich. Das Gebet läßt uns Gottes Plan in der Geschichte erkennen und gibt uns Kraft, am Kommen des Reiches Gottes mitzuwirken. Ich bitte euch heute besonders, mich auf meiner Reise in den Libanon mit eurem Gebet zu begleiten. Euer Beten wird dazu beitragen, die Christen im Nahen Osten im Glauben zu stärken. Vertrauen wir alle auf die Kraft des Gebets. Vergelt’s Gott!

[01128-05.01] [Originalsprache: Deutsch]

Sintesi della catechesi in lingua spagnola

Queridos hermanos y hermanas:

La catequesis de hoy está dedicada a la oración en la segunda parte del libro del Apocalipsis, una plegaria que se orienta al mundo entero, pues la Iglesia camina en la historia y forma parte de ella. La asamblea cristiana es invitada a mirar la realidad con los ojos de Dios. Él es inefable, pero su presencia misteriosa manifiesta su cercanía al hombre, con el que ha establecido su alianza. Su plan es inescrutable para nosotros, pero Cristo, muerto y resucitado, ha iluminado el proyecto de Dios en la historia. Al mostrarnos su victoria sobre los males que el hombre comete y lo afligen, Él nos llama a la esperanza, a no desanimarnos frente al sufrimiento. En nuestra acción de gracias, participamos en la liturgia celeste, donde nuestras oraciones son ofrecidas como incienso de suave olor. Ninguna de ellas se pierde y a ellas responde el Señor haciendo sentir su voz en la tierra. El libro del Apocalipsis, pues, nos llama a reconocer a Cristo que viene y a invocarlo, sintiendo presente su gracia.

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en particular a los grupos provenientes de España, México, Nicaragua, El Salvador, Colombia, Venezuela, Chile, Argentina y otros países latinoamericanos. Invito a todos a participar en la Eucaristía, en particular el día del Señor. Así podremos escuchar, dar gracias, contemplar y pedir perdón al Señor, a ejemplo de la asamblea orante del Apocalipsis, que lo alaba en la liturgia celeste. Muchas gracias.

[01129-04.01] [Texto original: Español]

Sintesi della catechesi in lingua portoghese

Queridos irmãos e irmãs,

A oração é como uma janela aberta que nos permite ter os olhos voltados para Deus, não só para nos lembrar a meta para a qual tendemos, mas também para deixar que a vontade de Deus ilumine o nosso caminho terreno e nos ajude a vivê-lo com intensidade e empenho. Neste sentido, a segunda parte do Apocalipse nos mostra, através dos símbolos do trono de Deus, do livro e do Cordeiro imolado, como a oração pessoal e comunitária nos leva a ver a realidade de um modo novo, captando o seu pleno sentido. O Trono representa o senhorio de Deus sobre a história; o Livro com os sete selos, o plano de Deus sobre os homens e os acontecimentos; e o Cordeiro imolado se refere a Cristo morto e ressuscitado, o grande vencedor do maligno. De fato, o Apocalipse nos ensina a ler a realidade, muitas vezes marcada por sofrimentos e aparentes derrotas, com um olhar de esperança: como cristãos, jamais podemos ser pessimistas! Devemos olhar para Cristo Crucificado e Ressuscitado que nos associa à sua vitória!

Saúdo os peregrinos de língua portuguesa, especialmente os portugueses de Avintes e Alpendurada, bem como os fiéis de Curitiba, acompanhados de seu Bispo, Dom Moacyr Vitti e todos os demais grupos de brasileiros. Lembrai-vos de que a vida de oração do cristão deve ter por centro a Missa dominical. É na Eucaristia que experimentareis como o Senhor Jesus vem e faz morada em quem n’Ele crê e acolhe. E que Deus vos abençoe em todas as vossas necessidades! Ide em paz!

[01130-06.01] [Texto original: Português]

SALUTI PARTICOLARI NELLE DIVERSE LINGUE

Saluto in lingua polacca

Saluto in lingua slovacca

Saluto in lingua italiana

Saluto in lingua polacca

Witam przybyłych na audiencję Polaków. Księga Apokalipsy poprzez symboliczne wizje rzeczy ostatecznych wdraża nas w głębię modlitwy, która pozwala nam kontemplować Boga, wielbić Go, słuchać, dziękować, prosić Go o przebaczenie. Waszym modlitwom polecam moją, bliską już podróż apostolską do Libanu. Upraszajmy dla mieszkańców Bliskiego Wschodu dar dialogu, pojednania i pokoju. Niech spełnią się dla nich słowa Chrystusa: „pokój mój daję wam" (J 14, 27). Niech będzie pochwalony Jezus Chrystus.

[Saluto i Polacchi venuti a quest’udienza. Il Libro dell’Apocalisse, attraverso le simboliche visioni delle realtà ultime, ci coinvolge nella profondità della preghiera che ci permette di contemplare Dio, ascoltarlo, ringraziarlo, lodarlo, chiedergli perdono. Alle vostre preghiere affido il mio imminente viaggio apostolico in Libano. Chiediamo per gli abitanti del Medio Oriente il dono del dialogo, della riconciliazione e della pace. Che essi attuino le parole di Cristo: "Vi do la mia pace" (Gv 14, 27). Sia lodato Gesù Cristo.]

[01131-09.01] [Testo originale: Polacco]

Saluto in lingua slovacca

Zo srdca vítam spoločenstvá Kňazského seminára svätého Cyrila a Metoda a Spojenej školy svätej Rodiny z Bratislavy, Kňazského seminára biskupa Jána Vojtaššáka zo Spiša ako i pútnikov z Bardejova a Košíc.

Bratia a sestry, v sobotu Slovensko oslávi slávnosť svojej Patrónky, Sedembolestnej Panny Márie. Ježiš ju dal za Matku každému z nás. Ona nech sprevádza na ceste k Nemu. Rád vás žehnám.

Pochválený buď Ježiš Kristus!

[Di cuore do il benvenuto alle comunità del Seminario diocesano Santi Cirillo e Metodio e della Scuola cattolica Sacra Famiglia di Bratislava come pure alla comunità del Seminario diocesano Vescovo Ján Vojtaššák di Spiš ed altresì ai pellegrini provenienti da Bardejov e Košice.

Fratelli e sorelle, sabato la Slovacchia celebrerà la solennità della sua Patrona, la Vergine Addolorata. Gesù l’ha donata come madre ad ognuno di noi. Ella vi accompagni sulla via verso di Lui. Volentieri vi benedico.

Sia lodato Gesù Cristo!]

[01132-AA.01] [Testo originale: Slovacco]

Saluto in lingua italiana

E adesso rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto i religiosi dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e della Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, che celebrano i rispettivi Capitoli Generali: auguro loro di essere sempre fedeli ai carismi dei Fondatori, e li ringrazio per il loro prezioso contributo alla nuova evangelizzazione. Accolgo con gioia i gruppi parrocchiali e le associazioni, in particolare la rappresentanza della Società Italiana delle Scienze Veterinarie e i soci del Distretto di Italia e San Marino del Kiwanis International. Vorrei invitare tutti ad accompagnare con la preghiera il mio imminente viaggio apostolico in Libano, durante il quale consegnerò l’Esortazione postsinodale sul Medio Oriente. Possa questa visita incoraggiare i cristiani e favorire la pace e la fraternità in tutta quella Regione.

Un pensiero infine per i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria del SS.mo Nome di Maria: cari giovani, imparate ad amare alla scuola della Madre di Gesù; cari ammalati, nelle sofferenze chiedete aiuto e conforto a Maria con la preghiera del Rosario; e voi, cari sposi novelli, sappiate sempre, come la Madonna, ascoltare la volontà di Dio sulla vostra famiglia.

[01133-01.01] [Testo originale: Italiano]

APPELLO DEL SANTO PADRE

 Testo in lingua francese

Chers pèlerins, dans deux jours à pareille heure, je serais en vol vers le Liban. Je me réjouis de ce Voyage apostolique. Il me permettra de rencontrer de nombreuses composantes de la société libanaise : des responsables civils et ecclésiaux, des fidèles catholiques de divers rites, et des autres chrétiens, des musulmans et des druzes de cette région. Je rends grâce au Seigneur pour cette richesse qui ne pourra continuer que si elle vit dans la paix et la réconciliation permanente. C’est pourquoi j’exhorte tous les chrétiens du Moyen-Orient, qu’ils soient de souche ou nouveaux arrivés, à être des constructeurs de paix et des acteurs de réconciliation. Demandons à Dieu de fortifier la foi des chrétiens du Liban et du Moyen-Orient, et de les remplir d’espérance. Je remercie Dieu pour leur présence et j’encourage l’ensemble de l’Église à la solidarité afin qu’ils puissent continuer à témoigner du Christ sur ces terres bénies en recherchant la communion dans l’unité. Je rends grâce à Dieu pour toutes les personnes et toutes les institutions qui, de multiples manières, les aident dans ce sens. L’histoire du Moyen-Orient nous enseigne le rôle important et souvent primordial joué par les différentes communautés chrétiennes dans le dialogue interreligieux et interculturel. Demandons à Dieu de donner à cette région du monde la paix si désirée, dans le respect des légitimes différences. Que Dieu bénisse le Liban et le Moyen-Orient ! Que Dieu vous bénisse tous !

[01134-03.01] [Texte original: Français]

 Traduzione in lingua araba

[01134-08.01] [Texte original: Français]