● CELEBRAZIONE EUCARISTICA AL PARCO DI BRESSO PER LA CHIUSURA DEL VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE
OMELIA DEL SANTO PADRE
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TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA
Alle ore 9.15 di oggi, Domenica della Santissima Trinità, il Santo Padre Benedetto XVI lascia l’Arcivescovado di Milano e si trasferisce in auto al Parco Nord di Milano - Aeroporto di Bresso. Al Suo arrivo è accolto dai Sindaci dei Comuni che compongono il Consorzio: Bresso, Cormano, Cusano Milanino, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo.
Alle ore 10 ha quindi inizio la Celebrazione Eucaristica presieduta dal Santo Padre a conclusione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, che si è svolto nella città ambrosiana a partire da mercoledì 30 maggio, sul tema: La famiglia: il lavoro e la festa.
La Santa Messa è introdotta dal saluto dell’Arcivescovo di Milano, Card. Angelo Scola. Al termine della Celebrazione Eucaristica, è il Card. Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, a rivolgere il ringraziamento conclusivo al Santo Padre.
Di seguito pubblichiamo il testo dell’omelia che il Papa pronuncia dopo la proclamazione del Santo Vangelo:
OMELIA DEL SANTO PADRE
Venerati Fratelli,
Illustri Autorità,
Cari fratelli e sorelle!
E’ un grande momento di gioia e di comunione quello che viviamo questa mattina, celebrando il Sacrificio eucaristico. Una grande assemblea, riunita con il Successore di Pietro, formata da fedeli provenienti da molte nazioni. Essa offre un’immagine espressiva della Chiesa, una e universale, fondata da Cristo e frutto di quella missione, che, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, Gesù ha affidato ai suoi Apostoli: andare e fare discepoli tutti i popoli, «battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,18-19). Saluto con affetto e riconoscenza il Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, e il Cardinale Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, principali artefici di questo VII Incontro Mondiale delle Famiglie, come pure i loro Collaboratori, i Vescovi Ausiliari di Milano e tutti gli altri Presuli. Sono lieto di salutare tutte le Autorità presenti. E il mio abbraccio caloroso va oggi soprattutto a voi, care famiglie! Grazie della vostra partecipazione!
Nella seconda Lettura, l’apostolo Paolo ci ha ricordato che nel Battesimo abbiamo ricevuto lo Spirito Santo, il quale ci unisce a Cristo come fratelli e ci relaziona al Padre come figli, così che possiamo gridare: «Abbà! Padre!» (cfr Rm 8,15.17). In quel momento ci è stato donato un germe di vita nuova, divina, da far crescere fino al compimento definitivo nella gloria celeste; siamo diventati membri della Chiesa, la famiglia di Dio, «sacrarium Trinitatis» – la definisce sant’Ambrogio –, «popolo che – come insegna il Concilio Vaticano II – deriva la sua unità dall’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Cost. Lumen gentium, 4). La solennità liturgica della Santissima Trinità, che oggi celebriamo, ci invita a contemplare questo mistero, ma ci spinge anche all’impegno di vivere la comunione con Dio e tra noi sul modello di quella trinitaria. Siamo chiamati ad accogliere e trasmettere concordi le verità della fede; a vivere l’amore reciproco e verso tutti, condividendo gioie e sofferenze, imparando a chiedere e concedere il perdono, valorizzando i diversi carismi sotto la guida dei Pastori. In una parola, ci è affidato il compito di edificare comunità ecclesiali che siano sempre più famiglia, capaci di riflettere la bellezza della Trinità e di evangelizzare non solo con la parola, ma direi per «irradiazione», con la forza dell’amore vissuto.
Chiamata ad essere immagine del Dio Unico in Tre Persone non è solo la Chiesa, ma anche la famiglia, fondata sul matrimonio tra l’uomo e la donna. In principio, infatti, «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: siate fecondi e moltiplicatevi» (Gen 1,27-28). Dio ha creato l’essere umano maschio e femmina, con pari dignità, ma anche con proprie e complementari caratteristiche, perché i due fossero dono l’uno per l’altro, si valorizzassero reciprocamente e realizzassero una comunità di amore e di vita. L’amore è ciò che fa della persona umana l’autentica immagine della Trinità, immagine di Dio. Cari sposi, nel vivere il matrimonio voi non vi donate qualche cosa o qualche attività, ma la vita intera. E il vostro amore è fecondo innanzitutto per voi stessi, perché desiderate e realizzate il bene l’uno dell’altro, sperimentando la gioia del ricevere e del dare. E’ fecondo poi nella procreazione, generosa e responsabile, dei figli, nella cura premurosa per essi e nell’educazione attenta e sapiente. E’ fecondo infine per la società, perché il vissuto familiare è la prima e insostituibile scuola delle virtù sociali, come il rispetto delle persone, la gratuità, la fiducia, la responsabilità, la solidarietà, la cooperazione. Cari sposi, abbiate cura dei vostri figli e, in un mondo dominato dalla tecnica, trasmettete loro, con serenità e fiducia, le ragioni del vivere, la forza della fede, prospettando loro mete alte e sostenendoli nella fragilità. Ma anche voi figli, sappiate mantenere sempre un rapporto di profondo affetto e di premurosa cura verso i vostri genitori, e anche le relazioni tra fratelli e sorelle siano opportunità per crescere nell’amore.
Il progetto di Dio sulla coppia umana trova la sua pienezza in Gesù Cristo, che ha elevato il matrimonio a Sacramento. Cari sposi, con uno speciale dono dello Spirito Santo, Cristo vi fa partecipare al suo amore sponsale, rendendovi segno del suo amore per la Chiesa: un amore fedele e totale. Se sapete accogliere questo dono, rinnovando ogni giorno, con fede, il vostro «sì», con la forza che viene dalla grazia del Sacramento, anche la vostra famiglia vivrà dell’amore di Dio, sul modello della Santa Famiglia di Nazaret. Care famiglie, chiedete spesso, nella preghiera, l’aiuto della Vergine Maria e di san Giuseppe, perché vi insegnino ad accogliere l’amore di Dio come essi lo hanno accolto. La vostra vocazione non è facile da vivere, specialmente oggi, ma quella dell’amore è una realtà meravigliosa, è l’unica forza che può veramente trasformare il cosmo, il mondo. Davanti a voi avete la testimonianza di tante famiglie, che indicano le vie per crescere nell’amore: mantenere un costante rapporto con Dio e partecipare alla vita ecclesiale, coltivare il dialogo, rispettare il punto di vista dell’altro, essere pronti al servizio, essere pazienti con i difetti altrui, saper perdonare e chiedere perdono, superare con intelligenza e umiltà gli eventuali conflitti, concordare gli orientamenti educativi, essere aperti alle altre famiglie, attenti ai poveri, responsabili nella società civile. Sono tutti elementi che costruiscono la famiglia. Viveteli con coraggio, certi che, nella misura in cui, con il sostegno della grazia divina, vivrete l’amore reciproco e verso tutti, diventerete un Vangelo vivo, una vera Chiesa domestica (cfr Esort. ap. Familiaris consortio, 49). Una parola vorrei dedicarla anche ai fedeli che, pur condividendo gli insegnamenti della Chiesa sulla famiglia, sono segnati da esperienze dolorose di fallimento e di separazione. Sappiate che il Papa e la Chiesa vi sostengono nella vostra fatica. Vi incoraggio a rimanere uniti alle vostre comunità, mentre auspico che le diocesi realizzino adeguate iniziative di accoglienza e vicinanza.
Nel libro della Genesi, Dio affida alla coppia umana la sua creazione, perché la custodisca, la coltivi, la indirizzi secondo il suo progetto (cfr 1,27-28; 2,15). In questa indicazione della Sacra Scrittura possiamo leggere il compito dell’uomo e della donna di collaborare con Dio per trasformare il mondo, attraverso il lavoro, la scienza e la tecnica. L’uomo e la donna sono immagine di Dio anche in questa opera preziosa, che devono compiere con lo stesso amore del Creatore. Noi vediamo che, nelle moderne teorie economiche, prevale spesso una concezione utilitaristica del lavoro, della produzione e del mercato. Il progetto di Dio e la stessa esperienza mostrano, però, che non è la logica unilaterale dell’utile proprio e del massimo profitto quella che può concorrere ad uno sviluppo armonico, al bene della famiglia e ad edificare una società giusta, perché porta con sé concorrenza esasperata, forti disuguaglianze, degrado dell’ambiente, corsa ai consumi, disagio nelle famiglie. Anzi, la mentalità utilitaristica tende ad estendersi anche alle relazioni interpersonali e familiari, riducendole a convergenze precarie di interessi individuali e minando la solidità del tessuto sociale.
Un ultimo elemento. L’uomo, in quanto immagine di Dio, è chiamato anche al riposo e alla festa. Il racconto della creazione si conclude con queste parole: «Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò» (Gen 2,2-3). Per noi cristiani, il giorno di festa è la Domenica, giorno del Signore, Pasqua settimanale. E’ il giorno della Chiesa, assemblea convocata dal Signore attorno alla mensa della Parola e del Sacrificio Eucaristico, come stiamo facendo noi oggi, per nutrirci di Lui, entrare nel suo amore e vivere del suo amore. E’ il giorno dell’uomo e dei
suoi valori: convivialità, amicizia, solidarietà, cultura, contatto con la natura, gioco, sport. E’ il giorno della famiglia, nel quale vivere assieme il senso della festa, dell’incontro, della condivisione, anche nella partecipazione alla Santa Messa. Care famiglie, pur nei ritmi serrati della nostra epoca, non perdete il senso del giorno del Signore! E’ come l’oasi in cui fermarsi per assaporare la gioia dell’incontro e dissetare la nostra sete di Dio.
Famiglia, lavoro, festa: tre doni di Dio, tre dimensioni della nostra esistenza che devono trovare un armonico equilibrio. Armonizzare i tempi del lavoro e le esigenze della famiglia, la professione e la paternità e la maternità, il lavoro e la festa, è importante per costruire società dal volto umano. In questo privilegiate sempre la logica dell’essere rispetto a quella dell’avere: la prima costruisce, la seconda finisce per distruggere. Occorre educarsi a credere, prima di tutto in famiglia, nell’amore autentico, quello che viene da Dio e ci unisce a Lui e proprio per questo «ci trasforma in un Noi, che supera le nostre divisioni e ci fa diventare una cosa sola, fino a che, alla fine, Dio sia "tutto in tutti" (1 Cor 15,28)» (Enc. Deus caritas est, 18). Amen.
[00752-01.02] [Testo originale: Italiano]
TRADUZIONE IN LINGUA FRANCESE
Vénérés Frères,
Éminentes Autorités,
Chers frères et sœurs,
C’est un moment fort de joie et de communion que nous vivons ce matin, en célébrant le sacrifice eucharistique ; une grande assemblée, réunie avec le Successeur de Pierre, constituée de fidèles provenant de nombreuses nations. Elle offre une image expressive de l’Église, une et universelle, fondée par le Christ et fruit de cette mission, que Jésus, comme nous l’avons entendu dans l’Évangile, a confiée à ses Apôtres : aller et faire de tous les peuples des disciples, « les baptisant au nom du Père et du Fils et du Saint Esprit » (Mt 28, 18-19). Je salue avec affection et reconnaissance le Cardinal Angelo Scola, Archevêque de Milan, et le Cardinal Ennio Antonelli, Président du Conseil pontifical pour la Famille, principaux artisans de cette VIIème Rencontre mondiale des Familles, ainsi que leurs collaborateurs, les Évêques auxiliaires de Milan et tous les autres Prélats. Je suis heureux de saluer toutes les Autorités présentes. Et aujourd’hui, toute mon affection va surtout à vous, chères familles ! Merci de votre participation !
Dans la deuxième Lecture, l’Apôtre Paul nous a rappelé qu’au Baptême nous avons reçu l’Esprit Saint, qui nous unit au Christ en tant que frères et nous met en relation avec le Père en tant qu’enfants, de sorte que nous pouvons crier : « Abbà Père ! » (cf. Rm 8, 15.17). En cet instant, il nous a été donné un germe de vie nouvelle, divine, pour le faire grandir jusqu’à son accomplissement définitif dans la gloire céleste ; nous sommes devenus membres de l’Église, la famille de Dieu, « sacrarium Trinitatis » - ainsi la définit saint Ambroise -, « peuple qui – comme l’enseigne le Concile Vatican II – tire son unité de l’unité du Père et du Fils et de l’Esprit Saint » (Const. Lumen gentium, 4). La solennité liturgique de la Sainte Trinité, que nous célébrons aujourd’hui, nous invite à contempler ce mystère, mais elle nous pousse aussi à nous engager à vivre la communion avec Dieu et entre nous sur le modèle de la communion trinitaire. Nous sommes appelés à accueillir et à transmettre d’un commun accord les vérités de la foi ; à vivre l’amour réciproque et envers tous, en partageant joies et souffrances, en apprenant à demander et à accorder le pardon, en valorisant les différents charismes sous la conduite des pasteurs. En un mot, nous est confiée la tâche d’édifier des communautés ecclésiales qui soient toujours plus famille, capables de refléter la beauté de la Trinité et d’évangéliser non seulement par la parole mais, je dirais même, par « irradiation », par la force de l’amour vécu.
Ce n’est pas seulement l’Église qui est appelée à être image du Dieu unique en trois Personnes, mais aussi la famille, fondée sur le mariage entre l’homme et la femme. Au commencement, en effet, « Dieu créa l’homme à son image, à l’image de Dieu il le créa, il les créa homme et femme. Dieu les bénit et leur dit : "Soyez féconds, et multipliez-vous" » (Gn 1, 27-28). Dieu a créé l’être humain mâle et femelle, avec une même dignité, mais aussi avec des caractéristiques propres et complémentaires, pour que les deux soient un don l’un pour l’autre, se mettent en valeur réciproquement et réalisent une communauté d’amour et de vie. L’amour est ce qui fait de la personne humaine l’image authentique de la Trinité, image de Dieu. Chers époux, en vivant le mariage, vous ne vous donnez pas quelque chose ou quelque activité, mais la vie entière. Et votre amour est fécond avant tout pour vous-mêmes, parce que vous désirez et vous réalisez le bien l’un de l’autre, expérimentant la joie de recevoir et de donner. Il est aussi fécond dans la procréation, généreuse et responsable, des enfants, dans l’attention prévenante pour eux et dans leur éducation attentive et sage. Il est fécond enfin pour la société, car votre vécu familial est la première et irremplaçable école des vertus sociales telles que le respect des personnes, la gratuité, la confiance, la responsabilité, la solidarité, la coopération. Chers époux, prenez soin de vos enfants et, dans un monde dominé par la technique, transmettez-leur, avec sérénité et confiance, les raisons de vivre, la force de la foi, en leur proposant des objectifs élevés et en les soutenant dans leur fragilité. Mais vous aussi les enfants, sachez maintenir sans cesse une relation de profonde affection et d’attention prévenante à l’égard de vos parents, et que les relations entre frères et sœurs soient aussi des occasions de grandir dans l’amour.
Le projet de Dieu sur le couple humain trouve sa plénitude en Jésus-Christ qui a élevé le mariage au rang de sacrement. Chers époux, par un don spécial de l’Esprit Saint, le Christ vous fait participer à son amour sponsal, en faisant de vous le signe de son amour pour l’Église : un amour fidèle et total. Si vous savez accueillir ce don, en renouvelant chaque jour, avec foi, votre « oui », avec la force qui vient de la grâce du Sacrement, votre famille aussi vivra de l’amour de Dieu, sur le modèle de la Sainte Famille de Nazareth. Chères familles, demandez souvent, dans la prière, l’aide de la Vierge Marie et de saint Joseph, pour qu’ils vous apprennent à accueillir l’amour de Dieu comme ils l’ont accueilli. Votre vocation n’est pas facile à vivre, spécialement aujourd’hui, mais celle de l’amour est une réalité merveilleuse, elle est l’unique force qui peut vraiment transformer le cosmos, le monde. Devant vous vous avez le témoignage de nombreuses familles qui vous indiquent les voies pour grandir dans l’amour : maintenir une relation constante avec Dieu et participer à la vie ecclésiale, entretenir le dialogue, respecter le point de vue de l’autre, être prêts à servir, être patients avec les défauts des autres, savoir pardonner et demander pardon, surmonter avec intelligence et humilité les conflits éventuels, s’accorder sur les orientations éducatives, être ouverts aux autres familles, attentifs aux pauvres, responsables dans la société civile. Ce sont tous des éléments qui construisent la famille. Vivez-les avec courage, certains que, dans la mesure où avec le soutien de la grâce divine, vous vivrez l’amour réciproque et envers tous, vous deviendrez un Évangile vivant, une véritable Église domestique (cf. Exhort. apost. Familiaris consortio, 49). Je voudrais aussi réserver un mot aux fidèles qui, tout en partageant les enseignements de l’Église sur la famille, sont marqués par des expériences douloureuses d’échec et de séparation. Sachez que le Pape et l’Église vous soutiennent dans votre peine. Je vous encourage à rester unis à vos communautés, tout en souhaitant que les diocèses prennent des initiatives d’accueil et de proximité adéquates.
Dans le livre de la Genèse, Dieu confie au couple humain sa création pour qu’il la garde, la cultive, la conduise selon son projet (cf. 1, 27-28 ; 2, 15). Dans cette indication de la Sainte Écriture, nous pouvons lire la tâche de l’homme et de la femme de collaborer avec Dieu pour transformer le monde, par le travail, la science et la technique. L’homme et la femme sont images de Dieu aussi dans cette œuvre précieuse qu’ils doivent accomplir avec le même amour que le Créateur. Nous voyons que, dans les théories économiques modernes, prédomine souvent une conception utilitariste du travail, de la production et du marché. Le projet de Dieu et l’expérience elle-même montrent cependant que ce n’est pas la logique unilatérale du bénéfice personnel et du profit maximum qui peut contribuer à un développement harmonieux, au bien de la famille et à l’édification d’une société plus juste, car cette logique comporte une concurrence exaspérée, de fortes inégalités, la dégradation de l’environnement, la course aux biens de consommation, la gêne dans les familles. Bien plus, la mentalité utilitariste tend à s’étendre aussi aux relations interpersonnelles et familiales, en les réduisant à de précaires convergences d’intérêts individuels et en minant la solidité du tissu social.
Un dernier élément. L’homme, en tant qu’image de Dieu, est appelé aussi au repos et à la fête. Le récit de la création se termine par ces paroles : « Le septième jour, Dieu avait achevé l'œuvre qu'il avait faite. Il se reposa le septième jour, de toute l'œuvre qu'il avait faite. Et Dieu bénit le septième jour : il en fit un jour sacré » (Gn 2, 2-3). Pour nous chrétiens, le jour de fête c’est le dimanche, jour du Seigneur, Pâque hebdomadaire. C’est le jour de l’Église, assemblée convoquée par le Seigneur autour de la table de la Parole et du Sacrifice eucharistique, comme nous sommes en train de le faire aujourd’hui, pour nous nourrir de Lui, entrer dans son amour et vivre de son amour. C’est le jour de l’homme et de ses valeurs : convivialité, amitié, solidarité, culture, contact avec la nature, jeu, sport. C’est le jour de la famille, au cours duquel nous devons vivre ensemble le sens de la fête, de la rencontre, du partage, en participant aussi à la Messe. Chères familles, même dans les rythmes serrés de notre époque, ne perdez pas le sens du jour du Seigneur ! Il est comme l’oasis où s’arrêter pour goûter la joie de la rencontre et étancher notre soif de Dieu.
Famille, travail, fête : trois dons de Dieu, trois dimensions de notre existence qui doivent trouver un équilibre harmonieux. Harmoniser les temps de travail et les exigences de la famille, la profession et la paternité et la maternité, le travail et la fête, est important pour construire des sociétés au visage humain. En cela, privilégiez toujours la logique de l’être par rapport à celle de l’avoir : la première construit, la deuxième finit par détruire. Il faut s’éduquer à croire, avant tout en famille, dans l’amour authentique, qui vient de Dieu et qui nous unit à lui et pour cela justement « nous transforme en un Nous, qui surpasse nos divisions et qui nous fait devenir un, jusqu’à ce que, à la fin, Dieu soit "tout en tous" » (1 Co 15, 28) » (Enc. Deus caritas est, 18). Amen.
[00752-03.02] [Texte original: Italien]
TRADUZIONE IN LINGUA INGLESE
Dear Brother Bishops,
Distinguished Authorities,
Dear Brothers and Sisters,
It is a time of great joy and communion that we are experiencing this morning, as we celebrate the eucharistic Sacrifice: a great gathering, in union with the Successor of Peter, consisting of faithful who have come from many different nations. It is an eloquent image of the Church, one and universal, founded by Christ and fruit of the mission entrusted by Jesus to his Apostles, as we heard in today’s Gospel: to go and make disciples of all nations, "baptizing them in the name of the Father and of the Son and of the Holy Spirit" (Mt 28:18-19). With affection and gratitude I greet Cardinal Angelo Scola, Archbishop of Milan, and Cardinal Ennio Antonelli, President of the Pontifical Council for the Family, the principal architects of this VII World Meeting of Families, together with their staff, the Auxiliary Bishops of Milan and all the other bishops. I am pleased to greet all the Authorities who are present today. And I extend a warm welcome especially to you, dear families! Thank you for your participation!
In today’s second reading, Saint Paul reminds us that in Baptism we received the Holy Spirit, who unites us to Christ as brothers and sisters and makes us children of the Father, so that we can cry out: "Abba, Father!" (cf. Rom 8:15,17). At that moment we were given a spark of new, divine life, which is destined to grow until it comes to its definitive fulfilment in the glory of heaven; we became members of the Church, God’s family, "sacrarium Trinitatis" as Saint Ambrose calls it, "a people made one by the unity of the Father, the Son and the Holy Spirit", as the Second Vatican Council teaches (Lumen Gentium, 4). The liturgical Solemnity of the Holy Trinity that we are celebrating today invites us to contemplate this mystery, but it also urges us to commit ourselves to live our communion with God and with one another according to the model of Trinitarian communion. We are called to receive and to pass on the truths of faith in a spirit of harmony, to live our love for each other and for everyone, sharing joys and sufferings, learning to seek and to grant forgiveness, valuing the different charisms under the leadership of the bishops. In a word, we have been given the task of building church communities that are more and more like families, able to reflect the beauty of the Trinity and to evangelize not only by word, but I would say by "radiation", in the strength of living love.
It is not only the Church that is called to be the image of One God in Three Persons, but also the family, based on marriage between man and woman. In the beginning, "God created man in his own image, in the image of God he created him; male and female he created them. And God blessed them, and God said to them, ‘Be fruitful and multiply’" (Gen 1:27-28). God created us male and female, equal in dignity, but also with respective and complementary characteristics, so that the two might be a gift for each other, might value each other and might bring into being a community of love and life. It is love that makes the human person the authentic image of the Blessed Trinity , image of God. Dear married couples, in living out your marriage you are not giving each other any particular thing or activity, but your whole lives. And your love is fruitful first and foremost for yourselves, because you desire and accomplish one another’s good, you experience the joy of receiving and giving. It is also fruitful in your generous and responsible procreation of children, in your attentive care for them, and in their vigilant and wise education. And lastly, it is fruitful for society, because family life is the first and irreplaceable school of social virtues, such as respect for persons, gratuitousness, trust, responsibility, solidarity, cooperation. Dear married couples, watch over your children and, in a world dominated by technology, transmit to them, with serenity and trust, reasons for living, the strength of faith, pointing them towards high goals and supporting them in their fragility. And let me add a word to the children here: be sure that you always maintain a relationship of deep affection and attentive care for your parents, and see that your relationships with your brothers and sisters are opportunities to grow in love.
God’s plan for the human couple finds its fullness in Jesus Christ, who raised marriage to the level of a sacrament. Dear married couples, by means of a special gift of the Holy Spirit, Christ gives you a share in his spousal love, making you a sign of his faithful and all-embracing love for the Church. If you can receive this gift, renewing your "yes" each day by faith, with the strength that comes from the grace of the sacrament, then your family will grow in God’s love according to the model of the Holy Family of Nazareth. Dear families, pray often for the help of the Virgin Mary and Saint Joseph, that they may teach you to receive God’s love as they did. Your vocation is not easy to live, especially today, but the vocation to love is a wonderful thing, it is the only force that can truly transform the cosmos, the world. You have before you the witness of so many families who point out the paths for growing in love: by maintaining a constant relationship with God and participating in the life of the Church, by cultivating dialogue, respecting the other’s point of view, by being ready for service and patient with the failings of others, by being able to forgive and to seek forgiveness, by overcoming with intelligence and humility any conflicts that may arise, by agreeing on principles of upbringing, and by being open to other families, attentive towards the poor, and responsible within civil society. These are all elements that build up the family. Live them with courage, and be sure that, insofar as you live your love for each other and for all with the help of God’s grace, you become a living Gospel, a true domestic Church (cf. Familiaris Consortio, 49). I should also like to address a word to the faithful who, even though they agree with the Church’s teachings on the family, have had painful experiences of breakdown and separation. I want you to know that the Pope and the Church support you in your struggle. I encourage you to remain united to your communities, and I earnestly hope that your dioceses are developing suitable initiatives to welcome and accompany you.
In the Book of Genesis, God entrusts his creation to the human couple for them to guard it, cultivate it, and direct it according to his plan (cf. 1:27-28; 2:15). In this indication of Sacred Scripture we may recognize the task of man and woman to collaborate with God in the process of transforming the world through work, science and technology. Man and woman are also the image of God in this important work, which they are to carry out with the Creator’s own love. In modern economic theories, there is often a utilitarian concept of work, production and the market. Yet God’s plan, as well as experience, show that the one-sided logic of sheer utility and maximum profit are not conducive to harmonious development, to the good of the family or to building a just society, because it brings in its wake ferocious competition, strong inequalities, degradation of the environment, the race for consumer goods, family tensions. Indeed, the utilitarian mentality tends to take its toll on personal and family relationships, reducing them to a fragile convergence of individual interests and undermining the solidity of the social fabric.
One final point: man, as the image of God, is also called to rest and to celebrate. The account of creation concludes with these words: "And on the seventh day God finished his work which he had done, and he rested on the seventh day from all his work which he had done. So God blessed the seventh day and hallowed it" (Gen 2:2-3). For us Christians, the feast day is Sunday, the Lord’s day, the weekly Easter. It is the day of the Church, the assembly convened by the Lord around the table of the word and of the eucharistic Sacrifice, just as we are doing today, in order to feed on him, to enter into his love and to live by his love. It is the day of man and his values: conviviality, friendship, solidarity, culture, closeness to nature, play, sport. It is the day of the family, on which to experience together a sense of celebration, encounter, sharing, not least through taking part in Mass. Dear families, despite the relentless rhythms of the modern world, do not lose a sense of the Lord’s Day! It is like an oasis in which to pause, so as to taste the joy of encounter and to quench our thirst for God.
Family, work, celebration: three of God’s gifts, three dimensions of our lives that must be brought into a harmonious balance. Harmonizing work schedules with family demands, professional life with fatherhood and motherhood, work with celebration, is important for building up a society with a human face. In this regard, always give priority to the logic of being over that of having: the first builds up, the second ends up destroying. We must learn to believe first of all in the family, in authentic love, the kind that comes from God and unites us to him, the kind that therefore "makes us a ‘we’ which transcends our divisions and makes us one, until in the end God is ‘all in all’ (1 Cor 15:28)" (Deus Caritas Est, 18). Amen.
[00752-02.02] [Original text: Italian]
TRADUZIONE IN LINGUA TEDESCA
Verehrte Mitbrüder,
sehr geehrte Repräsentanten des öffentlichen Lebens,
liebe Brüder und Schwestern!
Es ist ein großer Moment der Freude und der Gemeinschaft, den wir heute Morgen mit der Feier des eucharistischen Opfers erleben – eine große Versammlung von Gläubigen aus vielen Ländern, vereint mit dem Nachfolger Petri. Sie bietet ein ausdrucksvolles Bild der einen und universalen Kirche, die von Christus gegründet und Frucht jener Sendung ist, mit der Jesus, wie wir im Evangelium gehört haben, seine Apostel betraut hat: zu allen Völkern zu gehen, alle Menschen zu seinen Jüngern zu machen und sie „auf den Namen des Vaters und des Sohnes und des Heiligen Geistes" zu taufen (Mt 28,19). Herzlich und dankbar begrüße ich den Erzbischof von Mailand, Kardinal Angelo Scola, und den Präsidenten des Päpstlichen Rates für die Familie, Kardinal Ennio Antonelli, die Hauptinitiatoren dieses VII. Weltfamilientreffens, sowie ihre Mitarbeiter, die Weihbischöfe von Mailand und alle anderen Bischöfe. Mit Freude begrüße ich alle anwesenden Repräsentanten des öffentlichen Lebens. Und meine herzliche Umarmung gilt heute vor allem euch, liebe Familien! Danke für eure Teilnahme!
In der zweiten Lesung hat uns der Apostel Paulus daran erinnert, daß wir in der Taufe den Heiligen Geist empfangen haben, der uns als Brüder und Schwestern mit Christus verbindet und uns in eine Kindesbeziehung zum Vater versetzt, so daß wir rufen können: „Abba! Vater!" (vgl. Röm 8,15.17). In jenem Moment ist uns der Keim eines neuen, göttlichen Lebens geschenkt worden, den wir wachsen lassen müssen bis zur letzten Vollendung in der himmlischen Herrlichkeit. Wir sind Glieder der Kirche geworden, Familie Gottes, die der heilige Ambrosius als „sacrarium Trinitatis" und das Zweite Vatikanische Konzil als „das von der Einheit des Vaters und des Sohnes und des Heiligen Geistes her geeinte Volk" bezeichnet (Dogm. Konst. Lumen gentium, 4). Das liturgische Hochfest der Heiligsten Dreifaltigkeit, das wir heute feiern, lädt uns ein, dieses Geheimnis zu betrachten, aber es drängt uns auch, mit ganzem Einsatz unsere Gemeinschaft mit Gott und untereinander nach dem Beispiel der trinitarischen Gemeinschaft zu leben. Wir sind aufgefordert, die Glaubenswahrheiten einmütig anzunehmen und weiterzugeben und die Liebe untereinander und allen gegenüber zu leben, indem wir Freuden und Leiden miteinander teilen, indem wir lernen, um Verzeihung zu bitten und sie zu gewähren, und indem wir die verschiedenen Charismen unter der Leitung der Hirten zur Geltung bringen. In einem Wort: Es ist uns die Aufgabe übertragen, kirchliche Gemeinden aufzubauen, die immer mehr den Charakter einer Familie haben und die fähig sind, die Schönheit der Dreifaltigkeit widerzuspiegeln und nicht nur durch das Wort zu evangelisieren, sondern gleichsam durch „Ausstrahlung", mit der Kraft gelebter Liebe.
Nicht nur die Kirche ist berufen, ein Bild des einen Gottes in drei Personen zu sein, sondern auch die auf die Ehe von Mann und Frau gegründete Familie. Denn „Gott schuf … den Menschen als sein Abbild; als Abbild Gottes schuf er ihn. Als Mann und Frau schuf er sie. Gott segnete sie und Gott sprach zu ihnen: Seid fruchtbar und vermehrt euch" (Gen 1,27f). Gott hat den Menschen als Mann und Frau geschaffen, mit gleicher Würde, aber auch mit besonderen und sich ergänzenden Eigenschaften, weil die beiden einander ein Geschenk sein, sich gegenseitig aufwerten und eine Gemeinschaft der Liebe und des Lebens verwirklichen sollten. Die Liebe ist das, was den Menschen zum echten Abbild der Dreifaltigkeit, zum Abbild Gottes macht. Liebe Eheleute, indem ihr die Ehe lebt, schenkt ihr euch nicht irgendeine Sache oder irgendeine Tätigkeit, sondern das ganze Leben. Eure Liebe ist fruchtbar vor allem für euch selbst, weil jeder das Wohl des anderen wünscht und verwirklicht und dabei die Freude des Empfangens und des Gebens erfährt. Sodann ist sie fruchtbar in der großherzigen und verantwortungsvollen Zeugung der Kinder, in der zuvorkommenden Sorge für sie und in der aufmerksamen und weisen Erziehung. Schließlich ist sie fruchtbar für die Gesellschaft, denn das Familienleben ist die erste und unersetzliche Schule der gesellschaftlichen Tugenden wie die Achtung gegenüber den Menschen, die Unentgeltlichkeit, das Vertrauen, die Verantwortung, die Solidarität, die Zusammenarbeit. Liebe Eheleute, achtet auf eure Kinder und vermittelt ihnen in einer von der Technik beherrschten Welt klar und zuversichtlich den Sinn des Lebens und die Kraft des Glaubens, indem ihr ihnen hohe Ziele vor Augen haltet und sie in ihrer Anfälligkeit stützt. Ihr Kinder aber bewahrt euren Eltern gegenüber immer eine Beziehung tiefer Liebe und aufmerksamer Fürsorge, und auch die geschwisterlichen Beziehungen sollen Anlaß sein, in der Liebe zu wachsen.
Der Plan Gottes in bezug auf die menschliche Partnerschaft erreicht seine Fülle in Jesus Christus, der die Ehe zum Sakrament erhoben hat. Liebe Eheleute, mit einer speziellen Gabe des Heiligen Geistes läßt Christus euch an seiner bräutlichen Liebe teilhaben, indem er euch zum Zeichen seiner Liebe zur Kirche macht – einer treuen und rückhaltlosen Liebe. Wenn ihr dieses Geschenk anzunehmen wißt, indem ihr mit der Kraft, die aus der Gnade des Sakramentes entspringt, jeden Tag gläubig euer „Ja" erneuert, wird auch eure Familie von der Liebe Gottes leben, nach dem Vorbild der heiligen Familie von Nazareth. Liebe Familien, bittet im Gebet häufig um die Hilfe der Jungfrau Maria und des heiligen Joseph, damit sie euch lehren, die Liebe Gottes so anzunehmen wie sie sie angenommen haben. Eure Berufung ist nicht leicht zu leben, besonders heute, aber die Liebe ist eine wunderbare Realität, sie ist die einzige Kraft, die den Kosmos, die Welt wirklich verändern kann. Ihr habt das Zeugnis vieler Familien vor euch, welche die Wege aufzeigen, um in der Liebe zu wachsen: eine ständige Beziehung zu Gott unterhalten und am kirchlichen Leben teilnehmen, den Dialog pflegen, den Standpunkt des anderen respektieren, bereit sein zu dienen, geduldig sein mit den Schwächen des anderen, fähig sein zu verzeihen und um Verzeihung zu bitten, eventuelle Konflikte mit Verständigkeit und Demut überwinden, die Richtlinien der Erziehung miteinander abstimmen, offen sein für die anderen Familien, aufmerksam gegenüber den Armen und verantwortlich in der zivilen Gesellschaft. All das sind Elemente, die die Familie aufbauen. Lebt sie mutig, in der Gewißheit, daß ihr in dem Maß, in dem ihr mit Hilfe der göttlichen Gnade die Liebe zueinander und zu allen lebt, ein lebendiges Evangelium, eine wirkliche Hauskirche werdet (vgl. Apostolisches Schreiben Familiaris consortio, 49). Ein Wort möchte ich auch den Gläubigen widmen, die zwar die Lehre der Kirche über die Familie teilen, jedoch von schmerzlichen Erfahrungen des Scheiterns und der Trennung gezeichnet sind. Ihr sollt wissen, daß der Papst und die Kirche euch in eurer Not unterstützen. Ich ermutige euch, mit euren Gemeinden verbunden zu bleiben, und wünsche mir zugleich, daß die Diözesen geeignete Initiativen ergreifen, um euch aufzunehmen und Nähe zu vermitteln.
Im Buch Genesis vertraut Gott dem Menschenpaar seine Schöpfung an, damit sie diese bewahre, pflege und seinem Plan entsprechend lenke (vgl. 1,27-28; 2,15). In diesem Hinweis der Heiligen Schrift können wir die Aufgabe des Mannes und der Frau erkennen, mit Gott zusammenzuarbeiten, um die Welt durch die Arbeit, die Wissenschaft und die Technik zu verändern. Mann und Frau sind Abbild Gottes auch in diesem wertvollen Tun, das sie mit der Liebe des Schöpfers selbst vollziehen müssen. Wir sehen, daß in den modernen Wirtschaftstheorien oft eine utilitaristische Auffassung der Arbeit, der Produktion und des Marktes vorherrscht. Der Plan Gottes und die Erfahrung selbst zeigen aber, daß es nicht die einseitige Logik des eigenen Nutzens und des maximalen Profits ist, die zu einer harmonischen Entwicklung, zum Wohl der Familie und zum Aufbau einer gerechten Gesellschaft beitragen kann, weil sie zu erbitterter Konkurrenz, starken Ungleichheiten, zu Umweltschäden, Konsumismus und zu Schwierigkeiten in den Familien führt. Noch schlimmer, die utilitaristische Denkweise neigt dazu, sich auch auf die zwischenmenschlichen und familiären Beziehungen auszuweiten, reduziert sie so auf unsichere Konvergenzen individueller Interessen und untergräbt die Festigkeit des sozialen Gefüges.
Ein letztes Element. Als Abbild Gottes ist der Mensch auch zur Ruhe und zum Fest gerufen. Die Erzählung der Bibel schließt mit diesen Worten: „Am siebten Tag vollendete Gott das Werk, das er geschaffen hatte, und er ruhte am siebten Tag, nachdem er sein ganzes Werk vollbracht hatte. Und Gott segnete den siebten Tag und erklärte ihn für heilig" (Gen 2,2-3). Für uns Christen ist der Festtag der Sonntag, der Tag des Herrn, das wöchentliche Ostern. Es ist der Tag der Kirche, der vom Herrn um den Tisch des Wortes und des eucharistischen Opfers zusammengerufenen Versammlung, wie wir sie heute verwirklichen, um uns von ihm zu ernähren, in seine Liebe einzutreten und von seiner Liebe zu leben. Es ist der Tag des Menschen und seiner Werte: gemeinsames Mahl, Freundschaft, Solidarität, Kultur, Kontakt mit der Natur, Spiel, Sport. Es ist der Tag der Familie, an dem man gemeinsam den Sinn des Festes, der Begegnung, des Miteinander-Teilens und auch der Teilnahme an der heiligen Messe erleben soll. Liebe Familien, verliert trotz der beschleunigten Rhythmen unserer Zeit nicht den Sinn für den Tag des Herrn! Er ist wie die Oase, in der wir innehalten, um die Freude der Begegnung zu verkosten und unseren Durst nach Gott zu stillen.
Familie, Arbeit, Fest: drei Gaben Gottes, drei Dimensionen unseres Lebens, die zu einem harmonischen Gleichgewicht finden müssen. Die Arbeitszeiten und die Anforderungen der Familie, den Beruf und das Vater- und Muttersein, die Arbeit und das Fest miteinander in Einklang zu bringen ist wichtig für den Aufbau einer Gesellschaft, die menschliche Züge trägt. Gebt dabei immer der Logik des Seins gegenüber der des Habens den Vorzug: erstere baut auf, die zweite wirkt letztlich zerstörend. Man muß sich dazu erziehen, vor allem innerhalb der Familie an die echte Liebe zu glauben, die von Gott kommt und uns mit ihm vereint und eben deshalb „zu einem Wir macht, das unsere Trennungen überwindet und uns eins werden läßt, so daß am Ende »Gott alles in allem« (vgl. 1 Kor 15,28) ist" (Enzyklika Deus caritas est, 18). Amen
[00752-05.02] [Originalsprache: Italienisch]
TRADUZIONE IN LINGUA SPAGNOLA
Venerados hermanos,
Ilustres autoridades,
Queridos hermanos y hermanas
Es un gran momento de alegría y comunión el que vivimos esta mañana, con la celebración del sacrificio eucarístico. Una gran asamblea, reunida con el Sucesor de Pedro, formada por fieles de muchas naciones. Es una imagen expresiva de la Iglesia, una y universal, fundada por Cristo y fruto de aquella misión que, como hemos escuchado en el evangelio, Jesús confió a sus apóstoles: Ir y hacer discípulos a todos los pueblos, «bautizándolos en el nombre del Padre y del Hijo y del Espíritu Santo» (Mt 28, 18-19). Saludo con afecto y reconocimiento al Cardenal Angelo Scola, Arzobispo de Milán, y al Cardenal Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio Consejo para la Familia, artífices principales de este VII Encuentro Mundial de las Familias, así como a sus colaboradores, a los obispos auxiliares de Milán y a todos los demás obispos. Saludo con alegría a todas las autoridades presentes. Mi abrazo cordial va dirigido sobre todo a vosotras, queridas familias. Gracias por vuestra participación.
En la segunda lectura, el apóstol Pablo nos ha recordado que en el bautismo hemos recibido el Espíritu Santo, que nos une a Cristo como hermanos y como hijos nos relaciona con el Padre, de tal manera que podemos gritar: «¡Abba, Padre!» (cf. Rm 8, 15.17). En aquel momento se nos dio un germen de vida nueva, divina, que hay que desarrollar hasta su cumplimiento definitivo en la gloria celestial; hemos sido hechos miembros de la Iglesia, la familia de Dios, «sacrarium Trinitatis», según la define san Ambrosio, pueblo que, como dice el Concilio Vaticano II, aparece «unido por la unidad del Padre, del Hijo y del Espíritu Santo» (Const. Lumen gentium, 4). La solemnidad litúrgica de la Santísima Trinidad, que celebramos hoy, nos invita a contemplar ese misterio, pero nos impulsa también al compromiso de vivir la comunión con Dios y entre nosotros según el modelo de la Trinidad. Estamos llamados a acoger y transmitir de modo concorde las verdades de la fe; a vivir el amor recíproco y hacia todos, compartiendo gozos y sufrimientos, aprendiendo a pedir y conceder el perdón, valorando los diferentes carismas bajo la guía de los pastores. En una palabra, se nos ha confiado la tarea de edificar comunidades eclesiales que sean cada vez más una familia, capaces de reflejar la belleza de la Trinidad y de evangelizar no sólo con la palabra. Más bien diría por «irradiación», con la fuerza del amor vivido.
La familia, fundada sobre el matrimonio entre el hombre y la mujer, está también llamada al igual que la Iglesia a ser imagen del Dios Único en Tres Personas. Al principio, en efecto, «creó Dios al hombre a su imagen; a imagen de Dios lo creó; hombre y mujer los creó. Y los bendijo Dios, y les dijo: "Creced, multiplicaos"» (Gn 1, 27-28). Dios creó el ser humano hombre y mujer, con la misma dignidad, pero también con características propias y complementarias, para que los dos fueran un don el uno para el otro, se valoraran recíprocamente y realizaran una comunidad de amor y de vida. El amor es lo que hace de la persona humana la auténtica imagen de la Trinidad, imagen de Dios. Queridos esposos, viviendo el matrimonio no os dais cualquier cosa o actividad, sino la vida entera. Y vuestro amor es fecundo, en primer lugar, para vosotros mismos, porque deseáis y realizáis el bien el uno al otro, experimentando la alegría del recibir y del dar. Es fecundo también en la procreación, generosa y responsable, de los hijos, en el cuidado esmerado de ellos y en la educación metódica y sabia. Es fecundo, en fin, para la sociedad, porque la vida familiar es la primera e insustituible escuela de virtudes sociales, como el respeto de las personas, la gratuidad, la confianza, la responsabilidad, la solidaridad, la cooperación. Queridos esposos, cuidad a vuestros hijos y, en un mundo dominado por la técnica, transmitidles, con serenidad y confianza, razones para vivir, la fuerza de la fe, planteándoles metas altas y sosteniéndolos en la debilidad. Pero también vosotros, hijos, procurad mantener siempre una relación de afecto profundo y de cuidado diligente hacia vuestros padres, y también que las relaciones entre hermanos y hermanas sean una oportunidad para crecer en el amor.
El proyecto de Dios sobre la pareja humana encuentra su plenitud en Jesucristo, que elevó el matrimonio a sacramento. Queridos esposos, Cristo, con un don especial del Espíritu Santo, os hace partícipes de su amor esponsal, haciéndoos signo de su amor por la Iglesia: un amor fiel y total. Si, con la fuerza que viene de la gracia del sacramento, sabéis acoger este don, renovando cada día, con fe, vuestro «sí», también vuestra familia vivirá del amor de Dios, según el modelo de la Sagrada Familia de Nazaret. Queridas familias, pedid con frecuencia en la oración la ayuda de la Virgen María y de san José, para que os enseñen a acoger el amor de Dios como ellos lo acogieron. Vuestra vocación no es fácil de vivir, especialmente hoy, pero el amor es una realidad maravillosa, es la única fuerza que puede verdaderamente transformar el cosmos, el mundo. Ante vosotros está el testimonio de tantas familias, que señalan los caminos para crecer en el amor: mantener una relación constante con Dios y participar en la vida eclesial, cultivar el diálogo, respetar el punto de vista del otro, estar dispuestos a servir, tener paciencia con los defectos de los demás, saber perdonar y pedir perdón, superar con inteligencia y humildad los posibles conflictos, acordar las orientaciones educativas, estar abiertos a las demás familias, atentos con los pobres, responsables en la sociedad civil. Todos estos elementos construyen la familia. Vividlos con valentía, con la seguridad de que en la medida en que viváis el amor recíproco y hacia todos, con la ayuda de la gracia divina, os convertiréis en evangelio vivo, una verdadera Iglesia doméstica (cf. Exh. ap. Familiaris consortio, 49). Quisiera dirigir unas palabras también a los fieles que, aun compartiendo las enseñanzas de la Iglesia sobre la familia, están marcados por las experiencias dolorosas del fracaso y la separación. Sabed que el Papa y la Iglesia os sostienen en vuestra dificultad. Os animo a permanecer unidos a vuestras comunidades, al mismo tiempo que espero que las diócesis pongan en marcha adecuadas iniciativas de acogida y cercanía.
En el libro del Génesis, Dios confía su creación a la pareja humana, para que la guarde, la cultive, la encamine según su proyecto (cf. 1,27-28; 2,15). En esta indicación de la Sagrada Escritura podemos comprender la tarea del hombre y la mujer como colaboradores de Dios para transformar el mundo, a través del trabajo, la ciencia y la técnica. El hombre y la mujer son imagen de Dios también en esta obra preciosa, que han de cumplir con el mismo amor del Creador. Vemos que, en las modernas teorías económicas, prevalece con frecuencia una concepción utilitarista del trabajo, la producción y el mercado. El proyecto de Dios y la experiencia misma muestran, sin embargo, que no es la lógica unilateral del provecho propio y del máximo beneficio lo que contribuye a un desarrollo armónico, al bien de la familia y a edificar una sociedad justa, ya que supone una competencia exasperada, fuertes desigualdades, degradación del medio ambiente, carrera consumista, pobreza en las familias. Es más, la mentalidad utilitarista tiende a extenderse también a las relaciones interpersonales y familiares, reduciéndolas a simples convergencias precarias de intereses individuales y minando la solidez del tejido social.
Un último elemento. El hombre, en cuanto imagen de Dios, está también llamado al descanso y a la fiesta. El relato de la creación concluye con estas palabras: «Y habiendo concluido el día séptimo la obra que había hecho, descansó el día séptimo de toda la obra que había hecho. Y bendijo Dios el día séptimo y lo consagró» (Gn 2,2-3). Para nosotros, cristianos, el día de fiesta es el domingo, día del Señor, pascua semanal. Es el día de la Iglesia, asamblea convocada por el Señor alrededor de la mesa de la palabra y del sacrificio eucarístico, como estamos haciendo hoy, para alimentarnos de él, entrar en su amor y vivir de su amor. Es el día del hombre y de sus valores: convivialidad, amistad, solidaridad, cultura, contacto con la naturaleza, juego, deporte. Es el día de la familia, en el que se vive juntos el sentido de la fiesta, del encuentro, del compartir, también en la participación de la santa Misa. Queridas familias, a pesar del ritmo frenético de nuestra época, no perdáis el sentido del día del Señor. Es como el oasis en el que detenerse para saborear la alegría del encuentro y calmar nuestra sed de Dios.
Familia, trabajo, fiesta: tres dones de Dios, tres dimensiones de nuestra existencia que han de encontrar un equilibrio armónico. Armonizar el tiempo del trabajo y las exigencias de la familia, la profesión y la paternidad y la maternidad, el trabajo y la fiesta, es importante para construir una sociedad de rostro humano. A este respecto, privilegiad siempre la lógica del ser respecto a la del tener: la primera construye, la segunda termina por destruir. Es necesario aprender, antes de nada en familia, a creer en el amor auténtico, el que viene de Dios y nos une a él y precisamente por eso «nos transforma en un Nosotros, que supera nuestras divisiones y nos convierte en una sola cosa, hasta que al final Dios sea "todo para todos" (1 Co 15,28)» (Enc. Deus caritas est, 18). Amén.
[00752-04.02] [Texto original: Italiano]
TRADUZIONE IN LINGUA PORTOGHESE
Venerados Irmãos,
Distintas Autoridades,
Amados irmãos e irmãs!
Grande momento de alegria e de comunhão é este que vivemos ao celebrar o Sacrifício Eucarístico, nesta manhã. Está reunida com o Sucessor de Pedro uma grande assembleia, composta por fiéis vindos de muitas nações. Nela temos uma expressiva imagem da Igreja, una e universal, fundada por Cristo e fruto da missão que Jesus, como ouvimos no Evangelho, confiou aos seus Apóstolos: «Ide, pois, fazer discípulos de todas as nações, baptizai-os em nome do Pai e do Filho e do Espírito Santo» (Mt 28, 18-19). Saúdo com afecto e gratidão o Cardeal Angelo Scola, Arcebispo de Milão, e o Cardeal Ennio Antonelli, Presidente do Pontifício Conselho para a Família, principais artífices deste VII Encontro Mundial das Famílias, bem como os seus colaboradores, os Bispos Auxiliares de Milão e todos os outros Prelados. Com prazer, saúdo todas as Autoridades presentes. E, hoje, o meu caloroso abraço vai sobretudo para vós, queridas famílias! Obrigado pela vossa participação!
Na segunda Leitura, o apóstolo Paulo recordou-nos que recebemos no Baptismo o Espírito Santo, que de tal modo nos une a Cristo como irmãos e liga ao Pai como filhos, que podemos gritar: «Abba! Pai!» (cf. Rm 8, 15.17). Então foi-nos dado um gérmen de vida nova, divina, que se há-de fazer crescer até à realização definitiva na glória celeste; tornamo-nos membros da Igreja, a família de Deus, «sacrarium Trinitatis» – na expressão de Santo Ambrósio –, «um povo – como ensina o Concílio Vaticano II – unido pela unidade do Pai e do Filho e do Espírito Santo» (Const. Lumen gentium, 4). A solenidade litúrgica da Santíssima Trindade, que hoje celebramos, convida-nos a contemplar este mistério, mas impele-nos também ao compromisso de viver a comunhão com Deus e entre nós segundo o modelo da comunhão trinitária. Somos chamados a acolher e a transmitir, concordes, as verdades da fé; a viver o amor recíproco e para com todos, compartilhando alegrias e sofrimentos, aprendendo a pedir e a dar o perdão, valorizando os diversos carismas sob a guia dos Pastores. Numa palavra, está-nos confiada a tarefa de construir comunidades eclesiais que sejam cada vez mais família, capazes de reflectir a beleza da Trindade e evangelizar não só com a palavra mas – diria eu – por «irradiação», com a força do amor vivido.
Não é só a Igreja que é chamada a ser imagem do Deus Uno em Três Pessoas, mas também a família fundada no matrimónio entre o homem e a mulher. No princípio, de facto, «Deus criou o ser humano à sua imagem, criou-o à imagem de Deus: Ele os criou homem e mulher. Abençoando-os, Deus disse-lhes: "Crescei e multiplicai-vos"» (Gn 1, 27-28). Deus criou o ser humano, homem e mulher, com igual dignidade, mas também com características próprias e complementares, para que os dois fossem dom um para o outro, se valorizassem reciprocamente e realizassem uma comunidade de amor e de vida. O amor é o que faz da pessoa humana a autêntica imagem da Trindade, imagem de Deus. Queridos esposos, na vivência do matrimónio, não dais qualquer coisa ou alguma actividade, mas a vida inteira. E o vosso amor é fecundo, antes de mais nada, para vós mesmos, porque desejais e realizais o bem um do outro, experimentando a alegria do receber e do dar. Depois é fecundo na procriação generosa e responsável dos filhos, na solicitude carinhosa por eles e na educação cuidadosa e sábia. Finalmente é fecundo para a sociedade, porque a vida familiar é a primeira e insubstituível escola das virtudes sociais, tais como o respeito pelas pessoas, a gratuidade, a confiança, a responsabilidade, a solidariedade, a cooperação. Queridos esposos, cuidai dos vossos filhos e, num mundo dominado pela técnica, transmiti-lhes com serenidade e confiança as razões para viver, a força da fé desvendando-lhes metas altas e servindo-lhes de apoio na fragilidade. Mas também vós, filhos, sabei manter sempre uma relação de profundo afecto e solícito cuidado com os vossos pais, e as relações entre irmãos e irmãs sejam também oportunidade para crescer no amor.
O projecto de Deus para o casal humano alcança a sua plenitude em Jesus Cristo, que elevou o matrimónio a Sacramento. Com um dom especial do Espírito Santo, queridos esposos, Cristo faz-vos participar no seu amor esponsal, tornando-vos sinal do seu amor pela Igreja: um amor fiel e total. Se souberdes acolher este dom, renovando diariamente o vosso «sim» com fé e com a força que vem da graça do Sacramento, também a vossa família viverá do amor de Deus, tomando por modelo a Sagrada Família de Nazaré. Queridas famílias, pedi muitas vezes, na oração, o auxílio da Virgem Maria e de São José, para que vos ensinem a acolher o amor de Deus como o acolheram eles. A vossa vocação não é fácil de viver, especialmente hoje, mas a realidade do amor é maravilhosa, é a única força que pode verdadeiramente transformar o universo, o mundo. Aos vossos olhos foi oferecido o testemunho de tantas famílias, que indicam os caminhos para crescer no amor: manter um relacionamento perseverante com Deus e participar na vida eclesial, cultivar o diálogo, respeitar o ponto de vista do outro, estar disponíveis para servir, ser paciente com os defeitos alheios, saber perdoar e pedir perdão, superar com inteligência e humildade os possíveis conflitos, concordar as directrizes educacionais, estar abertos às outras famílias, atentos aos pobres, ser responsáveis na sociedade civil. Todos estes são elementos que constroem a família. Vivei-os com coragem, pois na medida em que, com o apoio da graça divina, viverdes o amor mútuo e para com todos, tornar-vos-eis um Evangelho vivo, uma verdadeira Igreja doméstica (cf. Exort. ap. Familiaris consortio, 49). Quero dedicar uma palavra também aos fiéis que, embora compartilhando os ensinamentos da Igreja sobre a família, estão marcados por experiências dolorosas de falência e separação. Sabei que o Papa e a Igreja vos apoiam na vossa fadiga. Encorajo-vos a permanecer unidos às vossas comunidades, enquanto almejo que as dioceses assumam adequadas iniciativas de acolhimento e proximidade.
No livro do Génesis, Deus confia ao casal humano a sua criação, para que a guarde, cultive e guie de acordo com o seu plano (cf. 1, 27-28; 2, 15). Nesta indicação da Sagrada Escritura, podemos ler a missão que tem o homem e a mulher de colaborar com Deus para transformar o mundo, através do trabalho, da ciência e da técnica. O homem e a mulher são também imagem de Deus nesta obra preciosa, que devem realizar com o mesmo amor do Criador. Vemos que, nas teorias económicas modernas, prevalece muitas vezes uma concepção utilitarista do trabalho, da produção e do mercado. Mas, o projecto de Deus e a própria experiência mostram que não é a lógica unilateral do que me é útil e do maior lucro que pode concorrer para um desenvolvimento harmonioso, o bem da família e para construir uma sociedade justa, porque traz consigo uma competição exasperada, fortes desigualdades, degradação do meio ambiente, corrida ao consumo, mal-estar nas famílias. Antes, a mentalidade utilitarista tende a estender-se também às relações interpessoais e familiares, reduzindo-as a convergências precárias de interesses individuais e minando a solidez do tecido social.
Um último elemento. O homem, enquanto imagem de Deus, é chamado também ao descanso e à festa. A narrativa da criação termina com estas palavras: «Concluída, no sétimo dia, toda a obra que tinha feito, Deus repousou, no sétimo dia, de todo trabalho por Ele realizado. Deus abençoou o sétimo dia e santificou-o» (Gn 2, 2-3). Para nós, cristãos, o dia de festa é o Domingo, dia do Senhor, Páscoa da semana. É o dia da Igreja, assembleia convocada pelo Senhor ao redor da mesa da Palavra e do Sacrifício Eucarístico, como estamos a fazer hoje, para nos alimentar d’Ele, entrar no seu amor e viver do seu amor. É o dia do homem e dos seus valores: convivência, amizade, solidariedade, cultura, contacto com a natureza, jogo, desporto. É o dia da família, em que se há-de viver, juntos, o sentido da festa, do encontro, da partilha, também com a participação na Santa Missa. Queridas famílias, mesmo nos ritmos acelerados do nosso tempo, não percais o sentido do dia do Senhor! É como o oásis onde parar para saborear a alegria do encontro e saciar a nossa sede de Deus.
Família, trabalho, festa: três dons de Deus, três dimensões da nossa vida que se devem encontrar num equilíbrio harmonioso. Harmonizar os horários do trabalho e as exigências da família, a profissão e a paternidade e maternidade, o trabalho e a festa é importante para construir sociedades com um rosto humano. Nisto, privilegiai sempre a lógica do ser sobre a do ter: a primeira constrói, a segunda acaba por destruir. É preciso educar-se para crer, em primeiro lugar na família, no amor autêntico: o amor que vem de Deus e nos une a Ele e, por isso mesmo, «nos transforma em um Nós, que supera as nossas divisões e nos faz ser um só, até que, no fim, Deus seja "tudo em todos" (1 Cor 15, 28)» (Enc. Deus caritas est, 18). Amen.
[00752-06.02] [Texto original: Português]
TRADUZIONE IN LINGUA POLACCA
Czcigodni Bracia,
Szanowni przedstawiciele władz,
Drodzy bracia i siostry!
Przeżywamy dziś rano, sprawując Ofiarę Eucharystyczną, wielką chwilę radości i wspólnoty. Jest to wielkie zgromadzenie, zjednoczone z Następcą Piotra, utworzone przez wiernych pochodzących z wielu krajów. Przedstawia ono sugestywny obraz Kościoła, jednego i powszechnego, założonego przez Chrystusa i owoc tej misji, którą, jak słyszeliśmy w Ewangelii, Jezus powierzył swoim apostołom: by szli i nauczali wszystkie narody, „udzielając im chrztu w imię Ojca i Syna, i Ducha Świętego" (Mt 28, 18-19). Serdecznie i z głęboką wdzięcznością pozdrawiam kardynała Angelo Scolę, arcybiskupa Mediolanu oraz kardynała Ennio Antonellego, przewodniczącego Papieskiej Rady ds. Rodziny, głównych architektów tego VII Światowego Spotkania Rodzin, a także ich współpracowników, biskupów pomocniczych Mediolanu i wszystkich innych biskupów. Z radością pozdrawiam wszystkich tu obecnych przedstawicieli władz. Moje serdeczne pozdrowienia kieruję przede wszystkim do was, drogie rodziny! Dziękuję za waszą obecność!
W drugim dzisiejszym czytaniu apostoł Paweł przypomniał nam, że w chrzcie otrzymaliśmy Ducha Świętego, który jednoczy nas z Chrystusem jako braci i wiąże nas jako dzieci z Ojcem, tak, że możemy wołać „Abbà! Ojcze!" (por. Rz 8,15.17). W tej chwili dano nam zalążek nowego, Bożego życia, które ma wzrastać, aż do ostatecznego spełnienia w chwale niebios. Staliśmy się członkami Kościoła, rodziny Boga – „sacrarium Trinitatis" – jak go określa św. Ambroży, „ludem – jak uczy II Sobór Watykański – zjednoczonym jednością Ojca i Syna, i Ducha Świętego" (Konst. Lumen gentium, 4). Sprawowana dziś uroczystość liturgiczna Trójcy Przenajświętszej zaprasza nas do kontemplowania tej tajemnicy, ale pobudza nas także do wysiłku, by żyć w komunii z Bogiem i między nami na wzór Trójcy Świętej. Jesteśmy wezwani do zgodnego przyjęcia i przekazywania prawd wiary; do przeżywania wzajemnej miłości wobec wszystkich, dzieląc radości i cierpienia, ucząc się proszenia i udzielania przebaczenia, doceniając różne charyzmaty pod przewodnictwem Pasterzy. Jednym słowem, jest nam powierzone zadanie budowanie wspólnot kościelnych, które oby były coraz bardziej rodzinami, zdolnymi do odzwierciedlenia piękna Trójcy Świętej i ewangelizowania nie tylko słowem, ale powiedziałbym przez „promieniowanie", siłą przeżytej miłości.
Do bycia obrazem Jedynego Boga w trzech osobach powołany jest nie tylko Kościół, ale także rodzina, oparta na małżeństwie zawartym między mężczyzną a kobietą. Na początku „Stworzył Bóg człowieka na swój obraz, na obraz Boży go stworzył: stworzył mężczyznę i niewiastę. Po czym Bóg im błogosławił, mówiąc do nich: «Bądźcie płodni i rozmnażajcie się»" (Rdz 1,27-28). Bóg stworzył istotę ludzką jako mężczyznę i kobietę, równych w godności, ale także z właściwymi sobie i dopełniającymi się cechami, aby dwoje było darem jedno dla drugiego, wzajemnie się doceniali i tworzyli wspólnotę życia i miłości. Miłość jest tym, co czyni osobę ludzką autentycznym obrazem Trójcy, obrazem Boga. Drodzy małżonkowie, żyjąc w małżeństwie nie obdarowujecie siebie jakąś rzeczą czy działaniem, ale całym życiem. A wasza miłość jest owocna przede wszystkim dla was samych, gdyż pragniecie i wypełniacie dobro jedno drugiego, doświadczając radości przyjmowania i darowania. Jest też owocna w wielkodusznym i odpowiedzialnym przekazywaniu życia dzieciom, w troskliwej opiece nad nimi oraz mądrym i starannym wychowaniu. Jest wreszcie owocna dla społeczeństwa, ponieważ życie rodzinne jest pierwszą i niezbędną szkołą cnót społecznych, takich jak poszanowanie osób, bezinteresowność, zaufanie, odpowiedzialność, solidarność, współpraca. Drodzy małżonkowie, dbajcie o wasze dzieci i w świecie zdominowanym przez technikę przekażcie im w sposób spokojny i ufny motywy życia, siłę wiary, ukazując im wzniosłe cele i wspierając ich w kruchości. Ale także wy, dzieci, umiejcie zawsze utrzymywać relację głębokiej miłości i troskliwej opieki wobec waszych rodziców. Niech także relacje między braćmi i siostrami staną się okazją, by wzrastać w miłości.
Plan Boga dotyczący dwojga ludzi znajduje swoją pełnię w Jezusie Chrystusie, który wyniósł małżeństwo do godności sakramentu. Drodzy małżonkowie obdarzając was szczególnie Duchem Świętym, Chrystus sprawia, że możecie uczestniczyć w Jego oblubieńczej miłości, czyniąc was znakiem swej miłości do Kościoła: miłości wiernej i całkowitej. Jeśli będziecie umieli przyjąć ten dar, ponawiając z wiarą każdego dnia wasze „tak", mocą, która pochodzi z łaski sakramentu, także wasza rodzina będzie żyć miłością Boga, na wzór Świętej Rodziny z Nazaretu. Drogie rodziny, często proście w modlitwie o pomoc Panny Maryi i Świętego Józefa, aby nauczyli was przyjmowania miłości Boga, tak jak oni ją przyjęli. Nie jest łatwo, zwłaszcza dziś, żyć waszym powołaniem, ale rzeczywistość miłości jest wspaniała, jest jedyną siłą, która może naprawdę przemienić kosmos, świat. Macie przed sobą świadectwo tak wielu rodzin, które wskazują drogi, aby wzrastać w miłości: utrzymywanie stałej więzi z Bogiem i uczestniczenie w życiu kościelnym, dbanie o dialog, poszanowanie punktu widzenia drugiej osoby, bycie gotowym do służby, cierpliwość wobec wad drugiej osoby, przebaczanie i proszenie o przebaczenie, przezwyciężanie z inteligencją i pokorą ewentualnych konfliktów, uzgodnienie wytycznych edukacji, otwarcie na inne rodziny, wrażliwość na ubogich, odpowiedzialność w społeczeństwie obywatelskim. Są to wszystko elementy, które budują rodzinę. Żyjcie nimi odważnie, będąc pewnymi, że na tyle, na ile, przy wsparciu Bożej łaski, będziecie żyli miłością wzajemną i miłością wobec wszystkich, staniecie się żywą Ewangelią, prawdziwym Kościołem domowym (por. Adhortacja apostolska
Fammiliaris consortio, 49). Chciałbym poświęcić słowo także wiernym, którzy choć podzielają naukę Kościoła dotyczącą rodziny, naznaczeni są bolesnym doświadczeniem niepowodzenia i separacji. Wiedzcie, że papież i Kościół, wspierają was w waszym trudzie. Zachęcam was do trwania w jedności z waszymi wspólnotami, wyrażając zarazem życzenie, aby diecezje podejmowały stosowne inicjatywy przyjęcia i bliskości.
W Księdze Rodzaju, Bóg powierza parze ludzi swoje stworzenie, aby je strzegła, troszczyła się o nie, kierowała nim zgodnie ze Jego planem (por, 1, 27 -28; 2,15). W tym wskazaniu Pisma Świętego możemy odczytać zadanie mężczyzny i kobiety, by współpracować z Bogiem, aby przemienić świat, poprzez pracę, naukę i technikę. Mężczyzna i kobieta są obrazem Boga także w tym cennym dziele, które powinni wypełniać z miłością samego Stwórcy. Widzimy, że w nowoczesnych teoriach ekonomicznych, często przeważa utylitarystyczna koncepcja pracy, produkcji i rynku. Jednakże Boży plan i samo doświadczenie ukazują, że jednostronna logika własnego pożytku i maksymalnego zysku nie jest tą, która może przyczynić się do harmonijnego rozwoju, dobra rodziny i budowania sprawiedliwego społeczeństwa, bo przynosi z sobą irytującą konkurencję, silne nierówności, degradację środowiska, pogoń za konsumpcją, trudności w rodzinach. Wręcz mentalność utylitarna ma tendencję rozciągania się na relacje międzyosobowe i rodzinne, redukując je do kruchych zbieżności indywidualnych interesów i podminowując tkankę społeczną.
Ostatni element. Człowiek, jako obraz Boga, jest powołany także do odpoczynku i święta. Opowieść o stworzeniu kończy się następującymi słowami: „A gdy Bóg ukończył w dniu szóstym swe dzieło, nad którym pracował, odpoczął dnia siódmego po całym swym trudzie, jaki podjął. Wtedy Bóg pobłogosławił ów siódmy dzień i uczynił go świętym" (Rdz 2, 2-3). Dla nas, chrześcijan, dniem świątecznym jest niedziela, dzień Pański, cotygodniowa Pascha. Jest to dzień Kościoła, zgromadzenia zwołanego przez Pana wokół stołu Słowa i Ofiary Eucharystycznej, tak jak to czynimy dzisiaj, aby się Nim karmić, wejść w Jego miłość. Jest to dzień człowieka i jego wartości: uczty, przyjaźni, solidarności, kultury, kontaktu z przyrodą, zabawy, sportu. Jest to dzień rodziny, w której wspólnie trzeba przeżywać poczucie święta, spotkania, dzielenia się ze sobą, a także uczestnicząc we Mszy Świętej. Drogie rodziny, pomimo szybkiego tempa naszych czasów nie traćcie sensu Dnia Pańskiego! Jest to jakby oaza, w której trzeba się zatrzymać, aby zasmakować radości spotkania i ugaszenia naszego pragnienia Boga.
Rodzina, praca, święto: trzy dary Boże, trzy wymiary naszej egzystencji, które powinny znaleźć zgodną równowagę. Zharmonizowanie czasu pracy i wymogów rodziny, życia zawodowego i ojcostwa i macierzyństwa, pracy i święta jest ważne dla budowania społeczeństwa o ludzkim obliczu. Zawsze dawajcie w tym pierwszeństwo logice „być" przed logiką „mieć": pierwsza z nich buduje, druga kończy się zniszczeniem. Trzeba, przede wszystkim w rodzinie, wychowywać się do wiary w autentyczną miłość, tę która pochodzi od Boga i łączy nas z Nim i właśnie z tego względu „przekształca nas w «My», które przezwycięża nasze podziały i sprawia, że stajemy się jednym, tak że ostatecznie Bóg jest «wszystkim we wszystkich» (por. 1 Kor 15, 28)" (Encyklika Deus caritas est, 18)". Amen.
[00752-09.02] [Testo originale: Italiano]
[B0328-XX.02]